I sindacati europei dei servizi pubblici dell’area del Mediterraneo aderenti ad EPSU si sono riuniti a Roma lunedì 22 e martedì 23 settembre per discutere di quanto sta avvenendo in Europa e nel mondo, e delle conseguenze che le politiche sostenute dalla Commissione europea avranno sui servizi pubblici e su lavoratrici e lavoratori, con l’inaccettabile aumento del lavoro precario e la diminuzione di diritti e tutele per tutte le lavoratrici e i lavoratori.
I sindacati europei, nel rifiutare il ritorno all’austerity, la deregulation e la conseguente riduzione del perimetro pubblico, le logiche di riarmo e l’incremento della spesa militare, hanno ribadito la necessità di investire risorse per dare attuazione all’Agenda Europea dei Servizi Pubblici e rafforzare lo stato sociale, convinti che garantire l’universalità dei servizi sia un fondamento della democrazia. Per questo, invitano EPSU a sostenere con tutti i sindacati europei una grande mobilitazione internazionale contro l’austerità e il riarmo, per la pace e la giustizia sociale.
Non ci serve la spesa per le armi, ma quella per la sanità, l’assistenza, il diritto alla casa, i servizi educativi, per le amministrazioni locali e per quelle centrali, per i vigili del fuoco, per una transizione digitale e verde che sia giusta e orientata a valorizzare la professionalità dei lavoratori. L’obiettivo dell’Europa deve essere ridurre le disuguaglianze, migliorare le condizioni di lavoro, i diriti e le tutele di lavoratrici e lavoratori.
Durante i lavori della due giorni sono stati discussi e approvati due ordini del giorno, il primo dei quali su Gaza e l’invito a tutti i sindacati europei a mobilitarsi con azioni coordinate in una giornata per Gaza, per chiedere a istituzioni europee e internazionali il cessate il fuoco immediato e permanente, l’apertura di corridoi umanitari, la sospensione degli accordi commerciali e militari, il riconoscimento dello Stato di Palestina e l’attuazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite per la fine dell’occupazione dei territori e la soluzione dei due Stati.
Di seguito i testi integrali degli ordini del giorno approvati.
“Usare da subito in questo contratto ancora fortemente definanziato i circa 180 euro lordi procapite in più al mese già finanziati dal 2026, ma incomprensibilmente congelati nell’atto d’indirizzo”
“Finalmente, dopo mesi di sollecitazioni anche se con grande ritardo, partono le trattative per il rinnovo contrattuale dei 137mila Dirigenti Medici, Veterinari, Sanitari e delle Professioni Sanitarie 2022-2024. Le nostre proposte sono molto chiare: dal punto di vista economico le soluzioni ci sono, sono a portata di mano. Non comprendiamo perché nell’atto d’indirizzo propedeutico all’avvio delle trattative non siano state inserite proprio le risorse per l’indennità di specificità dei professionisti già finanziate a regime dal 2026, che potrebbero essere quindi contrattate ed erogate già da gennaio e che invece se non inserite nella trattativa, pur se finanziate, di fatto rimangono congelate fino al prossimo contratto”.
Lo dichiara Andrea Filippi, Segretario Nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN in merito all’imminente avvio del tavolo negoziale presso ARAN, per il rinnovo del CCNL 2022/2024 dei Dirigenti del SSN.
“Stiamo parlando di circa 180 euro lordi al mese in più per ciascun professionista, già finanziati con la legge di bilancio precedente e che saranno comunque pagati con gli arretrati da gennaio 2026, perchè tenerli congelati per più di 1 anno, quando possono servire a dare ossigeno a questo contratto ancora molto definanziato?”, chiede Filippi rivolgendosi a Governo e Regioni. “E’ una scelta politica che non comprendiamo e che può essere risolta senza grandi patemi. Quanto previsto dall’atto di indirizzo pubblicato nei giorni scorsi è inferiore all’inflazione registrata nel triennio, ma per colmare almeno in parte questo gap una soluzione c’è ed è falsa la narrazione secondo cui non si può risolvere il problema economico”.
