02 Luglio 2020

Dopo la testimonianza di Marina, ostetrica, e Antonella, operatrice socio-sanitaria, questa volta la parola a Barbara, agente di polizia locale, e Carmen, dipendente Inps.

 

Il loro lavoro non si è mai interrotto. Hanno lavorato nell’emergenza e per l’emergenza. Insieme al grande lavoro di medici e infermieri, hanno affrontato il Covid-19 sotto tutti i punti di vista: sanitario, sociale, economico. E hanno dovuto farlo molto spesso con la difficoltà di conciliare vita e lavoro, in un momento in cui tutto era fermo, le scuole chiuse e i figli a casa. Stiamo parlando delle tante, tantissime donne che fanno parte dei servizi pubblici.

Donne e lavoratrici, ognuna delle quali in questi mesi si è sobbarcata la responsabilità di lavorare per l’emergenza, al servizio dell’intero Paese. Ognuna di loro, per motivi diversi, aveva addosso una responsabilità enorme. E a questo senso di responsabilità si è spesso aggiunta la difficoltà di conciliare il proprio lavoro con la vita privata. Donne e spesso mamme con figli a casa, a causa delle scuole chiuse, o con familiari a cui dover badare. E spesso con il timore di essere potenziali portatrici del virus, per il fatto di non essersi mai fermate.

Sono loro a raccontarci cosa ha significato lavorare in emergenza e per l’emergenza, cosa è voluto dire sentire la responsabilità del benessere delle persone, capire che dallo svolgimento del proprio lavoro, mai come adesso, dipendeva il bene altrui. Lavoratrici dei servizi pubblici, in prima linea, e donne con un proprio personale.

 

Barbara, agente di polizia locale

Barbara, agente di polizia locale, è stata in strada a garantire sicurezza, a fare controlli perché si rispettassero le regole nella fase di lockdown durante la quale i motivi per uscire di casa erano limitati. Un compito delicato, quello di verificare gli spostamenti, quando in strada ci si doveva occupare spesso anche di gestire senza-tetto, tossicodipendenti o altre categorie disagiate, chiaramente senza mascherina e protezioni di alcun tipo. E’ stato complicato soprattutto per una mamma che per mesi ha dovuto spiegare a un bambino di 8 anni perché preferiva evitare di abbracciarlo, di stringerlo a sé. E perché, con tutto quel pericolo là fuori di cui parlava la televisione, la mamma doveva uscire di casa lo stesso e andare a lavorare.

 

Carmen, dipendente Inps

E poi Carmen, dipendente Inps, ha lavorato giorno e notte affinché a tutti arrivasse la tanto chiacchierata e tanto attesa cassa integrazione, per molti unico appiglio economico per andare avanti. Ci ha raccontato di come ha vissuto questi mesi di lavoro, con sulle spalle tutto il peso e la responsabilità di essere quel tramite che avrebbe garantito a tantissime famiglie di arrivare a fine mese, di sorreggersi. Un peso enorme, una responsabilità molto seria.

 

Questi i mesi in emergenza vissuti da Carmen e da Barbara, ma anche da Marina e Antonella, e dalle migliaia di donne in tutto il Paese che hanno lavorato per l’emergenza, aiutando tutti noi ad affrontarla al meglio. Sono piccoli racconti di grandi responsabilità che hanno investito tutti i lavoratori dei servizi pubblici, la maggior parte dei quali sono donne. Donne ancora oggi poco valorizzate, che devono sgomitare per avere le stesse opportunità dei colleghi uomini, vittime di visioni culturali e professionali arcaiche che difficilmente le vedono in carriera, soprattutto se mamme. Faremmo bene a ricordare, quando tutto questo sarà finito e il polverone di questa emergenza si sarà depositato a terra, quanto ha contato in questi mesi drammatici il contributo delle donne.


Donne al lavoro, protagoniste dell’emergenza

 

 

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