Pubblichiamo la nota del Coordinatore Provinciale e Regionale, inviata all’Amministrazione riguardo i DPI utilizzati dal personale e il loro trattamento post intervento di soccorso
Pubblichiamo la nota del Coordinatore Provinciale inerente l’utilizzo del personale del Comando per la festa Nazionale del 2 Giugno, che oltre alle ricadute sul dispositivo di soccorso, già fortemente in crisi per la carenza del personale e mezzi, lo sarà anche nella parte economica a differenza di altri colleghi, per i quali sono state destinate risorse economiche straordinarie
AVVIATE LE PROCEDURE PREVISTE DALLA LEGGE PER LA PROCLAMAZIONE DELLO SCIOPERO-LETTERA APERTA AI LAVORATORI DELLA GIUSTIZIA
Nella Giustizia, ed in particolare nella Organizzazione Giudiziaria, una istanza dei lavoratori in particolare è rimasta insoddisfatta, quella della “riqualificazione”. La riqualificazione non è una velleità del lavoratore ma un suo precipuo diritto ossia il diritto alla carriera, il diritto a migliorare la propria posizione nell’organizzazione dell’ufficio ottenendo una retribuzione più alta. Per soddisfare tale diritto, dopo 17 anni durante i quali c’è stata solo un mera progressione economica, il 26 aprile 2017 abbiamo sottoscritto con altre due sigle sindacali un importante accordo il quale, come certamente saprai, prevede, tra l’altro, in considerazione delle risorse allora disponibili nel FUA, due procedure di progressione economica, progressioni giuridiche nelle aree (attraverso i cambi di profilo mediante lo strumento della flessibilità), progressioni tra le aree (ossia il transito degli ausiliari in area seconda ed il transito dei contabili e degli assistenti informatici e linguistici in area terza), l’integrale scorrimento delle graduatorie formate a seguito dell’applicazione dell’art.21 quater della legge 132/2015 entro il 30 giugno 2019.
La firma dell’accordo del 26 aprile non è stata una operazione elettoralistica, ossia realizzata nell’imminenza delle elezioni per consentire al ministro di turno di guadagnare voti, né è intervenuta per altri fini più o meno strumentali, ma si è collocata a conclusione di un processo riformatore attraverso il quale, con la riorganizzazione del ministero e l’introduzione del processo telematico, riconosceva al personale un ruolo centrale e, per tale motivo, investiva sulla sua riqualificazione professionale attraverso due strumenti: l’art.1 quater della legge 132/2015 (con il passaggio dei cancellieri e degli ufficiali giudiziari in area terza con la procedura del corso concorso) e appunto l’accordo del 26 aprile 2017. L’importanza che l’accordo del 26 aprile riveste anche per l’amministrazione è innegabile. L’accordo, infatti, firmato dal ministro in carica – caso unico nella storia delle relazioni sindacali nelle amministrazioni centrali – è stato recepito in un decreto ministeriale ossia in un provvedimento avente il contenuto della legge.
Come certamente sai, l’accordo del 26 aprile non è stato applicato. Più correttamente possiamo affermare, senza tema di smentita, che l’amministrazione non ha mantenuto gli impegni assunti. Solo le due procedure di progressione economica sono state avviate e, per responsabilità del Ministero, con grave ritardo. Durante le trattative sulla definizione dei criteri delle progressioni 2017 forte è stato lo scontro con l’amministrazione perché la stessa ha chiesto con forza, fino a porre il veto, la semplificazione dei criteri di valutazione dei titoli di studio per velocizzare lo scrutinio delle domande sì da chiuderlo entro il 2017. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le graduatorie sono state pubblicate a fine 2018 per cui abbiamo perso una annualità di incrementi retributivi (le progressioni 2017 saranno pagate con decorrenza 2018); il pagamento effettivo delle somme ad oggi non è ancora avvenuto.
