29.10.2012 – In allegato Nota unitaria di preavviso dello stato di agitazione.
“La manifestazione di oggi ‘diritto alla cura, diritto a curare’ è una risposta forte all’aggressione, fatta di tagli e di provvedimenti sbagliati, che il nostro Servizio Sanitario Nazionale sta subendo”. Ha affermato il Segretario Genale della CGIL, Susanna Camusso. “Invece di combattere davvero gli sprechi e riorganizzare i servizi – ha proseguito Camusso – si riducono le prestazioni ai cittadini ed è paradossale che in piena crisi sia messa a repentaglio una delle conquiste fondamentali del nostro paese”. “L’odierna mobilitazione dei medici e degli operatori della sanità pubblica – ha proseguito la leader della CGIL – in una rinnovata alleanza tra diritti nel lavoro e diritti sociali, indica la strada per uscire dalla crisi e costruire il futuro del nostro paese: investire nel welfare per garantire diritti, promuovere sviluppo e buona occupazione”. Ha concluso.
Sono invitati a partecipare, in camice bianco, tutti i medici, i veterinari, gli psicologi, i biologi, i farmacisti, i sociologi, etc e tutti i cittadini che vogliono difendere il diritto alla cura, per un servizio sanitario pubblico e nazionale, contro tagli e ticket.
LE RAGIONI DELLA PROTESTA
Le Organizzazioni Sindacali dei medici dipendenti e convenzionati, veterinari, dirigenti sanitari, tecnici, professionali ed amministrativi del SSN e della Ospedalità privata, precari e medici in formazione, avvertono il disagio sempre più profondo, radicato e diffuso tra i colleghi.
A dispetto del merito di associare, pur tra carenze e limiti, una spesa tra le più basse in Europa con indicatori di salute tra i migliori, la Sanità è diventata il settore più bersagliato da tagli indiscriminati, sia perché parte del pubblico impiego sia perché considerato contenitore di molta spesa eccessiva ed ingiustificata, come testimoniano le leggi finanziarie degli ultimi anni, fino al decreto sulla revisione della spesa.
Senza contare che l’azzeramento dei finanziamenti per le fasce sociali deboli carica sul sistema sanitario anche problematiche di interesse prevalentemente sociale. Impoverendo la sanità pubblica, screditandola, svuotandola di competenze professionali ed innovazioni tecnologiche, si incentiva un processo di privatizzazione del sistema sanitario, a tutto vantaggio del privato che opera al di fuori del Ssn, e in assenza di una esplicita volontà politica in tal senso.
Aumenta il ticket a carico dei cittadini e sale il carico fiscale mentre calano quantità e qualità dei servizi sanitari erogati. Un sistema pubblico povero per i poveri è quello che si intravede in prospettiva.
L’evoluzione regressiva del SSN, che non dipende solo da una insufficienza di risorse, ma anche da sprechi, interessi illegali, improprie relazioni tra politica e gestione, ipoteca anche un pezzo di futuro della nostra professione, rallentando lo sviluppo della moderna medicina, della ricerca tecnologica sanitaria, della innovazione, della formazione, dei modelli organizzativi.
E ciò peggiora drasticamente le condizioni di lavoro:
* le prospettive di carriera e di sviluppo professionale sono falcidiate con incarichi decisi ancora una volta più dalla cattiva politica che dai meriti professionali;
* il blocco contrattuale riduce del 20% il potere di acquisto di tutte le retribuzioni ferme fino al 2015, compromettendo per la medicina e la pediatria di famiglia anche il mantenimento ed il miglioramento degli standard professionali e producendo, in tutti i casi, il danno maggiore ai giovani;
* la crisi dei Pronto Soccorso non è finita solo perché scomparsa dalle prime pagine dei giornali;
* il contenzioso medico-legale è in crescita esponenziale ed il medico è lasciato sempre più solo alle prese con cittadini arrabbiati e magistrati che gli negano ciò che rivendicano per se stessi: il diritto di giudicare in serenità richiama il “diritto di curare in serenità;”
* i carichi di lavoro non sono diventati meno pesanti solo perché le Aziende, pur di risparmiare, negano i servizi;
* le dotazioni organiche continuano a ridursi sino a pregiudicare i servizi di assistenza, specie nel settore della urgenza ed emergenza e della continuità assistenziale.
