Al Direttore generale del Personale
e delle Risorse
Dott. Massimo PARISI
Roma

E, p.c.
Al Direttore dell’Ufficio Relazioni Sindacali
Dott.ssa Ida DEL GROSSO
Roma

Oggetto: nuova organizzazione del lavoro – Emergenza COVID-19.

Egregio,
in virtù dell’emergenza sanitaria e sociale con la quale siamo costretti a convivere, al fine di prevenire nuovi rischi e pericoli di contagio negli istituti, le chiediamo di im-partire le giuste direttive affinché nella gestione della così detta fase 2, sia i vari Prov-veditori che le Direzioni diano inizio ai vari confronti con le OO.SS necessari a costitu-ire protocolli d’intesa riguardanti la sicurezza sui luoghi di lavoro che meglio si adat-tino alle esigenze delle diverse realtà penitenziarie.
Tale richiesta, del tutto in aderenza con quanto previsto nel protocollo d’intesa firmato tra governo e parti sociali, riveste carattere d’urgenza.
Certi di un cortese cenno di riscontro, si porgono cordiali saluti.

Il Coordinatore Nazionale
FP CGIL Polizia Penitenziaria
Stefano BRANCHI

OGGETTO : PROTOCOLLO APPLICATIVO EMERGENZA LEGATA ALLA DIFFUSIONE DEL VIRUS
SARS – COV – 2 ( CORONAVIRUS )

In data 22 aprile u.s. abbiamo sottoscritto il Protocollo applicativo per la prevenzione e sicurezza dei lavoratori del Ministero Infrastrutture e Trasporti, in attuazione dei precedenti protocolli stipulati a livello nazionale per gli ambienti di lavoro e per i lavoratori pubblici. Un grande risultato per la sicurezza e la salute dei lavoratori del MIT da declinare nelle tante sedi ministeriali, sia nell’attuale fase emergenziale, ma soprattutto in vista di una imminente possibile fase 2, al fine di poter ripartire gradualmente in sicurezza. Saranno le OO.SS. territoriali, le RSU e gli RLS a dar vita al protocollo applicativo sul posto di lavoro attraverso incontri con le parti datoriali per condividere le iniziative specifiche da adottare nelle singole sedi.
Per quanto sopra scritto, invitiamo tutte le OO.SS. territoriali e le RSU dei Provveditorati, delle Motorizzazioni e delle Capitanerie di Porto a chiedere un confronto, in modalità telematica, con i datori lavoro per raggiungere, in tempi brevi, un protocollo di sede in grado di contenere le disposizioni organizzative da porre in atto a tutela della salute dei lavoratori.

FP CGIL                 CISL FP               UIL PA              CONFINTESA         CONFSAL UNSA       FLP
Camardella          De Vivo               Lichinchi                Crocchiolo                   Cipolla                    Caiazza
Sabbatella           Casamassima           Carino                 Lobrisco                                                Campopiano

Il 22 aprile è stato sottoscritto, con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il protocollo Protocollo Applicativo Emergenza Legata Alla Diffusi one Del Virus Sars Cov 2 (C o ronavirus).
Al di là dei contenuti, rinvenibili nel comunicato ufficiale che vi è stato già inviato, diventa essenziale che tutte le strutture si adoperino per far sì che esso divenga esigibile, con le opportune ulteriori preci sazioni che si riterranno utili, su tutti i posti di lavoro. Questo al fine non solo di essere più puntuali nella risoluzione de l le questioni che, nel caso di specie, hanno a che fare con la salute dei lavoratori, ma anche per rendere pr o tagonisti le nostr e Rsu e i nostri Rls.
Fraterni saluti.

Roma 24 aprile 2020

p.la Fp Cgil Nazionale                                                              Il Segretario Nazionale
Paolo Camardella                                                                       Florindo Oliverio

la coordinatrice Fp Cgil Mit
Carmen Sabbatella

DGMC: 28/04/2020.0021357.U – ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO FINALIZZATA AL CONTENIMENTO DELL’EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA RELATIVAMENTE ALLA C.D. FASE 2 E PROGRAMMAZIONE DELLE ATTIVITA’

Pubblichiamo la ministeriale GDAP.0138163.U del 27.4.2020 relativa a quanto in oggetto indicato.

