CGIL FP – CISL FPS – UIL FPL
Si è riaperto il 13 dicembre il confronto con la delegazione di Federcasa dopo la rottura avvenuta a settembre, ma le proposte avanzate non consentono ancora di chiudere la trattativa.
Esprimiamo complessivamente un giudizio negativo, sia per quanto concerne la parte normativa, la parte economica e le relazioni sindacali.
A fronte delle richieste sindacali, Federcasa si è impegnata a rivedere e riconsegnare un testo organico con la parte normativa, economica e le relazioni sindacali.
Nei primi giorni del 2007 si riprenderanno i confronti per valutare la possibilità di un incontro definitivo.
Le scriventi organizzazioni sindacali a sostegno del negoziato mantengono inalterato lo stato di agitazione precedentemente dichiarato.
CGIL FP
Crispi
CISL FPS
Alia
UIL FPL
Fiordaliso
Roma, 15 dicembre 2006
In data odierna è stato definitivamente sottoscritto il CCNL federcasa.
La sottoscrizione è avvenuta dopo un’ampia e capillare consultazione, delle lavoratrici e dei lavoratori, che ha portato all’approvazione dell’ipotesi del CCNL.
Dalla consultazione sono emersi, tuttavia, alcuni rilievi che, seppure non sostanziali, hanno impegnato le OO.SS ed in particolare la CGIL ad apportare alcune modifiche.
Nello specifico sono stati modificati:
* Art 1 comma 8 si fa riferimento per il rientro anche a leggi regionali e regolamenti
* Art.43 è stato inserito il nonno tra i parenti per eventi luttuosi
* Art.77 è stato aggiunto un comma 5 a salvaguardia
* Nell’erogazione dell’una tantum nei casi di assenza a retribuzione ridotta è stata inserita la salvaguardia per l’astensione facoltativa.
Con la firma di oggi, il CCNL diventa immediatamente esigibile.
Segretario Naz.le Fp Cgil
Antonio Crispi
Roma, 14 febbraio 2007
Roma 31 maggio ’07
Al Ministro dei Trasporti
Prof. Alessandro Bianchi
e p.c. Al Vice Ministro
Cesare De Piccoli
Al Capo di Gabinetto
P.M. Achille Toro
Ai Capi Dipartimento
Ai Direttori dei SIIT
Ai Direttori degli UMC
Alle Capitanerie di Porto
Alle OO.SS.
A tutto il personale
Egr. sig. Ministro,
in data 29 maggio u.s. il Capo Dipartimento dei Trasporti Terrestri, ha convocato un’assemblea per dare un’informativa al personale della Sede Centrale, in merito alla CPA e alla riforma del Ministero, travalicando le sue competenze istituzionali, visto che, come da CCNL, le convocazioni di assemblee sono prerogativa esclusiva delle OO.SS., e delle RSU.
Pertanto, alla luce di quanto esposto, la FP–CGIL chiede alla S.V. la revoca degli incarichi all’ing. Amedeo Fumero, e sospende, dalla data odierna, le relazioni sindacali in attesa di una convocazione della S.V. medesima.
Distinti saluti
p. FP CGIL
M.ro Trasporti e M.ro Infrastrutture
Gianni Massimiani
p. FP CGIL Funzioni Centrali
Coordinatore del Comparto Stato
Vincenzo Di Biasi
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
Siamo d’accordo con il Sottosegretario Fazio sulla proposta di prestazioni in libera professione dei medici non superiori a quelle rese nel servizio pubblico.
Facciamo solo presente che si tratta di una norma già contenuta nella legge 120 recentemente approvata dal Parlamento, in modo bipartisan, il 3 agosto 2007.
La stessa legge prevede, inoltre, la prenotazione e la riscossione degli onorari delle visite in libera professione intramoenia da parte delle stesse aziende, nonché, sempre a carico di queste ultime, l’individuazione di adeguati spazi, a vantaggio della trasparenza per i cittadini e per gli stessi medici non più costretti a reperirsi privatamente luoghi e personale.
Le Regioni dovrebbero rendere operativa la legge 120 entro il 31 gennaio 2009, e il Governo dovrà esercitare i poteri sostitutivi in caso di inadempienze. Peraltro, sempre il Governo, avrebbe già
dovuto attivare l’Osservatorio nazionale sullo stato di attuazione.
