CCNI 2011 – UN CONTRATTO PER POCHI UN RISCHIO PER TUTTI

    
 COMUNICATO
 

La sottoscrizione da parte di Cisl e Uil del CCNI 2011 è avvenuta nel solco di una ormai consolidata tradizione di accettazione delle norme di riforma/smantellamento della pubblica amministrazione con una conseguente opera di arretramento in termini di diritti e di possibilità di contrattazione.
Il  CCNI 2009 (firmato dalla sola CISL)  il CCNI 2010 (CISL e UIL) il CCNI 2011 (CISL e UIL) hanno ratificato di fatto l’applicazione all’INPS delle norme Brunettiane e contribuito a abbassare sempre più  il livello dei diritti conquistati con anni di lotte sindacali.
 
La CGIL in coerenza con quanto fatto fin qui ha respinto un accordo che non solo conferma quanto previsto nel CCNI 2010 in termini di NON relazioni sindacali, ma apre all’art. 10 (ripartizione delle economie aggiuntive) alla graduatoria del personale in differenti livelli di performance ai fini dell’applicazione del famigerato 25/50/25.
 
Nell’accordo al suddetto articolo non troverete certo scritto questo, ma se andate a leggere l’art.16, comma 5, del decreto legge 98/2011, ivi citato, scoprirete il rimando all’art. 19 della L.150 che è quello della suddivisione in fasce per l’erogazione dell’incentivo.
Erogazione in fasce che avverrà solo nel caso in cui saranno disponibili  ulteriori risparmi conseguiti dalle Amministrazioni  oltre quelli obbligatori per effetto di norme finanziarie. (vedi anche circ. n.13/2011 del Dipartimento della Funzione Pubblica).
 
Il fondo diminuisce rispetto al 2010 e quel che più preoccupa è che l’Amministrazione non ha voluto fornire le specifiche di come sono stati spesi i soldi nel 2010, ovvero, non sappiamo quali risorse sono state destinate, ad esempio, al sistema indennitario piuttosto che al sistema incentivante.
 
All’art. 4 vengono previste nuove posizioni organizzative, posizioni organizzative mai contrattate.
L’amministrazione continua, senza alcun confronto con le OO.SS. sull’organizzazione del lavoro e quindi sull’opportunità o meno di creare nuove posizioni organizzative, a sfornare nuove figure indennizzabili, il tutto  senza aver dato avvio a nuovi criteri condivisi per l’attribuzione e la valutazione delle posizioni organizzative stesse. A tal proposito c’è un ulteriore rimando, nelle dichiarazioni congiunte, di impegni presi in tal senso già da tre anni.
Il sistema indennitario relativo alle posizioni organizzative viene riportato all’allegato 1 e le risorse necessarie per indennizzare i responsabili di agenzia complessa e le funzioni di elevata professionalità dovrebbero far capo ad un apposito capitolo nel bilancio dell’Ente e non pesare sul Fondo per la contrattazione integrativa.
Il condizionale è d’obbligo in quanto, nonostante le richieste della CGIL, non si è voluto inserire nel testo un richiamo a tale fonte di finanziamento.
Altra richiesta della CGIL che non ha trovato risposta da parte dell’Amministrazione e anzi, ha trovato critiche pesanti da parte di altre OO.SS. è stata quella di specificare bene che le indennità art. 17 e art. 32 spettino esclusivamente a chi effettivamente svolge la funzione.
All’articolo 8 e all’art. 9 si introducono importanti novità in tema di misurazione della performance e della verifica dell’andamento produttivo.
Le verifiche dell’andamento produttivo avranno cadenza trimestrale e daranno luogo al pagamento dei compensi a titolo di incentivazione il mese successivo a quello della verifica.
Il budget dell’incentivazione ordinaria per la produttività sarà trimestralizzato e ciascun pagamento sarà commisurato proporzionalmente al trimestre.
Le verifiche sull’andamento produttivo della produttività e della qualità, previa analisi congiunta a livello regionale, formeranno oggetto di confronto in sede di Osservatorio sulla produttività.
E’ stato del tutto ignorato il confronto a livello di sede con le RSU. Confronto che noi riteniamo fondamentale, poiché vogliamo mettere in condizione i lavoratori di ogni singola sede di poter capire e conoscere il livello di raggiungimento degli obiettivi anche al fine di un coinvolgimento attivo per gli eventuali correttivi da mettere in campo.
Questo nuovo sistema viene introdotto in via sperimentale, peccato che non siano previsti step di verifica e confronto sull’andamento della sperimentazione.
Ma la cosa più eclatante è l’introduzione a partire dal 2012, associato alle verifiche trimestrali, del nuovo sistema di misura della produzione e dell’indicatore unico di produttività (124).
La CGIL aveva chiesto di estrapolare tale previsione dal CCNI e di farne oggetto di un confronto a parte.
Non siamo pregiudizialmente contrari ai cambiamenti ma pretendiamo che i cambiamenti avvengano con il massimo consenso e condivisione da parte dei lavoratori.
In una fase in cui si parla di esuberi del personale e mobilità conseguente, in una fase in cui il civit (commissione indipendente per la valutazione la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche) in una nota dell’11/10/2011 ritiene indispensabile rilevare con la massima urgenza in quale misura il sistema di misurazione e valutazione, per quanto concerne quella individuale, sia concretamente applicabile a quella dei singoli dipendenti, non è pensabile che l’Amministrazione proponga una cosa  simile e che le organizzazioni sindacali la firmino senza essersi prima confrontati sia sul merito che sull’utilizzo di questo nuovo parametro.
Serve solo ad omogeneizzare ed aggiornare come si fa la produzione o può essere utilizzato anche per altri scopi??
 
