Dott. Massimo Parisi
Direttore Generale del personale e delle risorse – Dap
Dott. Vincenzo Starita
Direttore Generale del personale, delle risorse
e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile – Dgmc
Oggetto : richiesta convocazione confronto sindacale.
Durante l’ultimo incontro tra codeste Amministrazioni e le organizzazioni sindacali, che si è tenuto
in data 7 maggio 2020, su proposta dei rappresentanti di parte pubblica, si era condivisa la necessità
di programmare una serie di confronti su alcuni temi di notevole importanza per i lavoratori delle
funzioni centrali dei due dipartimenti.
Considerato che sono trascorse tre settimane da quell’incontro e che non é pervenuta alcuna
convocazione per aprire un confronto sui temi concordati, si chiede di convocare al più presto un
incontro secondo il programma condiviso il 7 maggio.
L’occasione sarà utile per fare il punto anche sull’attuazione delle misure di contenimento
dell’emergenza epidemiologica e sulle trattative convocate sul tema su tutto il territorio nazionale.
Distinti saluti.
Roma, 29.05.2020
FP CGIL CISL FP UIL PA
Prestini Marra Amoroso
Dott. Mauro Vitiello
Capo di Gabinetto Reggente
Dott.ssa Barbara Fabbrini
Capo Dipartimento dell’organizzazione Giudiziaria
Dott. Alessandro Leopizzi
Direttore Generale del personale e della formazione
Risulta alle scriventi organizzazioni sindacali che in varie regioni del Paese gli Ordini degli Avvocati stiano facendo pressioni sui capi degli uffici al fine di conseguire una ripresa delle attività processuali contrassegnata dall’abbandono completo del lavoro agile e quindi dal rientro on site di tutto il personale degli uffici giudiziari.
Premesso che compete agli ordini degli avvocati e più in generale all’utenza rivendicare servizi efficienti e non particolari modalità organizzative degli uffici e/o di erogazione della prestazione lavorativa, giova ricordare che è tuttora vigente, e lo sarà fino al 31 luglio, la norma dell’art. 87 del DL 18/2020, convertito dalla legge 27/2020. Tale norma stabilisce che fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-2019 il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni, compresi gli uffici giudiziari. Tale assunto impone di limitare la presenza del personale negli uffici alle sole attività indifferibili che richiedono necessariamente la presenza fisica in ufficio, anche in deroga agli accordi individuali e agli obblighi informativi previsti dalla legge (artt. 18-23 L. 81/2017). L’applicazione del citato art. 87 va certamente coniugata con la previsione dell’art. 83 del medesimo provvedimento normativo il quale ha previsto la ripresa delle udienze civili e penali a partire dal 12 maggio scorso nonché con la previsione dell’art. 263 del DL Rilancio (DL 34/2020) il quale consente di ampliare il novero dei servizi indifferibili adeguandolo alle esigenze della progressiva riapertura degli uffici pubblici e a quelle dei cittadini e delle imprese connesse al graduale riavvio delle attività produttive e commerciali.
Le norme sopra citate, lungi dal prevedere un indiscriminato ampliamento del lavoro in presenza, come inopinatamente richiesto dagli avvocati, impongo ai capi degli uffici ed ai dirigenti di porre in essere, di concerto con le organizzazioni sindacali, uno sforzo organizzativo ulteriore al fine di garantire che il rientro alla normalità sia progressivo e sicuro ossia avvenga senza esporre a rischio di contagio i lavoratori, l’utenza (avvocati compresi) e più in generale la cittadinanza. Non è pletorico affermare che proprio nei momenti difficili il metodo del confronto risulta la strada migliore per operare una sintesi degli interessi in gioco. Ed è proprio per tale motivo che il Protocollo di accordo per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici in ordine all’emergenza sanitaria da “Covid-19”, siglato il 3 aprile 2020 con il Ministro della Funzione Pubblica, pone al centro della disciplina della fase emergenziale nelle pubbliche amministrazioni il
confronto con le parti sociali; solo attraverso il metodo dialogico si può assicurare l’adeguamento dell’organizzazione dei servizi e del lavoro al rispetto delle norme emanate nel corso dello stato di emergenza sanitaria.
