Comunicazione della Commissione – Quadro comunitario concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera

 
I pazienti dell’Unione europea usufruiscono, in larga maggioranza, di assistenza sanitaria nel proprio paese ed è ciò che preferiscono. Ma in alcuni casi può accadere che i pazienti si rivolgano all’estero per alcune forme di cure. Esempi in tal senso sono le cure altamente specializzate, o le regioni frontaliere nelle quali la struttura idonea più vicina è situata al di là del confine. Nel corso degli ultimi anni i cittadini si sono rivolti alla Corte di giustizia delle Comunità europee con l’intento di far valere i propri diritti al rimborso delle cure sanitarie erogate in altri Stati membri. La Corte, nelle sentenze pronunciate in queste cause dal 1998, ha costantemente riconosciuto il diritto dei pazienti al rimborso delle cure sanitarie – ricevute all’estero – cui avrebbero avuto diritto nel proprio paese. Occorre chiarire le modalità di applicazione generale dei principi stabiliti in queste cause specifiche. Sono quindi necessarie norme comunitarie su come garantire, in termini più generali, la qualità e la sicurezza dell’assistenza sanitaria transfrontaliera. A tal fine, la Commissione prevede di proporre nel 2008 una comunicazione e una raccomandazione del Consiglio sulla sicurezza dei pazienti e la qualità dei servizi sanitari, nonché una raccomandazione del Consiglio sulle infezioni associate all’assistenza sanitaria

Documento completo della valutazione di impatto

PROCEDURAL ISSUES AND CONSULTATION OF INTERESTED PARTIES

Parlamento europeo – Commissione per l'occupazione e gli affari sociali – Progetto di parere sulla proposta di direttiva.

PROGETTO DI PARERE della commissione per l’occupazione e gli affari sociali destinato alla commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera

 

Direttiva sanità – Progetto di relazione alla Commissione ambiente del Parlamento Europeo

E’ stato presentato lo scorso 4 dicembre il primo progetto di relazione della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo sulla proposta di direttiva “concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera”.

Il testo è stato presentato dal relatore John Bowis, del PPE (conservatore britannico)

 

Direttiva sanità – Parere della Commissione giuridica

La Commissione giuridica del Parlamento europeo ha approvato il 12 febbraio 2009 con 14 voti a favore, 7 contrari e 3 astenuti. La presidenza della commissione giuridica ha inoltre inviato una lettera al presidente della Commissione ambiente sulla questione della base giuridica della proposta di direttiva. La Commissione giuridica ha affermato che “l’unica base giuridica possibile è il solo articolo 95”. E cioè sul funzionamento del mercato interno e non, ad esempio il 152, sulla sanità.
 
Viene però affermato “Va sottolineato, tuttavia, che la presente analisi si basa sulla proposta della Commissione. Qualora gli emendamenti approvati in commissione dovessero modificare sostanzialmente la finalità e il contenuto della proposta, potrebbe rendersi necessaria un’ulteriore analisi della base giuridica.”

Allegati:

Direttiva sanità – Parere della Commissione per l'occupazione e gli affari sociali

La Commissione per l’occupazione e gli affari sociali (EMPL) del Parlamento europeo ha approvato, il parere del relatore Iles Braghetto, il 2 marzo 2009 con 35 voti a favore, 2 contrari e 4 astenuti.
 

 

Direttiva sulle cure transfrontaliere: il voto della commissione Ambiente e Sanità del Parlamento Europeo è un brutto segnale per gli elettori europei. Comunicato stampa di Rosa Pavanelli Segretaria Nazionale FP CGIL

Con il voto sulla Direttiva per i diritti dei pazienti alle cure transfrontaliere, la Commissione Ambiente e Salute del Parlamento europeo manda un brutto segnale ai cittadini.

