INTERSINDACALE DEI DIRIGENTI MEDICI, VETERINARI E SANITARI
CCNL 2022-24: L’INTERSINDACALE DENUNCIA LO STALLO PER UN INADEGUATO FINANZIAMENTO E CHIEDE RISORSE EXTRACONTRATTUALI NELLA LEGGE DI BILANCIO
Roma, 17 set – L’Intersindacale dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari, Aaroi-Emac, FASSID (AIPAC, AUPI, SIMET, SiNaFO, SNR) , Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, FVM-Federazione Veterinari, Medici e Dirigenti Sanitari, Uil Fpl Medici e Veterinari e sanitari, scrive a Ministeri e Regioni per lamentare il grave ritardo per l’avvio delle trattative per il rinnovo del CCNL 2022-2024, causato dall’inadeguato finanziamento e chiede risorse extracontrattuali nella legge di bilancio.
“In rappresentanza di più di 130 mila professionisti e professioniste Dirigenti Medici, Veterinari, Psicologi, Farmacisti, Biologi, Chimici, Fisici e Dirigenti delle Professioni Sanitarie intendiamo manifestare il nostro sconcerto per lo stallo che ormai da 2 anni sta paralizzando il rinnovo del contratto collettivo nazionale”, si legge nella nota. “Quello di cui si parla è il CCNL del triennio 2022-2024, ormai abbondantemente scaduto e le cui conseguenze per il mancato rinnovo ricadono sulle spalle dei professionisti e delle professioniste che, ciò nonostante, continuano a garantire un’eccellente qualità delle cure”
“L’onestà intellettuale e l’etica sindacale con la quale cerchiamo di rappresentare le lavoratrici ed i lavoratori dell’Area, ci costringe a chiarire le condizioni che hanno determinato questo blocco che oggi è oggetto di strumentalizzazioni e disinformazioni” affermano le OO.SS nella nota e chiariscono: “Da una parte le ripetute dichiarazioni del Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo che vorrebbe – opportunamente – accelerare la chiusura dei contratti e addirittura avviare la contrattazione per il triennio 2025-2027, dall’altra l’attesa dell’uscita dell’atto di indirizzo per il contratto dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari per il triennio 2022-2024 che, pur se annunciata per i prossimi giorni, arriva comunque con un ingiustificato ritardo.”
“Questo grave ritardo va ricercato esclusivamente nel mancato finanziamento delle risorse necessarie a coprire l’inflazione del triennio. È noto, infatti, che a fronte di un’inflazione calcolata pari al 17%, il Governo ha finanziato un aumento contrattuale per i dipendenti pubblici pari al 5,78%, al di sotto di oltre 11 punti percentuali, tra l’altro anche molto inferiore agli aumenti previsti per tanti contratti privati.
Un grave definanziamento della retribuzione dei professionisti che inevitabilmente sta condizionando l’avvio delle trattative. A complicare la situazione si aggiunge l’iniquità del finanziamento dell’indennità di specificità che, nella legge finanziaria del 2025, è stata riconosciuta, a regime dal 2026, solo per i Dirigenti medici e veterinari e non per i dirigenti sanitari; tale iniquità, se non risolta, rappresenta un ostacolo insuperabile per l’avvio e la chiusura delle trattative”. Affermano i Sindacati decisi a chiedere più risorse.
“L’emanazione dell’atto d’indirizzo, cade nel contesto di elaborazione e discussione della legge di Bilancio 2026, in cui abbiamo l’opportunità di affrontare con serietà e responsabilità il nodo “risorse” attraverso l’adeguato finanziamento di risorse extracontrattuali per incrementare l’indennità di specificità medica, veterinaria e sanitaria.
Con queste risorse aggiuntive – sottolineano le OO.SS – si otterrebbe la riduzione del gap con l’inflazione registrata nel triennio, incidendo di fatto sulle percentuali di aumento delle retribuzioni, e al contempo si sanerebbe la sperequazione a tutt’oggi esistente tra le indennità di specificità professionali dei Dirigenti del SSN.
È un’occasione che non possiamo perdere, necessaria a valorizzare realmente tutti i professionisti sanitari, che, in condizioni strutturali, organizzative ed economiche avverse, garantiscono la cura e la salute delle persone.
