Si è svolto mercoledì 20 marzo l’incontro tra l’Amministrazione e le organizzazioni sindacali per la prosecuzione delle trattative relative al CCNI 2024. All’ordine del giorno anche la nostra richiesta di confronto sui criteri per l’attribuzione dei livelli differenziati di professionalità.
CCNI 2024
Abbiamo accolto con favore la sollecita convocazione del tavolo negoziale: questo dovrebbe finalmente consentire di pervenire alla firma del contratto integrativo in corso d’anno e non, come avviene da troppo tempo ormai, “a giochi fatti”.
L’obiettivo che ci siamo dati è ambizioso e possiamo articolarlo in tre punti:
la riscrittura dell’art. 7 del CCNI in materia di maggiorazioni sulla retribuzione di risultato, con l’individuazione di parametri utili a identificare, per le diverse famiglie di professionisti, le situazioni di effettiva sofferenza lavorativa che ne giustifichino l’attribuzione;
la razionalizzazione della disciplina dell’indennità di mobilità, volta a graduarne l’ammontare in relazione a situazioni differenti, anche al fine di attenuare al massimo la sottrazione di risorse dal Fondo;
l’aumento della indennità di funzione per tutti i professionisti, grazie alle maggiori risorse rese disponibili dal rinnovo del CCNL, in considerazione del notevole aggravio di lavoro derivato negli ultimi anni alla categoria per effetto dei sempre più frequenti e penetranti interventi normativi nelle materie di interesse così come delle radicali innovazioni intervenute nella organizzazione del lavoro.
Livelli differenziati di professionalità
Nel richiamare l’Amministrazione all’obbligo contrattuale di bandire annualmente le selezioni, abbiamo al tempo stesso evidenziato la necessità impellente di mettere mano ai criteri fissati con la Determinazione 114/2019.
Lo ribadiamo da tempo: il regolamento vigente sacrifica tanto l’anzianità quanto l’esperienza e i titoli professionali, a tutto vantaggio dei soli titoli di studio e incarichi di coordinamento, così tradendo del tutto la ratio dell’istituto e arrecando un grave pregiudizio economico proprio ai colleghi con una maggiore esperienza.
Su entrambi gli argomenti si è registrata una sostanziale uniformità di vedute al tavolo. L’Amministrazione ha mostrato attenzione alle problematiche esposte, confermando la propria disponibilità a una immediata verifica sulle modifiche richieste in appositi tavoli che saranno convocati subito dopo le festività pasquali.
FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
Giuseppe Cipriani
Pubblichiamo la circolare della Commissione Nazionale per il diritto di asilo che finalmente ripristina lo smart working nella Commissione Nazionale e nei Collegi Territoriali, dopo l’ingiustificata sospensione unilaterale del lavoro agile, avvenuta lo scorso mese di agosto, e che è stato un degli elementi della protesta di questi ultimi mesi dei lavoratori delle Commissioni.
Questa O.S. aveva sempre chiesto il ripristino dello smart quale diritto previsto dal contratto di lavoro, e dopo diversi incontri sindacali, lo scorso 21 marzo si è finalmente giunti al ripristino della possibilità di aderire al lavoro agile come per il restante personale del Ministero dell’Interno.
Un altro significativo passo avanti.
Adelaide Benvenuto
Fp Cgil Ministero Interno
nelle giornate del 4 e 5 marzo si è tenuto presso Bilbao (Spagna) il “Firefighters’ Training”, l’incontro formativo e di confronto, organizzato dall’EPSU e dall’ETUI con il sostegno finanziario dell’ETUI e della Commissione europea, con le organizzazioni sindacali europee sulla salute e sulle sostanze nocive/tossiche che interessano il Vigile del Fuoco durante e dopo la propria carriera lavorativa. L’incontro si è concluso nel pomeriggio del 5 marzo presso l’OSHA (Agenzia Europea per la Sicurezza e Salute sul Lavoro).
Possiamo ben dire che il meeting è stato motivo di confronto serrato e producente, dove la Fp Cgil ha evidenziato tutte le problematiche che potrebbero mettere a rischio la salute, la sicurezza e la vita dei Vigili del Fuoco italiani.
