“Siamo sconvolti e addolorati dal tragico incidente avvenuto questa mattina sull’Autostrada A1, tra Arezzo e Valdarno, che ha coinvolto diversi veicoli tra cui un’ambulanza, rimasta schiacciata, a bordo della quale sono morti un operatore, una volontaria di appena 23 anni e il paziente che veniva trasportato”. Così la Funzione Pubblica Cgil commenta il tragico incidente.

“Ci stringiamo attorno alle famiglie delle vittime e un pensiero commosso va alla Misericordia e a chi ha perso la vita mentre metteva il proprio impegno e il proprio lavoro al servizio delle persone e della collettività. Un ringraziamento, infine, a tutti quelli che stanno prestando soccorso in queste ore”, conclude la Fp Cgil.

Un contratto che garantisce ai lavoratori più salario e più diritti

Esprimiamo piena soddisfazione per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro 2025-2027 per i dipendenti dei Consorzi ed Enti di Sviluppo Industriale aderenti alla FICEI firmato con incrementi tabellari a regime che vanno da 168,80 euro per A1 a 310,24 euro per i Q2 ed importanti miglioramenti anche sul piano normativo”. Così Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl commentano il rinnovo del contratto Ficei 2025-2027.

I sindacati spiegano tutte le novità del contratto: “L’accordo siglato garantisce aumenti salariali importanti in tre tranche (gennaio 2025, gennaio 2026 e gennaio 2027) e il recupero completo degli arretrati (da Gennaio ad Agosto 2025). Abbiamo ottenuto un aumento del buono pasto (da 7 a 8 euro), l’aumento delle indennità specifiche a partire dal 1 Settembre 2025 (Cassa/economato: 55 €, Trasferta: 44 €, Rischio 358 annui), un aumento delle indennità di reperibilità, un aumento dell’indennità Quadri, una maggiorazione dell’Elemento di Garanzia Retributiva a 52 euro. A questo dobbiamo anche aggiungere un aumento dei permessi studio triennali da 150 a 200 ore, 2 ore aggiuntive per esami diagnostici per over 60, il Fondo formazione raddoppiato, l’incremento del congedo di paternità a 15 giorni e per il congedo parentale l’incremento della retribuzione al 40% per i restanti 5 mesi. Le tutele in caso di patologie gravi sono state rafforzate mediante l’estensione del periodo di comporto a 22 mesi e del periodo di aspettativa non retribuita a 18 mesi. È stato inoltre stabilito che i giorni dedicati a terapie salvavita e ai relativi effetti non siano computati ai fini del calcolo del comporto. Ed infine con soddisfazione, annunciamo la creazione di una clausola di armonizzazione in base alla quale “nei casi di fusione, incorporazione tra i vari Consorzi e/o Enti di Industrializzazione e/o costituzione di nuove entità, nel caso in cui venga applicato da tali realtà il presente CCNL, si avvierà una contrattazione tra le parti firmatarie del presente CCNL a livello territoriale competente, e/o Nazionale se coinvolge più strutture situate in più regioni, per procedere ad una verifica sulla corretta armonizzazione, a partire dal corretto inquadramento del personale coinvolto”. Infine, è stato istituito un meccanismo di salvaguardia economica per la continuità del trattamento retributivo durante i periodi di vacanza contrattuale: la nuova disciplina prevede l’erogazione automatica di una anticipazione dei benefici derivanti dal rinnovo contrattuale. A decorrere dal terzo mese successivo alla scadenza contrattuale, tale copertura sarà parametrata al 30% dell’indice di inflazione IPCA e, trascorsi sei mesi, sarà elevata al 50% del medesimo indice”.

“Questo rinnovo contrattuale valorizza le competenze già presenti negli enti e Consorzi e dà una risposta concreta al calo del potere d’acquisto determinato dall’inflazione. È un contratto che dà alle lavoratrici e ai lavoratori più salario e più diritti”, concludono.

