FIRMATO L’ACCORDO SUL TELELAVORO DOMICILIARE

Nella giornata di ieri si è svolto l’incontro alla presenza del Direttore Centrale del Personale per sottoscrivere l’accodo sul telelavoro domiciliare comprensivo di disciplinare allegato in cui sono stati stabiliti i criteri di selezione e accesso alla procedura. L’esito della trattativa ha condotto ad un aumento delle postazione di telelavoro (da 400 a 700), che saranno attivate da gennaio 2020, e ad un riequilibrio della procedura di valutazione e dei criteri di selezione per l’accesso a questa modalità flessibile di prestazione lavorativa.
Particolare attenzione è stata prestata alla natura delle attività telelavorabili ed alla valutazione dei progetti che il lavoratore redigerà in coordinamento coi responsabili degli uffici, al fine di individuare dei criteri in grado di garantire al dipendente il più ampio accesso possibile all’istituto, nella prospettiva di una valutazione dei progetti di telelavoro, più omogenea a livello nazionale. A tal proposito è stato previsto l’inoltro dei progetti alla struttura centrale anche in caso di progetto con parere negativo da parte delle strutture regionali.
Tuttavia, poiché il telelavoro rappresenta soltanto una delle forme di “lavoro agile”, la più risalente a dire il vero, le OO.SS. hanno anche sottoscritto un accordo programmatico per l’avvio di nuovi istituti di conciliazione vita-lavoro, quali ad esempio sono lo Smart Working ed il Co-Working. Si tratta di modalità di lavoro flessibili che permettono di eseguire la propria prestazione lavorativa non necessariamente all’interno della propria sede di lavoro, anche tramite l’ausilio della tecnologia; l’obiettivo è garantire una maggiore flessibilità e autonomia al lavoratore subordinato nel solco dell’ammodernamento della Pubblica Amministrazione. A questo scopo, ed in via sperimentale, l’Agenzia ha già attivato in alcune regioni le modalità del Co-Working.
Queste esperienze saranno valutate entro il 31.12.2019 ed il risultato di queste valutazioni verrà sottoposto ad un tavolo tecnico di confronto sindacale per giungere, entro il 2020, all’avvio della sperimentazione del lavoro agile in tutti gli Uffici dell’Agenzia delle Entrate.
C’è ancora parecchia strada da percorrere, ma le scriventi OO.SS. continueranno certamente a dare il loro contributo migliorativo per favorire una visione del lavoro nelle Agenzie Fiscali più moderna e confacente alle esigenze di vita di tutti i colleghi.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE

Roma, 10 ottobre 2019

Al Ministero della Giustizia
Sig. Ministro
On.le Alfonso Bonafede

Sig. Sottosegretario
On.le Vittorio Ferraresi

Sig. Capo di Gabinetto
Fulvio Baldi

Sig. Capo Dipartimento DOG
Dr.ssa Barbara Fabbrini

Sig. Direttore Generale del Personale
Dr. Alessandro Leopizzi

Loro Sedi

Oggetto: Bando per 616 operatori giudiziari – Gazzetta Ufficiale n. 80 del 8/10/2019