Tanto premesso, CGIL CISL e UIL chiedono il deciso intervento di codesta Centrale Amministrazione affinchè la dirigenza degli uffici, resa edotta sulle proprie responsabilità in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, nella riorganizzazione dei servizi imposta dalla ripresa delle udienze applichi la normativa emergenziale vigente, previo confronto con le organizzazioni sindacali territoriali, le RSU ed i RLS, evitando ingiustificati cedimenti rispetto ad indebite pressioni provenienti dall’esterno.
Con riserva di ulteriori iniziative in caso di negativo riscontro, si porgono distinti saluti.
Roma, 28 maggio 2020
FP CGIL CISL FP UIL PA
Russo Marra Amoroso
Roma, li 28 maggio 2020
Al D.G.P.R. – D.A.P.
Dott. Massimo PARISI
Roma
E, per conoscenza Al Vice Capo D.A.P.
Dott. Roberto TARTAGLIA
Roma
Alla Direttrice Ufficio IV Relazioni Sindacali – DAP
Dott.ssa IDA DEL GROSSO
Roma
Oggetto: Applicazione art. 73 decreto Rilancio Ulteriore 12 giorni fruibili mesi di maggio – giugno legge 104/92
Egregio,
ci giungono lamentele da numerosi territori dovuti all’emanazione di linee guida non omogenee da parte delle Direzioni in riferimento alla possibilità di fruire di ulteriori 12 giorni di L. 104/92 nei mesi di maggio e giugno e in particolare all’interpretazione che viene data all’articolo 24, comma 2 bis del decreto n. 27 del 2020 secondo il quale:
“resta fermo che per il personale delle Forze di polizia, delle Forze armate, della Polizia penitenziaria e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il beneficio di cui al comma 1 si intende riconosciuto compatibilmente con le esigenze organizzative dell’ente cui appartiene e con le preminenti esigenze di interesse pubblico da tutelare (…)”.
Tale norma venne introdotta in sede di conversione del decreto in questione con il preciso obbiettivo che le categorie interessate alle limitazioni in quel momento storico avevano un particolare compito/missione da adempire nel garantire la salute e l’ordine pubblico, che nello specifico per la Polizia Penitenziaria erano, in particolare, le rivolte diffuse in atto nelle carceri. E, ad ogni buon conto, si tratta di attività da assicurare, a maggior ragione in una situazione straordinaria come l’emergenza da Covid-19, senza soluzione di continuità come è per l’assistenza sanitaria negli ospedali o per il soccorso dei Vigili del Fuoco, non a caso accomunati dalla disposizione in parola.
Per questo, la norma in questione non discrimina relativamente al beneficio di fruire “di ulteriori giorni di permesso” ma pone la necessità che tale beneficio sia goduto, sul piano meramente organizzativo, compatibilmente con le esigenze del servizio.
Al contrario, l’interpretazione data da alcuni Provveditorati e da alcune Direzioni sembrerebbe proprio ridurre la fruizione dei giorni aggiuntivi, peraltro adducendo motivazioni che rientrano nella già nota e non eccezionale, purtroppo, condizione di carenza di personale o da periodi feriali diversamente programmabili, determinando nei fatti ingiustificate discriminazioni tra lavoratori e tra un disabile ed un altro.
Premesso quanto sopra, si invita codesta Amministrazione a emanare disposizioni univoche e chiarificatrici in materia.
Certi di un cortese cenno di risposta le porgiamo cordiali saluti.
Il Coordinatore Nazionale
FP CGIL Polizia Penitenziaria
Stefano BRANCHI
Pubblichiamo la ministeriale GDAP-0183577.U del 28.5.2020 relativa a quanto in oggetto indicato
La ripartenza della contrattazione: siglati l’accordo sulla ripartizione del Fondo 2020, l’accordo POC 2020 e l’accordo che riconosce l’indennità ai direttori di Archivi e Biblioteche
Dopo un lungo ed estenuante confronto di una giornata ieri abbiamo siglato tre importanti accordi
per i lavoratori. Andiamo per punti:
Fondo 2020:
l’accordo al momento si limita alla sua ripartizione tra le voci che lo compongono, ma in sostanza
riflette le proposte che dopo un faticoso percorso unitario abbiamo portato sul tavolo. Gli elementi
significativi sono le risorse destinate a due progetti nazionali: il primo è il progetto nazionale produttività
ed efficienza, opportunamente rimodulato nelle sue finalità (le aperture prolungate), in ragione
della crisi COVID e del periodo di chiusura al pubblico dei luoghi della cultura. Progetto finanziato
con 19 milioni di euro.