Serve un impegno vero, concreto e responsabile da parte di tutte le controparti

“Nella mattinata di ieri si è aperto ufficialmente il tavolo di trattativa per il rinnovo del Ccnl Rsa, scaduto da oltre tredici anni. Un’apertura che rappresenta un passaggio importante e atteso ma non dimentichiamo che proprio Aris, insieme ad Aiop, aveva assunto l’impegno, attraverso gli accordi ponte del 24 gennaio e del 3 ottobre 2023, di superare definitivamente i contratti sottoscritti da organizzazioni non rappresentative, con l’obiettivo di arrivare ad un contratto unico di settore. Quegli impegni, ad oggi, non sono ancora stati mantenuti”. Lo dichiarano in una nota congiunta Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl a margine dell’incontro di ieri a Roma presso la sede nazionale di Aris, Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari.

“Siamo consapevoli che l’apertura del tavolo – precisano i sindacati – sia un primo passo utile ma non sufficiente. Restano ancora troppi nodi aperti. In primo luogo, il pieno coinvolgimento di Aiop nel rinnovo del Ccnl Rsa, per arrivare finalmente a un contratto unico di settore che ponga fine al dumping contrattuale. In secondo luogo, l’apertura immediata della trattativa per il rinnovo del Ccnl della Sanità Privata, anch’esso fermo alla tornata 2016-2018. Abbiamo posto con chiarezza queste richieste ad Aris, prendendo atto, con rammarico, dell’assenza ingiustificata di Aiop”.

“Non vogliamo condurre due negoziati separati ma, se AIOP non dovesse rispettare gli impegni presi e continuasse a sottrarsi alle proprie responsabilità ignorando le nostre istanze, proseguiremo nel percorso di mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Il prossimo incontro con Aris è fissato per il 30 settembre. Il nostro obiettivo è quello di migliorare il salario, i diritti e le tutele ed arrivare ad un contratto giusto e soddisfacente per le lavoratrici e i lavoratori del settore. Diciamo sin da subito, però, che non accetteremo tempi lunghi: questa trattativa deve concludersi nel più breve tempo possibile, nel rispetto della dignità di chi da anni attende un contratto. Infine, ribadiamo ancora una volta che è urgente e non più procrastinabile avviare anche la trattativa per il rinnovo del Ccnl Aiop/Aris Ospedalità Sanità Privata fermo al triennio 2016-2018. C’è bisogno – concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – che anche le istituzioni facciano la loro parte per fermare il dumping contrattuale che avviene sulle spalle delle lavoratrici, dei lavoratori e dei finanziamenti pubblici. Abbiamo bisogno di regole certe che vengano applicate; c’è bisogno di responsabilità e di azioni concrete”.

Apprendiamo del rinnovo contrattuale sottoscritto tra l’associazione datoriale Anaste e alcune sigle sindacali autonome. Si tratta di un rinnovo, se così vogliamo definirlo, che ancora una volta rappresenta un vero e proprio tradimento nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori del settore”. Si legge in una nota di Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat, UilFpl e Uiltucs.

“Il trattamento economico previsto dal contratto risulta nettamente inferiore rispetto a quanto stabilito in altri recenti contratti firmati (Anffas, Agidae, Valdesi, Cooperative Sociali, Uneba)”. E proseguono: “Questo rinnovo non solo non garantisce alcun aumento salariale adeguato al costo della vita, ma si configura come un arretramento inaccettabile. Particolarmente grave è inoltre la previsione del comporto di malattia a sei mesi in tre anni, una soglia irragionevole e inaccettabile. Prevedere la possibilità di licenziamento dopo sei mesi di assenza in tre anni significa negare la tutela della salute per i lavoratori e le lavoratrici del settore. Ricordiamo che gli altri contratti collettivi nazionali prevedono comporti ben più tutelanti, fino a 12-18 mesi nel triennio”.