Ma c’è stato un fatto nuovo (assolutamente prevedibile per gli addetti ai lavori e da noi più volte denunciato) che devi attentamente considerare. In una comunicazione ufficiale del Ministero al Parlamento, per il pensionamento per vecchiaia e per l’applicazione della cd quota cento, secondo le proiezioni del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, quindi si fa riferimento a dati attendibili e non strumentalmente diffusi da qualcuno, nel triennio 2019/2021 ci saranno 10.685 pensionamenti e di questi 7.158 nel solo 2019. Nella sostanza in tutti i distretti il personale in servizio negli uffici giudiziari risulterà in pratica dimezzato entro il 2021. La prima conseguenza dei pensionamenti previsti e del ventennale blocco del turn over imposto dai governi di turno, è questa: dovrai lavorare per due, per tre o per quattro perché sarai costretto a sostituire i lavoratori che andranno in pensione senza avere nulla in cambio. Nessuna progressione economica e nessun incremento del salario accessorio perché il FUA, impiegato per finanziare le progressioni economiche 2009, 2010 (questa solo per il DPA e la GiustiziaMinorile), 2017 e 2018, non ha ricevuto alcun rifinanziamento strutturale, a differenza di altri ministeri (vedi Ministero dell’Interno). Nessuna progressione giuridica, né all’interno delle aree né tra le aree perché il Ministero non vuole pubblicare i relativi bandi in spregio agli impegni assunti nel 2017. Inoltre lavorerai il triplo ed il quadruplo, senza alcun riconoscimento giuridico/economico e risponderai disciplinarmente per gli eventuali disservizi (infatti, come sempre accade, il lavoratore è sempre additato come il responsabile unico delle disfunzioni negli uffici giudiziari), non solo perché dovrai sostituire i colleghi andati in pensione ma anche perchè saranno assunti nuovi magistrati, fino a raggiungere il pieno organico, che si aggiungeranno alla pletora di magistrati onorari già operanti negli uffici giudiziari.
Proprio la politica degli organici annunciata dal Ministero dimostra la scarsissima considerazione che il Ministro ha dei lavoratori. Costui, infatti, mentre all’ANM, probabilmente per tacitarla, ha garantito il pieno organico dei magistrati, al personale amministrativo, a fronte di 2300 pensionamenti già intervenuti nel 2018, 7000 pensionamenti previsti nel 2019 ed altre migliaia nel 2020/2021 (per un totale di oltre diecimila lavoratori in meno che si aggiungo alle oltre novemila scoperture attuali), ha “offerto” 1850 nuovi funzionari giudiziari da assumere mediante concorso pubblico (ossia nella migliore delle ipotesi tra due anni), trecento operatori giudiziari, che si aggiungono a trecento già autorizzati in precedenza, da assumere tra i tirocinanti dell’ufficio per il processo attraverso i centri per l’impiego, procedura di cui si è persa traccia dall’incontro del 2 aprile 2019, nonché 903 assistenti giudiziari da assumere subito tra gli idonei della graduatoria dell’ultimo concorso. Nello stesso incontro il Ministro ha annunciato lo scorrimento ex 21quater di un numero pari ai posti messi a concorso. Un annuncio che non ha trovato conferme nei fatti: il decreto interministeriale che autorizza il bando non fa alcun cenno e adesso arrivano “correzioni di rotta” per vie traverse, comunicazioni sui social, e mai tramite un confronto serio e costruttivo con i legittimi rappresentanti dei lavoratori. Senza alcuna spiegazione sui motivi che impediscono l’attuazione di un accordo perfezionato e che indica date e termini per la sua attuazione. Quello che invece è certo è che allo stato non ci sarà alcuno scorrimento delle graduatorie ex art. 21 quater dei funzionari NEP atteso che non sono previste assunzioni per tale figura professionale.
Lo scarso interesse verso una seria politica degli organici e verso una riqualificazione professionale dei lavoratori (cambi di profili tra e dentro le aree) è dimostrata anche da un’altra circostanza ossia il mancato utilizzo, a differenza di quanto avvenuto in particolare presso il DAP ed il DGMC, dello strumento del “fabbisogno” (artt. 6 e 6 ter D.L.vo 165/2001) il quale, a differenza del passato, consente alle pubbliche amministrazioni di determinare gli organici di ciascuna area secondo le proprie specifiche esigenze avendo come unico limite il rispetto dei vincoli di spesa per il personale
previsti dalla legge. Eppure, utilizzando lo strumento del “fabbisogno” per rimodulare le dotazioni organiche, si potrebbero avere da subito risorse fresche e già formate sul campo da utilizzare negli uffici, e, per quanto riguarda funzionari giudiziari ed UNEP, senza oneri per l’Amministrazione: stabilizzando tutti i precari della Giustizia attraverso procedure dedicate; stabilizzando, a domanda, il personale comandato da altre PP.AA.; immettendo nei ruoli, a domanda, il personale di altre PP. AA. che ha già lavorato in posizione di comando presso gli uffici giudiziari; trasformando in full time il personale transitato nell’amministrazione giudiziaria con rapporto part time. Abbiamo chiesto a tal riguardo di superare l’organico previsionale della prima area, questo consentirebbe da subito il passaggio di area senza oneri del personale ausiliario e di incrementare gli organici dei profili professionali di seconda e terza area, da utilizzare per le riqualificazioni e come serbatoio assunzionale.
Anche l’amministrazione centrale ha bisogno di rinforzi perché, come gli uffici giudiziari, soffre della grave carenza di personale. La funzionalità del Ministero è strategica perché, mentre nel caso degli uffici periferici i disservizi si ripercuotono in ambiti territoriali circoscritti, nel caso del Ministero le disfunzioni spiegano i loro effetti sull’intero territorio nazionale, anche e soprattutto nei confronti dei lavoratori i quali, ad es., quando sono posti in quiescenza percepiscono il rateo con mesi di ritardo (anche per responsabilità dell’INPS che è nelle stesse condizioni di carenza di organico), e dopo diciotto mesi, pur avendo partecipato e superato una procedura di progressione economica, non percepiscono ancora l’incremento retributivo e l’inquadramento nella fascia economica superiore.
