Dott. Raffaele Piccirillo
Capo di Gabinetto
e per conoscenza
Dott.ssa Barbara Fabbrini
Capo Dipartimento dell’organizzazione Giudiziaria
Dott. Alessandro Leopizzi
Direttore Generale del personale e della formazione
Dott. Bernardo Petralia
Capo Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
Dott. Massimo Parisi
Direttore Generale del personale e delle risorse
Dott.ssa Gemma Tuccillo
Capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità
Dott. Vincenzo Starita
Direttore Generale del personale, delle risorse
e per l’attuazione dei provvedimenti del giudice minorile
Dott. Renato Romano
Direttore Generale degli Archivi Notarili
Il 30 luglio scorso, con Direttiva interdipartimentale a firma dei quattro direttori generali del personale, codesta Amministrazione ha tempestivamente impartito istruzioni alle strutture centrali e periferiche del Ministero in materia di lavoro agile alla luce delle modifiche normative intervenute soprattutto a seguito della conversione con legge 77/2020 del DL 34/2020. In particolare con tale
documento, al fine di adattare l’intera “operatività” di tutti gli uffici alle esigenze dei cittadini e delle imprese conseguenti alla ripartenza attraverso “in primo luogo, la flessibilità dell’orario di lavoro, con necessità di rivederne l’articolazione giornaliera e settimanale, pianificando l’accesso dell’utenza esterna agli Uffici, anche attraverso l’introduzione di agende digitali e di interlocuzione diretta telefonica/telematica (secondo le buone prassi avviate da tempo in tal senso in molte realtà locali”, ribadiva “la possibilità di applicare il lavoro agile nella sua versione ‘semplificata’, ma nella più limitata quota della metà del solo personale impiegato in quelle attività concretamente suscettibili di essere svolte al di fuori della sede di lavoro” individuando la platea dei potenziali beneficiari non nella metà della forza-lavoro disponibile ma nella metà dei dipendenti impiegati nelle attività delocalizzabili (cd “smartizzabili”), rimodulando il bilanciamento tra giorni di lavoro nella sede e giorni di lavoro da remoto anche secondo la prassi sperimentata sul territorio che ha visto il dipendente presente in ufficio per quattro giorni e operativo da remoto per un giorno, privilegiando i lavoratori cd fragili ossia che si trovano in condizioni svantaggiate siccome specificate dalla legge. La stessa direttiva disponeva la proroga di tutti gli Accordi/Progetti di lavoro agile in atto fino al 15 settembre 2020, senza immediata necessità di apportarvi ulteriori modifiche; la definizione, anche in applicazione delle indicazioni del Ministero per la Pubblica Amministrazione, dei criteri di selezione delle competenze professionali per le quali può ragionevolmente ipotizzarsi un proficuo espletamento in modalità di lavoro agile e quelle indissolubilmente legate alla fisica presenza del lavoratore, procedendo poi alla mappatura di tutti i processi di lavoro; l’applicazione nella Giustizia dell’art. 14 L.124/2015, come novellato dal DL 34/2020, il quale prevede, tra l’altro, la predisposizione, entro il 31 dicembre di ciascun anno, sentite le organizzazioni sindacali, del POLA (Piano organizzativo del lavoro agile), quale sezione del Piano Triennale della Performance, il quale, in particolare, individua le modalità attuative del lavoro agile prevedendo, per le attività che possono essere svolte in modalità agile, che almeno il 60 per cento dei dipendenti possa avvalersene. ORBENE, SALVO POCHE ECCEZIONI (VEDI AD ESEMPIO GLI ARCHIVI NOTARILI), LA DIRETTIVA È STATA COMPLETAMENTE IGNORATA, SENZA CHE L’AMMINISTRAZIONE CENTRALE MUOVESSE UN DITO, IN QUANTO GLI UFFICI SI SONO COMPORTATI COME SE LA CRISI PANDEMICA FOSSE TERMINATA E COME SE LA NORMATIVA, DI LEGGE E DI REGOLAMENTO, SULLA MATERIA NON ESISTESSE. GLI STESSI INFATTI HANNO PROVVEDUTO SIC ET SIMPLICITER A REVOCARE LO SMART WORKING OBBLIGANDO TUTTI I LAVORATORI ALLA PRESTAZIONE LAVORATIVA ON SITE. A nulla rileva la circostanza che nell’organizzazione giudiziaria sia aperta, da poco, il tavolo negoziale sulla disciplina dello Smart Working. Ed invero gli uffici giudiziari ed i lavoratori che negli stessi operano attendono risposte immediate attuative della disciplina emergenziale e della ratio della medesima che è la protezione dal contagio.
Il successivo 4 agosto è stato recepito nella Giustizia il “Protocollo quadro per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici sui luoghi di lavoro in ordine all’emergenza sanitaria da Covid-19” sottoscritto dalle confederazioni e dalle federazioni di categoria CGIL CISL e UIL con il Ministro della Funzione Pubblica il 24 luglio 2020. La valenza della predetta ricezione sarebbe stata notevole. Infatti la stessa non solo avrebbe consentito alla Giustizia di uniformarsi a tutte le altre pubbliche amministrazioni che sin dall’aprile scorso hanno fatto proprie le determinazioni assunte dal Ministro della Funzione Pubblica, di concerto con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, in materia di misure di protezione dal contagio da Covid-19 (a partire dalla sottoscrizione del protocollo su tale materia avvenuta il 3 aprile 2020) ma avrebbe reso operative in tale importante settore della PA le pregnanti clausole contenute nell’atto negoziale in tema di protezione dal rischio di contagio ed in tema di relazioni sindacali. PURTROPPO CIÒ NON AVVENUTO PERCHÉ IL PROTOCOLLO È RIMASTO NEI CASSETTI DEL MINISTERO NON ESSENDO STATO DIRAMATO AGLI
UFFICI CENTRALI E PERIFERICI PER LA SUA APPLICAZIONE.