“In questa fase di elaborazione della legge di bilancio, infatti – prosegue Filippi – noi chiediamo al Governo l’impegno non gravoso di finanziare più risorse extracontrattuali per l’aumento dell’indennità di specificità già di fatto finanziato con la precedente legge di bilancio per tutti i professionisti. Questo consentirebbe di sanare anche quella sperequazione per cui l’aumento sarebbe stato previsto, per ammissione dello stesso Ministro della Salute Orazio Schillaci, ‘per errore materiale’, solo per Medici e Veterinari, ma non per i Dirigenti Sanitari; questa ingiustizia va risolta al più presto e non possiamo trascurarla, cosi come oggi con poche risorse possiamo risolvere il problema del mancato finanziamento dell’indennità di esclusività dei Dirigenti delle Professioni Sanitarie. La soluzione è a portata di mano, la distanza non è così profonda, è una questione politica che si può risolvere”.
“D’altra parte sarebbe sbagliato per chi rappresenta lavoratrici e lavoratori rinunciare alle prerogative sindacali proprie della negoziazione prima ancora di iniziare le trattative. Anche da un punto di vista normativo le tematiche sono di facile soluzione: si tratta fondamentalmente di manutenere con precisione e attenzione gli aspetti innovativi introdotti con il ccnl 2019/21 che ancora trovano difficoltà di applicazione uniforme nelle Aziende”, osserva il Segretario.
“La nostra Piattaforma è molto semplice: chiarire gli aspetti sui quali abbiamo riscontrato in questi 2 anni divergenti interpretazioni, con particolare riferimento alla normativa sull’orario di lavoro con la quale vogliamo prevenire l’utilizzo indiscriminato dell’extraorario dei professionisti che fino al 2023 veniva usato dalle Aziende per coprire le carenze di personale: è un tema delicatissimo che va affrontato con precisione e responsabilità. In tema di incarichi, poi, apprezziamo che siano state inserite nell’atto d’indirizzo le nostre richieste sulla valorizzazione economica dei neoassunti e delle posizioni variabili di tutti i Dirigenti: è una nostra storica battaglia che portiamo avanti da 2 contratti e che ora possiamo portare a compimento”.
Secondo Filippi, “rimangono poi alcune questioni puntiformi, ma importanti, che possono essere risolte con urgenza e che non possono aspettare il ccnl 2025-2027, anche a beneficio della Governance delle Aziende, per rendere più snella e uniforme l’applicazione e per prevenire lunghi ed inutili contenziosi. Ci riferiamo a sostituzioni, aspettativa, preavviso e periodo di prova, ricostituzione del rapporto di lavoro, riposi compensativi di festività infrasettimanali, temi sui quali non dovrebbe essere complicato rintracciare la più larga intesa”, aggiunge Andrea Filippi.
“Insomma: per fare un contratto veloce le soluzioni ci sono, non è necessario rinunciare a rappresentare le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori, serve solo impegno economico contenuto, ma soprattutto la volontà politica. I problemi non si risolvono dichiarando da subito la disponibilità alla sottoscrizione delle condizioni date dal Governo, nè alzando le barricate, ma perseguendo nella negoziazione, con il buon senso di entrambe le parti, possibili mediazioni” conclude.
22-23 settembre 2025
Consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori della Presidenza del Consiglio dei ministri sul CCNL 2019-2021
A luglio, in Aran, è stata sottoscritta dalle altre organizzazioni sindacali l’ipotesi di CCNL 2019-2021 della Presidenza del Consiglio dei ministri. La FP CGIL ha deciso di non sottoscrivere il testo e di consultare le lavoratrici e i lavoratori sul merito delle questioni rilevate.
Il testo ha il merito di destinare risorse per le retribuzioni del comparto dopo anni di ritardo, non imputabile alle organizzazioni sindacali, ma continua a:
- non riconoscere il diritto al lavoro agile alle lavoratrici e ai lavoratori della PCM;
- non riconoscere la specificità dei tanti e diversi Dipartimenti e delle Strutture che vi operano;
- non valorizzare la professionalità del personale che tutti i giorni lavora per l’amministrazione.
