Comunicato stampa unitario
Governo smantella sistema camerale,
protesta a Roma davanti al Mise
Roma, 15 novembre – Riparte la mobilitazione del personale delle Camere di Commercio. Lunedì
21 novembre è in programma a Roma, in via Molise davanti alla sede del
Ministero dello Sviluppo Economico a partire dalle ore 14, una
manifestazione delle lavoratrici e dei lavoratori del sistema camerale
contro il provvedimento di riforma delle Camere di commercio e per la difesa di oltre 2.000 posti di lavoro a rischio tra la rete camerale e Unioni regionali e aziende speciali.
Un’iniziativa
promossa da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e da Filcams Cgil, Fisascat Cisl
e Uiltucs per sottolineare come, nell’iter di approvazione del decreto
di attuazione della riforma Madia, “il governo, e in particolare il
dicastero dello Sviluppo economico, non abbiano ritenuto di cogliere
molti dei pareri offerti dal Parlamento di modifica del provvedimento di
riforma delle Camere di commercio, così come di incontrarci e ascoltare
le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori del settore”.
Per
le categorie del lavoro pubblico e del terziario di Cgil, Cisl e Uil il
governo, “negando il confronto, dimostra come quella delle Camere di
commercio non sia altro che una vera e propria contro riforma col solo
obiettivo di smantellare il sistema camerale”. I sindacati, infatti,
sostengono “l’esigenza di una riforma vera che metta al centro il valore
e l’impegno dei lavoratori coinvolti e l’esigenza di un sistema
camerale come riferimento centrale e insostituibile per rilanciare
sviluppo e crescita nei territori”.
Per
queste ragioni, concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl e Filcams Cgil,
Fisascat Cisl e Uiltucs, “ci opponiamo al provvedimento in fase di
approvazione e saremo in piazza lunedì 21 novembre: il decreto nei suoi
prossimi passaggi deve radicalmente cambiare, il governo deve tornare
sui suoi passi e tenere conto delle proposte che abbiamo fatto, e che il
Parlamento ha accolto, a partire dalle necessarie misure di
salvaguardia dei livelli occupazionali del sistema camerale”.
In tanti per contestare provvedimento,
servono risorse per sistema e occupazione
Roma,
21 novembre – Manifestazione oggi a Roma delle lavoratrici e dei
lavoratori delle Camere di commercio per contestare lo schema di
decreto, in fase di approvazione definitiva, di riforma del sistema
camerale. “In tanti oggi – si legge in una nota di Fp Cgil, Cisl Fp e
Uil Fpl – davanti alla sede del Ministero dello Sviluppo economico per
rivendicare cambiamenti del testo di riforma del sistema”.
Nello
specifico Fp Cgil Cisl Fp e Uil Fpl hanno chiesto “risorse adeguate per
il mantenimento del sistema camerale e tutte le necessarie garanzie per
la salvaguardia occupazionale, sia del personale delle Camere di
commercio sia per quello delle unioni, delle aziende speciali e delle
società partecipate”. In conclusione della manifestazione le
organizzazioni sindacali sono state ricevute dal ministro Carlo Calenda
e, fanno sapere, “hanno manifestato tutte le preoccupazioni per il
futuro dei servizi del sistema camerale e dei suoi lavoratori.”
Il
titolare del dicastero dello Sviluppo economico, riferiscono i
sindacati, “per la prima volta ha manifestato una disponibilità a
rispondere alle esigenze poste dalle organizzazioni sindacali, in
particolare modo sul versante delle tutele necessarie per il
mantenimento dei livelli occupazionali, nel pubblico come nel privato”.
Fp Cgil Cisl Fp e Uil Fpl, concludono, “mantengono la massima attenzione
sulla vicenda e confermano lo stato di agitazione del personale delle
camere di commercio in attesa di verificare le intenzioni del governo”.
Cgil Cisl Uil, decreto Camere commercio deve cambiare,
21 novembre in piazza
Comunicato stampa unitario
22.11.2016 – Lettera della Segretaria Generale FP CGIL, Serena Sorrentino, al Presidente della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica Italiana
On. Sergio Mattarella
Signor Presidente,
in queste drammatiche settimane non solo la terra è stata scossa dalla tragedia del terremoto, ma lo sono state anche le coscienze degli italiani che ancora una volta hanno visto nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco un’opera meritoria in favore delle popolazioni e dei territori.
