Lettera al S.G. PCM e a Guido Bertolaso

 

 
Al Segretario Generale PCM
Dott. Manlio Strano

Al SS Guido Bertolaso
Dipartimento Protezione Civile

 
 
Oggetto: l’incolumità dei cittadini

La recente ordinanza 3855 del 5.03.2010 assegna al Presidente della Regione Sardegna l’organizzazione e gestione del “grande evento” della regata velica Louis Vuitton Cup, sottraendola dalle attività del Dipartimento della Protezione Civile (DPC).

I cosiddetti grandi eventi – prevedibili, pianificabili e quindi non rientranti in quelle situazioni di emergenza che mettono a grave rischio l’integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente – hanno distolto per anni il DPC dalle sue precipue attività, volte alla tutela dei cittadini e del territorio dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali ed antropiche. E questo, in un Paese, come l’Italia, primo in Europa per la numerosità delle tipologie di eventi connessi ai rischi naturali ed antropici e per l’entità degli stessi.

Il territorio italiano, infatti, è altamente sismico per il 40%, ed il 65% delle costruzioni edificate in queste aree sono sismicamente insicure. Centinaia dì piccoli bacini si affiancano ai 5 grandi bacini nazionali (Po, Arno, Tevere, Piave, Volturno) e disegnano una mappa del rischio alluvionale estesa e capillarmente diffusa da Nord a Sud.

L’instabilità geologica dei nostri monti, in particolare dell’Appennino, rende le frane (460.000) e i dissesti una regola, piuttosto che un’eccezione. Circa 2 milioni di italiani sono insediati in aree a rischio vulcanico e convivono – in modo non pienamente cosciente – con il rischio di eruzioni esplosive dalla tremenda forza distruttiva. A questi rischi, che possiamo definire “naturali”, dobbiamo aggiungere quelli originati o connessi con l’attività dell’uomo: il rischio industriale, il rischio incendi, il trasporto di sostanze tossiche o pericolose, il rischio nucleare e i pericoli derivanti, più in generale, dalle varie forme di inquinamento.

Ecco questo è lo scenario, il campo di battaglia sul quale il DPC dovrebbe concentrare tutti i suoi sforzi, tutte le sue energie e risorse per una seria politica di mitigazione dei rischi, attraverso l’impostazione e l’attuazione, per tempo, di tutte le fasi di prevenzione e preparazione in accordo al principio di sussidiarietà. Invece ancora si preferisce orientarsi sui grandi eventi.

Infatti, in ragione della prossima “regata velica Louis Vuitton Cup” è stata comunque organizzata e formalizzata una “Struttura Temporanea di Missione” con la quale 12 funzionari del DPC sono stati nominati per supportare due dirigenti generali del DPC quest’ultimi in qualità rispettivamente di soggetto attuatore e di responsabile dell’ufficio GER- Grandi eventi, risorse tecnologiche e innovazione.

Si continua quindi a perpetuare la distrazione di personale del Dipartimento della Protezione Civile impiegandolo in attività non di sua pertinenza anziché in attività volte alla tutela dell’ambiente e della vita umana dai rischi presenti sul territorio. Mentre sul territorio nazionale tutto è fermo. Cosa si sta facendo, infatti, per le aree sismogenetiche di interesse nazionale quali Arco Calabro, Stretto di Messina, Irpinia, Trevigiano-Bellunese, Gargano, Matese? E ancora cosa si sta facendo per il rischio idrogeologico connesso ai grandi fiumi quali il Po, l’Arno, Il Tevere, il Liri Garigliano e Volturno?

Su questi importanti temi, finalizzati alla salvaguardia e preservazione della vita e dei beni della collettività, quali sono le attività (quelle vere) messe in campo?

Roma, 17 marzo 2010

Fp CGIL PCM
Massimiani
 
RdB PI
Stramaccioni

 
 

Assunzioni clientelari in Protezione Civile: comunicato Stampa di Antonio Crispi Segretario Nazionale Fp Cgil

In piena era “tremontiana”, mentre blocco del turn over, licenziamento del 50% dei precari nel lavoro pubblico e riduzione indiscriminata dei trasferimenti agli enti locali mettono a rischio la tenuta dei servizi, in Protezione Civile continuano le assunzioni facili. Bertolaso assume senza freni, senza controllo e senza concorso. Assume a chiamata diretta e si accinge a promuovere 13 dipendenti a dirigenti, sempre senza requisiti concorsuali.