Un’altra conseguenza di questo spaventoso vuoto di organico sarà il protrarsi sine die della “immobilità” del personale che già si registra purtroppo da sette anni circa. Infatti non potranno più essere pubblicati interpelli ordinari perché gli uffici del nord non saranno in grado di reggere il peso del sistematico travaso di personale verso gli uffici del sud che si registra ogni qualvolta si realizza la mobilità ordinaria. Un altro schiaffo ai lavoratori della giustizia si è registrato proprio in tema di mobilità. A fronte di tremila assunzioni di assistenti giudiziari non si è proceduto al previsto interpello per il personale già in servizio, superando l’accordo sulla mobilità con ben due Decreti legge in deroga che hanno consentito al ministero di derogare all’obbligo contrattuale dell’interpello straordinario in caso di nuove assunzioni. Solo su nostra insistenza l’amministrazione ha pubblicato un interpello straordinario per assistenti giudiziari ma, esercitando un potere discrezionale in materia riconosciuto dalla legge, ha offerto ai lavoratori interessati meno di duecento dei circa 700 posti disponibili. Un dovere morale, se non giuridico, avrebbe voluto che l’amministrazione offrisse tutti i posti disponibili ed ambiti al personale interno ed assegnasse i neo assunti nei posti lasciati liberi da coloro che avrebbero ottenuto il trasferimento. La conseguenza di tutto ciò è intuibile: il lavoratore con vent’anni di servizio prevedibilmente rimarrà dove attualmente lavora mentre i neoassunti occuperanno i posti più ambiti, quelli al sud. Se questa è giustizia…
Sempre in materia di mobilità un cenno va fatto al personale informatico. Quest’ultimo, pur operando su tutto il territorio nazionale, risulta ancora incardinato in gran parte nell’organico della Cassazione. Per tale motivo gli informatici da anni subisce una mobilità “selvaggia” perché completamente slegata dalle regole garantiste che si applicano a tutti gli altri lavoratori. Le conseguenze sono abnormi in termini di distribuzione delle presenze nelle strutture territoriali che risulta assolutamente iniqua rispetto ai carichi di lavoro ed alla competenza territoriale (vedi CISIA Brescia).
Per quanto concerne gli ufficiali giudiziari, la erosione delle attribuzioni a beneficio di soggetti esterni alla pubblica amministrazione, il mancato adeguamento alle tecnologie informatiche e al Processo Civile Telematico, il blocco delle assunzioni da oltre tre lustri, la soppressione dell’ufficio VI (ossia dell’articolazione interna della Direzione Generale del personale preposta al settore UNEP) nonché la chiusura del reparto mobilità degli ufficiali giudiziari, sono il sintomo di un disinvestimento che potrebbe preludere alla chiusura degli uffici NEP nel giro di breve tempo. In particolare, la mancata attuazione da cinque anni della riforma dell’art. 492 bis cpc in materia di recupero del credito è diventata l’elemento centrale di questo processo di smantellamento. L’amministrazione, anziché preoccuparsi di rinnovare e rendere funzionali gli uffici, appare più interessata a diramare direttive contraddittorie, volte a creare contrapposizioni tra il personale, nella vecchia logica del “divide et impera”.