Le dichiariamo sin d’ora la nostra riconoscenza e l’orgoglio delle donne e degli uomini che siamo onorati di rappresentare, dopo aver appreso della Sua intenzione autorevole e di grande valore civile e morale, di insignire della Medaglia d’oro la bandiera del Corpo.
Cogliamo questa occasione per portare alla Sua attenzione il fatto che, nonostante gli attributi di stima e riconoscenza che ai Vigili del Fuoco vengono assegnati e il riconoscimento diffuso dei cittadini, il Governo e il Parlamento non portano a coerenza concretamente tale considerazione e stima. All’indomani, infatti, del verificarsi dell’evento calamitoso, gli impegni assunti nelle fasi concitate dell’emergenza, non trovano certa corrispondenza.
A tal fine ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, confidando in un Suo autorevole intervento al fine di garantire per i Vigili del Fuoco il rispetto e la tutela che meritano, anche in ordine ai riconoscimenti economici e previdenziali, attraverso un rinnovo contrattuale che sia degno del valore e della testimonianza del lavoro svolto giornalmente in favore di tutti i cittadini del nostro Paese.
Siamo certi che Lei prontamente darà riscontro a ciò e, nel ringraziarLa ancora una volta dell’attenzione e della Sua autorevole considerazione, l’occasione che ci è gradita per porgerLe Distinti Saluti.
Funzione Pubblica CGIL
La Segretaria Generale
Serena Sorrentino
Abbiamo letto con interesse la
lettera, pubblicata su Patrimonio SOS,
molto critica verso i criteri di attuazione delle progressioni
economiche e riteniamo doveroso produrre una risposta alle osservazioni che ci
sono pervenute, critiche che certamente non sottovalutiamo, ma che forse hanno
bisogno di qualche puntualizzazione:
i criteri utilizzati
nell’accordo, formazione espletata nella fascia di appartenenza, titoli di
studio e esperienza professionale sono quelli previsti dall’art.18 CCNL e la
modalità di valutazione di quei titoli è anch’essa figlia di una previsione
contrattuale, che definisce l’obbligo di evitare che i punteggi attribuiti a un
criterio non siano prevalenti rispetto ad un altro. Quindi noi ci siamo
limitati ad una applicazione di criteri previsti dal CCNL ed abbiamo attribuito
a ciascun criterio un peso equivalente. In questo contesto normativo
rivendicare in astratto la superiorità di un titolo di studio rispetto ad un
titolo formativo non serve a nulla.
In realtà
la vera questione è quella che vede nei critici di questo accordo una mancata
valutazione di titoli culturali giudicati spendibili in quella precedente.
Anche in questo caso siamo in presenza di una critica astratta, ovvero che non
tiene conto del fatto che, titoli o non titoli, nella precedente progressione
alcune posizioni economiche hanno avuto totale copertura per cui bastava fare
domanda e avere la progressione. In quel caso, stranamente, nessuna voce si è
levata contro un impianto che certo aveva poco di meritocratico. Non solo, ma
il processo produsse una quantità infinita di attestazioni di vari titoli, con
la quale i lavoratori rivendicavano, sulla base di attestazioni dirigenziali,
gli incarichi ricevuti ed espletati. Una produzione di carte in tale quantità
da impedire qualunque serio controllo sulla documentazione presentata. Con un
processo iniziato nel 2011 e concluso solo nel 2014.
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La scorsa settimana si sono registrate altre due
aggressioni ai danni di ispettori del lavoro, stavolta in Piemonte.
Al di là della solidarietà ai lavoratori, nient’affatto
rituale da parte nostra, riteniamo che
l’Amministrazione debba prendere provvedimenti su
quest’aspetto, iniziando ad effettuare
una seria valutazione dei rischi, specifica per il
personale ispettivo, inserendola all’interno
del Documento di Valutazione dei Rischi e adottando
le conseguenti misure. Non si può
pensare di trattare una questione così delicata,
scaricando le responsabilità sui lavoratori
ovvero trattandoli genericamente come personale
addetto allo sportello ovvero ancora
omettendo del tutto la valutazione del rischio.
Ma la sicurezza del personale ispettivo non è l’unico
problema urgente da trattare.
