Conciliazione sul MarTA: il MIC rinuncia ai vigilantes.
La vicenda del Museo Nazionale Archeologico di Taranto, che ha visto in questi giorni l’insorgenza di un grave conflitto dovuto, oltre che a motivi relativi alla gestione interna del Museo, al grave precedente relativo all’utilizzo dei vigilantes privati in sostituzione del personale interno in occasione della prima domenica di questo mese, si è fortunatamente conclusa con un esito positivo a seguito della riunione del tavolo nazionale, convocato di gran fretta dalla DG Musei per un tentativo di conciliazione e che ha visto, tra l’altro, l’interruzione ed il ritiro dell’affidamento ai vigilantes del servizio di vigilanza interno al Museo.
Non possiamo, quindi, che esprimere soddisfazione per avere contrastato con successo un tentativo di stravolgere il senso della funzione squisitamente pubblica della tutela e della custodia del patrimonio culturale, che il Codice dei Beni Culturali affida esclusivamente ai dipendenti pubblici, ed evitato un precedente che avrebbe potuto condizionare molte scelte dei cosiddetti direttori manager, avvinti dalla necessità di dimostrare a tutti i costi incrementi di visitatori tramite la massimizzazione degli orari di apertura in grave carenza di personale.
Ma allo stesso tempo non vengono meno i motivi della nostra forte preoccupazione sullo stato dei servizi che il Ministero dovrebbe offrire, che non riguardano solo i settori più esposti mediaticamente, ma l’insieme delle attività di tutela e conservazione del patrimonio culturale penalizzate pesantemente da una serie di riforme dal pesante taglio liberista delle riorganizzazioni in salsa franceschiniana e su cui i fattori strutturali di crisi organizzativa che denunciamo incidono in maniera persino più grave rispetto ai cicli museali.
In questo contesto il caso MarTA è emerso solo grazie all’improvvida decisione della sua Direzione di annunciare la chiusura del Museo nelle domeniche e quella scellerata del Ministro di utilizzare i vigilantes privati, forse con l’intento di replicare il caso Colosseo, quando la convocazione di una legittima assemblea scatenò una caccia mediatica ai lavoratori del Ministero e causò l’intervento liberticida sul diritto allo sciopero nei luoghi della cultura, ad opera dell’attuale ministro. Se questo effetto non si è evidenziato è solo perché emerge sempre più la consapevolezza, da parte delle comunità e dei media locali, degli effetti contraddittori tra la politica degli annunci di creazione di siti che dovrebbero dare lustro ai territori e la realtà del progressivo arretramento dei servizi pubblici dedicati e dei mancati investimenti sulle nuove strutture ministeriali. Almeno per quel che riguarda il famoso connubio cultura/turismo incentrato sulla scommessa del sistema museale. Solo per rimanere a Taranto fa specie invece che nessuno si interroghi sullo stato organizzativo della Soprintendenza Nazionale al patrimonio subacqueo, la cui dimensione organizzativa teorica dovrebbe essere percepita come uno straordinario volano per lo sviluppo di questa città e che invece fa i conti con le note carenze strutturali accompagnate da un certo disinteresse da parte dell’opinione pubblica. Ma lo stesso effetto sta avvenendo a seguito dello spacchettamento di alcune Soprintendenze territoriali, che vengono percepite come una medaglietta dalle comunità interessate, salvo poi disinteressarsi del tutto sulle loro reali capacità di funzionamento.
