Roma, 28 Maggio 2013
Al Ministro della Salute
Beatrice Lorenzin
Al Ministro della Giustizia
Annamaria Cancellieri
Ai componenti della
Commissione Affari Sociali
Camera dei Deputati
Ai Componenti della
Commissione Igiene e Sanità
Senato della Repubblica
Ai componenti della
Commissione Giustizia
Camera dei Deputati
Ai Componenti della
Commissione Giustizia
Senato della Repubblica
Ai Presidenti delle Regioni
Agli Assessori Regionali alla Sanità
Lettera aperta
Curare e non custodire
chiudere gli Opg e assistere i detenuti
La legge sulla chiusura degli Opg può finalmente mettere la parola fine alla storia drammatica dei manicomi criminali, restituendo la soggettività e la dignità ad oltre mille persone spesso lasciate in condizioni di abbandono inaccettabili per un paese civile.
Ma la strada che va verso l’apertura di strutture speciali (mini Opg) in ogni regione, affidando una responsabilità detentiva ai Dipartimenti di Salute Mentale, rischia di essere una bomba ad orologeria che può far saltare gli stessi principi della legge 180.
Chi soffre di disturbi psichiatrici non è pericoloso per sé e/o per gli altri ma può esserlo così come chi non soffre di disturbi psichiatrici.
L’affidamento della responsabilità detentiva ai dipartimenti di salute mentale di chi ha commesso un reato, ed è stato giudicato dal magistrato socialmente pericoloso, stravolge questo concetto e riporta la logica manicomiale nella salute mentale.
Si affermerà il concetto che la violenza è causata dai disturbi psichiatrici e il compito dello psichiatra e degli operatori dei Dipartimenti di Salute Mentale ritornerà ad essere il controllo sociale.
Curare ridiventerà custodire, quindi strutture chiuse e mini Opg. Chiunque sarà giudicato violento e con disagio psichico dovrà essere contenuto nei presidi psichiatrici.
Questo si inquadra in un cambiamento pericoloso della giurisprudenza degli ultimi anni tesa a colpevolizzare gli psichiatri e gli infermieri quando un paziente seguito da un servizio commette un reato, anche se è stato seguito con prudenza, diligenza e perizia. Scambiando già oggi il mandato della cura con quello della custodia.
Le normative nazionali e regionali devono pertanto chiarire la posizione di garanzia degli psichiatri e di tutto il personale sanitario, che devono avere compiti di cura e non di custodia/controllo. Così come devono essere esplicitate le diverse responsabilità in merito alle funzioni sanitarie e alle funzioni detentive.
Non si deve poter più stare rinchiusi in Opg (o in mini Opg) a prescindere dalle condizioni cliniche e dei reati commessi e le risposte alternative devono essere diversificate.
Per chi soffre di disturbi psichiatrici ed ha commesso reati lievi c’è bisogno di programmi riabilitativi e di reinserimento sociale, andando oltre le nuove strutture speciali, che comunque, se portate avanti, dovranno avere un clima comunitario e non detentivo.
Così come per altri casi, a partire da chi ha commesso gravi crimini, il programma riabilitativo-terapeutico si dovrebbe portare avanti all’interno dell’istituzione carceraria, privilegiando quando e se possibile misure alternative alla detenzione.
Ma il definitivo superamento della logica manicomiale non può prescindere dalla modifica del codice penale.
Per questo chiediamo l’imputabilità del paziente psichiatrico autore di reato, unita a percorsi di cura differenziati in base alla gravità dei reati e alle condizioni cliniche e sociali.
Con risposte che possono andare dal carcere ai servizi comunitari territoriali, fino ad arrivare alle abitazioni assistite.
Chiediamo, inoltre, che venga affrontato il tema ancor più generale, con l’intervento dei Dipartimenti di Salute Mentale, della salute mentale in carcere, le cui condizioni di degrado e di violazione dei diritti dei cittadini detenuti denunciate anche dal Comitato Europeo per la prevenzione della tortura non sono più accettabili. E dove serve potenziare decisamente le misure alternative alla detenzione, tanto più necessarie per attuare percorsi di cura e riabilitazione.