Ha aperto il dibattito la Prof.ssa Anna Stec, scienziata di fama mondiale, che da 20 anni si interessa e studia le problematiche sulla salute dei lavoratori derivate proprio dall’attività che sono chiamati a svolgere i Vigili del Fuoco. La scienziata, in due giorni di intensa e proficua formazione, ha ribadito che gli studi affrontati da lei e da altri scienziati nel mondo ci stanno dicendo chiaramente che molti Vigili del Fuoco si ammalano, sia durante la vita lavorativa che dopo essere andati in pensione, di malattie provocate proprio da quelle sostanze tossiche rilasciate durante gli incendi e da quelle sostanze inquinanti che si trovano negli scenari alluvionati e, soprattutto, sui terremoti e crolli di strutture che potrebbero contenere amianto.
C’è molto da fare ancora, anche riguardo lo studio dei materiali utilizzati nella realizzazione dei DPI e in quelli utilizzati in edilizia; così come per quelli usati nella fabbricazione di mobili e tutto ciò che è arredamento. E’ provato, infatti, che per la realizzazione dei suddetti materiali, si utilizzano componenti con sostanze di derivazione chimica che in caso di incendio o esposizioni a forti temperature, rilasciano sostanze tossico/nocive e cancerogene.
Il vero problema da affrontare è quello della raccolta dati sanitari del personale Vigile del Fuoco; un argomento che in molti paesi, così come in Italia, non è mai stato preso in considerazione dalle Amministrazioni e dai Governi. E anche a Bilbao abbiamo fatto notare a tutti i paesi presenti che Italia non conosciamo quanti Vigili del Fuoco hanno il cancro.
Tutti i presenti al meeting erano concordi che i Vigili del Fuoco sono esposti a sostanze chimiche tossiche non solo a causa degli incendi, ma anche a causa della contaminazione dei loro DPI e per la mancanza di procedure di decontaminazione. Il rischio è quello di portarci queste ‘particelle’ dallo scenario interventistico fino alle sedi di servizio o anche, drammaticamente, nelle nostre abitazioni.
La scienza è chiara oramai: I dispositivi di protezione individuale (DPI) dei Vigili del Fuoco sono una potenziale fonte di esposizione cronica alle sostanze tossiche e cancerogene rilasciate degli incendi.
Altri temi affrontati durante l’incontro sono stati il fattore psicologico e le problematiche di disagio della componente femminile nell’organizzazione interna del Corpo dei Vigili del Fuoco.
La delegazione Fp Cgil VVF ha condiviso quanto esposto nell’incontro, facendo notare quanto gli stessi argomenti vengono portati da anni ai tavoli di confronto nel nostro Paese, sia al Dipartimento VV.F., sia a tutto il personale del Corpo Nazionale. Questo si fa tramite assemblee specifiche e tramite anche la rubrica su salute e sicurezza della Fp Cgil VVF denominata “Particella Pazza”.
In conclusione abbiamo ringraziato l’EPSU e le organizzazioni europee presenti a questa formazione per il grande contributo fino ad oggi apportato, che ha permesso di divulgare alla Commissione Europea le rivendicazioni delle donne e degli uomini dei Vigili del fuoco.
Un lavoro che sta raggiungendo traguardi fino a pochi anni fa inimmaginabili, come ad esempio la notizia, che conferma le nostre rivendicazioni, rilasciata dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) che ha classificato l’esposizione professionale del Vigile del Fuoco come cancerogeno per l’uomo (Gruppo 1) o come lo storico risultato ottenuto il 3 ottobre del 2023 dove il Parlamento Europeo ha votato l’accordo concordato con gli Stati membri sulla revisione della direttiva sulla protezione dei lavoratori che prevede la decontaminazione obbligatoria per i Vigili del Fuoco europei.
Fraterni saluti.