Per questo, in conclusione, è più che mai urgente e necessario proseguire nella mobilitazione unitaria che abbia al centro le rivendicazioni che hanno caratterizzato la riuscitissima giornata dei presidi del 4 luglio. Ovvero l’apertura di in confronto a tutto tondo su quello che occorre per rilanciare le attività del Ministero, a partire da un piano di occupazione straordinaria che qualifichi i fabbisogni funzionali alla ripresa dei servizi e corrisponda alle esigenze qualitative dettate dai processi di innovazione organizzativa posti al servizio delle comunità che devono potersi riconoscere nel patrimonio culturale posseduto. Un confronto che certo richiami la politica alle sue responsabilità ma che deve sollecitare una nuova consapevolezza sociale sul carattere strategico di questa scommessa. Noi ci siamo e ci saremo, insieme ai lavoratori che questa consapevolezza la vivono misurando gli effetti del degrado sulle loro condizioni di lavoro e, ci auguriamo, insieme ai cittadini.
Claudio Meloni
FPCGIL Nazionale Ministero della Cultura
Coordinamenti Nazionali Agenzia Entrate
Al direttore dell’Agenzia delle Entrate
Avvocato Ernesto Maria Ruffini
Oggetto: Dichiarazione stato di agitazione del personale dell’Agenzia delle Entrate.
Egregio direttore,
le scriventi Organizzazioni Sindacali nazionali nelle scorse settimane hanno più volte tentato di farsi ascoltare da Lei per stabilire, se non una comune strategia, almeno un metodo comune per portare all’attenzione dell’autorità politica la situazione non più tollerabile che lavoratrici e lavoratori dell’Agenzia delle Entrate sono costretti a vivere già da tempo. Purtroppo senza successo.
Infatti, è noto che i carichi di lavoro siano ormai insostenibili a causa della continua contrazione del personale, sceso sotto le 30.000 unità. Ormai non è quasi più possibile nemmeno assicurare l’ordinaria amministrazione e il disagio dei colleghi è sempre più palpabile.
A questo si aggiunga il continuo taglio delle risorse destinate alla produttività, a fronte di stipendi ormai ai limiti della sussistenza e non certo commisurati né alla professionalità né agli obiettivi richiesti. Dalle tabelle presentate a queste organizzazioni sindacali, dal fondo di produttività 2020 dovrebbero essere tagliati, per effetto dei tetti di legge, 127 milioni di euro. Trattasi di quasi 5.000 euro pro-capite, un controsenso se pensiamo che l’incentivo destinato al personale dell’Agenzia dalla Legge 157/2015 (l’ex-comma 165) non arriva a 120 milioni di euro. Come dire che stiamo lavorando per non prendere gli incentivi di produttività previsti dalle norme.
Le ricordiamo che il PNRR non prevede un solo euro di investimento per il fisco dal punto di vista delle assunzioni né per incentivare la produttività, nonostante una delle riforme più sbandierate dal Governo sia proprio quella fiscale che, inevitabilmente, costituirà un’ulteriore sfida per il personale prostrato dalle carenze e dai carichi di lavoro impossibili.
Eppure ciò che abbiamo chiesto già negli scorsi anni alla politica e a Lei, direttore, sono azioni mirate a rimpiazzare i tanti pensionamenti nonché di poter fruire, in tutto o in buona parte, non di soldi freschi ma di quelli a noi già assegnati per il lavoro svolto.
Sinora, tranne piccoli interventi, il Governo è stato latitante nonostante le ampie rassicurazioni fornite in sede di confronto annuale sulle Convenzioni.
Ciò che però ci amareggia è la totale sottovalutazione da parte Sua delle istanze provenienti dal personale. Le scriventi hanno chiesto verbalmente alla delegazione di parte pubblica un incontro con Lei già alla fine del mese di maggio; abbiamo dovuto scrivere una nota formale il 14 giugno per essere ricevuti solo due settimane più tardi. In quell’occasione abbiamo fornito a chi La sostituiva per la Sua improvvisa indisposizione tutti gli elementi necessari per ottenere una risposta in tempi brevi e ricevuto rassicurazioni sul fatto che non appena si fosse rimesso ci avrebbe chiamati per risponderci.