Sono anni che lavoratrici e lavoratori aspettano che nel CCNL siano introdotte misure per migliorare il benessere lavorativo all’interno della Presidenza.
Di fronte all’atteggiamento di netta chiusura riscontrato da parte dell’amministrazione, in particolare sulla necessità di riconoscere nel CCNL il diritto al lavoro agile come avvenuto in tutti i settori pubblici e come richiesto da anni da lavoratrici e lavoratori, abbiamo ritenuto di non poter sottoscrivere l’ipotesi di CCNL e di dover dare la parola a tutto il personale della PCM per mandare un messaggio chiaro: le lavoratrici e i lavoratori della Presidenza del Consiglio, che operano tutti i giorni con professionalità, vogliono che sia riconosciuta la loro specificità non con una sottrazione di diritti e tutele che li penalizza rispetto ad altri comparti, ma valorizzando le professionalità e promuovendo il benessere lavorativo di tutte e tutti.
Tutte le lavoratrici e i lavoratori, iscritti e non iscritti alla Fp Cgil, che prestano servizio presso la PCM e che vivono le conseguenze di quanto disciplinato – e non disciplinato – dal CCNL potranno esprimere la loro opinione il 22 e 23 settembre 2025 tramite la procedura online sul sito
www.votocontrattopcm.org
Tutte le lavoratrici e i lavoratori della Presidenza del Consiglio potranno dire se sono d’accordo o no con la sottoscrizione di questo CCNL che non riconosce il diritto al lavoro agile, non riconosce la specificità dei diversi Dipartimenti e delle Strutture, non valorizza la professionalità del personale, di ruolo e in comando, che tutti i giorni lavora per l’amministrazione.
“Il 16 settembre l’esercito israeliano ha iniziato le operazioni militari all’interno di Gaza City, provocando centinaia di morti e lo sfollamento di 400mila civili, atto culminante della carneficina in corso a Gaza da oltre due anni. Noi lavoratori delle Commissioni Territoriali per il riconoscimento della Protezione Internazionale e della Commissione Nazionale per il diritto d’asilo sentiamo il dovere di prendere posizione rispetto a quanto sta accadendo, sia come singoli, perché dinanzi ad una barbarie simile rimanere inerti equivale ad essere complici, sia in ragione del nostro ruolo nell’amministrazione che è quello di decidere il merito delle domande di coloro che scappano dalle persecuzioni”.
“Ci uniamo alle rappresentanze della società civile di tutto il mondo per chiedere la fine immediata dell’occupazione militare e il pieno riconoscimento dello Stato palestinese. Non possiamo in alcun modo condividere le ambiguità e gli equilibrismi del Governo italiano, che così facendo sacrifica i principi fondanti del diritto internazionale. In quanto lavoratori quotidianamente a contatto con persone provenienti da scenari di conflitto e vittime di persecuzione, avvertiamo il dovere morale di chiedere di riporre al centro delle scelte politiche di questo Paese i principi costituzionali del ripudio della guerra e della legittimazione del ruolo delle organizzazioni internazionali per il mantenimento della pace. Chiediamo la cessazione di ogni fornitura di armi al governo israeliano, così come previsto dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del genocidio del 1948. Ci impegniamo a difendere ed assicurare che in Italia non sia calpestato il diritto di asilo per i cittadini palestinesi e auspichiamo che non siano rifugiati per sempre. Per questo chiediamo che il Governo italiano si ponga dalla parte giusta della storia riconoscendo e difendendo lo Stato di Palestina. Sul rispetto dei diritti di tutte le persone coinvolte nella procedura di asilo siamo pronti ad intraprendere ogni iniziativa necessaria”, conclude la nota.
