Lazio – Roma – Giubileo della misericordia.

02.10.2015 – Lazio – Roma – Giubileo della misericordia – Nota unitaria sul potenziamento del dispositivo di soccorso e delle dotazioni strumentali ed organiche.

 

 

News

Ipotesi di accordo F.U.A. anni 2013-2014-2015.

Bari – Mobilità interna.

01.10.2015 – Bari – Mobilità interna – Nota unitaria al Comandante.

 

 

NEWS

La Fp Cgil Medici sui tagli alla sanità su Il Manifesto

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News

 
L'Editto Franceschini e la realtà effettuale
 
 

     COMUNICATO UNITARIO

Le vicende convulse di questi giorni, sfociate nella
emanazione di un decreto legge che obbliga i lavoratori in caso di sciopero a
tenere aperti i luoghi della cultura segna 
una grave lesione democratica  dei
diritti dei lavoratori e ha offerto uno spettacolo di disinformazione voluta e
strumentalmente utilizzata a quel fine.

Riassumiamo i fatti avvenuti:

in data 11 settembre la RSU della Soprintendenza Archeologica
di Roma ha indetto una assemblea in modo del tutto regolare. L’indizione di
questa assemblea era stata richiesta a gran voce dai lavoratori, giustamente
preoccupati del ritardo nel pagamento del salario accessorio e delle gravi
problematiche relative agli organici ridotti e all’organizzazione del lavoro nei siti afferenti la
Soprintendenza. L’altro aspetto portato alla discussione tra i lavoratori è la
creazione del Consorzio dell’Area Centrale dei Fori e Palatino, una operazione
giudicata da noi e in tempi non sospetti grave per le ripercussioni
organizzative sul lavoro prezioso di tutela che svolge la Soprintendenza e per
l’apertura che l’Accordo per la costituzione del Consorzio prevede circa l’inserimento
dei soggetti privati nella gestione dei luoghi tra i più importanti del nostro
patrimonio culturale.

Pertanto una  normale
assemblea preceduta peraltro da un comunicato stampa della stessa RSU  che comunicava
l’indizione ed i possibili disagi che dalla stessa potevano provenire alla
fruizione dei siti interessati.
L’unico comunicato che chiariva la situazione,
poiché dal Ministero non vi era stato alcun preavviso ai tour operator ed ai
cittadini della possibile chiusura parziale dei siti. L’assemblea è stata
indetta ad inizio turno – e non, come vorrebbe il
contratto, al cambio turno per raggiungere il maggior numero di lavoratori – proprio
per limitare al massimo i disagi ai visitatori.

Quindi il Ministro era perfettamente a conoscenza dell’indizione
dell’assemblea, ma ha fatto finta di nulla salvo poi, una
volta avvenuta, scatenare un volume di
fuoco mediatico sui lavoratori, additati come colpevoli all’opinione pubblica,
e sul sindacato “nemico dell’Italia”.

L’assemblea ha avuto una partecipazione pressoché
plebiscitaria e ha comportato la chiusura parziale non solo del Colosseo ma
anche di tutti i siti afferenti alla Soprintendenza, ad eccezione del Museo di
Palazzo Altemps.

Questi sono i fatti nudi e crudi: l’assemblea era indetta
secondo tutte le regole e il ministero, compreso il Ministro, era perfettamente
a conoscenza di questo. Quindi la scelta di emanare un decreto legge era  precostituita e questo lo possiamo
tranquillamente affermare anche alla luce del fatto che la decretazione di urgenza,
strumento straordinario impropriamente usato in questa occasione poiché non si
rintracciano  i motivi di urgenza, deve
essere prima concordata con il Presidente della Repubblica che deve firmare il
decreto.

Le dichiarazioni successive del Ministro hanno di fatto
avviato una vera e propria disinformazione per i seguenti motivi:

il decreto è stato presentato alla stampa come l’inserimento
dei beni culturali nei servizi pubblici essenziali. Falso. I beni culturali
erano già inseriti nei servizi pubblici essenziali (art.2, comma 2, legge
146/90). Il decreto invece modifica la legge inserendo tra i servizi pubblici
essenziali anche l’obbligo di apertura dei musei e  dei luoghi della cultura riconosciuti come
tali dal Codice dei Beni Culturali.