Di questo avremmo voluto discutere e di questo vogliamo discutere, come vorremmo discutere se nell’utilizzo del nuovo indice di produttività nazionale (124 ore) si tiene conto della presenza nelle sedi di personale di serie A e di sere B.
Da quel che abbiamo capito nell’applicare il  parametro non si fa alcuna differenza se in una sede ci sono più o meno lavoratori di Area A e B rispetto a lavoratori di area C.
Quindi l’Amministrazione non fa alcuna distinzione per quel che riguarda l’apporto quali-quantitativo tra lavoratori di area C e lavoratori di area B. confermando quel che andiamo dicendo ormai da anni, ovvero che tutti i lavoratori INPS svolgono le medesime funzioni.
Peccato che poi se ne dimentichi nel momento in cui redige l’accordo integrativo, ignorando completamente l’aree A e B, e quando si tratta di fare pressione sul Governo per ottenere una deroga ai passaggi tra le Aree.
 
Non è la sola cosa che nel CCNI 2011 viene dimenticata, viene dimenticata la vigilanza, l’informatica il sanitario, gli amministrativi impegnati nel contenzioso, viene dimenticato il personale tutto.
Con la prospettiva di anni di blocco del Contratto Collettivo Nazionale la contrattazione integrativa doveva, a nostro avviso, svolgere una funzione diversa da quella voluta da Amministrazione Cisl e Uil.
Il contratto integrativo doveva e deve guardare a tutto il personale e non solo ad una parte di esso.
Si dovevano prevedere strumenti di consolidamento e aumento degli istituti fissi e continuativi, nonché politiche di sostegno per tutti i colleghi che, nonostante qualcuno ancora continui a dire che sono dei gran fortunati, non sono certo avulsi dalla crisi che sta colpendo il paese.
Nulla è scritto rispetto alla qualità della vita da conciliare con i tempi di lavoro. La nostra proposta è stata quella di rivedere e ampliare l’utilizzo di strumenti come il telelavoro e la banca delle ore.
In un momento storico  in cui, per via dei tagli alle risorse ai comuni, determinati servizi non potranno essere più garantiti (ad es. assistenza all’infanzia e agli anziani.) la previsione di una maggiore flessibilità nell’utilizzo del telelavoro, non solo era una dimostrazione concreta di un ‘attenzione alle esigenze dei propri lavoratori ma diventava  un vero e proprio aiuto economico seppur indiretto.
Se una collega o un collega hanno la necessita di dover fare assistere un proprio caro e vengono tagliati i fondi per le assistenze da parte degli enti locali, dovranno rivolgersi a strutture private con un conseguente peggioramento della propria situazione reddituale.
Ma non erano certe queste le preoccupazioni dell’Amministrazione e di chi ha sottoscritto il CCNI.
Quel che conta  per loro evidentemente è da una parte smontare il sistema delle relazioni sindacali dall’altro continuare a ampliare e gestire il “mercato” delle posizioni organizzative.

Roma 1/12/2011                
 
                         p. il Coordinamento Nazionale FP CGIL INPS
                                          Oreste Ciarrocchi

 

news

Comunicato Stampa Fp Cgil: Ancora un'aggressione all'O.P.G. di Reggio Emilia.

news

Fp Cgil: convegno 2 dicembre 2011.

 
 

Accordi

 
Di seguito l’accordo integrativo anno 2011 – personale delle qualifiche – sottoscritto il 24 novembre 2011, completo della certificazione tecnico finanziaria e illustrativa.

