Roma, 3 marzo 2011
Al Capo Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria
Cons. Luigi Birritteri
Al Vice Capo Dipartimento Vicario degli Affari di Giustizia
Cons. Pietro Martello
Al Direttore Generale del Personale e della Formazione
Dr. Calogero Roberto Piscitello
Oggetto: 150° Anniversario dell’unificazione dell’Italia. Festa nazionale del 17 marzo 2011.
Ci è giunta notizia che in vari uffici sia stata data comunicazione che il 17 marzo, festa nazionale, verrà detratta dai quattro giorni di festività soppresse spettanti ai lavoratori in base all’articolo 1, c. 1 lett. b), della legge n. 937/1977.
Con il decreto legge n. 5 del 22/2/2011, e limitatamente all’anno 2011, il 17 marzo è considerato giorno festivo ai sensi degli articoli 2 e 4 della legge n. 260/1949; la norma in questione prevede che vengano traslati al 17 marzo tutti gli effetti economici, giuridici e contrattuali previsti per la giornata del 4 novembre (giorno dell’unità nazionale).
Per la festività del 4 novembre, istituita dalla legge n. 260/1949, è previsto che a decorrere dal 1977 (L. 54/1977) la sua celebrazione abbia luogo nella prima domenica del mese di novembre pur non essendo più considerata giorno festivo. Anche con questa modifica per la giornata del 4 novembre la legge prevede il pagamento di una retribuzione aggiuntiva che può essere la maggiorazione per lavoro festivo o, nel caso coincidente con la domenica, una ulteriore retribuzione corrispondente all’aliquota giornaliera; tale disposizione non si applica ai dipendenti pubblici stante la previsione dell’art. 1, c. 224, legge n. 266/2005.
La disposizione di cui all’art. 1 del decreto legge n. 5/2011, a nostro avviso, non fa altro che spostare dalla data del 4 novembre alla data del 17 marzo (e per il solo anno 2011) quanto di spettanza del lavoratore in termini economici o di previsioni contrattuali legate specificatamente alla ex festività del 4 novembre.
Pertanto è utile ricordare che la legge n. 937/1977 nell’attribuire ai dipendenti civili e militari delle pubbliche amministrazioni sei giornate complessive di riposo, di cui due giornate in aggiunta al congedo ordinario e quattro giornate da fruire nel corso dell’anno solare, non fa alcun richiamo a leggi precedenti ovvero alla L.54 del 1977, e i dipendenti pubblici non beneficiano di alcun trattamento economico legato alla data del 4 novembre, quindi riteniamo improponibile una ricostruzione che leghi i giorni di riposo di cui alla legge n. 937/1977 con la previsione del decreto legge n. 5/2011 e con la ex festività del 4 novembre.
Vi preghiamo pertanto, per evitare inutili contenziosi, di comunicare agli uffici, con la massima sollecitudine, che la festività del 17 marzo non può essere computata come festività soppressa e di dare immediate direttive conseguenti.
Per Funzioni Centrali FPCGIL
Nicoletta Grieco
IL BLOCCO DEGLI AUMENTI CONTRATTUALI:
Evidentemente non bastavano i pesanti ritardi sugli arretrati relativi alle prestazioni straordinarie, né il fatto che anche il contratto firmato un anno fa non è ancora pienamente esigibile: la manovra di Berlusconi-Tremonti impedirà, anche a tutti gli altri dipendenti pubblici, di rinnovare il contratto e consolidare i relativi aumenti fino al 2015, con buona pace di qualsiasi ipotesi di crescita e rilancio dei consumi.
L’ INNALZAMENTO DELL’ETA’ PENSIONABILE:
La furia pseudo riformatrice della compagine governativa va di pari passo con la loro totale confusione: già nel sistema attuale l’età pensionabile dei VVF è incoerente con i rischi ed i disagi di questa professione; la manovra, innalzando ulteriormente i limiti previsti, metterà a repentaglio la sicurezza e la salute degli operatori senza, con ciò, produrre risparmi apprezzabili: possiamo esimerci dal contrastare con forza e convinzione una simile follia?