Dott.ssa Barbara Fabbrini
Capo Dipartimento dell’amministrazione giudiziaria

Dott. Alessandro Leopizzi
Direttore Generale del personale e della formazione

e per conoscenza

Dott. Fulvio Baldi
Capo di Gabinetto

Le scriventi organizzazioni sindacali, in merito ai contenuti della proposta di parte pubblica relativa alla disciplina della fase due della emergenza Coronavirus, trasmessa alle organizzazioni sindacali lo scorso 23 aprile, e facendo seguito a quanto già rappresentato nel corso della riunione del 24 aprile, osservano:
– Come da quadro normativo vigente, il lavoro agile, anche nella cd Fase 2, è la modalità ordinaria di lavoro nella Pubblica Amministrazione, soprattutto in quella giudiziaria perché, nonostante l’attuale stato di emergenza, ancora persistente, esso ha garantito tutti i servizi con efficienza e poiché presso gli uffici giudiziari del territorio non vi è ancora certezza e garanzia di sicurezza e tutela della salute dei Lavoratori.
– A pagina 3, nella parte finale del “Tanto premesso” c’è questo riferimento: “visto il CCNL 1998/2001 del comparto ministeri come modificato e integrato dal CCNL successivo del 14 settembre 2007 e il contratto collettivo integrativo per i dipendenti del Ministero della Giustizia del 29 luglio 2010, nonché il CCNL 2016/2018 del comparto ministeri” va modificata la parola finale “ministeri” con “funzioni centrali”.
– L’articolato è privo di ogni riferimento al protocollo di accordo per la prevenzione e la sicurezza dei dipendenti pubblici in ordine all’emergenza sanitaria da “Covid-19”, sottoscritto il 3 aprile scorso da CGIL CISL e UIL con il Ministro della Funzione Pubblica. Ed invero l’accordo oggetto di discussione presso l’amministrazione giudiziaria non è altro che l’applicazione in tale amministrazione del predetto documento negoziale il quale, essendo stato sottoscritto anche da altre sigle sindacali e quindi dalla quasi totalità della rappresentanza sindacale, impegna le pubbliche amministrazioni, Giustizia compresa, a concordare le misure di sicurezza volte a prevenire il contagio da Covid-19. Pertanto l’accordo deve recare la precisazione che lo stesso è concluso in attuazione del protocollo sottoscritto il 3 aprile scorso.
– Nell’art. 3 (modalità di attuazione della partecipazione sindacale centrale e periferica) alla fine del co.1 deve essere aggiunto: ….e dove tali misure sono già state concordate, dovranno essere riviste con le OO.SS., le RSU e i RLS e il rinvio al confronto tra OO.SS. e dirigenza degli uffici giudiziari va
integrato con la precisazione che tale confronto avviene anche con la RSU e i RLS ed è dovuto anche a livello dell’amministrazione centrale. Occorre poi precisare quali sono le azioni che l’amministrazione intende adottare per garantire l’applicazione dell’accordo negli uffici (cfr. art.3 n. 3). In tema di diritti e prerogative sindacali occorre garantire: l’accesso alla rete intranet delle organizzazioni sindacali e RSU per comunicare direttamente con le lavoratrici e i lavoratori; la possibilità di utilizzo di piattaforme informatiche per lo svolgimento di assemblee virtuali del personale; l’utilizzo della videoconferenza per gli incontri nell’ambito delle relazioni sindacali (informativa, confronto, contrattazione) con garanzia di partecipazione per i componenti le delegazioni trattanti (non con il limite ad una sola unità per sigla); l’attivazione Organismo Paritetico per l’Innovazione su tutti gli aspetti di innovazione organizzativa e tecnologica.