 

 
 

NEWS

Pensioni: Camusso, 40 è numero magico e intoccabile. Governo convochi parti sociali

(30 novembre 2011) “Il Governo deve sapere che 40 è un numero magico e intoccabile e mi pare che questo sia esaustivo della discussione“. Così il Segretario Generale della CGIL Susanna Camusso ha commentato le indiscrezioni sulle misure per aumentare la soglia di 40 anni per le pensioni, partecipando ad un convegno sul lavoro a Bologna.
La leader del sindacato di Corso d’Italia ha quindi ribadito che la CGIL non intende mettere in discussione il limite dei 40 anni di contributi per le pensioni di anzianità. Tuttavia, ha aggiunto, “si rischia di continuare a commentare indiscrezioni e indicazioni. Credo – ha detto – che sia giunta l’ora che il Governo chiami le parti e ponga il tema di quali scelte intende fare e come intende discuterne“. Ad oggi comunque, ha concluso Camusso, “dal Governo non è arrivata nessuna convocazione alle parti sociali per discutere la questione delle pensioni”.

NEWS

L'intersindacale scrive una lettera al Ministro della Salute Prof. Renato Balduzzi

ANAAO ASSOMED – CIMO-ASMD – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI – FVM – FASSID – CISL MEDICI – FESMED – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – UIL FPL FEDERAZIONE MEDICI – SDS SNABI – AUPI – FP CGIL SPTA – SINAFO – FEDIR SANITA’ – SIDIRSS – FIMMG – SUMAI – SNAMI – INTESA SINDACALE – SMI – FIMP – CIMOP – UGL MEDICI – FEDERSPECIALIZZANDI

 

Prof. Renato BALDUZZI
Ministro della Salute

Illustre Signor Ministro,
la conferma del Ministero della Salute, nonostante la riduzione dei dicasteri, e la Sua nomina, caratterizzata da criteri di competenza e di professionalità, sono un segnale positivo per il servizio sanitario nazionale che le sottoscritte Organizzazioni Sindacali hanno valutato positivamente.
Riteniamo, infatti, fondamentale l’unitarietà del servizio pubblico e la coesione sociale ed organizzativa in un Paese in cui le differenze tra i vari servizi sanitari regionali tendono ad ampliarsi, fino ad interessare non più i modelli organizzativi ma la stessa efficacia e sicurezza delle cure, ed a mettere in crisi la esigibilità del diritto alla salute in egual modo su tutto il territorio nazionale.
Il sistema sanitario non è solo un agglomerato di spesa, ma rappresenta un grande contenitore di competenze professionali ed innovazioni tecnologiche, oltre che un volano essenziale per la stessa crescita del Paese. Oggi la filiera della salute presenta la più alta concentrazione di occupati con un prodotto che vale circa il 12% del Pil. Gli ultimi dati Ocse confermano che spendiamo per la sanità meno della media degli altri paesi industrializzati con un servizio che continua ad avere positivi riconoscimenti di qualità, sia per quanto riguarda il tasso di mortalità evitabile che alcuni indicatori di morbilità.
Di certo, nelle espressione delle nostre valutazioni, non intendiamo prescindere dalla situazione di crisi economica, che coinvolge ormai, ed in modo importante, non solamente il nostro paese, consapevoli della necessità di un rafforzamento del SSN anche attraverso obbiettivi di appropriatezza e di lotta agli sprechi ed alla corruzione.
In questo quadro la riqualificazione della rete ospedaliera e la riorganizzazione delle cure primarie, l’abuso di contratti atipici che produce un diffuso precariato, anche in rapporto alla prossima carenza di Medici e Dirigenti del Ssn, ed il problema acutissimo della responsabilità professionale, sono alcune delle criticità che vorremmo sottoporre alla Sua attenzione. Senza tralasciare la necessità di affermare i principi della trasparenza e del merito professionale, valorizzando il ruolo dei professionisti in un nuovo modello di governo clinico e recuperare le prerogative della contrattazione.
Oggi è palpabile una situazione di disagio diffuso e di malessere dei professionisti che quotidianamente operano nelle aziende sanitarie, tenuti ai margini dei processi decisionali da una deriva aziendalistica in mano alla cattiva politica. Significativo è il preoccupante esodo pensionistico quale unica via di uscita da una condizione professionale sempre più difficoltosa e da una contesto che vede scaricare diverse contraddizioni di gestione del sistema sui Medici e sui dirigenti.
Le condizioni in cui lavoriamo diventano sempre più gravose e rischiose a causa di ritmi massacranti e di un contenzioso medico legale che, in attesa di un provvedimento legislativo che dorme nei cassetti da due anni pur largamente condiviso, segna crescite esponenziali.
La necessità di mantenere, congiuntamente agli altri aspetti che insieme costituiscono e garantiscono lo stato sociale, livelli adeguati di tutela dello stato di salute attraverso un Servizio Sanitario Nazionale “universale” “equo” e “solidale”, ci appare oggi, ancora e più che mai, un obiettivo irrinunciabile per il nostro Paese, il cui raggiungimento passa anche attraverso il rispetto e la valorizzazione del lavoro che svolgiamo tutti i giorni e tutte le notti per rispondere a domande e bisogni dei cittadini che a noi si rivolgono in momenti delicati della loro vita.
In rappresentanza dei medici, veterinari, dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi dipendenti e convenzionati del SSN, Le chiediamo in modo unitario un incontro, disponibili a condividere percorsi virtuosi che rendano sostenibile il nostro servizio sanitario nazionale e concretamente esigibile un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione.