LA DILAZIONE DEL TRATTAMENTO DI FINE SERVIZIO:
Dopo aver lavorato almeno 40 anni, è normale aver programmato il proprio futuro e quello della propria famiglia confidando anche nella certezza di questa disponibilità economica: evidentemente coloro che sostengono un simile provvedimento non hanno mai lavorato e non c’è alcuna giustificazione per chi invade con una simile violenza la sfera privata delle lavoratrici e dei lavoratori, i loro bisogni, le loro legittime aspirazioni.
LA RAZIONALIZZAZIONE DELLE RISORSE IN BILANCIO:
Il Corpo già soffre di un bilancio inadeguato a causa di continui tagli e riduzioni frutto di precedenti manovre; ne soffrono gli operatori, il servizio ed i cittadini; chiedere ulteriori razionalizzazioni significa non conoscere né capire il lavoro che svolgono i Vigili del Fuoco, tanto meno il loro ruolo sociale nei confronti del Paese, o peggio ancora, significa perseguire un disegno strategico che ne presuppone il progressivo indebolimento, per modificarne pesantemente l’assetto organizzativo.
IL TAGLIO DELLA TREDICESIMA MENSILITA’:
Che le Pubbliche Amministrazioni, compresa quella dei VVF, fino ad ora, non abbiano certo brillato per qualità organizzative e gestionali, purtroppo è un evidente stato di fatto: immaginare che ora diventino tutte virtuose è pura fantasia; farne pagare le conseguenze alle lavoratrici ed ai lavoratori, già economicamente e professionalmente tartassati, è la misura di quanto sia ingiusta ed iniqua questa manovra, ma anche di quanta poca considerazione, questo Governo (Brunetta in testa) e la Maggioranza politica che lo sostiene, hanno nei confronti dei dipendenti pubblici e della collettività che beneficia dei servizi che erogano.
La manovra finanziaria in discussione al Senato scarica sui lavoratori dipendenti, sui pensionati e sui più deboli della società il suo insostenibile peso.
Una manovra che avrà un effetto depressivo sull’economia, con conseguente aumento della disoccupazione e del lavoro precario a danno soprattutto delle giovani generazioni.
Una manovra costituita in prevalenza da tagli agli enti locali e alla sanità, che determinerà la riduzione di servizi sociali e assistenza sanitaria, penalizzando ulteriormente le persona malate, le famiglie, gli anziani.
Il Governo, preoccupato di tutelare chi guadagna sopra i 90 /150 mila euro, dimostra indifferenza verso chi non riesce ad arrivare a fine mese.
Dopo aver negato per due anni la gravità della crisi e aver affermato che l’Italia è riuscita meglio di altri paesi ad arginarla, oggi il governo Berlusconi, per rispondere agli attacchi della speculazione finanziaria, non trova altre soluzioni che indebolire ulteriormente il potere d’acquisto di lavoratori dipendenti e pensionati.
L’obiettivo primario è fare cassa reperendo risorse dove è facile prenderle: nelle buste paga di chi ha un reddito fisso.
Dopo il blocco dei contratti per i prossimi sei anni, l’innalzamento dell’età pensionabile per le donne, il taglio del salario accessorio, decisi nelle ultime due manovre finanziarie , con gli attuali provvedimenti si rende incerto il pagamento della tredicesima mensilità, si posticipa il TFS di circa due anni, si paventa l’ eliminazione nel calcolo dell’anzianità ai fini pensionistici degli anni di laurea già riscattati e del servizio militare. Se confermato, si tratta di un gravissimo colpo di mano, un vero scippo.
Per fare cassa si cancellano le uniche festività laiche rimaste: 1° maggio, 25 aprile, 2 giugno convinti che sia uno strumento utile per aumentare la produttività, sottovalutando l’importanza che hanno le festività nazionali nel consolidamento dell’identità culturale di un popolo, fondamentale specialmente in un paese come l’Italia, minacciato da particolarismi e localismi.
Per garantire il futuro ai lavoratori, ai pensionati, alle giovani generazioni, basterebbe contrastare con determinazione l’evasione fiscale, che ammonta a circa 120 miliardi di euro l’anno.
