Comunicato

Riunione presso SMA su riorganizzazioni/soppressioni enti in applicazione d.lgs 253/2005.
 
Ieri nel primo pomeriggio si è tenuta presso lo S.M.A., una riunione informativa con la quale è stato illustrato a CGILCISL e UIL i provvedimenti di riordino di alcuni Enti siti in diverse parti del territorio.

Come potete leggere dal verbale allegato e dalla presentazione, le richieste che più volte, la FP CGIL Difesa ha espresso rispetto ad alcuni provvedimenti di soppressione (Forlì, Otranto, Brindisi, Elmas, Sigonella) nei mesi precedenti esplicitando le ragioni di mantenere le attività rispetto a quanto previsto da norma in tali Enti, hanno prodotto una condivisione da parte dell’Amministrazione e da parte politica.

Lo spirito di confronto costruttivo e il mantenimento per il personale civile anche in applicazione di procedure di reimpiego, seppur con procedura semplificata, del mantenimento delle funzioni svolte e laddove era possibile stesso sedime, ha fatto si che l’incontro si chiudesse nel miglior modo possibile.

La richiesta di maggior attenzione, è stata rivolta verso l’Ente di Rimini per il quale è prevista una procedura ordinaria, quindi avendo già sperimentato con la Forza Armata procedure di reimpiego con tavoli permanenti a livello locale per reimpieghi presso Difesa e altre Amministrazioni, si è ribadita la volontà della FPCGIL Difesa di procedere in tal senso.

Per lo stesso motivo, la FP CGIL Difesa ha evidenziato come la problematica relativa al reimpiego del personale dello Stabilimento di Pavia, debba riprendere lo stesso spirito di collaborazione ed attenzione che la Forza Armata ha dimostrato in altre occasioni, la trattativa e i lavori di quel tavolo permanente ottenuto da parte politica con determinazione devono essere ripresi.

Roma, 24 Maggio 2010
 
FPCGIL DIFESA
Noemi Manca

 
 
 

 

 
Ai delegati ed eletti RSU Fp Cgil
MINISTERO DELLA DIFESA

AGENZIA INDUSTRIA DIFESA

 
Nel decreto legge n.207 del 30.12.2008, (G.U. n.304 DEL 31.12.2008), in fase di conversione in legge, è stata stabilita per gli Stabilimenti dell’Agenzia Industria Difesa, una proroga del termine entro cui le unità produttive dovranno raggiungere la capacità di operare secondo criteri di economica gestione per evitare la definitiva chiusura prevista da una normativa precedente al 31.12.2009. Ciò, al fine di dare una prospettiva triennale per il suo conseguimento. Nel contempo i contratti individuali di lavoro per i dipendenti dell’Agenzia (17 unità) scadenti nel biennio 2008/2009 sono stati prorogati per la loro validità al 2011.

Nel decreto vengono evidenziati i risvolti economico-sociali e l’impatto occupazionale sui territori interessati per i circa 1600 dipendenti dell’Agenzia Industri Difesa.

Allo stato attuale, si rende sempre più necessario un incontro con la Direzione dell’Agenzia, per un confronto con le Organizzazioni sindacali sulle prospettive industriali e in quell’occasione, verrà formulata la richiesta di conoscere i piani industriali delle Unità produttive e come si intende agire per la “gestione degli impianti produttivi secondo le logiche dell’economia di mercato”.

Le problematiche che investono gli stabilimenti non possono più attendere, è ora di chiedere se questa compagine governativa, intende effettuare con la proroga triennale un rilancio di questi stabilimenti.

Alle dichiarazioni di principio contenute nei provvedimenti formali, chiediamo un riscontro oggettivo, con precisi investimenti e utilizzo delle professionalità civili mediante adeguata formazione e un’organizzazione del lavoro che consenta ove possibile l’attuazione del progetto iniziale relativo all’Agenzia Industria Difesa.

Le condizioni di declino delle infrastrutture, la necessaria messa a norma degli stabilimenti, ci pone nella condizione di nutrire dei dubbi sull’effettiva volontà di rilancio se, alla proroga triennale non seguirà un confronto costruttivo con la Direzione sulla capacità di operare quei necessari cambiamenti che consentano agli Stabilimenti di raggiungere l’economica gestione.

Pertanto nei prossimi giorni valuteremo insieme a CISL e UIL le iniziative da intraprendere a seguito della mancata risposta alla richiesta unitaria del 17.12.2008.

Roma, 23 Gennaio 2009

FP CGIL DIFESA
Noemi Manca 

 

 
 

 

Consultazione del 23-27 marzo 2009

 
COORDINAMENTO NAZIONALE INPDAP
Dal 23 al 27 Marzo 2009

Consultazione straordinaria sull’accordo separato sul modello contrattuale
per garantire il rispetto del diritto dei lavoratori ad esprimersi con il voto nel merito degli accordi che li riguardano

 
GLI EFFETTI DIRETTI DELL’ACCORDO SEPARATO SU STIPENDI E SALARI

L’accordo separato prevede la sostituzione del T.I.P. (Tasso d’inflazione programmata) con l’I.P.C.A. (Indice Prezzi Consumo Armonizzato), depurato dalla voce “energia”. Tale nuovo indice sarà elaborato da “un soggetto terzo” per il settore privato e dai Ministeri per il settore pubblico.