Cozzolino Raffaele Nevi Andrea
Responsabile salute e sicurezza Coordinamento nazionale
Fp Cgil VVF Fp Cgil VVF
Pubblichiamo la nota unitaria delle Strutture Regionali Fp Cgil VVF, Fns Cisl, Uil PA VVF, Confsal VVVF Usb VVF e Conapa con la quale chiedono adeguate attenzione alla pianificazione organizzativa della logistica e del soccorso per l’evento internazionale che vedrà interessata la Regione Puglia per il vertice dei G7 Borgo Egnazia Puglia dal 13 al 15 giugno
Pubblichiamo la nota delle Strutture territoriali Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Uil PA VVF riguardo il sollecito per la mancata applicazione art.14 del D.P.R. n. 121-2022.
Pubblichiamo la nota del Coordinamento Provinciale Fp Cgil VVF rigurado la richiesta di mobilità interna
Pubblichiamo la nota del Coordinamento territoriale Fp Cgil VVF sull’organizzazione e operatività del settore delle specialità nautiche
Roma, 22 mar – “Per tornare ad essere attrattivi è necessario investire facendo crescere i salari e eliminando il tetto al finanziamento dei fondi, che da troppi anni blocca la possibilità di contrattare nei Comuni per poter riconoscere un salario accessorio e una carriera che siano aderenti alla complessità dei compiti a cui i lavoratori sono chiamati tutti i giorni. Per questo è necessario che vengano stanziate risorse adeguate a finanziare il nuovo sistema di classificazione previsto dall’ultimo contratto nazionale che valorizza l’esperienza e la professionalità di lavoratrici e lavoratori”.
Lo scrive in una nota Tatiana Cazzaniga, segretaria nazionale Fp Cgil a proposito dell’iter relativo al rinnovo contrattuale per i dipendenti delle Funzioni locali.
“Le risorse per il rinnovo non sono sufficienti, vista anche l’erosione del potere d’acquisto. Dunque, un contratto senza risorse adeguate non può trovare una soluzione rapida. A differenza di ciò che leggiamo nella bozza dell’atto di indirizzo – afferma Cazzaniga – è solo con la partecipazione e la contrattazione che si può rispondere all’esigenza di rendere attrattivo lavorare in un Ente locale. Gli investimenti su salario e finanziamento del Sistema di classificazione sono fondamentali per dare gambe alla contrattazione. Vale la pena di ricordare che secondo gli ultimi dati Istat, relativamente alle amministrazioni comunali, dal 2011 al 2021 si è stimata una perdita di circa 80mila unità di personale (-20%), accentuata nel Mezzogiorno (-24,3%) rispetto al Centro-nord (-17,8%). Nel Meridione d’Italia, inoltre, nel 2021 solo il 73% degli addetti è a tempo pieno (86,5% nel Nord; 91,2% nel Centro). Per noi di Fp Cgil bisogna, quindi, investire sul personale e bisogna assumere”, conclude.
Le Strutture territoriali Fp Cgil VVF Fns Cisl Uil PA VVF e Conapo unitariamente chiedono chiarimenti riguardo l’organizzazione del magazzino
Il 12 marzo 2024 è pervenuta alle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale una circolare da parte della Commissione Nazionale per il diritto di Asilo avente per oggetto gli indirizzi per l’attuazione di una precedente direttiva del Ministro dell’Interno intitolata “Rafforzamento e coordinamento delle attività delle Commissioni e Sezioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale”.
Con essa non soltanto si sollecitano, per l’ennesima volta, i collegi territoriali a conseguire un notevole incremento dell’attività decisionale, invocando l’applicazione di un non meglio specificato canone di concentrazione, si richiede altresì di porre in essere tutti i passaggi in cui è articolata la procedura di esame delle domande di asilo entro le 24 ore successive all’ascolto dei richiedenti protezione internazionale a prescindere dal tipo di esame – in modalità ordinaria, accelerata o prioritaria – dell’istanza in questione.
