Sanità

15 Gennaio 2021

L’associazione La Nostra Famiglia, che si dedica alla cura e alla riabilitazione delle persone con disabilità, soprattutto in età evolutiva, divide i lavoratori passando al contratto Aris Rsa. Sindacati e lavoratori, insieme ai familiari dei pazienti, non ci stanno.

Un cambio di contratto di lavoro, ovviamente verso uno peggiorativo. Un’operazione di divisione dei lavoratori, perché il cambio interesserà molti ma non tutti. Uno scarico di responsabilità a motivare il tutto, che neanche a dirlo non contempla errori gestionali da parte dei vertici. È il complesso intreccio relativo alla vertenza che riguarda ‘La Nostra Famiglia’ – ovvero quell’associazione che, come si legge sul loro sito, si dedica alla cura e alla riabilitazione delle persone con disabilità, soprattutto in età evolutiva, presente in sei regioni italiane – e che vede la scelta dei vertici dell’associazione di operare un cambio di contratto per larga parte dei suoi dipendenti.

Una vertenza che si trascina da un anno, peraltro raccontata dai sindacati in una lettera aperta indirizzata ai familiari dei piccoli pazienti, e che si è acuita nel corso delle scorse settimane quando l’associazione presieduta da Luisa Minoli, esattamente lo scorso 6 novembre, comunicava la proposta di suddividere l’applicazione del contratto: a circa 1.600 lavoratori quello di Aris Rsa e ai rimanenti 400 quello della Sanità Privata, appena rinnovato. Il tutto adducendo motivazioni di tenuta occupazionale, anche in ragione di perdite di bilancio (imputabili, come sostengono i sindacati, alla mancanza di un vero controllo di gestione). Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl ribadivano quindi la volontà a ricercare soluzioni alternative, possibili nel caso ci fosse una effettiva volontà, ma respingevano al mittente l’ipotesi di diversificare il contratto nazionale di riferimento, rivendicando per tutti i 2.000 dipendenti il nuovo contratto della Sanità Privata.

Seguivano ulteriori incontri, con i sindacati a sollecitare La Nostra Famiglia ad aprire le interlocuzioni necessarie con le Regioni, ma senza nulla di fatto. E arriviamo così a oggi con i sindacati e i lavoratori sul piede di guerra, rifiutando in maniera categorica di sottoscrivere un accordo che non riconosce ai lavoratori quello che legittimamente aspettano da 14 anni, ovvero il contratto nazionale della Sanità privata. E la vertenza prosegue, segnando un passaggio cruciale nel sostegno che i familiari dei piccoli pazienti stanno offrendo alle lavoratrici e ai lavoratori in lotta per i loro diritti. Decine e decine di messaggi sono infatti arrivati presso le strutture dell’associazione da parte dei familiari dei bambini assistiti in solidarietà con la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori: uniti, utenti e operatori, per rivendicare dignità e rispetto per i lavoratori dell’associazione. Tra i messaggi anche quello del campione interista Javier Zanetti che, con una netta scelta di campo, ha scelto di stare dalla parte dei lavoratori. La lotta continua quindi perché in ballo non c’è “solo” il diritto dei lavoratori a vedersi riconosciuto il giusto contratto ma anche la cura che questi ultimi garantiscono, con professionalità e abnegazione, alle bambine ai bambini interessati.

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