 

Distinti saluti.

Costantino Troise ANAAO ASSOMED
Riccardo Cassi CIMO ASMD
Vincenzo Carpino AAROI-EMAC
Massimo Cozza FP CGIL MEDICI
Aldo Grasselli FVM
Mauro Mazzoni FASSID
Biagio Papotto CISL MEDICI
Carmine Gigli FESMED
Raffaele Perrone Donnorso ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI
Armando Masucci UIL FPL FEDERAZIONE MEDICI
Alberto Spanò SDS SNABI
Mario Sellini AUPI
Lorena Splendori FP CGIL SPTA
Antonio Castorina SINAFO
Antonio Travia FEDIR SANITA’
Franco Socci SIDIRSS
Giacomo Milillo FIMMG
Roberto Lala SUMAI
Angelo Testa SNAMI
Massimo Cozza, Roberto Lala,
Mauro Mazzoni, Biagio Papotto INTESA SINDACALE
Salvo Calì SMI
Giuseppe Mele FIMP
Fausto Campanozzi CIMOP
Ruggero Di Biagi UGL MEDICI
Daniele Indiani FEDERSPECIALIZZANDI

 

 
 

Accordi

   
IPOTESI DI ACCORDO INTEGRATIVO DEI DIRIGENTI DI SECONDA FASCIA
DEL CONSIGLIO DI STATO E DEI TRIBUNALI AMMINISTRATIVI REGIONALI
ANNO 2011

 

 

 
 

 
 

Dai territori

 

