“Serviva più coraggio ma accogliamo positivamente la volontà messa in atto dalla Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche di rivedere il Codice deontologico rimasto invariato negli ultimi 10 anni. I tempi si sono rivelati maturi per cominciare a rivedere il ruolo della professione infermieristica nell’attuale contesto sociosanitario, sia nel pubblico che nel privato”. Ad affermarlo è la Fp Cgil Nazionale in merito nuovo codice deontologico della Fnopi.
Per la Fp Cgil, “il continuo evolversi dei percorsi formativi, i sempre più ampi spazi di autonomia che, con fatica, la professione sta cercando di guadagnarsi, i continui cambiamenti legati alle tipologie di pazienti, sempre più cronici e che richiedono un approccio multidisciplinare più complesso in un contesto di grandi cambiamenti tecnologici, richiedono ormai una figura in grado di superare i vincoli che erano imposti dal precedente codice deontologico ,risalente al 2009”. Ed è per questi motivi, osserva il sindacato, “che ci saremmo aspettati più coraggio nell’affrontare queste tematiche, anche attraverso un codice, quello deontologico appunto, che superasse l’aspetto puramente ‘etico’ della professione per sostenere una figura in continua evoluzione che di fatto deve affrontare quotidianamente temi particolarmente delicati”.
Inoltre, continua la Fp Cgil, “se è pur vero che in alcuni passaggi si riconosce appunto questa nuova autonomia, ad esempio anche attraverso la partecipazione al governo clinico, dall’altra permangono alcuni retaggi storici legati alla cura della persona e al decoro che si presuppone ormai superati, come lo sono alcuni passaggi legati alla privacy e all’utilizzo dei social media che, di fatto, fanno riferimento a normative nazionali e internazionali ormai consolidate e che dovrebbero essere parte integrante a prescindere dell’agire del professionista. Altri passaggi, invece, legati alla contenzione e alla gestione dei minori, di fatto hanno ricadute normative particolarmente puntuali e che, a nostro giudizio, non possono essere liquidate in poche righe con il rischio di errate interpretazioni da parte dell’infermiere”.
In questo contesto, aggiunge ancora, “anche l’unico passaggio, l’ex articolo 49, che in qualche modo poteva tutelare la figura in caso di eventuale demansionamento, facendo riferimento infatti a situazioni puramente eccezionali e non rutinarie, è stato completamente rimosso quando invece lo stesso era stato utilizzato in numerose sentenze vinte proprio contro il demansionamento”. In generale, conclude la Funzione Pubblica Cgil, “riteniamo che questo sia il primo passo per riconoscere alla figura dell’infermiere, e speriamo a breve anche a tutte le altre professioni sanitarie, quelle attività che oggi già svolgono in totale autonomia ma che sono di fatto al limite della legge vigente a causa di una normativa nazionale non aggiornata alla realtà che i professionisti infermieri vivono quotidianamente”.
“Serve un nuovo impianto normativo che ridefinisca meglio le funzioni della Polizia Locale e implementi il sistema di tutele per il settore”. Questa la posizione di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl nel corso dell’incontro aggi al Ministero dell’Interno con i Sottosegretari, Carlo Sibilia e Nicola Molteni sulla Polizia Locale. Una richiesta, fanno sapere i sindacati, “che il Governo ha preso in considerazione e che dovrebbe tramutarsi in impegni concreti, a partire dal rafforzamento della Polizia Locale negli ambiti territoriali, stante la sua funzione di prossimità. I Sottosegretari hanno di fatti dato la loro disponibilità ad aprire un tavolo tecnico specifico sui temi che investono la Polizia Locale“.
Non solo, fanno sapere ancora i sindacati, “Sibilia e Molteni si sono impegnati nel corso della riunione ad intervenire sia sul versante di una riforma complessiva, attraverso un disegno di legge, il cui iter si è avviato in Commissione Affari Costituzionali della Camera, sia con interventi specifici su questioni nodali, tra cui la ridefinizione del sistema di tutele per il settore“. Per Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, infatti, ” è necessario agire su due livelli: il primo intervenendo in maniera mirata su quelle norme che regolano funzione e ruolo del corpo di polizia locale; il secondo, lavorando ad una legge che, superando la 65 del 1986, sia in grado di riordinare il quadro legislativo di riferimento, di garantire diritti e tutele e assicurare dignità e operatività in servizio. Serve stabilire in modo chiaro i ruoli, le competenze, i rapporti con le altre forze di polizia, l’accesso alle banche dati. Ma serve anche riconoscere la pensione privilegiata a seguito di gravi infortuni, l’attività usurante e gravosa, una sostanziale equiparazione con le altre forze di Polizia in materia assistenziale e previdenziale, la formazione obbligatoria prima dell’accesso al ruolo e l’aggiornamento permanente con un effettivo impegno da parte delle Regioni. Aspetti su cui i Sottosegretari hanno convenuto”.