Il 3 agosto 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge 30 luglio 2020, n. 83 che, oltre a disporre la proroga dello stato di emergenza alla data del 15 ottobre 2020, tra l’altro ha previsto: il diritto allo svolgimento delle prestazioni di lavoro in modalità agile per i lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio da virus SARS-Co V-2, sulla base delle valutazioni dei medici competenti, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o, comunque, da comorbilità che possono caratterizzare una situazione di maggiore rischiosità accertata dal medico competente (art. 90, comma I secondo periodo, del DL 34/2020); il diritto riconosciuto ai lavoratori dipendenti disabili in condizione di gravità o che abbiano nel proprio nucleo familiare una persona con disabilità grave a svolgere la prestazione di lavoro in modalità agile a condizione che sia compatibile con le caratteristiche della prestazione (art. 39 comma I DL 18/2020). ORBENE NON RISULTANO ANCORA EMANATE DISPOSIZIONI REGOLAMENTARI DI ATTUAZIONE DELLA SUMMENZIONATA NORMATIVA DA PARTE DELLE AMMINISTRAZIONI DELLA GIUSTIZIA E, SE SONO STATE EMANATE, IN OGNI NON SONO STATE COMUNICATE ALLE ORGANIZZAZIONI SINDACALI.
Nel contesto dell’immobilismo delle amministrazioni della Giustizia, sopra descritto, si colloca il recente intervento del presidente delle Camere Penali il quale, nel lamentare il fatto che, mentre si discute “della ripresa di ogni possibile attività – scuola, discoteche, trasporti pubblici, alberghi, ristoranti…”, non si parla della ripresa dell’attività giudiziaria, denuncia il silenzio del Ministro della Giustizia che lascerebbe la gestione di tale ripresa “all’arbitrio dei singoli uffici giudiziari, e soprattutto alle determinazioni dei sindacati del pubblico impiego”. L’affermazione del presidente delle Camere Penali è davvero singolare. Ed invero in uno Stato di diritto la funzionalità dell’amministrazione giudiziaria, che è una pubblica amministrazione al pari delle altre, non è rimessa alle pur legittime istanze corporative di questa o quella categoria professionale siccome tutelate dalle rispettive rappresentanze associative (organismi dell’avvocatura, associazioni della magistratura, sindacati dei lavoratori ecc.) ma dalle leggi approvate dal Parlamento. Proprio per questo motivo IL SINDACATO, ED IN PARTICOLARE QUELLO CONFEDERALE CHE È DI GRAN LUNGA IL SINDACATO PIÙ RAPPRESENTATIVO DEI LAVORATORI PUBBLICI, ANCHE DELLA GIUSTIZIA, NON DECIDE (NÉ AMBISCE A FARLO) QUANDO E COME RIPRENDERANNO LE ATTIVITÀ PROCESSUALI MA CHIEDE SOLTANTO CHE NEGLI UFFICI GIUDIZIARI, AL PARI DI QUANTO AVVIENE NEGLI ALTRI UFFICI PUBBLICI, SI APPLICHINO LE DISPOSIZIONI NORMATIVE CHE IL PARLAMENTO HA APPROVATO PER LA DIFESA DAL CONTAGIO DEI CITTADINI TUTTI, COMPRESI QUELLI CHE OPERANO NELLA GIUSTIZIA: AVVOCATI, MAGISTRATI, LAVORATORI DELLE CANCELLERIE E DELLE SEGRETERIE GIUDIZIARIE, TESTIMONI, CONSULENTI, FORZE DELL’ORDINE, TECNICI, IMPUTATI ECC.
Tanto premesso, considerata la criticità della situazione, peggiorata dall’inerzia delle amministrazioni della giustizia, del tutto ingiustificata in particolare nella organizzazione giudiziaria ove, per la natura delle attività svolte (quelle processuali), fortissima è l’attenzione dell’opinione pubblica e la pressione degli organismi rappresentativi professionali (vedi Camere Penali) e maggiore è il rischio di contagio perché gli uffici sono presi d’assalto dall’utenza, CGIL CISL e UIL chiedono che a cura del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del Dipartimento dell’amministrazioni penitenziaria, del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità nonché della Direzione Generale degli Archivi Notarili siano impartite formali ed univoche disposizioni in tema di Smart Working affinchè lo stesso sia effettivamente applicato in tutte le strutture centrali e periferiche delle amministrazioni della giustizia in coerenza con i principi dettati dalla normativa vigente e fino
alla scadenza prevista dalla medesima. CGIL CISL e UIL chiedono inoltre che senza indugio sia inviato a tutti gli uffici il protocollo recepito il 4 agosto scorso corredato dall’invito rivolto alla dirigenza ad aprire da subito il confronto con le organizzazioni sindacali per l’applicazione delle clausole nello stesso contenute. CGIL CISL e UIL chiedono infine che presso il Gabinetto del Ministro sia attivato un osservatorio interdipartimentale sulla corretta applicazione della normativa emergenziale nel Ministero della Giustizia al fine di evitare il perpetrarsi di abusi e negligenze da parte della dirigenza degli uffici, anche centrali, forieri di danni per la salute dei lavoratori tutti e dell’utenza nonché lesivi della immagine della Giustizia.