Condividiamo anche l’unicità del rapporto esclusivo, e chiediamo a Fazio un impegno per la rivalutazione della indennità di esclusività ferma ai valori del 2000. Esclusività che deve consentire una libera professione intramoenia, trasparente e regolamentata, escludendo che lo stesso medico possa svolgere contemporaneamente la libera professione nel privato.
Siamo anche d’accordo sull’obbiettivo di una rivalorizzazione della professionalità del medico, ma questa deve partire da una riforma del sistema degli incarichi, dalla promozione del governo clinico, e da trasparenti, regolamentati e condivisi sistemi di valutazione.
Su questi, ed altri temi, lo stesso Ministro Sacconi si era impegnato ad aprire nel mese di settembre dei tavoli di discussione, fino ad oggi assenti. Non vogliamo un altro indirizzo email dove mandare le nostre osservazioni, come già accaduto per il Libro Verde, ma chiediamo che si apra un vero confronto che coinvolga tutti gli attori.
Roma, 15 luglio 2009
Al Ministro Istruzione Università e Ricerca
ON Mariastella Gelmini
Al Ministro Gioventù
ON Giorgia Meloni
Economia e Finanze
ON Giulio Tremonti
Al Responsabile ANCI Politiche giovanili
Dott. Roberto Pella
OGGETTO: Affitti per gli studenti universitari
Gli studenti universitari fuori sede risultano essere i soggetti più esposti a speculazioni di tipo abitativo.
Gli studenti fuori sede in ricerca di alloggio sono in Italia circa 700 mila, oggi più di ieri alle prese con gli affitti delle stanze o di semplici posti letto ormai alle stelle, con proprietari delle abitazioni che nella maggior parte dei casi lucrano ed evadono il fisco.
Da una recente indagine di fonte sindacale risulta che molte città metropolitane ed anche in centri minori sedi di università un contratto di locazione su due non è registrato, si stima che il gettito sottratto all’erario sia di circa 5 miliardi di euro all’anno.
Molte case affittate agli studenti sono in pessime condizioni, spesso senza riscaldamento e prive di ogni comfort. Per molti giovani l’insostenibile onere per l’alloggio in affitto preclude il diritto allo studio.
Al grave problema del sommerso si va ad aggiungere una scarsissima offerta d’alloggi, in deficit perenne, che non lascia altra scelta se non quella di sottostare alle ” non regole”, al nero e alle illegalità che vigono in questo settore
A Milano per un posto letto in zona Brianza occorrono circa 450 euro al mese. Per una stanza singola si va da un minimo di 650 (zona Bande Nere) ad un valore medio di 800 (zona Lambiate, Udine e Fiera), per arrivare a dover pagare più di 900 euro in zona Vittoria.
A Firenze, invece, un posto letto costa in media dai 350 ai 400 euro, una stanza circa 700. A Bologna, dove gran parte degli studenti si concentra nelle zone adiacenti l’Università, si spende tra 250e 280 euro per un posto letto in una doppia, e da 370 a 500 euro per un po’ di privacy in una stanza singola.
A Roma, nelle zone cosiddette universitarie (San Lorenzo e Piazza Bologna) agli studenti si spillano candidamente 600 euro per una stanza singola e 450 euro per un posto letto in doppia. Valori solo leggermente più bassi, 550 euro per una camera singola, in zona Ostiense e Cinecittà. Più economiche, 300 euro per un posto letto e 450 per una stanza singola, le zone Prenestina e Centocelle.
A Napoli per un posto letto si pagano tra i 300 e i 450 euro, mentre per una stanza si spende da 400 a 600 euro. I prezzi più alti sono richiesti nelle zone Policlinico, Vomero e Colli Amieni. A Bari un posto letto costa in media tra 250 e 350 euro. Per una singola nel capoluogo pugliese si può pagare invece fino a 350 euro al mese.
Il problema non riguarda solo i costi elevati, ma nella maggioranza dei casi ci sono anche tutta una serie di violazioni, clausole capestro e vessatorie con contratti non registrati senza limite di canone, alloggi privi di dotazioni minime sia impiantistiche che di qualità, modalità irregolari di accollo sugli inquilini delle spese condominiali.
Nelle città come Perugia, in cui è più frequente il fenomeno degli affitti a studenti extracomunitari, si registra un singolare fenomeno: il canone chiesto agli studenti stranieri supera del 25-30 per cento quello chiesto agli studenti italiani.
