Medici – Lettera a Letta dell’intersindacale

09 Ottobre 2013

NEWS

Lettera a Letta dell'intersindacale

ANAAO ASSOMED – CIMO-ASMD – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI – FVM – FASSID – CISL MEDICI – FESMED -ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – UIL FPL MEDICI – SDS SNABI – AUPI – FP CGIL SPTA – UIL FPL FPTA – SINAFO –
FEDIR SANITA’ – SIDIRSS – FIMMG – SUMAI – SMI – FIMP – CIMOP – UGL MEDICI – FEDERSPECIALIZZANDI

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
per conoscenza
AL MINISTRO DELL’ECONOMIA E FINANZE
AL MINISTRO DELLA SALUTE
AL PRESIDENTE DELLA CONFERENZA DELLE REGIONI
Roma 9 ottobre 2013
Prot. n. 214/2013/snrm

Il.mo Presidente,
negli ultimi anni le manovre finanziarie, nel combattere la grave crisi in cui versa il Paese, hanno duramente
colpito la sanità pubblica, danneggiando gravemente il Servizio Sanitario Nazionale e riducendo il raggio di
copertura dei bisogni di salute dei cittadini.
A dispetto del merito di associare, pur tra carenze e limiti, una spesa tra le più basse in Europa con indicatori di
salute tra i migliori, e dell’importanza economica della filiera della salute, capace di produrre valore pari
all’13% del PIL, ed occupazione di circa 2,5 milioni di unità, la Sanità è, infatti, diventata il settore più bersagliato
da tagli lineari, sia perché parte, non valorizzata nella sua specificità, del pubblico impiego sia perché
considerata contenitore di spesa eccessiva ed ingiustificata. La stessa Corte dei Conti calcola in 31 miliardi il
taglio di finanziamento pubblico nel periodo 2011-2014. E l’azzeramento delle risorse per le fasce sociali deboli
carica sul sistema sanitario anche problematiche di interesse prevalentemente sociale.
Mentre crescono i ticket a carico dei cittadini e sale il carico fiscale, calano quantità e qualità delle prestazioni
erogate in un progressivo impoverimento di competenze professionali ed innovazioni tecnologiche. La diminuzione
del perimetro di intervento pubblico ed il cedimento del sistema di tutela aprono la strada ad un
sistema pubblico povero per i poveri, al di là della mancanza di una dichiarata volontà politica in tal senso.
E nel contempo si acuisce la crisi del carattere unitario del servizio sanitario, la cui disarticolazione, con la
presenza di più sistemi a diverse garanzie, rende efficacia, qualità e sicurezza delle cure funzione del codice
postale e la sicurezza delle cure una variabile della latitudine, in una inaccettabile ri-modulazione dei diritti
dei cittadini che frantuma la coesione sociale. Il federalismo sanitario ha finora prodotto aumento delle ineguaglianze
tra Nord e Sud, confusione legislativa, scarsa garanzia dei LEA, conservazione di molte aree di
privilegio. Oggi solo otto Regioni sono in grado di assicurare i livelli essenziali di assistenza.
Il servizio sanitario rappresenta un valore fondamentale per un Paese civile, anche e soprattutto in tempi di
crisi economica e, mentre gli inglesi ne hanno celebrato la nascita alla apertura delle Olimpiadi, in Italia è in
atto una sua progressiva disgregazione.
Per questo riteniamo impensabili ulteriori manovre nella prossima legge di stabilità che sottraggano nuovi pezzi
ad un edificio già pericolante. Fermo restando che i frutti di una pratica di spending review, non lineare ma mirata
a rimuovere sprechi, inefficienze, interessi illegali, improprie relazioni tra politica e gestione, che certo non
mancano, devono restare all’interno del sistema sanitario finalizzati ad un suo rilancio e potenziamento. Conosciamo
bene i problemi economici che attanagliano il nostro Paese e sappiamo che ognuno è chiamato a
fare la sua parte di sacrifici. Tuttavia il servizio sanitario non può essere ancora una volta l’agnello sacrificale,
il salvadanaio da depauperare per arginare temporaneamente le necessità di cassa.
Non si salva, però, il sistema delle cure senza salvare chi quelle cure è chiamato a garantire anzi, valorizzare il
personale, dipendente o convenzionato, del Ssn è condizione imprescindibile per salvaguardare la sanità
pubblica.
L’evoluzione regressiva del SSN ipoteca anche un pezzo di futuro della nostra professione e peggiora le
condizioni di lavoro, sia all’interno degli ospedali che nel sistema delle cure primarie, ove blocco del turnover
ed esodo pensionistico del personale riducono silenziosamente le dotazioni organiche, fino a pregiudicare
la erogazione delle prestazioni previste dai LEA. Non si può pensare, però, di usare i Professionisti del
SSN per tappare i buchi economici e organizzativi e fare da parafulmine alla rabbia dei pazienti o di additarli
addirittura come parte dei problemi della sanità. Nè di ridurli a mero fattore produttivo, “macchine banali”
chiamate a pagare da sole, e più degli altri, i costi della ristrutturazione, esposti in prima linea alla delegittimazione
sociale e facilmente trasformabili in capro espiatorio.
In grande difficoltà è anche il personale dipendente delle strutture private accreditate, che tra procedure di
riduzione di personale e chiusura di presidi, ha un contratto di lavoro fermo al 2005, senza che si intravedano
a breve segnali di rinnovo.