“E’ necessario che il ministro Zangrillo affronti concretamente i problemi irrisolti dei dipendenti pubblici. Un esempio su tutti: parla di valorizzazione quando gli incrementi delle retribuzioni da lui proposti per i contratti 2022-2024 sono pari ad un terzo dell’inflazione registrata nello stesso periodo: è il primo contratto che taglia le retribuzioni reali dei lavoratori pubblici. Un amarissimo record negativo”. Così Fp Cgil in replica alla risposta, nell’ambito del question time, del ministro Zangrillo ad un’interrogazione alla Camera presentata dai deputati Andrea Casu e Marco Sarracino (Pd).
“Le iniziative intraprese sul versante del reclutamento – prosegue Fp Cgil – sono assolutamente insufficienti se si considera che da qui al 2033 andranno in pensione in oltre 700.000 nelle amministrazioni pubbliche (escluse Istruzione e ricerca) e ne servirebbero altri 550.000 per potenziare i servizi e garantire degli standard di personale adeguati come gli altri Paesi UE. Gli stessi risultati positivi che il ministro vanta sono solo apparenti perché, oltre a non coprire in numeri assoluti i reali fabbisogni di personale, tra gli assunti vi sono lavoratori già presenti nelle amministrazioni passati dal 5% nel 2021 al 21% del 2023”.
“Nessuna soluzione, inoltre, per gli oltre 12.000 precari della giustizia e per tutte le altre precarie e precari della PA, avendo questo Governo fatto decadere la norma prevista dal dlgs 75/2017 che ne permetteva le stabilizzazioni e non avendole finanziate, né per quanti hanno già superato positivamente un concorso pubblico con la mancata proroga e il ripristino delle graduatorie già scadute in questi mesi. Sulla formazione dal ministro arrivano solo spot e l’obbligo di 40 ore sui lavoratori con amministrazioni che non garantiscono piani formativi per tutti. Infine, l’idea che la quota di meritevoli possa essere predeterminata e fissata nel principio della norma è esattamente l’opposto di cosa occorre per offrire servizi di qualità ai cittadini: servono assunzioni per prevenire il burnout, giusto salario e rispetto dell’orario”, conclude Funzione pubblica Cgil.
Le lavoratrici e i lavoratori dei servizi essenziali, che non possono scioperare, venerdì 19 settembre organizzeranno assemblee in tutti i luoghi di lavoro per protestare contro il massacro che sta avvenendo a Gaza e contro l’immobilismo del Governo italiano.
Continueremo a mobilitarci nei luoghi di lavoro e nelle piazze per chiedere che si fermi la barbarie in corso e che sia riconosciuto lo Stato di Palestina.
INTERSINDACALE DEI DIRIGENTI MEDICI, VETERINARI E SANITARI
CCNL 2022-24: L’INTERSINDACALE DENUNCIA LO STALLO PER UN INADEGUATO FINANZIAMENTO E CHIEDE RISORSE EXTRACONTRATTUALI NELLA LEGGE DI BILANCIO
Roma, 17 set – L’Intersindacale dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari, Aaroi-Emac, FASSID (AIPAC, AUPI, SIMET, SiNaFO, SNR) , Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, FVM-Federazione Veterinari, Medici e Dirigenti Sanitari, Uil Fpl Medici e Veterinari e sanitari, scrive a Ministeri e Regioni per lamentare il grave ritardo per l’avvio delle trattative per il rinnovo del CCNL 2022-2024, causato dall’inadeguato finanziamento e chiede risorse extracontrattuali nella legge di bilancio.
