Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
La manovra del Governo colpisce i medici ospedalieri e del territorio non solo con l’abolizione del diritto al riposo, con la diminuzione delle risorse programmate per la sanità e con la indiscriminata decurtazione di posti letto, del personale e delle strutture semplici e complesse, ma anche con il taglio delle retribuzioni mensili di circa 155 euro.
E’ il risultato dei tre tagli contemporanei relativi alla contrattazione integrativa, alle assenze per malattia ed alla inflazione programmata.
Il taglio del 10%, a decorrere dall’anno 2009, dei fondi della contrattazione integrativa rispetto ai valori del 2004, corrisponde a circa 22 euro mensili in meno.
L’esclusione nei primi 10 giorni di malattia delle voci retributive relative alla indennità di esclusività, di specificità medica, della posizione e del risultato, vale – considerato il dato medio di circa 8 giorni annuali di assenza per un medico con incarico professionale con oltre 15 anni di anzianità – circa 43 euro mensili in meno.
Infine la previsione per il 2008 di una inflazione programmata all’1,7% , quando la realtà è di almeno il 3,4%, determinerà per il solo 2008 una decurtazione degli aumenti mensili di circa 90 euro.
E’ un quadro inaccettabile, al quale si aggiungono il ritardo di 30 mesi per il biennio economico 2005-2006, con ulteriori 260 euro mensili bloccati, e la mancata rivalutazione della indennità di esclusività ferma ai valori del 2000.
La FPCGIL Medici ritiene indispensabile una forte risposta a questa manovra, ed auspica di poter trovare un terreno comune di mobiltazione anche con le altre organizzazioni sindacali dell’area medico-veterinaria.
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
L’approvazione oggi al Senato dell’emendamento che proroga di quasi 4 anni – dal 31 gennaio 2009 al 31 dicembre 2012 – l’attuazione delle strutture per l’intramoenia da parte delle Regioni, colpisce cittadini e medici.
I cittadini vedono allontanarsi regole trasparenti sulla prenotazione e la riscossione degli onorari delle visite in libera professione intramoenia da parte delle stesse aziende.
I medici che hanno scelto di lavorare solo per il pubblico, per svolgere la libera professione intramoenia saranno costretti a reperirsi privatamente luoghi e personale, al di fuori delle strutture ospedaliere e territoriali, anche a discapito della qualità dell’assistenza e della loro vita lavorativa.
Certamente c’è stata una inerzia di Regioni ed Asl nell’applicazione della legge, ma ci troviamo di fronte ad un chiaro disegno del Governo di cambiare il sistema della libera professione.
Invece di impegnarsi verso le Regioni inadempienti, il Ministro Sacconi aveva preannunciato già sei mesi fa una modifica della normativa, e in questi giorni il Sottosegretario Fazio ha manifestato la volontà di deregolamentare la libera professione per tutti i medici pubblici, approfittando dei tempi della proroga.
I medici che credono nel servizio pubblico e che chiedevano una valorizzazione professionale ed economica della indennità di esclusività, ferma ai valori del 2000, saranno beffati da un Governo intenzionato a premiare chi ha scelto con l’extramoenia di operare anche nel privato.
Chiediamo pertanto una modifica della norma alla Camera, che non consenta la distruzione della vigente legge sulla libera professione – peraltro approvata nel 2007 con un consenso bipartisan del Parlamento – con un danno ai cittadini ed una penalizzazione dei medici pubblici che hanno scelto l’esclusività.
Si pubblicano gli articoli dei quotidiani La Repubblica e il Sole 24 Ore che riportano la posizione della FPCGIL Medici in merito alla proroga della libera professione.
Due precisazioni
Prima precisazione
L’emendamento sulla libera professione – approvato ieri al Senato, e che deve passare ancora alla Camera – proroga dal 31 gennaio 2009 al 31 dicembre 2012 (quasi 4 anni) il tempo per le Regioni per rendere disponibili i locali destinati alla libera professione intramoenia, e dal 31 gennaio 2009 al 31 gennaio 2010 (1 anno) la possibilità per i medici in rapporto di esclusività di continuarla negli studi privati.
Appare a noi chiaro che tra un anno, se la legge non dovesse cambiare, avendo le Regioni altri 3 anni per garantire i locali, non si potrà che dilatare anche la proroga per gli studi privati di altri 3 anni. Pertanto nella sostanza si tratta di una proroga di ben 4 anni.