Il Governo, evidentemente imbarazzato, non risponde alle interrogazioni parlamentari e alle nostre sollecitazioni: in questi giorni si stanno svolgendo i “colloqui”, circostanza oggettivamente difficile da spiegare in una fase di “austerità”.

Un altro duro colpo all’immagine della Protezione Civile, alla dignità di tutte quelle donne e quegli uomini che con il loro lavoro e la loro abnegazione si occupano ogni giorno dell’incolumità dei cittadini.
 
Inspiegabile che, dopo quanto emerso dagli scandali dei mesi scorsi, Bertolaso non sia stato rimosso. Grave, gravissimo, che continui a gestire in maniera tanto autoritaria e discrezionale, per non dire familistica, un apparato dello Stato, con tanto disprezzo delle regole e tanta disinvoltura da dimostrare di non temere il giudizio dell’opinione pubblica.

Facciamo appello alle istituzioni: il Governo, il Parlamento, i Presidenti Schifani e Fini, il Ministro Tremonti. Verifichino lo stato dei fatti, blocchino quest’ennesima prevaricazione per salvaguardare l’uguaglianza tra i cittadini e la trasparenza nella pubblica amministrazione, grande assente in questa brutta vicenda.

Roma, 19 Luglio 2010
 

 

 

Documenti

 
31.12.2010 scadenza proroga applicazione D .Lgs. 81 del 09 aprile 2008

 
 
 
 

A proposito di protezione civile… lettera sull'Abruzzo!

 

Una volta, gli “antichi” (terremoto umbria marche del 1997), nella fase di “ricostruzione” (una delle tante fasi di lavorazione di protezione civile tutte quante eliminate al dipartimento tranne l’emergenza) procedevano a tre saltelli: tenda, roulotte e containers (oggi realizzati in manufatti all’avanguardia) e infine le case, quelle vere!

Oggi la “tenda eugenica” o selettiva, una volta abolita la fase intermedia della ricostruzione, abolito l’Ufficio Opere Pubbliche dentro la Presidenza Consiglio dei Ministri Dipartimento Protezione Civile, ed esternalizzati all’esterno interi cicli di processo e di controllo che dovrebbero essere dello Stato e non affidati a privati, è la soluzione possibile a tutti questi problemi ed è anche un “induttore alla fuga” degli attuali sfortunati (due volte) attendati.

Ironia a parte, avere abolito, sul campo, la seconda fase della “ricostruzione” può anche essere una brillante intuizione, una reazione comprensibile di fronte agli scenari di abbandono delle popolazioni da parte dello Stato, nella fase post evento e subito dopo aver insediato le “casette” provvisorie. Scenari di abbandono che nessun cittadino deve più vivere e che nessuno vuole più vedere. Scenari di abbandono che erano una specie di stigma che segnava per sempre quei territori, quella gente, quel tessuto sociale privandolo delle proprie peculiarità e hanno sempre costituito una voragine per i conti pubblici.

Se l’intuizione di abolire una delle fasi della “ricostruzione” tiene conto di questo, così come noi pensiamo che sia, allora giusto provare una strada diversa che non può non tener conto, però, di prerogative, protocolli, linee guida, analisi di fattibilità specifica, certezza dei tempi e prima di tutto pianificazione di protezione civile in assenza di evento o, come malamente si dice in gergo, scimmiottando linguaggi militari, “in tempo di pace”.

Tutto questo non c’è stato e allora come funziona adesso? Si naviga a vista? Si procede per intuizione? E’ questa la strada? Ci si basa su personali competenze o sulla capacità di cogliere nessi e opportunità che di volta in volta lo scenario presenta? Per esempio spostare il G8?.