La crisi del modello aziendale ci spinge ai margini dei processi decisionali, fattori produttivi o beni e servizi tra gli altri da tagliare, macchine banali cui negare anche il diritto di contrattare le condizioni del proprio lavoro.
La mancata riforma delle cure primarie mutila il sistema sanitario di parti essenziali, mentre espone i Medici ad invadenza burocratica ed attacchi alla autonomia e al ruolo professionale e previdenziale.
Sono ormai decine di migliaia i Medici e dirigenti sanitari operanti nel sistema pubblico con contratti atipici, spesso di breve durata, ma di lungo corso, creando estese sacche di precariato presenti sia nell’area della dirigenza che della convenzionata.
Professionisti che, dopo 12 anni di formazione universitaria o extrauniversitaria, troppo spesso non all’altezza del suo ruolo, particolarmente nel periodo della formazione specialistica e della formazione specifica in medicina generale, si ritrovano a non poter progettare un futuro, perché la carenza di medici e dirigenti, determinata da ragioni anagrafiche, non verrà colmata.
Si acuisce anche la crisi del carattere unitario del servizio sanitario, la cui disarticolazione comporta una perdita complessiva di coesione sociale. La qualità e sicurezza delle cure, come le cronache dimostrano, è divenuta funzione del codice postale ed il rischio clinico una variabile della latitudine.
Il federalismo sanitario ha finora prodotto aumento delle ineguaglianze tra Nord e Sud, ingiustificati eccessi, scarsa garanzia dei LEA e mantenuto all’interno di molte Regioni santuari intoccabili.
Dopo avere evidenziato a più riprese allarme e preoccupazione, riteniamo giunto il momento dell’assunzione diretta di responsabilità individuali e collettive partecipando attivamente ad una civile e forte protesta per la difesa del Servizio Sanitario Nazionale e, al suo interno, della nostra professione, della sua autonomia e dei suoi legittimi interessi.
Non si salva il sistema delle cure senza o contro chi quelle cure è chiamato a garantire, anzi la valorizzazione del personale del Servizio Sanitario Nazionale, a partire dall’area della dipendenza e della medicina convenzionata, è condizione imprescindibile per salvaguardare la sanità pubblica.
Solo l’apertura di una nuova stagione di lotta da parte di tutte le forze che hanno a cuore il patrimonio e la sorte del SSN potrà salvarlo da un evidente e progressivo abbandono. Noi faremo la nostra parte ma la sfida è per tutti.
Costantino Troise ANAAO ASSOMED
Riccardo Cassi CIMO ASMD
Vincenzo Carpino AAROI-EMAC
Massimo Cozza FP CGIL MEDICI
Aldo Grasselli FVM
Alessandra Di Tullio FASSID
Biagio Papotto CISL MEDICI
Carmine Gigli FESMED
Raffaele Perrone Donnorso ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI
Armando Masucci UIL FPL MEDICI
Alberto Spanò SDS SNABI
Mario Sellini AUPI
Lorena Splendori FP CGIL SPTA
Antonio Castorina SINAFO
Antonio Travia FEDIR SANITA
‘Franco Socci SIDIRSS
Giuseppina Salatin ANMI-ASSOMED-SIVEMP-FPM
Giacomo Milillo FIMMG
Roberto Lala SUMAI
Angelo Testa SNAMI
Massimo Cozza, Roberto Lala, Mauro Mazzoni, Biagio Papotto INTESA SINDACALE
Salvo Calì SMI
Giuseppe Mele FIMP
Fausto Campanozzi CIMOP
Ruggero Di Biagi UGL MEDIC
IDaniele Indiani FEDERSPECIALIZZANDI
Partirà domani alle 11:00 da piazza della Repubblica a Roma il corteo di migliaia di medici in camice bianco “Diritto alla cura, diritto a curare”, per concludersi al Colosseo, dove un medico e un cittadino prenderanno la parola. Alla manifestazione “per un servizio sanitario pubblico e nazionale, per dare valore al nostro lavoro, contro tagli e ticket” hanno aderito tra gli altri: Federconsumatori, Cittadinanzattiva-Tdm, Pierluigi Bersani PD, Riccardo Nencini PSI, Paolo Ferrero RC, il Forum Salute di SEL, Ignazio Marino PD, Antonio Tommassini PDL, gli ex Ministri alla Salute Girolamo Sirchia e Livia Turco.
