“Il ministro Zangrillo trionfalmente annuncia uno 0,22% in più sul CCNL 22/24 che in realtà avevamo già nel 19/21 e che il Ministro aveva tagliato! Quella cifra infatti era frutto dell’accordo confederale che fu fatto con il Ministro precedente per sbloccare una parte del tetto al salario accessorio. Il Ministro, quindi, rivende un mancato taglio come un finanziamento aggiuntivo e non dice che ancora una volta bloccano il salario accessorio di tutti i dipendenti pubblici ai valori del 2016, cioè fermi a 8 anni fa!”.
Lo scrive in una nota la Segretaria generale Fp Cgil, Serena Sorrentino.
“A maggior ragione – conclude – saremo in piazza il 19 ottobre con la Uil perché non ci rassegniamo a questa ingiustizia. Vogliamo salari dignitosi e che siano rimossi tutti i tetti al salario accessorio per valorizzare la produttività, migliorare la Pa e dare risposte concrete a chi lavora nel servizio pubblico”.
“Continueremo lotta per stabilizzazione. Grave non prevedere riserva in bando dell’8 ottobre”
“La Fp Cgil denuncia il fatto che il nuovo bando, uscito l’8 ottobre, per l’assunzione negli enti locali di 2200 funzionari per le politiche di coesione a tempo indeterminato, rischia di portare al licenziamento di decine di precari che ormai da quasi 3 anni svolgono le stesse funzioni negli enti locali”.
E’ l’allarme lanciato da Funzione Pubblica Cgil.
“Nonostante la mobilitazione dei lavoratori abbia portato alla stabilizzazione di un importante numero di questi precari, e nonostante gli emendamenti in Parlamento che abbiamo sollecitato con l’obiettivo di stabilizzarli tutti, il governo ha scelto di fare un bando che neppure garantisce una riserva in favore di questi ultimi. Appare assurdo – osserva ancora Fp Cgil – che si escludano dalla riserva proprio quei lavoratori che quasi 3 anni fa hanno fatto un concorso, per rapporti di lavoro a tempo determinato, ma con le stesse finalità per cui oggi si assume a tempo indeterminato”.
“Nulla poi il governo ha predisposto a fronte dell’eventualità che tra la fine del rapporto di lavoro dei dipendenti precari e l’eventuale arrivo dei nuovi funzionari, le attività svolte dai lavoratori precari si fermino, disperdendo il lavoro e le esperienze professionali fin qui acquisite. Noi – si legge ancora nella nota di Fp Cgil – proseguiremo la nostra lotta per garantire che tutti i precari legati alle politiche di coesione vengano stabilizzati. Abbiamo più volte spiegato che, pur essendo positivo il fatto che si assumesse a tempo indeterminato, le 2200 assunzioni non erano sufficienti per supportare enti caratterizzati da gravissime carenze di organico. Di certo però il governo aveva tutti gli strumenti per evitare che queste nuove assunzioni potessero portare addirittura a dei licenziamenti, garantendo a tutti precari la stabilizzazione. Il governo tuttavia ha consapevolmente scelto di non farlo”.
“Anche per questo saremo in piazza del Popolo a Roma, con Uil Fpl e Uil Pa, sabato 19 ottobre”, conclude Fp Cgil.
Italia fanalino di coda in Europa
Roma, 4 ott – “Non c’è tempo! Per rendere concreto l’impegno del Ministro di ‘salvaguardare e valorizzare la componente civile del Dicastero, riconoscendo le variegate e altamente qualificate professionalità che la stessa è in grado di esprimere’, Governo e Parlamento dovrebbero, entro la prossima legge di bilancio, rimandare la norma che prevede la riduzione a 20.000 unità dei dipendenti civili, almeno fino al 2034 come già approvato per i militari”. È quanto sostengono i coordinatori nazionali della Difesa di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa.