Infine con il nostro appello – confermiamo il pieno sostegno alla campagna di StopOpg – e chiediamo di fermare la deriva dei servizi pubblici di salute mentale, senza più personale per garantire i livelli essenziali di assistenza (indicato nei Lea con almeno un operatore ogni 1500 abitanti) e senza più risorse adeguate, che dovrebbero arrivare ad almeno il 5% dei fondi sanitari regionali.
Cecilia Taranto Massimo Cozza
segretaria Nazionale Fp Cgil Segretario Nazionale Fp Cgil Medici
Anche negli istituti del PRAP Marche l’autoreferenzialità dell’Amministrazione Penitenziaria sta creando notevoli problemi. La
nota FP CGIL sulla questione.
10.05.2013 – D.M. n. 2137 del 09/05/2013 di assegnazione alle sedi dei neo-specialisti radioriparatori.
28.05.2013 – Conciliazione stato di agitazione Emilia Romagna
Comunicato stampa Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa
“Ribadiamo il nostro no a qualsiasi ipotesi di nuovo blocco dei contratti pubblici. Per questo chiediamo che il Governo ci convochi subito. Non vorremmo essere indotti a pensare che si stia tentando di far passare il cammino del decreto nelle commissioni competenti sotto silenzio. Sarebbe una grave sottovalutazione dello stato di difficoltà economica in cui versano i lavoratori delle amministrazioni pubbliche” con queste parole Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili – segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa – rinnovano la richiesta di incontro e sollecitano il Governo Letta a prendere posizioni in merito al prolungamento del blocco della contrattazione e dell’indennità di vacanza contrattuale per il lavoro
pubblico.
“Il Governo faccia chiarezza e dialoghi con le organizzazioni sindacali senza alimentare il clima di incertezza. Servono risposte sui tanti temi lasciati aperti dal precedente esecutivo – continua la nota congiunta – dalla questione del precariato nelle Pa a quella della contrattazione nazionale e di secondo livello, ma soprattutto serve un rinnovato investimento nei servizi pubblici e nella professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori che sono chiamati a offrirli”.
“Il silenzio – concludono i quattro sindacalisti – non aiuta il dialogo e rafforza nel lavoro pubblico la convinzione di essere il capro espiatorio sacrificato in nome di un’austerità i cui benefici tardano a giungere, mentre i costi sono già da tempo divenuti intollerabili”.
Roma, 14 maggio 2013
Abbiamo avuto ieri una riunione di contrattazione nazionale incentrata su vari temi, a partire da quelli economici, del tutto comprensibilmente al centro dell’attenzione dei lavoratori.
Anzitutto abbiamo sottoscritto l’accordo che impegna le somme residue FUA sui progetti locali. Un accordo che, fatti salvi i successivi controlli, consente di mettere in sicurezza le risorse e di assegnarle alla contrattazione locale. Naturalmente l’accordo diventerà operativo solo al momento della registrazione definitiva e i progetti potranno essere contrattati per la durata massima di tre mesi. In allegato il testo dell’accordo.
Non abbiamo sottoscritto, invece, l’accordo che l’Amministrazione ci proponeva sulle cosiddette libertà sindacali. E non abbiamo firmato perché l’accordo in questione ci sembrava, indipendentemente dalle intenzioni di chi lo ha proposto, una presa in giro. La questione è semplice: se l’Amministrazione avesse voluto riaffermare le libertà sindacali sancite dal contratto integrativo avrebbe potuto tranquillamente evitare di emanare in tutta celerità la Circolare 201. Invece prima si emana in tutta fretta una Circolare che sostanzialmente obbliga alla convocazione delle riunioni sindacali fuori dall’orario di lavoro, o, in alternativa, alla fruizione dei permessi sindacali da parte dei partecipanti sindacali, e poi si chiede di sottoscrivere un accordo, da inviare agli organi di registrazione, che contraddice in pieno la Circolare. Con la chiara opposizione degli stessi organi di controllo che naturalmente non registreranno mai un accordo siffatto, visto che il loro parere è stato l’origine e la causa che ha prodotto l’emanazione della Circolare.