“Per queste ragioni, annunciamo sin da ora che nei primi giorni di settembre si terrà un attivo nazionale delle delegate e dei delegati nel quale si predisporranno tutte le azioni necessarie, incluso lo sciopero nazionale, per respingere con forza questo contratto peggiorativo e rivendicare diritti, dignità e giusta retribuzione per i dipendenti a cui viene applicato il contratto Anaste”, concludono.

“Si è conclusa definitivamente la certificazione dell’Aran dei voti delle elezioni Rsu 2025 nel pubblico impiego, e con grande soddisfazione possiamo dire che siamo il primo sindacato”. Lo affermano, in una nota, Cgil nazionale, Fp Cgil e Flc Cgil.

“Un risultato importantissimo – prosegue la Confederazione insieme alle due categorie – che premia la nostra coerenza e il nostro impegno nella difesa del ruolo delle rappresentanze sindacali unitarie nei luoghi di lavoro e nel garantire salari dignitosi, maggiori risorse per il rinnovo dei Ccnl e per la stabilizzazione dei precari”.

“La Fp Cgil – si legge nella nota – è il primo sindacato complessivamente delle amministrazioni pubbliche mantenendo il primato delle funzioni locali, ottenendo il primato nelle funzioni centrali e incrementando notevolmente i voti sul comparto sanità”. Inoltre, prosegue la nota “la Flc Cgil con 273 mila voti è il sindacato più votato nella scuola, nell’università, nella ricerca e nell’alta formazione artistica e musicale. Nettamente distanziate sia la seconda organizzazione a 50mila voti di differenza che la terza a 100mila voti di distanza”.

“Un successo, quello dei risultati, che si somma a quello della partecipazione, che ha visto un’altissima affluenza al voto delle lavoratrici e dei lavoratori dell’istruzione e della ricerca, università e Afam, della sanità, delle funzioni locali e delle funzioni centrali. Tutto ciò – concludono Cgil, Fp Cgil e Flc Cgil – sostiene con ancora più forza la nostra battaglia per rafforzare il valore delle Rsu e per estendere, per legge, il sistema del pubblico impiego a tutti i settori privati”.

La sollecitazione dei sindacati di categoria Cgil Cisl Uil e delle centrali cooperative
“È urgente procedere all’adeguamento delle tariffe da parte di tutte le programmazioni regionali e delle stazioni appaltanti, in coerenza con le tabelle ministeriali”. È quanto sollecitato congiuntamente dai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl, Uiltucs e dalle centrali cooperative Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali, Agci Imprese Sociali, firmatarie del contratto per il settore dei servizi sociali, sociosanitari, educativi e di inserimento lavorativo della cooperazione sociale. “Nonostante l’ultimo rinnovo del contratto 2023/2025 – spiegano, – continuano a registrarsi casi di mancati adeguamenti delle tariffe che non recepiscono gli incrementi contrattuali previsti, compromettendo la sostenibilità dei servizi e la stabilità occupazionale”.
“Il contratto – sottolineano – interessa oltre 420.000 lavoratrici e lavoratori del comparto, includendo oltre 40.000 persone svantaggiate impegnate in percorsi di inserimento lavorativo: un pilastro del modello cooperativo e una leva fondamentale di promozione dell’inclusione al mondo del lavoro. Rappresenta inoltre uno strumento essenziale per garantire la valorizzazione, la salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, la qualità dei servizi alla persona (anziani, minori, famiglie e soggetti fragili) e per promuovere l’inclusione sociale attraverso percorsi di inserimento lavorativo”.
“Per questi motivi, ci attiveremo con tutti gli strumenti necessari per sostenere e tutelare l’occupazione e i servizi erogati dalle cooperative sociali, chiedendo il pieno riconoscimento dei costi contrattuali negli accreditamenti, convenzioni e contratti di appalto”, concludono.

