Resoconto incontro SISAC del 26 settembre 2018 per la prosecuzione delle trattative di
rinnovo dell’ACN per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale
Mercoledì 26 settembre 2018 alle ore 14,30 presso la SISAC (Struttura Interregionale Sanitari
Convenzionati) si è svolto il primo incontro per la prosecuzione delle trattative di rinnovo dell’ACN
per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale. Oltre alla delegazione trattante di
parte pubblica presieduta dal Dr. Vincenzo Pomo, erano presenti le organizzazioni sindacali della
Medicina Generale, con l’anomalia dello “sdoppiamento” della delegazione dello SMI, che è stato
ammesso all’incontro con riserva, in attesa del pronunciamento del giudice che avverrà il 5 ottobre
p.v.
Prima che il dr. Pomo introducesse la discussione il rappresentante dello SMI che fa riferimento alla
collega Onotri, pregiudizialmente ha letto e fatto mettere a verbale un documento che diffida la
SISAC dall’accreditare l’altra parte dello SMI che fa riferimento al dr .Ippolito, criticando come
“pregiudizio grave e come condotta antisindacale” il fatto che il dr. Pomo abbia invitato lo SMI con
riserva.
Il dr. Pomo precisa che l’incontro odierno ha la finalità “formale” di ricontattare le parti per
calendarizzare gli incontri successivi che avranno inizio ai primi di novembre, dopo la celebrazione
dei congressi nazionali di alcuni sindacati della medicina generale e nell’attesa della sentenza del
giudice in merito alla questione dello SMI, che per quanto interne al sindacato, costituiscono
comunque una pregiudiziale importante per il proseguimento della contrattazione veniva proposto infine il seguente ordine del giorno per i prossimi incontri:
– Discussione sulle eventuali modifiche alla parte normativa dell’ACN
– Allocazione delle risorse tra la parte variabile e la parte fissa della retribuzione dei MMG.
Delegazione trattante Fp Cgil-MMG
Francesco Giacovelli
Pubblichiamo l’informativa della Direzione Centrale per le Risorse Umane riguardo l’incarico di Dirigente Referente dell’Ufficio AIB presso la Direzione Regionale Calabria
Rinnovato il contratto 2017-2019 per i dipendenti Anpas, l’associazione che riunisce realtà di volontariato laico sociale con piu di 3.000 dipendenti. Dopo la preintesa raggiunta lo scorso 10 agosto, oggi a Firenze la firma definitiva sul contratto. Il testo prevede incrementi salariali del 5,7% pari a 85€ sul C3, un aumento degli spazi di contrattazione, in particolare sugli orari di lavoro, l’introduzione dei tempi di vestizione, l’inserimento di permessi per formazione Ecm, il mantenimento di condizioni di miglior favore su permessi, malattia, infortunio e, infine, l’inserimento dei permessi per donne vittime di violenza. Da sottolineare l’importanza dell’impegno reciproco assunto a normare i cambi di gestione nel prossimo contratto.
Pubblichiamo il Decreto Ministeriale n. 222 del 28/09/2018 della Direzione Centrale per gli Affari Generali sulle modalità degli esami finali del concorso a Capo Squadra decorrenza anno 2017 che si svolgerà il giorno 30 ottobre 2018 alle ore 9.00 presso la sede delle Scuole Centrali Antincendi.
Contratto collettivo nazionale integrativo 2018, progressioni verticali e informativa sulla problematica dei buoni pasto Qui!Group sono stati gli argomenti affrontati dal tavolo sindacale nazionale nel corso della riunione dello scorso 26 settembre.
CCNI 2018
L’Amministrazione ha inviato la sera prima della riunione una bozza di articolato che abbraccia sia la parte normativa sia quella economica recependo, con alcune innovazioni, i contenuti del CCNL Comparto Funzioni Centrali 2016/2018 per il primo aspetto e modificando in parte il testo della sezione economica rispetto al CCNI 2017.
Riservandoci di formulare osservazioni più approfondite in esito ad una compiuta valutazione del documento trasmesso abbiamo evidenziato ad una prima e superficiale lettura l’assenza di una serie di istituti che devono, al contrario trovare piena e completa cittadinanza all’interno del contratto e rispetto ai quali la stessa Amministrazione ha assunto formali e ben precisi impegni sottoscrivendo verbali di intesa con le organizzazioni sindacali.