La scrivente O.S. prende atto, con sconcerto e dispiacere, dell’emanazione del bando di cui all’oggetto
senza che al riguardo vi sia stata formale informazione preventiva alle OO.SS., malgrado la stessa sia stata richiesta esplicitamente dalla FP CGIL, da ultimo con nota del 17 settembre u.s., indirizzata alle SS.LL., con la quale si chiedeva la visione preliminare del bando al fine di produrre eventuali osservazioni, nello spirito costruttivo volto alla risoluzione di problematiche che potevano emergere dalla sua lettura.
Spiace constatare che nulla di questo è avvenuto: la FP CGIL, come pure le altre OO.SS. rappresentative
del Ministero, è stata tenuta letteralmente all’oscuro delle decisioni prese e, ancora una volta, si è registrata la singolare prassi che vige nel Ministero della Giustizia, secondo la quale le relazioni sindacali su questa vicenda si sono svolti, da parte della direzione politica, con soggetti diversi da quelli legittimati dalla legge come formali rappresentati dei lavoratori. È appena il caso di aggiungere che, sulla tematica in oggetto, è stato disdetto un incontro concordato dalla scrivente O.S. con il Sottosegretario Ferraresi con la motivazione della mancata assegnazione delle deleghe di competenza. Al riguardo si sottolinea che le più volte assunte responsabilità politiche, tramite annunci ingiustificatamente trionfalistici sui social, su una vicenda triste e dolorosa come quella che riguarda i lavoratori tirocinanti non hanno bisogno di passaggi burocratici per potersi esercitare. Anche questo è un evidente segnale tramite il quale ci si è voluti sottrarre da un confronto costruttivo con le parti sociali, ed il risultato conseguente è un bando i cui contenuti non sono affatto rassicuranti per i lavoratori coinvolti.
Nelle nostre reiterate note di richieste di chiarimenti si erano puntigliosamente elencati i punti necessari di approfondimento specifico, in particolare i criteri di ripartizione territoriale dei posti messi a concorso, la quantificazione dell’incidenza del punteggio aggiuntivo attribuibile alle due fattispecie considerate dalla legge, la possibile previsione di mantenimento di una graduatoria di idonei all’esito della selezione, gli ambiti territoriali presi a riferimento.
Dalla lettura del bando emerge l’assenza di territori significativi ove si registra la presenza di bacini di
tirocinanti, una incidenza del punteggio aggiuntivo a nostro avviso molto scarsa per i tirocinanti ex UDP e addirittura irrilevante per gli ex art.37, la mancata previsione di idonei da inserire in una graduatoria integrata specifica. Di conseguenza, dal nostro punto di vista, la procedura prevista non garantisce ragionevoli certezze ai concorrenti in possesso dei requisiti, mentre altri tirocinanti, pur in possesso dei requisiti previsti dalla legge, non potranno partecipare in quanto non sono previsti posti messi a bando nella Regione di appartenenza e inoltre non sarà possibile procedere ad ulteriori assunzioni di idonei, pur in presenza di un bacino complessivamente molto più vasto dei numeri messi a concorso.
Tutto questo a nostro avviso appare inaccettabile e ci costringe a chiedere al sig. Ministro di procedere ad una sospensione del bando, avviando un confronto specifico sulle criticità sopra evidenziate. In caso
contrario la FP CGIL valuterà ogni possibile azione di protesta e rivalsa verso il Ministero.
Da ultimo, non si può non ribadire, a fronte della gestione complessiva di questa vicenda, che sono venuti meno gli impegni politici assunti verso questi lavoratori utilizzati per anni nelle strutture del Ministero in condizione di autentico sfruttamento; è mancato in particolare il coraggio politico di definire con un passaggio normativo la finalizzazione specifica dei tirocini all’inserimento lavorativo, preferendo una procedura che già a monte presentava criticità applicative derivante dalla natura del reclutamento ex legge 56/87. Criticità purtroppo aggravate dalla scelta specifica dei criteri adottata per il bando in questione. Per quella che è la nostra visione, nessuno si può sottrarre alle responsabilità quando queste riguardano diritti fondamentali dei cittadini e dei lavoratori: noi non ci sottrarremo certamente e valuteremo, insieme ai lavoratori coinvolti, le dovute risposte.

Distinti saluti

Fp Cgil Nazionale
Claudio Meloni

Pubblichiamo il comunicato del Coordinamento Fp Cgil VVF Nuoro, sul “mancato” diritto all’assistenza al malato

I disturbi mentali sono in aumento ma nonostante questo stigmatizzati e non seguiti come dovrebbero: mancano i medici e la spesa è ridotta all’osso. Una battaglia prima di tutto culturale.

L’aumento di un fenomeno lascerebbe immaginare una progressiva e approfondita conoscenza dello stesso. Eppure non avviene questo per la salute mentale in Italia. Aumenta, infatti, il numero di persone che presentano disturbi psichiatrici ma questo non ne impedisce la stigmatizzazione, portando queste persone a vivere la malattia in solitudine e con una certa vergogna. Un problema culturale che non investe solo l’opinione pubblica ma anche chi sta dall’altra parte e dovrebbe garantire il benessere e la salute dei cittadini, oltre che la diffusione della cultura. Infatti la politica investe nella salute mentale risorse che sono al minimo, impedendo la realizzazione di servizi alla persona che siano efficienti, tempestivi e adeguati. Ma vediamolo con i numeri.

Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia sono circa 6 milioni le persone con disturbi psichiatrici o a rischio di disturbi ansiosi e depressivi. Di questi ne vengono seguiti appena 800 mila. Si registra inoltre che stia calando di anno in anno il numero di prestazioni sanitarie erogate: ben 400 mila prestazioni in meno in un anno, dal 2016 al 2017 (passando da 11 milioni e 800 mila a 11 e 400 mila circa), secondi i dati diffusi pochi giorni fa dalla Società italiana di Psichiatria, in occasione della Giornata mondiale della Salute Mentale.
D’altro canto sono sempre meno i professionisti che possono occuparsene. Subiamo infatti una carenza di personale nella salute mentale di circa 9 mila operatori.
La causa di tutto questo è da ricercarsi nelle risorse che lo Stato mette a disposizione
. Per i servizi di salute mentale, infatti, è prevista una spesa pari al 5% della spesa totale del Servizio Sanitario Nazionale. In Italia, però, riserviamo alla salute mentale appena il 3,5% della spesa complessiva.

L’assenza di investimenti sulla salute mentale sta creando un circolo vizioso per il quale il fenomeno si accresce. Niente investimenti vuol dire niente personale, niente personale vuol dire l’impossibilità di intervenire adeguatamente e per tempo nella cura della persona. I pochi medici a disposizione non hanno modo di dedicarsi alla prevenzione e di seguire adolescenti e giovani, sin dalla comparsa dei primi disturbi d’ansia, evitandone il peggioramento o la cronicizzazione. La scarsità di risorse obbliga il personale a intervenire esclusivamente su situazioni già gravi e croniche.

Ciò che deve cambiare, infatti, è prima di tutto la cultura che ruota intorno al tema della salute mentale, ancora stigmatizzata e poco conosciuta nel nostro Paese nonostante i tempi in cui viviamo. Tre dunque i grandi obiettivi della Funzione Pubblica Cgil in merito: potenziare i servizi per diminuire i casi di cronicità, più psicoterapia nei servizi pubblici e soprattutto prevenzione. “La malattia mentale non è una vergogna, è una malattia come tutte le altre. Recuperare l’idea di una cura possibile consente di abbattere quelle mura che lo stigma nei confronti della malattia ha creato”, commenta così Andrea Filippi, segretario nazionale della Fp Cgil Medici e prosegue: “Dobbiamo rilanciare la promozione della salute e rilanciare la prevenzione”.

Quando capiremo l’importanza di trattare il tema della salute mentale con cura, allora forse saranno destinate più risorse, aumenteranno i medici in grado di curare e spesso non sarà neanche più necessario curare perché si sarà saputo prevenire.

“A seguito della nostra richiesta, lo scorso 3 ottobre, di avere un confronto urgente sulla convenzione tra Ministero del Lavoro e INL e di sapere a che punto fossimo con l’insediamento del CUG – fermo da troppi mesi – abbiamo ricevuto una risposta dal Segretario Generale del Ministero, che pubblichiamo.

La nota fornisce spiegazioni al ritardo per l’insediamento del CUG – che, a questo punto, riteniamo imminente – mentre non fornisce alcuna risposta alla nostra richiesta di apertura di un confronto sulla Convenzione tra INL e Ministero, richiesta che ribadiamo”.

‘Ora rassicurazioni su risorse contratti e sistema classificazione’

Il merito è della tenacia delle organizzazioni sindacali, lungo una trattativa durata oltre 17 mesi, attraversando ben tre governi“. Ad affermarlo è il segretario generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, in merito alle affermazioni del Ministro della Pa, Fabiana Dadone, relative al rinnovo del contratto dei dirigenti e professionisti delle Funzioni Centrali, siglato oggi.

Ora ministro – prosegue Sorrentino – ci rassicuri sul rinnovo dei contratti pubblici. A differenza di quanto da lei sostenuto, infatti, le risorse per il triennio 19/21 non ci sono. Serve l’avvio di un confronto con Cgil, Cisl e Uil sulle risorse da individuare in legge di Bilancio per i rinnovi e per i nuovi sistemi di classificazione del personale. Ci sono oltre 3 milioni di lavoratrici e lavoratori pubblici che attendono qualificazione professionale e salari adeguati”, conclude.