Abbiamo dovuto invece constatare che solo ieri e solo perché abbiamo sollecitato l’incontro, questo sia stato fissato a circa dieci giorni dopo, il 14 luglio. All’iniziale comunicazione della data per le vie brevi abbiamo riferito al dottor Dorrello l’estrema urgenza di incontrarci e che il 14 luglio era una data troppo lontana. Non abbiamo ricevuto nessuna risposta se non la conferma formale dell’incontro giunta oggi, che è rimasto al 14 luglio. A questo punto ciò che pensiamo è che davvero il personale e i lavoratori dell’Agenzia nell’ordine di priorità vengano agli ultimi posti e non possiamo che dolercene perché sono loro che risolvono i problemi e che permettono ogni
giorno all’Agenzia delle Entrate di assolvere ai propri obblighi nei confronti dei terzi amministrati.
D’altra parte le iniziative unilaterali dell’Agenzia, non concordate con i rappresentanti dei lavoratori, risultano superflue se non controproducenti, come abbiamo già spiegato al dottor Savini in occasione dell’incontro del 27 giugno.
Chiedere una norma per anticipare di un paio di mesi il bando di un concorso per funzionario per i pochi posti già previsti dalle norme vigenti anziché chiedere con forza un investimento sotto forma di un concorso straordinario per almeno 5.000-6.000 posti, che comunque non coprirebbero il fabbisogno organico, non ci pare cambi le sorti della nostra Agenzia; allo stesso modo, chiedere 7
milioni di euro e tra l’altro nemmeno esenti dai tetti di legge, anziché promuovere insieme al sindacato un’azione per rivendicare l’uso di fondi assegnati e poi tagliati per effetto di odiose norme rischia solo di portare i tagli per il fondo 2020 da 127 a 134 milioni di euro, senza che vi sia un solo euro in più disponibile per i lavoratori.
Di questo avremmo voluto parlare con Lei due mesi fa e non abbiamo potuto; di questo abbiamo chiesto, inascoltati, il 27 giugno e questo ci troviamo ancora a chiedere senza che codesto vertice si sia degnato di darci una risposta.
Non meglio vanno le cose su questioni strategiche che dipendono esclusivamente dall’azione dell’Agenzia delle Entrate. Alle decine di problemi che pure il 27 giugno abbiamo nuovamente rappresentato e che vanno dal sistema di valutazione mal applicato in periferia, alla mobilità nazionale, alle misure di conciliazione vita-lavoro, ai carichi di lavoro, alla situazione drammatica dei locali nei quali i nostri colleghi si trovano ogni giorno a lavorare, l’unica risposta che abbiamo ricevuto è stata prima la richiesta di un piano ferie dei sindacalisti al quale abbiamo tutti risposto di essere disponibili sempre tranne le due settimane centrali del mese di agosto, e poi un’unica data di possibile convocazione per il 20 o il 21 luglio. Praticamente una sorta di provocazione, vista l’estrema urgenza, che anche l’Agenzia dovrebbe avere, di risolvere i problemi che ci giungono dai lavoratori.
Per tutto quanto sin qui elencato, le scriventi dichiarano lo stato di agitazione di tutto il personale dell’Agenzia delle Entrate, auspicano che la riunione da Lei convocata per il 14 luglio possa essere anticipata, anche ad horas, e La informano che, rebus sic stantibus, saranno
costretti a fare da soli e quindi, nei prossimi giorni, chiederanno un incontro al vice ministro con delega all’Agenzia delle Entrate e non escludono di arrivare in tempi brevi a misure di mobilitazione incisive non escluso lo sciopero del personale.
Si resta in attesa di riscontro e si inviano cordiali saluti.
Roma, 7 luglio 2022
FP CGIL CISL FP UIL PA CONFSAL/UNSA FLP
Gamberini De Caro Cavallaro Sempreboni Patricelli
Nei giorni scorsi – al tavolo nazionale – ci siamo opposti alla proposta di aumento dell’indennità di reperibilità nell’ambito della discussione sul FRD 2021, evidenziando che l’argomento in esame merita una discussione a parte, non potendo essere derubricato a mera questione economica.