Avrebbe, infatti, potuto rafforzare il principio dell’universalità del diritto alla salute nell’ambito dell’Unione Europea indicando nell’art. 152 del Trattato la base giuridica della nuova norma, senza che ciò pregiudicasse il diritto dei pazienti a ricevere cure fuori dal proprio Paese, come proponevano gli emendamenti della FSESP, il sindacato europeo dei servizi pubblici.

A maggioranza, i membri della Commissione parlamentare hanno preferito accogliere la posizione della Commissione Europea che basa sull’art. 95, quello che definisce le libertà del mercato interno, la legittimità della direttiva.

Con questa scelta, piuttosto che la salute si mira ad assicurare il business con l’apertura di un mercato europeo della sanità, al quale, è facile immaginare, saranno i più ricchi ad avere accesso.

E’ davvero difficile comprendere perché il libero mercato dei servizi sanitari garantirebbe la salute dei pazienti europei meglio dell’interesse generale ad una sanità universale e accessibile a tutti.

Ed è ancora più sorprendente che né la Commissione Europea, né la maggioranza conservatrice del Parlamento si siano ancora rese conto dei danni che milioni di cittadini europei patiscono proprio a causa delle disuguaglianze che il mercato ha prodotto e della crisi che il fallimento del libero mercato ha generato.

Ringraziamo i parlamentari del Partito Socialista, dei Verdi e del GUE, che, dopo avere in larga parte sostenuto gli emendamenti proposti dal sindacato, con l’astensione e il voto contrario hanno voluto dare un segnale alternativo all’ideologica ostinazione liberista della Commissione.

Il provvedimento passa ora al voto del Parlamento, previsto a fine aprile. E’ l’ultima occasione, prima del voto europeo, per provare ad invertire la rotta verso un’Europa più solidale.

Noi seguiremo con attenzione la votazione. E il voto dei singoli parlamentari ci guiderà anche nella scelta dei candidati che, di lì a poche settimane, eleggeremo al nuovo Parlamento europeo.

Roma, 1 aprile 2009

Direttiva Sanità: voto in plenaria al Parlamento Europeo

La plenaria del Parlamento Europeo del 23 aprile ha votato in prima lettura proposta di direttiva sulle cure transfrontaliere, quindi ora il testo adottato dovrà confrontarsi con la “posizione comune del Consiglio” (che si inizierà a discutere l’8-12 giugno nel Consiglio sanità).

Il Parlamento ha approvato la proposta di direttiva con 297 voti a favore (in particolare da parte dei popolari e dei liberali)m 120 contrari (in particolare GUE, Verdi e 35 del PSE) e 152 astenuti (il PSE in particolare).

L’emendamento 116 , sull’aggiunta della base giuridica legata alla sanità, proposto da PSE e Verdi, è stato bocciato per soli 4 voti, 277 contro 281, con 12 astenuti.

Approvato l’emendamento 117, sempre proposta da PSE e Verdi, che prevede una prevalenza dei regolamenti già esistenti sul coordinamento dei regimi di sicurezza sociale.

L’emendamento che rafforzava l’autorizzazione preventiva da parte dello Stato membro è stato bocciato (255 a 296)

La Commissione ha ammesso che le cure transfrontaliere riguardano un numero limitato di persone (1%) e che la maggior parte preferisce essere curata vicino casa.

La Commissione ammette quindi, implicitamente, che questa proposta sarà utilizzabile da cittadini con condizioni economiche e culturali elevate, che potranno garantirsi la certezza dei rimborsi grazie a assicurazioni private o a un alto livello di welfare presente nel proprio paese in grado di coprire le spese.

La direttiva non si applicherà ai servizi sanitari verso i lungo degenti e a chi necessiterà di trapianti di organi (quest’ultima sarà oggetto di un’ altra proposta).