Se tutto questo è accaduto o accade presuppone la deroga dalla relazione gruppo sociale – territorio; quest’ultima come è noto è condizione indissolubile dell’azione di protezione civile che più di tutte la differenzia da tutte le altre azioni possibili.

Azioni che seppur pervase da qualità, intelligenza e brillantezza somigliano più ad una effervescente personale attitudine intuitiva di governo delle cose qui e ora e non lì e allora e non possono essere riconducibili ad azioni tipiche di protezione civile come nel caso di una buona pianificazione.

Una reazione comprensibile in chi mal sopporta il sistema delle regole (relazione gruppo sociale-territorio) ed è incline a praticare e adottare il sistema delle deroghe. Una reazione comprensibile in chi, occupando numerose cariche contemporaneamente, in ossequio al principio della deroga, afferma che può assolverle tutte e bene perché “dietro di lui c’è un sistema..una squadra” . Ci può essere un “sistema” nello Stato? E se c’è i cittadini lo conoscono? Ed è noto al Parlamento?

E perché questo sistema (sconosciuto già a noi stessi che firmiamo quest’articolo e non siamo precisamente dei passanti) ha deciso, da solo e in perfetta solitudine, di seguire una brillante intuizione che condanna gli abruzzesi a vivere un disagio in più con una lunga e mai vista permanenza nelle tendopoli?

Se era questo l’approccio che il sistema intendeva adottare in caso di evento perché non ci si è preparati prima?. Perché non si è realizzato un protocollo da indicare come linea guida, da diffondere nel Paese, tra le istituzioni, nelle regioni, province, comuni ,tra i dipendenti del dipartimento nazionale, tra la gente, cosi come si faceva fino a otto anni fa? Solo otto anni fa! Perché adesso no?

Perché la conoscenza di questo nuovo approccio è prerogativa del solo ” dietro di lui c’è un sistema..una squadra “e non una prerogativa, per esempio, di tutti i dipendenti del dipartimento nazionale di protezione civile? Perché i processi di lavorazione di questi nuovi approcci sono stati celati, sottratti, scippati ai dipendenti della presidenza consiglio dei ministri e della protezione civile e affidati ad altri? E gli altri chi sono? Privati, pubblici, ibridi? E quali competenze hanno di protezione civile?

Si può affrontare una prevedibile sequela di effetti di una conosciutissima e non rara malattia con medici che ti curano per prova ed errori.. Che affrontano la malattia senza alcun protocollo ma con semplici, per quanto geniali, illuminazioni. Chi si farebbe curare da medici cosi? Chi? Eppure sembra essere così!

Possibile che l’ Umbria -Marche, dove si è sperimentato e realizzato non un modello come erroneamente si dice ma un vero, conosciuto, pubblico, rintracciabile sistema di protezione civile, fatto di protocolli condivisi, non ha insegnato nulla? Perché ci si ostina a distruggere tutto il know how che il Dipartimento Nazionale ha costruito faticosamente negli anni? Perché? Perché si è ritornato indietro di vent’anni?

Perché il dipartimento nazionale ha rinunciato a coordinare sul campo (come la legge gli impone) il vero sistema di cui è vertice limitandosi alla sola “reazione” all’emergenza come previsto dalla più classica scuola di difesa civile? Perché in Abruzzo intere colonne di soccorritori giunte sul posto sono rimaste ferme in attesa di indicazioni su come distribuirsi sul territorio coinvolto, benché fosse noto lo scenario di danno appena dopo l’evento? Perché si è abolita una catena di gestione emergenziale ormai acquisita senza averne prima predisposta un’altra? Perché nei centri operativi misti sono ritornati i prefettizi, i militari e non sono stati affidati alle comunità locali? Perché i centri operativi misti non sono più centri autonomi decisionali e gestionali?

Reazione all’emergenza, sia detto chiaramente, che solo grazie alle esperienze umbro-marchigiane è diventata un riflesso pavloviano. Un po’ come quando il medico batte il martelletto sul ginocchio e la gamba si muove da sola. A poche ore dal sisma, grazie a questo riflesso, ormai strutturato nell’intero Paese, intere colonne di volontariato, vigili del fuoco, sanitari, forze dell’ordine ed enti locali, si sono mossi secondo i propri ordinamenti e protocolli (peccato che questi protocolli non siano ancora condivisi e integrati tra loro) e sono arrivati sul posto.