Infatti, l’approssimarsi della data di avvio dell’Ispettorato
Nazionale del Lavoro rende
indifferibile affrontare questioni altrettanto
impellenti quali:
– Modalità più flessibili della prestazione
lavorativa;
– Nuova organizzazione dell’area del contenzioso,
anche con riferimento all’art. 9 del
D.Lgs. 149/15, che prevede la rappresentanza in
giudizio altresì alle Corti d’Appello;
– Un riconoscimento diverso e più incisivo delle
funzioni svolte dagli ispettori tecnici, che si
occupano non solo di sicurezza nei cantieri edili, ma
di vigilanza in materia di ferrovie,
inchieste infortuni, amianto, direttiva
macchine,ecc.;
– Formazione di tutto il personale e riattivazione
della formazione per i revisori di società
cooperative;
– Ricollocazione del personale amministrativo
(socio-statistico-economico, informatico e
amministrativo-giuridico-contenzioso) e dei profili
professionali di seconda e prima area,
anche al fine di introdurre il lavoro in staff, per
aumentare la collaborazione con il
personale ispettivo.
Questi sono solo alcuni degli aspetti che riteniamo
si debbano affrontare al più presto.
Pertanto, nel corso del prossimo tavolo apporteremo
il nostro contributo di proposte e
discuteremo assieme delle diverse questioni che il
costituendo Ente sarà chiamato ad
affrontare.
Roma, 22 novembre 2016
FP CGIL CISL FP UILPA
Matteo
Ariano Paolo Bonomo Angelo Vignocchi
La crisi economica degli ultimi anni ha avuto profonde conseguenze sociali, che possono ostacolare la crescita in Europa. Allo stesso tempo, il ritmo e la portata dei cambiamenti nel mondo del lavoro, abbinati all’evoluzione demografica, stanno trasformando la situazione occupazionale. L’efficacia dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale nazionali e la capacità dell’economia di assorbire gli shock diventano così fondamentali per la sostenibilità economico-sociale dell’Unione europea. Partendo da queste considerazioni, la Commissione europea ha avviato un’ampia consultazione estesa alle altre istituzioni dell’Ue, alle autorità e i Parlamenti nazionali, alle parti sociali, la società civile, gli esperti accademici e i cittadini per giungere alla definizione di un «pilastro europeo dei diritti sociali». La consultazione è aperta per tutto il 2016 e i risultati raccolti nel corso di tale dibattito confluiranno nella fondazione del pilastro europeo dei diritti sociali all’inizio del 2017.Nelle intenzioni della Commissione, il pilastro dei diritti sociali si fonderà sull’acquis sociale dell’Ue integrandolo, orientando le politiche in settori essenziali per il buon funzionamento e l’equità dei mercati del lavoro e dei sistemi di protezione sociale negli Stati membri. I principi proposti non sostituiranno i diritti esistenti, ma offriranno un mezzo per valutare l’efficacia delle politiche nazionali sociali e per l’occupazione, ravvicinarle e migliorarle. Così, spiega la Commissione, «il pilastro fungerà da bussola per orientare la rinnovata convergenza all’interno della zona euro».
L’iniziativa è infatti destinata inizialmente ai Paesi della zona euro, permettendo poi agli altri Stati membri dell’Ue di aderirvi se lo desiderano.
In una comunicazione dell’8 marzo 2016 la Commissione ha definito «una prima stesura di massima del pilastro», individuandone i tre temi di fondo:* pari opportunità e pari accesso al mercato del lavoro, compresi lo sviluppo di competenze e l’apprendimento permanente e il sostegno attivo all’occupazione;* condizioni di lavoro eque per creare un equilibrio di diritti e doveri tra lavoratori e datori di lavoro, come anche tra elementi di flessibilità e di sicurezza, facilitare la creazione di nuovi posti di lavoro, le assunzioni e l’adattabilità delle imprese, promuovere il dialogo sociale;* protezione sociale adeguata e sostenibile, accesso a servizi essenziali di alta qualità, assicurare una vita dignitosa e protezione dai rischi e mettere in grado i singoli di partecipare pienamente alla vita professionale e sociale.Nell’ambito di queste tre rubriche sono stati identificati 20 settori d’intervento ai quali sono connessi differenti principi: su questi la Commissione apre la consultazione e avvia il dibattito. Esistono attualmente divergenze tra Paesi, tra gli interessi dei singoli, delle imprese e della società, e difficoltà nel sostenere il processo di convergenza verso l’alto in tutte le regioni europee. «La logica del pilastro non è nascondere tali differenze e tensioni bensì esplicitarle e affrontarle in una luce nuova, per aggiornare, ampliare e approfondire i diritti sociali, sul lavoro e nella società, facilitandone l’effettiva applicazione e promuovendo pratiche positive» spiega la Commissione.