Il nuovo indice sarà applicato:

– nel settore privato ad un valore retributivo individuato dalle specifiche intese.

– nel settore pubblico ad una base di calcolo costituita dalle voci di carattere stipendiale, quindi viene escluso il salario accessorio. In questo caso la differenza tra salari di fatto e salari contrattuali, può arrivare fino al 30%).

– Il differenziale tra l’IPCA programmato e l’IPCA reale, entrambi depurati dalla voce energia, sarà verificato da un comitato interconfederale per il settore privato e dai ministeri nel settore pubblico; se la differenza è significativa il recupero di tale valore economico sarà effettuato nel triennio successivo. Per il settore pubblico la verifica terrà conto delle retribuzioni di fatto (se crescono, decresce il diritto a ricevere lo scostamento dell’IPCA).

LA CGIL DICE NO!

Perché:

– non si recupererà MAI del tutto il differenziale dalla inflazione reale;

– la valorizzazione del differenziale non avviene al rinnovo del CCNL ma nel triennio successivo;

– La piattaforma unitaria firmata da CGIL CISL E UIL chiedeva il passaggio dal TIP all’IPCA + il peso dei mutui delle abitazioni.

PER SOSTENERE I TUOI DIRITTI E I DIRITTI DI TUTTI I LAVORATORI PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE STRAORDINARIA

 
 
 

COORDINAMENTO NAZIONALE INPDAP

 
PROROGA INTERINALI

Con il pessimo termine di lavoratori somministrati ci si riferisce in questo Istituto a un gruppo di giovani che da anni lavora a fianco a noi per riportare la normalità nella gestione del patrimonio immobiliare.
Sono ragazze e ragazzi che su questo lavoro, precario e malpagato, hanno costruito una vita di speranze, famiglia e futuro.
Sono persone che hanno saputo arricchire l’ Inpdap di una visione fresca del lavoro, senza trascurare la continua ricerca del miglioramento professionale.
Per loro la CGIL già da tempo ha chiesto all’Istituto di intraprendere un percorso di stabilizzazione che non può sicuramente essere considerato l’ultimo concorso a tempo determinato ( 140.000 domande ne dichiarano la genericità).
Anche la gara di proroga, che con fatica e determinazione è stata esperita a livello nazionale, rischia di non raggiungere più il suo obiettivo se i dirigenti non confermeranno fabbisogni e necessità già, peraltro, dichiarate all’epoca dell’apertura della gara.
Sono i dirigenti oggi a doversi fare parte diligente nella prosecuzione del rapporto di lavoro di questi ragazzi e la CGIL è a loro che chiede responsabilità e lavoro affinchè anche i somministrati dell’Inpdap abbiano speranze, famiglia e futuro

Il Coordinatore Nazionale FP Cgil Inpdap
Marinella Perrini

Roma, 4/02/2010

 
 

Dai territori – Le ragioni di questo sciopero

 

SCIOPERO GENERALE 6 MAGGIO 2011

 
 
RAGIONI PER UNO SCIOPERO, PER QUESTO SCIOPERO – Pensiero libero dalla Puglia
 
 

Il giorno 6 la CGIL scende in piazza. A tutti voi, in questo momento di divisioni sindacali e di confusione, questa ennesima chiamata, da parte della CGIL, potrebbe sembrare inutile e priva di significato. Ma questa volta non è così.

E’ vero: siamo tutti molto stanchi e siamo anche demotivati. Noi lavoratori pubblici questa crisi l’abbiamo pagata cara: ci sono passati addosso con la campagna sui fannulloni, con la legge 150 di Brunetta, con la Legge 122 di Tremonti, con i tagli sulle nostre retribuzioni, con la complicità e l’accondiscendenza alle politiche di questo governo da parte di CISL e UIL. Anche in Inpdap le cose non vanno meglio: mentre l’Istituto promuove “La giornata per il futuro” rivolta agli Enti iscritti, è proprio il futuro dell’Inpdap che sta diventando nebuloso, grazie agli errori passati e presenti sull’informatica, grazie ai piani industriali, organizzativi, della performance non più condivisi. L’azione di un managment da “dilettanti allo sbaraglio”, che segue logiche di alcune lobbies politico-sindacali – vedere la dichiarazione di “affidabilità” all’Amministrazione fatta in un recente comunicato di CISL e UIL sulle posizioni organizzative – invece di percorrere logiche di rilancio vero e soprattutto di risoluzioni di storici problemi dell’Istituto, non aiuta a costruire un futuro sereno. Ecco perché leggere in rete di “… tagli previsti dall’ente …dell’8% del personale, circa 375 persone nei prossimi tre anni”, o con il SIN che tutti conosciamo leggere : “si punta tutto sul web e sul modo di massimizzare l’efficienze diminuendo le risorse umane e quindi le spese di gestione e del personale…”un minimo di preoccupazione me lo crea. Certo i precari li abbiamo già persi ed il turn over ha depauperato di risorse ed intelligenze il nostro Ente. Tra l’altro su indicazione del Direttore Generale i primi tagli si sono avuti sulle missioni (leggere puntate precedenti sulle sedi accorpate) e sulla formazione ( ma non era una delle leve del cambiamento?!)