Non hanno aspettato, per fortuna, che qualcuno desse loro il via (che Dio li benedica), mentre, di contro, è mancato il coordinamento preventivo e primigenio di queste ingenti e generose disponibilità . Perché?

Sicuramente perché mancava, ab origine, una pianificazione d’emergenza tant’ è che in Abruzzo non si faceva un esercitazione di protezione civile dal 1999. Ecco la ragione del disorientamento iniziale da parte di quei soccorritori che non ricevevano indicazioni una volta arrivati sul posto, mentre il dipartimento nazionale, anziché coordinare, si sovrapponeva alle strutture operative (volontari, vigili del fuoco, sanitari, forze dell’ordine, enti locali) che operavano sul posto fin dal primo momento e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti e nel plauso delle popolazioni colpite e di tutta la Nazione, ai quali diciamo “grazie fannulloni”.

Perché dopo aver scelto di ritirarsi dal territorio da otto anni a questa parte, lasciandolo così senza alcun tipo di preparazione a fronteggiare calamità devastanti, oggi ci si ritorna per gestire – con piglio decisionista e autoritario – solo le fasi del post-evento e della ricostruzione?

Si ritorna in quegli stessi luoghi che essendo orfani di quelle politiche di protezione civile che pianificano e preparano, consentono l’adozione di poteri forti, che comunque non possono mai implicare il non rispetto della volontà dei locali, in questo caso degli abruzzesi, e il disprezzo politico delle agenzie politiche di prossimità sempre locali quali i sindaci ad esempio. Tutto questo perché?

Perché per organizzare i “grandi eventi” (ad esempio G8) si usano metodologie dipartimentali che invece vengono subito abbandonate per non dire abiurate, quando si tratta di organizzare i programmi di soccorso e la pianificazione d’emergenza? Perché? Perché per i grandi eventi si e per la pianificazione per proteggersi da calamità no? Perché? Cosa significa questo comportamento? E’ una strategia , un programma, una politica, l’ossessione del “nuovismo”, del “giovanismo” del non voler tramontare mai? Cosa è la sindrome di Highlander?

Perché già da un anno per preparare il G8, il Dipartimento nazionale utilizza vecchi e collaudati protocolli dipartimentali per la necessaria e minuta pianificazione (il cui uso ha consentito la riuscita nei grandi eventi passati diventando così motivo d’orgoglio dipartimentale), mentre non si è fatto niente in otto anni per l’Abruzzo, il Gargano, l’Arco Calabro, il Matese, tanto per citarne alcuni. Ossia per quelle che sono le vere attività della missione dipartimentale? Perché? Perché e cosa c’entrano i malcapitati cittadini in tutto questo?

FP CGIL – COORDINAMENTO NAZIONALE PCM

 
 
 

 

Comunicato ai lavoratori

 

Di seguito la richiesta d’incontro che abbiamo inoltrato al Sottosegretario Bertolaso in merito al mancato
inserimento nell’ipotesi di CCNL di profili specifici per il personale del Dipartimento della Protezione Civile.

Questa richiesta va affissa nelle nostre bacheche e gli deve essere data la max visibilità.

FP CGIL NAZIONALE
Gianni Massimiani


 
 
 

Protezione Civile

Ieri a via Affile si è tenuto il Comitato degli Iscritti Fp CGIL PCM.

Hanno partecipato il segretario nazionale Antonio Crispi, il componente nazionale FLC CGIL, il coordinatore nazionale dei vigili del fuoco CGIL.
Ordine del giorno
* lo stato attuale della vertenza avversa al previsto decreto legge che smantella la Protezione Civile.
* Il disegno complessivo del Governo che vuole smantellare la Pubblica Amministrazione usando come scudo mediatico i continui attacchi di Brunetta ai dipendenti pubblici e alla CGIL rea di non essere collusa con il Governo e per aver denunciato l’assoluta mancanza di qualsiasi fondo previsionale nella imminente finanziaria che faccia sperare in un prossimo rinnovo contrattuale e incremento stipendiale e l’assenza, in finanziaria, di fondi per la stabilizzazione dei precari nella PA.
Già questi motivi sono sufficienti per partecipare allo sciopero nazionale indetto dalla Fp CGIL per il giorno 11 p.v. Altri motivi ancora sono riportati nel volantino allegato.