“In rappresentanza di più di 130 mila professionisti e professioniste Dirigenti Medici, Veterinari, Psicologi, Farmacisti, Biologi, Chimici, Fisici e Dirigenti delle Professioni Sanitarie intendiamo manifestare il nostro sconcerto per lo stallo che ormai da 2 anni sta paralizzando il rinnovo del contratto collettivo nazionale”, si legge nella nota. “Quello di cui si parla è il CCNL del triennio 2022-2024, ormai abbondantemente scaduto e le cui conseguenze per il mancato rinnovo ricadono sulle spalle dei professionisti e delle professioniste che, ciò nonostante, continuano a garantire un’eccellente qualità delle cure”
“L’onestà intellettuale e l’etica sindacale con la quale cerchiamo di rappresentare le lavoratrici ed i lavoratori dell’Area, ci costringe a chiarire le condizioni che hanno determinato questo blocco che oggi è oggetto di strumentalizzazioni e disinformazioni” affermano le OO.SS nella nota e chiariscono: “Da una parte le ripetute dichiarazioni del Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo che vorrebbe – opportunamente – accelerare la chiusura dei contratti e addirittura avviare la contrattazione per il triennio 2025-2027, dall’altra l’attesa dell’uscita dell’atto di indirizzo per il contratto dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari per il triennio 2022-2024 che, pur se annunciata per i prossimi giorni, arriva comunque con un ingiustificato ritardo.”
“Questo grave ritardo va ricercato esclusivamente nel mancato finanziamento delle risorse necessarie a coprire l’inflazione del triennio. È noto, infatti, che a fronte di un’inflazione calcolata pari al 17%, il Governo ha finanziato un aumento contrattuale per i dipendenti pubblici pari al 5,78%, al di sotto di oltre 11 punti percentuali, tra l’altro anche molto inferiore agli aumenti previsti per tanti contratti privati.
Un grave definanziamento della retribuzione dei professionisti che inevitabilmente sta condizionando l’avvio delle trattative. A complicare la situazione si aggiunge l’iniquità del finanziamento dell’indennità di specificità che, nella legge finanziaria del 2025, è stata riconosciuta, a regime dal 2026, solo per i Dirigenti medici e veterinari e non per i dirigenti sanitari; tale iniquità, se non risolta, rappresenta un ostacolo insuperabile per l’avvio e la chiusura delle trattative”. Affermano i Sindacati decisi a chiedere più risorse.
“L’emanazione dell’atto d’indirizzo, cade nel contesto di elaborazione e discussione della legge di Bilancio 2026, in cui abbiamo l’opportunità di affrontare con serietà e responsabilità il nodo “risorse” attraverso l’adeguato finanziamento di risorse extracontrattuali per incrementare l’indennità di specificità medica, veterinaria e sanitaria.
Con queste risorse aggiuntive – sottolineano le OO.SS – si otterrebbe la riduzione del gap con l’inflazione registrata nel triennio, incidendo di fatto sulle percentuali di aumento delle retribuzioni, e al contempo si sanerebbe la sperequazione a tutt’oggi esistente tra le indennità di specificità professionali dei Dirigenti del SSN.
È un’occasione che non possiamo perdere, necessaria a valorizzare realmente tutti i professionisti sanitari, che, in condizioni strutturali, organizzative ed economiche avverse, garantiscono la cura e la salute delle persone.
Non è più accettabile il procrastinarsi di questo ingiustificato stallo contrattuale: chiediamo a Governo e Regioni l’impegno a creare le condizioni economiche anche extracontrattuali utili a superarlo, nell’attesa dell’emanazione dell’atto d’indirizzo che dovrà contenere elementi migliorativi sia al livello economico che normativo, in continuità con quanto realizzato con il contratto 2019-2021, a tutt’oggi ancora non completamente applicato in molte Aziende nelle diverse Regioni” conclude l’Intersindacale.
“Governo stanzi risorse, in 9mila rischiano di andare a casa al 30 giugno 2026”
Dal 100% della Corte d’appello di Potenza al 100% del Tribunale di Palermo (sezione II e IV penale, e Lavoro), dal 98% della Corte d’appello di Bologna al 97% del Tribunale di Mantova, dal 90% del Tribunale di Termini Imerese al 99% del Tribunale di Matera e all’85% del Tribunale di Cremona: sono molto alte le percentuali di adesione allo sciopero dei precari della giustizia assunti con risorse Pnrr promosso oggi dalla Fp Cgil, che ha visto presìdi molto partecipati in tutta Italia. E ancora: 95% di adesione a Genova, 90% a Brescia, 81% a Reggio Emilia, 93% a Lagonegro, 95% a Ferrara, 90% a Napoli nord, 85% al Tribunale e alla Corte di Appello di Torino.