I numeri, elaborati dalla Cgil sui dati della Conferenza delle Regioni, sono chiari: in 5 anni, dal 2012 al 2015, la sanità pubblica è stata privata di 30 miliardi, 20 ad opera del Governo Berlusconi, 10 del Governo Monti, di cui 2,6 con l’ultima legge di stabilità. La stessa Corte dei Conti nell’audizione al Parlamento del 23 ottobre sul Ddl di Stabilità ha stimato tagli per oltre 31 miliardi nel periodo 2010-2014.
Tagli che si sommano ai 18mila posti letto in meno negli ospedali entro il 2012 e ai ticket, che aumenteranno di 2 miliardi nel solo 2014 rischiando di causare la tassazione dei ricoveri, come previsto dalla manovra del Governo Berlusconi del luglio 2011. “Quella dei ticket è una bomba ad orologeria da disinnescare, spinge sull’acceleratore della privatizzazione della sanità e colpisce pesantemente i cittadini nel loro diritto alla cura”, afferma a tal riguardo Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil medici.
“Da una parte i pronto soccorso sono più affollati, con meno medici sempre più precari e con minori possibilità di ricovero per mancanza di posti letto. Dall’altra i servizi territoriali si stanno desertificando, al di là della propaganda sui medici di famiglia 7 giorni su 7, e i ticket sono sempre più alti. Chi può pagare va nel privato, ma chi non può si cura sempre di meno. Di tagli – conclude Cozza – si può morire”.
In allegato una scheda sui tagli elaborata dalla Cgil Nazionale e i dati relativi ai medici in servizio presso il Servizio Sanitario Nazionale elaborati dalla Fp-Cgil Medici.
Per visionare il materiale e il manifesto con le ragioni della manifestazione:
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Roma, 26 ottobre 2012
ILLEGITTIMITA’ RITENUTA PREVIDENZIALE TFR DEL 2,5 %.
Con un appunto del 27 febbraio 2012, la FP CGIL VVF ha da tempo affrontato le problematiche relative alla trattenuta previdenziale del 2,5%, applicata a carico del personale come disposto dall’art. 37 del D.P.R. n. 1032/1973, con l’intenzione di fornire un chiarimento alle lavoratrici ed ai lavoratori rispetto alle informazioni, parziali e inesatte, che venivano utilizzate come mero strumento di propaganda.
Fermo restando le convinzioni già espresse, peraltro comprovate dagli eventi ancora in corso, sul fatto che non debbano essere i singoli lavoratori ad assumersi la responsabilità di avviare eventuali contenziosi, gli ultimi provvedimenti adottati al riguardo dal Governo Monti rendono opportuna un’ulteriore precisazione per sfatare ogni dubbio sugli sviluppi della situazione.
Come noto, il D.L. n. 78/2010 – convertito in Legge n. 122/2010 – ha stabilito che il computo dei trattamenti di fine servizio per i lavoratori alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, a decorrere da gennaio 2011, viene effettuato con l’applicazione di un’aliquota del 6,91% sull’intera retribuzione, secondo la disciplina di cui all’art. 2120 del codice civile.
