Si conclude l’indagine Fp Cgil sugli effetti del Reddito di Cittadinanza nel lavoro pubblico. Dopo aver analizzato nello specifico tempi, carico di lavoro e clima nei servizi sociali e nei centri per l’impiego, è la volta dell’ultima grande fetta della macchina pubblica che si occuperà della nuova misura di governo: l’Inps, il primo vero meccanismo della catena di montaggio. Ciò che trapela, ancora una volta, è uno stato di confusione.
Tra pochi giorni si apriranno le domande per il Reddito di Cittadinanza e il primo protagonista che avrà a che fare con la nuova misura di governo e che dovrà governare, analizzare e selezionare le domande sarà l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (l’Inps). Una nuova ‘sfida’ per il più grande ente previdenziale d’Europa che al momento, dopo la decadenza di Tito Boeri, è ancora senza una guida ufficiale, in attesa che si formalizzi la nomina di Pasquale Tridico.
[Scopri come funziona il Reddito di Cittadinanza: fase 1 e fase 2]

RDC: il percorso dei dipendenti Inps
Scopriamo come funziona.
Il 6 marzo si apriranno le domande per il reddito presso gli uffici postali, i Centri di assistenza fiscale (Caf) e tramite modalità telematiche (e la stessa possibilità si avrà il 6 di ogni mese). Dopo 5 giorni le domande verranno comunicate all’Inps che avrà altri 5 giorni per verificare se chi ha fatto richiesta abbia i requisiti previsti per divenire beneficiario del reddito, da un punto di vista patrimoniale e reddituale. Invece, la verifica dei requisiti di residenza e di soggiorno spetterà ai Comuni che, in seconda battuta, ripasseranno la palla ad Inps, comunicandogli gli esiti delle verifiche. Una volta arrivata la risposta positiva, il beneficio sarà erogato attraverso la ‘Carta RDC’.
Le sanzioni.
Ricevere il beneficio vuol dire però anche stare a delle regole: rendersi immediatamente disponibile a lavorare, presentarsi alle convocazioni fatte dai Centri per l’Impiego e, chiaramente, comunicare informazioni vere e dichiarare qualsiasi variazione del proprio reddito familiare. Nel caso in cui una di queste regole venga trasgredita, sono previste delle sanzioni di cui dovrà occuparsi proprio l’Inps.
Sono previsti tre tipi di sanzioni, a seconda dell’obbligo trasgredito:
– la revoca del reddito con efficacia retroattiva (che prevede la restituzione delle somme percepite fino a quel momento)
– la decadenza del beneficio (senza efficacia retroattiva)
– una riduzione del beneficio (in misura crescente)
Dunque spetterà all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale un compito molto importante e delicato ai fini della buona riuscita della misura. E anche in questo caso, come in quello dei servizi sociali e dei Centri per l’Impiego, non mancano le forti criticità nella concreta e reale applicazione dell’Rdc. Vediamo quali.
Le assunzioni e Quota 100.
In Inps lavorano attualmente 25.600 dipendenti. Per rafforzare l’organico è prevista la spesa di una somma fino a 50 milioni di euro per 1.003 nuove assunzioni. A dire il vero, però, Inps è da anni in attesa di nuove assunzioni che, sommandosi a quelle previste dal governo per il Reddito di Cittadinanza, ammontano ad un totale di 4.094 assunzioni, da fare entro dicembre 2019. Non tutte le assunzioni previste, però, saranno destinate alla gestione del reddito. Di queste, infatti, solo la prima parte (1.003 unità), ovvero quella che si rifarà ai 50 milioni messi a disposizione, dovrà obbligatoriamente dedicarsi alla nuova misura. Queste nuove assunzioni verranno fatte a tempo determinato fino al mese di novembre, poi si procederà alla loro stabilizzazione con lo sblocco del turn over. Insomma, non sembrerebbe una situazione in sé indecorosa. C’è un unico vero problema che non si è considerato: i pensionamenti. Infatti con l’avvento di Quota 100 è previsto che saranno circa 4 mila le unità in uscita in Inps, secondo un calcolo dello stesso istituto. Questo significa che non avverrà alcun rafforzamento del personale, ma solo un mantenimento dello stato attuale delle cose.

I numeri del turn over che avverrà in Inps nei prossimi mesi
Il problema delle sanzioni.
Una delle principali criticità con cui l’Inps si troverà ad avere a che fare è nel controllo sui patrimoni immobiliari dei richiedenti il beneficio. Infatti, in assenza di controlli preliminari sulla veridicità delle autodichiarazioni patrimoniali (che infatti non sono previste, anche per una ragione di tempistiche) si rischia di erogare il beneficio al buio e di dover poi, in sede di verifica ex post, recuperare ingenti somme di denaro da famiglie che non soddisfano i requisiti patrimoniali della misura. Somme che non è assolutamente scontato che si riescano a recuperare, tanto meno in tempi brevi.
