Comprendiamo come le complicate letture di norme e regolamenti sull’esercizio della professione infermieristica possano ingenerare equivoci anche di natura lessicale e indurre a pensare che a La Spezia vi siano sacche di gravissimo abusivismo da parte di infermieri, addirittura dipendenti dalla ASL .
E’ bene, allora, chiarire innanzitutto che stiamo parlando di donne e uomini professionisti della disciplina infermieristica, alcuni di loro con anni e anni di servizio ed esperienza alle spalle; stiamo parlando di lavoratrici e lavoratori che hanno tutti i titoli di studio che l’attuale ordinamento prevede per l’esercizio di quella professione.
Stiamo parlando di personale assunto regolarmente, con concorso pubblico, dal servizio sanitario nazionale e di donne ed uomini che quotidianamente assicurano servizi e prestazioni di qualità ai cittadini in applicazione di linee guida, protocolli, procedure e istruzioni operative predisposte dell’Azienda Sanitaria che controlla ogni passaggio ed ogni professionista coinvolto.
Queste precisazioni sono necessarie perché a leggere le agenzie di stampa sembra che ciò che si è verificato a La Spezia sia il resoconto di una attività delittuosa portata avanti con il concorso di un cinquantina di infermieri “senza titolo”.
L’unica cosa che manca a quelle lavoratrici e lavoratori della ASL di La Spezia è la sola iscrizione all’albo degli infermieri, resa obbligatoria a seguito di una legge del 2006 e facilmente assolvibile con il pagamento di un semplice bollettino di conto corrente postale!
Nulla, quindi, a che vedere con violazioni che mettono in discussione capacità professionale, titoli di studio, aggiornamento e formazione professionale o, addirittura che mettono a rischio la salute dei cittadini.
La Fp Cgil spezzina e quella ligure sapranno stare al fianco di quei lavoratori che intendono richiedere i servizi di tutela legale.
Ciò che ci preme evidenziare è che le 49 lavoratrici e lavoratori di La Spezia sono e restano degli ottimi professionisti del servizio sanitario nazionale.
Fino a prova contraria.
Roma 29 Dicembre 2009