Gli obiettivi della consultazione
* Effettuare una valutazione dell’attuale acquis sociale dell’Ue per determinare in quale misura i diritti vigenti sono esercitati, se sono ancora pertinenti rispetto alle sfide attuali e a quelle future e/o se si debbano considerare nuovi modi di formularli.
* Riflettere sui nuovi sviluppi dell’organizzazione del lavoro e delle società derivanti dagli effetti delle nuove tecnologie, dalle tendenze demografiche o da altri fattori importanti per la vita lavorativa e le condizioni sociali.
* Raccogliere opinioni e osservazioni in merito al ruolo del pilastro europeo sui diritti sociali. La consultazione dovrebbe essere utile per discutere la portata, il contenuto e il ruolo del pilastro in quanto parte della dimensione sociale dell’Uem e per riflettere sulle esigenze specifiche della zona euro. Questa riflessione dovrebbe aiutare gli Stati membri non appartenenti alla zona euro a decidere se partecipare all’iniziativa.
I sindacati europei: “È tempo di muoversi verso una visione condivisa di un’Europa sociale che migliori le condizioni economiche e sociali dei lavoratori””L’Unione europea deve affrontare una crisi di fiducia. I lavoratori sono alle prese con il calo del tenore di vita, la diminuzione del potere d’acquisto e l’aumento del lavoro precario, insieme con l’ansia per l’impatto della libera circolazione e della migrazione. È tempo di muoversi verso una visione condivisa di un’Europa sociale che migliori le condizioni economiche e sociali dei cittadini. Ma è essenziale che i punti di vista dei lavoratori e dei sindacati siano presi in considerazione”.Inizia così il documento che la Confederazione europea dei sindacati (Ces) ha approvato con il suo Comitato esecutivo lo scorso 6 settembre e successivamente inviato come contributo alla consultazione pubblica della Commissione europea sul Pilastro europeo dei diritti sociali (European Pillar of Social Rights – Epsr). Secondo i sindacati europei, il Pilastro sociale dovrebbe mirare a: mettere i diritti sociali in primo piano; garantire la convergenza verso l’alto per tutti i lavoratori; promuovere l’occupazione di qualità; garantire la non regressione e le interpretazioni legali a beneficio dei lavoratori; coprire tutti gli Stati membri dell’Ue; includere sia i diritti che i parametri di riferimento; rispettare e rafforzare il dialogo sociale, la contrattazione collettiva e i contratti collettivi.Il Pilastro europeo dei diritti sociali “deve essere ambizioso”, perché le aspettative sono alte e ci sono molti problemi da affrontare. “L’Ue deve dimostrare di essere al servizio dei suoi cittadini e di essere in grado di mettere in atto nuove politiche che corrispondano alle loro esigenze” osserva la Ces, definendo alcune richieste in sette aree prioritarie.
Eccole in sintesi.
1. Economia più giusta per un’occupazione di qualità
Secondo la Ces sono necessarie misure per far scendere i livelli inaccettabili di disoccupazione, soprattutto tra i giovani, le donne e l’inattività di lungo termine. Gli investimenti pubblici costituiscono la chiave per la ripresa economica e la creazione di posti di lavoro, e questa priorità deve essere incoraggiata attraverso la riforma del Patto di stabilità e di crescita. Un sistema fiscale riformato e più equo può contribuire a finanziare gli investimenti pubblici, per questo le grandi aziende multinazionali in particolare devono pagare tassazioni adeguate alla loro mole di affari. La governance economica europea e il semestre europeo devono essere riformati, con l’inclusione di una forte dimensione sociale che dia ai diritti sociali la stessa importanza data ai parametri economici.