Nello specifico, grazie all’analisi svolta dal GUE, presentiamo una prima valutazione generale del testo adottato il 23 aprile a Strasburgo:

Aspetti positivi

non vi sono riferimenti alla mobilità dei servizi sanitari e del personale medico e all’erogazione dei servizi come se si trattasse di libera circolazione di servizi;
il paziente e i suoi diritti alla mobilità transfrontaliera sono al centro dello scopo della direttiva, rafforzati i suoi diritti all’informazione preventiva per diagnosi o percorsi curativi, scelta di medicinali e trasparenza dei costi;

la Commissione si impegna a presentare entro 18 mesi una proposta legislativa per istituire un Mediatore europeo dei pazienti cui sottoporre eventuali denunce su rimborsi delle spese o per danni, autorizzazioni preventive negate;

obbligo a cooperare e gestire reti condivise in tema di (e-health) e tecnologie sanitarie, riconoscimento delle prescrizioni rilasciate in altro Stato membro

Aspetti negativi

citati obiettivi generali di accessibilità, qualità e sostenibilità finanziaria, ma privi di valore prescrittivo: il diritto alla salute del paziente garantito dall’ordinamento statale trasformato nel diritto ad essere assistito/rimborsato;

pur avendo soppresso i riferimenti alla direttiva servizi, la sola base giuridica è l’art.95 del trattato che definisce le libertà del mercato interno, mentre si sarebbe dovuto rafforzare il principio dell’universalità del diritto alla salute adottando come base giuridica gli art.152, art 16 e 42 a tutela della salute, dei lavoratori e dei migranti altrimenti gli Stati membri vengono di fatto indeboliti nell’organizzare e pianificare finanziariamente i servizi sanitari nazionali;

si sovrappone ai regolamenti già esistenti il 1408/71 e il 883/2004 modificato – di fatto sufficienti a regolare l’assistenza sanitaria pubblica in tutta o l’UE – un sistema di autorizzazione preventiva per cure ospedaliere o per patologie particolari, che può anche essere rifiutata vanificando i rimborsi e obbligando il paziente verso soluzioni di assicurazioni private pur di vedere riconosciuto il diritto ad essere assistito. Il paziente può chiedere il rimborso per un importo pari a quello a carico del SSN/o rimborsato nel proprio paese, mentre le spese eccedenti sono a suo carico o coperte da un’assicurazione privata ad hoc;

le differenze tra stati membri nella copertura delle spese sanitarie dei propri cittadini e il loro equilibrio dei conti e pianificazione finanziaria sono motivo di rifiuto della autorizzazione preventiva quindi viene meno il diritto ad essere curati ovunque, obiettivo vantato invece dalla direttiva che diventa a tutti gli effetti un provvedimento discriminatorio dal punto di vista di classe e di censo.

Ufficio Internazionale Fp Cgil Enzo Bernardo

Roma, 23 aprile 2009

 

Direttiva sanità – FSESP-HOSPEEM – Dichiarazione in merito alla proposta di direttiva cure transfrontaliere e la mobilità dei pazienti

 
La Presidenza svedese della UE aveva elaborato una bozza di compromesso sulla Direttiva sulle cure transfrontaliere e la mobilità dei pazienti, che è stata discussa dal Consiglio dei ministri europei della salute lo scorso 1 dicembre.

La FSESP aveva criticato durante quella proposta che, faceva sì menzione dell’art.152 del Trattato di Lisbona tra le sue basi legislative, ma di fatto manteneva nella maggior parte delle disposizioni un sostanziale orientamento sui principi del mercato interno, tanto che il ministro svedese del Commercio, premeva per l’adozione del modello della Direttiva sui servizi anche nel settore della sanità.

Grazie alle molte pressioni l’accordo politico sulla proposta di direttiva non è stato raggiunto. Undici paesi (Spagna, Portogallo, Ungheria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Lituania, Polonia, Irlanda, Grecia e Bulgaria) non hanno sostenuto la proposta di compromesso svedese. Una delle principali questioni che restano da risolvere è il diritto dei paesi a decidere l’organizzazione interna del loro sistema sanitario e di sicurezza sociale e più precisamente il diritto a non rimborsare prestazioni mediche fornite da fornitori con cui non si ha un contratto.