“Perché la Difesa del nostro Paese possa confrontarsi con quelle degli altri Stati europei – proseguono -, chiediamo che il personale civile, oggi pari a circa il 12% del totale, si allinei alle medie UE pari al 25% dell’intera forza disponibile. È poi indispensabile rendere stabile il finanziamento di 10 milioni di euro, sempre dal bilancio interno della Difesa, che il vertice politico ha assicurato per il solo 2024, a parziale ristoro dei 21 milioni di euro sottratti alla componente civile negli anni scorsi, destinati alle attività dei dipendenti civili di supporto alla capacità operativa delle FFAA”.
“Chiediamo atti concreti per la valorizzazione e qualificazione dell’attività civile del Ministero della Difesa”, concludono i sindacati.
“Il governo deve dare risposte ai lavoratori delle funzioni centrali, delle funzioni locali e della sanità”, hanno spiegato i Segretari generali, rispettivamente Serena Sorrentino, Rita Longobardi e Sandro Colombi. La crisi tocca tutti i settori pubblici e le trattative con il governo non offrono risposte. Sono in gioco – spiegano i sindacati – la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori e i diritti costituzionalmente riconosciuti alle cittadine e ai cittadini. Noi non ci stiamo: il 19 saremo tantissimi in piazza a Roma.
Alla manifestazione sono annunciate oltre 10.000 presenze da tutt’Italia.
Roma, 27 set – “L’arresto in flagranza è una misura spot che non affronta il vero problema che è quello di evitare che il personale sanitario sia aggredito. Per contrastare il fenomeno inaccettabile delle aggressioni al personale sanitario da tempo sollecitiamo interventi a monte, attuando misure che prevengano le aggressioni. Assunzioni, monitoraggio, analisi dei casi, prevenzione e formazione per il personale e soprattutto per i dirigenti, misure di intervento sull’organizzazione del lavoro sono le azioni che devono essere parte integrante di una strategia efficace a tutela di lavoratrici e lavoratori”. Lo scrive in una nota la segretaria nazionale Fp Cgil Barbara Francavilla commentando l’approvazione del decreto legge contro le aggressioni al personale sanitario. “Come organizzazioni sindacali – osserva – siamo state informate solo tardivamente, a decisioni già prese dei contenuti di questo provvedimento. I dati dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti, delle professioni sanitarie e sociosanitarie (Onseps) già sei mesi fa hanno certificato la gravità del fenomeno che noi da sempre denunciamo: nel solo 2023 sono state 16.000 le aggressioni fisiche e verbali che hanno coinvolto 18.000 lavoratori e lavoratrici, in prevalenza donne”. “Come Fp Cgil ribadiamo la necessità di un’organizzazione del lavoro che si orienti sul paziente piuttosto che sulla prestazione, la predisposizione di un registro dei mancati infortuni, la previsione di disciplinari di accreditamento per strutture pubbliche e private che prevedano un monitoraggio degli episodi di violenza e degli eventi sentinella e verifica delle azioni messe in campo dalle aziende, il riconoscimento dell’infortunio in caso di assenza dal lavoro conseguente ad aggressione, favorire il supporto psicologico in caso si verifichino situazioni di forte stress per personale e pazienti, potenziare l’assistenza territoriale, un indennizzo specifico ed automatico al personale che subisce un’aggressione, congedo retribuito obbligatorio per il recupero psicofisico per il personale che subisce un’aggressione”.“L’approccio securitario del Governo affronta il tema dell’inasprimento della sanzione a fatto già avvenuto. Riteniamo come organizzazione sindacale che i datori di lavoro pubblici, privati e le istituzioni invece abbiano innanzitutto il compito di occuparsi di evitare che chi ogni giorno si occupa di cura e assistenza delle persone vada al lavoro con la paura di essere aggredito, per questo proseguiremo le iniziative di mobilitazione per dare risposte concrete a chi lavora per la salute e l’assistenza dei cittadini”, conclude Francavilla.
