EPSU STEERING COMMITTEE 12/02/2021

05 Marzo 2021

EPSU STEERING COMMITTEE 12/02/2021

La riunione dello YSC è stata preceduta da una relazione del Prof. Clark, della Edinburgh University, il responsabile del gruppo di ricerca incaricato di analizzare la situazione giovanile europea sia dal punto di vista dell’occupazione che da quello della partecipazione sindacale.

Il fenomeno osservato in UK con il supporto del sindacato inglese PSS ha confermato la criticità della situazione giovanile, già evidenziata in riunioni e studi precedenti: salari bassi, se non inesistenti, abuso di diritto, crescente dispersione scolastica. Al momento, il grosso problema è armonizzare i vari dati provenienti da tutta europa perché non esiste una uniforme definizione di “disoccupazione giovanile” e questo complica l’individuazione di un minimo comune denominatore che funga da working definition per lo studio.

Nei paesi del sud Europa, ad ogni modo, la disoccupazione giovanile sembra essere stimata al 40%, una piaga che pone i giovani in una posizione di svantaggio competitivo, forzandoli ad accettare lavori poco tutelati a fronte di una costante decrescita dei posti di lavoro globalmente disponibili. Questo, nel parere del Professore, ha una influenza direttamente proporzionale sulla loro disponibilità ad unirsi a un sindacato. Più lungo il periodo di disoccupazione o precariato, minori le possibilità di una loro affiliazione. Manca la cultura del sindacato fra le giovani generazioni, e quando nella discussione è stato riportato l’esempio della best practice olandese (organizzazione sindacale degli studenti contro i prestiti scolastici) il Prof. Clark ha reagito positivamente come un esempio da seguire. Nella sua opinione, concentrarsi sulla cultura sindacale porterà molti più risultati a lungo termine che focalizzarsi su contrattazioni e rivendicazioni sindacali concrete.

Al tempo stesso, le statistiche dicono che il primo rapporto di lavoro che un giovane stringe è un lavoro universitario. Fra questi, alcuni hanno la fortuna di lavorare nel campo in cui studiano; come risultato, il primo ingaggio con i sindacati è facile e di successo (e.g. studenti di scienze infermieristiche). Ma altri sono costretti a svolgere lavori non correlati col percorso di studi (e.g. camerieri); raggiungere queste persone è estremamente difficile1. Come risultato, i sindacati “specifici” (infermieri, metalmeccanici, e.c.) hanno più successo nell’attirare i giovani rispetto alle sigle generaliste.

Conclusioni: le parole chiave sono i problemi di alloggio o la difesa di diritti fondamentali come quello allo stipendio. La più grande lacuna: la contrattazione collettiva non tiene mai in considerazione le necessità espresse dai giovani lavoratori; una distorsione dovuta al fatto che la proporzione di under 30 (e nel settore pubblico, under 40) è ai minimi storici e quindi non viene rappresentata perché non riportata da una maggioranza.

Redatto a cura di Andrea Mosca FP CGIL Nazionale

1 N.d.r. il che suggerisce che un impegno del sindacato in campo di orientamento al lavoro o di facilitatore dell’incontro fra domanda e offerta potrebbe avere degli ottimi risultati.

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