Il secondo deriva dal finanziamento aggiuntivo di 10 milioni di euro previsto dalla legge di stabilità
per il 2019, ed integra le risorse del fondo non impegnate e le economie derivanti dall’esercizio
2019. In tutto 21 milioni di euro, che saranno interamente destinati alla contrattazione decentrata.
Per progetti legati alla fase di ripartenza, rispetto ai carichi di lavoro arretrati maturati in lockdown,
alle necessità di rimodulazione dell’offerta culturale, alla semplificazione dell’accesso alle banche
dati sia nei flussi interni che relativamente agli accessi dei cittadini, ai riflessi e all’impatto del lavoro a distanza sui meccanismi di produttività e via dicendo.
Accanto a questo l’accordo prevede l’accantonamento di 2 milioni di euro da destinare alle maggiorazioni delle tariffe per turnazioni per coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare in presenza nel periodo di emergenza. Una indennità che riconosce il maggior disagio rispetto ai carichi derivanti dalla riduzione del personale in presenza e che consente di ovviare all’effetto perverso che la crisi stava determinando sulle tasche dei lavoratori che hanno continuato a garantire i servizi indifferibili, per effetto della non retribuibilità dell’indennità di turnazione se non a prestazione effettivamente resa.
Inoltre è previsto un accantonamento di 676mila euro da destinare ad interventi straordinari a supporto di uffici che per effetto della riorganizzazione hanno subito incrementi significativi dei loro carichi di lavoro e ad affrontare tutte le necessità contrattuali che derivano dagli effetti della nuova riorganizzazione, la cui fase attuativa adesso entra nel vivo.
L’importo che riguarda il progetto supporto concorso AFAV è riferito al pagamento del progetto, a
cui noi non abbiamo aderito, svoltesi in occasione delle prove preselettive del concorso. Al riguardo
abbiamo precisato che per noi resta inderogabile il fatto che attività legate allo svolgimento delle
prove concorsuali devono essere finanziate esclusivamente con risorse extra fondo. E pertanto
questo stanziamento, sul fondo, pari a 19mila euro, resta un episodio occasionale e non ripetibile.
Nel fondo si vede pure un accantonamento di circa 2milioni e mezzo di euro relativo agli importi
derivanti dalle prestazioni in conto terzi. Al riguardo è opportuno precisare che il quantum identificato è una cifra teorica in quanto basata sul consuntivo 2018, che l’inserimento nel fondo consente la progressiva riduzione dei tempi di pagamento, che i soggetti retribuibili restano esclusivamente i lavoratori che hanno effettuato queste prestazioni. Su questo è stato siglato uno specifico accordo.
La sigla dell’ipotesi di ripartizione economica del fondo non esaurisce i compiti: adesso si tratta con
ulteriori specifici accordi definire i contenuti dei progetti ed i criteri di retribuzione connessi, specificando, per quel che riguarda le risorse destinate alla contrattazione decentrata, solo le linee generali di attività e i parametri retributivi e identificando nel dettaglio gli incrementi delle tariffe per le turnazioni e per disagio Covid.
Non possiamo che ritenerci soddisfatti, questo accordo serve alla gestione della fase di emergenza
e pone le basi per il futuro, definendo criteri utili e funzionali agli inevitabili cambiamenti organizzativi che il post crisi comporterà.
Accordo POC 2020.
Una gestazione non facile ha accompagnato l’iter negoziale su questa delicata materia: l’accordo
si pone l’obiettivo di regolamentare a regime i criteri di attribuzione delle POC e lo sforzo maggiore
è stato quello di cercare di individuare criteri che definissero in modo più rigoroso possibile le modalità di conferimento degli incarichi e l’elenco degli stessi con l’attribuzione di relativi punteggi è previsto, a nostro avviso, in modo congruo. Gli altri due aspetti importanti riguardano l’attribuzione di quote budget ai centri di responsabilità, mantenendo a monte la ripartizione tra le quote destinate alle strutture centrali e quelle invece dirette alla periferia, e l’individuazione di due diversi parametri economici di retribuzione che possono essere definiti sulla base di una scala di rilevanza che si desume dalle schede allegate all’accordo. Ma la cui valutazione è trasferita al Dirigente responsabile, sulla base del budget attribuito. L’accordo è accompagnato da fasi di verifica a livello nazionale e dalla tutela delle relazioni sindacali a livello locale, sia in riferimento alle prerogative di informazione preventiva che di confronto. Il budget accantonato ha comunque registrato un aumento di 670mila euro rispetto all’anno precedente, qualcuno si è lamentato che è troppo poco e noi veramente questo non lo comprendiamo.