  
COORDINAMENTO REGIONALE INPDAP PUGLIA

LO SFASCIO
 

Non mi è mai piaciuta l’idea dell’uomo solo al comando, del “ghe pensi mi”. Non solo per ragioni ideologiche, è chiaro, ma anche perché nessuno può avere, in organizzazioni complesse come l’INPDAP, il vero polso della situazione e nello stesso tempo anche le soluzioni, senza avere mai un serio confronto con i problemi e con gli operatori – che saremmo poi noi. Ad alimentare questa spirale autoreferenziale c’è anche una Dirigenza, di prima e seconda fascia, allineata e coperta sulle posizioni del “manovratore”, chiunque sia il manovratore e, peggio, qualsiasi siano le posizioni. La meritocrazia in INPDAP per anni ha significato questo ed è mancato proprio nel Management quella spinta a cambiare, a condividere, a partecipare e coinvolgere tutti per migliorare l’istituto, ad esporsi per il “bene comune” anche a costo delle proprie tranquille carriere, mortificando a volte risorse e competenze, per inseguire riorganizzazioni velleitarie, con programmi altrettanto velleitari di cui l’ultimo in ordine di tempo è la valutazione e la performance.
Tuttavia, dopo la firma del CCIE 2011, operata da una sola Sigla Sindacale, la CISL, e dopo la lettera del Direttore Generale Dr. Pianese, non posso consentire che venga offesa anche l’intelligenza delle persone, dei colleghi con cui ogni giorno lavoro. L’uomo solo al comando aveva bisogno di portare a casa il risultato dell’approvazione di questo CCIE, con dentro tutte quelle cose che ci stanno – e che tutte le Sigle, tranne la CISL, hanno ritenuto altamente inaccettabili – per i suoi padrini Sacconi e Brunetta. Era il suo compitino – che niente ha a che fare con il miglioramento e la tenuta di questo Istituto – e lo ha fatto, con l’approvazione del 23% scarso del personale dell’Ente. Ammesso ma non concesso che chi ha firmato per la CISL rappresenti oggi, dopo – scusate l’espressione – l’appecoramento costante degli ultimi anni alle posizioni dell’Amministrazione – o del governo – una percentuale così alta di lavoratori. Non credo proprio.
Anzi, per essere maligno credo che la Cisl avesse avuto assicurazioni che le elezioni RSU 2011 non ci sarebbero più state. Peccato per Pianese e la Cisl, ma nel frattempo, Brunetta, Sacconi  sono andati a casa insieme a Berlusconi, l’esempio ispiratore del nostro DG. Che quindi dichiara: “… Quello appena firmato è un contratto che, auspico non solo nella valutazione dell’Amministrazione, risponde, nell’attuale quadro normativo ed economico del Paese, alle esigenze dei colleghi. Giuridicamente completo, non è un contratto politicamente debole….” Ma ci vuoi convincere?! Ma quando mai. C’è uno sfascio dilagante, una organizzazione capotica ed a volte senza senso, scricchiolii continui che annunciano la frana, l’INPS che incombe, l’informatica che non funziona e ci vieni a parlare del CCIE come del toccasana che risponde alle nostre esigenze. Come si fa a dire che non è un contratto politicamente debole quello firmato da una sola sigla che adesso disperatamente sta cercando di convincere i colleghi con riunioni a raffica che era cosa buona e giusta, oltre che conveniente? Se lo era veramente perché non confrontarsi prima con i lavoratori e con le altre Sigle? E perché le altre sigle, sedute allo stesso tavolo, non lo hanno capito? Si, è vero, la L. 150 ha riformato la L. 165 e non servirebbe più che un contratto venga firmato dalle OO.SS. rappresentative del 50% + 1 dei lavoratori. Ma c’è qualcuno che pensa che la L. 150 possa reggere proprio in questa parte alle eccezioni di costituzionalità già impiantate? Non credo ci sia qualche imbecille che possa pensare che sia possibile da parte di una Amministrazione anche con l’1% di una Sigla X di ritenere valida una concertazione che tratta di fondi che sono nostri! E che dire delle affermazioni della dirigente Regionale CISL INPDAP Puglia quando afferma, come se fosse un vanto, che a questo punto tutti noi delle altre Sigle non possiamo sederci al tavolo delle trattative?! Ma se questa è la posizione della CISL rispondo che è un ONORE per le altre Sigle non sedersi con loro ad un tavolo minoritario e nel quale loro NON RAPPRESENTANO PIU’ I LAVORATORI, ma altri interessi che niente ha che fare con la tutela degli stessi! E’ un autogol pazzesco per loro aver firmato l’accordo! Un CCIE che introduce, non su somme aggiuntive come previsto dall’accordo firmato da CISL e UIL, una valutazione economica differenziata con i nostri fondi, “…perché elemento ineludibile in una evoluta e sofisticata organizzazione quale è quella dell’l’Inpdap.”