E se ci guardiamo attorno? Un governo che è inguardabile e vergognoso, ancorato a difendere il proprio premier ancora più inguardabile e vergognoso e votato a difendere poltrone, P3, sottosegretari in odore di camorra, la cricca, gli amici degli amici, gli interessi economici propri e della classe di riferimento. Non c’è più etica. C’è un cumulo di macerie istituzionali e c’è un solco sempre più profondo tra la società civile e la politica. Non c’è politica per il rilancio e per il lavoro semplicemente perché non interessa. Loro sono i privilegiati: non sentono nemmeno la crisi, la difficoltà di arrivare alla terza settimana, la disperazione per la mancanza di un lavoro e la l’assenza di speranza per un futuro. Sta diventando tutto precario: il lavoro, il nostro status di cittadini, il nostro benessere, i nostri valori, la giustizia, i diritti. E senza questi diventiamo tutti sudditi.

Sono questi buoni motivi per scioperare? Io dico di sì ed abusando di uno slogan recente dico : “se non ora, quando?” Se cercano persino di privarti della possibilità di dire basta a tutto questo, se entrano nelle tue tasche, se tagliano sui servizi, se uccidono il futuro dei tuoi figli, se ti tolgono la cittadinanza e la partecipazione ( vedi referendum ), se precarizzano il lavoro, se ti chiamano fannullone, se ti bloccano gli stipendi per tre anni, se ti minano la sicurezza, se ti fanno fare una guerra, se ti costringono ad emigrare, se ti condannano all’ingiustizia, se si preparano ad un’altra manovra da 45 miliardi di euro che ti toccherà di nuovo, mentre le grandi ricchezze finanziarie saranno esentate o toccate marginalmente, se ti calpestano la solidarietà in nome del cinismo e del razzismo, se non ora, quando?

Sì, concordo: ci sono dei sindacati “affidabili”. Lo sono per questo governo e lo sono per molte amministrazioni. Ma il Sindacato non dovrebbe essere “affidabile” esclusivamente per i lavoratori? Ci dicono che la CGIL fa politica e non fa più sindacato. Ma è la politica che ci sta uccidendo! E’ la politica che sta cambiando il nostro mondo in peggio! E’ la politica – questa politica – che sta cancellando i nostri diritti! Per questo dobbiamo scendere in piazza e dire no, per tracciare un solco a difesa dei lavoratori e della dignità del lavoro! Al di là degli schieramenti politici e sindacali. Se non ora, quando?

E mi viene in mente una strofa di una canzone di Bob Dylan, scritta durante la contestazione della guerra del Vietnam: “…. quante volte un uomo può volgere il capo e fingere di non vedere?…”

Perché il giorno 6 maggio ci vorranno contare per decidere se sono autorizzati da chi non sciopererà, dalla maggioranza silenziosa che non protesta, che non si indigna, che rimane passiva ed inerte perché stanca e demotivata, magari anche perché quelle 50 euro rappresentano molto sul bilancio familiare, a continuare su questa strada. Una strada che calpesta i nostri diritti e la nostra dignità di lavoratori pubblici.

Allora non girate la testa. Non fingete di non vedere. Superate egoismi di parte ed indifferenza. Venerdì ci saranno colleghi che rinunceranno ad una giornata di lavoro per gridare tutti insieme “basta”, per la nostra dignità, per rivendicare il rispetto dei nostri diritti. Di tutti noi. Perché noi crediamo in un mondo migliore, con più diritti, più solidarietà, più cittadinanza, più lavoro e non smetteremo di crederci, perché sappiamo che è possibile. E venerdì io sarò in piazza per questo. E spero che ci sarete anche voi.

Spinelli Francesco Antonio


 

Cagliari, 28 Aprile 2011

L’assemblea dei lavoratori della Sede Provinciale di Cagliari e della Sede Regionale dell’I.N.P.D.A.P. riunitasi in data odierna, indetta dalle RSU di entrambe le Strutture e dalle Segreterie Territoriali di CGIL, CISL, UIL, USB, dopo aver ampiamente discusso sulle iniziative attivate dalla Direzione Regionale per il trasferimento della Sede Regionale presso i locali della Sede Provinciale, stigmatizza il comportamento della Amministrazione per la mancanza di rispetto dimostrata nei confronti dei diritti e degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori e delle prerogative di cui le OO.SS. sono titolari.

Infatti, nonostante gli impegni assunti nel corso dell’ultimo confronto, la Direzione Regionale ha ritenuto di poter adempiere ai principi che sovraintendono le corrette relazioni sindacali comunicando del trasferimento attraverso una generica “informativa” sindacale nella quale a sostegno della scelta, unilaterale, sono evidenziati non meglio precisati risparmi e presunti vantaggi legati a ipotetiche sinergie sulle attività “produttive” della Sede di Cagliari e da un allegato “stralcio della relazione tecnica” della C.P.T.E. che nulla spiega sull’iter tecnico procedurale che accompagna l’operazione essendo composto più da omissis che da contenuto.