Sul piano contrattuale, riportano ancora i sindacati, nel corso dell’incontro al Viminale “si è colta l’occasione per evidenziare come gli importanti risultati raggiunti con il contratto delle Funzioni Locali abbiano bisogno di essere ulteriormente rafforzati attraverso l’utilizzo dei proventi contravvenzionali ed il superamento degli attuali vincoli legislativi sul salario accessorio. Adesso attendiamo che l’avvio del tavolo di confronto e gli impegni assunti da parte degli esponenti del Governo si traducano in atti concreti“, concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
Il Coordinatore regionale Veneto, componente dell’esecutivo della Fp Cgil VVF,
Servono assunzioni, retribuzioni adeguate al lavoro svolto, mezzi idonei e l’assicurazione INAL.
La Segreteria della FP CGIL della Sicilia ha comunicato che si è proceduto alla delibera del nuovo coordinatore regionale VVF.
Si tratta di Nicola Pesca che succede al compagno Jose Sudano che si è reso disponibile a ricoprire il complicato incarico per un lungo periodo. A lui, a nome del Coordinamento nazionale, un ringraziamento particolare per la preziosa e proficua collaborazione.
Esprimiamo, inoltre, le nostre più sincere congratulazioni al neo Coordinatore Nicola Pesca per l’assunzione dell’incarico di responsabile regionale ed il sincero augurio di buon lavoro ricco di risultati e soddisfazioni.
“È inaccettabile che nei processi di stabilizzazione dei medici di medicina generale, il governo dimentichi la metà dei precari“. A sostenerlo è la Fp Cgil Medici, spiegando che: “Nel decreto legge recante misure emergenziali in sanità, che dovrebbe anche prevedere percorsi di stabilizzazione per i medici di Medicina Generale, non vengono minimamente considerati i tantissimi medici precari della Continuità assistenziale e dell’Emergenza sanitaria territoriale”.
“Vogliamo denunciare – spiega Francesco Masotti del Coordinamento nazionale Fp Cgil Medici di Medicina Generale – che nel decreto vengono creati percorsi preferenziali esclusivamente per i medici già idonei ai concorsi di accesso alla formazione della medicina generale, ma vengono esclusi tutti quei professionisti della Continuità assistenziale e dell’Emergenza sanitaria territoriale che, seppure in assenza dello specifico titolo di formazione, hanno fattivamente garantito in questi anni la risposta ai reali bisogni di salute della cittadinanza. È assurdo: prima li abbiamo sfruttati per garantire i servizi ed ora li cancelliamo per decreto”.
Per il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Andrea Filippi, “è inaccettabile che il Governo, seguendo una logica tutta corporativa suggerita dal sindacato maggiormente rappresentativo della medicina generale, decida di dividere i precari in categorie privilegiate e protette, da quelle svantaggiate ed evidentemente invisibili agli occhi dei ministri Di Maio e Grillo. Per questo abbiamo chiesto, chiediamo e continueremo a chiedere con forza la stabilizzazione dei medici di questi settori e la trasformazione del loro rapporto di lavoro a convenzione da tempo determinato a tempo indeterminato, così come, peraltro, reclamato dall’intera intersindacale della dirigenza medica”.
Secondo il dirigente sindacale, “per tutelare i servizi e tutti i lavoratori è necessario un decreto che preveda la stabilizzazione dei professionisti dell’emergenza territoriale e della continuità assistenziale, anche attraverso la valorizzazione dell’esperienza acquisita sul campo ai fini dell’ingresso ai corsi di formazione di medicina generale. Corsi che dovrebbero essere parificati alle altre scuole di specializzazione anche attraverso la loro ricollocazione nell’alveo naturale della docenza universitaria delle facoltà di medicina e chirurgia, pari dignità ai lavoratori, pari dignità agli specializzandi”, conclude Filippi.
La carenza di personale amministrativo sta mettendo in grande difficoltà Comandi e Direzioni Regionali.
Necessario dare seguito urgentemente alle prove concorsuali per l’assunzione di 84 vice collaboratori amm.vi e 42 vice collaboratori
tecnico informatici così come è altrettanto necessario avviare le
procedure concorsuali per assumere operatori dalle liste di collocamento.
“No al ritorno della logica manicomiale nel Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC) del Veneto“. Ad affermarlo è il responsabile del coordinamento salute mentale Fp Cgil Medici del Veneto, Tiberio Monari, nel denunciare come: “Le indicazioni contenute nella delibera della giunta regionale (Dgr) 22 del 13 Marzo 2019 della Regione Veneto sull’aumento dei posti letto in psichiatria in uno stesso ospedale e sulle modalità di Pronto Soccorso ad accesso diretto costituiscono una gravissimo vulnus ai principi della legge 180 e un forte rischio di ritorno alla logica manicomiale”.