            Sull’evoluta e sofisticata organizzazione non mi soffermo perché lo viviamo tutti i giorni con quale difficoltà cerchiamo di rendere alla nostra utenza servizi anche a dispetto delle discrasie informatiche, delle carenze della nostra banca dati, dei problemi organizzativi. Quello è il campo d’azione di un buon Direttore Generale. Ma, come diceva Longanesi, gli Italiani preferiscono le inaugurazioni alla manutenzione. E quindi vai con questo reality INPDAP, inaugurazioni di Campus, stand alla festa dell’Amicizia, valutazione, progetti di medio termine – assolutamente privi di realtà – come il piano triennale della performance, all’interno del quale non sono contenuti solo obiettivi strategici di carattere produttivo. ma l’accelerazione che l’Amministrazione vuole imprimere all’automazione delle prestazioni. Sì, ragazzi. Da qui a due anni, con l’utilizzo della versione più sofisticata di SIN, si vuole arrivare all’erogazione della prestazione che inizia con il sistema che attinge direttamente dalla banca dati le informazioni e le elabora fino all’emissione del provvedimento. L’operatore avrà l’unico ruolo di raccogliere i fogli e verificare. Bellissimo. Peccato che la banca dati dell’Inpdap sia quella che conosciamo e ci vorrà almeno un quinquennio per renderla passabilmente accettabile. Se ci lavorano pure le Amministrazioni. Vogliamo scommettere? Altrimenti nisba!
            Lo sapeva questo, egregio Direttore Generale? E che dire sui numeri previsti nel ritocco all’organico di alcune Sedi piccole. Ma lo sa che sotto i 15, 16 dipendenti una Sede non può strutturalmente esistere per rispondere alle esigenze dell’utenza? Non era questo il compito insito nel suo ruolo, cioè quello di organizzare l’Istituto per meglio rispondere ai suoi stakeholders? O questo vale solo per i convegni e le sue spiritose comparsate?
            E che dire dell’idea di lavorare al centro tutti i tfr, tfs, ips e riliquidazioni annesse?! Magnifica. Libera qualche risorsa – perché nel frattempo tra leggi capestro e norme sulle pensioni non sono più molti i collocati a riposo – e consente di utilizzare gli esuberi del centro. Ma se sul tfr non c’è molta difficoltà a riconvertire risorse, su prestazioni che includono buonuscita ed ips non è così semplice operare nel breve periodo lo sviluppo delle competenze necessarie, rinunciando da subito a quello delle periferie. Lo sapeva questo? Glielo hanno riferito? Perché poi quell’utenza che adesso gestiamo direttamente se la prende con noi. E le faccine brutte, le mettono nei nostri urp. Se si limitano solo a questo…
Voglio poi aggiungere qualcosa a quando il Direttore Generale dice: “… non è peregrino ricordare che … la Corte dei Conti la quale, a norma di legge, non certificherebbe mai un CCIE che non comprendesse un adeguato sistema di valutazione delle performance e dell’apporto individuale. …il Contratto 2010, sottoscritto da tutte le OO.SS., fu alla fine ratificato con l’impegno di inserire la valutazione e la valorizzazione del merito nella tornata contrattuale successiva. Al limite si tratterebbe di mantenere impegni liberamente sottoscritti.”
Certo. Non siamo contrari e non osteggiamo in linea di principio nessun sistema di valutazione. Non certo questo modello ridicolo, scientificamente improponibile, unilateralmente proposto dall’Amministrazione ed elaborato dall’INPDAP, come se fosse l’arma finale di brunettiana memoria – eh sì, caro Dr. Pianese, ei fu – contro i lavoratori. Ed i cui meccanismi sono custoditi come un segreto di stato tanto che solo la dirigenza è stata informata al riguardo. Si parla di un mitico algoritmo, apparso in sogno di qualche Mente eccelsa dell’Istituto (sic), in corso di sicuro deposito all’Ufficio Brevetti, che misurerà in maniera esatta il nostro apporto lavorativo  individuale. Che c’è? Avete paura di un confronto serio? Ma Dr. Pianese, fate le persone serie. Ormai Brunetta e Sacconi non ci sono più. Il giocattolo che avevate preparato per loro, per farvi belli ai loro occhi, è una bufala colossale. Elsa Fornero è una studiosa, competente. Se Le fate vedere questa cosa vi manda a dirigere le faccende domestiche di casa vostra.
E’ finito la reality “l’Inpdap dei Fumosi” o “Grande Inpdap”. Ed è finito il mondo delle imposizioni senza confronto. Ci sono dei sacrifici da fare, mio caro Direttore Generale. Uno di questi comporta di lasciare perdere i sogni di gloria – a nostre spese – ed impegnarsi, con l’apporto costruttivo di tutte le parti, a costruire modelli organizzativi, meccanismi di valutazione, piano della performance discussi condivisi con tutti, in particolare con i lavoratori che sono l’INPDAP MIGLIORE! Ed allora si metta a lavorare seriamente invece di giocare a fare il Direttore Generale ed a sparare cazzate. Se non è capace, se non vede lo sfascio che sta contribuendo notevolmente a creare, se non si rende conto che non è più tempo di lettere al personale o proclami – di fuffa per intenderci – segua l’esempio del suo mentore. L’altro del “ghe pensi mi”. Prima che lo “spread” tra l’Inpdap ed i bisogni dell’utenza diventi così elevato da superare il punto di non ritorno. 
 