– Nell’art.4 (strumenti contrattuali di maggiore applicazione per le esigenze organizzative della fase due) al punto 2 eliminare le lettere a b c d e, con i relativi contenuti, ed occorre limitarsi a richiamare la disciplina contrattuale in quanto i riferimenti a tipologie di orario, sia pure a titolo di esempio, sono fuorvianti e rischiano di delegittimare il tavolo negoziale aziendale. In particolare il riferimento specifico a istituti contrattuali, quali la tipologia dell’orario di lavoro su sei giorni o il ricorso all’istituto delle turnazioni, appare del tutto fuori luogo alla luce della vigente normativa contrattuale e delle prerogative delle parti esercitabili ai livelli di negoziazione previsti. Appare invece necessario un richiamo alla condizione di fruibilità dei diritti contrattuali nello svolgimento delle fasi di smart working, con riferimento alla conciliazione vita lavoro nella determinazione degli orari di prestazione lavorativa, compreso il diritto alla disconnessione, ed alla fruizione del buono pasto e del salario accessorio. In ogni caso è opportuno prevedere che all’esito del confronto sull’orario di lavoro sia favorita l’adozione della tipologia di orario indicata dal lavoratore. Si attueranno le misure organizzative utili a diluire l’affollamento negli uffici e a contenere la mobilità urbana, che il confronto stabilirà.
– Sulla rimodulazione del lavoro agile di cui all’art. 5 le scriventi organizzazioni sindacali, anche alla luce delle difficoltà iniziali riscontrate nell’applicazione di tale modalità di lavoro, ritengono indispensabile ribadire la necessità che nella fase emergenziale, che ancora persiste, il lavoro agile rimane la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa. Tuttavia anche nell’interesse della funzionalità degli uffici bisogna definire da subito la sua disciplina negoziale di livello nazionale ed a seguire quella di posto di lavoro. La norma pattizia pertanto dovrà contenere il rinvio alla contrazione integrativa di livello nazionale e di sede RSU.
– Le limitazioni degli accessi, disciplinata al fine di garantire la distanza interpersonale, previste dall’art.6 (logistica degli uffici giudiziari), convincono. Tuttavia occorrerà prevedere l’utilizzazione di tutti gli spazi ed eliminare il riferimento alla rimodulazione degli orari di lavoro che, come già detto, sono una prerogativa del tavolo di confronto decentrato (cfr. art. 6 comma 2). All’articolo 6, comma 1 (“1. Le parti concordano sul fatto che la riapertura degli uffici, doverosamente preceduta e poi accompagnata dall’espletamento di ogni attività diretta a creare e mantenere secondo le indicazioni dell’Autorità sanitaria elevati livelli di salubrità ambientale, dovrà consentire il mantenimento della corretta distanza interpersonale dei dipendenti tra loro e con l’utenza esterna, nonché ogni ulteriore utile misura precauzionale”) dopo le parole “elevati livelli di salubrità ambientale” occorre aggiungere le parole “ivi compreso il coinvolgimento dei RLS”.
– L’art. 7 (sistemi di sicurezza e di protezione del personale dipendente) rimette all’osservanza delle prescrizioni delle autorità sanitarie locali, che la dirigenza degli uffici è obbligata a coinvolgere per l’applicazione delle misure di igiene e sicurezza all’interno degli uffici. Bisognerà aggiungere: “sentito il parere dell’organo di vigilanza interna”. La norma nulla dice in merito ai Dispostivi di Protezione Individuale comuni e alle misure igieniche minime che devono essere assicurate nella ipotesi di negligenza da parte di capo dell’ufficio e dirigente. Il riferimento è alla sanificazione periodica degli
ambienti – rivedendo anche i contratti di appalto con le imprese di pulizie, incrementandone gli interventi e le prestazioni – ai termo scanner per la rilevazione delle temperature corporee, ai dispensatori di liquido igienizzante all’ingresso degli uffici, alle protezioni in plexiglass per gli sportelli o comunque per le postazioni di front office, alle mascherine ed ai guanti che devono essere indossati anche da coloro che accedono agli uffici dall’esterno. Inoltre tale norma individua i soggetti maggiormente a rischio del DOG (sportellisti, conducenti di automezzi ed ufficiali giudiziari) ma dice poco o nulla sulla tutela degli stessi. Parla solo di consegna prioritaria dei DPI in favore di questi lavoratori. In particolare per i conducenti di automezzi occorre prevedere l’obbligo di indossare in macchina mascherina e guanti (e questo anche per il passeggero che dovrà sedere sul sedile posteriore, al lato opposto del conducente) e la sanificazione periodica (dopo ogni utilizzo) dell’autovettura che dovrà essere munita anche di liquido igienizzante. Per gli ufficiali giudiziari occorrerà prevedere: l’acquisizione, attraverso un collegamento telematico tra ufficio NEP ed autorità sanitarie locali, delle informazioni sanitarie, aggiornate in tempo reale, sui destinatari degli atti che sono indispensabili per effettuare gli accessi in sicurezza presso le abitazioni; l’indicazione delle misure di igiene e sicurezza previste per agli uffici NEP e per tutti coloro che vi lavorano a partire da coloro che svolgono attività all’esterno e di front office. Occorre poi prevedere le misure specifiche per tutti coloro che partecipano a vario titolo all’udienza (assistenza e chiamata all’udienza) nonché l’obbligatorietà della fornitura e dell’utilizzo dei dispositivi sia da parte dei lavoratori, compresi magistrati, tirocinanti e tutte le figure che concorrono alla giurisdizione, che dell’utenza. Comunque al personale con particolari condizioni e più esposti al COVID-19 deve essere garantita la modalità di “lavoro agile” (lg. 104/92, invalidità grave, genitori con figli minori e/o in età scolare, lavoratori in età avanzata, pendolari, ecc.), nonché a quelle figure particolari, come il conducente, nelle ore di non guida ed a cui il lavoro agile viene negato. Inoltre la lett. d) dell’art.7 deve essere espunta: nessuna autocertificazione può essere chiesta al lavoratore non sottoposto a test o perlomeno non deve riguardare eventuali positività.
– Nell’art. 8 (formazione del personale durante la fase di emergenza) non si prevede ancora l’accesso agevolato alla piattaforma e-learning. Come già richiesto, si ribadisce la necessità di semplificare. Pertanto è necessario superare il principio della raccolta da parte degli uffici delle candidature da inviare all’Ufficio II Formazione della Direzione Generale del personale e quindi dell’abilitazione ministeriale alla fruizione del corso. Si rappresenta che la Commissione paritetica per la formazione si è solo insediata e non ha mai iniziato i lavori, la materia deve essere discussa all’esito della convocazione della Commissione e delle attività che saranno avviate. La valorizzazione del personale, mediante la formazione, non deve prevedere ulteriore flessibilità fra le qualifiche che sarebbe richiesta anche oltre l’emergenza COVID.
