22.02.2012 – (www.romacheverra.it) Eroi senza mezzi e senza fondi. Protestano anche i vigili del fuoco. di Ernesto Campetti
A mezzogiorno hanno fatto suonare le sirene in segno di protesta, anche i vigili del fuoco, vittime dei tagli, protestano. Oggi un incontro con le forze politiche e la stampa presso la sede centrale di Via Genova hanno illustrato le difficili condizioni di lavoro nelle quali sono costretti a lavorare, in particolar modo a Roma.
Sotto la neve o la pioggia incessante, dopo un terremoto, in qualsiasi situazione di calamità ci sono solo delle figure sulle quali si può contare e sulle quali ancora nessuno è riuscito a creare polemiche e denunce: sono i Vigili del Fuoco. Nessuno protesta contro la loro efficienza, ma oggi sono stati loro a scendere in piazza, perché le condizioni di lavoro stanno peggiorando e, soprattutto nella capitale, tagli e mancanza di personale rendono il servizio sempre più a rischio. A Roma mancano 500 unità, il personale di soccorso risulta decurtato del 50% di capi reparti e capi squadra per il blocco da anni dei passaggi di qualifica necessari. Come se non bastasse si assiste ad un progressivo e allarmante invecchiamento del personale. Non va meglio la situazione per quello che riguarda i mezzi, obsoleti e mal funzionanti, a cui si aggiunge che tra quelli di nuova assegnazione la metà sono fermi per manutenzione, formazione e addestramento ridotti ai minimi termini. Questa è solo la prima parte del quadro che descrive lo stato in cui lavorano i vigili del fuoco sul territorio romano e regionale. A muovere la protesta di coloro che in caso di calamità vengono definiti eroi, ci sono anche: contratti bloccati, salari reali diminuiti, straordinari pagati con anni di ritardo, continui spostamenti di sede, trasferimenti forzati, abbassamento dei livelli di sicurezza. In queste condizioni si mette a rischio anche l’efficienza del servizio.Di fondi per il lavoro straordinario non se ne parla anzi viene denunciato un accanimento particolare proprio su Roma, che si è trovata esclusa persino dalla distribuzione dei quei fondi che sono disponibili allo scopo. Va aggiunto che la capitale ha vissuto e vive una condizione particolare che non si vuol riconoscere. La presenza di quelli che vengono definiti obiettivi ed eventi sensibili fa sì che anche i vigili debbano eseguire dei servizi operativi di conseguenza. Si tratta di personale assegnato in modo permanente presso strutture nazionali come Camera e Senato così come il lavoro per la sicurezza di eventi nazionali ed internazionali di rilievo. “Ebbene – denunciano i vigili del fuoco – di tutto questo, i vertici della nostra amministrazione, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni, non hanno mai voluto tenerne conto, in un ministero che per anni è stato gestito da coloro che palesemente si sono persino opposti alle norme per Roma Capitale”. Intanto dalla Regione, l’opposizione denuncia il mancato pagamento di un arretrato di ben quattro milioni di euro dovuti negli anni 2010/11 per le attività di antincendio boschivo.
Roma, 22 febbraio 2012
(art. 12, c. 10, Dl 78/2010)
Come è noto sulle anzianità contributive decorrenti dal 2011 sono cambiate le modalità di calcolo dei TFS (Indennità di buonuscita, Indennità Premio di Fine Servizio, Indennità di anzianità); modalità di calcolo che, stando alla norma, si rifanno all’articolo 2120 del Codice civile e che interessano solo quei lavoratori che si trovano in regime di TFS ovvero coloro che erano già in servizio al 31/12/2000.
Questa nuova normativa non interessa tutti coloro che sono stati assunti a partire dal 1° gennaio 2001, poiché gli stessi sono già in regime di Trattamento di Fine Rapporto e sono regolati dall’Accordo Quadro Nazionale del 29/7/1999 e dal DPCM del 20/12/1999.
Sulla materia siamo già intervenuti con due distinte note (1/12/2010 – 16/2/2011) ed in esse abbiamo espresso tutta la nostra contrarietà a questo intervento legislativo e, supportati dalla Relazione Tecnica della Ragioneria Generale dello Stato di accompagnamento al disegno di legge, chiedendo comunque che la base retributiva di riferimento venga considerata al 100% e non all’80% come invece ha dettato l’INPDAP con la sua Circolare n. 17 del 8/10/2010.
All’epoca chiedemmo alle altre organizzazioni sindacali di supportare una iniziativa comune per l’abrogazione della norma, non ricevemmo alcuna risposta ma evidentemente erano i tempi in cui costoro non volevano disturbare il “manovratore” e tutte le vessazioni dell’ex ministro Brunetta erano da essi condivise.
