In allegato per opportuna conoscenza e diffusione copia della lettera unitaria inviata in data odierna alla Ministra e che sollecita il riscontro ad una richiesta di incontro inoltrata già da due mesi e denuncia quanto sta avvenendo sul tavolo nazionale di contrattazione. Il mancato raggiungimento di un accordo sul FUA 2016 è emblematico di come all’interno di questa Amministrazione si concepiscono le relazioni sindacali e di quale attenzione viene portata a legittime e ragionevoli richieste della parte sindacale per una volta unita (ad eccezione dell’UNSA che invece ha regolarmente aderito alla proposta dell’amministrazione, dopo una iniziale espressione di contrarietà). Ripercorriamo la vicenda: la nostra proposta unitaria è di rivedere la distribuzione percentuale del fondo portandola al 50% per ciascuna delle destinazioni previste dall’accordo e prevedendo procedure di garanzia per il lavoratore nelle fasi di valutazione. Il confronto, che si è protratto per tre riunioni, ha visto inizialmente una posizione irremovibile dell’amministrazione che poi si è stemperata nella proposta, non accolta dalla stragrande maggioranza del tavolo, di procedere ad una ripartizione del 60% alla valutazione individuale e 40% a quella collettiva. Mentre nessuna “concessione” (termine molto in voga nel linguaggio della controparte) sulle garanzie richieste nelle procedure di valutazione. Motivando queste posizioni con affermazioni spesso discutibili, fantasiose e contraddittorie. Ma quello che ci ha fatto saltare sul tavolo è l’insostenibile leggerezza con cui hanno minacciato l’adozione di un atto unilaterale. Una evenienza mai verificata neppure negli anni più bui del brunettismo prende forma in un Ministero diretto da una ex sindacalista: ci pare troppo. Pertanto non siamo in presenza di una impuntatura dei sindacati, ma su un passaggio delicato rispetto alla revisione di un accordo che ha fatto il suo tempo, sia per le modifiche normative che ci sono state che già certamente modificano asset ed indirizzi su cui si è parametrata sinora la famosa meritocrazia, (che ha peraltro pienamente dimostrato tutta la sua inutilità ai fini di una reale valutazione della produttività), che in conseguenza della rottura del patto tra gentiluomini e gentildonne fatto al momento della sua stipula, ovvero che mai quei criteri sarebbero stati adottati per le progressioni economiche. Un passaggio che misura la qualità delle relazioni sindacali in un Ministero dove la controparte ci pare abituata solo a fare il bello ed il cattivo tempo con il famoso e misero strumento del bastone e della carota. Per quanto riguarda la Ministra ci pare singolare questo perdurante silenzio interrotto soltanto da messaggi inviati al tavolo nazionale. Che noi certo non sottovalutiamo: verificheremo i termini del famoso emendamento preannunciato nel DDL Stabilità 2018 per il nuovo concrso e apprezziamo lo stanziamento aggiuntivo di 240 mila euro per il pagamento dello straordinario, pescando queste risorse una tantum dalla legge 107. Ma noi abbiamo necessità di un confronto politico a tutto campo su condizioni che assicurino certezze ai lavoratori e non misure tampone e una tantum prese sull’onda dell’emergenza e delle pressioni sindacali. Ogni giorno che passa rende sempre più difficili le condizioni di lavoro e peggiora le condizioni dei servizi, a tal proposito vi giriamo una nota sottoscritta dalle RSU dell’USR della Lombardia che denuncia esattamente quanto sta avvenendo in tutti gli Uffici operativi dell’Amministrazione, in questo caso aggravato da inammissibili comportamenti dirigenziali. E si avvicina a grandi passi il momento della mobilitazione: lo misureremo dalla risposta della Ministra o dalla non risposta, se dovesse continuare il suo silenzio alle nostre richieste.
Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale