Le Segreterie Nazionali dell’Igiene Ambientale hanno indetto unitariamente lo sciopero Nazionale, a sostegno della vertenza per il rinnovo del CCNL scaduto lo scorso 31 dicembre, per martedì 29 novembre.
Nella stessa giornata a Roma e a Milano ci saranno dei presidi di protesta sotto le sedi di FISE/ASSOAMBIENTE.
Roma 17 novembre 2011
29.11.2011 – In allegato Circolare del Ministero dell’Interno su avvio del corso di formazione per il passaggio di qualifica a capo squadra.
I COORDINAMENTI PROVINCIALI
AL PERSONALE
ALLA DIREZIONE REGIONALE
ALLA DIREZIONE PROVINCIALE
ALLA DIREZIONE GENERALE
ALLE OO.SS. NAZIONALI
Siamo arrivati al momento topico dello sciopero nella DP di Ancona, le ragioni ci sono tutte: crescenti carichi di lavoro in assenza di sostituzioni di colleghi che lasciano il servizio a vario titolo, spostamenti unilaterali, intemperanze e aggressioni verbali, esasperazione e confusione, possibile soppressione di team de localizzati, ecc. ecc.. Senza perdere di vista lo scenario generale, tutt’altro che rassicurante, occorre agire necessariamente anche sul posto di lavoro.
La questione non è di poco conto, perché attiene a quel clima interno che deve essere necessariamente sereno come comunità di lavoro dovendo altresì controbattere ogni giorno a dei contribuenti, che spesso non tengono conto della nostra funzione essenziale e del nostro ruolo, per garantire ai cittadini equità e servizi pubblici. Anziché porre questa problematica con forza, cercando tutte le convergenze possibili, si infierisce sul personale.
Avremmo voluto volentieri evitare questa prova di forza, ma se gestire vuol dire usare “Il bastone del comando”, allora ci dispiace, non ci stiamo!! L’autoritarismo non dovrebbe esserci né ora né mai, né qui, né altrove, anche perché i documenti dell’Agenzia parlano in termini molto chiari.
Non ci ha entusiasmato l’idea di un innalzamento dello scontro a livello locale, ma nessun segnale è giunto, anzi, ci sono arrivate notizie di convocazioni di colleghi addirittura anche nella giornata della proclamazione dello sciopero. Si chiede alla DR una verifica e comunque, se risultasse vero sarebbe un mero comportamento antisindacale e sanzionabile anche dal punto di vista penale.
Per quanto sopra esposto, invitiamo di nuovo il personale tutto allo sciopero proclamato per il 28 novembre 2011.
Ancona, 25 novembre 2011
MICUCCI-LODOLINI-BOSI-BUSTI
AL PERSONALE
ALLA DIREZIONE REGIONALE
ALLA DIREZIONE PROVINCIALE
ALLA DIREZIONE GENERALE
ALLE OO.SS. NAZIONALI
ALLE OO.SS. REGIONALI
Oggetto: sciopero del 28 novembre 2011
Le scriventi OO.SS.
ringraziano infinitamente
chi ha creduto nella civiltà e nel diritto delle regole;
stigmatizzano
chi è stato fuorviato o chi non ha creduto che, solo tramite le regole, si possa convivere in un ambiente di lavoro ma mirano su una comunità clientelare e servile e chi, parte pubblica, ha usato ogni strumento in suo possesso fino al contatto “porta a porta” o tramite suoi “scudieri” per IMPEDIRE che lo sciopero avesse un risultato ben più importante e ampio;
valutano in modo preoccupante
la totale assenza della Direzione Regionale e dei suoi dirigenti che hanno avuto un mero ruolo di osservatori esterni che, invece di prevenire i conflitti, li hanno osservati , attesi ed aspettati, al punto da chiedersi che ruolo hanno nella piramide gestionale dell’Agenzia e se non possano essere meglio utilizzati in altre attività operative provinciali;
ricordano
che nessuno può, oggi, garantire la valutazione annuale da parte dello stesso Dirigente che ha conferito, a suo tempo, incarichi ai sensi dell’art. 18 e che opportunamente, dovrebbero essere valutati da una commissione totalmente esterna;
invitano
le OO.SS. Regionali e Nazionali a trovare sistemi diversi dall’attuale per garantire il rispetto dei diritti fondamentali;
chiedono
che la Direzione Regionale e la Direzione Centrale si attivino per definire e risolvere con immediatezza le criticità ormai non più sanabili per una corretta e proficua convivenza all’interno della Direzione Provinciale, dove anche in situazioni critiche ed esasperate come queste, il personale ha trovato la forza e l’orgoglio di produrre ottimi risultati, malgrado continue e prolungate vessazioni.
Ancona, 28 novembre 2011
MICUCCI-LODOLINI-BOSI-BUSTI
AL DIRETTORE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE
DOTT. ATTILIO BEFERA
Noi, lavoratrici e lavoratori, degli Uffici dell’Agenzia delle Entrate della Lombardia, Le scriviamo per manifestarLe il profondo disagio per il clima che, ormai da alcuni anni, si è creato nei nostri uffici e che ci rende molto difficile operare con quella serenità indispensabile a rendere il nostro lavoro proficuo per i contribuenti, per l’Agenzia e anche per noi stessi.
La Dirigenza dei nostri uffici, a partire dalle iniziative della Direzione Regionale, sembra quasi considerarci un problema invece che una risorsa; ritenere un fastidio il confronto per cercare di coniugare le esigenze di servizio, che anche per noi sono una priorità, con quelle legittime del personale. Al centro dell’attenzione del dibattito odierno sul mercato del lavoro è il tema della conciliazione tra vita e lavoro, ma a quanto pare questo non riguarda gli uffici dell’Agenzia delle Entrate lombardi.
Per questo, sosteniamo con forza l’azione e le posizioni assunte dalle RSU e dalle OO.SS. della Lombardia sul tema dell’orario di lavoro: non ci sono pregiudiziali a discuterne, e le posizioni assunte dai rappresentanti sindacali lo dimostrano, ma ogni modifica deve avere un perché, deve essere motivata concretamente, non rispondere semplicemente a una logica di potere, come invece appare la posizione assunta dalla Dirigenza degli uffici della Lombardia.
Ci consideriamo una risorsa importante per l’Agenzia, e in particolare in questo momento di crisi per l’intero Paese: a Lei chiediamo quelle risposte che sono assenti oggi in Lombardia.
Ci si è ormai assuefatti alle grave situazione di dissesto idrogeologico che attanaglia larghe aree del Paese. Sembra che il susseguirsi di tragedie, prima Genova e La Spezia, ora Messina ed il reggino, sia un fatto normale, un problema legato alla gente che vive in quei territori. Così succede che nessuno, a eccezione della magistratura, rivendichi l’accertamento delle responsabilità, prima di tutto di quelle politiche, che più nessuno chieda conto delle dichiarazioni e delle promesse assunte in occasione di analoghe tragedie.
Nel periodo 2008-2012 i tagli operati dal Governo Berlusconi ai fondi del Ministero dell’Ambiente sfiorano il 90% e i piani di intervento per affrontare l’emergenza idrogeologica, a cominciare dai territori recentemente colpiti dalle alluvioni, sono rimasti inattuati. La stessa sorte toccata ai fondi straordinari promessi per la tragedia di Giampilieri di due anni fa: dopo l’annuncio davanti alle telecamere dei tg nazionali, condito da pelosa commozione, una gelida nota della Ragioneria Generale dello Stato ne ha dichiarato la “cancellazione”.
Va cambiato approccio, a partire dalla programmazione e dalla prevenzione, da investimenti certi e dotazioni di personale idonee alla mole di lavoro. Il fatto che a soccorrere i cittadini messinesi, in un’area così vasta (oltre 30 km di lunghezza per 23 Comuni), con altre zone della provincia in allerta meteo, ci siano solo una cinquantina di uomini dei Vigili del Fuoco impegnati h24, e che in quelle condizioni di assoluta emergenza operino precari della Protezione Civile con contratti in scadenza al 31 Dicembre, da la dimensione del problema. Un numero francamente esiguo di uomini e mezzi, in una provincia ad alto rischio e con una lunga scia di tragedie alle spalle.
È l’assenza dello Stato, l’emergenza fai da te, che vanno superate e in fretta. Le immagini di studenti armati di vanga e mossi dalla solidarietà ci riempiono il cuore, ma ci parlano di un’Italia profondamente debole e diseguale, di uno Stato incapace di proteggere i propri cittadini.
Sono passati solo due anni dai fatti di Giampilieri, 31 morti e oltre 2000 sfollati, ma sembra che sia passato un secolo. Perché si parlasse del dramma della costa tirrenica della provincia di Messina c’è stato bisogno che si registrassero delle vittime. A volte l’indifferenza fa male più del fango.
Roma, 24 novembre 2011
La giornata di mobilitazione mondiale “To End Violence Against Women” è una grande occasione di denuncia e sensibilizzazione affinché cessino, anche attraverso lo stigma dei violenti, le infinite pratiche di violenza fisica e psicologica contro le donne.
La violenza è odiosa in qualunque sua sfaccettatura, in qualsivoglia luogo, verso chiunque. Diventa inaccettabile quando quella violenza è espressione di una cultura di sopraffazione, di predominio, in questo caso di un genere sull’altro.
Ma è altrettanto odiosa anche quando si manifesta attraverso atti e comportamenti solo apparentemente neutri, ma altrettanto devastanti per ciò che attiene la dignità delle persone, il loro diritto all’uguaglianza, il rispetto dei loro bisogni, il sostegno attivo allo sviluppo naturale della condizione umana.
Esattamente ciò che le recenti politiche del governo Berlusconi hanno gravemente leso riguardo le donne.
La forte diminuzione del part-time, le restrizioni sulle leggi a sostegno dell’handicap, l’innalzamento dell’età pensionabile per le lavoratrici pubbliche, le nuove rigidità nell’organizzazione del lavoro fino all’abbassamento repentino del livello di protezione sociale per anziani e non autosufficienti sono politiche solo in apparenza “pacifiche”.
Da domani, passata la giornata di denuncia, bisogna rimettere in circolo politiche attive per la donna, a cominciare dal nostro Paese, sicuramente fra i meno occidentali e democratici sul tema.
Incalzeremo il nuovo esecutivo affinché si possa tornare velocemente ad una pratica quotidiana, magari meno urlata e più concreta, per la quale, ad esempio, il bilancio di genere per ogni legge o decreto in emanazione ritorni ad essere il primo dei filtri attorno ai quali la politica assolve il suo incarico, a partire dall’odiosa legge che di fatto obbliga le lavoratrici a firmare le proprie dimissioni “in bianco” all’atto dell’assunzione.
Roma 25 Novembre 2011
“Una su tre, una su quattro, 6 milioni e 700 mila, tra I 15 e 44 anni, dal 5 al 20%, il 96%, un milione, il 2.4%, 350.000, il 56%, fino a 70 anni”
Le pagine dei quotidiani nazionali oggi sono piene di dati, numeri, statistiche: attraverso loro oggi viene portato all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale il dramma, la sofferenza, il degrado e l’inciviltà nelle quali le donne sono costrette a vivere, in ogni angolo del mondo, la loro condizione di genere.
Violenza, omicidi, denunce, stupri; accanto ad ogni numero una storia personale fatta di lacrime, di silenzio, di emarginazione e indifferenza; storie invisibili.
Sono tante le iniziative in programma oggi, ognuna di noi sceglierà la sua e sarà tanto anche lo sdegno e la rabbia che oggi attraverserà quelle sensibilità che si lasceranno attraversare, donne o uomini che siano.
Domani, però, come accade spesso, troppo spesso in questa società mediaticamente attenta al solo quotidiano, quelle storie non avranno più nemmeno i numeri, le statistiche e torneranno ad essere visibili solo nelle sezioni della cronaca di un giornale, solo nei talk show fatti di plastici e villette.
Domani, come ieri, c’è bisogno di non lasciare ritornare nell’oblio quelle storie, quelle sofferenze. Siamo donne e compagne della funzione Pubblica, lavoriamo quotidianamente con passione affinché negli obiettivi generali della Cgil il tema dell’avanzamento dei diritti, del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro sia sempre “centrato” sui confini, su quella parte, cioè, di persone che faticano ad essere incluse, che faticano ad essere considerate, ad essere rispettate, ad essere valorizzate.
Un obiettivo che deve essere “centrato” per difendere chi vive sulla sua pelle le disuguaglianze, la discriminazione, l’esclusione.
Nelle piattaforme, nelle relazioni politiche e sindacali, nei contratti, nelle regole, nelle leggi: il nostro obiettivo per l’affermazione di politiche di genere non recede, non indietreggia nemmeno di fronte alle più aggressive pratiche contro le donne.
Un obiettivo che confermiamo quotidianamente anche nel sistema delle relazioni personali, fra compagne e compagni, fra militanti, dirigenti sindacali, iscritti, lavoratrici e lavoratori: siamo un grande sindacato anche e soprattutto perché (almeno così pensiamo) la consapevolezza di essere donna in Cgil è già e resterà un grande patrimonio di tutta l’organizzazione.