CGIL CISL e UIL si riservano l’adozione di ulteriori iniziative in caso di negativo riscontro.
Distinti saluti
Roma, 4 settembre 2020
FP CGIL CISL FP UIL PA
Meloni \ Prestini Marra Amoroso
NUOVO PROTOCOLLO SICUREZZA
Lo scorso 1° settembre si è riaperto il tavolo della contrattazione, dopo la pausa estiva, per discutere del nuovo protocollo sulla sicurezza.
Tre sono punti, per noi fondamentali, da inserire o integrare:
– Il riconoscimento, all’interno del testo del protocollo, del diritto ai buoni pasto per il personale, a far data da marzo, considerando che il lavoro agile non è stato scelto dai lavoratori, ma previsto per legge.
– La necessità di specificare meglio, nel testo del protocollo, la categoria di lavoratori fragili e le relative tutele.
– L’esigenza di direttive chiare e precise sul lavoro agile, per evitare pericolose fughe in avanti, già realizzatesi in alcuni territori.
Con particolare riferimento al lavoro agile, riteniamo essenziale non disperdere l’esperienza di questi mesi, utile sia per ragionare su un nuovo sistema di misurazione e valutazione della performance, sia per non arretrare rispetto all’informatizzazione.
Roma, 04 settembre 2020
FP CGIL
f.to Matteo ARIANO
CISL FP
f.to Michele CAVO
UIL PA
f.to Bruno DI CUIA
Agosto è un mese che ai beni culturali destina sempre delle sorprese ed anche quest’anno non si è certo smentita la tradizione. Si è partiti con il blitz che ha comportato la cessione della gestione di uno dei siti più significativi delle Marche al locale Comune, la Rocca di Gradara, per il quale stiamo ancora aspettando uno straccio di motivazione plausibile dal vertice politico del Ministero ed è proseguito con l’emanazione dell’art. 24 D.L. 104/2020 – Misure urgenti per la tutela del patrimonio culturale e per lo spettacolo – che ha registrato una serie di misure di un certo spessore che riguardano il Ministero in riferimento al suo piano assunzionale, misure giustificate dalla ormai insostenibile situazione degli organici del ministero che attualmente viaggiano su una percentuale di carenze del 30% rispetto al fabbisogno non dirigenziale e del 50% di quello dirigenziale.
La norma agisce su due direttrici: da un lato autorizza l’attivazione di rapporti di lavoro di collaborazione professionale con esperti ai sensi dell’art.7, comma 6, D.Lgs. 165/01, nell’ambito dei quali la norma stessa consente l’attribuzione dell’incarico di Responsabile Unico del Procedimento. Il limite del compenso viene stabilito in 40mila euro per 15 mesi ed il finanziamento previsto è di 4 milioni di euro per il 2020 e di 16 milioni di euro per il 2021, circa 625 rapporti complessivamente attivabili.
Il comma 3 amplia la percentuale del ricorso ai rapporti di lavoro dirigenziali attivabili con procedure extra concorsuali portandola dall’8 al 15%. La natura di questi incarichi è di tipo quasi fiduciario e la disposizione limita l’attribuzione di incarichi dirigenziali esclusivamente a personale in servizio nel ministero in possesso dei requisiti previsti dalla legge per l’accesso ai ruoli. La stessa prevede una sorta di ulteriore trattamento di favore finalizzato al definitivo ingresso nei ruoli dirigenziali tramite il corso concorso previsto nei commi successivi inserendo come clausola di risoluzionedel contratto, che teoricamente può durare non oltre il 31 dicembre 2021, l’inserimento in posizione utile nella graduatoria di accesso al corso concorso.
I commi successivi declinano le modalità di accesso, previa un’apposita convenzione con la Scuola Superiore Pubblica Amministrazione, alla qualifica dirigenziale tecnica per corso concorso. Tramite una procedura a cui può accedere il personale interno fino ad una riserva massima del 10% dei posti messi a concorso. All’esito viene formulata una graduatoria, maggiorata del 50% rispetto ai posti resi disponibili, destinata al suo assorbimento totale con esplicito divieto di attivare nuovi concorsi sino al suo esaurimento.
Entrando nel merito di queste disposizioni non risultano per nulla convincenti le modalità di reclutamento dei dirigenti di provenienza interna che, legando quasi esplicitamente tali incarichi alla possibilità di approdare al corso concorso, prefigurano una sottile operazione di spoil system, considerata la natura fiduciaria di tali incarichi. In sostanza il rinnovamento della classe dirigente interna,
reso ineludibile dal fattore anagrafico, si attua in parte su modalità di scelta e di selezione poco trasparenti
e molto condizionate da criteri discrezionali e fiduciari. In particolare appare un precedente pericoloso l’ampliamento, sia pure per un tempo limitato, della percentuale dei rapporti ex art.19, comma 6, del D. Lgs. 165/01 e la norma che lega questi rapporti di lavoro all’inserimento nella graduatoria del corso concorso, che produce un legame singolare e poco trasparente tra l’incarico fiduciario e la sua successiva possibile stabilizzazione. Stabilendo peraltro una quota minima del 10% a favore del personale interno. Quota del tutto insufficiente e che probabilmente sarà quasi interamente ricoperta da chi ha avuto un incarico fiduciario.