IL COORDINATORE REGIONALE
    Spinelli Francesco Antonio
                                                                                                                         

BARI, 18 novembre 2011

 

 
 

 
 

Dai territori

 

 COORDINAMENTO REGIONALE INPDAP LOMBARDIA DEL 10 NOVEMBRE 2011

 

 
 

news

Dap: nuove composizioni Commissioni ex art.26 DPR 395-95.

P.C.D. del 14.11.2011 – Nuove composizioni delle Commissioni ex art.26 DPR 395-95 rinnovate ex DPR 51-2009.

Un Paese senza memoria è un Paese senza futuro. Comunicato stampa di Salvatore Chiaramonte Segretario Nazionale FP CGIL

 
Assemblea aperta della FP CGIL e dell’AIB, in collaborazione con l’Associazione Forum del Libro, i lavoratori del Teatro Valle, la Generazione TQ ed esponenti del mondo della cultura. I lavoratori delle biblioteche e degli archivi discutono con le associazioni culturali e la società civile.

30 novembre 2011 – ore 15.30 – 18.30 Aula Magna Biblioteca Nazionale Centrale di Roma

A distanza di un mese e mezzo dal brutto episodio dell’assemblea impedita alla Biblioteca Nazionale di Roma, la FP CGIL, insieme all’Associazione Italiana Bibliotecari, ha deciso di tenere una assemblea incentrata sulla grave situazione organizzativa e funzionale che stanno vivendo le Biblioteche e gli Archivi pubblici.

L’assemblea ha lo scopo di avviare una riflessione sulla situazione del settore delle Biblioteche e degli Archivi per evidenziarne le forti criticità e la progressiva decadenza, dovute alla compressione degli investimenti pubblici. E di proporre progetti di innovazione incentrati sulla fruizione dei servizi, sulle innovazioni tecnologiche e sulla qualità del lavoro e dell’occupazione.

Un momento importante di confronto democratico e civile, nel cui ambito si esprimeranno sensibilità e punti di vista differenti, ma uniti dalla necessità di salvaguardare queste funzioni essenziali per la crescita sociale e civile del nostro Paese.

Roma, 29 novembre 2011

 

DP Padova: Mozione Assemblea Sindacale

Alla Direzione Provinciale di PD
Alla DRE
Alle RSU di tutte le DP del Veneto e degli Uffici del Cam, Co e DRE
A tutte le OO.SS. a livello territoriale e regionale
A Tutti i dipendenti della DP di Padova

 

 OGGETTO: Mozione Assemblea Sindacale 
 

 

I lavoratori e le lavoratrici di tutta la DP di Padova riunitisi in assemblea sindacale martedì 29 novembre

                                               PRESO ATTO
 
Dei seguenti intendimenti dell’Amministrazione comunicati alle OO.SS. e alle R.S.U. dal Direttore Provinciale nel corso dell’apposita riunione tenutasi il giorno 24 novembre 2011:
 

1.      Ampliamento dell’apertura al pubblico da 24  fino a 30 ore;
2.      Orario di servizio dalle ore 8.00 alle ore 18.30 dal lunedì al venerdì;
3.      Riduzione della fascia oraria di pausa pranzo (dal minimo di ½ ora al massimo di 1h);
4.      Riduzione a 30 minuti della flessibilità in ingresso;
5.      Riduzione a 20 minuti della flessibilità in uscita
 
                                           RAPPRESENTANO

Che  la proposta della parte pubblica, lungi da essere una risposta efficace per la soluzione ai problemi dei frontoffice degli Uffici Territoriali della DP di PD (oberati di richieste e in cronica carenza di personale con allungamento degli orari di apertura degli sportelli), si rivela essere unicamente un ulteriore attacco ai lavoratori con lo scopo di ridurre istituti faticosamente conquistati (flessibilità, pausa pranzo, contrattazione…) ed aumentando ulteriormente i carichi di lavoro.
 
Di fronte alla carenza di personale, che la RSU della DP di PD aveva denunciato fin dalla prima riunione avutasi con il Direttore Provinciale, i lavoratori si sarebbero aspettati interventi organici dell’Amministrazione (assunzioni, migliore organizzazione e programmazione dei carichi di lavoro) e non invece la richiesta di fare ulteriori sacrifici oltre a quelli che già sono stati imposti in questi anni ( blocco dei contratti, riduzioni del salario accessorio, limitazione unilaterale del part-time).
 
                                           RAPPRESENTANO
 
 Che negli Uffici della DP di PD non c’è la necessità,  e non ci sono nemmeno le condizioni per rivedere la contrattazione in essere, visto che già ora  si riesce a garantire a malapena il carico ordinario. I cambiamenti così richiesti non risultano quindi ad oggi accettabili, anzi vengono distolte risorse disponibili e qualificate da ben più fattive attività previste in backoffice per il raggiungimento degli obbiettivi dell’Agenzia.
 