Sottoscritta da altri sindacati ipotesi di contratto che non dà risposte ai lavoratori

“L’Aran, su mandato del Governo, ha chiuso ieri la trattativa per il contratto dell’Area della dirigenza delle funzioni centrali 2022-2024 che determina un taglio netto di oltre il 10% delle retribuzioni dei dipendenti pubblici rispetto all’inflazione maturata nello stesso periodo”. Così Florindo Oliverio, segretario nazionale Fp Cgil, commenta la sottoscrizione dell’ipotesi di contratto avvenuta senza la firma della Fp Cgil.
“Ci siamo rifiutati di condividere un impianto contrattuale che oltre a non dare soddisfazione dal punto di vista economico, non affronta adeguatamente neanche le tante questioni ancora aperte sul piano normativo – spiega Oliverio – : dall’esigilibità del diritto all’incarico per i dirigenti al superamento dei due livelli di professionalità per i professionisti, così come il tema dell’accesso allo smart working, dell’indennità di esclusività e dell’attività libero-professionale per i medici INPS, o ancora la priorità per l’assegnazione all’incarico dei dirigenti sanitari di seconda fascia per la direzione di strutture complesse”.
“Lasciamo ad altri dichiarazioni congiunte che non risolvono veramente i problemi, per parte nostra rivendichiamo di aver portato a casa almeno un maggiore aumento sugli stipendi rispetto alla parte variabile e un aumento maggiorato dei professionisti di primo livello in continuità con il contratto precedente. La chiusura di oggi conferma quanto abbiamo denunciato già nei mesi scorsi, dopo l’accordo separato voluto dal Governo per il contratto del personale non dirigente: non c’è alcuna intenzione da parte delGoverno di raggiungere un accordo che produca risultati positivi per il personale, c’è solo la richiesta di aderire ad una proposta unilaterale”, conclude.
Questa mattina, in occasione della mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Ministero della Cultura, una nostra delegazione è stata ricevuta dal ministro Giuli. Abbiamo rappresentato al ministro le difficoltà organizzative di un Ministero che non riesce a espletare le funzioni istituzionali perché bloccato da una riforma che tarda ad assestarsi, e le difficoltà vissute dalle lavoratrici e dai lavoratori che non conoscono ancora quale sarà il loro destino, nonostante la soppressione e la divisione degli uffici sia ormai imminente. Dal Ministro abbiamo ricevuto rassicurazioni che già nelle prossime ore avremo aggiornamenti sulle questioni in sospeso. Giudichiamo positivamente la disponibilità del Ministro ad ascoltare le nostre istanze ma questo confronto, comunque tardivo, non spegne le nostre rivendicazioni”. Si legge in una nota di Fp Cgil e Uil Pa, a seguito dell’incontro con il ministro.
“Rischiamo una paralisi delle attività con una grave ricaduta sull’erogazione dei servizi e sulla vita dei colleghi”, proseguono. “ Crediamo che sia necessario un costante dialogo, che fino a oggi è mancato, per garantire la prosecuzione dei servizi, la valorizzazione delle competenze e tutelare i dipendenti. Riteniamo urgente e necessaria la definizione delle piante organiche, con una particolare attenzione alla stabilizzazione dei precari e allo scorrimento delle graduatorie in essere, il passaggio di competenze e la mobilità straordinaria”.
“In attesa di risposte concrete, terremo alta l’attenzione per la continuità del confronto e continueremo la nostra mobilitazione”, concludono.
consultori
“I consultori hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale di presidio pubblico di salute e diritti, ma oggi sono sotto attacco: i ripetuti tagli alla sanità pubblica ne hanno ridotto drasticamente il numero e il personale sanitario, sociosanitario e amministrativo che ci lavora. Noi continueremo a batterci affinché tornino ad essere il luogo privilegiato della presa in carico per tutti i bisogni di salute previsti dalla legge che li ha istituiti, innovandone le pratiche e garantendo i lavoratori”. Così Cgil nazionale e Fp Cgil, alla vigilia del cinquantesimo anniversario della legge istitutiva dei Consultori pubblici familiari, la L. 405/1975, annunciano la campagna che prenderà il via domani con una mobilitazione social e proseguirà a settembre con assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio, volantinaggi e iniziative per rilanciare la lotta per i diritti e la tutela dei Consultori.
“È necessario assicurare in tutto il Paese i livelli assistenziali previsti dalla normativa – proseguono Cgil e Fp – inserendo nel Fondo Sanitario Nazionale un finanziamento aggiuntivo e vincolato per i consultori pubblici”. Confederazione e Categoria denunciano infatti che “la Legge prevede un consultorio familiare ogni 20mila abitanti, ma oggi sono uno ogni 32mila (- 40%), la maggior parte dei quali non dispone di tutte le professionalità previste: psicologhe/i, ginecologhe/i, ostetriche, assistenti sociali, mediatrici e mediatori culturali”.
Per questo “occorrono assunzioni mirate in tutte le Regioni di modo da garantire équipe multidisciplinari, senza obiettori di coscienza, e permettere: percorsi assistenziali e di presa in carico – anche psicologica – per tutto l’arco della vita, la piena applicazione della Legge 194 e delle Linee di indirizzo del Ministero della Salute sull’interruzione volontaria di gravidanza, e Percorsi Nascita per tutte le famiglie con neonati/e entro sette giorni dalla nascita e per almeno sei mesi”. Cgil e Fp sottolineano poi che “va impedita la presenza di associazioni e movimenti antiabortisti all’interno dei consultori”.
“Smantellare i consultori – concludono – significa demolire luoghi e servizi pubblici per la salute sessuale e riproduttiva, per la prevenzione della violenza di genere, del disagio giovanile e familiare, per l’educazione all’affettività e alla sessualità, per la salute delle donne lungo tutta la vita, per l’accesso libero e sicuro all’IVG. Non lo permetteremo, saremo nei luoghi di lavoro e in tutti i territori per dare il via alla nostra campagna e proseguire la nostra lotta”.