2. Aumenti salariali per l’equità sul lavoro e la giustizia economica
Le aziende non condividono con la forza lavoro i profitti della maggiore produttività: hanno incrementato il loro reddito, ma stanno pagando agli operai i salari proporzionalmente più bassi degli ultimi decenni. I lavoratori europei hanno invece bisogno di un generale aumento salariale al fine di rafforzare la ripresa economica, rilanciare la domanda interna e affrontare le disuguaglianze e il divario retributivo di genere. Dovrebbero essere estesi e rafforzati il diritto alla contrattazione collettiva e la tutela giuridica, soprattutto per i lavoratori vulnerabili, inclusi i lavoratori autonomi e i lavoratori in situazioni precarie.
3. Rispettare i diritti esistenti e stabilirne di nuovi
Le modalità del lavoro precario impediscono a molti lavoratori di esercitare i diritti legali. In particolare, un numero crescente di piattaforme on-line e l’aumento di lavoro autonomo o pseudo tale hanno bisogno di protezione adeguata. C’è protezione inadeguata anche per i lavoratori che denunciano gli abusi. Per questo i sindacati europei chiedono una migliore informazione, consultazione e rappresentanza dei lavoratori, nonché una serie di nuovi diritti per affrontare tutte le condizioni di lavoro inique.
4. Una mobilità equa
Erigere barriere, fare dei lavoratori migranti un capro espiatorio e giocare sulle paure dei lavoratori non deve essere la via da seguire. La Ces chiede una legislazione più forte per proteggere dallo sfruttamento i migranti e i lavoratori distaccati, garantendo un trattamento equo e la libertà di movimento.5. Transizioni del mercato del lavoro sicure
Dal momento che la digitalizzazione, le tecnologie verdi e la globalizzazione stanno trasformando il mercato del lavoro, i lavoratori hanno bisogno di accedere all’istruzione e alla formazione permanente, ad un apprendistato di buona qualità e allo sviluppo delle competenze. La garanzia per i giovani dovrebbe essere prorogata e ampliata.
6. Protezione sociale e servizi pubblici forti
I sistemi di protezione sociale e di sostegno al reddito dovrebbero garantire un tenore di vita dignitoso per tutti, compresi i disoccupati, gli anziani e i diversamente abili. Buoni servizi pubblici devono garantire l’accesso anche di minori e anziani ai trasporti, all’assistenza sanitaria e all’alloggio.
7. Cambiamento istituzionale per la promozione dell’Europa sociale
Tutti gli strumenti europei, compresa la legislazione, il semestre europeo e le decisioni del Parlamento europeo, devono rafforzare gli obiettivi sociali. Secondo la Ces un protocollo sociale ai Trattati garantirebbe che questi non siano subordinati agli interessi economici. “Chiediamo salari che consentano di sostenere le famiglie. Livelli dignitosi di protezione sociale, sicurezza, orari di lavoro, contratti e stabilità del reddito, la protezione dalla cessazione ingiustificata del rapporto di lavoro e l’accesso effettivo a libertà di associazione e contrattazione collettiva” conclude la Ces, ricordando come invece siano “proprio questi i diritti e le tutele che i lavoratori stanno perdendo ad una velocità allarmante in Europa”.
(testo di Alice Frei, “Mettere la Ue al servizio dei cittadini”, Radio Articolo1, 7 ottobre, 2016)
Nota ministeriale n.0384460 del 21.11.2016 di cui all’oggetto
22.11.2016 – Molise – Richiesta nomina Comandante.
In previsione del collocamento a riposo del Dirigente Generale, Ing. Antonio Barone, a far data dal 1 dicembre 2016, la FP CGIL VVF del Molise sollecita l’Amministrazione alla nomina del Comandante provinciale di Campobasso.
Infatti, tale incarico, attualmente ricoperto proprio dal Direttore regionale, risulterebbe completamente scoperto.
21.11.2016 – Toscana – Emergenza sisma.
EMERGENZA SISMA …. REALTA’ VERA O …. VIRTUALE
In questi mesi dove il personale è impegnato a far fronte all’emergenza sisma che ha colpito l’Italia centrale, ci chiediamo fin dove può arrivare la contorsione dell’organizzazione delle forze in campo.
Perché la rimodulazione del dispositivo di soccorso esce due giorni prima dei cambi non consentendo la benché minima programmazione delle missioni?
21.11.2016 – Rimodulazione dispositivo di soccorso sisma.