Non migliore è la situazione degli altri dipartimenti in particolare quella delle amministrazioni penitenziarie (DAP e DGMC). In tali amministrazioni è rimasta irrisolta la questione delle decurtazioni stipendiali in caso di assenza per malattia, ad onta degli innumerevoli interventi delle scriventi organizzazioni sindacali. I lavoratori appartenenti al comparto funzioni centrali in servizio nell’Amministrazione Penitenziaria e nella Giustizia Minorile e di Comunità percepiscono l’indennità di servizio penitenziario prevista dalla legge in ragione della specificità del lavoro che gli stessi svolgono nelle strutture penitenziarie. A partire dal luglio 2015, sulla base di un mutato orientamento ARAN, le Direzioni Generali del personale dei due dipartimenti hanno disposto non solo la decurtazione della indennità di servizio penitenziario in caso di assenza per malattia ex art. 71 DL 112/08 ma anche il recupero, sulla base della stessa norma, delle somme corrisposte a titolo di indennità in occasione delle assenze per malattia a far data dal 25 giugno 2008, data di entrata in vigore del DL 112/08 citato. Tale situazione ha determinato una disparità di trattamento rispetto al personale della polizia penitenziaria e della dirigenza penitenziaria nonché rispetto agli ufficiali del disciolto corpo degli agenti di custodia i quali, pur operando nel medesimo contesto lavorativo (e spesso svolgendo gli stessi compiti amministrativi, come sovente accade per la polizia penitenziaria), sono tuttora esclusi ope legis dalle decurtazioni (oltre ad avere un trattamento giuridico ed economico di maggior favore). Ma ciò che risulta particolarmente ingiusto è il recupero retroattivo delle somme che viene realizzato in violazione del principio di buona fede ossia mutando in corso d’opera le regole del gioco. CGIL CISL e UIL invano hanno ribadito al Ministro la necessità di un intervento legislativo che ripristini la originaria esclusione delle decurtazioni in caso di assenza per malattia ovvero, in subordine, impedisca il recupero retroattivo delle somme. Inoltre non si registra una chiara volontà di porre in essere una efficace politica degli organici. Bisogna programmare e realizzare nuove assunzioni per abbassare l’età media del personale in servizio, dotando tutte le strutture di lavoratori giovani, qualificati e motivati e rinforzando l’organico di alcune figure professionali strategiche, tra cui, i profili dell’area contabile, i profili delle professionalità “trattamentali” (educatori ed assistenti sociali), nonché i profili delle professionalità tecniche ed amministrative. Non serve gonfiare i ruoli della dirigenza, mortificando il personale con una riserva irrisoria di posti, e quelli della Polizia Penitenziaria se non si copre l’organico di quelle figure, appartenenti al comparto delle funzioni centrali, che sono indispensabili per realizzare la mission dell’amministrazione. Non risultano neanche programmate misure atte a valorizzare il personale attualmente in servizio a partire dalla realizzazione di ulteriori progressioni economiche, dall’applicazione, previa apposita modifica legislativa, dell’art. 21 quater L.132/2015 anche ai contabili, agli assistenti informatici ed assistenti linguistici, dal transito degli ausiliari in area seconda. Occorre poi superare la disparità di trattamento giuridico ed economico tra personale che, pur appartenendo a comparti diversi, opera nel medesimo contesto lavorativo. Infine non risultano
programmate misure atte a rifinanziare il FUA per corrispondere ai lavoratori penitenziari ed a tutti gli altri lavoratori della Giustizia un salario accessorio almeno pari alla media di quello percepito dagli altri lavoratori pubblici. NB nel 2019 presso la Giustizia Minorile il salario accessorio medio annuo sarà pari a meno di 90 (novanta) euro netti pro capite.
Caro/a collega
Nella drammatica situazione in cui si trova la Giustizia, le intenzioni dell’amministrazione sono ben chiare: offrire una manciata di assunzioni, del tutto insufficienti a soddisfare le esigenze dell’amministrazione, solo a beneficio dell’ignara opinione pubblica e caricare sulle tue spalle l’onere e soprattutto la responsabilità di portare avanti gli uffici senza alcun riconoscimento né giuridico né economico considerandoti non una persona ma una bestia da soma.
Il sindacato confederale ha detto NO !!!!!!!!
perché la giustizia si risana non contro ma con i lavoratori cioè investendo sulla loro crescita professionale e offrendo una retribuzione, specie accessoria, commisurata alla qualità ed alla quantità del lavoro prestato.
A nulla servono nuove e sparute assunzioni.
PRIMA BISOGNA TUTELARE I LAVORATORI
Purtroppo tutti gli sforzi fin qui profusi hanno dato risultati deludenti. Dopo le ennesime promesse delMinistro, profferite nella riunione del 2 aprile, abbiamo avuto la pubblicazione del bando relativo alle progressioni economiche 2018 (NB il relativo accordo era stato firmato il 10 gennaio scorso quindi non ti hanno dato nulla se non con grave ritardo quello che era già dovuto) e la pubblicazione di un interpello straordinario per assistenti giudiziari con la manciata di posti messi a disposizione degli interessati. Poi tutto si è fermato e siamo caduti nel consueto marasma che investe anche le relazioni sindacali specie nell’amministrazione giudiziaria: non una risposta alle innumerevoli segnalazioni di abusi, solo sparute informazioni trasmesse, non l’attivazione di un confronto serio su una qualsivoglia materia.
Per i motivi sopra espositi abbiamo deciso di attivare le procedure previste dalla legge per la proclamazione dello SCIOPERO nella Giustizia. Si tratta di una scelta difficile, coraggiosa che richiede la tua collaborazione e quella degli altri lavoratori. Il momento è delicato. Procediamo insieme per il bene dei lavoratori della Giustizia.
FP CGIL CISL FP UIL PA
Meloni Marra Amoroso
Pubblichiamo la nota unitaria delle OO.SS. Fp Cgil VVF FNS Cisl Uil Pa Confsal riguardo l’accordo integrativo per la distribuzione delle risorse del fondo per la retribuzione di rischio, di posizione e di risultato per la componente dirigente per l’anno 2016.