In sostanza, tale disposizione ha sancito, per il personale in regime di TFS, l’applicazione del sistema in vigore relativo al trattamento di fine rapporto (TFR), prevedendo esclusivamente a carico del datore di lavoro il versamento degli oneri dovuti.
Diversamente, dal 1 gennaio 2011, le Pubbliche Amministrazioni hanno continuato a prelevare la quota di rivalsa del 2,50% sulle retribuzione dei lavoratori.
Sul ricorso presentato da alcuni magistrati calabresi, nel ritenere che la sovrapposizione tra la normativa previgente e quella intervenuta potesse essere risolto direttamente in via interpretativa, con sentenza n.53 del 18.01.2012, il TAR Calabria si è espresso dichiarando illegittimo il prelievo del 2,50% e la conseguente condanna dell’Amministrazione alla restituzione di quanto indebitamente trattenuto, senza richiedere l’intervento della Corte Costituzionale.
Successivamente, il Tribunale Amministrativo Regionale per l’Umbria, a seguito della richiesta di un magistrato assegnato alla sede di Perugia che chiede l’accertamento del proprio diritto al trattamento retributivo nella sua interezza, previa rimessione degli atti alla Corte Costituzionale, dichiara rilevante e non manifestamente infondata la sollevata questione di legittimità costituzionale, sospende il giudizio in corso e dispone l’immediata trasmissione degli atti alla Corte costituzionale.
Con la sentenza 08.10.2012, n.223, che ha effetto ERGA OMNES, ossia per tutti i dipendenti pubblici e non soltanto nei confronti dei partecipanti al ricorso al T.A.R.,la Corte Costituzionale pone fine al contenzioso e dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art.12, comma 10, del D.L. n.78/2010, nella parte in cui non esclude l’applicazione, a carico del dipendente, della rivalsa pari al 2,50% della base contributiva, prevista dall’art.37, comma 1, del D.P.R. n.1032/1973.
Infine, nel Consiglio dei Ministri n.51 del 26/10/2012, per correre ai ripari e gestire gli effetti della richiamata sentenza, il Governo “tecnico” ha poi approvato un decreto legge che ripristina la disciplina del trattamento di fine servizio nei riguardi del personale interessato dalla pronuncia, smentendo clamorosamente un altro “illustre tecnico”, l’ex Ministro Tremonti, il quale precedentemente aveva modificato le modalità di calcolo della buonuscita, penalizzando ancora una volta le retribuzioni dei dipendenti pubblici.
La soluzione escogitata dal governo Monti considera la restituzione di quanto è stato tolto al personale da gennaio 2011 a oggi, pertanto le liquidazioni saranno calcolate come se quel taglio non fosse mai avvenuto, nella speranza di non dover assistere all’ennesimo taglio lineare sulle spese delle pubbliche amministrazioni per coprire l’aggravio per il bilancio dello Stato, stimato in circa 3,8 miliardi di euro.
In conclusione, i fatti dimostrano, oggi, quante ragioni aveva La FP CGIL nell’esprimere tutta la propria contrarietà all’operazione sul trattamento di fine rapporto dei dipendenti pubblici, avviando una serie di iniziative per l’abrogazione dello stesso, rispetto a chi ha tentato, strumentalmente, di delegare ai singoli lavoratori l’incombenza di far fronte alle devastanti conseguenze derivanti dalla politica dei tagli indiscriminati perseguita dai Governi succedutisi alla guida del Paese.
Restiamo in attesa del testo definitivo, approvato dal Consiglio dei Ministri, per informare tutto il personale sui possibili risvolti futuri della vicenda.
Mario Mozzetta
27.10.2012 – In attesa della distribuzione annuale dei turnari, ritenendo di far cosa gradita ai visitatori del nostro sito, pubblichiamo il file PDF del Turnario 2013 in formato stampa A4 o A3, da poter affiggere e utilizzare come calendario.