“Tutti parlano di efficienza della giustizia, ma poi si mandano a casa 9mila lavoratrici e lavoratori il cui contratto scade a giugno del 2026”, spiegano dalla Fp Cgil. “Ad oggi, infatti, ci sono risorse per soli 3mila posti e un generico impegno a finanziarne altri 3mila. Parliamo di lavoratrici e lavoratori, operatori data entry, funzionari tecnici (tecnici di amministrazione, tecnici edili, tecnici contabili, tecnici IT), funzionari addetti all’ufficio per il processo, che hanno contribuito in maniera determinante a smaltire gli arretrati, a velocizzare i tempi della giustizia e al funzionamento dell’Ufficio per il processo. Un riconoscimento che è arrivato da tutti: magistrati, dirigenti di giustizia, politica e governo. Tante parole sulla necessità di una giustizia più veloce ed efficiente, nell’interesse di tutti, operatori e cittadini, e poi ci si muove in una direzione totalmente opposta? Se l’esecutivo non inserirà in legge di Bilancio le risorse necessarie per la totale trasformazione dei rapporti di lavoro da determinato a indeterminato per questi lavoratori e lavoratrici sarà il baratro”, ha evidenziato il segretario nazionale Fp Cgil Florindo Oliverio. “Continueremo a mobilitarci senza sosta – ha assicurato – finché verrà firmata la trasformazione dell’ultimo contratto a tempo determinato in tempo indeterminato”.
Al presìdio di Roma, in piazza Capranica, sono intervenuti anche i parlamentari Celestino Magni, Avs, Ilaria Cucchi, Avs, Concetta Damante, M5s, Orfeo Mazzella, M5s, Susanna Camusso, Pd, Marco Sarracino, Pd, Andrea Casu, Pd, che hanno espresso solidarietà e sostegno allo sciopero dei precari della giustizia e alla mobilitazione promossa dalla Funzione pubblica della Cgil.
Pieno appoggio alle rivendicazioni del personale della giustizia è stato altresì espresso, tra gli altri, dall’Associazione Dirigenti Giustizia, dal Coordinamento nazionale direttori giustizia, dalla Giunta Esecutiva centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati, dall’Anm Distretto della Corte d’Appello di Bari, dall’Anm sezione di Lecce, Anm Giunta esecutiva sezionale di Reggio Calabria, Anm Giunta esecutiva Emilia-Romagna, Ges Anm Basilicata, Sottosezione Anm di Lagonegro.
Giovedì 11 settembre abbiamo portato il nostro contributo e le nostre proposte durante l’audizione sul Dl Giustizia della Commissione Giustizia della Camera. Ciò che abbiamo espresso è che un intervento straordinario in materia di giustizia ci sembra più che auspicabile, date le gravi criticità che attanagliano l’intero sistema giustizia nel nostro Paese.
Riteniamo però indispensabile affrontare anche il tema delle gravi scoperture di organico che affliggono ormai tutti gli uffici giudiziari, con carenze delle dotazioni organice in media di un terzo, con picchi superiori al 50% in diversi uffici delle regioni del Centro e del Nord. Non ci sono ancora certezze in merito alla stabilizzazione del personale reclutato a tempo determinato per ridurre i procedimenti pendenti e il disposition time. Si tratta di 12 mila lavoratrici e lavoratori, tra funzionari addetti all’ufficio per il processo, funzionari tecnici e operatori data entry, che stanno sopperendo anche alle carenze di organico del personale di ruolo, senza che per la maggior parte di loro vi sia alcuna certezza.