La nota che comunicava lo sblocco dei fondi è stata inviata
alle organizzazioni sindacali il 17 settembre e quindi noi eravamo
perfettamente in grado di comunicare ai lavoratori lo sblocco prima
dell’assemblea. Falso. La nota, ancorché datata 17 settembre, è pervenuta a noi
il 18 settembre mattina tramite comunicazione via mail. Subito dopo abbiamo
inviato una nota unitaria ai posti di lavoro con la quale comunicavamo lo
sblocco.

Sgomberato il campo da almeno qualcuna delle disinformazioni
piovute all’opinione pubblica riteniamo utile, in attesa delle valutazioni più
generali che verranno dai vertici delle nostre organizzazioni, in particolare
sulla compatibilità di queste norme sulla tutela dell’esercizio del diritto di
sciopero disciplinata dalla Costituzione, esprimere una prima valutazione sugli
effetti di questa norma nel caso concreto di indizione di sciopero o anche di
assemblea, essendo noto che il diritto di assemblea è regolato dalla normativa
contrattuale analogamente al diritto di sciopero. In sostanza, poiché nella
stragrande maggioranza dei casi, il numero dei lavoratori normalmente impiegati
per l’apertura dei luoghi della cultura corrisponde al numero minimo utile per
garantire l’apertura al pubblico  degli
stessi, ne deriva che sarà concretamente impedito a questi lavoratori
l’esercizio del diritto di sciopero e di assemblea.
Giusto per fare un esempio,
tralasciando quelli più eclatanti, non potranno scioperare i lavoratori delle
Biblioteche nazionali e quelli di Castel Sant’Angelo, di palazzo Ducale a Mantova
e della Galleria dell’Accademia a Venezia, e così via. Per non parlare degli
Archivi, ridotti ai minimi termini grazie anche alla riforma Franceschini, che
ha stabilito gli investimenti organizzativi solo in relazione all’appeal  dei siti rispetto ai processi di
valorizzazione.

Va precisato al riguardo che allo stato la norma è
inapplicabile in quanto priva degli accordi sui servizi minimi previsti dalla
legge.
Pertanto ogni tentativo di impedire lo svolgimento di assemblee nelle
more della conclusione di questo processo si configura come un vero e proprio
comportamento antisindacale per il quale non avremo alcuna esitazione a
ricorrere alla magistratura.

Infine esprimiamo piena solidarietà ai lavoratori della
Soprintendenza Archeologica di Roma, direttamente messi all’indice, e a tutti i
lavoratori dei Beni Culturali, colpiti nei diritti fondamentali e vi
comunichiamo che noi proseguiamo la nostra lotta per dare un futuro ai Beni
Culturali nel nostro paese, a partire dai punti di vertenza nazionale proposti
alla base dell’avvio delle procedure di conciliazione propedeutiche alla
dichiarazione di sciopero.
Roma, 25 settembre 2015

 

 

 
 
 
 

 

News

 
RIUNIONE AL MINISTERO DEL LAVORO: RINVIATA LA CONCILIAZIONE
 

Si è svolto ieri il tentativo di conciliazione presso il
Ministero del Lavoro, convocato a seguito dell’avvio delle procedure per la
proclamazione dello sciopero nel MIBACT. La riunione ha avuto un esito
interlocutorio, rinviando la decisione finale ad una ulteriore riunione,
convocata per il 22 ottobre p.v..

Nel corso della riunione abbiamo rappresentato alla
controparte presente (il dr. Angelini e la dr.ssa Passarelli) i punti di
vertenza nazionale, a cui abbiamo naturalmente aggiunto il famigerato decreto
legge che interviene sulla legge che regolamenta il diritto di sciopero nei
servizi pubblici.