PENSIONI VVF:
CDM VARA REGOLAMENTO INCREMENTO REQUISITI
ANNULLATA LA SPECIFICITA’
L’accanimento perpetrato dal governo Monti nei confronti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è palesemente testimoniato dall’approvazione, nel Consiglio dei Ministri n.51 del 26/10/2012, del regolamento che incrementa i requisiti di accesso al nuovo sistema pensionistico per le categorie professionali in possesso di requisiti diversi rispetto a quelli in vigore nell’assicurazione generale obbligatoria.
Una decisione raggiunta senza una benché minima discussione politica, né tecnica, che si aggiunge al taglio delle assunzioni disposto recentemente dalla legge sulla revisione della spesa pubblica e si abbatte violentemente sulle spalle degli operatori del soccorso, sull’organizzazione del Corpo e sul servizio reso ai cittadini.
La norma riguarda, in particolare, il comparto difesa-sicurezza, i Vigili del fuoco e gli iscritti ai fondi Inps, ex-Enpals e ex-Inpdap.
Di fatto, vengono aumentati i requisiti richiesti per la pensione di vecchiaia del personale militare delle Forze armate, compresa l’Arma dei carabinieri, la guardia di finanza, le Forze di polizia a ordinamento civile, oltreché dei Vigili del fuoco, calpestando le peculiari esigenze di queste categorie.
Purtroppo, qualora si dovesse pervenire alla definitiva approvazione del decreto, i lavoratori interessati dal provvedimento perderanno i benefici garantiti, fino ad oggi, dalle SPECIFICHE norme di riferimento che saranno scalzate dalla tanto decantata PEREQUAZIONE.
Per ciò che concerne gli iscritti ai fondi Inps, ex-Enpals ed ex-Inpdad, i lavoratori delle miniere, cave e torbiere subiranno l’aumento di un anno, da 55 a 56, dell’età pensionabile di vecchiaia, mentre per l’accesso alla pensione anticipata il requisito minimo contributivo è di 37 anni più due mesi per il 2013 e di un ulteriore mese per il 2014.
Sono state inserite anche disposizioni di armonizzazione per ulteriori categorie di lavoratori, fra cui quelli iscritti al fondo dello spettacolo, nonché per gli spedizionieri doganali e per i lavoratori del settore marittimo.
La FP CGIL seguirà attentamente l’iter legislativo previsto per lo schema di regolamento, con l’obiettivo di sollecitare l’intervento, a favore dei Vigili del Fuoco, da parte delle Commissioni Parlamentari competenti e dei maggiori gruppi politici in tali sedi rappresentati.
Mario Mozzetta
La FP CGIL intima al DAP di interrompere il prelievo della trattenuta in oggetto e di accreditare al personale di Polizia Penitenziaria, entro il mese di novembre, le somme indebitamente sottratte a far data dal 1° gennaio 2011, comprensive degli interessi di legge.
“Stamattina sono tanti i poliziotti che manifesteranno nel Paese e a Roma, sotto i Ministeri dell’Interno e del Lavoro, per informare la cittadinanza sugli effetti causati dal blocco del turn over imposto dal Governo al Comparto Sicurezza”, questo il commento del Segretario Nazionale dell’Fp-Cgil Fabrizio Fratini da Via Veneto, di fronte al Ministero del Lavoro, durante il presidio organizzato dai sindacati del comparto sicurezza.
“Un provvedimento che provocherà una riduzione degli organici complessivamente stimata in circa 18.000 unità per le forze di Polizia, di cui ben 9.000 per la sola Polizia Penitenziaria in servizio in istituti penitenziari già pesantemente sovraffollati e ormai ridotti a garantire la sola azione di contenimento.