Le banche dati.
Quella del Reddito di Cittadinanza rimane, nei fatti, una misura molto delicata e complessa da mettere in atto. Infatti è necessaria una interconnessione di dati per tracciare il profilo dei percettori del reddito. E se da una parte c’è un problema di tutela della privacy, dall’altra regna una carenza di comunicazione tra le banche dati. Un esempio, nel caso di Inps, è quello del rapporto con Aci (Automobile Club d’Italia) per il controllo delle automobili. Non esiste infatti una piattaforma informatica per incrociare i dati e garantire un lavoro coordinato tra gli istituti.
Intorno alla misura del Reddito di Cittadinanza c’è indubbiamente molta confusione, molti aspetti ancora non definiti. Come la mancanza di una convenzione con i Caf perché anche questi possano accogliere le domande per il reddito di cittadinanza [Aggiornamento 4 marzo: raggiunto l’intesa, i Caf forniranno gratuitamente – già a partire dal 6 marzo – il servizio di raccolta delle domande per il reddito di cittadinanza da inviare all’Inps]. Proprio per questo non è affatto semplice formulare una previsione esatta dei cambiamenti che porterà nel lavoro pubblico. Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza ascoltando la testimonianza dei lavoratori, di chi tra pochi giorni si renderà concretamente interlocutore dei cittadini che faranno richiesta o che, semplicemente, chiederanno informazioni. Ciò che però viene descritto è, nel caso dell’Inps come nei casi precedenti (di assistenti sociali e dipendenti dei centri per l’impiego), la conferma di uno scenario confuso, caotico e preoccupante.
Parola ai lavoratori.
Lavoratrice di 50 anni dalla Toscana. Dipendente Inps da 18 anni.
“Il gap tra aspettativa e realtà sarà devastante. Saranno tutti i cittadini a subire, quelli di fronte agli sportelli e quelli dietro”
Ad oggi non sappiamo nemmeno quali siano i definitivi requisiti per avere accesso al reddito. Il 6 di marzo apriremo le porte agli utenti e ci sarà tantissima affluenza. E noi cosa diremo a queste persone? Qualcuno è già venuto in questi giorni ed è stato faticoso fargli capire che noi non abbiamo ancore le informazioni. Non abbiamo avuto neanche il tempo di essere formati, non siamo in grado di dare al cittadino il servizio che merita di avere. Il gap tra aspettativa e realtà sarà sicuramente devastante.
Intanto stiamo rimandando gli appuntamenti a marzo, sperando di saperne di più. Ho come la sensazione che si aspettino che ci informiamo da soli dal flusso di notizie che girano su internet. Non mi sembra serio e professionale.
Quando avvii una misura del genere non puoi, per fare propaganda, stabilire una data per la quale non sei pronto. Prima bisogna creare i presupposti e poi aprire le porte. Noi qui siamo nella più grande confusione. E saranno tutti i cittadini a subire, quelli di fronte agli sportelli e quelli dietro.
Lavoratrice di 56 anni dal Veneto. Dipendente Inps da 13 anni.
“Non riusciamo più ad erogare i servizi, c’è tantissimo stress da lavoro correlato”
Noi in Veneto siamo in stato di agitazione perché non riusciamo più ad erogare i servizi per la carenza di personale. Quelli che hanno delle professionalità stanno andando in pensione e l’ultimo concorso che era stato fatto per 300 persone è stato accantonato. Mancano almeno 80 persone a Verona, c’è tantissimo stress da lavoro correlato. Forse ci saranno nuove assunzioni, ma prima che questo personale sarà operativo passerà del tempo.
Lavoratrice di 50 anni dalla Sicilia. Dipendente Inps da 12 anni.
“La situazione in Sicilia non è come nel Nord Italia, ma non se ne tiene conto”
“Più che in un clima di preoccupazione viviamo in un clima di buio. La situazione in Sicilia è particolare, non è come nel Nord Italia. Hanno vietato l’accesso al reddito a persone in possesso di macchine di grossa cilindrata. Ma qui spesso le famiglie hanno macchine vecchie di 15 anni, con grosse cilindrate ma non per questo benestanti, anzi. Ci sono nella misura un po’ di contraddizioni. Non si è saputo fino in fondo tenere conto della disomogeneità tra i territori”.
Conclusioni.