– Nell’art.9 (uso delle dotazioni informatiche, sviluppo tecnologico durante la fase di emergenza e organizzazione del lavoro) Innanzitutto si deve prevedere i rinnovi e il considerevole incremento delle smart-card in tempi rapidi. Inoltre, occorre menzionare in maniera più esplicita l’impegno dell’amministrazione a sviluppare al massimo la gestione da remoto di tutti i servizi digitalizzati e, soprattutto, in materia civile rendere obbligatorio il deposito degli atti ed il pagamento dei contributi unicamente per via telematica, cosicché quanto sin qui realizzato durante l’emergenza diventi prassi ordinaria definitiva, prevedendo il rilascio di copie telematiche con firma digitale e pagamento dei diritti unicamente per via telematica. Inoltre è necessario programmare il potenziamento della rete giustizia (R.U.G.) al fine di consentire un maggior flusso di dati e l’accesso in sicurezza da remoto a tutti gli applicativi, a partire, quantomeno, dal primo grado alla fase dibattimentale. Al fine di limitare al massimo l’accesso agli uffici NEP e consentire agli ufficiali giudiziari di lavorare in condizione di maggiore sicurezza, occorrerà menzionare in maniera chiara l’impegno dell’amministrazione: a favorire il più possibile presso gli UNEP la ricezione atti per via telematica, compresi i titoli esecutivi, prevedendo il pagamento on line dei diritti ed un collegamento telematico diretto con le cancellerie per le verifiche del caso; ad attuare l’art.492 bis cpc (ricerche telematiche dei beni da pignorare) e a realizzare il Progetto Tablet (pieno inserimento del processo lavorativo dell’ufficiale giudiziario
all’interno del PCT). Il riferimento (co.4) alla valorizzazione del personale ed il richiamo all’accordo del 26 aprile 2017, soprattutto per il preciso riferimento ai cancellieri ed ai funzionari, deve essere escluso, poiché troppo fumoso e può generare confusione nelle contrattazioni territoriali. In ogni caso bisogna tener conto delle decine e decine di pc portatili acquistati dall’amministrazione in occasione dell’ultimo concorso per assistente giudiziario e che ben potrebbero essere consegnati ai lavoratori ed essere utilizzati dagli stessi per lo smart working.
– Singolare è l’assenza di ogni riferimento alle udienze. È necessario rendere ordinaria la celebrazione delle udienze in conference call, sollecitando in tal senso i capi degli uffici, e quando ciò non è possibile, per evitare affollamenti, occorrere indicare anche in maniera indicativa l’orario di inizio dell’udienza con riferimento a ciascun procedimento, limitando anche il numero dei processi da trattare e ammettendo nella sede giudiziaria solo le parti interessate previa esibizione dell’atto di citazione con indicazione dell’orario di udienza. Prevedere l’abbandono della struttura giudiziaria da parte dell’utenza al termine dell’udienza o delle attività per le quali sono stati ammessi nelle cancellerie.
– L’accordo che si sottoscrive, deve impegnare la Dirigenza degli uffici giudiziari del territorio a fornire le più ampie e certificate garanzie che il contesto lavorativo, di propria competenza, assicuri con certezza la tutela e la sicurezza della salute dei lavoratori e cittadini utenti.
– Va, altresì precisato che: il presente accordo, qualora intervenissero eventuali nuove misure che il Governo e/o la Funzione Pubblica dovessero adottare per la Pubblica Amministrazione, soprattutto in ordine alla graduale possibile apertura dei servizi, a seguito dell’attenuarsi del fenomeno epidemiologico e fino alla sua eliminazione, potrà essere conseguenzialmente modificato, integrato e/o annullato.