Seconda precisazione
A fronte di strumentali polemiche di qualche altra organizzazione sindacale medica, vogliamo ricordare che noi abbiamo sempre rivendicato, e con coerenza continuiamo a rivendicare, la possibilità di esercitare la libera professione intramoenia. Chiediamo però che siano le aziende ad avere l’obbligo di reperire locali adeguati, in primo luogo all’interno degli stessi ospedali e servizi territoriali dove il medico lavora, a prendere le prenotazioni e a riscuotere gli onorari per ritrovarli direttamente nelle buste paga.
In altre parole il medico in rapporto di esclusività che sceglie la libera professione intramoenia non deve essere costretto a trovarsi e a pagarsi studio e segretaria, a riscuotere e poi a versare gli onorari.
Pensiamo poi che potendo svolgere la libera professione in modo adeguato all’interno del proprio ospedale, il medico non sarà più obbligato a continui spostamenti, migliorando la qualità della vita lavorativa.
Infine, con coerenza, continuiamo a chiedere una rivalutazione della indennità di esclusività ferma ai valori del 2000.
Non vorremmo che per favorire chi ha interesse per gli studi privati, venga penalizzato chi ha scelto l’esclusività di rapporto, lasciandolo senza la possibilità di una libera professione organizzata dall’azienda e senza rivalutazione della indennità di esclusività.
Questa mattina, nell’ambito dell’audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera sul Governo Clinico, Massimo Cozza, segretario nazionale della FPCGIL Medici, ha chiesto “una urgente modifica del Decreto Brunetta che sta portando al licenziamento da parte delle aziende dei dirigenti con 40 anni di contributi, ed in particolare dei medici con meno di 60 anni, avendo effettuato il riscatto della laurea e della specializzazione. Non basta la sola esclusione dei primari ospedalieri decisa dal Senato.”
In riferimento alle proposte di legge sul Governo Clinico è stato presentato un documento, a firma congiunta di Cozza e di Rossana Dettori, segretaria nazionale FPCGIL, con le seguenti proproste.
I medici, i veterinari, gli altri dirigenti ed operatori sanitari, devono sentirsi partecipi delle scelte aziendali e non essere solo supini esecutori. Si deve regolamentare l’apporto alle strategie generali aziendali degli enti locali, dare voce agli utenti.
Va riconosciuto il ruolo di organo dell’Azienda del Collegio di Direzione, con parere obbligatorio sugli atti di rilevanza clinica del Direttore Generale. Il Comitato di Dipartimento, rappresentativo anche di tutte le figure professionali su base elettiva, deve rappresentare lo snodo reale della Clinical Governance,
Il livello della dirigenza nella sanità pubblica deve rimanere unico. Vanno invece valorizzati il merito professionale, la valutazione e le verifiche, con regole condivise con le organizzazioni sindacali e voltando pagina rispetto ad una situazione dove invece sono le direzioni generali a decidere i destini professionali, troppo spesso arbitrariamente.
Va istituito un accesso unico alla medicina generale, in cui chi entra in convenzione svolge tutte le attività della medicina territoriale a tempo pieno, con la conseguente abolizione della figura della guardia medica. Non più eludibile è la strutturazione dell’emergenza sanitaria esclusivamente con il rapporto di dipendenza.
Per la selezione per gli incarichi di struttura complessa, le commissioni, presiedute dal direttore sanitario, devono essere formate col meccanismo del sorteggio tra un elenco nazionale di quella specifica disciplina, con il vincolo di presenza di commissari donne. Si esaminano i curricula ed i titoli in relazione a quel determinato posto da ricoprire e alla predefinizione degli obbiettivi da raggiungere, il tutto adeguatamente pubblicizzato per la trasparenza, ed il primo in graduatoria vince. Senza alcun colloquio, potenziale strumento di decisione arbitraria, e senza nessuna terna all’interno della quale decide il direttore generale, nominato dalla politica. Si tratterebbe di una soluzione gattopardesca.
Tutti i dirigenti medici e sanitari debbano avere un rapporto di esclusività con l’azienda, a maggior ragione se ricoprono responsabilità gestionali e va prevista la rivalutazione della indennità di esclusività, con fondi extracontrattuali.