Accordo indennità ai Direttori di Archivi e Biblioteche non dirigenziali
Anche su questo punto delicato e su cui erano giustamente puntate le attenzioni dei funzionari direttori non è stato un percorso facile. Intanto per l’esistenza del tetto retributivo delle posizioni organizzative, che impedisce l’aumento dell’importo oltre i 2500 euro annui. La proposta avanzata da noi si è rivelata vincente ai fini dello sblocco, ovvero prevedere una indennità specifica che copre
le responsabilità derivante dall’esercizio delle funzioni datoriali in materia di tutela e sicurezza sui
luoghi di lavoro dove si esercita la direzione amministrativa. Ovvero il riconoscimento dovuto rispetto ad una responsabilità aggiuntiva, che solo questi funzionari esercitano, la cui gravosità è
emersa drammaticamente in occasione della tragedia di Arezzo, che vide la purtroppo perire due
lavoratori. Non è stato facile per la riottosità dell’amministrazione a mettere in evidenza, nella ipotesi di accordo, esattamente la finalità per cui l’accordo era stato fatto, ovvero la funzione datoriale, per tema di possibile contenzioso che equiparasse in tutto e per tutto questa funzione a quella dirigenziale.
Una preoccupazione che noi abbiamo trovato francamente ridicola. Alla fine è spuntata la mediazione ed è stata inserita la funzione di responsabilità connessa alla materia di sicurezza
sul lavoro. L’accordo corrisponde a questi lavoratori una cifra di 4mila euro annui che si assommano alla posizione organizzativa. Con nostra soddisfazione per aver contribuito, riteniamo in modo determinante, alla risoluzione di una problematica annosa e penalizzante per lavoratori a cui veniva chiesta l’assunzione di pesanti responsabilità gestionali in cambio di quasi nulla.
Capodimonte: a chi giova attaccare i lavoratori?
Infine tutta la nostra solidarietà ai lavoratori del Museo di Capodimonte, che un atto irresponsabile
del dirigente ha messo sulla graticola mediatica per aver preteso il rispetto di tutte le misure di sicurezza concordate per l’accesso al Real Bosco, e poi rifiutate dalla stesso dirigente che ha chiuso
il parco al pubblico dando la colpa ai cittadini napoletani indisciplinati ed ai lavoratori. Noi riteniamo che un bene pubblico, prezioso come questo sito, debba essere liberamente fruito dai cittadini nella consapevolezza del suo valore culturale. E su questo responsabilmente stiamo lavorando, chiamando tutti all’esercizio delle proprie responsabilità, da quelle in materia di ordine pubblico in capo a Prefetto e forze dell’ordine a quelle relative alla tutela del bene culturale, che il ministero deve esercitare ed a cui sembra invece rinunciare. Oggi ci sarà un nuovo incontro in Prefettura, ci auguriamo di cuore che si trovi una soluzione nel pieno rispetto delle prerogative dei lavoratori e che l’irresponsabilità di un dirigente, a nostro avviso inadeguato e non rispettoso degli obblighi contrattuali, venga adeguatamente valutata dal Ministero.
Siamo in attesa di ricevere le ipotesi di accordo per poter inviare la nostra formale adesione, non
appena in possesso sarà nostra cura trasmettervele.
Claudio Meloni
Fp Cgil Nazionale
GESTIONE UNITARIA DELLE PRESTAZIONI CREDITIZIE E
SOCIALI: A CHE PUNTO SIAMO?
A fine 2019 avevamo dato notizia della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge
27 dicembre 2019, n.160 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020
e bilancio pluriennale per il triennio 2020/2022” con la quale è diventata norma del
nostro ordinamento la possibilità, per i dipendenti pubblici e per i pensionati, già
dipendenti pubblici, non iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali,
di aderire alla stessa gestione nota anche come “Fondo dello 0,35%” per via del prelievo
dello 0,35% della retribuzione contributiva dei dipendenti pubblici che obbligatoriamente o
volontariamente vi aderiscono.