Ma oltre ai proclami propagandistici non si và, nella manovra mancano provvedimenti veri, efficaci. Si ricicla per l’ennesima volta il contributo dei comuni alla lotta all’evasione fiscale. Una norma già rilanciata proprio dal Governo Berlusconi nel 2008 e scarsamente utilizzata per lacune normative e poca volontà politica.
Molto più utile sarebbe:
– ripristinare l’obbligo per chi possiede una partita IVA di inviare per via telematica l’elenco clienti e fornitori: incrociando i dati può avere la valenza di un CUD. Senza quest’ obbligo scaricare le fatture false IVA è più facile e l’eventuale innalzamento delle aliquote, oltre al danno inflattivo, potrebbe diventare la beffa di un regalo agli evasori, considerato che l’IVA è l’imposta più evasa.
Il cosiddetto “nuovo elenco clienti/fornitori”, introdotto nel 2010, obbliga di comunicare all’Agenzia solamente i dati relativi alle operazioni effettuate da parte dei soggetti IVA di importo non inferiore a 3.000 euro.
– ripristinare la norma che prevede la tracciabilità dei pagamenti anche per importi inferiori all’attuale tetto di 5 mila euro. Ricordiamo che l’art. 35 c. 12 dl 223/06 prevedeva per gli esercenti di arti e professioni l’obbligo di riscuotere tramite assegni non trasferibili o strumenti di pagamento elettronico compensi superiori a 100 euro. In Italia l’utilizzo del contante arriva al 90% , rispetto ad una media europea di circa il 70%.
Ricordiamo che a fronte di circa 11 miliardi incassati nel 2010, l’evasione fiscale è aumentata di circa 30 miliardi ( rapporto della GdF).
E’ il risultato del depotenziamento delle norme antievasione, alcune sopra illustrate , e delle modifiche organizzative ( attivazione delle Direzioni Provinciali) che hanno determinato un arretramento del presidio fiscale del territorio e la relativa diminuzione dei controlli, facendo venire meno l’effetto deterrente.
Ma soprattutto l’aumento dell’evasione fiscale è il risultato della tolleranza manifestata dal Governo.
Oggi il Governo scopre la piaga dell’evasione fiscale e l’evasore viene paragonato ad un parassita sociale, paragone calzante, in controtendenza con quanto affermato dal direttore dell’Agenzia in una intervista rilasciata il 19 agosto del 2010 al Sole 24 ore: ” dobbiamo evitare il termine lotta che evoca scontri e violenza e parlare di recupero fiscale “.
Normalmente i parassiti vanno combattuti, prima che distruggano l’ambiente in cui prolificano, “manette agli evasori” (Reviglio docet).
6 SETTEMBRE SCIOPERO GENERALE
RIEMPIAMO LE PIAZZE CONTRO I PARASSITI SOCIALI.
Roma 1 settembre 2011 CGIL FP NAZIONALE
Comparto Agenzie Fiscali
Luciano Boldorini
Pubblichiamo in allegato la nota n.0319338 del 25.8.2011 concernente l’argomento in oggetto indicato.
Pubblichiamo la nota n. 0326919 del 31.8.2011 di cui all’oggetto.
Pubblichiamo la nota n.0326906 datata 31.8.2011 di cui all’oggetto.
Cari colleghi e care colleghe,
tra le “brillanti” manovre finanziarie che dall’inizio della legislatura l’attuale Governo ci ha imposto, e fatto a caro prezzo pagare, quella che il Senato discuterà nei prossimi giorni è sicuramente la più insopportabile e la più ignobile perché, oltre a continuare a sottrarre soldi dai nostri già magri stipendi – che non saranno più adeguati all’inflazione reale, ovvero al costo della vita, almeno fino all’anno 2017 – provocherà un aumento significativo delle tasse comunali – regionali che inciderà sulle nostre buste paga, e mette addirittura in discussione il pagamento delle tredicesime mensilità!
Il forte taglio imposto ai finanziamenti riguarda anche il Comparto sicurezza e la Polizia Penitenziaria, la sua presunta e mai realmente riconosciuta “specificità”, la sicurezza sul lavoro, la dignità e i diritti del personale, sia sul piano economico che su quello professionale, ma anche l’efficienza e la qualità del servizio reso alla collettività, sempre meno garantito anche in termini di sicurezza sociale. Questi, in particolare, gli interventi più pesanti assunti dal Governo nei confronti degli appartenenti al Comparto sicurezza e, quindi, della Polizia Penitenziaria con la manovra concepita.