Come già indicato nella Dichiarazione comune sui servizi sanitari (dicembre 2007), FSESP e HOSPEEM, parti sociali europee riconosciute nel settore della sanità, hanno continuamente sollecitato i governi a non introdurre tutte quelle misure che potrebbero minacciare i principi di universalità, accessibilità, costi e qualità nella prestazione dei servizi sanitari .

FSESP e HOSPEEM hanno grande fiducia che la prossima presidenza spagnola dell’Unione europea riconosca che i principi centrali in questa discussione sono la base giuridica basata sui valori della prestazione universale della assistenza sanitaria, e non solo del mercato interno, e il diritto di ogni Stato membro di organizzare la propria assistenza sanitaria nazionale attraverso l’autorizzazione preventiva.

FSESP e HOSPEEM sollecitano la Presidenza spagnola a rivedere il progetto di direttiva alla luce delle nuove disposizioni sui servizi di interesse generale del trattato di Lisbona (articolo 14 e il Protocollo sui servizi di interesse generale). Queste disposizioni sottolineano il fatto che l’assistenza sanitaria dovrebbe essere organizzata sulla base dei comuni valori sociali europei tra cui la solidarietà, la giustizia sociale e la coesione sociale. L’assistenza sanitaria deve anche seguire i principi di interesse generale, come universalità, accessibilità, prossimità e qualità.

Per mantenere e migliorare il livello dei servizi, gli Stati membri dovrebbero mantenere la propria autonomia nella pianificazione dei servizi nella organizzazione delle risorse a livello locale, regionale e nazionale. Ciò include la possibilità di gestire l’erogazione concreta dei servizi ai pazienti attraverso una organizzazione e pianificazione. Senza un adeguato coordinamento, un elevato tasso di mobilità transfrontaliera dei pazienti può nuocere gravemente alle possibilità per i governi e le autorità di organizzare la cura in modo finanziariamente sostenibile. Si potrebbe anche mettere a repentaglio la parità di accesso alle cure sanitarie. Pertanto le autorità dovrebbero essere incoraggiate a coordinare, sia i movimenti in entrata sia in uscita dei pazienti attraverso l’istituzione di procedure trasparenti ed eque per l’assistenza transfrontaliera, compresi i sistemi di riferimento, le procedure di autorizzazione e i sistemi di compensazione finanziaria.

FSESP e HOSPEEM fanno appello ai governi, e in particolare alla prossima presidenza spagnola dell’UE, perché tengano conto di queste preoccupazioni nelle loro ulteriori decisioni su questa materia.

HOSPEEM è l’ associazione europea dei datori di lavoro sanitari ed ospedalieri. Essa raggruppa a livello europeo, nazionale, regionale e locale, le associazioni dei datori di lavoro che operano nel settore ospedaliero e sanitario e che forniscono servizi di interesse generale, al fine di coordinare le loro opinioni e le azioni nei confronti di un settore e un mercato in costante evoluzione. HOSPEEM è un membro del CEEP (Comitato europeo delle imprese pubbliche)

Enzo Bernardo Ufficio Internazionale Fp Cgil

Bruxelles, 8 dicembre 2009

La FSESP apprezza il rapporto del Parlamento europeo sui "nuovi sviluppi in materia di appalti pubblici"

 
La FSESP ha accolto favorevolmente la relazione approvata dal Parlamento europeo il 18 maggio sul tema “nuovi sviluppi in materia di appalti pubblici” , relatore Heide Rühle (gruppo dei Verdi, Germania) La FSESP aveva suggerito una serie di emendamenti alla relazione, sottolineando che le modifiche legislative introdotte dal Trattato di Lisbona – in particolare la nozione di un ‘«economia sociale di mercato’, la clausola sociale, e un protocollo sui servizi di interesse generale – fornivano una nuova quadro di riferimento per gli appalti pubblici in cui le preoccupazioni sociali avrebbero dovuto svolgere un ruolo più importante. Oltre a riconoscere questo nuovo contesto il rapporto:

– invita la Commissione a incoraggiare le autorità pubbliche a utilizzare, nei bandi di gara pubblici e nelle politiche d’acquisto, criteri relativi al commercio equo e solidale;
– si attende che la Commissione faccia tesoro dei casi di PPP (Partenariati pubblico-privato) falliti e chiede alla Commissione di valutare adeguatamente i rischi finanziari associati alla creazione di PPP;
– chiede cautela per quanto riguarda una iniziativa legislativa sulle “concessioni di servizi”;
– chiede sostegno alla cooperazione intercomunale.