Nelle scorse settimane – per iniziativa di questa sigla – una parte dei coordinatori nazionali delle varie sigle ha partecipato alla discussione sul punto con la dirigenza dell’Ispettorato di Roma, considerando il tema non meramente locale.
Diverse sono le questioni che abbiamo posto in quella sede, riproposte poi al tavolo nazionale e che ripresentiamo qui, perché tutti i lavoratori possano averne contezza.
Come FP CGIL riteniamo fondamentale combattere il fenomeno degli infortuni e delle morti di lavoro. Per questo, si possono usare tutti gli strumenti che il CCNL pone a disposizione, ma occorre farlo nel modo giusto: anzitutto, il fatto che sia stato stipulato un protocollo d’intesa con la Procura della Repubblica di Roma e che di questo non siano state informate le OO.SS. nazionali è per noi un vulnus che va sanato, almeno inviando una copia del protocollo siglato per conoscerne il contenuto.
In secondo luogo, occorre capire se la portata di quanto è stato previsto per l’ispettorato di Roma possa successivamente valere anche per il resto d’Italia e in che misura. Quello che ci risulta stia accadendo nell’unica sede dove la reperibilità è partita pone una serie di problemi tuttora irrisolti, che meritano tutta l’attenzione del tavolo nazionale:
– mancanza di strumentazione (la reperibilità viene effettuata usando i mezzi messi a disposizione dai lavoratori, come i loro telefoni cellulari e le loro auto);
– mancanza di un coordinamento con l’ASL, per capire “chi interviene, quando e per far cosa”;
– mancanza di chiarezza con la Procura, per specificare bene quali siano i casi rispetto ai quali si viene chiamati e continuare a garantire l’autonomia di INL rispetto ad altri Enti;
– mancanza di personale, considerata la necessaria presenza di un numero adeguato di ispettori tecnici (ad esempio, ora che si è in periodo festivo che si fa a Roma? Non vorremmo che a qualcuno venga la “felice” idea di revocare ferie già autorizzate …);
– mancanza di una formazione operativa adeguata (per intenderci, per casi simili occorrerebbe spiegare cosa fare in concreto, magari anche attraverso apposite simulazioni);
– mancanza di risorse adeguate, considerato che il CCNL prevede – non da oggi – che l’indennità di reperibilità sia finanziata con risorse stabili del FRD. Ora, se s’intende pagare in modo serio l’impegno del personale coinvolto, è evidente che occorre andare oltre la cifra base prevista dal CCNL, ma non si può – al tempo stesso – con questo depauperare il Fondo di tutti i lavoratori e, pertanto, occorre individuare ulteriori risorse per remunerare il lavoro svolto in quel frangente.
Proprio per questo, torniamo a proporre nuovamente la necessità e l’urgenza di affrontare la questione al tavolo nazionale, per definire le “regole d’ingaggio” e capire come superare i problemi sopra indicati. La mancanza di un confronto preventivo con le OO.SS. rischia, nel frattempo, di creare storture pericolose. Invitiamo, ad esempio, a vigilare sul rispetto dei riposi giornalieri dei lavoratori coinvolti, per evitare di arrivare un domani al paradosso di dover sanzionare sé stessi …
Roma, 7 luglio 2022
FP CGIL – INL |
Matteo Ariano |
Pubblichiamo l’informativa e i relativi allegati inviati dalla Direzione Centrale per le Risorse Umane riguardo i criteri per i Direttivi Logistico gestionali e Informatici
Pubblichiamo l’informativa e relativi Decreti in merito i corsi di formazione per Ispettori Informatici in prova con accesso da concorso interno e da concorso pubblico
Pubblichiamo l’avviso della Direzione centrale dell’Amministrazione Generale riguardo l’aggiornamento della graduatoria in merito il concorso pubblico, per titoli ed esami, a 300 posti nella qualifica di vigile del fuoco del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Pubblichiamo la proclamazione dello stato di agitazione unitario Fp Cgil VVF, Fns Cisl Uil Pa VVF,Confsal VVF, Usb VVF e Conapo, troppe le difficoltà nel garantire tutele ai lavoratori e il soccorso alla cittadinanza
Al Ministero dell’Economia e delle Finanze
Capo Dipartimento DAG
D.ssa Valeria VACCARO
capodipartimento.dag@pec.mef.gov.it
Al Ministero dell’Economia e delle Finanze
DAG – Direzione del personale
Dott. Alessandro Bacci
dcp.dag@pec.mef.gov.it
E, p.c.