Per quanto riguarda il ricorso alle collaborazioni esterne appare di assai dubbia legittimità la previsione di affidamento dell’incarico di RUP a soggetti estranei all’amministrazione, in palese contrasto con quanto previsto dall’art.31 del Codice Appalti che prevede l’esclusivo ricorso a professionalità reperibili negli organici interni. In sostanza le responsabilità connesse alla funzione, per le implicazioni evidenti relative al ruolo di rappresentanza di interessi pubblici, per la norma primaria non possono che essere attribuibili a dipendenti pubblici e non a soggetti estranei ancorché titolari di una collaborazione professionale temporanea con l’Amministrazione. Anche in questo caso si determina un precedente pericoloso poiché si assimilano compiti esclusivi dei dipendenti pubblici a prestazioni professionali temporanee a cui si può ricorrere solo a determinate condizioni dettate dalla legge. Di conseguenza non ci sorprende più di tanto la loro dimensione numerica, il ricorso a queste tipologie di rapporto di lavoro è pratica storicamente diffusa nel Ministero, malgrado la sottostima evidente dei dati ufficiali. Ci preoccupa invece, e molto, questa impropria equiparazione nell’esercizio di delicate funzioni pubbliche, tra dipendenti pubblici e privati.
Quindi a noi queste disposizioni sembrano una toppa che non risolve nulla e che invece interviene disinvoltamente su principi essenziali relativi alle modalità con cui si fanno le selezioni pubbliche ed all’esercizio delle responsabilità amministrative.
Quello che invece rimane tutto intero è il problema relativo alla progressiva sparizione del personale interno e quello derivante dai gravi ritardi, solo in parte giustificabili con l’emergenza COVID, che stiamo registrando rispetto all’attuazione del piano assunzionale. Che, bisogna sempre ricordarlo coprirà, entro la fine del 2021 ed ammesso che venga espletato in tempi accettabili, si e no il 40% delle carenze che si determineranno entro quella data, così come ci illustrano i dati pubblicati dal Ministero.
Questo è il nodo centrale, che non si risolve con le toppe a colori, ma con un piano straordinario di occupazione che si ponga l’obiettivo di risolvere una volta per tutte la questione ineludibile del ricambio generazionale. Un piano che sia accompagnato da una corretta determinazione del fabbisogno professionale e revisione delle dotazioni per area che contenga e non rincorra le esternalizzazioni nei cicli interni più qualificati, dalla vigilanza ai profili tecnico-amministrativi ed a quelli scientifici.
Su questo abbiamo chiesto di confrontarci e noi alcune proposte le possiamo avanzare da subito:
l’anticipo delle risorse maturate con le cessazioni per quota 100 e anticipate avvenute nell’anno precedente, la disponibilità di ulteriori risorse straordinarie, il conseguente ampliamento dei numeri della programmazione assunzionale a partire dal 2021, la previsione di riserva di posti per gli interni e per i contratti flessibili che hanno maturato i requisiti ex legge Madia, la stabilizzazione dei tempi determinati con un percorso normativo ad hoc.
Queste proposte le avanzeremo non appena, come promesso, verrà convocato il tavolo politico sul tema e, alla prossima, faremo invece il punto sulle questioni contrattuali sul tappeto che hanno pari urgenza di definizione.
Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale Mibact
Roma, 1 Settembre 2020
Comunicato a tutto il personale
(RIPRESA)
Si apre un periodo di intensa attività sindacale. Molti i nodi che verranno al pettine in questo scorcio d’Estate.
A partire dai primi giorni di Settembre, saremo chiamati, finalmente, a discutere di regolamentazione dello Smartworking, con la definizione di tutti gli istituti contrattualmente previsti e rimasti in sospeso nel periodo emergenziale. E’ un momento importante, perché dovremo discutere del tema, sia in relazione al periodo del cosiddetto Lavoro Agile in deroga, sia in relazione alle modalità di svolgimento dello stesso a partire dal 14 di settembre e fino al 31 dicembre, con importanti risvolti, crediamo, in relazione allo Smartworking ordinario dal primo gennaio 2021.
Nel breve periodo, spingeremo affinché venga subito definito un nuovo accordo sulla mobilità interna del personale, che rinnovi e superi quello del 2010, per l’importanza che esso ha sulle vite dei lavoratori e che permetta semplificare, conciliare e valorizzare il loro contributo, accrescendo contemporaneamente il grado di benessere organizzativo.
Sarà importante, proprio per i temi di innovazione organizzativa, di cui un nuovo accordo sulla mobilità entra a far parte, procedere finalmente alla convocazione della prima riunione dell’Organismo paritetico per l’Innovazione, di cui all’art. 6 del CCNL Funzioni Centrali per il triennio 2016-2018, che prevede che l’organismo paritetico realizzi una modalità relazionale finalizzata al coinvolgimento partecipativo delle organizzazioni sindacali di cui all’art. 7, comma 3 su tutto ciò che abbia una dimensione progettuale, complessa e sperimentale, di carattere organizzativo dell’amministrazione. Avere una sede come quella sopra descritta, risulta a parere delle scriventi, fondamentale ad affrontare il periodo di cambiamento che stiamo attraversando.