COORDINAMENTO REGIONALE PIEMONTE VIGILI DEL FUOCO – COMUNICATO STAMPA
Nella serata di ieri, 23 maggio 2019, a Pasturana, provincia di Alessandria, si è consumato un incendio di un tetto e di una mansarda di una civile abitazione. Prontamente intervenuta la squadra dei vigili del fuoco di Novi, durante l’operazione di spegnimento due vigili del fuoco sono rimasti feriti ed uno in particolare gravemente. P. L., neo assunto, è stato trasportato d’urgenza al C.T.O. di Torino con ustioni profonde di secondo grado ad entrambe le mani, al collo e alle orecchie. La FP CGIL VVF esprime la propria vicinanza all’intera squadra, in particolare ai due colleghi infortunati ed alle loro famiglie, augurando loro una pronta e completa guarigione.
Questo nuovo infortunio durante l’adempimento del proprio dovere, non fa altro che ricordarci che nonostante le numerose promesse fatte negli anni dai governi che si sono succeduti, ancora oggi la nostra categoria è priva di una copertura assicurativa INAIL, scaricando così il costo delle cure per l’infortunio, sui vigili del fuoco che vengono abbandonati dallo stato proprio nel momento in cui hanno messo a repentaglio la propria incolumità per servirlo.
QUESTA VERGOGNA DEVE TERMINARE.
FP CGIL VVF del Piemonte chiede con forza che venga giustamente garantito il riconoscimento anche ai vigili del fuoco della copertura INAIL.
Siamo stufi delle promesse ora vogliamo i fatti.
Aggressività e violenza nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi pubblici sono sempre più diffusi. Per queste ragioni la Fp Cgil ha deciso di avviare una campagna straordinaria sul tema, a partire dal lancio di un corso Ecm Fad dal titolo: ‘Violenze e aggressioni nei confronti del personale sanitario – La prevenzione e il contrasto alle aggressioni: al lavoro sicuri’.
Il corso da 15,6 crediti, gratuito per gli iscritti alla Fp Cgil e rivolto a tutte le professioni sanitarie, medici e assistenti sociali, è attivo da adesso fino al 31 luglio 2019 con iscrizione tramite la piattaforma: www.proteoformazione2.it/moodle. Il programma è diviso in quattro parti principali: un’introduzione generale che indaga il fenomeno dal punto di vista empirico e sociologico; una seconda parte relativa agli assistenti sociali; una terza parte in cui si analizzano tre case studies: esempi virtuosi di procedure per la prevenzione del fenomeno in Emilia-Romagna, Sardegna e Piemonte; una quarta parte in cui si trova la sintesi di report internazionali sul tema. Completa il programma un’ampia documentazione istituzionale (nazionale e internazionale) relativa a esperienze e progetti.
Parallelamente è scaricabile gratuitamente un utile e sintetico vademecum, sempre prodotto dalla Fp Cgil, dal titolo ‘Stop! Alle aggressioni al personale sanitario’. Una guida che tra le altre cose fornisce informazioni sul cosa fare in caso di probabile aggressione e cosa si chiede alle aziende in termini di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori.
CCNI 2018 DIRIGENTI E PROFESSIONISTI: SERVE UN REALE CAMBIAMENTO!
Il 22 maggio si è svolta la trattativa per il rinnovo del CCNI 2018 per dirigenti e professionisti.
Riguardo al CCNI dirigenti, anche quest’anno non abbiamo sottoscritto l’ipotesi di CCNI proposta,
in quanto mera fotocopia del precedente. Diciamo francamente che siamo stufi di questo continuo
spostamento in avanti della contrattazione, in quanto impedisce un qualsiasi serio intervento.
L’assetto attuale del sistema di classificazione, retribuzione e valutazione della dirigenza di II fascia è infatti insoddisfacente dal punto di vista della valutazione del merito e della efficacia e trasparenza del sistema. L’attuale situazione dell’Ente rende difficoltosa una carriera verso la dirigenza di prima fascia, per cui l’unica possibilità di differenziare sta nelle retribuzioni di posizione e di risultato.
I coefficienti di retribuzione stabiliti dal CCNI risultano invece totalmente sganciati da una reale
coerenza con la realtà organizzativa, in termini di autonomia, responsabilità, rischio e valore delle
posizioni e dell’azione dirigenziale.
Ne deriva un sistema ora appiattito, ora addirittura distorto.
Per questo, non abbiamo firmato l’ipotesi di accordo presentataci.
Per questo, chiediamo un intervento urgente, mediante tavoli tecnici da convocare prima possibile (ossia non dopo l’estate), così da introdurre coefficienti realmente in grado di premiare il merito ed evitare che il CCNI 2019 sia l’ennesimo contratto fotocopia.
