Medici – Casse dei professionisti come tutti gli enti pubblici

05 Maggio 2012

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Casse dei professionisti come tutti gli enti pubblici

 
(Articolo di Roberto Sandri su Italia Oggi del 27 aprile 2012) Niente autonomia per le Casse di previdenza dei liberi professionisti rispetto ai provvedimenti della finanza pubblica. La previsione (anticipata da ItaliaOggi del 13 aprile) è contenuta nell’articolo 7 del decreto legge sulle semplificazioni in materia tributaria convertito con il ddl 3184-B martedì 24 aprile. In sostanza, il testo certifica l’obbligo degli Enti di previdenza privati di rispettare le regole della finanza pubblica, causa la loro presenza nell’elenco Istat, seppur più volte contestata. Si conferma che «per amministrazioni pubbliche si intendono gli enti e i soggetti individuati a fini statistici nell’elenco» pubblicato dall’Istat e le Casse di previdenza private sono là dentro. Ma non solo: questo principio non vale tanto e solo per il 2011 – come sancito nel testo del decreto legge n. 16/2012 ma per tutti i «successivi aggiornamenti», senza necessità, quindi, di dover richiamare i provvedimenti che l’Istat emanerà in futuro. Gli enti di previdenza privati, anche se Fondazioni di diritto privato e obbligate a rispettare gran parte della normativa più onerosa propria delle persone giuridiche private, sono dunque sottoposte alle regole per la stabilità pubblica. Cioè alle leggi finanziarie annuali.Il meccanismo giuridico. L’elenco Istat indica i gioielli di famiglia della ricchezza nazionale: gli enti i cui bilanci appartengono al conto economico consolidato dello Stato il quale a sua volta esprime la stabilità del nostro Paese nella sede di Bruxelles. Il testo del 3184-B chiarisce che a tutti i componenti della lista si applicano le regole proprie della finanza pubblica, secondo quanto indicato dalle leggi finanziarie dei vari governi. Per tanto tempo l’Adepp – l’associazione che raccoglie le Casse di previdenza private ha sostenuto l’estraneità a quella lista: non percependo denaro pubblico in alcuna forma, le Casse non dovevano far parte di quell’elenco o, pur partecipandovi, non dovevano essere trattate come amministrazioni pubbliche. Insomma, niente indiscriminata applicazione delle leggi che disciplinano gli enti pubblici e niente ingiustificate generalizzazioni dei vincoli imposti dalle varie finanziarie, e quant’altro. Le carte da bollo si sono sprecate intorno a questo nodo e, proprio nel 2012, prima a gennaio il Tar del Lazio aveva dato loro ragione, poi a marzo il Consiglio di stato aveva sospeso la sentenza Tar. Ora siamo davanti ad un testo di legge, salutato dal premier Monti in occasione della prima fiducia del 4 aprile, come un provvedimento che contrasta «la lente del particolarismo».
Le conseguenze. Non è semplice capire la mossa del governo. Secondo i falchi, il Ministero dell’economia sta seguendo «l’odore dei soldi» e intende acquisire i patrimoni delle gestioni private all’interno di un neonato SuperInps, anche se più volte il presidente dell’Istituto nazionale Antonio Mastrapasqua ha negato decisamente.
Secondo le colombe, invece, l’intento di Monti è quello di preservare i patrimoni delle Casse, perché oggi ogni euro in più nelle loro riserve fornisce lustro al conto consolidato dello Stato. Poiché l’Italia ha bisogno di stabilità, sottoporre la previdenza professionale ai principi della Finanziaria di per sé non permette di acquisire un euro, ma preserva l’esistente.
Una cosa però è certa: tutti i provvedimenti di contenimento della spesa, dei costi istituzionali e degli investimenti ora non saranno più da considerare solo consigli per il comportamento futuro ma rappresenteranno vincoli giuridici.

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