Il dispositivo legislativo prevede l’adozione, entro novanta giorni dall’entrata in vigore
della Legge di Bilancio, quindi entro il 30 marzo 2020, di un decreto ministeriale,
adottato dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali di concerto con l’omologo
responsabile del MEF, con il quale definire le disposizioni attuative della nuova norma:
solo a quel punto le lavoratrici ed i lavoratori del pubblico impiego, nonché i
pensionati ex dipendenti pubblici non iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni
creditizie e sociali, potranno aderire, adesione irrevocabile, entro sei mesi dalla data
di entrata in vigore del medesimo decreto, con una comunicazione scritta indirizzata
all’INPS secondo le forme e le modalità sancite nello stesso provvedimento ministeriale.
Ad oggi non ci risulta, dopo circa due mesi da quella scadenza che i Ministeri
coinvolti abbiano adottato il decreto previsto dalla norma, disattendendo con ciò non
solo ad una disposizione di legge, ma soprattutto danneggiando, di fatto, tutti quei
colleghi che aspettano il provvedimento governativo onde poter materialmente aderire
alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e finalmente poter attivare tutte
le possibilità in termini di prestazioni, prestazioni di welfare e credito, che il Fondo offre.
Auspichiamo da parte dei Vertici dell’Istituto, ad iniziare dal suo Presidente, un
intervento sul Ministro del Lavoro affinché il decreto sia adottato in tempi brevi: abbiamo
atteso 13 anni dal lontano 2007, DM n.45 DEL 7 marzo 2007, ed ogni ulteriore ritardo
si traduce in un danno per migliaia di colleghi INPS e di altre amministrazioni pubbliche
ancora oggi impossibilitati ad aderire al Fondo dello 0,35%.
FP CGIL
Matteo ARIANO
Antonella
TREVISANI
CISL FP
Paolo
SCILINGUO
UIL PA
Sergio CERVO
CONFINTESA/FP
Francesco VIOLA
CONFSAL-UNSA
CIARALDI
PEPPETTI
RIUNIONE CASSA DI PREVIDENZA ED ASSISTENZA
Lo scorso 22 Aprile si è riunita la Cassa di Previdenza ed Assistenza in videoconferenza. E` stato
valutato l`aumento del compenso del Presidente del Collegio dei Revisori (dirigente del MEF) da
1.800 a 3.600 euro lordi annuali ed è stato incaricato l`Ufficio Legislativo per acquisire il parere del
MEF.
Sono stati, inoltre, erogati 8 sussidi urgenti, le cronicità e le una tantum per i cessati dal servizio.
Sono sta te valutate le ipotesi di ulteriori investimenti nelle assicurazioni in essere, in particolare
circa 2.500.000,00 euro con Generali, 1.000.000,00 con Zurich e 1.000.000,00 con Unipol con le
stesse condizioni e garanzia di quanto già investito con l`incaric o di valutare investimenti presso
altre assicurazioni, non propense ad accettare cifre elevate e vincolate.
Nel novembre 2019 sono stati investiti 2.000.000,00 di euro nel fondo GEAS (investimenti su
RSA e sulle quali si è verificata una conduzione p ositiva delle RSA gestite nel periodo dell`epidemia)
che hanno prodotto 15.000,00 euro di rendiconto.
E` stato valutato di verificare una convenzione per una assicurazione sanitaria volontaria al costo
di 100 euro all`anno per la non autosufficienza. Appena in disponibilità saranno forniti maggiori
informazioni. Trattandosi di una convenzione non ha alcun costo per la CPA.
Nella prossima riunione dove si dovrà approvare il bilancio consuntivo (termini rinviati in forza
del DPCM) e dovrebbe essere erogato il secondo semestre 2019 dell`assistenza.
Come richiesto e comunicato dal CED a tutto il personale e c ome indicato nel sito della CPA, il
termine per la presentazione una tantum eventi 2019 è stato prorogato al 31 maggio 2020 e per
l`assistenza i termini per la presentazione dei rimborsi sono stati portati da 180 giorni a 240 gio r-
ni.