In sostanza la firma di questo accordo nulla avrebbe mutato in relazione agli indirizzi dati con la famosa Circolare, esponendo ancora di più il sistema dei nostri accordi ad incursioni ormai insopportabili dei vari organi di controllo.
Da questo punto di vista il povero DG è stato costretto ad una informazione sull’accordo sui festivi, accordo mai registrato dagli organi di controllo (l’UCB ha negato la registrazione con incredibili motivazioni). In sostanza l’accordo, previsto dal CCNL e che produce riflessi sul salario accessorio, non viene considerato in quanto, secondo l’ineffabile Direttrice dell’UCB, è una disposizione meramente organizzativa. Il DG ci ha quindi comunicato che procederà all’emanazione di una circolare applicativa dell’accordo stesso, riaffermandone la validità e chiedendo di procedere alla sua applicazione in sede decentrata. Noi apprezziamo gli sforzi del dottor Guarany, preso peraltro in mezzo da questa sorta di controllo pervasivo che sta producendo blocchi e ritardi anche nella programmazione delle spese ordinarie, ma abbiamo semplicemente ribadito che l’accordo prevede una copertura economica e che in assenza di registrazione ci pare difficile che si possa retribuire la prestazione. Il DG ha ribadito che per lui l’accordo è perfettamente valido e che intende inviare una nota agli organi di controllo per evitare problemi in fase di liquidazione. Noi abbiamo preso atto, ma continuiamo a mantenere le nostre serie perplessità su questo modo di procedere.
Buoni pasto: l’Amministrazione ci ha comunicato che è in fase di espletamento la gara predisposta dalla Direzione Generale e che la copertura di questa gara riguarderà l’erogazione del buono pasto fino al rinnovo della convenzione madre da parte della Consip. Una vicenda che sembra avviarsi a conclusione, e noi verificheremo i tempi per garantire l’erogazione dei buoni pasto ai lavoratori.
Progressioni economiche: abbiamo fatto presente i ritardi che ci risultano rispetto al lavoro di diverse sub Commissioni regionali ed abbiamo chiesto che venga compiuto ogni ragionevole sforzo per rispettare la data di luglio per la pubblicazione delle graduatorie.
Pagamento salario accessorio arretrato: abbiamo rappresentato la necessità ed urgenza di procedere al pagamento delle quote in arretrato e chiesto all’Amministrazione di sollecitare MEF e Funzione Pubblica alla certificazione del riparto FUA 2013. Anche in questo caso siamo nelle mani degli organi di controllo e all’assegnazione delle risorse da parte del MEF.
FUA 2013: abbiamo chiesto di richiedere l’integrazione delle somme variabili maturate e mai versate sul FUA. Abbiamo inoltre chiesto di chiarire agli uffici periferici che esiste una procedura per il recupero delle somme di salario accessorio assegnate e non spese, in modo da consentirne il riutilizzo in contrattazione locale.
Come potete notare una serie di questioni e di problemi che ormai rendono urgente e non più rinviabile un confronto con la nuova direzione politica del MIBAC. Da questo punto di vista, riservandoci di tornare sull’argomento in maniera più approfondita, giudichiamo deludenti le dichiarazioni programmatiche del Ministro Bray in relazione ai processi di riorganizzazione del Ministero e delle politiche sull’organico. Un approccio manutentivo che non mette in discussione i tagli efferati prodotto sul bilancio e sul costo del lavoro. C’è poco ormai da manutenere, occorre una chiara inversione di rotta e sarà compito nostro ricordarlo al nuovo governo.
Unitariamente e tramite una opportuna proclamazione di stato di agitazione dei lavoratori. Che stiamo concordando con le altre OO.SS..
FP CGIL MIBAC
Claudio Meloni
Al fine di evitare che vengano diffuse notizie dai mass media non corrispondenti a realtà, (vedi in allegato notizie dai territori Milano), si comunica che il passaggio dei beni dal demanio pubblico militare a quello dei beni patrimoniali dello Stato vengono pubblicati in Gazzetta Ufficiale, sarà cura di questo Coordinamento Nazionale tenere informate le strutture sui passaggi che avverranno a seguito della normativa vigente.