Inaccettabile l’introduzione della facoltà del dirigente di permanere a domanda, in servizio fino al compimento del settantesimo anno di età, a fronte della drammatica situazione del precariato medico, che va urgentemente affrontata, e delle più generali norme pensionistiche.
C’è, infine, la necessità di istituire in ogni azienda una unità per la gestione del rischio clinico, e tutte le strutture sanitarie devono avere la responsabilità civile per danni alle persone causati dal personale, con obbligatorietà dell’assicurazione.
Di seguito il testo completo del documento con le proposte della FPCGIL Medici e della FPCGIL sul Governo Clinico.
Si pubblicano le note del quotidiano Il Manifesto e delle agenzie Adn Kronos e Dire, che riportano la posizione della FPCGIL Medici sulla richiesta di fermare i licenziamenti dei dirigenti con oltre 40 anni di contributi e sulle proposte FPCGIL Medici-FPCGIL sul Governo Clinico.
Le organizzazioni sindacali della dirigenza medica aderiranno domani martedì 17 marzo al “Noi non segnaliamo day” promosso in molte città italiane da Medici senza Frontiere, dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, dall’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione e Osservatorio Italiano di Salute Globale.
Anche quel giorno saremo al fianco dei colleghi medici di tutti gli ospedali italiani per difendere la nostra dignità e il diritto ad esercitare la nostra professione nel rispetto dei principi fondamentali di deontologia professionale che si vorrebbero mortificare, sancendo l’obbligo di denunciare i clandestini che si dovessero rivolgere a noi.
Non considereremo il nostro compito esaurito fino a quando il Parlamento non avrà cancellato questa norma e fino a quel momento sosterremo tutte le iniziative che richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica e delle Istituzioni su una palese violazione del dettato costituzionale. E in questo ci confortano le recenti dichiarazioni del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che si è detto contrario al provvedimento e preoccupato delle sue pericolose conseguenze.
Ribadiamo al Governo e all’opinione pubblica che NON SIAMO SPIE, MA MEDICI e come tali vogliamo difendere il diritto alle cure di tutti gli esseri umani indipendentemente dal sesso, dal censo, dal colore della pelle e dalla lingua che parlano e garantire la migliore salute e la migliore sanità possibile.
ANAAO ASSOMED – CIMO ASMD – AAROI – FP CGIL MEDICI – FVM – FEDERAZIONE CISL MEDICI – FASSID – FESMED – FEDERAZIONE MEDICI UIL FPL
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La FPCGIL Medici è vicina al dolore delle popolazioni colpite dal terremoto di questa notte, esprime la propria solidarietà a tutte e a tutti e ringrazia i medici in azione insieme agli operatori sanitari.
Comunicato della segreteria nazionale Funzione Pubblica CGIL
Di fronte all’immane tragedia dell’Abruzzo la macchina operativa dei soccorsi ha risposto, con grande sollecitudine e generosità. Vigili del fuoco, operatori della sanità, delle forze dell’ordine e volontariato sono stati immediatamente operativi sui luoghi dove c’era bisogno, così come viene testimoniato dalle molte persone salvate grazie alla caparbietà dei soccorritori, che spesso, in condizioni di grande rischio, hanno scavato anche a mani nude.
Questa generosità e sollecitudine non può però nascondere, sul fronte istituzionale, una situazione che abbiamo più volte denunciato nel corso degli ultimi anni: il progressivo e continuo smantellamento di un sistema di protezione civile che si è sempre più occupato di eventi mediatici, a scapito del monitoraggio del territorio sul fronte dei grandi rischi ambientali e della predisposizione di adeguate politiche di previsione e prevenzione.
Piani di protezione civile, ruolo e coinvolgimento delle comunità locali, simulazioni di eventi catastrofici che rendano direttamente partecipi le popolazioni interessate. Tutto questo è mancato e continua a mancare su gran parte del territorio nazionale e questa lacuna è particolarmente grave in territori ad alta “propensione” sismica come quello dell’Abruzzo.
Oggi è il giorno del dolore e del lutto, ma da domani occorrerà interrogarsi sui limiti, ritardi e carenze che rendono così fragile il nostro territorio nazionale. Perché quanto è accaduto questa notte possa essere affrontato nel futuro al meglio, salvaguardando le vite delle persone ed il tessuto sociale e produttivo delle comunità locali.