INTERSINDACALE
DIRIGENTI MEDICI, VETERINARI E SANITARI DEL SSN
AAROI-EMAC
FASSID (AIPAC-AUPI-SIMET-SINAFO- SNR)
FP CGIL MEDICI E DIRIGENTI SSN
FVM FEDERAZIONE VETERINARI E MEDICI
UIL FPL MEDICI E VETERINARI
_________________________________________________________________________________
Comunicato 25 settembre 2024
CRISI DELLA SANITÀ PUBBLICA
SERVONO SINERGIE
INIZIATIVE UNITARIE
DELL’INTERSINDACALE MEDICA, VETERINARIA E SANITARIA
I Segretari Nazionali delle OO.SS. della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria si sono riuniti martedì 24 settembre per approfondire le criticità che da anni affliggono il SSN e per individuare iniziative comuni finalizzate alla difesa dei servizi offerti ai cittadini.
Le condizioni di lavoro del personale del SSN, l’aggravarsi dell’insoddisfacente risposta che esso è in grado di dare alla domanda di salute in termini di prevenzione, cura e riabilitazione, il progressivo spostamento dei livelli di assistenza nell’alveo della sanità privata, il tasso di abbandono delle cure da parte dei cittadini più poveri, l’aumento delle aggressioni al personale delle strutture sanitarie, le croniche carenze di personale, la permanenza dei tetti di spesa per le assunzioni, le condizioni di sfruttamento dei sanitari specializzandi non contrattualizzati e – non ultimo –l’inadeguato finanziamento per il rinnovo dei contratti pubblici, impongono a tutti la responsabilità della coesione e della ricerca di sinergie, tra le componenti professionali e sindacali, indispensabili alla tenuta di un confronto serrato con il Governo e le Regioni da una parte, e per la costruzione di alleanze con i cittadini dall’altra, in difesa della più importante infrastruttura sociale del nostro paese.
L’iniziativa sindacale oggi condivisa si concretizzerà nel mese di novembre con una conferenza unitaria degli esecutivi nazionali e regionali di tutte le sigle dell’Intersindacale di categoria, per dare vita ad una fase costituente di una piattaforma originale in rappresentanza degli interessi comuni dei cittadini e dei professionisti, cuore pulsante dei servizi e delle unità operative delle aziende sanitarie territoriali e ospedaliere.
La conferenza degli esecutivi delle sigle dell’Intersindacale costituirà il punto di partenza per iniziative che hanno l’obiettivo di raccogliere e unificare tutte le energie disponibili, in rappresentanza delle legittime aspirazioni dei nostri colleghi in difesa del Servizio Sanitario Nazionale e della dignità professionale del personale che lo anima, a tutela della salute dei cittadini.
Roma, 23 set – “Oggi è stata una straordinaria giornata di partecipazione da parte delle lavoratrici, dei lavoratori e dei professionisti della sanità privata e delle RSA Aris Aiop. Circa 20.000 manifestanti si sono radunati nelle piazze di tutta Italia per chiedere dignità e giusto riconoscimento contrattuale”: lo dichiarano, in una nota stampa, le segreterie di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
“Nonostante le precettazioni imposte dai datori di lavoro, che includono anche servizi non essenziali e che saranno prontamente contestate alla Commissione di Garanzia, abbiamo registrato una partecipazione dell’80% del personale, a testimonianza della forza delle nostre ragioni e della determinazione di chi lavora ogni giorno per garantire la salute e l’assistenza ai cittadini. Parliamo di donne e uomini a cui sono stati calpestati i propri diritti e che chiedono da 12 anni un nuovo contratto delle RSA, così come il rinnovo del CCNL di Sanità Privata, scaduto nel 2018”, proseguono i sindacati.
I presìdi si sono tenuti in molte città italiane, da nord a sud del Paese, coinvolgendo lavoratrici e lavoratori che operano in strutture dove si applicano i contratti Aiop e Aris per la sanità privata e le RSA. “Questi lavoratori attendono da anni il rinnovo del contratto, mentre le associazioni datoriali continuano a legare ogni trattativa alla copertura dei costi contrattuali tramite finanziamento pubblico, una posizione per noi inaccettabile e che testimonia una totale assenza di responsabilità sociale nei confronti degli operatori”, ribadiscono le organizzazioni sindacali.