L’Assemblea, manifesta la massima preoccupazione per le conseguenze negative sulla qualità dei servizi che tale ipotesi potrebbe produrre se realizzata e dichiara assolutamente insufficienti gli elementi forniti dalla Direzione Regionale ai fini di una condivisione degli obiettivi e degli strumenti da utilizzarsi per il loro perseguimento.

Nel contempo, l’assemblea ha ritenuto opportuno evidenziare che la costituzione della Sede del Compartimento è una conquista frutto della lotta di tutto il personale della Regione e delle OO.SS., che ha impedito il declassamento della Sede Regionale della Sardegna, e che la scelta operata dalla Direzione Regionale mette pesantemente in discussione.

Nel merito delle ragioni esposte nella informativa e a titolo puramente esemplificativo, inoltre, risulta davvero singolare che si dichiarino “risparmio” presunto, addotto a principale motivazione del trasferimento, voci tra loro eterogenee. E’ sufficiente in proposito rilevare che l’importo relativo ai programmati lavori di ristrutturazione per l’immobile di via XX Settembre non ha alcuna relazione contabile con l’attuale Sede regionale di via Delitala. Ancora, le presunte sinergie di cui si parla nella suddetta informativa, sono in apparente dissonanza con quanto indicato dall’Istituto nell’ultima Circolare Organizzativa nella quale si individuano ruoli ben distinti tra Direzioni Provinciali e Regionali.

L’Assemblea evidenzia, inoltre, che nulla è stato comunicato riguardo al mantenimento degli standard quali-quantitativi dei servizi resi all’utenza, che sconterà senz’altro le difficoltà scaturenti da una compressione degli spazi a disposizione di entrambe le Strutture.

A questo proposito l’assemblea tutta esprime sconcerto per l’assoluta assenza di una analisi sugli effetti che tale riorganizzazione produrrebbe sul piano dei servizi all’utenza e richiama l’attenzione sul ruolo che l’INPDAP in particolare e la Pubblica Amministrazione in generale ha nell’accesso ai diritti di cittadinanza e come presidio di legalità e democrazia. Compiti e funzioni questi che dovrebbero impegnare l’Amministrazione in un opera di coinvolgimento, preventiva, di tutte le istanze istituzionali presenti sul territorio.

Tutto ciò considerato, l’Assemblea del personale dell’INPDAP delle due Sedi, in modo unanime, dà mandato alle RSU e alle OO.SS. Territoriali per la proclamazione dello stato di agitazione di tutto il personale e, a sostegno della vertenza, ad attivare ogni utile iniziativa per rendere informata l’opinione pubblica e le Istituzioni del Territorio di Cagliari. Condividono l’esigenza che, al fine di ricostruire corrette relazioni sindacali, la Direzione Regionale sospenda ogni iniziativa in atto per il trasferimento per la durata del confronto sindacale, come già formalmente richiesto dalle OO.SS. nel corso dell’incontro del 27 aprile scorso.

È evidente che in assenza di risposte positive saranno intraprese ulteriori iniziative a sostegno della vertenza.

FP CGIL
FP CISL
UIL PA
USB/RDB
RSU

S. Dessì
B. Ugas
M. G. Vargiu
F. Carboni


 

Perchè venerdì sciopero. Pensiero libero dal Piemonte

Perché venerdì sciopero

Io venerdì sciopero perché sono figlio di un operaio della FIAT negli anni ’50 iscritto alla FIOM, che evitò di essere “epurato” perché una telefonata di Emilio Pugno, grande dirigente della stessa FIOM e poi della CGIL, gli consigliò di licenziarsi prima che lo facessero “loro” e allora scenderò in piazza per lui e per coloro che invece non poterono evitare il licenziamento voluto dalla FIAT.

Perché proprio Pugno e altri operai come lui in quegli anni furono confinati dalla dirigenza FIAT in un reparto lontano dalle altre linee di produzione chiamato Officina Stampaggio Ricambi, ribattezzata da quel pugno di uomini Officina Stella Rossa e che nonostante i continui boicottaggi della direzione di fabbrica, presero per anni il premio qualità e produzione pur continuando a lottare per i loro diritti e quelli dei loro compagni.

Perché alla fine degli anni ’60 a Torino gli operai per primi lottarono duramente affinché i diritti sul lavoro fossero estesi a tutti i lavoratori dipendenti, e molti di quegli operai erano immigrati, figli di quel sud martoriato, che alla fine degli anni ’50 erano venuti a Torino attirati dalle promesse, non sempre veritiere, della FIAT e che troppo spesso trovavano i cartelli con su scritto “non si affitta ai meridionali”, cosa della quale da torinese mi vergogno ancora adesso, e che invece in quell’autunno caldo lottarono fianco a fianco con i settentrionali e con molti sacrifici, feriti e morti ottennero la stesura della legge 300 STATUTO DEI LAVORATORI che oggi viene messa in discussione da un governo infame spalleggiato da sindacati che definire gialli è un eufemismo.

Io venerdì sciopero non solo perché pubblico è bello ma perché pubblico vuol dire equità nei trattamenti e nelle tariffe, vuol dire accessibilità a tutti, ma soprattutto perché pubblico vuol dire salvaguardia della democrazia e la democrazia è garanzia di futuro per una nazione.