Con i bandi sulle progressioni verticali, l’Amministrazione ha avviato nell’ambito delle politiche del personale, le progressioni già autorizzate impedendo che venissero a scadenza nel 2020. Ma ancora molto rimane da fare, già queste OOSS hanno sottolineato con forza la necessità di un netto cambio di approccio per l’adeguamento dell’organico: non si può più procedere per singoli accordi con sommatorie di numeri non correlate a reali fabbisogni rilevati, a destinazioni di sede già pianificate, a programmi di sviluppo.
Bisogna cambiare sistema quindi, delineando una vera politica del personale che preveda assunzioni adeguate per misura, destinazione effettiva e tipologia delle professionalità, non da ultimo prevedendo bandi specifici del Ministero stesso, anche su base territoriale.
Proprio per questo, è necessario un confronto continuo con le Organizzazioni sindacali.
Va detto allora che con i recenti bandi sulle progressioni verticali, al contrario, si inizia proprio con il passo sbagliato perché non è stata data nessuna reale informativa, sui criteri e sulle procedure previsti.
Il bando per 33 passaggi di area dalla II e 7 dalla I area, ha suscitato perplessità non solo per il basso numero delle posizioni (soprattutto di area prima), ma anche per i meccanismi selettivi poiché è molto centrato sulla discrezionalità di una Commissione giudicante e su una prova orale, nonché su limitazioni al calcolo dei requisiti di anzianità di servizio.
Anche se i criteri del bando nelle progressioni verticali non sono oggetto di contrattazione ed il numero di progressioni riflette quello effettivamente autorizzato, nella considerazione dello insoddisfazione di coloro che per troppi anni hanno atteso invano l’avvio di procedure di selezione interne, le scriventi stigmatizzano la mancanza di informativa rivolta alle OOSS, che -prima!- ci avrebbe consentito di esprimere i rilievi che richiedere chiarimenti, problematiche che comunque verranno affrontate nel prossimo confronto con l’Ammistrazione.
Una libera interlocuzione con le OO.SS. sulle modalità di selezione -lo ripetiamo: nel rispetto dei ruoli consentiti dal tema specifico- avrebbe potuto raccogliere opinioni e contributi ed, eventualmente, produrre soluzioni più adeguate.
Questo metodo non può essere accettato.
Ricordiamo qui a titolo informativo, che l’area prima tenderà ad essere superata nei nuovi contratti proprio perché viene finalmente riconosciuto che tutte le tipologie di lavoro comportano un relativo grado di complessità come l’utilizzo di strumentazioni informatiche e quindi il possesso e l’esercizio di determinati requisiti cognitivi.
Non potremo abbassare certo la guardia in relazione all’emergenza sanitaria indotta dal Covid 19.
La situazione globale è allarmante, il tema dei rientri in sicurezza del personale ministeriale, rimane fondamentale. A tal proposito, ringraziamo i Rappresentanti per la Sicurezza dei Lavoratori per il lavoro svolto fino ad ora, e faremo di tutto per porre sempre il tema all’attenzione dell’Amministrazione, invitandola a programmare per tempo interventi efficaci a prevenire il contagio all’interno delle sedi ministeriali.
A proposito di sedi ministeriali, rimane per noi fondamentale addivenire ad un incontro immediato sulla situazione degli Ispettorati del MiSE. Sarebbe auspicabile un vero e proprio piano industriale per gli stessi, che sulla base degli obiettivi da raggiungere, ne definisca le esigenze più pressanti e ne delinei percorsi di sviluppo strategici.
Queste articolazioni del MISE, sono fondamentali per il nostro Paese, e vogliamo che siano posti nella condizione di funzionare al meglio.
FP CGIL CISL FP UIL PA
Roberto Copioli Carlo Filacchioni Stefano Fricano
Al Segretario Generale
Cons. Franco MASSI
SEDE
Al Vice Segretario Generale addetto al Personale
Cons. Saverio GALASSO
SEDE
Alla Dirigente Generale degli AA.GG.
Dott.ssa Laura CICCHETTI
SEDE
Unicredit S.p.A.
Direzione Generale
Piazza Gae Aulenti, 3 – Tower A
20154 Milano
reclami@unicredit.eu
e, p.c. Al Servizio Relazioni Sindacali
SEDE
A tutto il Personale della Corte dei conti
OGGETTO: Mancata osservanza della Convenzione stipulata tra Unicredit e Corte dei conti.
Con la presente, le scriventi Organizzazioni Sindacali, intendono esprimere il più profondo disappunto a seguito delle segnalazioni pervenute dal Personale della Corte dei conti per la mancata osservanza della Convenzione tra Unicredit e Corte dei conti (in allegato), come ad esempio l’applicazione della commissione per i bonifici e la variazione delle condizioni del contratto.
Parliamo di Agenzie Unicredit presenti, ad esempio, nelle città di Bari, Napoli e Milano, le quali, nonostante siano state informate da parte del Personale dell’esistenza della Convenzione indicata in oggetto, la disattenderebbero.
Si fa, altresì, presente il grave disagio che ha creato al Personale la chiusura della Filiale Unicredit, sita presso la Sede Centrale della Corte dei conti, dal 10 al 21 agosto 2020.
Pertanto, si chiede ai vertici dell’Istituto di farsi parte attiva affinché venga rispettata la Convenzione e che vengano restituite da parte di Unicredit le commissioni e le applicazioni di provvigioni non dovute, a tutto il Personale.