Fa riferimento alla importanza della trasparenza, del controllo pubblico e del buon governo in materia di appalti pubblici e per la partecipazione da parte dei sindacati / parti sociali nel Comitato consultivo sugli appalti pubblici

La relazione chiede inoltre alla Commissione di valutare pienamente se e le direttive sugli appalti vadano in senso contrario alle questioni menzionate nella relazione.

Enzo Bernardo Ufficio Internazionale Fp Cgil

 

Direttiva sanità

Direttiva sanità: seconda lettura al Parlamento europeo (Commissione ambiente) ottobre 2010

E’ in discussione, in seconda lettura, al Parlamento europeo, presso la Commissione ambiente, il rapporto Grossetête sulla proposta di direttiva per l’applicazione dei diritti dei pazienti nella assistenza sanitaria transfrontaliera. presentata dalla Commissione il 2 luglio 2008 Il rapporto sarà approvato il  prossimo 28 ottobre.

 

Prima lettura al Parlamento europeo
Il 23 aprile 2009 il Parlamento europeo ha approvato in prima lettura la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente l’applicazione dei diritti dei pazienti relativi all’assistenza sanitaria transfrontaliera, approvando 122 emendamenti alla proposta originaria della Commissione.

Direttiva Sanità: voto in plenaria al Parlamento Europeo

Il Comitato economico e sociale ha emesso il suo parere il 4 dicembre 2008 e il Comitato delle regioni il 12 febbraio 2009 . Il Garante europeo della protezione dei dati (GEPD), ha emesso il suo parere il 2 dicembre 2008 .


Consiglio europeo  (13 settembre 2010)
Conformemente all’articolo 294 del trattato, il Consiglio ha adottato la posizione comune in prima lettura a maggioranza qualificata.



La Corte di Cassazione pone fine alle interpretazioni di parte delle Amministrazioni

CGIL FPCISL FPC – UIL FPL

La corte suprema di cassazione si è espressa, il 14.1.2005, rigettando il ricorso del comune di Torino contro CGIL CISL UIL , in merito al calendario scolastico; sul tempo delle 42 settimane e le attività aggiuntive (artt.30 e 32 bis del CCNL 14.9.2000) affermando ” la chiara formulazione della norma contrattuale non autorizza ad avviso di questa Corte interpretazioni alternative, il ricorso deve essere pertanto rigettato”.
Al riguardo è stato importante e determinante ,il ruolo del sindacato, che ha individuato tutti i percorsi utili al fine di fornire al giudice elementi utili per una corretta interpretazione della norma contrattuale.
Tale pronuncia mette la parola fine ad una serie di interpretazioni di comodo che le amministrazioni hanno inteso adottare nel corso di questi ultimi anni per non affrontare con il sindacato, così come previsto dal CCNL, le tematiche relative alla organizzazione dei servizi educativi rivolti alla prima infanzia.
Per queste ragioni le scriventi segreterie nazionali invitano le strutture in indirizzo a vigilare affinché in tutto il territorio nazionale sia osservato il rispetto del dettato contrattuale, così come confermato dalla sentenza della Corte di Cassazione.
A tal fine s’invia in allegato la lettera a suo tempo inviata dalle scriventi al giudice di Torino che ha successivamente consentito l’espressione della Corte

le Segreterie Nazionali

FP CGIL
Pagliarini  
CISL FPS
Alia
UIL FPL 
Fiordaliso

Roma, lì 21 giugno 2005

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