                                           RAPPRESENTANO

Che il personale addetto ai Front Office della DP di Padova, a dispetto delle problematiche evidenziate e dell’età media degli impiegati,  ha sinora offerto un eccellente servizio, di riconosciuta competenza professionale, e di cui si avvalgono anche contribuenti di altre aree territoriali;
 
Che la vigente contrattazione sull’orario di lavoro ha sempre garantito finora l’efficiente funzionamento dell’Ufficio anche in momenti critici;
 
                                               FORMULANO
 
Nel merito le seguenti considerazioni:
 
                                              FLESSIBILITA’
 
Il vigente accordo prevede una flessibilità in entrata dalle 7.30 alle 8.30 ed in uscita dalle ore 12,45 (per gli addetti al Front-Office la flessibilità è subordinata all’orario di chiusura degli sportelli) la cui decurtazione andrebbe ad incidere negativamente sia sulla qualità dei servizi, sia sulle esigenze di conciliazione dei tempi di lavoro e di vita, specialmente per i numerosi lavoratori e lavoratrici in particolari situazioni personali, sociali e familiari, sia rispetto ai problemi di inquinamento e di traffico ( con annessi problemi di parcheggio in particolare a Padova);
 
                          AMPLIAMENTO APERTURA AL PUBBLICO
 
Il proposto ampliamento senza aumento del personale non significa dare un migliore servizio all’utenza, ma semplicemente “parcheggiarla” più a lungo all’interno dell’Ufficio;
Inoltre, l’ampliamento dell’orario di sportello,  senza il contestuale inserimento di tutti gli istituti previsti dal vigente contratto nazionale delle Agenzie Fiscali, andrebbe unicamente a comprimere i diritti dei lavoratori sottoponendoli ad adeguamenti orari in forte collisione con le proprie condizioni materiali di vita.
Inoltre, l’ampliamento dell’attività di frontoffice metterebbe definitivamente in crisi le lavorazioni del backoffice.
 
Pertanto all’unanimità
 
                                             INVITANO
 
Le la RSU e le OO.SS. della DP di Padova a NON sottoscrivere alcun accordo che modifichi l’attuale assetto;
 
                                           AUSPICANO
 
L’avvio di una seria e reale contrattazione territoriale, non ingabbiata da scelte unilaterali calate dall’alto, che – senza mortificare i diritti contrattuali- tenga in debito conto sia le esigenze dell’utenza che quelle di tutti i lavoratori.
 
I lavoratori rivendicano pertanto la possibilità di un vero confronto su un’organizzazione complessiva degli uffici che tenga conto degli ormai insostenibili carichi di lavoro, per una sostenibilità psico-fisica dell’attività di sportello (non più di quattro ore giornaliere), un’organizzazione dello sportello che tenga conto delle pause previste per legge, e consenta la concreta fruizione di istituti contrattuali quali i profili orari, le ferie, i permessi, la flessibilità, per il diritto-dovere a potersi informare o formarsi;
 
rivendicano il diritto a poter lavorare con dignità, senza la negazione o il baratto dei diritti, nell’interesse di un servizio che possa continuare ad essere di “qualità”.
 
                                          RIFIUTANO
 
L’imposizione coatta di obiettivi annuali decisi senza alcun confronto sindacale, per cui  la carenza di personale e le disfunzioni organizzative vengano scaricate ancora una  volta sui lavoratori.       

                                          CHIEDONO
 

Che venga attuato il questionario sullo stress da lavoro correlato, così come richiesto dagli RLS della DP di Padova perché riteniamo possa monitorare la gravità della situazione attuale anche in assenza dell’allungamento di orario voluto dalla DP;
 
                                          CHIEDONO

Alla RSU e alle OO.SS. di fare gli opportuni passi presso la Prefettura in merito all’aggravarsi del problemi di traffico cittadino connesso al taglio della flessibilità;
 
                                          DECIDONO 
 
Fin d’ora la mobilitazione di tutto il personale con indizione di assemblee flash alla fine dell’orario di apertura al pubblico prima del prossimo incontro tra DP e RSU e OO.SS,

                                       PROPONGONO

Che venga inviato tale documento a tutti i lavoratori della DP di Padova e che si lavori alla formazione di un coordinamento regionale con le altre DP, il CO, il CAM, l Ufficio della DRE, al fine di giungere ad indire, a gennaio,  una manifestazione sotto la sede della Direzione Regionale con lo scopo di eliminare i lacci e lacciuoli posti dalla  D.R.  in modo tale che le trattative locali  a livello di D.P. possano svolgersi senza le pregiudiziali poste dall’orario di servizio, di apertura al pubblico e quant’altro. 
 
Firmato all’unanimità (nessun contrario, 1 solo astenuto) dai 190 presenti 
 
                                            L’assemblea della DP di Padova del 29 novembre
                                  (svolta congiuntamente tra gli Uffici di via Fidenzio, via Turazza,
                                                        via Vergerio, Este e Cittadella)
 

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