Al Ministero dell’Economia e delle Finanze
DAG – Ufficio Relazioni Sindacali
Dott. Ernesto PERNA
relazionisindacali.dag@mef.gov.it
Oggetto: Progressioni economiche orizzontali – Passaggi di area – Relazioni sindacali.
In un contesto come quello attuale, appare evidente che il MEF confermi la scelta di agire attraverso il restringimento degli spazi dedicati alle relazionali sindacali.
Come detto in più occasioni tale atteggiamento datoriale è grave e necessita di una immediata inversione di rotta.
Riteniamo, infatti, che i lavoratori del MEF –a maggior ragione in considerazione della grave carenza di personale– meritino rispetto ed ascolto.
Sollecitiamo, quindi, il superamento dell’asimmetria informativa in merito alla mancata pubblicazione delle graduatorie per i passaggi di fascia economica attese ormai da mesi e, con altrettanta determinazione, l’avvio del percorso negoziale finalizzato a predisporre quanto necessario per i passaggi di area: quelli “ordinari” e quelli consentiti dalla norma di prima applicazione del CCNL attraverso la deroga al possesso del titolo di studio.
Restando in attesa della necessaria convocazione si porgono distinti saluti.
FP CGIL Nazionale
Daniele Gamberini
In Italia le competenze del Ministero della Salute sono variegate e coprono la salute a tutto tondo a partire dalla sanità pubblica, passando dalla sicurezza degli alimenti e dalla salute animale, affrontando il problema dei LEA, della ricerca sanitaria, senza dimenticare le attività correlate alle professioni sanitarie.
Il nostro Ministero ha un approccio “One health” alla salute (rara situazione questa in tutta Europa e nel mondo), che oggi è attuale e richiesto da tutte le organizzazioni impegnate nella salute dall’organizzazione mondiale della sanità alla FAO, nonché dai governi tutti.
In un mondo “normale” il ruolo di un siffatto Ministero andrebbe preservato, impegnandosi a tutti i livelli per migliorarlo rendendolo più efficiente e più efficace.
In un mondo “normale” i Direttori Generali sarebbero scelti nell’ottica di diventare il traino del Ministero.
In un mondo “normale” le professionalità nate e cresciute in un siffatto Ministero verrebbero riconosciute e valorizzate; in alternativa la scelta di professionalità esterne verrebbe effettuata sulla base di concrete evidenze di eccellenze nell’ambito delle istituzioni sanitarie.
Ma, a quanto pare, non siamo in un mondo normale.
Ieri è stato emanato l’interpello per l’individuazione del nuovo Direttore generale della Programmazione sanitaria, a seguito delle dimissioni del Dr. Urbani che andrà a ricoprire un prestigioso incarico in una istituzione privata.
E’ soltanto l’ultima meteora che è sfrecciata nel cielo del Ministero della Salute; prima di lui alla DGPROG sono passati il Dr. Botti che a sua volta aveva sostituito un’altra cometa, il Dr. Bevere, sono decenni che alla Direzione generale della Programmazione sanitaria non viene nominato un Direttore proveniente dai ruoli del Ministero della Salute.