Io venerdì sciopero perché, pur non avendo figli, non voglio che i giovani di questo paese vivano una scuola pubblica sempre più depauperata del proprio patrimonio sia culturale che economico, e perché voglio che i giovani di questo paese possano avere un futuro stabile e sicuro in Italia e non siano invece costretti ad emigrare come dovettero fare i nostri nonni di tutte le regioni.

Io venerdì sciopero contro un governo assurdo che toglie i diritti alle famiglie con persone disabili, e purtroppo so cosa vuol dire, sostenendo che i parenti approfittano delle malattie dei loro cari per assentarsi a piacimento come se il dolore per un congiunto in difficoltà non fosse abbastanza oltre alla carenza di strutture che allievino il peso di queste situazioni.

Io venerdì sciopero anche per tutti coloro che non lo faranno, per far capire che un sacrificio economico anche pesante oggi può e deve far pensare a un futuro migliore dove gli immigrati non siano considerati a priori, da una legge razzista, delinquenti ma esseri umani con i nostri stessi diritti, dove la democrazia e i principi costituzionali non siano né chimere né utopie ma il quotidiano.

Io venerdì sciopero contro tutte le guerre, per una sanità pubblica e possibilmente gratuita perché non si può e non si deve speculare sul dolore.

 

 

PENSIERO LIBERO

PERCHE’ SCIOPERERO’ DOMANI A CATANZARO

Domani io sciopererò e sarò insieme ad altri compagni e compagne della CGIL a manifestare presso la “Diga sul Melito” , luogo vicino a Catanzaro scelto come simbolo della più grande opera incompiuta della Calabria e forse d’Italia.

Iniziata oltre 30 anni fa, non è mai stata ultimata, con 259 mln stanziati nel 2008 per concluderla nel 2015!

Ma cantieri fermi, roba da ponte sullo stretto di Messina.

Nel frattempo c’è anche in ballo una penale di 35.000.000,00 alla ditta “Astaldi” per una querelle avuta col consorzio appaltante.

E nessun posto di lavoro più di tanto.

Anche questa è Calabria.

Domani sciopererò perché , tra blocco del turn over e riduzioni di organici (ma non di impegni lavorativi), si stanno perdendo posti di lavoro anche in Calabria, nel pubblico impiego e nel privato e se non c’è lavoro aumenta la criminalità, perché l’uomo , in un modo o in un altro deve sopravvivere e questo governo sta arricchendo sempre di più i ricchi e sta impoverendo ancora di più i poveri !

Noi all’INPDAP ne sappiamo qualcosa perché proprio in questi giorni veniamo a conoscenza che non ci pagano i progetti locali e nazionali del 2010, mentre si riducono gli importi per il 2011, ma non gli obiettivi, che per il 2011 sono aumentati !!!

Non è questa una manovra per umiliarci, distruggerci ?

Domani sciopererò anche per quei colleghi che non sciopereranno e che diranno che non ne valeva la pena perché un solo giorno non serve, ma due sono troppi.

Quando ci rivedremo lunedì io sarò economicamente più leggero, ma sarò almeno in pace con me stesso:

io ho contribuito democraticamente e civilmente per cercare di ottenere quello che ci è dovuto; altri, forse, saranno rimasti solo a guardare .. e poi a lamentarsi.

Come sempre.

Un saluto e buona decisione.


 

Pensiero libero dalla Toscana

Lo sciopero è un diritto individuale e quindi il sindacato può dare indicazioni che poi il singolo valuta autonomamente. Ma mi pare che la cgil faccia molto in questo panorama ostile con un governo che non ha tra le sue priorità quelle vere del Paese e oscura l’autorevolezza dell’Italia nell’ambiente internazionale. E non mi pare che le altre sigle, firmando gli accordi separati, curino meglio i loro iscritti. Hanno firmato una cambiale in bianco, sfibrando la compattezza del fronte sindacale che ovviamente indebolisce tutti, cgil compresa, rendendo tutto più difficile.

Le certezze si conquistano con fatica e a seconda delle condizioni generali. Per dare più forza al sindacato però ci vuole l’impegno di ciascuno: solo unendo le forze si può sperare che le cose cambino. Da soli si va poco lontano. E chi riveste funzione sindacale si fa carico di tante istanze col massimo impegno, come credo che abbiate verificato in questo ente, senza poter garantire il risultato. Garantisce il massimo impegno, rinunciando magari a qualche spazio libero a beneficio dei tanti rappresentati. Che ovviamente possono fare critiche e suggerire soluzioni. Sul piano personale, mi piace pensare che siamo tutti nella stessa barca e anche se c’è un timoniere, come potrebbe essere la cgil in questo caso, da solo non basta. Ci vogliono le energie dei rematori, possibilmente di tutti perché se ognuno prende in mano un remo, tutti fanno meno fatica e la barca si muove più velocemente.

Se qualcuno lo lascia abbandonato, sperando che altri remino di più, può darsi che la barca perda la sua originaria destinazione e finisca contro uno scoglio, segnando la sorte di tutti.