“Nelle città molto piccole succede che la forte domanda da parte di studenti droghi il mercato immobiliare, economicamente e socialmente, perché i proprietari riescono a praticare alti canoni affittando un alloggio a più studenti, fenomeno che innesca un processo di aumento generalizzato anche per i residenti che vengono espulsi da intere zone urbane”.
Nel dicembre del 2007 è stato sottoscritto da FP CGIL – CISL FP– UIL FPL e ANCI Giovane un protocollo d’intesa per sviluppare politiche di prossimità nei territori a favore dei giovani, con particolare riferimento agli studenti universitari fuori sede, proprio per facilitare l’accesso all’abitazione, con incentivi fiscali per i proprietari che mettevano a disposizione appartamenti e soluzioni abitative idonee.
Un primo risultato condiviso anche dall’ex Ministra Melandri che, a questo scopo, finanziò il progetto con 12 milioni di euro, detratti dal suo Ministero.
A distanza di due anni il problema mostra i segni di una vera e propria emergenza, bisogna intervenire con misure strutturali. Per l’emersione del mercato nero degli affitti, sono giacenti in parlamento varie proposte tese a ridurre il prelievo fiscale sui proprietari di immobili, con l’istituzione di una cedolare secca sugli affitti e il contestuale calmiere sugli affitti.
La modifica della legge 431/98 non è più procrastinabile, è interesse primario non solo degli studenti universitari fuori sede, dei giovani lavoratori in mobilità ma anche di milioni di famiglie che non riescono a far fronte ad un mercato dell’affitto insostenibile.
Sollecitiamo pertanto i competenti Ministeri a convocare una tavolo di concertazione e confronto con le OO. SS. Confederali e di Categoria per la definizione di un osservatorio nazionale capace di attivare azioni positive al fine di far incontrare domanda e offerta, mettendo in relazione gli studenti in cerca di alloggio con i proprietari di immobili da locare
Questo per la FP CGIL è un intervento di buon governo, atteso ed auspicato da migliaia e migliaia di giovani e, senza enfasi, un segno di civiltà e di progresso.
p. IL Comparto AA.LL. p. la Segreteria Nazionale
Mauro Ponziani Antonio Crispi
Sono dieci finora le regioni che hanno approvato proprie leggi in attuazione dell’accordo sottoscritto il 31 marzo scorso con il governo ed altre otto sono allo studio
In base all’accordo, le Regioni si erano impegnate ad approvare entro 90 giorni proprie leggi in materia urbanistica contenenti eventuali aumenti di volumetria e/o la possibilità di demolizione e ricostruzione, mentre il Governo si impegnava ad emanare entro 10 giorni un decreto legge di semplificazione normativa. A distanza di cinque mesi dall’accordo il Governo non ha ancora emanato il decreto legge di semplificazione normativa e alla scadenza dei tre mesi solo due regioni ( Toscana ed Umbria) e la provincia autonoma di Bolzano avevano emanato la propria legge. E’ evidente dunque che l’accordo del “pesce di Aprile” è saltato.
Le leggi regionali varate o da varare, rischiano di essere illegittime, perché prevedono deroghe al Codice dei beni culturali e ad altre leggi dello Stato, che vanno oltre le competenze delle regioni.
L’ordine logico e cronologico è quello previsto dell’accordo sottoscritto il 31 marzo scorso: prima una legge quadro statale, dopo leggi regionali, di natura attuativa.
Lo scenario possibile è che il Governo rinunciando al suo ruolo, aspetta che tutte le regioni abbiano fatto la propria leggina per poi adeguarsi, con una legge nazionale giustificata, esautorando il Parlamento, come esito di una spinta dal basso.
Avremo cosi una miriade di interventi che gonfiano le cubature esistenti ( di un 20-30%), sopraelevano gli edifici ( anche sino a 4 m vedi Lombardia), consentono di demolire e trasferire altrove, con un premio del 60% costruzioni alzate sul litorale ( vedi Lazio).
Cosa dire dei mostruosi capannoni cementizi che sfigurano il già compromesso paesaggio italiano?
Alcune delle leggi regionali peggioreranno la già compromessa realtà.
Nel veneto l’ampliamento dei capannoni arriva al 20% della superficie coperta: un capannone di 5000 mq si dilaterà a 6000 a 7500 se adeguati al risparmio energetico. In Lombardia avverrà di peggio, chi li demolisce e li ricostruisce in toto, potrà riutilizzarli a fini residenziali
La leggina piemontese consente invece la soppalcatura degli amati capannoni.