Riguardo al CCNI 2018 dei professionisti, abbiamo anzitutto evidenziato quella che a nostro parere è la sistematica violazione di tutti gli impegni presi dall’Amministrazione nonché la grave violazione degli obblighi in tema di relazioni sindacali, nonostante l’intervento di apertura del Presidente, che aveva preannunciato di voler improntare il sistema delle relazioni sindacali dell’Istituto alla massima apertura. Ad es., aspettiamo ancora di ricevere l’informativa in merito all’istituzione di nuovi uffici, perché per noi non vale il motto: promuovo chi decido io, lo pago quanto mi pare e trasferisco chi dico io dove mi pare.
Riguardo al CCNI, ricordiamo di aver sottoscritto il precedente facendo fiducia all’Amministrazione,
che si era obbligata a realizzare una serie di impegni (rivisitazione del sistema indennitario a seguito dei risparmi di spesa derivanti dalla riorganizzazione, attivazione di tavoli tecnici per la revisione del sistema di valutazione della performance e perequazione dei carichi di lavoro).
L’Amministrazione aveva assunto poi l’impegno di espletare entro il 2018 le selezioni per il passaggio al secondo livello di professionalità.
Niente di tutto questo è accaduto. Tanto per dirne una: i famosi risparmi di spesa derivanti dalla riorganizzazione non solo non ci sono stati ma, addirittura, si è creato un sistema più costoso e bizantino del preesistente.
Anche in questo caso, il CCNI proposto è praticamente la fotocopia del precedente. Si conferma una politica retributiva all’insegna del massiccio spostamento di risorse del Fondo a vantaggio di un ristretto gruppo di professionisti, peraltro scelti dall’Amministrazione in totale discrezionalità, che vedono aumentare in modo rilevante il loro trattamento economico rispetto a tutti gli altri. Politica che, lo ribadiamo, in INPS, e solo in INPS, crea una ingiustificata frattura nell’ambito della medesima categoria, differenziando sensibilmente anche dal punto di vista economico professionisti che la legge, il contratto collettivo e le norme degli ordinamenti professionali pongono su un piano di assoluta parità.
Al contrario di altri, che, assuefatti, continuano ad accontentarsi di dichiarazioni a verbale destinate a rimanere sulla carta, riteniamo che questa politica e queste scelte mortifichino la professionalità del professionista pubblico, ne limitino oggettivamente l’autonomia ed indipendenza, disegnino strutture professionali costose ed inefficienti, inidonee a competere nel mondo delle professioni.
Non di meno, proseguiremo la nostra battaglia per l’affermazione di relazioni sindacali corrette e per l’adozione di misure che diano un significato concreto alle espressioni di autonomia e parità tra professionisti e consentano di remunerare con equità le sempre crescenti e più onerose responsabilità connesse all’attività professionale.
IL COORDINATORE NAZIONALE FP CGIL INPS
Matteo Ariano
L’INPS PER L’AMBIENTE
Nella giornata odierna si terrà il secondo sciopero mondiale per il clima, lanciato dal movimento #FridaysForFuture.
In tutto il mondo (110 nazioni, ad oggi) centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi di scuole medie inferiori, superiori e università scenderanno in piazza per chiedere ai rispettivi Governi di prendere misure a tutela dell’ambiente e della nostra casa madre, la Terra, all’insegna del motto: “non c’è un Pianeta B!”.
Noi siamo convinti che anche l’Inps possa fare qualcosa, proseguendo e implementando la campagna “Plastic Free” già avviata in Direzione Generale, avviata con l’installazione di erogatori di acqua e distribuzione gratuita di borracce a tutti i dipendenti, con un costo di ricarica di 0,20 centesimi.
Per questo chiediamo che l’Istituto avvii subito una sua trasformazione ecocompatibile, realizzabile in vario modo:
– Estensione a tutte le strutture del territorio dell’installazione di erogatori di acqua e distribuzione gratuita di borracce di plastica di buona qualità a tutti i dipendenti;
– Nei distributori di bevande, richiesta alle ditte esterne di sostituire bicchieri e palette di plastica con materiale biodegradabile;
– Installazione di pannelli solari per la produzione di energia elettrica nelle sedi, laddove possibile;
– Inserimento progressivo di lampade a LED.
Ognuno di noi può fare la differenza per salvare il nostro Pianeta. Anche l’Inps può farlo.
IL COORDINATORE NAZIONALE FP CGIL INPS
Matteo Ariano
Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
Sen. Danilo Toninelli
e p.c. Al Responsabile della Direzione generale del
personale e degli affari generali
Dott. Enrico Finocchi
Oggetto: Proclamazione stato di agitazione del personale
Le scriventi OO.SS. rappresentano la forte preoccupazione e il senso di frustrazione del personale
per la situazione in cui versa il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: a quasi un anno
dall’insediamento del Governo, restano immutati, spesso aggravati, i nodi critici più volte segnalati
in tutte le sedi istituzionali.