Si allega, la parte di gazzetta ufficiale con la quale si comunica il passaggio di alcuni beni militari ai beni patrimoniali dello Stato.
Roma, 28 Maggio 2013
FPCGIL DIFESA
Noemi Manca
“Speriamo che domani non si ripeta il rito della retorica pelosa. Ha ragione la Ministra Fornero quando dice che il Paese è immaturo e parla troppo delle donne senza far seguire alle parole i fatti. Sbaglia se pensa che la marginalità dipenda dall’assenza di flessibilità, soprattutto se si riferisce alle forme contrattuali e non agli strumenti di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, al welfare locale e ai servizi di assistenza all’infanzia, settori su cui stiamo facendo grossi passi indietro. Penso alla stretta sul part time, che nel lavoro pubblico ha punito incomprensibilmente le donne, o alla legge 188 sulle dimissioni in bianco, che andrebbe immediatamente ripristinata. Qualora parlasse di questo, saremmo d’accordo con la Ministra, ma lei si troverebbe in difficoltà: il Governo di cui fa parte, oltre a innalzare l’età di pensionamento per tutti, donne comprese, sul terreno dello stato sociale non ha mosso un dito. A pesare sono la mancanza di un ruolo attivo dello Stato nella promozione del lavoro femminile, la cultura maschilista che affligge la società italiana e l’assenza di meritocrazia”, con queste parole Rossana Dettori, Segretaria Generale dell’Fp-Cgil Nazionale, commenta le dichiarazioni della Ministra del Lavoro Elsa Fornero.
“Un tasso di occupazione femminile poco inferiore al 47% rappresenta un allarme, soprattutto se confrontato con la media europea. Ma basta guardare alla pubblica amministrazione italiana – aggiunge la sindacalista – per capire che le donne, laddove possono confrontarsi sul piano del merito, raggiungono obbiettivi ambiziosi. Con i concorsi pubblici, un tipo di selezione che con tutti i suoi limiti opera una scelta meritocratica ed elimina le barriere ideologico-culturali, le donne hanno conquistato un ruolo nel lavoro pubblico, rappresentando il 55,6% dei dipendenti, anche se gli ostacoli da abbattere sono ancora tanti”.
“Bisogna abbandonare il buonismo. Se la Ministra Fornero è così preoccupata, ed è giusto che lo sia, proponga un piano generale di incentivi che, a partire dai tempi di conciliazione, affronti alla radice i problemi, dalle dispari opportunità in entrata alle differenze stipendiali, passando per l’insopportabile supremazia maschile nei ruoli dirigenziali. Nessuna soluzione – conclude Dettori – può però prescindere dal welfare e quindi dai diritti delle donne”.
Roma, 7 Marzo 2012
Il giorno 28 maggio presso la sede del sindacato tedesco dei servizi pubblici e privati Ver.di, a Berlino, si è svolta la riunione annuale del network dei vigili del fuoco europei della EPSU (European Federation of Public Service Unions) per analizzare la situazione dei Vigili del Fuoco in Europa e le varie problematiche che affliggono questo delicato servizio.
Nel corso della giornata sono stati affrontati diversi argomenti proposti dai sindacati europei partecipanti. Alla riunione ha partecipato anche David Boys, in rappresentanza dell’Internazionale dei Serviz iPubblici (ISP/PSI)
Dop ol’introduzione ed il saluto delle varie delegazioni è stato proposto uno studio, elaborato dalla F.B.U. (Fire Brigades Union) il sindacato dei Vigili del Fuoco inglesi, avente per oggetto il delicato argomento delle pensioni e il decadimento fisico del corpo umano con l’avanzare dell’età.
I vigili del Fuoco inglesi sono alle prese con il nostro stesso problema della riforma del sistema pensionistico ed il conseguente innalzamento dell’età pensionabile.
Dalla loro ricerca, molto meticolosa, è scaturito che una adeguata capacità professionale può essere mantenuta soltanto attraverso una corretta alimentazione ed un addestramento fisico costante.
Dallo studio è emerso che nel peggiore dei casi all’età di 55 anni circa l’85% dei vigili del Fuoco si troverebbe al di sotto degl istandard richiesi e a 60 anni ben il 92%.