 

COMUNICATO STAMPA UNITARIO

COMUNICATO STAMPA OO.SS. ACI E DELLA RSU ACI INFORMATICA

Il 27 marzo p.v. Manifestazione nazionale dei lavoratori ACI e ACI Informatica davanti al Ministero dello Sviluppo Economico per l’apertura di un tavolo di confronto e lo stralcio dal DDL BERSANI degli articoli relativi al PRA.
Le OO.SS. ACI e la RSU ACI Informatica hanno programmato una iniziativa comune di tutto il personale il prossimo 27 marzo davanti al Ministero dello Sviluppo Economico (Roma – Via Molise) presso il presidio convocato dalle Federazioni FPCGIL, CISL FP, UIL PA, CISAL FIALP, RdB P.I., CIDA ASDACI, COBAS del Lavoro Privato e FIOM CGIL Roma Sud.
Le scriventi OO.SS. chiedono lo stralcio della parte riguardante l’abrogazione del PRA dal Disegno di Legge governativo n. 2272 (la seconda “lenzuolata” di Bersani).
Il testo attuale rappresenta una falsa “liberalizzazione” in quanto:
· riduce le possibilità di concorrenza nel settore,
· non apporta migliorie o risparmi nella Pubblica Amministrazione,
· può comportare disservizi, minori tutele e maggiori costi per i cittadini.
Le OO.SS. ACI e la RSU ACI Informatica sono pronte a un serio confronto con il Governo e a lavorare congiuntamente per una riorganizzazione del settore realmente a favore degli utenti che tuteli le professionalità e salvaguardi l’occupazione per le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti nel progetto di riforma. Chiedono che il Ministro Bersani non si sottragga anche questa volta a un confronto diretto con i rappresentanti sindacali, richiesto più volte.
La manifestazione è un invito forte perché si realizzi finalmente il confronto con il Ministro ed ha lo scopo di rendere visibili e pubbliche le ragioni delle OO.SS. ACI e della RSU ACI Informatica.
I contribuenti, gli automobilisti, i cittadini devono sapere che, se dovesse passare il disegno di legge così com’è, saranno i loro diritti a essere scalfiti, e non ci sarà per loro nessun risparmio.
Il personale degli Uffici Provinciali, che non potrà partecipare alla manifestazione nazionale, sarà convocato in contemporanea con Roma, in assemblee esterne da tenersi in tutte le province d’Italia a cura delle OO.SS. territoriali.
Durante le assemblee e il presidio sarà distribuito materiale informativo a supporto delle motivazioni della protesta e saranno distribuiti ulteriori comunicati stampa da inviare ai mezzi di informazione locale.

FPCGILCISL FPUIL PA – CISAL FIALP – RdB P.I – CIDA ASDACI
RSU ACI INFORMATICA – COBAS del LAVORO PRIVATO – FIOM-CGIL RM SUD

DPCM 11 marzo 2008

 

 
Di seguito il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, dell’11 marzo 2008, di autorizzazione ad avviare, nel triennio 2008-2010, procedure di reclutamento per complessivi n. 3.575 posti presso le Amministrazioni dello Stato.
 

 
 

Stop al DL 112 – Volantino

 
 

Comunicato

I Colonizzatori

Nella drastica riduzione alle spese di funzionamento delle Pubbliche Amministrazioni, il piano industriale di Brunetta include anche quelle destinate alle consulenze.

Tuttavia all’Inpdap il taglio alle spese di consulenza rimane una petizione di principio e, anzi, si continuano ad arruolare numerosi esperti dall’esterno con il pretesto che il costo sopportato dall’istituto è solo quello del differenziale tra gli eventuali emolumenti ad personam e lo stipendio percepito dall’Amministrazione di provenienza.

Peccato, però, che il prezzo di questa singolare pratica sia in realtà molto più elevato e non soltanto in termini economici, ma anche di motivazione delle professionalità interne sistematicamente ignorate e mortificate.

Nell’area della Comunicazione, per esempio, l’Istituto conta già innumerevoli e diversificate figure professionali su cui ha investito e investe in aggiornamento e formazione, eppure è diventata l’area con il più elevato tasso di esperti e consulenti esterni.

Nei ruoli dell’Inpdap sembra che non ci siano grandi comunicatori, ma non ci sono neppure funzionari in grado di svolgere con professionalità e competenza incarichi di segreteria, seppur particolare, e non ci sono dirigenti con sufficiente capacità di vicariato.
Meno male che c’è ancora qualcuno in grado di assicurare le attività istituzionali!

Alla fine i tagli alle spese di funzionamento come quelle al salario accessorio gravano sempre e soltanto sui dipendenti, penalizzandoli più volte, come lavoratori e come contribuenti, penalizzando, cioè, le stesse persone che sono già, peraltro, destinatarie finali di tutti gli effetti negativi delle manovre del Governo, non da ultimo quelle propagandate come misure anticrisi.

Roma, 27 febbraio 2009

IL COORDINATORE NAZIONALE FP CGIL INPDAP
Marinella Perrini

 

Verbale

 

 
Di seguito il verbale, e i relativi allegati, sul confronto con le OO.SS. Aree dirigenziali che si è tenuto il 27 e 30 luglio.
 