La Valle d’Aosta si segnala come la più permissiva, con tanti saluti alle bellezze naturali e al turismo di qualità.
Non c’è certo bisogno di tutta questa fiumana di nuova edilizia. Il costruito è già enorme, il boom edilizio a forte indice speculativo, o di seconde e terze case si è protratto per un quindicennio, senza nemmeno sfiorare l’edilizia economica e quella sociale, per le quale siamo precipitati all’ultimo posto in Europa.
Sarebbe stato invece indispensabile varare un grande piano per l’edilizia economica e sociale, da destinare a giovani coppie, anziani soli, famiglie di immigrati, studenti universitari fuori sede, giovani lavoratori in mobilità, puntando contestualmente al recupero del patrimonio esistente, vuoto e degradato.
Invece, il Governo indebitato fino al collo, non ha denari da investire nel social housing e nell’edilizia pubblica, e quindi offre agli italiani di investire in questo nuovo boom prevalentemente privato impiccandosi per una vita ai mutui( ammesso che le banche consentano l’accesso a credito), con l’intento di rianimare cosi, nel modo più cinico un economia e un PIL in netta flessione.
Un recente rapporto ISTAT registra un incremento del costruito di 3,1 miliardi di mq nel decennio 1995/2006, in senso meramente consumistico e speculativo.
A Roma un alloggio su sette è vuoto e a Milano risultano deserti ben 900000 metri cubi di uffici che come denuncia l’Architetto Stefano Boeri, docente al Politecnico , equivalgono a 30 grattacieli Pirelli.
Ma i dati sono approssimati per difetto: nel 2008 l’Agenzia per il territorio ha scoperto un milione e mezzo di fabbricati abusivi, una vera megalopoli fantasma.
Questo stato di cose e questa pessima prova di federalismo non può trovarci d’accordo, sostanzieremo con i iniziative tese a coinvolgere i livelli istituzionali sulle proposte avanzate dalla FP CG IL sulle politiche abitative. A fronte di questo pseudo- federalismo, moltiplicheremo l’impegno per la definizione di una Norma quadro nazionale per il coerente e armonico governo delle Aziende pubbliche per Casa nel nostro paese, a partire dalla discussione che apriremo nei prossimi giorni in occasione della pubblicazione degli atti della prima conferenza sulle politiche abitative promossa dalla FP CGIL lo scorso Febbraio.
Dobbiamo mobilitare le forze sane e i saperi di questo paese, perché come scrive uno studioso di scienze urbanistiche su una rivista specializzata, ci si avvia verso la totale saturazione delle risorse territoriali, la ” devastazione del territorio continua e sarà ricordata anche far molti secoli come il documento più buio dell’Italia del dopoguerra.
Una situazione cosi drammatica, impone a tutti di fermarsi a pensare. E’ necessario ripartire dai valori della Costituzione: il paesaggio e l’ambiente come bene comune luogo identitario, orizzonte del benessere e della qualità della vita.
Il sindacato e il mondo del lavoro debbono raccogliere questa bandiera, per dare al paese e alle giovani generazioni una prospettiva di crescita e di sviluppo.
Si è svolto venerdì 28 maggio il previsto incontro per rinnovare il CCNL del comparto Federcasa. La riunione finalmente si è svolta in modo tale che ha consentito di capire la distanza tra le parti e cioè la effettiva volontà delle controparti di arrivare ad un risultato che può essere riassunto in questo modo:
– incremento medio a regime della percentuale IPCA circa 100 € sul B1;
– modifica della composizione dei fondi per la contrattazione aziendale togliendo la garanzia del fondo storico, ma lasciando la composizione dello stesso alla sola redditività aziendale;
– un nuovo ordinamento professionale lasciato alla contrattazione aziendale;
– rivisitazione degli scatti di anzianità diminuendone il numero.
Nella discussione abbiamo respinto questa impostazione adducendo i seguenti motivi:
– le percentuali di incremento sono insufficienti;
– la storicizzazione dei fondi non deve essere toccata, ma la redditività aziendale può consentire di incrementare le quote;
– il nuovo ordinamento professionale deve essere nazionale il cui finanziamento va individuato all’interno del complessivo costo contrattuale, ciò significa un finanziamento aggiuntivo a quanto previsto sul trattamento fondamentale;
– per quanto concerne gli scatti di anzianità la nostra disponibilità al confronto è legata a due precondizioni, la definizione di un assegno ad personam non riassorbibile incrementato della percentuale economica coerente con l’aumento contrattuale.