 In particolare abbiamo rappresentato quanto segue:
·sulle
modalità di pagamento dei fondi di salario accessorio. Preso atto dell’avvenuto
finanziamento del maturato 2014 e 2015 abbiamo chiesto garanzie in ordine al
pagamento concreto entro massimo il mese di novembre delle competenze
arretrate. Abbiamo chiesto inoltre conferma del progetto di pagamento dei fondi
per le turnazioni, a partire dal febbraio 2016, entro il mese successivo a
quello della loro maturazione. L’amministrazione ci ha risposto assicurando il
pagamento entro la tempistica richiesta e confermando la decisione di garantire
il pagamento mensile delle turnazioni maturate nell’anno prossimo. Ancora manca
l’individuazione dello strumento preciso, ovvero se si intende procedere per
via amministrativa oppure con una norma specifica;

· sul
DM organici: abbiamo rappresentato il grave squilibrio che a nostro avviso ha
determinato nella distribuzione previsionale dei fabbisogni, in particolare per
l’indebolimento insostenibile delle linee e dei settori che si occupano di
tutela del patrimonio, ribadendo la necessità che il previsto decreto di
rettifica contempli risposte adeguate ai problemi sollevati. Abbiamo inoltre
rappresentato la situazione di perdurante caos organizzativo nella periferia,
dove ancora oggi intervengono provvedimenti unilaterali dei singoli dirigenti
del tutto in contrasto con le linee concordate della gestione transitoria.
Abbiamo poi sottolineato la necessità di chiudere al più presto la partita dei
passaggi orizzontali, senza limitazioni rispetto alle vacanze in organico
accertate e garantendo il diritto di tutti coloro che hanno maturato i
requisiti al passaggio anche in assenza di posti nella dotazione organica. Per
quel che riguarda la mobilità volontaria abbiamo ribadito che le conclusioni
della Commissione tecnica devono essere sottoposte alla verifica del tavolo
nazionale sui criteri previsti prima di definire assegnazioni di punteggi e
titoli di preferenza, considerato che quelli proposti noi non li riteniamo
percorribili. L’Amministrazione ha riconosciuto la situazione di mancato
governo rispetto alla fase di trasformazione organizzativa e la difficoltà a
reperire dati nell’ambito della ricognizione della situazione degli organici sul
territorio. Ha comunque sottolineato che la fase ricognitiva si concluderà in
questa settimana e già la prossima loro saranno in grado di fornirci i dati che
abbiamo richiesto nell’ultima riunione nazionale. Relativamente alla questione
dei passaggi orizzontali si sono limitati a richiamare i vincoli normativi
sulla materia, affermazione che a noi pare del tutto insufficiente a risolvere
con soddisfazione questo delicato passaggio. Sulla questione della mobilità
volontaria si sono invece detti disponibili a modificare la tabella presentata.
Su questi due punti vi sarà un approfondimento specifico nella prossima
riunione ritenendo anche alla luce dei dati di monitoraggio che perverranno al
tavolo che dovranno essere incrociati con i dati di distribuzione territoriale
delle istanze di passaggio, informazione pervenuteci ieri e che vi alleghiamo.

Infine l’Amministrazione ha ribadito
l’intenzione di verificare con noi le modifiche che si intenderanno apportare
al decreto organici;

·sul
piano occupazionale: abbiamo chiesto di fornire ulteriori chiarimenti circa
l’annunciato inserimento in legge di stabilità di un finanziamento aggiuntivo
al budget assunzionale esistente, ovvero la quantificazione economica
complessiva del budget disponibile, i criteri e le professionalità destinatarie
di detto provvedimento, l’inserimento nel piano della possibilità di attingere
alle graduatorie degli idonei interni ai sensi dell’art.24 del D.Lgs. 150/2009.
L’Amministrazione non è stata in grado di quantificare al momento le risorse
aggiuntive che si reperiranno tramite il ddl stabilità e ancora sono stati
vaghi e fumosi sull’inserimento degli idonei interni nel processo. Confermando
solo l’intenzione dell’Amministrazione di procedere ed inserire nel piano anche
lo scorrimento degli interni e chiarendo che il piano occupazionale si
rivolgerà esclusivamente a professionalità della terza area;

·sulle
riforme e in particolare sulla riforma Madia: abbiamo sottolineato che il
Ministero è già stato sottoposto ad una riforma la cui complessità è evidente.
Quindi abbiamo chiesto che i beni culturali non vengano sottoposti al processo
che prevede la confluenza negli Uffici Territoriali dello Stato, mantenendo la
propria specificità organizzativo ed evidenziando l’incoerenza di quella
riforma anche con l’attuale. Per quel che riguarda il silenzio assenso ed i
tempi previsti dalla legge abbiamo rappresentato che l’attuale modello
organizzativo, distogliendo il personale tecnico-scientifico dalle competenze
di tutela, non consentirà mai il rispetto dei tempi previsti dalla norma. L’Amministrazione
ci ha detto che è un preciso impegno del Ministro garantire alla struttura
amministrativa territoriale del MIBACT la necessaria autonomia e quindi un
intervento in sede di predisposizione dei decreti legislativi di attuazione
della riforma Madia. Un impegno che francamente ci arriva nuovo, visto che non
abbiamo mai registrato alcuna dichiarazione del Ministro al riguardo;