Sempre ieri a Via Affile i convenuti hanno potuto constatare, laddove ce ne fosse bisogno, cosa significa lo sperpero del denaro pubblico e la condizione lavorativa, professionale di lavoratori lì confinati per motivi ancora oscuri e ignoti sia questa OS che li rappresenta sia ai lavoratori stessi.
Indici, questi ultimi, di cosa significa vivere in un posto di lavoro dove non ci sono regole ma prevaricazione, terrore psicologico e violenza istituzionale.

La Fp CGIL continuerà, con più determinazione di prima e in tutte le sedi, a far valere i diritti e la dignità dei lavoratori tutti anche di quelli che non rappresenta direttamente.

Roma, 4 dicembre 2009 


 
 

 

Comunicato stampa

 

 
COMUNICATO STAMPA

Giovedì 17 dicembre dalle ore 9 alle ore 12 si svolgerà a piazza Montecitorio davanti al Parlamento un presidio di protesta dei dipendenti della Protezione civile per chiedere:

lo stralcio dal decreto legge dei provvedimenti di urgenza riguardanti l’Abruzzo del provvedimento di trasformazione della Protezione Civile in società per azioni;

l’apertura di un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali per ottenere le tutele per i dipendenti.

In occasione del presidio sarà richiesto un incontro con la Presidenza del Consiglio.

Roma, 15 dicembre 2009

RdB Pubblico Impiego              FP CGIL

Bruno Stramaccioni            Gianni Massimiani

 

 

Privatizzazione Protezione Civile – YOUDEM Magazine intervista Antonio Crispi Segretario Nazionale FP CGIL e Giovanni Ciancio FP CGIL PCM Protezione Civile

 
YOUDEM Magazine: B&B La Premiata Ditta – Questa settimana Magazine si occupa della privatizzazione della Protezione Civile e delle conseguenze che questo cambiamento porterà sul piano politico e finanziario. Tra grandi eventi ed emergenze l’Ente guidato da Bertolaso, sarà la più potente holding del Governo. All’interno del video intervista a Antonio Crispi Segretario Nazionale FP CGIL e a Giovanni Ciancio FP CGIL PCM Protezione Civile.
 
Guarda il Video 

 

Comunicato Stampa

FP CGIL         RDB CUB
 
Nonostante tutto quello che è successo passata la festa gabbato il santo?
L’incolumità dei cittadini? La tutela del territorio?

Dopo il pronunciamento della Corte dei Conti la recente ordinanza di protezione civile numero 3855 del 5 marzo 2010 assegna al Presidente della Regione Sardegna l’organizzazione e gestione del “grande evento” della regata velica Louis Vuitton Cup, sottraendola dalle attività del Dipartimento della Protezione Civile (DPC).

Ciò nonostante il DPC ha comunque organizzato e formalizzato una “Struttura Temporanea di Missione” con la quale 12 funzionari del DPC sono stati nominati per supportare due dirigenti generali del DPC quest’ultimi in qualità rispettivamente di soggetto attuatore e di responsabile dell’ufficio GER- Grandi eventi, risorse tecnologiche e innovazione.

Si continua quindi a perpetuare la distrazione dalle attività istituzionali volte alla tutela dell’ambiente e della vita umana dai rischi presenti sul territorio italiano, che ricordiamo è fortemente sismico per il 40%, ed il 65% delle costruzioni edificate in queste aree sono sismicamente insicure. Centinaia dì piccoli bacini si affiancano ai 5 grandi bacini nazionali (Po, Arno, Tevere, Piave, Volturno) nel disegnare una mappa del rischio alluvionale estesa e capillarmente diffusa da Nord a Sud. L’instabilità geologica dei nostri monti, in particolare dell’Appennino, rende le frane (460.000) e i dissesti una regola, piuttosto che un’eccezione. Circa 2 milioni di italiani sono insediati in aree a rischio vulcanico e convivono – in modo non pienamente cosciente – con il rischio di eruzioni esplosive dalla tremenda forza distruttiva.

Mentre sul territorio nazionale le attività proprie di protezione civile sono ferme, si pensa ancora ai grandi eventi. Cosa si sta facendo, infatti, per le aree sismogenetiche di interesse nazionale quali l’Arco Calabro, lo Stretto di Messina, l’Irpinia, il Trevigiano-Bellunese, il Gargano, il Matese? E ancora cosa si sta facendo per il rischio idrogeologico connesso ai grandi fiumi quali il Po, l’Arno, Il Tevere, il Liri Garigliano e Volturno?

Su questi importanti temi, finalizzati alla salvaguardia e preservazione della vita e dei beni della collettività, quali sono le attività (quelle vere) messe in campo?

  FP CGIL             RDB CUB
Massimiani        Stramaccione

 
 

La Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Dipartimento della Protezione Civile contro la FP CGIL – Comunicato stampa di Antonio Crispi Segretario Nazionale Fp Cgil

Il clamore suscitato in Parlamento, nell’opinione pubblica e sugli organi di stampa intorno alla fu Protezione Civile SpA, è andato man mano scemando.

Nel frattempo non si attenua il tentativo di intimidire la Fp Cgil attraverso l’attacco ai suoi dirigenti che svolgono correttamente il proprio ruolo a difesa dei lavoratori e delle lavoratrici che operano presso il dipartimento della Protezione civile.

A tale scopo si è costruito un castello di accuse, circa una non meglio precisata violazione di un non meglio preciso codice, rivelatosi inconsistente alla prova dei fatti.

La FP CGIL, è consapevole che, al di là del caso specifico, si vogliono colpire il dissenso, il diritto alla parola sia in Presidenza sia presso il Dipartimento della Protezione Civile che certo non brilla quando si tratta di rispettare le regole.

Si vuole colpire la FP CGIL e ciò che essa rappresenta!

La FP CGIL intraprenderà, per queste ragioni, tutte le misure e iniziative necessarie a tutela dei propri dirigenti, della libertà di espressione e delle libertà sindacali, sancite dalle normative vigenti e dalla Costituzione, seriamente lese dai comportamenti delle controparti.

La FP CGIL non smetterà mai di chiedere la separazione dei grandi eventi dalla tutela e manutenzione del territorio e della salvaguardia delle vite umane.

Roma, 27 aprile 2010

Dopo la vile aggressione ai disabili da parte del governo ora tocca al volontariato – Comunicato stampa di Antonio Crispi, Segretario Nazionale Fp-Cgil

Come è ormai noto la Camera dei Deputati con 303 voti a favore ha approvato la legge di stabilità che ora passerà al Senato per definitiva approvazione.

Il provvedimento, tra le altre cose, conferma i pesanti tagli alla sanità, ai servizi sociali e in particolare all’autosufficienza. In più il Governo riduce del 75% i fondi destinati al 5 per mille facendo subire al Volontariato un taglio di 300 milioni sui 400 precedenti.

Si interrompe in sostanza la catena di solidarietà e coesione sociale che quindici milioni di cittadini, con il loro contributo, mantenevano saldamente in vita, consentendo al Volontariato di poter svolgere al minimo le proprie attività.

Con tale manovra il governo colpisce tra le altre cose, il principio costituzionale di sussidiarietà, invalidandone, di fatto, la realizzazione.

La Consulta Nazionale Protezione Civile Fp CGIL chiede al Governo di ritirare il provvedimento, e alle forze politiche presenti nel Parlamento di promuovere tutte le azioni necessarie per modificare il provvedimento in Senato.

Roma 24.11.10

 
 

 
 

Nota Fp Cgil

 

 
Proposte Fp CGIL PCM su situazione organizzativa Dipartimento di Protezione Civile.
 
Osservazioni su organigramma e declaratorie e varie.
 
 

 
 
 
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