Roma, 27 aprile 2020

FP CGIL
Russo

 

CISL FP
Marra

 

UIL PA
Amoroso

 

Permane stato agitazione lavoratori federazioni sportive

“Malgrado il rilevante impegno economico garantito dal Ministro dello Sport Spadafora e dal Presidente ed Amministratore delegato dello Società Sport e Salute Cozzoli a sostegno delle attività delle Federazioni sportive italiane, la Federazione italiana nuoto (Fin) ha deciso comunque di mettere in cassa integrazione 85 lavoratori per risparmiare poche centinaia di migliaia di euro”. A denunciarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa e Cisal Fialp, spiegando che: “Si è concluso ieri in tarda serata il previsto esame congiunto in video conferenza tra il presidente della Fin Barelli e le rappresentanze sindacali nazionali del personale dipendente. Un incontro che ha confermato la volontà della Fin di ricorrere comunque, pure in una condizione di assoluta e drammatica emergenza sociale, e nonostante le valide ragioni opposte dalle organizzazioni sindacali nel corso della discussione, anche dal punto di vista strettamente finanziario, alla cassa integrazione di tutti i propri dipendenti”.

La Fin, ricordano i sindacati, “è un’associazione senza fini di lucro e con personalità giuridica di diritto privato, che pur non operando in un mercato concorrenziale continua ad essere destinataria dei contributi pubblici erogati dal Mef per il tramite della società Sport e salute (ieri Coni Servizi), compresi quelli ricevuti proprio per sostenere il costo del personale dipendente, l’incidenza dei quali, stando al bilancio consultivo anno 2018 della predetta federazione, risultava pari al 103,8% della spesa complessivamente sostenuta, quindi posta interamente a carico delle finanze pubbliche. Ciò, evidentemente, solleva seri dubbi, come abbiamo provato a spiegare anche nel corso della riunione, sulla liceità del ricorso a simili forme di integrazione salariale, perché quella ulteriore sovvenzione andrebbe a sovrapporsi a quella già attribuita dal Presidente e Amministratore delegato di Sport e salute con la lettera del 21 aprile scorso, con la quale si comunicava l’avvio delle procedure per il conferimento anticipato della seconda tranche del contributo annuo a tutte le Federazioni sportive erogato dal Mef”.

Tuttavia, proseguono, “proprio per non correre il rischio di arrivare a questo punto, lo scorso 6 marzo abbiamo sottoscritto con Sport e Salute S.p.A. e Federazioni Sportive Nazionali un accordo, peraltro rinnovato lo scorso 21 aprile in previsione della cosiddetta ‘Fase 2’, finalizzato a definire modalità e istituti (tra cui il lavoro agile, invero utilizzato solo per il 40% dei dipendenti da parte della Fin) atti a fronteggiare l’emergenza epidemiologica Covid-19, le cui previsioni continuano ad essere pienamente efficaci e vincolanti. Conseguentemente, riteniamo sia da escludersi, anche sotto tale profilo, la legittimità in ordine al ricorso da parte della Federazione italiana nuoto al Fondo di integrazione salariale”. In ragione di quanto sopra, Fp Cgil, Cisl FP, Uilpa e Cisal Fialp “si riservano di valutare la legittimità della decisione assunta in tutte le sedi deputate e, contestualmente, di avviare tutte le iniziative di lotta ritenute necessarie a contrastare la scelta assunta dalla Fin per tutelare i diritti e gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti”, concludono.

FIRMATO IL VERBALE DI CONFRONTO SULLO SMART WORKING

Nella tarda serata di ieri è stato sottoscritto un verbale di confronto con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli che – oltre a indicare in dettaglio le linee di indirizzo per i lavoratori in smart working adottate nelle settimane scorse – precisa e chiarisce aspetti non secondari relativi all’utilizzo dell’istituto.
Abbiamo sottoscritto il verbale anche perché siamo riusciti ad ottenere l’impegno dell’Agenzia ad un confronto – in adesione alle disposizioni governative che avviano la Fase 2 dell’emergenza Covid 19 – sulla organizzazione del lavoro, sui sistemi di sicurezza da garantire al personale, sulle linee di attività in smart working e sulla assegnazione dei buoni pasto.
Riteniamo positivo essere riusciti tutti, Amministrazione e OO.SS., a convergere su un testo anche per evitare, dopo la singolare diffusione della bozza presentataci dall’amministrazione venerdì pomeriggio, il rischio di una possibile situazione caotica che, in questo momento difficile per il Paese nel quale il nostro personale è, con professionalità e disponibilità, in prima linea, avrebbe avuto l’effetto di mettere in difficoltà l’Agenzia e i lavoratori doganali.
Si allega copia del “verbale di confronto” sottoscritto.