“Il quadro delineato, anche dai lavoratori – fa sapere Matteo Ariano della Funzione Pubblica Cgil – è di un Istituto ancora non pronto all’applicazione della misura per la mancanza di personale necessario ad affrontare questa ulteriore incombenza calata dall’alto (che andrà ad affiancarsi alle tante altre già svolte dall’Inps) e la mancanza di formazione e informazione ai lavoratori, in assenza di un contesto normativo chiaro e preciso e anche in relazione alle nuove piattaforme informatiche, tuttora non presenti”.
“In questa continua e logorante rincorsa agli obiettivi che sta facendo perdere di vista la funzione dell’Inps, chi rischia di farne le spese sono i lavoratori dell’Istituto – denuncia Ariano -, su cui rischia di abbattersi un vero e proprio “tsunami” di domande. Ci auguriamo perciò – conclude – che i vertici dell’Ente – al di là delle rassicurazioni pubbliche – tutelino i propri dipendenti, mettendoli realmente nelle condizioni di erogare tutti i servizi alla cittadinanza, al di là delle priorità politiche del momento”.
Ascolta il podcast di RadioArticolo 1 su Reddito di cittadinanza? Vince la confusione
Interventi di Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia; Laura Paradiso, Rsu comune di Roma; Christian Biagini, centro per l’impiego Perugia; Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro Regione Lazio. In studio Enzo Bernardo, Fp Cgil e Anna Teselli, Cgil.
SMART-WORKING:DELUDENTE CONCLUSIONE
Nella giornata del 26 è proseguito il tavolo di approfondimento sullo smart-working, preceduto da una fase “seminariale”.
Non possiamo che definire sconfortante l’esito del confronto: pur essendo state recepite alcune proposte di modifica da noi presentate, il testo ci appare ancora lontano dall’essere accettabile.
Di seguito alcune criticità che abbiamo evidenziato:
– Viene fissato un tetto massimo del 10% del personale in servizio, come limite complessivo di lavoratori che potranno aderire, nonostante lo stesso testo normativo (articolo 14 della Legge n. 124/2015) precisi
che “almeno” il 10% del personale possa aderire allo smart-working. Avevamo chiesto che fossero considerate le specificità di alcuni profili (ispettori e legali, ad esempio), ma l’Amministrazione ha voluto creare un unico “calderone” in cui confluiranno tutte le richieste.
– La sperimentazione – che durerà fino al 31 dicembre 2019 – partirà una volta presentati i progetti da parte delle singole strutture: nonostante le nostre richieste, non è dato sapere se tutti i progetti presentati saranno poi approvati e, quindi, quante sedi saranno in sperimentazione.
– I singoli lavoratori potranno presentare domanda di ammissione allo smart-working ma verranno ammessi tenendo conto in via prioritaria di caratteristiche personali e comportamentali (?!?), quali l’affidabilità. Chi e su che basi decide se un lavoratore è affidabile o meno? Non vorremmo, poi, che criteri come l’ “affidabilità” o il “problem solving” possano escludere o fortemente condizionare la partecipazione dei colleghi di Area A e B.
– Se le domande presentate superano il tetto del 10%, l’Amministrazione prenderà in considerazione una serie di criteri indicati nel testo, senza che ci sia dato sapere come verranno valutati.
Queste sono solo alcune delle nostre osservazioni, di cui l’Amministrazione non ha voluto tener conto e, con un atteggiamento un po’ troppo frettoloso, ha ritenuto di voler chiudere. Per questo, non
abbiamo ritenuto di firmare il protocollo d’intesa che ci è stato proposto.
Altri, invece – quelli che gridano continuamente allo scandalo dei “firmaioli” -, hanno firmato quel testo senza batter ciglio, facendo per l’ennesima volta da sponda all’Amministrazione, così come accadde quando si presentarono da soli all’informativa posticcia sulla Determina 153.
Da parte nostra, riteniamo che si sia sprecata l’ennesima occasione per mostrare di avere a cuore il benessere del personale. Ci attiveremo, pertanto, durante il previsto monitoraggio, per evidenziare tutte le criticità che verranno in rilievo ed evitare che lo smart-working diventi un mero adempimento tra i tanti obiettivi che l’Inps deve realizzare.
Roma, 26 febbraio 2019
FP CGIL/INPS CISL FP/INPS UIL PA/INPS CONFINTESA/INPS
Matteo ARIANO Paolo SCILINGUO Sergio CERVO Francesco VIOLA
ULTIM’ORA
Conguaglio fiscale nelle buste paga di febbraio: interviene la convocazione del Gabinetto del Ministro
A seguito della sopraggiunta convocazione del Gabinetto del Ministro, per il giorno 26 febbraio
alle ore 12, sulla iniziativa di Fp Cgil Cisl Fp Uil Pa e Unsa Confsal a tutela dei dipendenti civili del
Ministero Difesa colpiti da un irragionevole conguaglio fiscale nel mese di febbraio, la prevista
manifestazione è aggiornata alle risultanze dell’incontro.