La FP CGIL si stringe ai familiari delle vittime e dei tanti feriti, esprime la sua solidarietà a tutta la popolazione colpita da questa sciagura ed impegna come sempre tutte le sue strutture a garantire il massimo della disponibilità del soccorso di quanti hanno bisogno.
(www.cgil.it) La CGIL si è messa a disposizione della Protezione civile e delle autorità locali, dichiarando la disponibilità a contribuire fin da subito con volontari, specialisti e con tutto quello che sarà necessario. A tal fine ha sospeso tutte le proprie iniziative nei territori colpiti e attiverà da subito relazioni con Cisl, Uil e associazioni datoriali anche per le necessarie raccolte di fondi e l’immediato invio di acqua, cibo, vestiario e generi di prima necessità.
La CGIL chiede che nell’emergenza siano previste anche le forme di protezione e sostegno ai lavoratori e lavoratrici colpiti dal sisma. Superata la prima emergenza la CGIL ritiene non più differibile un piano di medio e lungo periodo per mettere in sicurezza le tante zone del Paese a rischio sismico, a partire dagli edifici scolastici e dagli ospedali e chiede al governo di predisporlo al più presto.
La riforma sanitaria, voluta dal Presidente Barack Obama e finalmente approvata, rappresenta una svolta epocale per gli Stati Uniti. Le votazioni di ieri notte alla Camera e quelle previste nei prossimi giorni al Senato sono davvero storiche, perché per mezzo secolo si era tentato inutilmente di riformare il sistema sanitario americano.
La riforma estenderà l’assistenza sanitaria a 32 milioni di cittadini oggi esclusi, ampliando la copertura dei programmi di salute pubblica e grazie ai sussidi alle famiglie che non possono acquistare polizze assicurative private; le compagnie assicurative non potranno più rifiutare persone con malattie congenite o revocare le polizze a chi poi si ammala. Il 95% dei cittadini americani disporrà così di una copertura sanitaria. I costi della riforma sono finanziati regolando le compagnie assicurative e con tasse per i redditi più alti. Ma soprattutto sono previsti benefici per il bilancio statale proprio grazie all’ampliamento della copertura sanitaria pubblica, che funzionerà da calmiere. Oggi infatti, paradossalmente, la spesa sanitaria complessiva USA è la più alta del mondo (il 15,3% del Pil: quasi il doppio della media Ocse e dell’Italia), perché “trascinata” dalla spesa privata.
La riforma ha incontrato fortissime resistenze ed è stata il frutto di un non facile compromesso. Tuttavia non c’è dubbio che oggi la sanità USA diventa più pubblica e un po’ più vicina al modello universalista europeo e italiano.
Anche se non bisogna dimenticare che in Italia la salute e le cure come diritti universali sono una conquista recente, ottenuta con la Legge 833 solo nel 1978. Fino ad allora i cittadini italiani avevano diritti diseguali, a seconda della mutua alla quale erano iscritti; e più di tre milioni di poveri avevano accesso solo alla pubblica beneficenza. Con un sistema mutualistico che, oltre a funzionare male, aveva accumulato un debito colossale.
Per questo è davvero improponibile la ricetta del Libro Bianco del Governo italiano sul welfare, che ipotizza un ritorno al passato, tagliando il pilastro sanitario pubblico a favore di un pilastro privato. Certo non possiamo limitarci a difendere il servizio sanitario nazionale, bisogna migliorarlo e riqualificarlo, soprattutto in alcune aree del paese, imparando dall’esperienza delle regioni più virtuose. Solo così resterà un modello cui ispirarsi, rispettoso dei principi e degli obiettivi che la nostra Costituzione, in modo lungimirante, ha stabilito per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini.
Morena Piccinini, Segretaria nazionale CGIL Nazionale Stefano Cecconi, Responsabile Politiche della Salute CGIL Nazionale
Voci ufficiose riferiscono di un’ approvazione da parte della Corte dei Conti del contratto della dirigenza medico-veterinaria relativa al biennio 2008-2009, ma con oseervazioni. Adesso ci dovrebbe essere una convocazione da parte dell’Aran.
Le lavoratrici e i lavoratori della Croce Rossa Italiana di Napoli riuniti in assemblea il giorno 9 giugno 2010 esprimono tutta la loro contrarietà alla Manovra Finanziaria di questo Governo che ancora una volta colpisce e sacrifica solo i lavoratori dipendenti ed in particolare modo i LAVORATORI PUBBLICI.