Qui puoi scaricare i 16 cartelli per la campagna fotografica sui social da far vivere martedì 29 luglio.

GLI STEP DA FARE:

  1. Scegli il cartello (o i cartelli) che più ti piace
  2. Stampa il cartello in A3 o A4
  3. Fai un selfie (o fatti fare una foto) con il cartello
  4. Pubblica la foto utilizzando gli hashtag #DoveLaCuraIncontraIDiritti e #50anniDiConsultori
  5. Se la pubblichi nelle Storie di Instagram puoi taggare @fpcgil, ti rilanceremo!

Nota bene: Su Facebook non c’è bisogna che ci tagghiate, l’importante è mettere gli hashtag! Troveremo i vostri scatti attraverso gli hashtag e, insieme alla CGIL, vi rilanceremo!

“Per affrontare un fenomeno così delicato come quello dei Neet, non basta un’assistenza virtuale”. Commenta così il segretario generale della Fp Cgil, Federico Bozzanca, la presentazione da parte del ministero del lavoro di Appli, assistente virtuale per il lavoro in Italia.

“Stiamo parlando – aggiunge Bozzanca – di giovani che non studiano e non lavorano e che spesso affrontano, a monte, un problema di esclusione sociale, dovuto a difficoltà economiche, abbandono scolastico, problemi di salute e mancanza di
opportunità. L’intelligenza artificiale, se utilizzata con criterio, può rivelarsi un ottimo strumento di supporto al lavoro ma per accompagnare questi ragazzi e ragazze in percorsi di inclusione lavorativa, serve una presa in carico che può essere garantita unicamente da persone in carne ed ossa”.

“I Centri per l’impiego – conclude il segretario generale – sono servizi pubblici che accompagnano e aiutano la persona
nella scoperta di nuove possibilità che altrimenti non troverebbe. Non si limitano a fare un semplice match”.

pa dipendenti pubblici

È quanto emerge dagli ultimi dati del Conto Annuale della PA

“Gli ultimi dati del Conto Annuale della PA lo confermano: da qui al 2033 andranno in pensione oltre 700 mila lavoratrici e lavoratori pubblici, non si arresta la crescita dell’età media nelle funzioni centrali e locali, gli stipendi sono i più bassi d’Europa e il livello di precarietà è ancora preoccupante con oltre 90 mila precari”. Lo scrive in una nota la Funzione Pubblica Cgil.