Si tratta di una richiesta irrealistica, che non tiene conto dei diritti fondamentali che sono alla base delle procedure di asilo e dei diritti dei lavoratori del sistema asilo e che appare ancor più assurda perché avanzata nella piena consapevolezza dell’inadeguatezza della strumentazione tecnica messa a disposizione degli uffici (applicativo Vestanet) e, soprattutto, delle gravi carenze di organico che affliggono le Commissioni territoriali: è la stessa circolare, infatti, a prevedere che i suddetti risultati siano conseguiti nelle more del piano di rafforzamento del sistema asilo.
Senonché, proprio le modalità con cui questo rafforzamento è perseguito continuano a non fornire risposta alle concrete necessità del sistema asilo. La persistente carenza di personale non permette il conseguimento degli obiettivi previsti e al momento la richiesta di incrementare il numero di audizioni e decretazione sta creando uno stato di forte malcontento e stress lavorativo.
Da mesi i lavoratori delle Commissioni hanno chiesto un rafforzamento dell’organico, con un incremento del personale di supporto amministrativo necessario allo svolgimento di quelle incombenze procedurali che esulano dall’attività istruttoria in senso stretto ma sono altrettanto importanti per la celere conclusione dei procedimenti amministrativi e finalmente a breve avremo una assegnazione di 60 assistenti amministrativi, numero importante ma non sufficiente alle necessità in carico a tutte le commissioni.
L’Amministrazione insiste pervicacemente nel perseguire quanto previsto dalla legge di conversione del c.d. Decreto Cutro nella parte in cui prevede che le funzioni istruttorie all’interno delle Commissioni territoriali, prima riservate ai Funzionari altamente qualificati a tale scopo assunti e formati, possano oggi essere svolte da qualsiasi Funzionario in servizio presso il Ministero dell’Interno purché “appositamente formato”.
Come abbiamo già avuto modo di comunicare, la formazione necessaria per conoscere e decidere dei bisogni di protezione internazionale non può essere apposita ma deve essere adeguata e purtroppo i nuovi colleghi, selezionati mediante un concorso generalista, accessibile anche a persone prive di qualsiasi competenza giuridica o di conoscenza delle lingue straniere, non soddisfano questi requisiti né l’appena accennata attività di formazione prevista può sopperire a tali mancanze.
Oggi, a circa un mese dal loro ingresso nei collegi territoriali, queste nostre previsioni sono state pienamente confermate e a pagarne le spese sono stati proprio alcuni dei colleghi neo-assunti i quali, catapultati in un contesto lavorativo a loro del tutto ignoto e frustrati dalla difficoltà di svolgere un compito del quale hanno percepito immediatamente l’importanza, hanno preferito rassegnare le dimissioni. Chi ha accettato, ha iniziato un primo corso di formazione e, stando alle indicazioni che verbalmente giungono dalla Commissione Nazionale per il diritto d’asilo ai Presidenti dei collegi territoriali, non appena questo primo corso terminerà (il 22 marzo, dopo circa 10 giorni di formazione on line) potranno già iniziare a svolgere attività istruttoria senza alcuna formazione sulle tecniche di intervista e la valutazione degli elementi di prova relativi all’istanza di protezione internazionale.
Un simile approccio non potrà che incidere negativamente sull’accuratezza dell’elaborazione dei decreti ed esporrà l’amministrazione a migliaia di ricorsi giurisdizionali dall’esito quantomeno incerto.
Alla luce di tutto questo appare contradditoria la richiesta rivolta ai funzionari istruttori altamente qualificati di comunicare la propria disponibilità a collaborare alla redazione di una Rassegna Giurisprudenziale a cura della stessa Commissione Nazionale e ad individuare dei referenti nazionali in specifici topic per prendere parte a gruppi di lavoro promossi dall’EUAA e composti da omologhi degli altri Paesi europei. Ci chiediamo che senso abbia promuovere iniziative finalizzate al miglioramento della qualità dei processi decisionali se al contempo si pretende un numero di decisioni incompatibile col rispetto delle regole procedurali e dei diritti delle persone. Per questo motivo molti funzionari hanno dichiarato la loro indisponibilità a collaborare alla redazione di una Rassegna Giurisprudenziale. Non vogliamo, invece, che il sistema asilo sia tagliato fuori da opportunità di formazione professionale e di confronto con gli altri Paesi che compongono il Sistema Europeo Comune di asilo e per questo riteniamo importante aderire all’iniziativa EUAA, ma deve essere altrettanto chiaro che l’isolamento del nostro sistema nazionale di asilo è già un dato di fatto e che a provocarlo sono le scelte incomprensibili e controproducenti che il governo sta ottusamente portando avanti.