L’intervento del Coordinatore Nazionale Pietro Cocco ha chiarito tutti gli aspetti più nefasti dei provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria del Governo. Questi i punti più importanti a che ricadono sulle spalle dei lavoratori pubblici:
– Retribuzione di ogni singolo dipendente bloccata per 3 anni fino al 2013;
– Progressioni economiche e di carriera bloccate per 3 anni;
– Niente rinnovi contrattuali nel periodo 2010/2012;
– Trattamenti di fine servizio rateizzati in 3 anni;
– Pensionamenti anzianità e di vecchiaia posticipati di 12 mesi;
– Dimezzati gli stanziamenti per la formazione;
– Dimezzata la spesa per i lavoratori precari: la metà degli attuali lavoratori precari di Croce Rossa non avrà innovato il contratto di lavoro;
– Blocco delle assunzioni per altri 2 anni;
Il solo blocco dei contratti vale un prelievo medio di circa 4.000 euro nei prossimi 3 anni, sottratto anche ai fini pensionistici, che non verrà mai più recuperato.
Sul versante dei Servizi erogati dalle Amministrazioni Pubbliche, la scure del Governo ha operato i seguenti tagli:
– 2,5 miliardi di euro alla Sanità;
– 14,8 miliardi di euro a Regioni, Province e Comuni;
– Riduzione del 10% dei fondi per il funzionamento dei Ministeri.
Per tutte queste ragioni, per la difesa dei servizi pubblici, del lavoro e della stabilizzazione dei precari, la CGIL – anche da sola – ha intrapreso una serie di iniziative che culmineranno con lo sciopero generale. Le lavoratrici e i lavoratori della Croce Rossa Italiana di Napoli ritengono che i con provvedimenti di cui sopra si vogliono tagliare i servizi pubblici, deprimere le professionalità dei lavoratori pubblici, togliere ai precari il già incerto lavoro l 12 giugno manifesteranno tutta la loro contrarietà al Decreto Legge 78 e chiederanno una manovra equa che chiami tutti ad un contributo solidale e si batteranno per mantenere servizi pubblici di qualità.
Relativamente alle questioni di carattere locale, la Funzione Pubblica CGIL a tutti i suoi livelli attiverà ogni utile iniziativa per la soluzione dei gravi problemi che attanagliano la Croce Rossa nella provincia di Napoli.
FP CGIL CRI FP CGIL Napoli
Pietro Cocco F.Pappalardo
Si pubblica la scheda della CGIL sui risultati di bilancio 2009 in Sanità del Ministero della Salute e del MEF. Si registra un disavanzo complessivo di 3,260 miliardi – pari allo 0,23% del PIL – il più basso degli ultimi cinque anni. Quindi, il disavanzo c’è e va combattuto ma non è vero sia aumentato. Il problema rimane il divario tra le regioni, con un gradiente sempre più marcato tra nord e centro sud, dove si concentra quasi tutto il deficit. Ancora una volta si conferma che i diversi risultati tra le regioni non sono giustificati da diversità di finanziamento, che risulta relativamente omogeneo; quanto piuttosto da una diversa capacità di “usare” le risorse. Infatti, come è ormai noto, nelle regioni dove si concentrano i disavanzi sanitari più gravi e persistenti, contemporaneamente, si registrano le peggiori performance assistenziali. Ma, come dimostra l’esperienza delle regioni “più virtuose”, il risanamento non si raggiunge con i tagli indiscriminati e nemmeno con l’aumento “punitivo” della pressione fiscale, quanto piuttosto con una profonda riorganizzazione dei servizi sanitari. In ogni caso, l’allarme spesa sanitaria è totalmente infondato, in Italia non si spende troppo per la sanità, come dimostrano i dati OCSE 2010. Perciò bisogna smentire chi, creando allarmismi, vuole usare il federalismo fiscale per tagliare il finanziamento al servizio sanitario nazionale. La spesa sanitaria e sociale è un investimento “strategico” per garantire fondamentali diritti di cittadinanza e per la competitività del nostro paese, ancor più in tempo di crisi. Per questo bisogna usarla bene, con serietà ed efficacia. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: non bisogna tagliare, bisogna spendere meglio.
Si pubblica il dossier del quotidiano La Repubblica – che affronta il tema delle specializzazioni mediche – nel quale è contenuta la posizione della FPCGIL Medici.