Lo scorso 20 Maggio come Consiglio sono approvati ulteriori investimenti di 500.000,00 euro
presso le Generali e di 1.000.000,00 di euro presso Zur ich, mentre presso Unipol non sarà effettu a-
to alcun investimento aggiuntivo in quanto le condizioni proposte non erano quelle del contratto in
essere, cosi` come presso Cattolica Assicurazione non si è stipulato alcun contratto vista la non
convenienza per la CPA stessa.
Roma, 26 maggio 2020
I consiglieri Fp Cgil
Deborah Pompili
Massimo Bassani
A: Stato Maggiore Esercito
Stato Maggiore Marina
Stato Maggiore Aeronautica
e, p.c. Gabinetto del Ministro
OGGETTO: Riapertura attività sportive e ricreative.
Le scriventi OO.SS. esprimono preoccupazione per la riapertura delle attività in
oggetto indicate, disposte senza il necessario e preventivo confronto sindacale
e l’attivazione dei protocolli per il contenimento del contagio da COVID-19.
Appare utile ricordare, a tal proposito, che presso la maggior parte delle
strutture logistiche e ricreative di codesti Stati maggiori presta servizio
personale civile della Difesa, e che proprio a tutela di quel personale il 15
maggio scorso è stato sottoscritto dalle OO.SS. e dalla delegazione trattante
nazionale del Ministero della Difesa il “Protocollo nazionale delle misure di
prevenzione e sicurezza dei lavoratori civili nell’emergenza sanitaria” , che
indica in maniera inequivocabile quali misure devono essere adottate per la
tutela della salute dei dipendenti civili.
In maniera altrettanto netta, preme evidenziare anche in questa sede che
tanto il suddetto protocollo, che il vigente C.C.N.L. stabiliscono l’obbligatoria
apertura del confronto con le Parti Sociali sul tema.
Si coglie l’occasione per rappresentare che, ad oggi, nella maggior parte degli
Enti/Comandi non è stato ancora attivato quanto previsto dal summenzionato
Protocollo, come pure risulta che codesti Organi di Vertice non abbiano ancora
convocato le Parti Sociali per la sottoscrizione del protocollo a livello locale.
Premesso quanto sopra si invita a soprassedere all’avvio delle attività già
disposte – a titolo di esempio si cita la disposizione del SCSME del 20 maggio
scorso – fino a quando non saranno correttamente poste in essere le procedure
previste e stabilite dal predetto Protocollo e, più in generale, dalle norme di
legge e contrattuali.
Si resta in attesa di cortese urgente riscontro.
FP CGIL CISL FP UIL PA
Francesco Quinti Massimo Ferri Sandro Colombi
Roberto De Cesaris Franco Volpi
Alla Ministra del
Lavoro e delle Politiche Sociali
Sen. Nunzia Catalfo
Oggetto: Nuova richiesta di incontro su INL
Gentilissima Signora Ministra,
Le scriviamo una lettera aperta perché vogliamo rendere partecipi anche i
lavoratori dell’INL delle nostre richieste.
Lei ricorderà di certo che nei mesi scorsi, assieme ad altre sigle sindacali
dell’INL, abbiamo indetto lo stato di agitazione del personale per chiedere
che finalmente venissero stanziate risorse economiche e finanziarie in
favore dell’INL.
Abbiamo avuto due incontri con Lei, in cui abbiamo preso atto del Suo
impegno a ottenere tali risorse, partendo dal presupposto – da Lei
espressamente condiviso e ribadito in entrambe le riunioni – che l’INL va
messo in condizioni di funzionare concretamente.
Nonostante questo,sino a oggi, l’INL non ha avuto, né risorse economiche
né umane.
Nell’ambito delle prime bozze del DL Rilancio era apparsa una norma che
avrebbe consentito all’INL di procedere ad assunzioni con procedure
semplificate nelle aree funzionali e nei limiti del budget assunzionale del
2019 (quindi totalmente a costo zero).
Tale previsione è poi “misteriosamente” scomparsa, mentre è stata
“magicamente” introdotta per altre Amministrazioni, prima assenti; nel
frattempo resta, seppur modificata, la norma che sembra assegnare, i
Carabinieri del NIL direttamente alle dipendenze del Ministero del Lavoro
(??).