Con spirito di collaborazione e nel rispetto di corrette relazioni sindacali apprezziamo la disponibilità dell’amministrazione che ha avviato un piano di mobilità per le commissioni ed ha ripristinato lo smart working a partire dal mese di aprile, ma riteniamo che sia opportuna una attenta analisi delle singole criticità presenti nelle differenti realtà territoriali sulle singole tematiche, anche di tipo relazionale all’interno dei diversi collegi ed una piu accurata analisi del processo lavorativo al fine di affrontare il crescente malcontento presente tra i lavoratori delle commissioni e non radicalizzare lo scontro.
Per tutti questi motivi continueremo la mobilitazione con tutti gli strumenti possibili a disposizione coinvolgendo tutti i lavoratori del sistema asilo con ulteriori iniziative a livello locale e nazionali. Ribadiamo che le problematiche che abbiamo evidenziato non si esauriscono in una dimensione meramente amministrativa e, anzi, afferiscono a una più ampia questione di cittadinanza e diritti violati. E sui diritti non arretreremo di un millimetro!
p.la FP CGIL Min. Interno
Adelaide Benvenuto Antonio Indolfi
Nella giornata di ieri si è tenuto un incontro con l’Amministrazione avente ad oggetto l’apertura del confronto sul lavoro agile il cui regolamento scade il prossimo 3 aprile 2024.
A seguito di un lungo confronto e delle richieste del tavolo sindacale, l’Amministrazione ha deciso di prorogare gli accordi vigenti per tutto il personale per ulteriori 30 o 45 giorni al fine di recepire proposte che abbiamo già portato all’attenzione dell’Amministrazione e che presenteremo in un documento unitamente alle altre sigle sindacali.
Altra proroga, fondamentale, arriva per i colleghi che per le loro condizioni di fragilità svolgono attualmente l’attività lavorativa in lavoro agile per 5 giorni a settimana.
Ora definiamo la proposta dell’Amministrazione:
per lo smart working l’intenzione è di inserire anche nel prossimo regolamento il limite massimo dei 7 giorni al mese, garantendo la maggior presenza in servizio, aumentabili ad 8 nei casi già previsti. Le attività non smartizzabili non variano e vengono incluse le attività svolte negli uffici dei Capi dipartimento. Viene ampliato da 60 a 120 giorni il periodo minimo di anzianità di servizio per i nuovi assunti per poter accedere al lavoro agile.
In merito, abbiamo nuovamente ricordato quanto lo strumento sia stato prezioso in un’Amministrazione che è riuscita ad essere modello grazie all’efficienza dei sistemi informativi ed alla dedizione dei suoi dipendenti che ancora oggi, in assenza di buono pasto e riconoscimento di ore di lavoro straordinario, lavorano senza sosta e garantiscono il raggiungimento degli obiettivi istituzionali del Ministero.
Dobbiamo ammetterlo, eravamo ottimisti. Abbiamo rappresentato all’Amministrazione che non è possibile non considerare un aumento delle giornate di lavoro agile – anche considerando, ad esempio, che il regolamento di ANPAL era migliore di quello del Ministero – ma su questo aspettiamo di ricevere al più presto la bozza dall’amministrazione per poter presentare osservazioni condivise con le altre sigle, anche all’interno dell’OPI, ricordando che sul tema tutte le sigle del Ministero avevano avviato nel recente passato una mobilitazione e uno stato di agitazione del personale.
Chiediamo che il lavoro agile sia esteso ai colleghi che lavorano in uffici di diretta collaborazione e che svolgono, di certo, attività delicate ma comunque smartizzabili perché sono lavoratrici o lavoratori con eguali diritti. Abbiamo rappresentato, infine, che per i neoassunti le domande più frequenti riguardano proprio il tema del lavoro agile: non è pensabile estendere i 60 giorni previsti.