Sono gli stessi che oggi si fanno paladini di una diffida alle Amministrazioni per la sospensione della trattenuta contributiva del 2,50%, fra l’altro scaricando ai singoli lavoratori la responsabilità dell’avvio di un contenzioso.
Un modo come un altro per rifarsi una verginità durante questa campagna elettorale, verginità alla quale fino a ieri, ed a partire dal 2008, hanno volentieri e senza parsimonia rinunciato.
Gli stessi eroi oggi brandiscono una sentenza del TAR Calabria spacciandola come definitiva.
Come è nostra abitudine rispettiamo il lavoro della magistratura, amministrativa o ordinaria che sia e, fra l’altro, in questo caso non siamo proprio sicuri che la competenza sia della prima, ma riteniamo che nell’analisi del dettato normativo vi sia stata una particolare forzatura.
A noi sin dal primo momento la norma ci è apparsa chiara nella scrittura e nella sua portata: l’istituto giuridico del TFS non veniva modificato, non c’era quindi un passaggio dal TFS al TFR.
Rimane quindi il TFS con i suoi annessi e connessi, ovvero l’obbligo del versamento contributivo a carico del lavoratore e, in ragione di questo, i benefici fiscali previsti dal DPR 917/1986.
Detto questo, e libertà ad ognuno di attivare iniziative di vario tipo, quello che condanniamo è la strumentalità delle iniziative, il silenzio che fino a ieri gli stessi hanno opposto ai tanti provvedimenti che l’ex ministro Brunetta ha adottato contro il lavoro pubblico e, come dice lo stesso, con il pieno consenso di tutti ad eccezione della FPCGIL.
Un altro aspetto che ci preme rilevare è la mancanza di chiarezza e le informazioni parziali che vengono fornite alle lavoratrici ed ai lavoratori.
L’applicazione dell’art. 12, c. 10, del Dl 78/2010 ha per tutti un effetto negativo e cioè si perde il riferimento all’ultima retribuzione, poi c’è da dire che le ulteriori conseguenze sono differenziate:
– per Enti locali e SSN si ha un +3,65% sul valore annuo di accantonamento rispetto al precedente sistema di calcolo;
– per le Amministrazioni centrali si ha un -17% sul valore annuo di accantonamento rispetto al precedente sistema di calcolo.
Detto della nostra richiesta di abrogare la norma in questione, oggi l’intervento che riteniamo più utile e conveniente sia quello di chiedere che il nuovo TFS venga calcolato sul 100% della retribuzione e senza perdere le agevolazioni fiscali del DPR 917/1986.
Fermo restando la libertà di ogni singolo individuo se seguire iniziative così smaccatamente strumentali alle quali consegue l’attivazione di un contenzioso individuale dal quale, è da tenere in considerazione, può nascere il rischio di far incappare gli interessati in una condanna per lite temeraria, è per noi fondamentale che questa scelta si faccia in modo consapevole.
Indipendentemente su come andrà a finire tutta questa storia, è utile sapere che qualora non si versasse il contributo:
· il corrispettivo diventa reddito assoggettato al prelievo Irpef;
· si perde automaticamente l’agevolazione fiscale che consente l’abbattimento dell’imponibile TFS per un valore pari a € 309,87 per il numero degli anni di anzianità contributiva utile;
· si perde automaticamente l’agevolazione fiscale che consente l’abbattimento dell’imponibile TFS per un valore pari al 26,04% per i dipendenti statali e del 40,98% per i dipendenti di Enti locali e SSN.
Si può pure dire, come implicitamente fanno gli eroi della diffida, che per avere una briciola oggi si è disposti a rinunciare domani ai vantaggi fiscali; vantaggi che, dalle nostre elaborazioni, risultano più favorevoli della briciola.
Roma 24 febbraio 2012
FP CGIL Nazionale
Dipartimento Sindacale
(Vincenzo Di Biasi)
Roma, 23.02.2012
Direttore Generale
Per il Personale Civile
MINISTERO DIFESA
Viale dell’Università, 4
00184 ROMA
Gentile Direttore,
a seguito del recente incontro con Segredifesa per la trattativa della Tabella di equiparazione relativa al transito del personale militare nei ruoli civili, questa Organizzazione Sindacale, chiede la riapertura del tavolo tecnico sul Nuovo Sistema di classificazione.
L’importanza della rivisitazione dei profili professionali riveste particolare importanza viste le dichiarazioni del Ministro sulla Riforma del dicastero ed in particolare in relazione al transito del personale militare che con l’attuale tabella di equiparazione ha creato non pochi problemi.