Posizioni organizzative: la posizione della CGIL

Oggi abbiamo avuto un primo incontro sulla definizione dell’accordo per le posizioni organizzative
2019 e per porre le basi del possibile accordo che dovrà definire a regime i criteri di attribuzione di
questo istituto. Una materia complessa che in questi giorni sta animando il dibattito interno ai
luoghi di lavoro in conseguenza dell’applicazione dell’accordo 2018, a seguito dell’ampliamento del
numero dei possibili destinatari e dell’interessamento, ai fini applicativi, di strutture fino al 2017
escluse da questo processo.
In premessa è del tutto opportuno sottolineare che gli accordi sinora sottoscritti, compreso quello
prossimo del 2019, hanno avuto carattere prevalente di sanatoria, e ancora risentono di una
carenza nella puntuale definizione dei criteri di attribuzione che possano limitare prassi
discrezionali come quelle che stiamo spesso e purtroppo verificando in questi giorni, con decisioni
di dirigenti a dir poco fantasiose e con continue richieste di incremento del numero di posizioni
assegnate come se il fondo stanziato che, ricordiamolo, è passato in tre anni dai 700mila euro ai 3
milioni di euro attuali, fosse il pozzo di San Patrizio.
L’Amministrazione ha inoltrato da tempo, per il 2020, una proposta di articolazione delle P.O. che
si basa essenzialmente su criteri specifici di individuazione della caratteristiche organizzative che
presuppongono il riconoscimento dell’indennità, su una differenziazione delle tariffe applicate e
sulla individuazione di un meccanismo di assegnazione di budget e non di posizioni organizzative
agli Uffici, lasciando agli stessi la decisione di applicare le tariffe differenziate.
Una proposta certamente seria ed in parte condivisibile nella costruzione dei criteri, ma che
impatta a nostro avviso su una questione che non è superabile dalla contrattazione integrativa,
ovvero il limite dei 2500 euro massimi annui previsti dall’attuale CCNL. Più volte ci è stata
segnalata, da ultimo con un articolato documento che ci hanno inviato i Direttori degli Archivi di
Stato non dirigenziali, la necessità, del tutto giustificata, di differenziare, tramite una elevazione
dell’importo, , l’indennità per particolari posizioni lavorativi che comportano, tra l’altro, assunzioni di
responsabilità come datori di lavoro. Necessità che però si scontrano con una norma.
Proprio per superare l’impasse dettato da questa situazione abbiamo avanzato al tavolo la
proposta di prevedere, a partire dal 2020, una specifica indennità di direzione che integri le
posizioni organizzative, in particolare riferite alla effettiva sostituzione del dirigente nelle sue
prerogative gestionali, la cui quantificazione deve avere parametri economici più congrui ed
adeguati. In tal modo si supererebbe la previsione normativa definendo una indennità specifica
ampiamente motivata dalle funzioni esercitate e contrastando in modo concreto una tendenza
all’appiattimento retributivo che trova poche giustificazioni nell’esercizio concreto dell’attività
lavorativa. Questo naturalmente comporterà l’accantonamento di una ulteriore somma nell’accordo
di ripartizione delle quote ex FUA per il 2020.
Per quanto riguarda invece la distribuzione delle posizioni organizzative noi non siamo
pregiudizialmente contrari alla proposta dell’amministrazione, che va certamente semplificata e
ridotta alla differenziazione in massimo due fasce. In particolare ci convince la definizione di un
processo che determini, a livello nazionale, la necessità di un accordo che individui in maniera
circostanziata i criteri ed il budget assegnabile agli Uffici, partendo naturalmente dal budget
assegnato negli accordi precedenti, lasciando poi agli Uffici stessi l’applicazione dei criteri
predeterminati e la relativa assegnazione del quantum economico a ciascuna posizione
organizzativa individuata.
Non abbiamo registrato, se non nella parte relativa alla proposta dell’indennità di direzione, una
posizione comune delle sigle sindacali, lavoreremo nei prossimi giorni alla composizione di una
proposta unitaria al fine di addivenire ad un accordo trasparente nei criteri e migliorativo in alcuni
aspetti economici. Proprio per tale motivo ci è parso utile rendere pubblica la nostra proposta.

Claudio Meloni
FP CGIL Nazionale

Pubblichiamo la nota del Coordinamento Provinciale Fp Cgil VVF di Messina nella quale chiede chiarimenti in merito alla composizione delle squadre operative nelle Isole Eolie

#figlidiundiominore

Ad oltre 4 mesi dall’ultimo incontro sindacale, 6 giugno,u.s., l’amministrazione del MIUR ha finalmente fissato la data del prossimo 11 ottobre per discutere il Fondo Risorse Decentrate 2018.
Un piccolo segnale alle nostre richieste, ma assolutamente non sufficiente. Fin dall’inizio di quest’anno
abbiamo chiarito che vogliamo una interlocuzione a tutto tondo, rispettosa degli istituti delle relazioni
sindacali contenuti nel CCNL 2016-2018.
Auspichiamo, quindi, che l’incontro previsto per il prossimo 11 ottobre rappresenti solo l’inizio di una
serie di riunioni con tempistiche serrate che, nel rispetto di quanto previsto dal CCNL 2016-2018 sul
sistema di relazioni sindacali, affrontino totalmente le questioni, ancora in sospeso, previa attivazione di tutti gli strumenti di informazione, confronto e contrattazione, nonché con la effettiva valorizzazione del Comitato Paritetico per l’Innovazione.
Ricordiamo che la situazione di stallo conseguente al ritardo nelle nomine dei dirigenti, a seguito
dell’emanazione del nuovo regolamento di organizzazione (poi sospeso), ha determinato dal punto di
vista delle relazioni sindacali un inaccettabile arresto nella definizione anche solo degli accordi relativi
all’utilizzo dei Fondi Risorse Decentrate e dell’ apertura della discussione sul Contratto Integrativo di
Ministero previsto dal CCNL.
I lavoratori del MIUR, che sono da tempo costretti a condizioni di lavoro estremamente difficoltose a
causa di un organico di fatto corrispondente al 50% circa del fabbisogno, non meritano questo
trattamento.
Abbiamo chiesto sia al Ministro on.le Fioramonti che al Capo di Gabinetto Cons. Fiorentino, all’atto del
loro insediamento, di incontrare le Organizzazioni Sindacali per rappresentare loro le grandi criticità dei lavoratori del MIUR senza aver ricevuto alcuna risposta sino ad oggi.
Forse il Ministro, che ha incontrato già da tempo i sindacati della scuola, non ha abbastanza chiaro che
affinché scuola, università e ricerca funzionino e ai docenti siano regolarmente assegnate le cattedre o
a ruoli dirigenziali, la funzione dei lavoratori del Ministero è indispensabile e che questi non possono
essere trattati come figli di un dio minore.
Contiamo di avere presto l’occasione di rappresentargli direttamente le nostre considerazioni e
solleciteremo l’incontro già richiesto.
L’11 ottobre proveremo a rappresentare tutto questo e a verificare se le intenzioni dell’Amministrazione siano positive. Il tempo ormai è scaduto, e in mancanza di segnali concreti non ci resterà che prepararci alla mobilitazione.

FP CGIL                                  CISL FP                                          UILPA
Anna Andreoli /Roberta Sorace                 Michele Cavo                             Alessandra Prece

Pubblichiamo la nota del Coordinamento Regionale Fp Cgil VVF Puglia, nella quale chiede un chiarimento in merito alle scelte adoperate dall’ Amministrazione nell’individuazione delle provincie della regione per la partecipazione al corso

‘Valorizzata funzione e ruolo dirigenza pubblica, partecipazione dei lavoratori al centro’

Firmata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto nazionale dei dirigenti e dei professionisti delle Funzioni Centrali dello Stato. L’intesa, relativa al triennio 2016-2018, è stata sottoscritta oggi all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, e riguarda una platea di circa 6.700 dirigenti e professionisti dello Stato, 400 dei quali di prima fascia.

Dopo 17 mesi di trattativa si chiude così questa partita, rimangono adesso da chiudere, per la vigenza contrattuale 2016/2018, i contratti della dirigenza delle Funzioni Locali e quelli di comparto e dirigenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’accordo prevede aumenti retributivi, tra tabellare e fondo integrativo, che vanno dai 426 euro per i dirigenti di prima fascia degli Enti pubblici non economici (Epne) ai 350 dei Ministeri, dai 275 euro per i dirigenti di seconda fascia degli Epne ai 209 dei Ministeri, per arrivare poi a medici e professionisti.

Florindo Oliverio, segretario nazionale Fp Cgil

L’intesa, osserva il segretario nazionale della Fp Cgil, Florindo Oliverio, “afferma e valorizza la funzione e il ruolo della dirigenza pubblica, riconoscendone, proprio con lo strumento contrattuale, la necessaria autonomia e responsabilità nei confronti del decisore politico, rimarcando il valore della dirigenza pubblica, utile all’ammodernamento delle amministrazioni pubbliche, a partire da quelle centrali”. Tra i punti del contratto da sottolineare, la ridefinizione di un sistema di relazioni sindacali in grado di far ripartire la contrattazione e improntato alla massima partecipazione delle organizzazioni sindacali.