FP CGIL                     CISL FP             UIL PA                   CONFSAL-UNSA       FLP           CONFINTESA
Iervolino                      Fanfani            Procopio                      Veltri                   Sperandini          Bono

BENEFICI, PROGRESSIONI E NUOVE VERIFICHE “ANTICOVID”

Il 27 aprile si è svolto un tavolo di negoziazione relativo al regolamento per la concessione di benefici di natura assistenziale sociale in favore dei dipendenti relativi agli anni 2017 e 2018 e per l’individuazione delle modalità delle progressioni verticali.
Tuttavia, alla luce delle previsioni contenute nel DPCM del 26 aprile – che prevede un diretto coinvolgimento dell’INL nell’ambito dei controlli in materia di salute e sicurezza sul lavoro – abbiamo chiesto di fissare un incontro urgente sul tema con il neonominato Direttore Centrale della sicurezza, vigilanza e tutela del lavoro, nonché un intervento deciso da parte del Direttore dell’INL per chiarire e precisare gli ambiti di competenza della vigilanza.
Lo ribadiamo per l’ennesima volta: senza formazione e senza sicurezza dei lavoratori non è, per noi, possibile programmare alcuna attività.
Abbiamo nuovamente confermato la necessità di arrivare a un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Interno, anche per uniformare le richieste e le condotte delle Prefetture con i nostri Uffici territoriali.
In riscontro alle nostre richieste, ci è stato preannunciato l’invio di una nota che dovrebbe chiarire – speriamo definitivamente! – , i molti dubbi da noi sollevati negli ultimi giorni.
Inoltre, in vista di una parziale futura riapertura degli uffici, abbiamo avanzato la proposta di un protocollo d’intesa con le OO.SS. per la gestione della “Fase 2”. Rispetto a questo, riteniamo che: la percentuale di personale in smart-working debba restare molto alta, gli uffici debbano garantire tutte le misure necessarie al contenimento del contagio da COVID 19 e si debba gestire in modo nuovo e diverso il rapporto col pubblico.
Nella prospettiva di offrire una maggiore tutela ai lavoratori, avevamo proposto all’Amministrazione di stipulare una polizza assicurativa “rischio COVID 19” per tutto il personale. Tale proposta è stata accolta e a breve verrà data comunicazione ufficiale della sottoscrizione di questa polizza.
Venendo agli argomenti all’ordine del giorno, ci è stato anzitutto comunicato che il FRD 2019 ha passato il vaglio del collegio dei revisori dei conti ed è stato inviato al MEF e al DFP per la certificazione, atto da cui dipende l’avvio delle procedure per le progressioni orizzontali.
Relativamente ai benefici assistenziali, abbiamo concordato sul regolamento da adottare e sull’esigenza di accelerare la conclusione delle relative procedure. Questo primo accordo ci è servito anche per evidenziare delle modifiche che dovranno essere apportate nel futuro, ad esempio sull’aumento dell’ISEE per poter accedere ai benefici, ad oggi probabilmente troppo basso.
Rispetto alle progressioni verticali, (per cui ricordiamo i posti messi a bando sono complessivamente 113: 95 per il passaggio dalla II alla III Area e 18 dalla I alla II), abbiamo chiesto all’Amministrazione di predisporre un database dei quesiti, da cui estrarre quelli che saranno oggetto della prova, mettendolo a disposizione dei colleghi con congruo anticipo, così da dar modo ai lavoratori di prepararsi. Abbiamo anche chiesto che il numero dei posti sia tale da consentire il passaggio di tutti coloro in possesso del titolo di studio previsti dalla legge. In questa stessa prospettiva, abbiamo chiesto di abbassare il voto minimo richiesto alla prova scritta per poter accedere alla prova orale, ricomprendendo chi ha avuto la sufficienza. Sebbene non sia materia di contrattazione, abbiamo infine proposto la sottoscrizione di un verbale d’intesa con le OO.SS. firmatarie del CCNL.

FP CGIL
Matteo Ariano

CISL FP
Michele Cavo

UIL PA
Bruno Di Cuia

Ancora annunci, ma nessun atto che concretamente faccia corrispondere un riconoscimento vero alle tante belle parole spese per ringraziare il personale sanitario“. Questa è la sintesi delle tre sigle sindacali del Pubblico Impiego di Cgil, Cisl e Uil alla lettura del testo di conversione del Decreto Legge n.18/2020, così detto ‘Cura Italia’.