Le chiediamo inoltre, di ricevere una dettagliata informazione su quali profili professionali sono stati ridotti all’interno delle aree, in applicazione della normativa che impone alle Amministrazioni una riduzione percentuale delle dotazioni organiche.
Durante l’ultimo incontro con il Ministro, viste le dichiarate esigenze di riduzione del personale, Le ribadiamo la richiesta di convocazione di uno specifico incontro per la definizione di modalità, criteri e bandi per la MOBILITA’ INTERNA ed ESTERNA, così come avviene in altre pubbliche Amministrazioni.
In attesa di un sollecito riscontro, si porgono distinti saluti:
FPCGIL DIFESA
Noemi MANCA
I Vigili del Fuoco di Roma e provincia ,dalle prime informazioni in nostropossesso aderiscono massicciamente allo sciopero del 22 Febbraio. Foltala presenza dei lavoratori alla conferenza stampa , svolta presso la sala”PASTORELLI” del Comando provinciale di Roma , alla presenza dirappresentanti territoriali delle istituzioni, che hanno fatto proprie leproblematiche esposte.
Si allegano materiali distribuiti e la lettera inviata al Presidentedella Repubblica
E’ stato sottoscritto in data 5 dicembre 2012 il nuovo CCNL per le RSA e per i Centri di Riabilitazione tra l’Associazione ARIS e le Organizzazioni Sindacali CISL-Fp UIL-Fpl e UGL.
All’incontro, al quale siamo stati convocati unitamente alle altre organizzazioni, abbiamo ribadito la nostra contrarietà alla istituzione di un ennesimo CCNL e abbiamo nuovamente rivendicato una rapida chiusura delle tornate contrattuali fino al 2009.
Come noto questi temi sono alla base delle giornate di sciopero indette dalla Segreteria Nazionale per il settore della sanità privata.
Vi informiamo inoltre che abbiamo confermato la soluzione relativamente al tema “tempi di vestizione e svestizione”.
In tal senso si è definito un verbale di interpretazione autentica dell’articolo 18 (orario di lavoro) del CCNL 2002-2005.
L’accordo diviene parte integrante del CCNL attualmente in vigore per l’area sanitaria, ed è integralmente riprodotto nel CCNL che non abbiamo sottoscritto.
L’accordo riguarda tutte le lavoratrici e i lavoratori che hanno l’obbligo di indossare abiti di lavoro e divise ovvero di particolari dispositivi di protezione individuali previsti dal D.Lgs 81/2008, nonché una nuova disciplina circa la programmazione dei turni di lavoro.
Tempi di vestizione e svestizione
L’intesa riconosce come orario di lavoro i tempi di vestizione e svestizione fissati in 14 minuti per ogni giornata di lavoro, compresivi del tempo per recarsi dallo spogliatoio alla postazione di lavoro.
La contrattazione aziendale dovrà, entro 12 mesi dalla sottoscrizione dell’accordo, individuare le concrete modalità di applicazione.
Al riguardo, si evidenzia che le possibilità di natura tecnica sono diverse: diminuzione dell’orario di lavoro, quantificazione economica dei minuti e relativa attribuzione in busta paga, forfettizazione dell’ammontare economico, ecc.
Programmazione dei turni
Ad integrazione ed interpretazione dell’art. 18, si precisa che nella definizione dei criteri per programmazione dei turni di lavoro che di norma deve avvenire entro il primo trimestre di ogni anno, previo esame con le rappresentanze sindacali aziendali, si dovranno considerare, oltre che le necessità di continuità assistenziale, le esigenze familiari dei lavoratori.
Inoltre, la programmazione dei turni di lavoro potrà essere soggetta ad una verifica – sempre con le rappresentanze sindacali aziendali – ogni tre mesi, così come eventuali modifiche dei turni precedentemente programmati dovranno essere comunicate con congruo anticipo.
Alleghiamo il testo dell’intesa e mentre vi invitiamo a diffonderlo in modo capillare restiamo in attesa di conoscere le iniziative promosse dalle vostre strutture nella giornata di sciopero individuata nella regione.
La FP CGIL incontra il Ministro Paola Severino
Si è tenuto ieri al Ministero della Giustizia, come preannunciato nei giorni scorsi, l’incontro tra le OO.SS. rappresentative degli operatori penitenziari, dirigenza, comparto sicurezza e ministeri, e il Ministro Severino.
La evidente quanto prevedibile costituzione pletorica del tavolo non è parsa rispondente ai tempi e agli impegni del Ministro che, come nel precedente incontro purtroppo, ha lasciato il tavolo prima della conclusione di tutti gli interventi, affidando la prosecuzione della discussione agli altri componenti la delegazione di parte pubblica presenti all’incontro, in particolare modo al nuovo Capo del DAP, Presidente Giovanni Tamburino, che ha proseguito il confronto con alcune delle parti sociali che hanno scelto di continuare a presenziare.