Per questo, abbiamo spiegato che riteniamo urgente un intervento correttivo del provvedimento che possa affrontare queste criticità, a partire dallo stanziamento delle risorse necessarie alla stabilizzazione per tutti e 12mila, ma anche con lo scorrimento e il ripristino delle graduatorie scadute da cui poter attingere per colmare le carenze di organico, con le assunzioni mediante nuovi concorsi, e infine con uno stanziamento di risorse aggiuntivo per finanziare il sistema degli incarichi ed il nuovo ordinamento professionale. La giustizia rischia il collasso senza questa serie di interventi.
Rispetto, invece, all’articolo 6 del provvedimento sugli albi professionali degli educatori professionali e dei pedagogisti, prendiamo atto della proroga ma riteniamo necessario garantire l’avvio delle attività per evitare il protrarsi di una situazione di incertezza generalizzata per le lavoratrici e i lavoratori. Infine, abbiamo segnalato che la norma per come è stata redatta rischia di ingenerare incertezza applicativa per quanto riguarda coloro che conseguiranno il titolo di studio della laurea L-19 nel periodo tra il termine per l’iscrizione agli albi (31 marzo 2026) e l’effettivo avvio degli ordini professionali. Inoltre, risulta inspiegabile la ratio per cui siano previste anche diverse lauree del vecchio ordinamento per poter esercitare la professionare di pedagogista, mentre non vi è il medesimo trattamento per la professione di educatore. Riteniamo quindi opportuno un intervento correttivo del testo del decreto legge nella sua conversione in legge.
Guarda il nostro intervento dal minuto 02.04.15 a 02.12.30
Dall’inizio del conflitto, nell’autunno 2023, la CGIL ha avviato una raccolta fondi per l’invio di aiuti umanitari alla popolazione civile della Striscia di Gaza.
Per contribuire:
IBAN: IT42S0103003201000002774730
Intestato a Cgil – Confederazione Generale Italiana del Lavoro
Causale: Aiuti umanitari Gaza
Come stiamo utilizzando i fondi?
A luglio 2024, due container, partiti dal porto di Genova e giunti in Egitto, a Port Said, hanno trasportato 51 bancali di beni essenziali. Una seconda azione umanitaria è stata realizzata attraverso l’acquisto di alimenti freschi: ceste familiari contenenti frutta e verdura per una settimana, distribuite nei campi profughi. Nel mese di luglio 2025, è stata effettuata la terza azione umanitaria con la distribuzione di una razione di verdure per 200 nuclei familiari palestinesi nei campi profughi di Gaza City.
Non solo raccolta fondi…
La mobilitazione della CGIL e della Fp Cgil per fermare la barbarie in corso a Gaza e in Cisgiordania si è attivata e proseguirà nei luoghi di lavoro, nelle piazze delle nostre città e con il supporto concreto che abbiamo dato alla Global Sumud Flottilla.
Scopri di più
Presìdi in numerose città. A Roma in piazza Capranica dalle 10 alle 13
Domani, martedì 16 settembre la Funzione Pubblica Cgil ha promosso lo sciopero, per l’intera giornata, dei 12mila lavoratori precari della Giustizia: si tratta di operatori data entry, funzionari tecnici (tecnici di amministrazione, tecnici edili, tecnici contabili, tecnici IT), funzionari addetti all’ufficio per il processo che, a partire da febbraio 2022, sono stati assunti a tempo determinato grazie ai fondi del PNRR e che il 30 giugno 2026 vedranno scadere i propri contratti individuali.
La loro missione era smaltire gli arretrati accumulati negli anni; la digitalizzazione di tutti gli atti di giustizia; la messa a regime dell’ufficio per il processo istituito per legge nel 2012 e mai decollato.
L’arrivo di questi nuovi lavoratori ha portato ad una significativa riduzione dei tempi della giustizia, così come riconosciuto ormai da tutti, dai magistrati ai dirigenti di giustizia, dalla politica al governo. Ma il rischio di sprofondare definitivamente nel baratro dal primo luglio 2026 è una certezza se il governo, con la prossima legge di bilancio, non metterà a disposizione le risorse necessarie per la totale trasformazione di tutti i rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato.