L’esodo di dipendenti che andranno in pensione conferma la necessità di procedere con la nostra proposta di assumere 1.250.000 nuove unità, non solo per sostituire chi lascia il posto di lavoro ma anche per rafforzare i servizi pubblici ai cittadini – spiega la Fp Cgil -. Invece, dagli ultimi dati disponibili, un quinto delle nuove assunzioni sono in realtà di dipendenti che già lavoravano nel pubblico. Parliamo di oltre 20 mila unità su un totale di meno di 100 mila. Una percentuale cresciuta dal 5% al 20% in soli due anni, dal 2021 al 2023”.

E aggiunge: “In questo modo il rinnovamento della Pa stenta a decollare, e l’età media dei dipendenti pubblici lo conferma: 52,8 anni nelle funzioni centrali (+0,8 anni rispetto al 2013) , 51,8 anni nelle funzioni locali (+1,4 anni), 48,9 anni nella sanità (-0,1 anni), 44,4 anni nel comparto sicurezza, soccorso e difesa (+2,3 anni). Ma non è solo un problema di quantità. Infatti, l’Italia risulta agli ultimi posti in Europa non solo per il numero di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione, ma anche per la spesa che riserva ai loro stipendi. Spendiamo per le retribuzioni dei dipendenti il 76% in meno della Francia, il 66% in meno della Germania e il 52% in meno del Regno Unito, ma la spesa complessiva della PA cresce più intensamente, segno che aumentano esternalizzazioni e consulenze. E ancora, c’è il problema dell’aumento del costo della vita che sta impoverendo le lavoratrici e i lavoratori. Se finora grazie al lavoro svolto nel contrattare migliori condizioni di lavoro siamo stati in grado di far aumentare gli stipendi dei dipendenti pubblici ben oltre l’inflazione (ottenendo aumenti del 3,48% e di oltre il 4% nelle stagioni 2016-2018 e 2019-2021 a fronte di un’inflazione nello stesso periodo di appena il 4,4%), con l’ultimo rinnovo contrattuale imposto dal Governo, con la compiacenza di altri sindacati firmatari, i dipendenti si sono impoveriti: a fronte del costo della vita aumentato del 16% nel triennio 2022-2024, infatti, gli aumenti si sono fermati a meno del 6%.

Infine, resta vivo il problema della precarietà: nei settori pubblici presi in esame, infatti, sono ancora più di 90 mila le lavoratrici e i lavoratori precari. E se è vero che i contratti a tempo indeterminato crescono leggermente (+ 40 mila tra il 2022 e il 2023), è vero anche che siamo ancora ben lontani dal compensare le gravi perdite che abbiamo subito negli ultimi 10 anni: più di 50 mila unità cessate nelle funzioni centrali, quasi 80 mila nelle funzioni locali e oltre 18 mila nel comparto sicurezza, difesa e soccorso su cui la stessa Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato più volte di voler investire. L’unico settore che sembra aver interrotto il trend negativo è la sanità che negli ultimi 10 anni ha aumentato i propri organici di oltre 40 mila unità ma con una forte incidenza di precarietà che non riesce ad essere assorbita a causa della permanenza dei tetti di spesa del personale e nessuna risorsa aggiuntiva per le stabilizzazioni”.

“Riteniamo non più rinviabile un forte investimento sulle assunzioni nei servizi pubblici, essenziali per Costituzione, che garantiscono diritti fondamentali a tutte e tutti. Per queste ragioni chiediamo nuovamente che il Governo esca dagli slogan e dai proclami e si confronti realmente con le organizzazioni sindacali su cosa intende fare per garantire organici adeguati, valorizzazione professionale ed economica, contratti dignitosi che tutelino realmente il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi pubblici”, conclude la Funzione Pubblica CGIL.

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