Roma, 1° settembre 2020
Susanna Di Folco Alessandro Guarente Fernanda Amidani
Scarica la guida:
https://www.etuc.org/sites/default/files/page/file/2020-08/ETUC-adaptation-climate-guide_IT.pdf
AL Ministro dell’Economia e delle Finanze
Prof. Roberto GUALTIERI
E p.c.:
Al Sottosegretario al Ministero
dell’Economia e delle Finanze
On. Pier Paolo BARETTA
Al Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
Dott. Marcello MINENNA
Roma, 31 Agosto 2020
Oggetto: richiesta modifiche art. 103, DL 104/2020
Gentile Sig. Ministro,
nei giorni scorsi le scriventi OO.SS. hanno incontrato il Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli, Dott. Marcello Minenna, ricevendo chiarimenti utili e per noi essenziali, sul progetto dell’Agenzia per la tutela del made in Italy, tramite il potenziamento di quelle attività e di quei servizi rivolti a tale scopo e che costituiscono anche l’oggetto della norma contenuta nell’art. 103 del D.L. 14 Agosto 2020, n° 104, dove viene prevista la facoltà, per non meglio precisati fini imprenditoriali, che codesto Ministero possa costituire, con socio unico l’Agenzia, una società regolata ai sensi delle disposizioni di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016 n. 175.
A tale riguardo abbiamo acquisito le rassicurazioni del Direttore dell’Agenzia sul fatto che la
costituzione della società in house, totalmente partecipata da ADM, avrebbe come solo scopo la gestione di un marchio di qualità che certifichi i prodotti oggetto di analisi da parte dei laboratori di ADM. Tale progetto, dunque, non costituirebbe alcuna limitazione all’attività attualmente svolta dai laboratori che, anzi, in una prospettiva di potenziamento dei servizi rivolti alla promozione del made in Italy, potrebbero veder la propria attività incrementata. Se questa volontà fosse confermata dalla norma, non verrebbero dunque messe in discussione le funzioni strategiche oggi svolte dai laboratori, che continuerebbero a provvedere alla “certificazione di qualità” tramite il personale dell’Agenzia, svolgendo la nuova società esclusivamente una attività di commercializzazione dei servizi e di valorizzazione degli stessi. Non si prefigurerebbe, quindi, alcuna privatizzazione o differente gestione dei laboratori di ADM e non si procederebbe ad alcun passaggio di personale pubblico alla nuova società.
Facendo seguito alla nostra nota del 19 Agosto u.s., anche a lei indirizzata, Le chiediamo di
confermare – attraverso le opportune modifiche legislative ed i cambiamenti necessari da apportare alla richiamata norma contenuta nel D.L. 14 Agosto 2020, n° 104 – gli obiettivi e i contenuti del progetto summenzionato, specificando che la costituzione della società in house, totalmente partecipata da ADM, ha come solo fine la gestione di un marchio di qualità e che ciò non modifica l’attività attualmente svolta dai laboratori e la loro gestione, che deve rimanere in capo all’Agenzia, cosi come l’attività di “certificazione di qualità” che dovrà continuare ad essere assicurata dall’Agenzia, con l’utilizzo del proprio personale. Le scriventi OO.SS. ritengono altresì fondamentale che una parte degli introiti e del ricavato dell’attività della società debba confluire in un fondo per il personale dell’ADM, visto che il contributo del personale dell’Agenzia e l’attività svolta dai laboratori sarà determinante per la realizzazione degli utili futuri della nuova società.
Tutto quanto premesso le scriventi, restano in attesa delle Sue determinazioni e delle conseguenti decisioni volte alla modifica dell’attuale art. 103 del D.L. 14 Agosto 2020, n° 104, al fine di chiarirne la corretta portata, in coerenza con il progetto illustratoci dal Direttore dell’Agenzia e rimangono disponibili ad un incontro, quale presupposto per un confronto pertinente sull’intera materia.
In attesa dei chiarimenti necessari resta ferma la proclamazione dello STATO DI AGITAZIONE DEL PERSONALE, le cui procedure di avvio, previste dalle norme di legge vigenti, saranno celermente avviate in tempi brevi, in assenza delle determinazioni attese, a tutela della continuità dei servizi pubblici oggi svolti dall’Agenzia e a tutela del suo personale.