Come è possibile che questo sia accaduto? Come mai non ci risultano
prese di posizioni in tal senso da parte Sua nel ribadire la necessità di
investire sulle professionalità dell’Ispettorato Nazionale del lavoro, per
garantire quanto meno il mantenimento strategico dei servizi pubblici
essenziali, mentre contemporaneamente rilascia dichiarazioni di quanto
sia importante anche “la lotta al lavoro nero e al caporalato, due fenomeni
gravi che ledono la dignità lavorativa delle persone”?
Sa bene anche Lei che sono i lavoratori dell’INL che perseguono
costantemente il raggiungimento di questi obiettivi.
A ciò si aggiunga che in questo delicato momento, alcuni fondamentali
servizi resi alla collettività, dipendono dalla fattiva efficienza della
suddetta Agenzia che rischia di non poter assolvere pienamente ai propri
compiti istituzionali con pesantissime ripercussioni per il Paese.
A titolo meramente esemplificativo, ci si riferisce a servizi strategici quali
le istruttorie sulla regolarizzazione di stagionali e badanti, i controlli sul
rispetto delle norme di sicurezza sulle attività produttive, la collaborazione
con le procure della repubblica per lavoro illegale o concorrenza sleale e
dumping sociale, verifica sugli ammortizzatori sociali, convalide di
dimissioni delle madri o padri lavoratori, l’interdizione anticipata/post
partum per madri a rischio, legittima fruizione del reddito di cittadinanza,
ecc. ecc..
Al di là delle tante parole spese – e degli assordanti silenzi – adesso è
importante che si passi all’azione prima che sia troppo tardi.
Cordialmente.
Roma, 27 maggio 2020
FP CGIL
Matteo Ariano
CISL FP
Michele Cavo
UIL PA
Bruno Di Cuia
Incontro su Prevenzione e contenimento della diffusione del SARS-CoV-2 alla
ripresa delle attività dell’Inail
Si è tenuto questa mattina il previsto incontro con l’Amministrazione per discutere del documento tecnico su “Prevenzione e contenimento della diffusione del SARS-CoV-2 alla ripresa delle attività di INAIL”. Documento, quest’ultimo, che nasce solamente a seguito della sottoscrizione, da parte delle scriventi congiuntamente ad alcune organizzazioni sindacali, del Protocollo di accordo Inail “Indicazioni per la prevenzione e il contenimento dell’emergenza sanitaria” del 15 maggio 2020.
Nel corso della riunione è stata illustrata la proposta, avanzata dalle scriventi, di “revisione” del documento inizialmente proposto dall’Amministrazione e sulla quale abbiamo registrato numerose convergenze di altre sigle. Una proposta che si sostanzia in una serie di modifiche atte a rendere il testo ancora più calzante rispetto alla situazione emergenziale cui deve necessariamente adeguarsi.
Tra le più importanti, la previsione di mettere a disposizione di tutto il personale, in aggiunta ai DPI specifici per chi ha contatti diretti col pubblico ed in coerenza con quanto previsto per utenti e fornitori esterni, le mascherine chirurgiche; la necessità di predisporre il Documento Unico per la Valutazione Rischi da Interferenze (DUVRI) per le modalità di accesso dei fornitori esterni; la pulizia degli impianti di aerazione; la necessità di reperire risorse aggiuntive per indennizzare quei lavoratori che, secondo un necessario principio di turnazione, potrebbero dover garantire l’ampliamento delle fasce orarie di accesso da parte di fornitori e dell’utenza; l’automatica autorizzazione all’utilizzo del mezzo proprio, e del relativo rimborso, per tutti i colleghi che saranno chiamati a svolgere attività esterne essenziali e non rimandabili, da autorizzarsi da parte del datore di lavoro solamente laddove si possano svolgere nel rispetto delle indicazioni delle autorità competenti e dei protocolli di sicurezza per il contrasto e il contenimento del COVID-19; l’inserimento di una “clausola di salvaguardia” che preveda, per tutto quanto non espressamente previsto all’interno del documento di cui trattasi, il rinvio al tavolo di monitoraggio tra Amministrazione centrale ed Organizzazioni Sindacali nazionali previsto dal sopra citato Protocollo di accordo del 15 maggio u.s.; l’obbligo di rilevazione della temperatura corporea all’ingresso delle sedi dell’Istituto.