·sul
decreto legge: abbiamo ribadito che il decreto è un atto ingiustificato e
illiberale, evidenziando che le sue conseguenze pratiche saranno l’impedimento
ai lavoratori del ministero dell’esercizio del diritto di sciopero, con
particolare riferimento ai numeri che i documenti di prevenzione dei vari
istituti prevedono come condizione di sicurezza minime in regime di apertura al
pubblico. Abbiamo inoltre chiesto di bloccare alcuni tentativi avvenuti in
periferia di applicare il decreto in caso di assemblea ed in assenza di accordo
sui servizi minimi. Abbiamo inoltre chiesto di fornire una prima proposta di
individuazione dei servizi minimi in applicazione di questa norma, ovvero come
intendono garantire ai lavoratori l’esercizio dei loro diritti costituzionali.
L’Amministrazione si è impegnata a presentare una proposta.

In conclusione abbiamo chiesto che l’Amministrazione
fornisse un documento scritto nel quale formalizzi gli impegni assunti, ne
indichi la concreta percorribilità e gli strumenti relativi, ci fornisca una
valutazione degli effetti del decreto. Per tale motivo ci siamo riconvocati per
il 22 Ottobre.

 

Sempre sul decreto vi trasmettiamo un articolo del Sole 24
Ore, giornale certamente non vicino a noi, che offre una puntuale disanima
degli effetti sconvolgenti di questo atto non solo sul diritto di sciopero dei
lavoratori dei beni culturali, ma sull’esercizio generale di questo diritto
costituzionale nei servizi pubblici. Siamo certi che lo avrà letto pure il
Ministro Franceschini, anche se dubitiamo si sia reso conto di aver prodotto
uno degli atti più illiberali della storia nostra repubblicana. Sicuramente ha
rafforzato le nostre convinzioni su una sua sostanziale inadeguatezza rispetto
alla sfida che propone la gestione delle politiche culturali nel nostro paese:
non bastano annunci spot e autoincensamenti. Il vero nodo sono i mancati
investimenti organizzativi e finanziari anche a fronte di un progetto di
riorganizzazione complesso e apparentemente ambizioso. E in questi anni la
spesa per la cultura è rimasta ai livelli post tagli, come indicano le
classifiche internazionali, che ci vedono ai gradini più bassi. E il vero nodo
sta venendo al pettine, anche nella percezione dell’opinione pubblica. A cui si
aggiunge il capolavoro politico della creazione di un baratro con i suoi
lavoratori e con le organizzazioni sindacali “nemiche dell’Italia”.
Complimenti!

Di seguito il link: http://www.quotidianoentilocali.ilsole24ore.com/art/servizi-pubblici/2015-09-28/sciopero-beni-culturali-dubbi-d-incostituzionalita-dl-146–124719.php?uuid=ABFYSxr&refresh_ce=1

 

 

 

FP CGIL NAZIONALE MIBACT
Claudio Meloni 

 
 
 

Cgil Cisl Uil, domani mobilitazione davanti al Viminale


COMUNICATO STAMPA FPCGIL CISLFP UILPA

Prefetture: Cgil Cisl Uil, domani mobilitazione davanti al Viminale

Sindacati presenteranno al governo il dossier su rischi dell’accorpamento delle 23 Prefetture: “Provvedimento sbagliato: per i cittadini meno sicurezza, legalità e tutela contro criminalità ed emergenze”

Roma, 29
settembre

Le federazioni di categoria di Cgil Cisl e Uil tornano a far
sentire la protesta contro lo schema di decreto che taglierebbe 23
Prefetture sul territorio italiano. E lo faranno domani presentando alle
ore 16 al sottosegretario agli Interni Giampiero Bocci, un dossier sui
rischi di un “provvedimento sbagliato che non solo costituirà un vero e
proprio arretramento dello stato dalla periferia, ma lascerà le comunità
locali con meno tutele riguardo a sicurezza, legalità, criminalità ed
emergenze”.