Cordiali saluti
Fp Cgil Cisl Fp Uil Pa
F. Oliverio A. Marinelli S. Colombi
SMART WORKING, CCNI 2020 ED ALTRO
L’approssimarsi della data del 15 settembre 2020, termine ultimo di vigenza dell’articolo 87, comma 1, lettera a), del DL n.18/2020, convertito con la Legge n.27 del 24 aprile 2020, norma che limita nelle pubbliche amministrazioni la presenza di personale nei luoghi di lavoro esclusivamente alle attività ritenute indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza fisica dei lavoratori, impone l’esigenza, come già richiesto in più occasioni dalle scriventi organizzazioni sindacali, già in sede di sottoscrizione dell’Accordo sulla sicurezza nelle sedi dell’Istituto il 3 giugno scorso, di disciplinare, attraverso un percorso di confronto e di condivisione con le organizzazioni sindacali, la materia del lavoro agile anche in considerazione delle novità apportate dallo stesso legislatore in sede di conversione del cosiddetto “Decreto Rilancio” (DL n.34/2020 convertito dalla Legge n.77 del 17 luglio 2020). L’attesa di eventuali “decreti (uno o più decreti recita l’articolo 263 della L. n.77/2020) del Ministro per la pubblica amministrazione con i quali “possono essere stabilite modalità organizzative e fissati criteri e principi in materia di flessibilità del lavoro pubblico e di lavoro agile” non può, infatti, esimere l’Amministrazione dal convocare le rappresentanze sindacali dei lavoratori per definire un accordo con il quale regolare lo smart working. Riteniamo che sia indifferibile uscire dalla fase dello smart working emergenziale, fase caratterizzata dall’unilateralità delle decisioni adottate dall’Istituto, così come da altre Pubbliche Amministrazioni, e ricondurre tale modalità di esecuzione della prestazione lavorativa nell’alveo naturale del confronto sindacale e della contrattazione di Ente. Del resto, il “Protocollo quadro per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici sui luoghi di lavoro in ordine all’emergenza sanitaria da Covid-19”, sottoscritto lo scorso 24 luglio a Palazzo Vidoni dalle Organizzazioni sindacali di categoria del pubblico impiego con il Ministro per la Pubblica Amministrazione stabilisce che “ nelle more di una definizione contrattuale specifica del rapporto di lavoro agile, le amministrazioni attivino il confronto con le OO.SS. … anche prevedendo la coerente applicazione degli istituti del rapporto di lavoro previsti dai CCNL vigenti alle attività di lavoro svolto in forma agile”. Pertanto, ribadiamo la richiesta, già fatta a luglio, di definire una disciplina condivisa della materia.
Al pari di quanto richiamato in materia di lavoro agile, sollecitiamo l’Amministrazione ad attivare in tempi brevi le trattative sul CCNI 2020 sia per le aree sia per i dirigenti, i professionisti ed i medici in modo da avviare per tempo quel confronto che altrimenti, come purtroppo accaduto in passato, verrebbe ad essere costretto nei tempi
dall’approssimarsi della fine dell’anno solare e dall’esigenza di avviare la contrattazione integrativa per l’anno successivo! I temi da affrontare nell’ambito della contrattazione integrativa 2020 sono molteplici, alcuni sono richiamati nella sezione delle dichiarazioni congiunte del CCNI 2019 (progressioni orizzontali, revisione del sistema indennitario, contrattazione decentrata ecc.), ed avviare il confronto risulta oltremodo indifferibile.
Con l’occasione si rinnovano tre richieste, ad oggi prive di formale riscontro da parte dell’Amministrazione, fatte dalle scriventi organizzazioni sindacali lo scorso 31 luglio e 3 agosto.
La prima attiene alla necessità di modificare il messaggio Hermes n.2959 del 27 luglio 2020 in materia di svolgimento delle prestazioni lavorative in presenza in modo da rendere possibile il completamento, in modalità agile, dell’orario ordinario di lavoro giornaliero anche in presenza di attività lavorativa resa fisicamente in ufficio. La seconda richiesta riguarda la fruizione dei riposi compensativi per il personale che ha svolto attività lavorativa le domeniche e nei giorni festivi piena emergenza Covid-19:come abbiamo avuto modo già di rappresentare nella richiesta del 3 agosto scorso, sarebbe opportuno, e aggiungiamo moralmente corretto, da parte dell’Amministrazione consentire al personale che ha maturato i riposi compensativi di poterne fruire visto che l’emergenza sanitaria non ha permesso a molti colleghi di utilizzare le relative ore oltre i canonici 60 giorni. La terza riguarda, infine, la necessità di “riconoscere” l’assemblea sindacale oraria per le quattro giornate di assemblea tenutesi a luglio.
Le rigide applicazioni mal si conciliano con la flessibilità ampiamente dimostrata da tutto il personale in questi mesi!
Roma, 31 agosto 2020
FP CGIL
Matteo Ariano
Antonella Trevisani
CISL FP
Paolo Scilinguo
CONFINTESA/FP
Francesco Viola
CONFSAL-UNSA
Piergiuseppe Ciaraldi
Sergio Peppetti
Si è concluso finalmente, con la pubblicazione delle graduatorie definitive e dopo una serie di ostacoli burocratici, il procedimento relativo all’attribuzione delle PEO 2019. Un risultato, a nostro avviso, importante per riconoscere al personale del MIT, dopo dieci anni di immobilismo, la pro-fessionalità acquisita nel corso del tempo. Le posizioni originariamente previste sono state incre-mentate grazie alle risorse che la nostra organizzazione ha chiesto di recuperare evidenziando un errore nel calcolo del fondo e chiedendone il ricalcolo. Sono stati quindi recuperati circa 1.000.000 di euro in più e destinati all’ampliamento dei numeri previsti dall’accordo PEO 2019 con l’accordo integrativo del 19 febbraio scorso. L’amministrazione ha inteso utilizzare tali risorse ag-giuntive, che rappresentano il 30% delle risorse complessive destinate alle PEO, aumentando il numero dei vincitori sia di seconda che di terza area di duecento unità.
Tutti i vincitori (700 di terza area, 1200 di seconda e tutti i 18 di prima) saranno inquadrati nella nuova posizione economica dal 1 gennaio 2019, con la corresponsione degli arretrati da tale data. Le percentuali raggiunte sono cospicue: il 100% dei partecipanti di prima, il 31% di seconda e il 32% di terza: tradotto in numeri, sono 1918 i lavoratori del MIT su circa seimila attualmente in servizio.