A margine del presìdio di Roma, una delegazione sindacale è stata ricevuta dal Capo Segreteria del Ministro della Salute: “Abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che a breve verranno convocate tutte le parti per un tavolo tecnico di confronto tra Sindacati, Conferenza delle Regioni, le parti datoriali e il Ministero della Salute. Questo è un primo segnale di apertura, ma non basta”, sottolineano.
La mobilitazione, infatti, non si ferma: “Continueremo a lottare fino a quando non sarà riconosciuto il giusto trattamento contrattuale e salariale a tutti i professionisti che, come quelli del pubblico, garantiscono quotidianamente il diritto costituzionale alla salute. Il valore del lavoro deve tornare al centro della discussione. Non ci fermeremo fino a quando non vedremo riconosciuta la professionalità di chi lavora nelle strutture accreditate e convenzionate, garantendo pari diritti e retribuzioni”, concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl.
“Riteniamo – scrive il Coordinamento – che per garantire un dibattito democratico andrebbe sempre data voce a tutte le parti in causa e in qualità di professionisti impegnati tutti i giorni a tutelare la salute delle persone, riteniamo necessario fare chiarezza per contrastare quella campagna mediatica che, già con le dichiarazioni del Ministro Giorgetti nel 2019, ha gravemente leso l’immagine dei medici di medicina generale e minato la fiducia dei cittadini, indispensabile nella relazione di cura”.
“Le ragioni che sono alla base della crisi dei servizi di emergenza urgenza, e non solo, risiedono nel definanziamento inarrestabile del Servizio Sanitario Nazionale, nell’inconsistenza di un solido e razionale progetto a sostegno della sanità pubblica, nel precariato, nel mancato potenziamento della medicina territoriale, nel carente ricambio generazionale e nelle politiche conflittuali che dividono i professionisti del mondo ospedaliero da quello territoriale. Riteniamo – si legge ancora – che tale narrazione rischia di risolversi in una caccia al colpevole scaricando le responsabilità nel contrasto tra Medici, operatori sanitari e cittadini, così come testimoniano gli episodi di cronaca degli ultimi giorni (Foggia, Pescara, Cagliari), anziché richiamare il Governo alla responsabilità di sistema nei confronti del SSN e dell’emergenza urgenza”.
“Al contrario una campagna d’informazione preventiva seria e costruttiva dovrebbe invece chiarire in maniera completa ed oggettiva l’origine dei problemi che affliggono il nostro SSN. Riteniamo che il problema possa essere avviato a soluzione attraverso un coerente e concreto sviluppo dell’assistenza territoriale e delle Case di Comunità, che veda finalmente i Medici di Medicina Generale come parte integrante del SSN, con un contratto di dirigenza e realmente organizzati in equipes operative che vedano garantite ai medici di assistenza primaria tutele che ancora oggi nel 2024 ci vediamo negate, tutela alla maternità, malattia, ferie, copertura INAIL, TFR. Oggi al Ministro Schillaci ed al Governo chiediamo come mai, se il lavoro che svolgiamo è davvero così invidiabile, poco impegnativo e molto ben remunerato, assistiamo alla continua fuga dalla professione da parte dei giovani medici e le zone carenti vanno sempre più spesso deserte lasciando interi territori senza l’assistenza cui tutti i cittadini avrebbero diritto? Non dovremmo forse tutti insieme capire che l’attuale rapporto di lavoro incentrato sulla libera professione è ormai antistorico, inefficiente per il sistema, inadeguato per i cittadini e ingestibile per i professionisti? Non basta la previsione, annunciata dal Ministro Schillaci in queste ore, di farci lavorare qualche ora in più nelle case di comunità, serve una vera riforma strutturale delle cure primarie che dalla formazione al contratto sia funzionale ad un’organizzazione multiprofessionale e integrata intorno alle persone”, conclude la Fp Cgil MMg.