“I nostri professionisti sono descritti come eroi. Tuttavia, alla prova dei fatti, ancora una volta non si vuole affrontare il nodo del riconoscimento economico per il contributo di professionalità e di sacrificio personale che hanno dato e stanno dando per l’emergenza sanitaria” affermano le segreterie nazionali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, che continuano “non è stato recepita nessuna delle proposte emendative proposte per avere più risorse e più flessibilità di utilizzo, sia delle poche risorse previste dall’articolo 1 del cura Italia solo per lo straordinario e sulla possibilità di usare le risorse aggiuntive che le singole regioni hanno a disposizione per dare un doveroso riconoscimento al personale della sanità”.

“Orari di lavoro dilatati, turni senza soluzione di continuità, tutto determinato dall’esigenza di non sguarnire reparti che si affollano, di minuto in minuto, di pazienti affetti da Covid19 da curare senza una terapia specifica, con difficoltà nei processi diagnostici, in carenza di ventilatori, senza protocolli omogenei che da subito definissero percorsi separati dai pronto soccorso alle degenze. Questo è lo scenario che molti professionisti si trovano a dover affrontare oramai da oltre tre mesi: la risposta del Governo non coglie il dramma umano e professionale che i lavoratori hanno vissuto in prima linea e sulla propria pelle”, continuano i tre sindacati confederali di categoria”.

“In queste ore – concludono – è in corso un confronto con le Regioni, con molte delle quali abbiamo o stiamo definendo accordi per dare un riconoscimento tangibile a tutti gli operatori impegnati nell’emergenza, per chiedere insieme al Governo che nel Dpcm prossimo siano garantite risorse adeguate, da erogare utilizzando veicoli normativi che permettano di superare vincoli, resistenze burocratiche e scarsità di risorse. Dalle indennità per malattie infettive, alla turnistica usurante e alle deroghe sull’orario di lavoro, non si può accettare che chi salva la nostra vita rischi in prima persona e si veda anche svalorizzato. Un Paese civile premia chi promuove il benessere della collettività. Senza sanità siamo tutti più fragili e il paese non riparte, per questo diciamo al Governo che non c’è Fase2 senza interventi a sostegno della sanità e che il tempo è scaduto visto che ci sono pochi giorni per non deludere le aspettative legittime del personale”.

Pubblichiamo l’appunto  del Dipartimento in merito alla tabella dei posti disponibili per la scelta concorso Capo Squadra decorrenza 2019

Luca Infantino, Coordinatore regionale dei Vigili del fuoco Funzione pubblica: Costerà ai cittadini fino a 7 volte di più del servizio VVF

Luca Infantino Coordinatore Fp Cgil VVF Liguria, spiega che probabilmente già da giugno il servizio sarà affidato a privati. Il bando pare sia stato affidato a un’azienda lombarda che durante l’emergenza Covid ha cessato i servizi, mentre noi Vigili del Fuoco abbiamo continuato ad effettuarli, anche per trasporti di malati potenzialmente infetti . Cade l’ultimo baluardo di servizio pubblico in questo ambito, anche con la complicità dei vertici del Corpo che negli ultimi 10 anni non hanno inviato nuovi piloti e ha fatto sì che ci fossero carenze di organico tra specialisti e piloti talmente ampie che non consentono, se non attraverso lo sforzo dei colleghi, di coprire il servizio.
Quello della Liguria era l’ultimo elisoccorso d’Italia pubblico. Era rimasta anche la Sardegna, ma con l’avvento della giunta di centro-destra è stato cancellato anche lì – prosegue il sindacalista -. Tutto questo ha pesanti ricadute sul servizio pubblico e sulle tasche dei contribuenti.
Ma quanto costa il servizio privato rispetto a quello pubblico? Non conosco i termini del bando – risponde Infantino -, ma in Abruzzo, dove c’è una densità abitativa simile alla Liguria, la Regione spende per il servizio privato 7 volte quello che ha sempre speso la nostra Regione.

« Pagina precedentePagina successiva »
X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto