La sollecitazione dei sindacati di categoria Cgil Cisl Uil e delle centrali cooperative
“È urgente procedere all’adeguamento delle tariffe da parte di tutte le programmazioni regionali e delle stazioni appaltanti, in coerenza con le tabelle ministeriali”. È quanto sollecitato congiuntamente dai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, Fisascat Cisl, Uil Fpl, Uiltucs e dalle centrali cooperative Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali, Agci Imprese Sociali, firmatarie del contratto per il settore dei servizi sociali, sociosanitari, educativi e di inserimento lavorativo della cooperazione sociale. “Nonostante l’ultimo rinnovo del contratto 2023/2025 – spiegano, – continuano a registrarsi casi di mancati adeguamenti delle tariffe che non recepiscono gli incrementi contrattuali previsti, compromettendo la sostenibilità dei servizi e la stabilità occupazionale”.
“Il contratto – sottolineano – interessa oltre 420.000 lavoratrici e lavoratori del comparto, includendo oltre 40.000 persone svantaggiate impegnate in percorsi di inserimento lavorativo: un pilastro del modello cooperativo e una leva fondamentale di promozione dell’inclusione al mondo del lavoro. Rappresenta inoltre uno strumento essenziale per garantire la valorizzazione, la salute e sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, la qualità dei servizi alla persona (anziani, minori, famiglie e soggetti fragili) e per promuovere l’inclusione sociale attraverso percorsi di inserimento lavorativo”.
“Per questi motivi, ci attiveremo con tutti gli strumenti necessari per sostenere e tutelare l’occupazione e i servizi erogati dalle cooperative sociali, chiedendo il pieno riconoscimento dei costi contrattuali negli accreditamenti, convenzioni e contratti di appalto”, concludono.

Sottoscritta da altri sindacati ipotesi di contratto che non dà risposte ai lavoratori

“L’Aran, su mandato del Governo, ha chiuso ieri la trattativa per il contratto dell’Area della dirigenza delle funzioni centrali 2022-2024 che determina un taglio netto di oltre il 10% delle retribuzioni dei dipendenti pubblici rispetto all’inflazione maturata nello stesso periodo”. Così Florindo Oliverio, segretario nazionale Fp Cgil, commenta la sottoscrizione dell’ipotesi di contratto avvenuta senza la firma della Fp Cgil.
“Ci siamo rifiutati di condividere un impianto contrattuale che oltre a non dare soddisfazione dal punto di vista economico, non affronta adeguatamente neanche le tante questioni ancora aperte sul piano normativo – spiega Oliverio – : dall’esigilibità del diritto all’incarico per i dirigenti al superamento dei due livelli di professionalità per i professionisti, così come il tema dell’accesso allo smart working, dell’indennità di esclusività e dell’attività libero-professionale per i medici INPS, o ancora la priorità per l’assegnazione all’incarico dei dirigenti sanitari di seconda fascia per la direzione di strutture complesse”.
“Lasciamo ad altri dichiarazioni congiunte che non risolvono veramente i problemi, per parte nostra rivendichiamo di aver portato a casa almeno un maggiore aumento sugli stipendi rispetto alla parte variabile e un aumento maggiorato dei professionisti di primo livello in continuità con il contratto precedente. La chiusura di oggi conferma quanto abbiamo denunciato già nei mesi scorsi, dopo l’accordo separato voluto dal Governo per il contratto del personale non dirigente: non c’è alcuna intenzione da parte delGoverno di raggiungere un accordo che produca risultati positivi per il personale, c’è solo la richiesta di aderire ad una proposta unilaterale”, conclude.
Questa mattina, in occasione della mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Ministero della Cultura, una nostra delegazione è stata ricevuta dal ministro Giuli. Abbiamo rappresentato al ministro le difficoltà organizzative di un Ministero che non riesce a espletare le funzioni istituzionali perché bloccato da una riforma che tarda ad assestarsi, e le difficoltà vissute dalle lavoratrici e dai lavoratori che non conoscono ancora quale sarà il loro destino, nonostante la soppressione e la divisione degli uffici sia ormai imminente. Dal Ministro abbiamo ricevuto rassicurazioni che già nelle prossime ore avremo aggiornamenti sulle questioni in sospeso. Giudichiamo positivamente la disponibilità del Ministro ad ascoltare le nostre istanze ma questo confronto, comunque tardivo, non spegne le nostre rivendicazioni”. Si legge in una nota di Fp Cgil e Uil Pa, a seguito dell’incontro con il ministro.
“Rischiamo una paralisi delle attività con una grave ricaduta sull’erogazione dei servizi e sulla vita dei colleghi”, proseguono. “ Crediamo che sia necessario un costante dialogo, che fino a oggi è mancato, per garantire la prosecuzione dei servizi, la valorizzazione delle competenze e tutelare i dipendenti. Riteniamo urgente e necessaria la definizione delle piante organiche, con una particolare attenzione alla stabilizzazione dei precari e allo scorrimento delle graduatorie in essere, il passaggio di competenze e la mobilità straordinaria”.
“In attesa di risposte concrete, terremo alta l’attenzione per la continuità del confronto e continueremo la nostra mobilitazione”, concludono.
consultori
“I consultori hanno avuto e hanno un ruolo fondamentale di presidio pubblico di salute e diritti, ma oggi sono sotto attacco: i ripetuti tagli alla sanità pubblica ne hanno ridotto drasticamente il numero e il personale sanitario, sociosanitario e amministrativo che ci lavora. Noi continueremo a batterci affinché tornino ad essere il luogo privilegiato della presa in carico per tutti i bisogni di salute previsti dalla legge che li ha istituiti, innovandone le pratiche e garantendo i lavoratori”. Così Cgil nazionale e Fp Cgil, alla vigilia del cinquantesimo anniversario della legge istitutiva dei Consultori pubblici familiari, la L. 405/1975, annunciano la campagna che prenderà il via domani con una mobilitazione social e proseguirà a settembre con assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio, volantinaggi e iniziative per rilanciare la lotta per i diritti e la tutela dei Consultori.
“È necessario assicurare in tutto il Paese i livelli assistenziali previsti dalla normativa – proseguono Cgil e Fp – inserendo nel Fondo Sanitario Nazionale un finanziamento aggiuntivo e vincolato per i consultori pubblici”. Confederazione e Categoria denunciano infatti che “la Legge prevede un consultorio familiare ogni 20mila abitanti, ma oggi sono uno ogni 32mila (- 40%), la maggior parte dei quali non dispone di tutte le professionalità previste: psicologhe/i, ginecologhe/i, ostetriche, assistenti sociali, mediatrici e mediatori culturali”.
Per questo “occorrono assunzioni mirate in tutte le Regioni di modo da garantire équipe multidisciplinari, senza obiettori di coscienza, e permettere: percorsi assistenziali e di presa in carico – anche psicologica – per tutto l’arco della vita, la piena applicazione della Legge 194 e delle Linee di indirizzo del Ministero della Salute sull’interruzione volontaria di gravidanza, e Percorsi Nascita per tutte le famiglie con neonati/e entro sette giorni dalla nascita e per almeno sei mesi”. Cgil e Fp sottolineano poi che “va impedita la presenza di associazioni e movimenti antiabortisti all’interno dei consultori”.
“Smantellare i consultori – concludono – significa demolire luoghi e servizi pubblici per la salute sessuale e riproduttiva, per la prevenzione della violenza di genere, del disagio giovanile e familiare, per l’educazione all’affettività e alla sessualità, per la salute delle donne lungo tutta la vita, per l’accesso libero e sicuro all’IVG. Non lo permetteremo, saremo nei luoghi di lavoro e in tutti i territori per dare il via alla nostra campagna e proseguire la nostra lotta”.

Qui puoi scaricare i 16 cartelli per la campagna fotografica sui social da far vivere martedì 29 luglio.