Dettori Rossana
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Forti Aurora
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Pavanelli Rosa
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Basile Concettina
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Giordani Paola
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Pozzi Zoia
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Bozzi Adriana
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Giuliani Susanna
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Ricci Carla Maria
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Cannone Elisabetta
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Grieco Nicoletta
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Scuderi Martina
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Cicconi Luciana
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Livi Daniela
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Splendori Lorena
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Contini Roberta
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Manca Noemi
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Tala Marilena
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De Rugeriis Francesca
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Minutella Alessandra
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Taranto Cecilia
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Pagano Nadia
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Verbigrazia Lara
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29.11.2011. In allegato Circolare del Dipartimento dei Vigili del Fuoco con l’elenco del personale S.A.T.I. che verrà trasferito con decorrenza 1° dicembre 2011.
A TUTTE LE LAVORATRICI E AI LAVORATORI DEI CAM
Proclamazione stato di agitazione al CAM di Cagliari
Le lavoratrici e i lavoratori del CAM di Cagliari, riuniti in assemblea per discutere dei provvedimenti sulle modalità di lavorazione del servizio CIVIS, denunciano:
– la grave situazione organizzativa in cui sono costretti ad operare a causa dei provvedimenti emessi dalla Direzione del CAM in cui si registra come unico filo conduttore, la riduzione dei diritti e delle prerogative contrattuali degli operatori.
– Il mancato rispetto delle regole che disciplinano il sistema di partecipazione sindacale, costantemente calpestato.
– Il maldestro tentativo di trasferire sugli operatori la responsabilità sulla qualità del servizio accumulando sui singoli operatori carichi di lavoro enormi, nonostante sia a conoscenza che vi è saturazione sia per le attività di front-line che di back–office. Una operazione che produrrà inevitabilmente una riduzione della qualità del servizio.
L’assemblea ha evidenziato, inoltre, come il provvedimento sul CIVIS insieme all’introduzione delle web mail, delle liste DALI ma anche ai vari tentativi di intervenire per modificare l’orario di lavoro introducendo limitazione ai diritti, si colloca su un piano di interventi che ostacolano il raggiungimento di standard di qualità elevati.
È sufficiente evidenziare che l’impossibilità a effettuare le attività di aggiornamento fiscale e di autoformazione, causata dall’incremento dei carichi di lavoro, oltre a pregiudicare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, produrrà inevitabilmente nocumento alla relazione tra cittadino e Amministrazione.
Consideriamo queste scelte sbagliate e vogliamo credere che non siano esplicite manifestazioni di volontà, anche se questi provvedimenti insieme a quelli sull’orario di lavoro presso gli uffici delle entrate, paiono figli della stessa madre.
Queste OO.SS., per quanto sopra, stigmatizzano il comportamento della direzione del CAM, la diffidano dal proseguire con atteggiamenti autoritari e proclamano lo stato di agitazione delle lavoratrici e dei lavoratori del CAM di Cagliari che a sostegno della vertenza si asterranno dalla lavorazione di CIVIS in modalità back–office che pertanto saranno lavorate esclusivamente in modalità front-line.
Nel contempo si invita la Direzione a revocare il provvedimento e a convocare un incontro sindacale al fine di individuare soluzioni condivise.
È evidente che i assenza di un sollecito riscontro saranno inasprite le azioni a sostegno della vertenza senza escludere la proclamazione dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori del CAM di Cagliari.
Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl, visto il grave comportamento della presidenza dell’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici), che ha scelto autonomamente di intrattenere rapporti solo con le organizzazioni sindacali compiacenti alle proprie paradossali richieste (rinnovo del contratto nazionale di lavoro a zero euro, taglio indiscriminato delle retribuzioni delle assenze per malattia per far cassa) hanno dichiarato lo stato di agitazione di tutto il personale e avviato una capillare azione di mobilitazione su tutto il territorio nazionale, con iniziative di informazione verso le istituzioni regionali e fra i cittadini, di protesta nei confronti dei vertici dell’AIAS.
Domani 25 novembre si terranno sit-in di protesta dei lavoratori davanti a tutte strutture AIAS Regionali per contestare il grave comportamento tenuto dai vertici dell’AIAS nei confronti dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che li rappresentano e chiedere alle Istituzioni Regionali di intervenire in merito ai loro accreditamenti.
Roma, 24 novembre 2011