Nel corso della riunione abbiamo respinto i tentativi di appellarsi alla crisi economica per diminuire gli incrementi contrattuali, riteniamo infatti che gli enti possano trovare le risorse necessarie per rinnovare il contratto.
Riteniamo questo incontro comunque positivo perché ha consentito di capire quali sono effettivamente le rispettive posizioni.
Dal prossimo incontro previsto per il 15 giugno p.v. potremo verificare se ci sono gli spazi per accorciare la distanza ed arrivare alla definizione di un accordo contrattuale.
P. Il Comparto Autonomie Locali Ugo Gallo
Roma, 31 maggio 2010
Firmato ed approvato dal sindacato Verdi in Germania l’accordo per i 580.000 lavoratori degli enti locali. L’incremento sarà dell’1,5% a partire dal 1 aprile 2011 più una somma una tantum di 360 € (Ver.di stima che l’aumento a regime sarà del 2,3%). Il 1 gennaio 2012 incremento dell’1,9% più una somma una tantum di 17€ (Ver.di stima che l’aumento a regime sarà del 2,55%). L’accordo prevede, dal 1 gennaio 2012, anche una maggiore mobilità tra i diversi livelli salariali.
Intanto, nel settore della sanità privata religiosa la Corte regionale di Amburgo ha respinto la richiesta della associazione religiosa ospedaliera Agaplesion di dichiarare illegali gli scioperi nella sanità religiosa. E’ la seconda pronuncia a favore dei sindacati che affermano che si tratta di normali datori di lavoro che sono obbligati alla contrattazione collettiva.
Accordo per gli enti locali anche in Olanda, con un aumento dell’1% per il 2011.
Al Presidente della Giunta Regione Lazio
On. Piero Marrazzo
Al Presidente Della Provincia di Roma
On. Nicola Zingaretti
Al Sindaco di Roma
On. Gianni Alemanno
Al Presidente dell’Ater di Roma
Dott. Luca Petrucci
L’attività parlamentare della legislatura appena conclusa ha avviato un utile e necessario processo di rilancio delle politiche abitative con atti di particolare interesse.
A partire dalla legge 9/2007 – approvata da una larghissima maggioranza parlamentare – che dispone un piano triennale per affrontare l’emergenza abitativa ed un progetto di più ampio respiro per l’edilizia residenziale pubblica e sociale.
Il Governo Prodi aveva introdotto a partire dal 2008 la riduzione permanente del prelievo ICI sulle prime case, ulteriore rispetto a quelle già concesse dagli enti locali, pari all’1,33 per mille del valore catastale dell’immobile e fino a un massimo di 200 euro.
Un ulteriore passo in avanti concreto è rappresentato da fondi per oltre un miliardo di euro che sono stati stanziati per case popolari e la costruzione di alloggi in affitto a canone sostenibile realizzabili anche da privati e privato sociale.
Interessanti opportunità sono inoltre gli incentivi presenti nella Finanziaria 2008 tra cui le agevolazioni alle famiglie, alla ristrutturazioni edilizie, al miglioramento dell’efficienza energetica degli immobili, agli interventi di riqualificazione urbana, all’Housing sociale.
La campagna elettorale è stata caratterizzata anche da specifici i punti di programma per il superamento dell’emergenza casa e per la riduzione strutturale del disagio abitativo.
Per questo motivo la FP CGIL Nazionale ritiene cosa utile e prioritaria una sintesi ragionata delle questioni aperte con la registrazione degli impegni dichiarati in campagna elettorale nel DPEF che il nuovo Governo dovrà varare entro giugno 2008.
Il Consiglio dei Ministri n.3 del 21/05/2008 ha approvato un decreto-legge che tra i vari punti contempla la completa esclusione dell’imposta comunale per l’abitazione principale dei contribuenti a decorrere dall’anno 2008.P
Rimane pendente la questione dell’esenzione ICI sugli alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà degli ex Iacp, una palese incongruenza a fronte di forti agevolazioni al settore privato.
Questa incongruenza, ha prodotto l’iniquo quanto incauto provvedimento della società Gerit, che su mandato del Comune di Roma ha pignorato i conti correnti dell’Ater per l’ICI non pagata al Comune di Roma.