“Dietro l’apparente sforzo di snellimento degli
apparati – avvertono i sindacati – sta il rischio che vengano cancellati
o resi irrimediabilmente più difficili e più costosi, servizi
concretissimi alla cittadinanza. In piena emergenza flussi migratori chi
si occuperà di decidere sullo status di profugo o rifugiato, della
concessione della cittadinanza o dei ricongiungimenti familiari? Chi
provvederà ai primi soccorsi in caso di calamità, chi coordinerà
istituzioni e protezione civile in caso di emergenza o chi predisporrà i
piani contro gli incidenti industriali? E chi provvederà alla gestione
delle comunicazioni antimafia, all’iscrizione alle white-list, ai porti
d’armi? E ancora chi penserà a fornire aiuto alle vittime dell’usura,
dell’estorsione, del terrorismo o dei reati mafiosi? Perché a questo si
rinuncerebbe tagliando le Prefetture senza un piano di riorganizzazione
capillare dei presidi di legalità e sicurezza”.

“Rispetto a
questo nulla si prevede nel provvedimento, così come niente si dice dei
quasi 1.330 dipendenti degli uffici territoriali del governo di Teramo,
Chieti, Vibo Valentia, Benevento, Piacenza, Pordenone, Rieti, Savona,
Sondrio, Lecco, Cremona, Lodi, Fermo, Isernia, Verbano-Cusio-Ossola,
Biella, Oristano, Enna, Massa-Carrara, Prato, Rovigo, Asti e Belluno”.

“Ecco
perché, sempre domani, saremo davanti al Ministero dell’Interno per
sensibilizzare cittadini e lavoratori sui rischi di un’operazione al
buio. “La riorganizzazione dei servizi sul territorio non si fa
smantellando lo Stato, ma tagliando gli sprechi e valorizzando il
personale che serve a garantire coesione sociale, integrazione e
convivenza civile”.

 

Emilia Romagna – Piacenza – Emergenza alluvione – Nota al Direttore regionale ed al Comandante provinciale.

01.10.2015 – Emilia Romagna – Piacenza – Emergenza alluvione – Nota al Direttore regionale ed al Comandante provinciale.

 

 

Sanità: Fp Cgil, decreto appropriatezza nasconde nuovi tagli, aiuterà privati


Comunicato Stampa di Cecilia Taranto

Segretaria Nazionale Fp Cgil

Roma, 23 settembre 2015

“Una subdola manovra che
nasconde nuovi tagli alla sanità” e che ancora una volta “aiuterà il
ricorso alla sanità privata”. Ad affermarlo è il segretario nazionale
della Fp Cgil, Cecilia Taranto, in merito al decreto sull’appropriatezza
prescrittiva annunciato dal Ministero della Salute, che aggiunge:
“Questo comportamento, unito alle dichiarazioni del presidente del
Consiglio, ha l’unico scopo di ridurre ancora le prestazioni del
Servizio sanitario nazionale, attraverso un’operazione che affida la
responsabilità dei tagli al medico”.

Per la dirigente sindacale
“non ci sembra che sia questo il modo migliore per orientare
all’appropriatezza il sistema. Abbiamo invece la netta impressione che
si stia scegliendo di scaricare sulle persone malate, o che rischiano
patologie, il costo di alcune prestazioni”.

Infatti, aggiunge,
“ogni atto del governo, a partire dal blocco delle assunzioni fino alle
drammatiche riduzioni di finanziamento, sembra che rafforzi le
difficoltà del sistema  e aiuti oggettivamente il ricorso alla sanità
privata. Oppure privi, e sono ormai più di 8 milioni di italiani,
moltissimi cittadini della tutela alla salute. In questo modo l’uscita
dalla crisi  descriverà una società che non ci piace, che non era
nell’intenzione dei costituenti. Per questo continueremo a batterci”,
conclude Taranto.

 

Comunicati del cartello sindacale cfs

 

 

News

Documento Silp Cgil
 

Corpo Forestale dello Stato e stato dell’arte sull’unificazione
Perché il Silp Cgil deve stare dentro questo processo

Report dell’assemblea del 25 settembre

 
 

Comunicato sulla riunione al Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità

 
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