La Fp Cgil, alla presenza del Ministro Severino, è comunque riuscita a proporre nel brevissimo tempo messo a disposizione – 5 minuti – solo una parte del proprio intervento, che nelle intenzioni avrebbe dovuto contemplare in maniera esaustiva le rivendicazioni che caratterizzano le peculiarità professionali dei diversi comparti contrattuali rappresentati.
In ragione dell’esiguo tempo messo a disposizione delle rappresentanze sindacali la Fp Cgil, nel sottolineare l’assenza dell’ordine del giorno dalla discussione, che avrebbe consentito di comprimere i tempi degli interventi e centrare la discussione evitando inutili digressioni, ha chiesto al Ministro Severino di programmare quanto prima una serie di incontri separati tra le OO.SS. dei diversi comparti.
Si è avuto comunque il tempo di manifestare apprezzamento per l’intento prioritario comunicato dal Ministro nell’occasione di ridare dignità al sistema penitenziario, segnato da una evidente e profonda crisi che denota una regressione in termini di civiltà del nostro Paese, e di voler sia ricondurre gli obiettivi del sistema detentivo nei principi sanciti dall’art. 27 del dettato costituzionale, che dedicare pari impegno alla risoluzione delle problematiche che allo stato attuale affliggono il mondo del lavoro in carcere. Intenti che abbiamo puntualmente registrato, dei quali però – considerate le esperienze fin qui maturate – abbiamo chiesto sollecita concretizzazione e realizzazione se si vuol essere davvero credibili.
A tal proposito, abbiamo anche sostenuto che quanto previsto dal pacchetto carceri recentemente varato risulta essere solo un timido approccio alle proporzioni dell’emergenza carcere, che invero necessita di interventi più mirati ed incisivi, in grado di offrire prospettive ad un sistema penitenziario reso ormai per lo più agonizzante.
Pertanto, nell’evidenziare come l’incontro avesse a nostro parere una connotazione squisitamente politica, abbiamo incalzato il Ministro chiedendogli un impegno teso a dare risposte concrete alle problematiche che per forza di cose si collocano in tale ambito, ovvero: chiarezza circa il contenuto dell’art. 43 del DL riguardante le “liberalizzazioni”, che prefigura la possibilità di privatizzare le carceri. Un progetto pericoloso che non condividiamo affatto, in quanto inconciliabile con la norma costituzionale di riferimento; ma anche, la ripresa della negoziazione avviata con il Dipartimento della Funzione Pubblica per la definizione del primo contratto della Dirigenza penitenziaria e la Previdenza Complementare per il personale del Comparto Sicurezza; la revisione del contratto integrativo del comparto ministeri, che ha svilito e mortificato tutte le professionalità penitenziarie impegnate nell’espletamento del compito istituzionale di riferimento; la necessità di deroghe ai tagli delle risorse economiche che hanno insistito in maniera devastante sul sistema penitenziario e il lavoro degli operatori; la necessità di costituire un tavolo tecnico che investa il sistema dell’esecuzione penale esterna circa la fattibilità e l’implementazione delle misure annunciate in tema di misure alternative e messa alla prova; l’esigenza e urgenza di predisporre un piano di lavoro per la Polizia Penitenziaria, capace anche di affrontare e risolvere l’annosa e tuttora insoluta questione afferente il disallineamento e la differenza di trattamento subita dai ruoli dei sovrintendenti, ispettori e funzionari della Polizia Penitenziaria rispetto agli omologhi della Polizia di Stato.
Nelle sue conclusioni, ovvero prima di lasciare la riunione, il Ministro Severino eludendo la gran parte delle questioni sollevate ha comunicato che la questione afferente il project financing a cui noi facevamo riferimento è, e sarà sempre, tenuta sotto controllo dal Ministero della Giustizia perché, a suo dire, occorre assolutamente tener conto della peculiarità e della tutela degli interessi e servizi pubblici prevalenti.
Verificheremo in seguito se le affermazioni fatte dal Ministro corrisponderanno alla realtà dei fatti, e se rispetto ai temi trattati solo in parte ieri sarà in grado di offrire risposte tangibili agli operatori impegnati nel sistema penitenziario.
Per quanto ci riguarda, in attesa di ricevere le convocazioni richieste, sui temi posti alla discussione è certo che continueremo a caratterizzare la nostra attività sindacale con impegno e dedizione.
Roma, 23.02.2012
Il Coordinatore Nazionale FP CGIL Il Coordinatore nazionale FP CGIL
Settore penitenziario Polizia Penitenziaria
Lina Lamonica Francesco Quinti