GLI STEP DA FARE:

  1. Scegli il cartello (o i cartelli) che più ti piace
  2. Stampa il cartello in A3 o A4
  3. Fai un selfie (o fatti fare una foto) con il cartello
  4. Pubblica la foto utilizzando gli hashtag #DoveLaCuraIncontraIDiritti e #50anniDiConsultori
  5. Se la pubblichi nelle Storie di Instagram puoi taggare @fpcgil, ti rilanceremo!

Nota bene: Su Facebook non c’è bisogna che ci tagghiate, l’importante è mettere gli hashtag! Troveremo i vostri scatti attraverso gli hashtag e, insieme alla CGIL, vi rilanceremo!

“Per affrontare un fenomeno così delicato come quello dei Neet, non basta un’assistenza virtuale”. Commenta così il segretario generale della Fp Cgil, Federico Bozzanca, la presentazione da parte del ministero del lavoro di Appli, assistente virtuale per il lavoro in Italia.

“Stiamo parlando – aggiunge Bozzanca – di giovani che non studiano e non lavorano e che spesso affrontano, a monte, un problema di esclusione sociale, dovuto a difficoltà economiche, abbandono scolastico, problemi di salute e mancanza di
opportunità. L’intelligenza artificiale, se utilizzata con criterio, può rivelarsi un ottimo strumento di supporto al lavoro ma per accompagnare questi ragazzi e ragazze in percorsi di inclusione lavorativa, serve una presa in carico che può essere garantita unicamente da persone in carne ed ossa”.

“I Centri per l’impiego – conclude il segretario generale – sono servizi pubblici che accompagnano e aiutano la persona
nella scoperta di nuove possibilità che altrimenti non troverebbe. Non si limitano a fare un semplice match”.

pa dipendenti pubblici

È quanto emerge dagli ultimi dati del Conto Annuale della PA

“Gli ultimi dati del Conto Annuale della PA lo confermano: da qui al 2033 andranno in pensione oltre 700 mila lavoratrici e lavoratori pubblici, non si arresta la crescita dell’età media nelle funzioni centrali e locali, gli stipendi sono i più bassi d’Europa e il livello di precarietà è ancora preoccupante con oltre 90 mila precari”. Lo scrive in una nota la Funzione Pubblica Cgil.

L’esodo di dipendenti che andranno in pensione conferma la necessità di procedere con la nostra proposta di assumere 1.250.000 nuove unità, non solo per sostituire chi lascia il posto di lavoro ma anche per rafforzare i servizi pubblici ai cittadini – spiega la Fp Cgil -. Invece, dagli ultimi dati disponibili, un quinto delle nuove assunzioni sono in realtà di dipendenti che già lavoravano nel pubblico. Parliamo di oltre 20 mila unità su un totale di meno di 100 mila. Una percentuale cresciuta dal 5% al 20% in soli due anni, dal 2021 al 2023”.

E aggiunge: “In questo modo il rinnovamento della Pa stenta a decollare, e l’età media dei dipendenti pubblici lo conferma: 52,8 anni nelle funzioni centrali (+0,8 anni rispetto al 2013) , 51,8 anni nelle funzioni locali (+1,4 anni), 48,9 anni nella sanità (-0,1 anni), 44,4 anni nel comparto sicurezza, soccorso e difesa (+2,3 anni). Ma non è solo un problema di quantità. Infatti, l’Italia risulta agli ultimi posti in Europa non solo per il numero di dipendenti pubblici in rapporto alla popolazione, ma anche per la spesa che riserva ai loro stipendi. Spendiamo per le retribuzioni dei dipendenti il 76% in meno della Francia, il 66% in meno della Germania e il 52% in meno del Regno Unito, ma la spesa complessiva della PA cresce più intensamente, segno che aumentano esternalizzazioni e consulenze. E ancora, c’è il problema dell’aumento del costo della vita che sta impoverendo le lavoratrici e i lavoratori. Se finora grazie al lavoro svolto nel contrattare migliori condizioni di lavoro siamo stati in grado di far aumentare gli stipendi dei dipendenti pubblici ben oltre l’inflazione (ottenendo aumenti del 3,48% e di oltre il 4% nelle stagioni 2016-2018 e 2019-2021 a fronte di un’inflazione nello stesso periodo di appena il 4,4%), con l’ultimo rinnovo contrattuale imposto dal Governo, con la compiacenza di altri sindacati firmatari, i dipendenti si sono impoveriti: a fronte del costo della vita aumentato del 16% nel triennio 2022-2024, infatti, gli aumenti si sono fermati a meno del 6%.

Infine, resta vivo il problema della precarietà: nei settori pubblici presi in esame, infatti, sono ancora più di 90 mila le lavoratrici e i lavoratori precari. E se è vero che i contratti a tempo indeterminato crescono leggermente (+ 40 mila tra il 2022 e il 2023), è vero anche che siamo ancora ben lontani dal compensare le gravi perdite che abbiamo subito negli ultimi 10 anni: più di 50 mila unità cessate nelle funzioni centrali, quasi 80 mila nelle funzioni locali e oltre 18 mila nel comparto sicurezza, difesa e soccorso su cui la stessa Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato più volte di voler investire. L’unico settore che sembra aver interrotto il trend negativo è la sanità che negli ultimi 10 anni ha aumentato i propri organici di oltre 40 mila unità ma con una forte incidenza di precarietà che non riesce ad essere assorbita a causa della permanenza dei tetti di spesa del personale e nessuna risorsa aggiuntiva per le stabilizzazioni”.

“Riteniamo non più rinviabile un forte investimento sulle assunzioni nei servizi pubblici, essenziali per Costituzione, che garantiscono diritti fondamentali a tutte e tutti. Per queste ragioni chiediamo nuovamente che il Governo esca dagli slogan e dai proclami e si confronti realmente con le organizzazioni sindacali su cosa intende fare per garantire organici adeguati, valorizzazione professionale ed economica, contratti dignitosi che tutelino realmente il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi pubblici”, conclude la Funzione Pubblica CGIL.

Oggetto: richiesta apertura confronto corretta interpretazione requisiti esercizio dell’attività professionale per educatori professionali socio-pedagogici e educatori dei servizi educativi all’infanzia 

La scrivente O.S., con la presente pone all’attenzione di codesto Ministero una difficoltà interpretativa che sta emergendo diffusamente sul territorio nazionale in seguito all’entrata in vigore della LEGGE 15 aprile 2024, n. 55 concernenti le disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative e istituzione dei relativi albi professionali in relazione all’esercizio dell’attività di educatore professionale socio-pedagogico e di educatore nei servizi educativi per l’infanzia.

Nello specifico abbiamo riscontrato diverse problematiche dovute alla corretta interpretazione della norma e s.m.i da parte sia delle Amministrazioni che degli enti gestori sui requisiti per la partecipazione ai concorsi, l’assunzione, di accreditamento o nei cambi di gestione.

I termini per presentare la domanda di iscrizione inizialmente previsti entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge istitutiva (Legge 55 del 15 aprile 2024), sono stati successivamente prorogati dal DL Milleproroghe (DL 27 dicembre 2024, n. 202) al 31 marzo 2025.

In sede di conversione del DL, tuttavia, è stata inserita la seguente previsione all’art. 10, comma 8- sexies: “… i pedagogisti, gli educatori professionali socio-pedagogici e gli educatori dei servizi educativi per l’infanzia che hanno presentato domanda di iscrizione ai relativi albi possono comunque esercitare la rispettiva attività professionale disciplinata dalla medesima legge 15 aprile 2024, n. 55.”.

Le amministrazioni e alcuni enti gestori interpretano la norma in questione come anticipatrice degli effetti della conclusione definitiva della procedura di istituzione degli Albi, che ad oggi ancora non è avvenuta.

