Entro il 2030 in pensione il 50% medici Ssn, urgente intervenire

15 Dicembre 2022

Filippi, segreterio nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, in occasione della manifestazione ‘Salviamo la Sanità Pubblica’

“Entro il 2030 circa la metà dei medici andranno in pensione. Se non si interviene con urgenza il governo sarà responsabile del fallimento del Servizio sanitario nazionale”. A denunciarlo è il segretario nazionale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn, Andrea Filippi, dal palco della manifestazione nazionale, promossa dall’intersindacale ‘Uniti per la Sanità’, oggi a Roma dietro le parole ‘Salviamo la Sanità Pubblica’.

Dai dati del report sull’occupazione nella Pa della Fp Cgil, osserva il dirigente sindacale, “emerge come l’età dei medici e dei dirigenti del Servizio sanitario nazionale sia superiore ai 55 anni. Entro il 2030 cesseranno dal servizio 49 mila medici, il 44% dei 112 mila attualmente in servizio. Serve prevedere nuove assunzioni, non solo per il turnover, ma per garantire i Livelli essenziali di assistenza. Una dinamica peraltro che non tiene conto della fuga dei medici dal Ssn, dovuta alle pessime condizioni di lavoro e alle retribuzioni. Medici che abbandonano il pubblico per scegliere i contratti libero professionali che questa legge di Bilancio favorisce con la flat tax”.

“Dietro questi numeri, dietro la quotidiana realtà, emerge con forza il bisogno di intervenire per rendere attrattivo il lavoro pubblico, anche investendo sul prossimo contratto nazionale. Altrimenti sanciremo il fallimento del Ssn, vanificando anche l’ingente investimento fatto in questi anni sulla formazione specialistica. Come è nelle ragioni della piazza convocata oggi, bisogna intervenire sull’organizzazione dei servizi e del lavoro, assumere personale e valorizzare le professioni. Queste sono le richieste prioritarie che i sindacati dei medici e dei dirigenti del Servizio sanitario nazionale avanzano al governo. È ora di agire per per salvare la sanità pubblica, per difendere il diritto alla salute e il diritto alle cure”, conclude Filippi.

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