Il nostro impegno prioritario rimane quello di addivenire a un secondo bando per il prossimo anno al fine di garantire, dapprima a coloro che non sono riusciti a rientrare pur avendo un’anzianità di 10 punti (175 per la seconda area e 101 per la terza), e poi a tutti gli altri la possibilità di progredi-re.
Chi ha dubbi sul punteggio attribuito rispetto al bando potrà rivolgersi, dai primi giorni di settem-bre, ai nostri uffici vertenze delle sedi territoriali per fare una verifica ed eventualmente intra-prendere le azioni legali necessarie.
Questo è solo un primo risultato per la valorizzazione della professionalità dei lavoratori del MIT che per tanti anni non hanno avuto alcuna possibilità di crescita. Adesso il nostro prossimo obiet-tivo sono i passaggi di area: un ulteriore tassello per il riconoscimento delle professionalità. E’ tempo che si passi dagli impegni assunti al tavolo sindacale alla pubblicazione dei bandi. Su questo misureremo la volontà dell’amministrazione e per questo come organizzazione sindacale saremo in campo perché le procedure si attivino già da settembre.
La Coordinatrice Fp Cgil Mit
Carmen Sabbatella
p. la Fp Cgil Nazionale
Paolo Camardella
COMUNICATO UNITARIO ASSEMBLEA LAVORATORI ENAC
DEL 11 AGOSTO 2020
Sono stati oltre 250 i collegamenti in video conferenza all’assemblea di ieri, convocata da
FP-CGIL, FP-CISL, FIT-CISL, UIL-PA, USB-P.I., FLP e CIDA per fare il punto sulla vertenza
relativa all’ipotesi di trasformazione dell’ENAC in Ente Pubblico Economico (EPE).
Una partecipazione persino oltre le aspettative in un periodo di ferie (dietro molti schermi vi
era più di una persona), di tutte le professionalità dell’Ente e di tutti i territori, su cui dovrebbe
riflettere chi ha dichiarato che la privatizzazione non si farà senza il consenso dei lavoratori
dell’ENAC e delle parti sociali: ci riferiamo alla Ministra De Micheli ed al Presidente Zaccheo.
Con intelligenza e passione, le lavoratrici ed i lavoratori hanno espresso le loro
preoccupazioni e, in molti interventi, la decisa contrarietà al progetto di trasformazione
dell’ENAC in un soggetto di diritto privato, quale sarebbe l’EPE. Un Ente al quale di pubblico
resterebbe soltanto il nome (e le risorse finanziarie!); un attore fra gli altri in chissà quale
mercato, iscritto al registro delle imprese con lo scopo di lucro, ma privo di un ruolo
economico riconoscibile, che perderebbe la capacità di esercitare con le dovute garanzie di
indipendenza, imparzialità e trasparenza quei poteri autoritativi pubblici in materia di
regolazione, vigilanza, controllo del trasporto aereo e sicurezza del volo che gli sono propri.
Un progetto oscuro nelle sue finalità, bene occultate in un breve articolato da inserire in
qualche maxi provvedimento legislativo, dove l’ideologismo di chi propugna la fuoriuscita
dalle regole del rapporto di lavoro pubblico come strumento per “riformare” la pubblica
amministrazione sembra sposarsi con le mire di chi vuole un ENAC “controllore” più morbido
con i “controllati” e gli appetiti di chi vorrebbe gestire le risorse dell’ENAC (lo ripetiamo:
risorse pubbliche, derivanti dai canoni di concessione demaniali degli aeroporti) come
fossero cosa propria, lontano il più possibile dal controllo democratico.
Un progetto che non porterebbe nessun reale vantaggio né al sistema paese né ai lavoratori, specie in un momento storico in cui si nazionalizza Alitalia e si chiede maggior controllo dei concessionari pubblici, avverso il quale le scriventi OO.SS. hanno da tempo presentato, sia al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti sia al Presidente dell’ENAC, delle valide alternative, che nel consentire un rafforzamento dell’Ente sotto tutti gli aspetti anche per quanto riguarda le risorse economiche e umane, lo manterrebbero all’interno del perimetro delle amministrazioni dello Stato.
E non sono mancate, negli interventi di ieri, le denunce dei lavoratori dello stato insoddisfacente (di più: allarmante, se riferito all’emergenza sanitaria ancora in atto) delle relazioni aziendali che caratterizza l’Ente, certo non promettente se il futuro dovesse spostare gli equilibri a favore dell’arbitrio e a danno delle regole.
Costante di tutti gli interventi l’orgoglio e la consapevolezza di lavorare nell’interesse della collettività, la forte determinazione e il desiderio di continuare a farlo. Al servizio esclusivo del Paese come vuole la nostra Costituzione.
Pertanto, le scriventi OO.SS. annunciano la programmazione di uno sciopero per la prima data utile, dopo aver avviato la procedura di raffreddamento al Ministero del Lavoro; contemporaneamente, metteranno in campo tutte le azioni di informazione, politiche, sindacali a loro disposizione per contrastare questo dannoso progetto di privatizzazione e guadagnare una sede di confronto vero, non viziato da posizioni preconcette e ideologiche, sulle diverse alternative possibili. Non solo con i vertici dell’ENAC e con la Ministra, ma con il governo e tutti i decisori politici, con le commissioni parlamentari; perché la scelta ultima sia fatta in piena consapevolezza e assunzione di responsabilità.
Roma, 12 agosto 2020