Questa interpretazione ha conseguenze che possono incidere negativamente sul funzionamento dei servizi collegati a queste figure professionali quali ad esempio i servizi educativi per l’infanzia nelle sue diverse articolazioni, poiché pur in possesso del titolo di studio idoneo, non possono materialmente iscriversi agli Albi non essendo ancora operativo il relativo Ordine ed essendo terminata il 31 marzo scorso la fase preliminare di presentazione delle domande. In particolare contestiamo l’esclusione di chi ha conseguito il titolo dopo il 31 marzo 2025 come una mera interpretazione restrittiva della norma. Appare pertanto non rinviabile l’apertura urgente di un confronto teso a risolvere celermente le criticità emerse, tutto ciò al fine di scongiurare gravi difficoltà nelle procedure di reclutamento del personale nonché l’insorgere di un contenzioso legale mettendo a rischio la tenuta dei servizi e dei livelli occupazionali. 

Si è svolto oggi, 21 luglio, l’incontro con l’ARAN per la prosecuzione della trattativa sul rinnovo del CCNL Funzioni Locali 2022-2024.

Durante l’incontro è stato presentato un articolato che introduce alcune novità, tra cui la proposta scritta di inglobamento di solo il 30% dell’indennità di comparto.

Nella proposta di ARAN i piccoli passi avanti, così come la certezza dei tempi della contrattazione decentrata, non sono ancora sufficienti. Infatti non vi sono soluzioni adeguate — e in alcuni casi risultano peggiorative — come:

Le mancate soluzioni relative al sistema di classificazione:

  • l’inquadramento di tutte le educatrici e delle insegnanti nell’Area dei Funzionari e il mancato riconoscimento della reale equipollenza tra titoli, laurea e diplomi, a partire dagli anni necessari per il passaggio tra le aree;
  • il superamento dell’Area degli Operatori;
  • l’introduzione di un’Area delle Elevate Professionalità;

nonché la proposta peggiorativa sulla cumulabilità tra la maggiorazione del differenziale stipendiale che compensa la permanenza nell’area degli istruttori del personale educativo e scolastico e quella per lo svolgimento di attività per cui è richiesta l’iscrizione ad albi professionali.

Abbiamo riaffermato tutte le richieste contenute nella nostra piattaforma che non trovano attualmente soluzione nella proposta ARAN, evidenziando in particolare:

  • la necessità del riconoscimento del trattamento accessorio durante le ferie;
  • il nostro dissenso rispetto alla soluzione prospettata per il turno festivo infrasettimanale, che offre una risposta solo parziale, riconoscendo la festività a chi non è in turno ma non il riposo compensativo a chi lavora.

Permane una forte distanza sul tema delle risorse economiche. Anche con la proposta di inglobare il 30% dell’indennità di comparto nello stipendio, l’ARAN continua a proporre il “gioco delle tre carte”: toglie risorse dal trattamento accessorio per reinserirle nel trattamento fondamentale tagliando, inoltre, il fondo delle risorse decentrate in pari misura senza consentire il suo rifinanziamento.

Abbiamo attivato ogni tipo di interlocuzione per far comprendere che non è accettabile garantire, in nove anni, un importo inferiore a quello che sarebbe spettato alle lavoratrici e ai lavoratori per il triennio 2022-2024.

Abbiamo sottoposto alle controparti diverse soluzioni tecniche volte a coprire la perdita del potere d’acquisto del salario delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto nel triennio 2022-2024 a fronte di un’inflazione al 16%. Inoltre è necessario un fondo dedicato e finanziato per ridurre le distanze retributive tra i comparti pubblici attraverso l’adeguamento dell’indennità di comparto.

Ora la palla passa al Governo a cui spetta indicare come intenda risolvere il problema salariale per tornare a rendere attrattivo lavorare nelle amministrazioni locali oltre a garantire i servizi sul territorio attraverso un piano straordinario delle assunzioni

Il tavolo è stato aggiornato al 9 settembre.