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Cordiali saluti
Fp Cgil Cisl Fp Uil Pa Confsal Unsa
Francesco Quinti Massimo Ferri/Franco Volpi Sandro Colombi Gianfranco Braconi
Pubblichiamo la nota inviata al Ministro della Difesa.
Pubblichiamo la richiesta inviata all’Amministrazione relativa all’applicazione della promozione a ruolo aperto a Capo Reparto e alla necessaria mobilità del personale CR avente diritto compreso quello specialista
Pubblichiamo la Circolare dell’ Ufficio Attività Sportive riguardo l’ VIII° Campionato Italiano VVF di Tennistavolo che si svolgerà presso le Scuole Centrali Antincendio dal 20 al 22 Marzo 2019
Valorizzare economicamente i Vigili del Fuoco non significa sottoporli ad un processo di gerarchizzazione che oltre a diminuire i diritti acquisiti rischierebbe di accorpare il Corpo con altri Corpi dello Stato come già avvenuto per la Forestale.
Una analisi che la Fp Cgil VVF ha inteso fare affinché il personale, valutata l’importanza di ottenere un riconoscimento economiche e previdenziale adeguato al lavoro e al rischio che solo i Vigili del Fuoco corrono, possa scegliere di manifestare la propria opinione senza privarsi dell’alta professionalità dimostrata come unico e vero soccorritore al servizio del paese e del cittadino.
La Fp Cgil VVF chiede ai lavoratori a non cadere nella trappola della equiordinazione
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze
Prof. Giovanni TRIA
SEDE
Al Sottosegretario
On. Dr. Massimo BITONCI
SEDE
Al Sottosegretario
On. Dr.ssa Laura CASTELLI
SEDE
Al Sottosegretario
On. Dr. Massimo GARAVAGLIA
SEDE
Al Sottosegretario
On. Dr. Alessio Mattia VILLAROSA
SEDE
e p.c. Al Capo Dipartimento DAG
Cons. Dr. Renato CATALANO
SEDE
Oggetto: richiesta incontro.
Con la presente le scriventi OO.SS. chiedono alle SS.LL. un incontro al fine di poter
avere informazioni in merito ai provvedimenti attuativi di riorganizzazione del MEF (commi
350 e 351 della legge 145/2018) nonché in merito alle due proposte di legge di riforma
della giustizia tributaria.
Tale esigenza di incontro nasce per l’importanza che riveste il processo di riordino
sul futuro organizzativo, lavorativo ed economico del personale del Mef ed in particolare
sulla gestione ed impostazione che verrà data ai Presidi Unici.
In attesa di un cortese cenno di riscontro, si porgono cordiali saluti.
Roma, 21 febbraio 2019
FP CGIL CISL FP UILPA
Americo FIMIANI Walter DE CARO Andrea G. BORDINI
Avevamo ragione.
La riforma dell’ordinamento professionale, quella legata ai 16 milioni di euro, all’epoca sostenuta da molti oggi attaccata da tutti non ha migliorato e non migliorerà di certo le condizioni di lavoro del personale tant’è che tutti chiedo una nuova legge delega.
La Fp Cgil l’ha sempre contrastata, lo ha fatto in estrema solitudine, oggi i nodi vengono al tutti pettine
Pubblichiamo la nota del Coordinatore dove chiede un incontro con l’Amministrazione e sollecita il pagamento per l’attività di formazione spettante al personale
Prendiamo atto dell’inadeguatezza dell’amministrazione nei confronti degli organismi interni ed esterni che governano le competenze economiche dei dipendenti civili della Difesa, che consentiranno – secondo quanto comunicato ieri sera – di rateizzare solo la parte residua dell’importo dovuto con l’ulteriore conguaglio applicato nella mensilità di marzo. Fp Cgil Uil Pa Cisl Fp e Confsal Unsa si dichiarano insoddisfatte della risposta, e nel denunciare la gravità della condizione economica imposta a migliaia di famiglie rimaste di fatto senza alcun sostentamento nel mese di febbraio a causa del prelievo forzoso applicato alle retribuzione delle lavoratrici e dei lavoratori civili della difesa, comunicano di aver programmato un sit in di protesta per il prossimo 26 Febbraio, dalle ore 9.30 alle ore 11.30 avanti la sede del Ministero della Difesa. Nessun lavoratore sarà lasciato solo.
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