Su tale ultimo aspetto, occorre precisare che la necessità di implementare questa delicata fase di monitoraggio rispetto al precedente Protocollo nasce sostanzialmente dalla diversa modalità di valutazione dei documenti rispetto alla fase in cui questi sono chiamati ad essere operativi.
Infatti, non sfuggirà ai più, come il precedente documento si collocava a ridosso dell’imminente riapertura delle attività produttive al termine del cd. lockdown e che, quindi, eravamo chiamati tutti ad agire con estrema celerità pur mantenendo un elevato standard qualitativo dello strumento da adottare (come poi si è rivelato).
In quella fase emergenziale, porre un obbligo in capo ai datori di lavoro sulla rilevazione della temperatura, in assenza dei tempi necessari all’acquisto della necessaria strumentazione, avrebbe portato ad una sostanziale paralisi delle attività.
Ora, trovandoci in una fase meno caotica grazie alla sottoscrizione ed all’adozione del Protocollo, ed essendo trascorso un tempo congruo per permettere all’Istituto di approntare l’acquisto dei necessari strumenti di rilevazione, abbiamo ritenuto che non si potesse più prevedere una mera facoltà in luogo di un obbligo essenziale per la salvaguardia della salute e della sicurezza di tutti coloro che accedono presso le sedi Inail.
A tale ultimo riguardo, non possiamo non evidenziare il dispiacere nel registrare posizioni contrarie da parte di alcuni esponenti sindacali che, pur in presenza di una evidenza di così facile intuizione, si sono comunque posti sul medesimo crinale dell’Amministrazione, sostenendo le medesime tesi già ampiamente smentite dalle scriventi nel corso dell’incontro e qui sopra chiaramente esplicitate, anzi, addirittura eccedendo considerato che la stessa amministrazione ha sottolineato come in un recente management team abbia già dato indicazioni di garantire la rilevazione della temperatura in tutte le sedi.
Nel corso dei nostri interventi abbiamo ringraziato le strutture e i colleghi coinvolti che hanno lavorato alla stesura dell’ottimo documento, sottolineandone professionalità, competenza e rappresentando la necessità che, con altrettanta bravura, vengano presto inviati gli altri contributi attesi, relativi al personale che svolge attività esterna e alla stessa Area Sanitaria, sempre in attuazione del citato accordo.
In quest’ultimo documento abbiamo chiesto di prevedere indicazioni su come gestire in sicurezza anche gli accessi per attività intramoenia ed i riferimenti agli accordi regionali per la somministrazione dei tamponi in convenzione con il Servizio Sanitario Regionale, sui quali già l’amministrazione aveva dato immediato riscontro.
Come sempre, continueremo a rappresentare una fonte propositiva per tutti coloro che vorranno cogliere nelle nostre proposte una seria e concreta risposta alle esigenze dei lavoratori.
A. Mercanti M. Molinari F. Savarese P. Romano
Roma, 26 maggio – “L’idea del Ministro Boccia di attivare degli assistenti civici a presidio del rispetto delle norme sul distanziamento sociale non solo è un’arma spuntata, ma è anche pericolosa. L’azione di controllo del territorio è una cosa seria e, come prevede e indica la nostra Costituzione, va affidata allo Stato”. È quanto dichiarano i segretari confederali della Cgil Giuseppe Massafra e Tania Scacchetti.
“Competenze, esperienza e preparazione non si possono improvvisare, a maggior ragione – sottolineano i dirigenti sindacali – in un periodo in cui rischia di crescere il disagio sociale. Sui cittadini dobbiamo e possiamo contare pretendendo un atteggiamento improntato al senso civico e al rispetto della legalità”.
Per Massafra e Scacchetti occorre quindi “rafforzare l’azione di educazione e di civismo dei Sindaci e delle Amministrazioni territoriali”, e “sarebbe utile e corretto intervenire sugli organici degli enti preposti al controllo e alla sicurezza”.
“Se invece si vuole aprire una riflessione più ampia su come rispondere ai tanti bisogni che l’emergenza sanitaria ha reso indispensabili – concludono i segretari confederali della Cgil – non lo si faccia con proposte improvvisate, ma con un confronto con le parti sociali sulle soluzioni possibili”.
Ufficio Stampa CGIL Nazionale
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Pubblichiamo la ministeriale GDAP-0177269.U del 25.5.2020 relativa a quanto in oggetto indicato