Non è più accettabile il procrastinarsi di questo ingiustificato stallo contrattuale: chiediamo a Governo e Regioni l’impegno a creare le condizioni economiche anche extracontrattuali utili a superarlo, nell’attesa dell’emanazione dell’atto d’indirizzo che dovrà contenere elementi migliorativi sia al livello economico che normativo, in continuità con quanto realizzato con il contratto 2019-2021, a tutt’oggi ancora non completamente applicato in molte Aziende nelle diverse Regioni” conclude l’Intersindacale.
Giovedì 11 settembre abbiamo portato il nostro contributo e le nostre proposte durante l’audizione sul Dl Giustizia della Commissione Giustizia della Camera. Ciò che abbiamo espresso è che un intervento straordinario in materia di giustizia ci sembra più che auspicabile, date le gravi criticità che attanagliano l’intero sistema giustizia nel nostro Paese.
Riteniamo però indispensabile affrontare anche il tema delle gravi scoperture di organico che affliggono ormai tutti gli uffici giudiziari, con carenze delle dotazioni organice in media di un terzo, con picchi superiori al 50% in diversi uffici delle regioni del Centro e del Nord. Non ci sono ancora certezze in merito alla stabilizzazione del personale reclutato a tempo determinato per ridurre i procedimenti pendenti e il disposition time. Si tratta di 12 mila lavoratrici e lavoratori, tra funzionari addetti all’ufficio per il processo, funzionari tecnici e operatori data entry, che stanno sopperendo anche alle carenze di organico del personale di ruolo, senza che per la maggior parte di loro vi sia alcuna certezza.
Per questo, abbiamo spiegato che riteniamo urgente un intervento correttivo del provvedimento che possa affrontare queste criticità, a partire dallo stanziamento delle risorse necessarie alla stabilizzazione per tutti e 12mila, ma anche con lo scorrimento e il ripristino delle graduatorie scadute da cui poter attingere per colmare le carenze di organico, con le assunzioni mediante nuovi concorsi, e infine con uno stanziamento di risorse aggiuntivo per finanziare il sistema degli incarichi ed il nuovo ordinamento professionale. La giustizia rischia il collasso senza questa serie di interventi.
Rispetto, invece, all’articolo 6 del provvedimento sugli albi professionali degli educatori professionali e dei pedagogisti, prendiamo atto della proroga ma riteniamo necessario garantire l’avvio delle attività per evitare il protrarsi di una situazione di incertezza generalizzata per le lavoratrici e i lavoratori. Infine, abbiamo segnalato che la norma per come è stata redatta rischia di ingenerare incertezza applicativa per quanto riguarda coloro che conseguiranno il titolo di studio della laurea L-19 nel periodo tra il termine per l’iscrizione agli albi (31 marzo 2026) e l’effettivo avvio degli ordini professionali. Inoltre, risulta inspiegabile la ratio per cui siano previste anche diverse lauree del vecchio ordinamento per poter esercitare la professionare di pedagogista, mentre non vi è il medesimo trattamento per la professione di educatore. Riteniamo quindi opportuno un intervento correttivo del testo del decreto legge nella sua conversione in legge.
Dall’inizio del conflitto, nell’autunno 2023, la CGIL ha avviato una raccolta fondi per l’invio di aiuti umanitari alla popolazione civile della Striscia di Gaza.
Per contribuire:
IBAN: IT42S0103003201000002774730
Intestato a Cgil – Confederazione Generale Italiana del Lavoro
Causale: Aiuti umanitari Gaza
A luglio 2024, due container, partiti dal porto di Genova e giunti in Egitto, a Port Said, hanno trasportato 51 bancali di beni essenziali. Una seconda azione umanitaria è stata realizzata attraverso l’acquisto di alimenti freschi: ceste familiari contenenti frutta e verdura per una settimana, distribuite nei campi profughi. Nel mese di luglio 2025, è stata effettuata la terza azione umanitaria con la distribuzione di una razione di verdure per 200 nuclei familiari palestinesi nei campi profughi di Gaza City.