Malgrado le intenzioni dichiarate e reiterate, di voler rilanciare il ruolo dello Stato e del Ministero
nella gestione della cosa pubblica, si sono susseguiti atti e norme che vanno in una direzione
diametralmente opposta, con ulteriori perdite di competenze del Ministero nel campo sia dei
controlli sulle opere pubbliche e sulle infrastrutture ferroviarie e stradali, che delle revisioni dei
mezzi pesanti, a favore di nuove agenzie e di privati. Scelte che hanno ricadute sicuramente
negative sui cittadini, in termini di incremento della spesa pubblica e di garanzia della sicurezza
collettiva in settori strategici, avviando un processo di perdita di centralità e strategicità del nostro
Ministero, segnando, così, un pericoloso arretramento del perimetro pubblico rispetto alle funzioni
da esercitare.
Sempre più problematica è la situazione in cui devono operare gli Uffici, in assenza degli
investimenti necessari, da noi più volte richiesti, per rafforzare le risorse infrastrutturali ed umane.
Molte sedi periferiche versano in condizioni a dir poco indecenti e fortemente aggravate rispetto al
passato. Sia il settore Infrastrutture che quello dei Trasporti sono stati svuotati nel corso degli anni
da leggi che hanno trasferito le competenze a Regioni, Province e addirittura a privati. Di fatto si è
persa la centralità sia in materia di Opere pubbliche che di Trasporti, lasciando allo Stato, in tal
modo, solo attività di controllo e vigilanza che andrebbero comunque rafforzate. Va sottolineato
come il personale sia ormai arrivato, dal punto di vista delle presenze effettive, al collasso. Molte
sedi funzionano con la metà del personale previsto dal piano del fabbisogno e si deve solo ai
lavoratori se, ancora, si riesce, nonostante tutto, ad essere presidio dello Stato che eroga servizi sul
territorio: il tutto in una logica emergenziale che riguarda i Provveditorati, le Motorizzazioni e le
Capitanerie di Porto. E’ evidente che tale situazione sia divenuta intollerabile.
Le nuove assunzioni previste sono fortemente insufficienti rispetto alle esigenze, anzi, con il
pensionamento di numerosi colleghi la situazione non può che aggravarsi. Serve un piano
straordinario di assunzioni che possa garantire, in tempi rapidi, il ripristino di “normali condizioni
di lavoro”. Non abbiamo bisogno di lavoratori “eroi” ma semplicemente di persone che siano messe
nelle condizioni di poter svolgere dignitosamente il proprio lavoro. Inoltre, gli uffici
dell’Amministrazione, in particolare quella periferica, sono sguarniti di mezzi materiali ed
attrezzature indispensabili per lo svolgimento corretto delle attività, a partire da idonee attrezzature
di sicurezza, non disponendo altresì di mezzi per effettuare i normali controlli sui cantieri e sugli
automezzi. Le dotazioni informatiche sono spesso obsolete, sia in termini di hardware che di
software, gli uffici tecnici sono privi dei nuovi programmi informatici che consentono la
progettazione e la gestione dei lavori. E’ indispensabile un intervento complessivo, sia per la
dotazione degli strumenti che per la formazione degli addetti. Da tempo immemore, infatti, il
personale MIT si aggiorna autonomamente sulle innovazioni normative e sulle nuove procedure da
adottare.
Più volte abbiamo evidenziato, senza riscontro alcuno, i gravi problemi di carattere tecnico e
strutturale di tutti gli Uffici del MIT.
Avevamo anche prospettato l’adozione di una legge speciale per far transitare in Terza Area il
personale di Seconda e risolvere quindi l’annoso problema dei lavoratori che espletano particolari
funzioni in virtù del possesso di titoli e abilitazioni specifiche di Legge, come anche per i lavoratori
della prima area, sfruttati e compressi in una posizione giuridica ormai desueta e non più
funzionale.
A fronte della gravità di tali problemi, le nostre richieste di interlocuzione con i vertici del
Ministero sono rimaste lettera morta.
Il personale del Ministero che, in condizioni emergenziali, cerca di “tenere in piedi la baracca” e di
fornire i servizi ai cittadini, viene visto dagli attuali vertici del Ministero, in continuità con i
precedenti governi non come una risorsa fondamentale su cui investire, ma come una controparte
su cui eventualmente addossare le colpe di inefficienze e problematiche. Visione condivisa
purtroppo da buona parte di utenza disinformata e vittima di campagne mediatiche che hanno
associato i lavoratori pubblici ai fannulloni. Le inefficienze e i problemi sono, invece, riconducibili
a miopi scelte politiche, consolidatesi nel tempo. Inefficienze che spesso diventano il pretesto per
continuare l’espropriazione di funzioni del Ministero a vantaggio dei privati.