Il verbale contiene la dichiarazione di CGIL, CISL, UIL e SALFI.
 
 
 

 
 
 
 

Comunicato

 
 
 
E’ convocato per il 6 luglio l’incontro del tavolo nazionale in cui si discuterà di:

1) Acconto di Luglio.
Dopo lo “scurdatavillo” del DG alla precisa domanda della Cgil nello scorso incontro, l’Amministrazione pare aver riconsiderato la questione. All’audizione del CIV, infatti, la posizione ufficiale è stata rivista sulla scorta degli accordi con le OO.SS., tuttora in vigore.

La Cgil sul punto ha già dichiarato che non intende accettare nessuna soluzione diversa dall’integrale pagamento di tutto l’acconto con le modalità già stabilite nei precedenti contratti, a difesa delle aspettative dei lavoratori.

2) Linee guida del CCIE 2010.
E’ il primo incontro sul CCIE 2010 e l’Amministrazione presenterà una sua proposta che sarà, come sempre, oggetto di una approfondita discussione interna alla Cgil.

Da subito, però,deve essere a tutti chiaro che:
– Nessuna discussione delle linee guida può prescindere dalla chiara consistenza del fondo 2010. Già l’anno scorso l’Amministrazione ha allungato a dismisura i tempi di presentazione del fondo falsando l’intera discussione sui margini di operatività del contratto;

– è indispensabile che nel CCIE 2010 vengano adottate tutte le iniziative economiche necessarie ad ovviare alle penalizzazioni che il salario dei lavoratori subirà in seguito al blocco delle retribuzioni individuali, previsto dal Decreto 78/2010.
Già da tempo (cfr.doc “progressioni economiche e risorse 2010” del 31/3/2010) la Cgil ha proposto lo stanziamento per il 2010 delle somme necessarie per ulteriori concorsi che permettano al restante 25% dei dipendenti esclusi dai concorsi precedenti, di poter ottenere la progressione economica a decorrere dal 1 gennaio 2010. A queste risorse vanno affiancate, poi, quelle per lo scorrimento delle graduatorie dei dipendenti non utilmente collocati nella graduatoria dei vincitori del 2008/2009; scorrimento concordato e non attuato per i tagli operati al fondo 2009.
Una simile operazione permetterà al 100% dei lavoratori l’accesso a una progressione economica e al conseguente aumento della retribuzione in conto 2010, con un enorme vantaggio rispetto al blocco stabilito dal Decreto 78.

– Vanno rivisti i criteri di attribuzione delle indennità e in particolare di quelle ex art. 32 CCNL98/01 dalle quali non possono assolutamente rimanere esclusi, come nel CCIE 2009, i lavoratori degli URP.

Queste e le altre soluzioni che tutta la FP CGIL sta avanzando nella sua azione di contrasto alla manovra del Governo, rappresentano per la Cgil Inpdap una priorità imprescindibile del CCIE 2010 per preservare salario e potere d’acquisto dei dipendenti.

Roma, 21/6/2010
 

Il Coordinatore Nazionale
FP Cgil Inpdap
Marinella Perrini

 
 
 

SERVIZI PUBBLICI DI QUALITA' (Ginevra 12-14 Ottobre 2010)

Le Global Unions adottano la Carta dei Servizi Pubblici.

Rosa Pavanelli (Responsabile Dipartimento Internazionale FP CGIL e Vice Presidente della Federazione Europea dei Sindacati dei Servizi Pubblici)

Servizi pubblici di qualità sono indispensabili per assicurare uno sviluppo economico basato sulla sostenibilità ambientale, sul rispetto dei diritti umani e della dignità delle persone, sull’affermazione del diritto ad un lavoro dignitoso per tutti. E’ questo, in sintesi, il messaggio che le Global Unions ( lef ederazioni mondiali di categoria), TUAC e ITUC consegnano a tutto il movimentosindacale con la “Carta di Ginevra”, un’agenda di priorità per arginare la privatizzazione dilagante dei servizi pubblici e un piano d’azione per iniziative concrete, sul piano globale, nazionale e locale,  presentati nella Conferenza “Servizi Pubblici di Qualità – Agiamo Adesso” che si è svolta a Ginevra dal 12 al 14 ottobre 2010.

 

Per la prima volta, il sindacato mondiale assume come priorità dell’agenda politica la difesa dei servizi pubblici di qualità, accessibili a tutti, quale strumento per contrastare le sfide del 21° secolo, dal cambiamento climatico alla autosufficienza alimentare, dal diritto alla salute al rilancio dell’occupazione, dal diritto all’educazione e all’informazione al rafforzamento della democrazia.
Un impegno, ha sottolineato Sharan Barrow, Segretaria Generale dell’ITUC, per ridisegnare il profilo di una società globale improntata ai principidella solidarietà e dell’uguaglianza, agevolare la redistribuzione della ricchezza, favorire la crescita economica e sociale delle comunità dell’ambiente e delle persone, dei loro diritti fondamentali, dei diritti sindacali e della piena realizzazione delle convenzioni internazionali. Un impegno che il sindacato mondiale considera irrinunciabile per la realizzazione degli Obiettivi del Millennio, da poco rilanciati dall’Assemblea Generale dell’ONU.