Segretaria Nazionale FF.LL.

Tatiana Cazzaniga

“Ribadiamo le nostre richieste per un adeguato e dignitoso rinnovo del Contratto 2022-24 delle Funzioni locali: aumentare lo stanziamento del 5,78%, fondi dedicati al riallineamento dell’indennità di comparto – risorse che devono essere previste dal governo –, sblocco totale dei tetti al salario accessorio, l’aggiunta alla contrattazione delle risorse stanziate e non spese del CCNL 2019-2021. Solo così sarà possibile garantire un contratto vero, degno e immediatamente esigibile”.
Lo scrive in una nota il Segretario generale Fp Cgil Federico Bozzanca, a seguito del tavolo di oggi all’Aran per la trattativa per il rinnovo del Ccnl 2022-24.
“Al momento – spiega – le cosiddette ‘novità’ proposte dalla controparte non modificano di una virgola il problema principale che rimane sempre lo stesso: sono necessarie risorse aggiuntive che il Governo deve mettere a disposizione del rinnovo contrattuale. L’indennità di comparto conglobata non la possono pagare di certo i lavoratori. E vale la pena di ricordare che siamo sempre in presenza di uno spostamento di risorse, al momento non c’è un euro aggiuntivo. E questo mero spostamento rischia addirittura di far diminuire di qualche euro la busta paga, e ovviamente non cambia di una virgola neanche le prospettive future. Quattordici euro (lordi!) sono anni luce lontani dalla possibilità di far superare i gap salariali, nè rilanciano la valorizzazione. Le soluzioni normative proposte in alcuni casi sono peggiorative in altri impraticabili, senza risorse per la contrattazione decentrata visto che la stragrande maggioranza degli Enti non può o non intende utilizzare le ‘opportunità’ (noi lo chiameremmo più opportunamente ‘bluff’) del DL PA che, in sostanza dice: ‘se volete l’aumento ve lo pagate voi. E comunque sarete penalizzati sulle future assunzioni’. Per rilanciare l’attrattivita’ degli enti locali è necessario investire, ma il Governo ha già dimostrato un totale ed eloquente disinteresse. Basta guardare le grandi strategie di valorizzazione delle aree interne…”, osserva.
“E’ così che si valorizzano lavoratrici e lavoratori? Proponendo un gioco delle tre carte e non facendo nulla per contribuire al recupero del potere di acquisto per salari che sono già i più bassi della Pa?”, conclude.
cgil cisl uil coronavirus
“La mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata e delle RSA non si ferma. Quella di oggi nel Lazio, sotto il Ministero della Salute, è solo l’ultima di una lunga serie di iniziative che stiamo promuovendo in tutta Italia per dare voce a chi, ogni giorno, garantisce cure e assistenza fondamentali, ma lo fa ancora senza il riconoscimento di un contratto rinnovato”.
Lo dichiarano, in una nota congiunta, le Segreterie nazionali di FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, a margine del presidio organizzato a Roma per chiedere il rinnovo immediato dei contratti collettivi di sanità privata e per il contratto unico delle RSA Aiop e Aris, fermi da 8 e da 13 anni, dove per ora è arrivata solo la convocazione da parte di Aris per il solo tavolo delle Rsa.
“A margine dell’iniziativa laziale, una nostra delegazione è stata ricevuta dal Capo di Gabinetto, Marco Mattei, a cui sono state segnalate le annose problematiche del comparto. Per l’occasione, esprimiamo apprezzamento per le rassicurazioni arrivate durante l’incontro che ci fanno intravedere che si stia aprendo la strada giusta. Il ministero ha dichiarato che una parte dei fondi individuati nella legge finanziaria per la sanità accreditata sarà infatti vincolata al rinnovo del contratto nazionale, dove una quota dell’aumento dei DRG, le tariffe per le prestazioni sanitarie, sarà infatti destinata all’adeguamento salariale dei lavoratori. Per noi è un primo passo, che riteniamo importante, pur ritenendo prioritaria e non più rinviabile l’apertura del negoziato da parte di ARIS e AIOP. Intensificheremo pertanto le mobilitazioni affinché non sarà aperto il tavolo nazionale di confronto e dalle dichiarazioni si passi a fatti concreti”, proseguono.