Sul fronte salariale permane la discriminazione del personale MIT. Sebbene il Ministero sia il
secondo come introiti per le casse dello Stato, i dipendenti percepiscono gli importi più bassi per
remunerare la produttività, anzi, come più volte evidenziato, le risorse destinate a pagare il salario
accessorio non consentono di coprire sufficientemente istituti connessi ad attività di assoluto rilievo
per la sicurezza dei cittadini (si pensi alla vigilanza sulle dighe e sulle strade ed autostrade).
E poi, oltre il danno, la beffa: a fronte di nessun progresso sulle risorse per il salario accessorio,
l’accordo stipulato a settembre 2018 sul Regolamento per erogare gli incentivi per le funzioni
tecniche (art.113 D.L.vo 50/2016) sarà, con ogni probabilità, vanificato dalle ulteriori modifiche
apportate al Codice sui contratti pubblici. Il Decreto Sblocca Cantieri, infatti, prevedrebbe il
coinvolgimento di figure diverse e l’incentivo anche per la fase progettuale ma a parità di importi
(sarebbe invece auspicabile l’elevazione degli accantonamenti lordi almeno al 2,5%). Ancora quindi
non sarà erogato l’incentivo al personale che ha regolarmente svolto gli incarichi, già bloccato da
ormai cinque anni, con il grave rischio di un possibile danno agli stessi per la perdita, per
prescrizione, delle somme spettanti.
Peraltro, le modifiche apportate al Codice comporteranno, come ogni innovazione, nuove difficoltà
operative ed interpretative al personale addetto.
In assenza di alcuna interlocuzione dei vertici politici con i lavoratori, di investimenti importanti in
nuove assunzioni, in formazione ed in infrastrutture, di un inderogabile incremento delle risorse per
il salario accessorio, di qualsiasi riconoscimento della professionalità e di prospettive di crescita per
i lavoratori, il Ministero appare destinato ad un costante e inevitabile declino, a danno della
collettività, che dovrà ricorrere ai privati, a tariffe ben maggiori, e dovrà rinunciare a controlli e
garanzie sulla sicurezza.
Quanto descritto è, per noi, inaccettabile e pertanto, le scriventi OO.SS .proclamano lo stato di
agitazione del personale che sarà accompagnato anche da una serie di iniziative che verranno poste
in essere sui singoli posti di lavoro. In assenza di adeguate risposte, sensibilizzeremo l’opinione
pubblica sulle gravi scelte e sulle mancanze della politica in merito agli importanti servizi erogati
dal Ministero, avviando tutte le iniziative necessarie al fine di garantire al personale i necessari
riconoscimenti professionali e contrastare la prospettiva di declino del Ministero fin qui
rappresentata.
Cordiali saluti
FP CGIL CISL FP UIL PA
Paolo Camardella Marcello De Vivo/Marimena Casamassima Vincenzo Lichinchi/Duilio Carino
Pubblichiamo la nota del Coordinamento Provinciale sulla grave situazione organizzativa e strutturale in cui si trova il Comando da anni
Pubblichiamo il D.M. n. 283 del 23/5/2019 inviato dalla Direzione Centrale per gli Affari Generali, inerente i canditati esclusi dal concorso di stabilizzazione
Si è svolto oggi a Roma presso la Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, il secondo incontro sul percorso di individuazione del profilo professionale dell’Autista Soccorritore. “Un incontro produttivo e che ci ha permesso di fare notevoli passi avanti. In particolare, si è convenuto sull’opportunità di istituire la figura professionale del profilo unico di autista soccorritore del sistema di emergenza/urgenza. L’ obbiettivo è quello di arrivare in tempi brevi all’approvazione di un provvedimento importante che valorizzi i servizi pubblici, privati e del volontariato e le professionalità coinvolte. Un provvedimento che il settore attende da tempo e che Cgil, Cisl e Uil, insieme all’associazione Coes (Conducenti Emergenza Sanitaria) vogliono conquistare”. Così, in una nota stampa, Gianluca Mezzadri, Marianna Ferruzzi e Mariavittoria Gobbo, di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
“Nel merito dell’incontro – proseguono -, abbiamo convenuto sull’opportunità di stabilire adeguate ore formative, omogenee su tutto il territorio nazionale, e ribadita la necessità di istituire un unico profilo professionale di Autista Soccorritore, migliorando la proposta di accordo Stato-Regioni che prevedeva invece qualificazioni e abilitazioni diversificate. Le nostre proposte sono state recepite e la Commissione ha accettato di rivedere la sua bozza. L’obiettivo, ora, è quello di concludere proficuamente il percorso che porterà ad una qualificazione e ad un riconoscimento degli operatori del settore che mancava da tanti, troppi anni”, concludono Mezzadri, Ferruzzi e Gobbo.