Lo sciopero dei precari della giustizia non è solo necessario a riconoscere la legittima aspettativa di 12mila lavoratori che chiedono certezze per il proprio futuro: è fondamentale per ridare prospettive di un lavoro dignitoso e del riconoscimento del valore e delle professionalità anche dei lavoratori già di ruolo di tutto il ministero della giustizia, che attendono dal 2022 la definizione delle nuove famiglie professionali e di un contratto integrativo, che va finanziato con maggiori risorse oltre quelle già stanziate grazie al CCNL 2019/2021 delle funzioni centrali e che l’immobilismo dei vertici amministrativi e politici del ministero ancora non ha attivato.
Ad oggi ci sono risorse per soli 3mila posti e un impegno a finanziarne altri 3mila: ad ogni modo, ad oggi c’è il rischio concreto di lasciare a casa 9mila lavoratori.
Sono previste manifestazioni e presìdi a Genova (dalle 9.30 presso la Prefettura, Largo Eros Lanfranco), Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria (dalle 9 alle 11 presso le Prefetture), Palermo (presso la Prefettura dalle ore 9.30), Ancona (Piazza del Plebiscito, dalle 10 alle 12), Bologna (Piazza Roosevelt dalle 10 alle 12), Potenza (piazza Prefettura dalle 9.30), Venezia (Piazzale Roma, Cittadella della Giustizia, dalle 10 alle 12), Torino (piazza Castello davanti alla Prefettura dalle ore 10), Perugia, (Piazza Italia, dalle 11 alle 13), Firenze (nuovo Palazzo di Giustizia, viale Guidoni, ingresso lato Cassa di risparmio dalle 10 alle 12), Trieste (di fronte alla prefettura, dalle 10.30 alle 12), Brescia (Tribunale, ore 10-12), Cremona (Tribunale, ore 10-12), Milano (Tribunale, Corso di Porta Vittoria, ore 10-13), Monza (Tribunale, via Vittorio Emanuele, ore 9-12), Sondrio (Tribunale, volantinaggio dalle 9 alle 10.30), Busto Arsizio (Tribunale, ore 9.30-11.30).
Il segretario nazionale Fp Cgil Florindo Oliverio interverrà al presìdio di Roma in piazza Capranica dalle 10 alle 13.
Sostegno alle rivendicazioni del personale della giustizia è stato espresso dall’Associazione Dirigenti Giustizia, dalla Giunta Esecutiva centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati, dall’Anm Distretto della Corte d’Appello di Bari, dall’Anm sezione di Lecce.
“Il prossimo concorso relativo alle assunzioni di personale ispettivo tecnico per l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che avrebbe dovuto far entrare in servizio mille ispettori tecnici, riuscirà a coprire forse la metà dei posti messi a bando. Perchè ciò accade è noto e lo denunciamo da tempo: le competenze e le responsabilità richieste al personale ispettivo dell’INL sono di molto superiori allo stipendio previsto, comprese le indennità accessorie. Occorre dunque porre rimedio a questa situazione dando un reale segnale di investimento, tangibile e duraturo, sull’attività di vigilanza”.
E’ quanto scrive Fp Cgil in una lettera inviata alla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone.
“Certamente non basta annunciare di aver provato a far inserire emendamenti con l’obiettivo di rendere realmente attrattivo l’INL e l’attività degli ispettori – si legge nella lettera -, proposte emendative che però hanno ottenuto un diniego da parte di altri Enti. Sappiamo bene, sia noi che Lei, che laddove c’è una volontà politica forte e seria questa è capace di argomentare e superare qualunque diniego. Se non è accaduto è perché tale volontà politica è mancata e di questo la responsabile è Lei, signora Ministra, non altri. Proprio per questo Le chiediamo un incontro urgente, al fine di capire quali azioni intenda mettere in campo. In assenza di risposte avvieremo azioni a tutela dei lavoratori e una mobilitazione su tutto il territorio, da soli o assieme alle altre sigle che saranno disponibili, perché finalmente si faccia quel salto di qualità che non si vuole far fare all’INL”.
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