PCM. Sfuma il Contratto 2016/2018: un danno per le lavoratrici e i lavoratori.

23 Dicembre 2020

PCM. Sfuma il Contratto 2016/2018: un danno per le lavoratrici e i lavoratori.

 

Come previsto è continuata, ieri e oggi, la trattativa tra le organizzazioni sindacali della Presidenza del Consiglio dei Ministri e l’ARAN.

L’Agenzia di rappresentanza ha presentato il testo di una ipotesi di contratto collettivo in tutte le sue parti comprese le tabelle economiche (che alleghiamo) per la distribuzione delle risorse complessivamente disponibili.

Il testo, frutto della trattativa che dura da oltre due anni ormai, presenta le seguenti norme di innovazione rispetto ai precedenti contratti.

Nel sistema di relazioni sindacali si sono introdotti gli strumenti di partecipazione delle organizzazioni sindacali alle scelte dell’amministrazione che, per legge, non possono essere assoggettate alla contrattazione integrativa (informazione, confronto, organismo paritetico per l’innovazione) e, in più, si è finalmente riconosciuto ruolo e funzione alla Rappresentanza Sindacale Unitaria eletta da tutte le lavoratrici e i lavoratori, finora prevalentemente esclusa dalla contrattazione integrativa per una presunta supremazia delle OO.SS. che esaurivano ogni confronto in una unica sede negoziale ad esse riservata.

In più, relativamente alle materie di contrattazione integrativa si è previsto che a livello di RSU si potranno definire “indennità correlate alle condizioni di lavoro a particolari o gravose articolazioni dell’orario di lavoro – ivi inclusa la concreta disponibilità ad una estensione dell’orario di lavoro – alla reperibilità collegata a servizi che richiedono interventi di urgenza o di cui deve essere necessariamente assicurata la continuità, a specifiche responsabilità e professionalità richieste per lo svolgimento delle attività, alla piena flessibilità organizzativa”. Una formulazione, per noi, utile a dare risposta certa e strutturale, tra le altre, alle attività di coordinamento e monitoraggio dell’allertamento.

Nella parte normativa, tra le innovazioni più importanti:

  • l’estensione di tutti gli istituti finora previsti in favore dei coniugi anche ai soggetti delle Unioni Civili, il congedo straordinario per le donne vittime di violenza di genere;
  • 19 ore di permessi retribuiti per motivi personali e familiari;
  • 20 ore di permessi per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici;
  • la parificazione delle assenze dovute all’emergenza Covid (malattia o in quarantena con sorveglianza attiva, o in permanenza domiciliare fiduciaria) a quelle per ricoveri ospedalieri con esclusione dal periodo di comporto (periodo superato il quale si perde il diritto alla conservazione del posto di lavoro);
  • l’esclusione dal computo delle assenze per malattia, per i lavoratori con gravi patologie richiedenti terapie salvavita, sia dei giorni per sottoporsi alle terapie sia le assenze derivanti da effetti collaterali, senza limiti di tempo;
  • l’incremento da 30 a 60 minuti per raggiungere il posto di lavoro in caso di richiamo da reperibilità.

Sulla parte economica il contratto porterebbe benefici medi complessivamente pari a 126 euro al mese (x 13) pro capite. Così ripartiti: 83 euro medi sul tabellare; 10 euro sull’indennità di presidenza; 27,11 euro sul fondo di contrattazione integrativa.

Per il periodo 1.1.2016/31.12.2020 gli arretrati derivanti ammonterebbero a circa 5.387 euro medi. Infine, a decorrere dal 2020, una quota dell’indennità di presidenza, per un valore medio di circa 456 euro/mese verrebbe conglobata nella retribuzione tabellare unitamente all’indennità di vacanza contrattuale già corrisposta dal 2010 in avanti. Così come, dagli stanziamenti della legge di bilancio 2020 (5 milioni) deriverebbero ulteriori 146 euro medi mensili e dalla riduzione della spesa per straordinari ancora 43 euro medi mensili, da ripartire con la contrattazione integrativa.

Infine, l’ipotesi di accordo prevede l’istituzione di due nuove fasce economiche (A – F10 e B – F10) per mettere in condizione la contrattazione integrativa di dare finalmente sviluppo economico a chi è apicale di categoria da lungo tempo.

Purtroppo, l’ipotesi di accordo non ha trovato la condivisione di tutte le organizzazioni sindacali. In particolare hanno dichiarato la contrarietà a questa intesa Snaprecom, Sipre e Ugl impedendo così di dare finalmente il contratto collettivo di lavoro alle lavoratrici e ai lavoratori della Presidenza del Consiglio dei Ministri che vedono le loro retribuzioni ferme dal 31.12.2009.

Come Funzione Pubblica CGIL, abbiamo confermato ancora una volta che i lavoratori hanno diritto al contratto; che i contratti non sono mai di una sola parte ma di tutte e tutti e rappresentano il frutto di mediazioni tra tutte le parti al tavolo. Anche noi vediamo risolte solo parzialmente alcune nostre richieste e per nulla accolte tante altre ma continuiamo a ritenere inaccettabile la conclusione negativa del negoziato: equivale a negare il diritto al contratto per le lavoratrici e i lavoratori della presidenza del consiglio realizzando per gli stessi un grave danno, normativo ed economico. E come organizzazione ce ne sentiamo comunque responsabili, sia pure in quota parte per il nostro tasso di rappresentatività. Analogamente non possiamo tacere le responsabilità di altri, sicuramente più rappresentativi, che hanno continuato a porre questioni giuste e legittime assieme a questioni che non possono, per legge, trovare soluzione in questa trattativa.

Non sappiamo se nel corso delle imminenti feste natalizie almeno parte delle organizzazioni oggi non disponibili cambieranno opinione. Di certo sappiamo che da questo momento in avanti nessuno più potrà arrogarsi dentro la Presidenza il diritto di agire la contrattazione in esclusiva negando la titolarità ad altri. Anche per questo continueremo in ogni modo a rivendicare il nostro diritto a rappresentare le lavoratrici e i lavoratori.

Alle lavoratrici e i lavoratori i nostri migliori auguri per un sereno Natale e un migliore anno 2021.

Il Segretario Nazionale

Florindo Oliverio

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