Ricordiamo però che a luglio 2021 che è stato emanato l’interpello per coprire il posto di Direttore generale della D.G. degli Organi collegiali e il 10 maggio 2022 che è stato emanato l’interpello per coprire il posto di Direttore generale della D.G. per l’igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione; a tutt’oggi i posti non sono stati coperti.
Ci aspettiamo, quindi, a breve le nomine dei 3 Direttori Generali mancanti, al fine di far funzionare il Ministero nel migliore dei modi.
Finora il Ministro Speranza ha nominato 6 Direttori generali soltanto due dei quali sono interni ; gli altri sono tutti esterni .
In aggiunta a questa considerazione e come amara sorpresa è che nessuno dei 6 Direttori generali nominati dal Ministro Speranza è una donna, e questo stupisce da un esponente del Governo che ha posto al centro della sua azione l’uguaglianza di genere, identificata come obiettivo trasversale da raggiungere attraverso l’attuazione delle Riforme e delle Missioni del PNRR.
Infatti, al Ministero della Salute, attualmente, dei 14 posti da Direttore Generale soltanto due sono ricoperti da donne: la D.ssa Ugenti e la D.ssa Rodorigo.
Pertanto, auspichiamo che i prossimi Direttori generali (DG OOCC, DG ISAN e DG PROG) abbiano due caratteristiche precise: siano espressione delle eccellenze interne al Ministero della Salute e che siano donne.
Il Ministro Speranza ha un’ottima occasione per conseguire due importanti obiettivi: la valorizzazione delle professionalità del Ministero della Salute e il conseguimento della uguaglianza di genere nelle istituzioni.
Anche così il mondo può essere considerato “normale”.
Roma, 6 luglio 2022
Il Coordinatore nazionale FP CGIL Ministero della Salute
Fabio Lupi
Abbiamo bisogno di risposte… non possiamo più perdere tempo
Manifestazione 21 luglio 2022
La situazione di disagio al MIMS del personale non è più tollerabile. Continuiamo nella deriva, ormai cominciata da anni, di perdita di lavoratori, di competenze, di professionalità. L’unica risposta che il legislatore riesce a mettere in campo è quella della privatizzazione di competenze (da ultimo revisioni mezzi pesanti). Il tutto, peraltro, diventa oggettivamente insopportabile laddove continuiamo a vedere un Governo che, praticamente ogni giorno, ci racconta, con evidente dispregio del ridicolo, che “tutto va bene” che “a breve nelle amministrazioni avremo migliaia di assunzioni” e che “siamo ormai prossimi a conseguire un’amministrazione digitale in grado di rispondere prontamente alle esigenze dei cittadini”.
La verità, quella che risulta a noi, è tutt’altra. Dovunque si volga lo sguardo il panorama è sempre lo stesso: uffici in sotto organico che si reggono solo ed esclusivamente sul senso di responsabilità dei lavoratori, spesso lasciati soli dall’amministrazione che rincorre solo ed esclusivamente nastri operativi o produttività presunte che non tengono conto del fattore primo su cui si basa qualsiasi organizzazione: su quante persone posso contare.
Nell’ultimo Decreto di riorganizzazione, il MIMS ha stabilito che il personale di cui necessita assomma a 8.046: ad oggi siamo all’incirca 5.800 con un differenziale negativo pari a circa 2.200 lavoratori.
L’unica risposta è un piano straordinario di assunzioni. Su questo chiediamo impegni precisi e soluzioni immediate.
Per questo, tutti insieme, convochiamo una manifestazione per il 21 luglio 2022 a Piazzale di Porta Pia, davanti alla sede del Ministero.
Le Organizzazioni Sindacali Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Confsal VVF scrivono al Ministro dell’Interno Pref. Luciana Lamorgese
Serve una dotazione organica di almeno 40.000 operativi e 5000 amministrativi, solo così si può rispondere alle esigenze dei cittadini