Delegazione trattante

Previste poi norme che introducono maggiori tutele delle condizioni di salute come per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro; l’istituzione di un organismo paritetico, nel campo delle relazioni sindacali, per l’innovazione anche per le lavoratrici e i lavoratori di questo contratto con l’obiettivo di migliorare il funzionamento delle amministrazioni e la qualità dei servizi offerti; misure sui congedi per le donne vittime di violenza, unioni civili, tutele per assenze in caso di gravi patologie e ferie solidali.

Rimane però il netto dissenso della Fp Cgil sulla parte relativa ai dirigenti sanitari del Ministero della Salute e Aifa, dove l’azione dei sindacati autonomi e corporativi hanno voluto a tutti i costi una parificazione al trattamento del Servizio sanitario nazionale. Parificazione avvenuta peraltro solo parzialmente e con il grave vulnus dell’aver introdotto l’orario di lavoro per dirigenti declassati in tal modo a meri prestatori d’opera.

L’intesa raggiunta verrà ora sottoposta alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori in vista della stipula definitiva del contratto, con l’impegno di lavorare da subito al rinnovo per la vigenza 2019-2021.

 

“Non ha firmato, non può partecipare a Commissioni da questo istituite”

Il sindacato di categoria Nursind, che non ha sottoscritto il contratto nazionale della Sanità Pubblica, non ha diritto a partecipare alla commissione paritetica, prevista dallo stesso contratto, per la revisione del sistema di classificazione del personale. A stabilirlo è una sentenza del Tribunale di Roma, sezione Lavoro, che ha così respinto il ricorso del sindacato Nursind contro Aran e le Federazioni di Categoria di Cgil Cisl Uil, unitamente a tutte le sigle firmatarie del contratto nazionale 16/18 del Comparto Sanità Pubblica, per essere stato escluso dai lavori della commissione paritetica.

Il Giudice, fa sapere la Funzione Pubblica Cgil, “ha ribadito che in base alle disposizioni del Testo unico sul pubblico impiego, che regola il rapporto tra contrattazione nazionale e integrativa, la contrattazione di secondo livello è stata qualificata come integrativa e non più decentrata”. Il tutto, prosegue il sindacato, “con l’evidente finalità, nella evoluzione del sistema contrattuale nel settore pubblico, di identificarne l’oggetto nelle materie non trattate nel contratto nazionale, salvo un espresso divieto, affermando che è il contratto collettivo nazionale e non il legislatore che stabilisce gli spazi attribuiti alla competenza ed alla regolazione della contrattazione integrativa”.

Il Tribunale di Roma, “confermando così l’orientamento della giurisprudenza italiana, ha chiaramente inteso ribadire che l’applicazione di un Contratto collettivo spetta solo alle sigle sindacali che lo hanno sottoscritto. Una volta sancito il diritto a partecipare alla contrattazione nazionale in base ai principi della rappresentanza e della rappresentatività, il Giudice ha sottolineato che se il risultato di quella specifica contrattazione, cioè il contratto nazionale, non è condiviso, non si può chiedere di partecipare ai passaggi necessari alla sua applicazione. La consapevole scelta di non sottoscrivere un testo contrattuale comporta, pertanto, anche la conseguenza di sopportare la esclusione ad eventuali commissioni istituite nella medesima sede”.

Commissione paritetica sulla classificazione del personale, prevista dal passato contratto, che – aggiunge la Fp Cgil – “ha già peraltro iniziato i suoi lavori per elaborare un’ipotesi di nuova classificazione del personale del comparto sanità pubblica, come noto ferma da circa vent’anni, più rispondente alle esigenze, alle professionalità, all’organizzazione del lavoro di un Servizio Sanitario moderno e all’altezza delle sfide che lo attendono”. Una battaglia nella quale abbiamo creduto da subito, per questo rivendichiamo come frutto della nostra azione unitaria l’istituzione nel contratto della commissione paritetica che sancisce il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto sanità pubblica ad ottenere la definizione di nuovi strumenti utili a riconoscerne la crescita professionale. Una conquista, questa, di cui i sindacati corporativi non possono appropriarsi”.

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