Scendiamo in piazza anche per protestare contro la modifica al sistema pensionistico dei poliziotti decisa dalla Ministra Elsa Fornero, che prevede un ulteriore pesante innalzamento dell’età media degli operatori e che sembra prescindere dalla delicatezza e dalla complessità del settore. Il Governo, interrompendo il confronto e negando persino un incontro alle organizzazioni sindacali, dimostra arroganza. La mobilitazione – conclude il segretario nazionale – continuerà fin quando non avremo risposte”.
Roma, 23 ottobre 2012
Pubblichiamo il testo della nota della segretaria generale RossanaDettori al Governo sulla vicenda della sentenza della Corte Costituzionale sulla trattenuta 2,5 % – TFR/TFS.
“Egregio Presidente, Egregi Ministri
come sapete la Corte Costituzionale, con sentenza 223/2012 dell’8 Ottobre 2012 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 12 comma 10 del Decreto legge 78/2010 nella parte in cui non esclude l’applicazione a carico del dipendente della rivalsa pari al 2,5% della base contributiva prevista dall’articolo 37, comma 1 del DPR 1032/73.
Si tratta, ora, di dare disposizioni a tutte le articolazioni istituzionali, centrali e periferiche delle pubbliche amministrazioni, affinché il pronunciamento della Corte Costituzionale abbia effetti immediati sull’intera platea interessata: le lavoratrici e i lavoratori di tutte le pubbliche amministrazioni. Non serve altro.
L’obiettivo tanto dichiarato dal Governo che Lei presiede di rendere sostanzialmente uguali i trattamenti economici e giuridici delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici con quelli dei settori privati trova nel pronunciamento della Corte uno strumento di straordinaria valenza: applicare immediatamente quella sentenza non è solo un obbligo al quale il Governo non può sottrarsi, ma può diventare, se agita senza esitazioni, la prima vera operazione di avvicinamento fra lavoratori pubblici e privati.
Il Governo che Lei presiede ha già dimostrato prontezza ed efficacia nel diramare con celerità disposizioni applicative di decreti e leggi che riguardavano l’insieme delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici, a partire dal decreto cd. “Salva Italia” per finire con quello denominato “Spending review”.
Vi chiediamo, allora, di procedere con la stessa determinazione e celerità anche su questa vicenda, iniziando con l’immediata comunicazione a tutte le amministrazioni pubbliche affinché sin da subito le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori interessati siano adeguate alle decisioni della Corte.
Distinti saluti”
Roma, 17 ottobre 2012
MINISTERO ISTRUZIONE UNIVERSITA’ E RICERCA
Abbiamo finalmente ricevuto l’informativa sul nuovo organico del MIUR, ridotto in attuazione dell’articolo 2 del decreto legge n. 95/2012, quello che prevede il taglio del 20% degli uffici dirigenziali e il 10% della spesa per gli organici del personale delle aree.
In allegato i prospetti ricevuti dal Gabinetto e che sono stati trasmessi al Dipartimento di Funzione Pubblica.
Nel comunicato di seguito allegato, uno specchietto che sintetizza la situazione al momento.
Roma, 26 ottobre 2012
FP CGIL NAZIONALE
Angelo Boccuni
In data odierna a seguito dell’Assemblea cittadina per l’ipotesi di uno studio di fattibilità, di un eventuale spostamento della Direzione Generale per il Personale Civile, le delegazioni delle OO.SS. Nazionali sono state ricevute dal Vice Capo di Gabinetto del Ministro, D.ssa Antonietta FAVA.
Tutte le Organizzazioni sindacali hanno chiesto LA SOSPENSIONE IMMEDIATA di qualsiasi INIZIATIVA relativa a Persociv ed un incontro con i vertici dell’Amministrazione sul più generale processo di Riforma della Difesa.
Vi terremo informati sull’esito dell’incontro.
ROMA, 26 OTTOBRE 2012
FPCGILN. Manca
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CISLFPP. Bonomo
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UILPAS. Colombi
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FLPG. Pittelli
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CONFSAL UNSAG. Braconi
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UGL INTESAG.Lustrissimi
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