Accogliamo invece con favore la prima struttura del lavoro da remoto (telelavoro), che sarà in vigore dal 1° giugno 2024. La proposta prevede verifiche periodiche della postazione domiciliare di lavoro, un giorno di lavoro in presenza e, al momento, i seguenti destinatari: il personale in servizio con disabilità grave (art. 3 comma 3, Legge 104/92), con gravi patologie certificate, donne in gravidanza e genitori con figli minori di 6 anni. Durante la discussione, la parte sindacale ha evidenziato che sarebbe utile introdurre elementi migliorativi come l’accesso dal lavoro da remoto ad altre categorie di lavoratori che abbiano esigenze di cura e che abbiano figli minori fino a 12 anni.
In merito al coworking, al di là dei criteri relativi alla distanza del domicilio dalla sede di lavoro, su cui andremo a discutere una volta che avremo la bozza, è utile concretizzare le interlocuzioni con altre Amministrazioni, così da rendere realmente operativo questo strumento.
Rispetto a tutte le nuove modalità di lavoro è utile ricordarsi sempre che si tratta di uno degli indici di ammodernamento della Pubblica Amministrazione è che l’attrattività del Ministero passa anche da questi strumenti.
Inoltre, in riferimento alle progressioni economiche, l’Amministrazione ha rappresentato che dalle verifiche effettuate non sarebbero state riscontrate incongruenze per i dipendenti di area III, a differenza che nell’area II, su cui si stanno effettuando ulteriori verifiche. Ricordiamo a tutti i colleghi, ad ogni buon fine, che è ancora possibile presentare richieste di accesso agli atti ove sussistano posizioni dubbie, ma è opportuno procedere alla richiesta celermente al fine di consentire all’Amministrazione di definire e portare a compimento il processo delle progressioni.
Infine, l’Amministrazione ha annunciato che nel mese di aprile saranno attivate le procedure per la stabilizzazione dei funzionari Pnrr. Ha confermato, inoltre, l’intenzione di procedere alla stabilizzazione dei funzionari Coesione Sud ipotizzando un unico bando che possa includere i colleghi dello stesso concorso provenienti da Anpal dopo aver espletato le opportune verifiche in ordine a questi ultimi.
Coordinatrice nazionale FP CGIL Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali |
FP CGIL Nazionale |
Alessandra Pone |
Matteo Ariano |
Al Sig. Ministro della Cultura
Dott. Gennaro Sangiuliano
Al Sig. Capo di Gabinetto
Cons. Francesco Gilioli
Egregio Ministro, egregio Consigliere
a seguito della pubblicazione definitiva dei decreti sulla riorganizzazione del Ministero della Cultura riteniamo di dover ribadire il proprio dissenso circa una scelta organizzativa inefficace, nel metodo e nel merito.
Nel merito perché consolida una tradizione di accentramento gestionale a fronte di una Amministrazione diffusa capillarmente sul territorio al pari di poche altre, anche con conseguenze rilevanti quali l’azzeramento dei Segretariati regionali.
Nel metodo laddove alcune soluzioni organizzative sono state appena accennate ed altre addirittura omesse. È il caso, ad esempio, dello spostamento del Museo romano degli Strumenti Musicali in zona Eur, di cui siamo venuti a conoscenza, ancora una volta, soltanto attraverso la stampa.
Non può considerarsi, infatti, in alcun modo esaustivo il confronto con le Organizzazioni Sindacali tenutosi lo scorso 27 novembre in cui l’Amministrazione ha soltanto sommariamente annunciato alcuni degli aspetti della riorganizzazione, ricevendo peraltro l’appunto dal Consiglio di Stato in merito alla mancanza dei verbali, che certificano l’avvenuto confronto con le OO.SS.
Soprattutto se si considera che – ferma restando la prerogativa datoriale di procedere a una riorganizzazione – gli Uffici sono popolati da persone, lavoratrici e lavoratori che hanno nelle Organizzazioni Sindacali la loro rappresentanza diretta. Anche solo per questo ci saremmo aspettati, ancora una volta, maggiore considerazione.