“Porteremo questa battaglia fino ai tavoli del Governo – concludono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – per chiedere che si costruisca un fronte comune tra sindacati ed Istituzioni per ridare dignità a chi lavora nella sanità accreditata e per tutelare la salute delle persone più fragili. Senza risposte concrete sia da parte di Aiop e Aris, che da parte del Ministero della Salute e della Conferenza delle Regioni, la mobilitazione proseguirà, con ancora più determinazione, in ogni territorio del Paese”.
Personale verso lo sciopero
“Il CNEL è un organo di rilevanza costituzionale investito di importantissime funzioni in materia lavoristica e contrattuale. Basti pensare all’attività di tenuta e aggiornamento dell’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro: una banca dati straordinaria e unica nel suo genere in Europa. Stranamente, però, sembra che ai vertici di questo ente non importi nulla di garantire il rispetto delle regole fissate dal contratto collettivo nazionale di lavoro nei confronti del proprio personale.  Dal 1° luglio scorso, con iniziativa unilaterale, l’amministrazione ha infatti deciso di non rinnovare i contratti individuali di lavoro agile scaduti il 30 giugno. In questo modo, di fatto, il lavoro da remoto al CNEL è stato abolito a tempo indeterminato. Con decisione calata dall’alto e senza un confronto con le rappresentanze del personale, sono state affossate le clausole contrattuali che disciplinano il funzionamento e la fruizione del lavoro agile e del telelavoro. E tanti saluti alle nuove tecnologie, alla maggiore produttività e alla conciliazione vita-lavoro. Ma non finisce qui. Con un altro provvedimento, l’amministrazione ha decretato la chiusura totale dell’unica sede di lavoro per ben tre settimane consecutive ad agosto, di fatto mettendo in ferie obbligatorie tutti i dipendenti e mandando all’aria la programmazione appena effettuata dei piani-ferie individuali”.
Lo scrivono in una nota il Segretario generale Fp Cgil Federico Bozzanca e il Segretario generale Uil Pa, Sandro Colombi.
“Ad essere sinceri, non ci era mai capitato di sentire che una pubblica amministrazione possa decidere una specie di ‘serrata’ istituzionale a propria discrezione e per un tempo così lungo, come un’attività privata. Evidentemente, nessuno del vertice politico o amministrativo ha valutato l’inopportunità di una simile scelta. Come sempre più spesso purtroppo avviene nelle amministrazioni delle Funzioni Centrali – prosegue la nota – le rappresentanze sindacali si sono divise in due: quelli che abbassano la testa e quelli che vanno a testa alta. E così Fp Cgil e Uil Pa, dopo aver ricevuto mandato dall’assemblea del personale, hanno proclamato lo stato di agitazione chiedendo l’attivazione delle procedure di raffreddamento e conciliazione previste dalla legge 146/1990. Gli altri sindacati? Non pervenuti”.
“Ma stavolta le lavoratrici e i lavoratori del CNEL sono pronti ad andare fino in fondo per far valere i propri diritti e riportare la gestione del rapporto di lavoro nei confini delle regole fissate dagli accordi di contrattazione collettiva. Al CNEL la controparte datoriale tenta di forzare la mano al sindacato in materia di lavoro agile e di gestione delle ferie, stabilendo un precedente pericoloso per l’intera la Pubblica Amministrazione. Questa iniziativa deve essere fermata. Le incongrue decisioni dei vertici CNEL nei confronti del personale sono inaccettabili nella forma e nella sostanza e vanno respinte senza se e senza ma. È esattamente quello che stiamo facendo e che continueremo a fare”, concludono Bozzanca e Colombi.
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