Il drastico provvedimento, ha creato la paralisi dell’azienda che gestisce 11.000 alloggi popolari dislocati a Roma, e la messa in discussione delle retribuzioni dei 400 operatori, con conseguenti invitabili disagi per gli inquilini.
La grave situazione venutasi a determinare, impone una immediata e chiara decisione in ordine alla disciplina delle esenzione ICI anche per gli Enti pubblici come l’ATER.
A tal proposito, la FP CGIL chiede la revoca del provvedimento di pignoramento e l’apertura di un tavolo di confronto con tutte le parti interessate per una soluzione intelligente del pregresso indebitamento e rilanciare a Roma e nel Lazio una adeguata quanto urgente politica della casa.
Distinti saluti
P. Il Comparto AA.LL.
Mauro Ponziani
P. La Segreteria
Antonio Crispi
Roma 22 Maggio 2008
FP CGIL ACI FP CISL ACI UIL PA ACI ACP CISAL FIALP ACI RdB P.I. ACI
Roma, 29 settembre 2008
Dr. Ascanio ROZERA
SEGRETARIO GENERALE ACI
Dr. Luigi Francesco VENTURA
DIRETTORE DEL PERSONALE ACI
Oggetto: Richiesta concertazione ai sensi dell’art. 6 lettera b del ccnl del 98/01.
Le scriventi OO.SS., a seguito dell’informativa avuta in merito ai nuovi assetti organizzativi dell’Ente, chiedono l’apertura della concertazione, ai sensi del succitato art. 6 lettera b del CCNL del 98/01.
Con la presente, inoltre, le scriventi chiedono che il documento presentato venga integrato con l’indicazione delle linee politiche e strategiche dell’Ente, alla base del nuovo Ordinamento dei Servizi, come richiesto durante l’incontro avuto in data odierna.
FP CGIL ACI FP CISL ACI UIL PA ACI ACP CISAL FIALP ACI RdB P.I. ACI
Il sindacato dei servizi Ver.di ha definito le sue richieste per il rinnovo dei contratti negli enti locali per il 2009. Ver.di chiede un aumento del’8% partendo da un minimo di 200€. Gli ultimi contratti si erano chiusi con nessun aumento nel 2007 (giusto una somma una tantum) e un aumento del 2,9% nel 2008.
L’OSSESSIONE DELLA UIL: ESCLUDERE LA CGIL
Abbiamo letto con divertita sorpresa UIL INFORMA del 21 marzo, in cui si denuncia “la deriva della CGIL FP all’Agenzia delle Entrate”. Lo scriba della UIL, attento lettore dei nostri comunicati, dovrebbe sapere che andare alla deriva vuol dire abbandonarsi al corso degli eventi, per incapacità di reagire o dirigersi. Tutto si può dire alla CGIL, non che si sia abbandonata al corso degli eventi. Siamo il solo sindacato che avversa il Governo nella sua folle deregulation sociale, nella smobilitazione fiscale perseguita dal piano Tremonti, nel tentativo di ridurre le pene per chi non rispetta la sicurezza nei luoghi di lavoro. Abbiamo contrastato queste scelte con assemblee in tutti i posti di lavoro, con manifestazioni e scioperi. Invece di preoccuparsi della presunta deriva della CGIL, la UIL potrebbe spiegare ai lavoratori le ragioni che hanno portato il suo sindacato a sottoscrivere il CCNL 2008/09 con un aumento del 3,2%, quando la sola inflazione del 2008 si è assestata al 3,4%, ed impedendo anche l’eventuale recupero dell’inflazione reale nel biennio successivo, considerato che di ciò non si fa menzione nel nuovo modello contrattuale, siglato da UIL e CISL. E’ recupero o perdita del potere d’acquisto?
Può la UIL sostenere che il nuovo modello contrattuale è un passo avanti per la difesa dei salari e stipendi dei lavoratori?
E’ in grado di spiegare perché:
– il nuovo indice IPCA, che sostituisce l’inflazione programmata come base di calcolo, viene depurato dall’aumento dei prodotti energetici, facendo pagare ai lavoratori dipendenti due volte l’aumento delle bollette del gas, luce e benzina?
– la percentuale di aumento stipendiale viene calcolata solo sullo stipendio base, e non anche sulla indennità di Agenzia, comportando una riduzione del 33% del punto IPCA?