Il Governo ha anche esteso a tutto il 2014 il blocco del Contratto Nazionale, che perdura dal 2009, mentre
latita il rinnovo delle Convenzioni, determinando, di fatto, una sospensione per legge di diritti sanciti dalla
Costituzione, lo svuotamento del CCNL 2013-2015, dopo la cancellazione della tornata 2010-2012, il rinvio a
tempo indeterminato della contrattazione nel pubblico impiego, anche di quella integrativa che non necessita
di risorse aggiuntive. Il blocco delle procedure contrattuali e negoziali, mentre continua la mancata applicazione
di istituti consolidati in precedenti contratti e convenzioni, amplifica ed incattivisce un quadro già
drammatico per cittadini ed operatori. La crisi economica non diventi un alibi per una fuga dalle responsabilità
di un confronto che sia allo stesso tempo strumento di cambiamento, di innovazione, di rilancio dei servizi.
Occorre consentire lo svolgimento delle procedure contrattuali e negoziali ed eliminare gli effetti dell’art. 9,
comma 1, 2 e 2 bis, della legge122/2010.
L’assenza di iniziative legislative in materia di responsabilità professionale alimenta una medicina difensiva
che porta via dal sistema salute ingenti risorse, valutate in oltre 10 miliardi di euro all’anno, a discapito di
cittadini e medici e a vantaggio dei sistemi assicurativi e di studi legali e pseudo legali. Il contenzioso medicolegale,
in crescita esponenziale, vede il medico sempre più solo alle prese con i cittadini arrabbiati, sottoposto
al fuoco di fila di cause spesso nate dalla situazione di caos e incertezza che pervade le strutture sanitarie,
quando non da atteggiamenti opportunistici. Non chiediamo di sottrarci alle nostre responsabilità, anche di
ordine penale, ma abbiamo bisogno di lavorare con serenità, per cui le aziende sanitarie siano obbligate ad
assicurarsi, ed il Governo si faccia promotore di una legge specifica che, in una ottica di sistema, dia alla
questione risposte chiare ed esaustive, sulle orme della legislazione europea di riferimento.
Un nodo che da tempo aspetta di essere sciolto è quello del precariato. L’abuso di contratti atipici persostenere una domanda di salute non comprimibile, ha allargato oltre misura il numero di medici, veterinari e
dirigenti sanitari costretti a lavorare in perduranti condizione di instabilità, privati di diritti e di futuro, impegnati
in attività istituzionali sotto una spada di Damocle che minaccia la stessa continuità delle cure. E’ tempo di
ridare ossigeno e stabilità al sistema e di scrivere la parola fine ad un generalizzato blocco del turnover.
Urgente appare, inoltre, un radicale cambio di paradigma nelle politiche della formazione medica che oggivedono una discrasia con il mondo del lavoro, uno scollamento tra sistema universitario e servizio sanitario,
un terreno di coltura di nepotismi e corruzione, alimentando il paradosso di Medici laureati in Italia, a spese
della collettività, che poi vanno a lavorare all’estero. Governo e Parlamento sono chiamati ad investire nellavalorizzazione delle giovani generazioni di medici, ai quali garantire l’accesso alla formazione specialistica e
di medicina generale, e dei tanti non medici, iscritti alle scuole di specializzazione di area sanitaria ma penalizzati
dalla mancanza di ogni riconoscimento economico.
Si tratta, come vede, di temi prioritari per la tenuta del sistema sanitario.
I Professionisti del SSN meritano rispetto in nome della fatica e della complessità del compito che ogni giorno
ed ogni notte svolgono a tutela del diritto alla salute, che la Costituzione riconosce ai cittadini. Sono necessari
segnali positivi ed uno stop alle politiche di definanziamento e di tagli lineari per restituire slancio e
fiducia al Servizio Sanitario Nazionale trovando le soluzioni più efficaci per garantire a tutti i cittadini il diritto
di essere curati secondo i propri bisogni indipendentemente dalle condizioni economiche e dal luogo di
residenza ed arrestare una deriva cui noi non vogliamo arrenderci.
In caso contrario, l’inevitabile contenzioso e la radicalizzazione del conflitto che verrà a determinarsi producendo
una serie di iniziative di dura protesta rischiano di deteriorare ulteriormente il funzionamento del servizio
pubblico.
Dipende anche dalla Politica se la Sanità uscirà dalla crisi più o meno aderente ai principi costituzionali.
Ringraziando per l’attenzione che vorrà riservarci, porgiamo distinti saluti.

Costantino Troise ANAAO ASSOMED
Riccardo Cassi CIMO ASMD
Alessandro Vergallo AAROI-EMAC
Massimo Cozza FP CGIL MEDICI
Aldo Grasselli FVM
Francesco Lucà FASSID
Biagio Papotto CISL MEDICI
Carmine Gigli FESMED
Raffaele Perrone Donnorso ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI
Armando Masucci UIL FPL MEDICI
Alberto Spanò SDS SNABI
Mario Sellini AUPI
Lorena Splendori FP CGIL SPTA
Giovanni Torluccio UIL FPL SPTA
Antonio Castorina SINAFO
Antonio Travia FEDIR SANITA’
Franco Socci SIDIRSS
Giacomo Milillo FIMMG
Roberto Lala SUMAI
Salvo Calì SMI
Alessandro Ballestrazzi FIMP
Fausto Campanozzi CIMOP
Ruggero Di Biagi UGL MEDICI
Cristiano Alicino FEDERSPECIALIZZANDI

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