Nel dettaglio, osserva Monari, “basti pensare che nel solo Ospedale San Bonifacio nella provincia di Verona sono previsti ben 48 posti letto in psichiatria, nel Polo Giustiniani dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova 35 posti letto in psichiatria, nell’Ospedale di Vicenza 30 posti letto in psichiatria”. Il tutto quando, invece, “la legge 180 prevedeva specifici servizi psichitarici di diagnosi e cura negli ospedali generali dotati di un numero di posti letto non superiore a 15”, precisa a riguardo il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Andrea Filippi.
Inoltre, prosegue Filippi, “le stesse norme transitorie sull’assistenza psichiatrica contenute nella legge 833 del 1978, che ha recepito nella sostanza la legge 180, confermavano il limite dei 15 posti letto sino all’adozione dei piani sanitari regionali. Adesso con la Dgr la Regione Veneto si pone come Regione capofila del ritorno dei grandi numeri dei posti letto in psichiatria in uno stesso presidio ospedaliero, con un pericolosissimo passo del gambero rispetto alla legge 180”.
Se a tutto questo, aggiunge Monari, “aggiungiamo la previsione in diversi presidi ospedalieri del ‘Pronto Soccorso ad accesso diretto per la psichiatria’, si completa un quadro di ritorno al passato manicomiale, di emarginazione e di stigma. Questo a danno in primo luogo dei cittadini che potranno essere ricoverati impropriamente nei servizi psichiatrici, senza poter essere prima visitati al Pronto Soccorso per una valutazione medica di possibili patologie organiche, che potrebbero anche essere causa di sintomi similpsichiatrici”. Per queste ragioni, concludono Filippi e Mnari, “riteniamo inaccettabili e pericolose nel panorama nazionale le indicazioni per la psichiatria ospedaliera della Regione Veneto”.
“Sarebbe ora di finirla di utilizzare le Province per mera propaganda elettorale. Smettiamola con le strumentalizzazioni che da anni investono questi enti e diamo certezze ai cittadini, che rivendicano servizi adeguati, e alle lavoratrici e ai lavoratori, che meritano rispetto”. Così la Funzione Pubblica in merito al dibattito sulle Province, nell’aggiungere che: “Invece di usare questo argomento, dandolo in pasto al tritacarne mediatico, il governo dovrebbe impegnarsi a trovare le risorse necessarie per consentire agli enti di chiudere i loro bilanci”.
La Funzione Pubblica Cgil ricorda come “i prelievi forzosi applicati alle casse delle province, pari a oltre 4,3 miliardi dal 2013 a oggi, hanno prodotto una situazione di dissesto generalizzato, producendo danni ingenti sui lavoratori e sui cittadini. Servizi come, ad esempio, la manutenzione di strade e scuole in molte realtà non sono da tempo erogati, per non parlare poi del mancato pagamento di stipendi, così come di tantissimi enti in situazione di vero e proprio dissesto, vedi il caso delle province siciliane. È ora di smetterla di speculare su questi enti e di cominciare a dare risposte e certezze ai cittadini e ai lavoratori”, conclude.
Inaccettabile che i Vigili del Fuoco non abbiamo riconosciute le malattie professionali e gli infortuni sul lavoro, inaccettabile non avere l’assicurazione INAIL.
Grazie alle parole di Luca Cipriani, componente dell’esecutivo nazionale Fp Cgil VVF, intervistato dal giornalista Marco Patucchi inviato del giornale la Repubblica, è stato possibile raccontare i Vigili del Fuoco, le difficoltà che quotidianamente vivono e le contraddizioni che rendono il Corpo più amato dai cittadini quello più bistrattato in Italia.
Grandi difficoltà per una pubblicizzazione del rapporto di lavoro che di fatto ha ridotto la contrattazione, cancellato le RSU e diminuito diritti e le tutele per le lavoratrici e i lavoratori. Problemi economici, di organici, di mezzi e di attrezzature, soprattutto senza una assicurazione INAIL
Basta parole servono fatti concreti #UniciNellaTutela
Pubblichiamo la risposta della Direzione Centrale Risorse Umane, riguardo la richiesta delle OO.SS. per la proroga delle domande di mobilità del personale Vigile del Fuoco non specialista:
“In relazione alla mobilità del personale appartenente al ruolo di Vigili del Fuoco non specialista ed alla richiesta di proroga dei termini avanzata da alcune sigle sindacali, si rappresenta che, nonostante ogni miglior predisposizione, il termine ultimo del 26 aprile 2019, previsto per la presentazione e l’inserimento delle domande del personale interessato, non può essere prorogato in quanto i tempi tecnici strettamente necessari per l’assegnazione delle sedi VV.F. dell’84° Corso non consentono differimenti. Le giornate del 29 e 30 aprile potranno essere utilizzate per la compensazione di eventuali disguidi di carattere tecnico-amministrativo.”
L’UFFICIO RELAZIONI SINDACALI
Pubblichiamo la nota unitaria delle OO.SS. regionali, riguardo la sede di Comunanza.