Viceversa,nel migliore dei casi all’età di 55 anni soltanto il 15% del personale si troverebbe al di sotto della soglia standard e a 60 anni appena il 23% si dovrebbe considerare non in linea con i requisiti di idoneità.
Ovviamente, anche loro stanno conducendo una dura lotta per mantenere i requisiti pensionistici entro limiti accettabili sia sotto l’aspetto dell’età che della retribuzione ma lo studio proposto potrà essere di grande aiuto per capire i confini delle possibilità del corpo umano quando vengono richieste particolari capacità lavorative.
E’stato poi affrontato il tema dell’orario di lavoro attraverso uno studio presentato dal sindacato tedesco Ver.di che ha messo a confronto i diversi tempi di lavoro dei Vigili del Fuoco europei.
L’orariototale settimanale varia dalle 35 alle 42 ore: E’però, l’articolazione dell’orario che è molto diversa, non solo a seconda dei differenti paesi, ma anche dalle diverse organizzazioni che i corpi dei Vigili del Fuoco adottano.
Per capire la complessità dell’argomento, che forse a noi sfugge, dobbiamo tenere conto che i vigili del Fuoco italiani sono l’unico corpo nazionale, mentre gli altri sono strutturati su ordine comunale o provinciale.
Pertanto, a parte un certo grado di omogeneità sulle attrezzature ed il vestiario, tutto ciò che riguarda l’organizzazione può essere completamente diverso da comune a comune o da regione a regione.
Al riguardo, la componente francese ha posto all’attenzione del tavolol a procedura di infrazione sollevata dalla Commissione Europea ne iconfronti della Francia per la mancata applicazione della direttiva 2003/88/CE sulla durata dei turni di lavoro e che vede delle importanti divisioni tra le organizzazioni sindacali dei pompieri francesi.
E’ stato successivamente presentato, da parte del sindacato svedese Kommunal, il tema della presenza femminile nei Vigili del Fuoco. Il loro studio ha evidenziato tutte le difficoltà, sia di natura fisica che sociale, che impediscono il diffondersi della professione d iVigile del fuoco tra le donne.
Da parte loro, comunque, sono state messe in campo delle rivendicazioni che, attraverso la regolamentazione delle prove fisiche di accesso e della messa in atto di tutele sociali, ha portato ad un notevole incremento della presenza femminile fino a raggiungere, nel 2012, una percentuale del 2,4% di donne impiegate nel servizio operativo a tempo pieno e del 4% a tempo parziale.
S iè passati, quindi, ad un progetto di interazione tra Ditte specializzate nei settori della protezione individuale e dellea ttrezzature occorrenti per il soccorso e le Organizzazioni Sindacali, per cercare di sviluppare sistemi di protezione ed ausili al lavoro dei Vigili del Fuoco tenendo conto delle esigenze e delle particolarità che necessitano ad un così delicato e gravoso impegno lavorativo.
Infine,è stata illustrata, da parte di Geroldun REICHENBACH, parlamentare tedesco della S.P.D., la struttura organizzativa del sistema di protezione civile operante sul territorio della Germaniac he ha sollevato un ampio dibattito da parte dei partecipanti.
Dalla giornata di lavori è emersa, in tutta la sua drammaticità, la grave situazione che attanaglia tutti i corpi dei Vigili del Fuoco europei.
Certamente la pesante crisi economica in atto in nell’eurozona non facilita il compito delle organizzazioni sindacali alle prese, da un lato dalla necessità di mantenere le posizioni ed i diritti acquisiti e, dall’altro di combattere contro i singoli governi che tendono ad un restringimento della materia contrattuale sia sotto l’aspetto economico che sociale.
Da tutto ciò è scaturita l’esigenza di unire le forze e portare le rivendicazioni, che a quanto pare, purtroppo, investono trasversalmente tutti i Vigili del Fuoco, a livello di Commissione Europea.
Certamente la situazione di crisi e la possibilità di uno spostamento a destr del quadro politico europeo mettono ancora di più in evidenza la necessità di una globalizzazione della lotta e delle rivendicazioni.
Danilo Zuliani