 

Nei tre giorni della conferenza, sindacalisti e rappresentanti di ONG, associazioni, governi locali e nazionali, esponenti della cultura e delle istituzioni internazionali, hanno dibattuto come l’investimento nei servizi pubblici può concorrere a risollevare l’economia ed attenuare l’impatto della crisi per la maggioranza delle persone in tutto il mondo.

Al momento dell’esplosione della crisi finanziaria del 2008, governi ed istituzioni internazionali reclamavano una profonda revisione dei meccanismi della governance economica e finanziaria mondiale e una nuova idea di sviluppo, aspirazioni che oggi si scontrano con l’evidente segno della continuità delle misure adottate da quasi tutti i governi per fare fronte alla recessione economica che ne è conseguita e che, in molti parti del mondo, ancora non presenta segnali di ripresa.

Nonostante sia a tutti noto che la causa della crisi non risieden ella spesa pubblica, bensì nella speculazione dei colossi finanziari, le ricette imposte dai governi, quelli europei in testa, con la consolidata regia del FMI, si concentrano sulla riduzione della spesa pubblica e del debito e, quindi, sul taglio dei servizi pubblici, delle provvigioni del welfare-state e dei diritti per i lavoratori.  In effetti, la crisi ha prodotto l’aumento della spesa pubblica perché con denaro pubblico molti paesi hanno sollevato le banche d’affari da lfallimento e assicurato fondi alle imprese per contrastare la recessione economica e rilanciare la produzione.

 

Queste risorse potranno in parte rientrare nella disponibilità dei bilanci nazionali, ma il FMI stima che nei paesi del G20 la perdita totale permanente assomma al 6,8% del PIL, equivalente a ben 2.700 miliardi di dollari, senza che ciò si stia traducendo in un aumento dell’occupazione. Di contro, sulla base di dati OCSE, è stato evidenziato che la spesa pubblica sostiene il 50% dell’occupazione globale (includendo il lavoro nei servizi pubblici in senso stretto, quello nelle aziende pubbliche, quello originato dagli appalti, e quello derivante dagli investimenti infrastrutturali), di cui il lavoro pubblico rappresenta solo il 17% dell’occupazione totale e quello privato ben il 33%.

Sanità, educazione, accesso all’acqua potabile, servizi sociali e previdenza, trasporti sono da tempo considerati fondamentali per garantire la qualità della vita delle persone e, in quanto tali, non possono esserec onsiderati uno spreco di denaro pubblico, bensì settori su cui investire peril rilancio del benessere collettivo. Inoltre, i progetti infrastrutturali finanziati con risorse pubbliche rappresentano il primo campo di intervento per la crescita immediata dell’occupazione, e di conseguenza dei consumi, esigenza primaria per rilanciare l’economia.

Dure critiche sono venute alle politiche di riduzione delle tasse che molti paesi stanno proponendo, concentrando, semmai, la richiesta del sindacato sul ripristino di una effettiva progressività dell’imposizione fiscale e sull’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, quale base su cui consolidare i bilanci statali.

 
 

Il dibattito ha evidenziato che qualità e accessibilità dei servizi pubblici hanno un nesso stretto con molti dei fenomeni che colpisconole nostre società e che generano disuguaglianze e conflitti sociali: migrazione, discriminazione delle donne, esclusione dei giovani, emarginazionedegli anziani, rapina delle risorse ambientali dipendono strettamente da comesi organizzano le collettività e la presenza o l’assenza di servizi pubblici diqualità sono il fattore che fa la differenza tra benessere e indigenza, tra coesione sociale ed emarginazione, tra sviluppo e sottosviluppo.

Il ruolo attivo del pubblico è, inoltre, fondamentale per affermare il diritto alla libertà di associazione sindacale, alla contrattazione collettiva e ad un lavoro dignitoso e sicuro, che è uno dei fondamentali obiettivi della Confederazione mondiale. Infine, un punto di vista innovativo è stato presentato riguardo al ruolo che il servizio pubblico ha per garantire il diritto alla libertà di informazione, di cui l’Italia ha rappresentato, purtroppo, l’esempio negativo nella comunicazione svolta dal presidente della FNSI, Roberto Natale. Ancora una volta, la crisi del 2008 ha reso evidente chela trasparenza dell’informazione è necessaria per dare ad ogni cittadini gli strumenti perc onoscere e crescere nella consapevolezza dei propri diritti. In un contesto nel quale i centri del potere decisionale, economico e politico, sivanno ridisegnando, sempre più accentrati nel FMI, nel WTO e, in Europa, a livello della BCE e del Consiglio Europeo, e i governi nazionali hanno un alibi per scaricarsi delle loro responsabilità e allontanare la possibilità del controllo e della partecipazione consapevole dei cittadini alle scelte, il controllo politico dell’informazione, la sua manipolazione, diventano un vero e proprio attacco ai diritti democratici, alla democrazia stessa.

Una valida ragione in più perché la Carta di Ginevra per servizi pubblici di qualità diventi la road map anche per ripensare il futuro del nostro paese. 

 
 
 

 

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