– l’eventuale recupero del differenziale tra inflazione reale e nuovo indice IPCA potrà avvenire solo nel contratto successivo che, visti i tempi dei rinnovi contrattuali, vuol dire sei anni dopo?
Sono risposte che i lavoratori attendono da chi ha firmato il nuovo modello contrattuale.
Per quanto riguarda la nuova delibera dell’ARAN che, bontà sua, riammette la CGIL alla contrattazione decentrata, crediamo che l’ipocrisia dello scriba della UIL abbia raggiunto il massimo livello.
Infatti nel numero di UIL INFORMA del 5 febbraio viene fatta la seguente affermazione:
“A proposito… ma come la mettiamo con la mancata sottoscrizione del CCNL da parte della CGIL?
In momenti diversi il sindacato di Epifani è stato tra i più convinti assertori che la mancata sottoscrizione del contratto impedisce la partecipazione a tutte le fasi di attuazione di quel contratto, sia a livello nazionale di Ente, che di posto di lavoro. Cosa tra l’altro che è esplicitamente prevista proprio nel testo del CCNL.
Di questo, come dei precedenti. La stessa Aran ha più volte precisato tale interpretazione.
Rispetteranno tale disposizione, anche da loro voluta, o adesso la contesteranno ?”
Lo stesso giorno, l’Amministrazione ha diramato la circolare in cui si annunciava l’esclusione della CGIL dal tavolo negoziale. Pura coincidenza temporale, preveggenza , convergenze parallele?
La CGIL ha sempre sostenuto che il CCNL di riferimento, per essere ammessi alla contrattazione decentrata, fosse il contratto quadriennale normativo, nel quale si stabiliscono le materie oggetto della contrattazione decentrata e le relazioni sindacali.
Infatti non avevamo posto nessun problema alla partecipazione delle Rdb non firmatarie del secondo biennio economico 2004/2005, alle trattative relative al CCNI e al FPS 2004/2005. Vuole forse la UIL invalidare quegli accordi, vista la partecipazione “illegittima” di alcuni sindacati? Vuole forse la UIL annullare tutti gli accordi siglati negli uffici, con relativa restituzione da parte dei lavoratori degli importi percepiti? Si rende conto la UIL della pericolosità delle sue posizioni?
Avevamo con il comunicato del 10 febbraio chiesto a CISL e UIL di aiutarci a difendere la democrazia nei luoghi di lavoro, per garantire la partecipazione di tutti i sindacati al tavolo negoziale, una questione di metodo, di definizione e rispetto delle regole condivise da tutti i soggetti contraenti. La risposta è stata deludente, dimostrazione di scarsa conoscenza del problema: si è confuso il merito con il metodo, le regole del gioco con il gioco stesso.
E’ interessante capire perché per CISL e UIL il parere unilaterale dell’ARAN del 2004 andava bene, tanto da utilizzarlo come dogma per l’esclusione della CGIL, e il parere unilaterale del 2009 no. Se la UIL e CISL sono veramente neutrali rispetto alle decisioni dell’Amministrazione, perché in Puglia e Piemonte hanno obbligato i Direttori regionali ad escludere la CGIL dai tavoli negoziali? Perché sono stati i più ostinati difensori della circolare ARAN del 2004?
Perché non ammettere che la Conventio ad excludendum intrapresa nei confronti della CGIL ha di fatto bloccato il confronto con l’Amministrazione in merito alla riorganizzazione? Logiche politiche sulla pelle dei lavoratori.
Perché lo scriba di UIL INFORMA, invece di polemizzare con la CGIL, vittima di questa vicenda, non prova a dare risposte più convincenti, nel rispetto dell’intelligenza dei lavoratori?
P.S.
In merito alla presunta sgrammaticatura dei comunicati della CGIL FP riportiamo l’incipit di UIL INFORMA del 21 marzo:
“Anni di attività sindacale, di trattative, di lotte lo stanno a dimostrare, e non possono essere messe in discussione da sgrammaticati comunicati che da qualche tempo, purtroppo, danno vita ( si fa per dire) al sito della FP CGIL Agenzie fiscali”
Caro erudito scriba , che cosa “lo stanno a dimostrare”? manca l’oggetto, che non può essere sostituito da ” lo”.
Il termine “messe” a cosa si riferisce? Ad “Anni? Forse è più corretto scrivere “messi”
Roma, 23 marzo 2009
FP CGIL
Coordinatore Naz. Agenzia delle Entrate
Luciano Boldorini