La mobilitazione della CGIL e della Fp Cgil per fermare la barbarie in corso a Gaza e in Cisgiordania si è attivata e proseguirà nei luoghi di lavoro, nelle piazze delle nostre città e con il supporto concreto che abbiamo dato alla Global Sumud Flottilla.
“Il prossimo concorso relativo alle assunzioni di personale ispettivo tecnico per l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che avrebbe dovuto far entrare in servizio mille ispettori tecnici, riuscirà a coprire forse la metà dei posti messi a bando. Perchè ciò accade è noto e lo denunciamo da tempo: le competenze e le responsabilità richieste al personale ispettivo dell’INL sono di molto superiori allo stipendio previsto, comprese le indennità accessorie. Occorre dunque porre rimedio a questa situazione dando un reale segnale di investimento, tangibile e duraturo, sull’attività di vigilanza”.
E’ quanto scrive Fp Cgil in una lettera inviata alla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Calderone.
“Certamente non basta annunciare di aver provato a far inserire emendamenti con l’obiettivo di rendere realmente attrattivo l’INL e l’attività degli ispettori – si legge nella lettera -, proposte emendative che però hanno ottenuto un diniego da parte di altri Enti. Sappiamo bene, sia noi che Lei, che laddove c’è una volontà politica forte e seria questa è capace di argomentare e superare qualunque diniego. Se non è accaduto è perché tale volontà politica è mancata e di questo la responsabile è Lei, signora Ministra, non altri. Proprio per questo Le chiediamo un incontro urgente, al fine di capire quali azioni intenda mettere in campo. In assenza di risposte avvieremo azioni a tutela dei lavoratori e una mobilitazione su tutto il territorio, da soli o assieme alle altre sigle che saranno disponibili, perché finalmente si faccia quel salto di qualità che non si vuole far fare all’INL”.
“La nostra priorità assoluta è tutelare la dignità di lavoratrici e lavoratori delle amministrazioni locali e per questo servono risorse aggiuntive e perequative nei confronti degli altri comparti pubblici. Prendiamo atto che anche il Ministro Zangrillo ha finalmente compreso questa necessità e attendiamo che dalle parole si passi ai fatti”. Lo scrivono in una nota Fp Cgil e Uil Fpl a seguito dell’incontro di oggi in Aran per la prosecuzione della trattativa per il rinnovo CCNL Funzioni locali 2022-24.
“Proporre un aumento ben lontano dal tasso di inflazione registrato nel triennio significa, di fatto, impoverire i lavoratori, le lavoratrici e le loro famiglie. E certamente la misura del decreto Pa, parziale e di difficile attuazione, non può essere sufficiente, perché lascia solo a pochissime amministrazioni – tagliandone fuori tantissime altre – la possibilità di destinare risorse proprie per piccoli incrementi di salario ma, allo stesso tempo, costringe ad assumere meno personale di quanto preventivato. In tal senso, è stata riaffermata la necessità di avviare un piano straordinario di assunzioni per affrontare la grave carenza di personale e garantire servizi efficienti ai cittadini.”
“Continuiamo la nostra battaglia – ribadiscono i sindacati – per un rinnovo contrattuale che preveda lo stanziamento di risorse aggiuntive, ribadendo inoltre la richiesta di un anticipo di tutte le risorse disponibili, comprese quelle destinate al CCNL 2025-2027, una soluzione giuridica già al vaglio dei tecnici”.
Come avevamo già denunciato lo scorso anno in occasione dell’approvazione della Legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023), il Governo Meloni ha introdotto un taglio alla quota retributiva delle pensioni dei dipendenti pubblici con meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995, colpendo iscritte e iscritti a CPDEL, CPS, CPI e CPUG.
Il recente Messaggio INPS n. 2491 del 25 agosto 2025 conferma che, a seguito dell’innalzamento del limite ordinamentale a 67 anni stabilito dalla Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024), tutte le pensioni anticipate erogate prima di tale età subiranno i tagli alle aliquote di rendimento. Si tratta di una misura retroattiva, che interviene sull’importo delle pensioni future in violazione dei principi di certezza del diritto e con evidenti profili di incostituzionalità. Per la prima volta, non era mai accaduto neanche con la Legge Monti-Fornero, si interviene sulle posizioni contributive già maturate, con un provvedimento a forte rischio di incostituzionalità.