Secondo quanto avevamo avuto modo di scrivere al Capo di Gabinetto soltanto pochi giorni prima del completamento dell’iter legislativo della riforma, esprimevamo le nostre perplessità sull’accentuato disallineamento funzionale e organizzativo fra la tutela del patrimonio culturale, da un lato, e la sua conservazione e gestione dall’altro (cioè fra Soprintendenze e Musei), già contestato da alcune OO.SS. e dagli operatori della cultura nel precedente assetto, separandole ora fra dipartimenti diversi.
Poco ci aveva convinto la riperimetrazione del sistema museale, realizzato tramite una doppia operazione: l’aumento dei Musei elevati a livello dirigenziale generale e l’ulteriore proliferazione di Musei autonomi di seconda fascia andando ad accrescere il numero di quelli dotati di autonomia. Schema questo che, comunemente alla precedente riforma, oggi come allora ci convince poco, perché sostanzialmente rende residuali le Direzioni Regionali Museali, che in taluni casi ne escono eccessivamente ridimensionate, al punto che ci si chiede se valga effettivamente la pena mantenerle in vita. Continuano a risultare assenti, seppur fortemente sollecitate da chi scrive, le forme di coordinamento delle competenze separate e che sarebbero necessarie nei nuovi dipartimenti; resta il disallineamento fra esigenze di competenza specifica/specializzazione e le soluzioni adottate di genericità e fungibilità funzionale e organizzativa.
L’individuazione dell’Archivio Centrale dello Stato – cui viene meno “l’autonomia tecnico scientifica” – come Ufficio Dirigenziale non generale, posto in subordine alla Direzione Generale Archivi subalterno al Dipartimento per la tutela del patrimonio culturale è per noi una “ferita aperta”, anche a voler considerare il fatto che per l’Istituto Centrale per la Grafica l’Amministrazione è – giustamente e gliene diamo atto – corsa ai ripari ristabilendone la corretta dipendenza funzionale che in prima battuta era stata erroneamente imputata ad altro Dipartimento.
Solo per citare alcuni esempi meglio noti a chi scrive, sfugge la ratio dell’accorpamento fra Galleria Spada e Galleria Borghese, se non in funzione di un’origine fedecommissaria; o di quello fra il Museo Manzù (in provincia di Roma) e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (a Roma) se non in ragione del comune riferimento temporale al contemporaneo, seppur vale forse la pena ricordare che la GNAM ha anche un considerevole numero di opere del XIX secolo mentre il Manzù è un museo monografico.
Per non dire del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, unico nel suo genere, che verrebbe traslato nel complesso dell’EUR dopo ingenti somme di denaro pubblico investite nel suo ammodernamento nell’attuale sede espositiva.
Oltre a un maggior controllo sulle strutture periferiche, abbiamo notato che difficilmente si assiste a un potenziamento di quelle centrali, che pure sostengono un considerevole carico di lavoro, soprattutto presso la Direzione Generale Organizzazione. Riteniamo, per esempio, che si sarebbe potuto/dovuto implementare il numero dei Servizi di una unità, separando le attività di gestione del personale e delle carriere da quella delle relazioni sindacali e benessere organizzativo.
Come più volte abbiamo avuto modo di sottolineare, i provvedimenti intervengono, ancora una volta, sull’apparato organizzativo ministeriale in maniera inappropriata per una struttura che presenta specificità non assimilabili a tutte le altre Amministrazioni.
Pur consapevoli che il processo di riorganizzazione è in divenire, sentiamo la necessità di rinnovare la richiesta di confronto con le Organizzazioni Sindacali al fine di puntualizzare con maggior livello di dettaglio le conseguenze di tale progetto. Tra gli argomenti che rivestono maggiore urgenza, siamo qui a rappresentare la priorità di comprendere come si intenda procedere verso la mobilità del personale degli Istituti coinvolti nel nuovo impianto complessivo.
Distinti saluti
FP CGIL UIL PA
V. Giunta F. Trastulli