· Ulteriore blocco di due anni degli aumenti contrattuali;
· Innalzamento dell’età pensionabile con l’adeguamento alla speranza di vita;
· Contributo di perequazione con trattenuta sul trattamento pensionistico;
· La riduzione percentuale delle pensioni di reversibilità;
· La modifica della rivalutazione automatica delle pensioni;
· La razionalizzazione forzata delle risorse economiche in bilancio, ottenuta per mezzo dei soliti odiosi tagli lineari;
· le modifiche sui controlli delle assenze dal servizio;
· il taglio della tredicesima mensilità se non si rispettano le riduzioni di bilancio;
Allora non siamo così “speciali”, come qualcuno continua indefessamente a ripetere – spesso travisando la realtà – ai colleghi, alla maniera di quella parte sindacale che non perde occasione di difendere pubblicamente l’operato del Governo senza mai criticarne l’azione, perché se lo fossimo realmente di certo non saremmo trattati in questa maniera. Ma ne siamo tutti consapevoli?
Non lo sappiamo, ovviamente, quel che è certo però è che la lettura dei provvedimenti assunti con la manovra economica anche nei confronti della Polizia Penitenziaria dovrebbe far nascere un sentimento di profonda indignazione e irritazione in ognuno di noi, che rischiamo davvero di non poter andare in pensione e di veder vanificate tutte quelle conquiste sindacali ottenute a partire dalla riforma del Corpo.
Siamo di gran lunga gli operatori penitenziari peggio trattati in tutta Europa, sia dal punto di vista economico e normativo che professionale, serve altro per comprendere la gravità dei provvedimenti ulteriormente assunti nei nostri confronti e profittare dell’occasione che la CGIL offre in tutte le piazze d’Italia per esternare il nostro dissenso e la nostra irritazione? …..E pensare che c’è chi ha creduto alla bufala dell’aumento di 500 euro mensili promessi in campagna elettorale al personale del Comparto Sicurezza, ricordate?
Ma la realtà si mostra sempre assai diversa da quell’abuso di propaganda che talvolta confonde anche le menti più brillanti ed illuminate. Una verità oggettiva, inconfutabile e indubitabile che oggi racconta di un attacco senza precedenti alle nostre retribuzioni e ai nostri trattamenti pensionistici, una manovra depressiva che mira solo a far cassa sulla pelle dei colleghi e delle loro famiglie, e a caricare sui soli dipendenti pubblici – ergo anche sul personale del Comparto Sicurezza – i costi di una crisi ampiamente annunciata e fin qui sempre irresponsabilmente nascosta.
E’ per le ragioni che abbiamo appena terminato di esporre che, pur non potendo scioperare, vi invitiamo a riflettere attentamente su quanto sta accadendo anche nei nostri confronti e a partecipare liberi dal servizio allo Sciopero Generale del 6 settembre che solo la CGIL ha proclamato per difendere il nostro lavoro e il sistema dei diritti di cittadinanza da questo attacco pesantissimo.
Chiedete di essere liberi dal servizio martedì prossimo e partecipate alle 100 manifestazioni territoriali che sono state organizzate dalla CGIL in tutto il Paese. Non è più il tempo di lamentarsi e recriminare su quanto è stato e potrà essere: è tempo di far sentire la nostra voce con la forza delle nostre ragioni. Del resto…
Se non ora quando!
Pubblichiamo in allegato la Circolare e il D.L.2011 n.98 convertito in L.2011 n.111, art.16 c.9 e 10 – Controllo assenze per malattia e fasce orarie di reperibilità.
Pubblichiamo la nota n. 0320641 datata 26.7.2011 di cui all’oggetto.
Pubblichiamo in allegato la nota n.0319350 del 25.8.2011 concernete l’argomento in oggetto indicato.
Pubblichiamo la nota n. 0316053 del 22.8.2011 di cui all’oggetto.
Pubblichiamo la nota n. 0316667-2011 del 23 agosto 2011 relativa all’oggetto.