Secondo le stime, nel 2043 saranno oltre 730.000 le lavoratrici e i lavoratori pubblici colpiti, per un totale di 33 miliardi di euro di tagli a regime. Gli effetti, calcolati dall’ufficio politiche previdenziali della Cgil nazionale su diverse anzianità contributive, sono pesantissimi: per una retribuzione annua di 30 mila euro si va da 927 € a 6.177 € in meno l’anno, per una retribuzione di 50 mila euro da 1.545 € a 10.296 €, per una retribuzione di 70 mila euro da 2.163 € a 14.415 €.
Siamo di fronte a un vero attacco ai dipendenti pubblici: contratti poveri, pensioni tagliate, finestre di uscita dal lavoro che si allungano fino a nove mesi in più di attesa solo per il pubblico impiego.
Altro che “superamento della Legge Fornero” o “quota 41 per tutti”: il rischio concreto è che chi ha iniziato a lavorare presto debba restare al lavoro fino a 48/49 anni di contributi per evitare il taglio alla pensione.
A tutto ciò si aggiunge il tema del TFR sequestrato: nonostante la Corte costituzionale abbia esplicitamente chiesto un intervento, il Governo non ha fatto nulla. Anzi, in queste settimane si ipotizza addirittura che per accedere al pensionamento anticipato si possa utilizzare il TFR, un paradosso inaccettabile se si considera che ai dipendenti pubblici il TFR continua a non essere liquidato nei tempi dovuti.
Inoltre, il messaggio INPS lascia aperte gravi criticità: applica i tagli anche in alcuni casi di cumulo contributivo e non riconosce espressamente le deroghe per chi accede alla pensione di vecchiaia non in costanza di rapporto di lavoro pubblico, nonostante la legge preveda in modo chiaro che le nuove aliquote non si applichino a queste pensioni. In questo modo l’INPS introduce interpretazioni che finiscono per superare la normativa stessa, restringendo diritti che la norma aveva già tutelato.
Il Governo continua a propagandare presunti interventi positivi sulle pensioni, ma la realtà è profondamente diversa: dietro gli annunci si nascondono solo nuovi tagli e penalizzazioni per le lavoratrici e i lavoratori pubblici, proprio per questo, la CGIL, la FP CGIL e la FLC CGIL sono sempre più convinte nel proseguire la vertenza a tutela delle pensioni, anche attraverso un rafforzamento del contenzioso che si sta portando avanti in questi mesi per il taglio alle aliquote di rendimento e per il TFR/TFS, fino alla Corte Costituzionale.
La FP Cgil in questi anni ha messo in atto ogni iniziativa a difesa della dignità umana calpestata quotidianamente nella Striscia di Gaza e per la fine immediata degli attacchi contro la popolazione civile. Quanto sta avvenendo in questi mesi impone a tutte e tutti di attivarci quanto possibile in ogni percorso di mobilitazione che possa sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica e chiedere ai governi nazionali di attivarsi per contrastare le azioni del Governo Israeliano e fermare la catastrofe umanitaria in corso a Gaza. Per questo, come sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità, sosteniamo la Giornata Nazionale di Digiuno promossa per il 28 agosto, per chiedere l’immediato cessate il fuoco e l’apertura di corridoi umanitari che consentano la fornitura di aiuti alimentari e di assistenza sanitaria in piena sicurezza alla popolazione.
La nostra organizzazione, insieme al sindacato europeo e internazionale, si è da subito impegnata per chiedere alle istituzioni nazionali, comunitarie e internazionali di mettere in atto quanto necessario per far cessare immediatamente gli attacchi alla popolazione civile di Gaza e agli operatori sanitari, perpetrata con la distruzione mirata delle infrastrutture assistenziali, adottando tutte le necessarie sanzioni, inclusa la sospensione dell’accordo di associazione Israele – UE, e fermando ogni relazione commerciale con le attività dei territori occupati.
Continueremo a mettere in atto quanto possibile e necessario, dalle manifestazioni nazionali ed internazionali alle spedizioni di aiuti alla popolazione, per ottenere la fine delle atrocità, il ripristino del rispetto del diritto umanitario e internazionale e il riconoscimento dello Stato di Palestina.