PROGRESSIONI VERTICALI
Rispetto al tema dei passaggi di area abbiamo chiesto ed avviato una riscrittura della proposta di verbale di intesa in materia di progressioni verticali richiamando l’attenzione della controparte sull’esigenza di semplificare le modalità di selezione, rimodulando i punteggi tra i diversi parametri ed evitando di riproporre nelle selezioni interne, governate non dal Decreto Legislativo 165/2001, bensì dall’articolo 22 del Decreto Legislativo n.75/2017, gli schemi di scrutinio dei candidati utilizzati nei recenti concorsi pubblici esterni. Per quanto concerne la quantificazione dei numeri abbiamo chiesto di verificare la fattibilità in termini giuridici di una programmazione almeno biennale (2018/2019) che tenga conto non solo delle cessazioni 2017 ma anche di quelle 2018 in ragione del turnover che a partire dal prossimo anno sarà pari alle cessazioni dell’anno precedente: in questo modo si andrebbe ad ampliare notevolmente il numero dei posti disponibili per le progressioni verticali verso l’area C, progressioni che dovranno riguardare tutto il personale in possesso dei requisiti previsti dal Decreto Legislativo n.75/2017. A tale riguardo abbiamo richiamato l’attenzione dell’Amministrazione sulla necessità di esaurire in tempi brevi la graduatoria del concorso pubblico per 50 posti, area funzionale B, posizione economica B1, approvata e pubblicata nel lontano 2010 e tutt’ora vigente, la cui chiusura diventa propedeutica per le progressioni verticali dall’area A all’area B.
BUONI PASTO
punto dei buoni pasto relativi alla convenzione “Buoni pasto elettronici 1” Lotto 5 (Campania e Molise) stipulata con Qui!Group spa e risolta da CONSIP lo scorso 12 settembre per “reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuali”, l’Amministrazione ha chiarito che la stessa CONSIP, in data 20 settembre, ha avviato la procedura di interpello selettivo rivolto agli altri operatori partecipanti alle originarie procedure di gara in modo da individuare, entro la prima decade di ottobre, un fornitore che possa completare la Convenzione risolta subentrando a Qui!Group spa con effetto retroattivo. In merito ai Lotti 1 (Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Lombardia) e 3 (Lazio) della vecchia convenzione (BP edizione 7) stipulata sempre con Qui!Group spa e già risolta dalla CONSIP, sempre per inadempimento delle obbligazioni contrattuali da parte del fornitore, è stato chiarito che l’Amministrazione è in attesa di indicazioni operative da parte della stessa CONSIP in merito al pregresso (buoni pasto maturati e non spesi).
FP CGIL/INPS CISL FP/INPS UIL PA/INPS
Matteo ARIANO Paolo SCILINGUO Sergio CERVO
Al termine della due giorni di ‘Ue Care – L’Europa Solidale’, i sindacati partecipanti hanno approvato la dichiarazione di Palermo.
Di seguito il testo
Risoluzione UECARE – Palermo 27 settembre 2018
Europa solidale? Una rete europea delle lavoratrici e dei lavoratori per l’accoglienza ai migranti
La migrazione è un fenomeno globale, sociale ed economico. La migrazione esiste dall’inizio dei tempi ed ha portato benefici sociali ed economici. Non può essere affrontato solo come un’emergenza ed una questione di sicurezza, come è stato sino ad oggi, ma come un fenomeno strutturale che coinvolge e continuerà a coinvolgere tutta l’Unione Europea e il mondo intero.
Senza un sistema comune, coerente, solidale basato sui diritti umani, l’approccio securitario alla migrazione a livello nazionale ed Europeo contribuisce ad accrescere la paura e causa il razzismo e la xenofobia.
Il razzismo non è un’invenzione. In questi mesi siamo stati testimoni in Italia e in molti paesi europei di una progressione del razzismo, di uno sdoganamento della violenza verbale e fisica che coinvolge e vede protagonisti non solo coloro chehanno idee e pratiche di una certa destra, fascista e populista, ma anche chi, vittima di paure e insicurezze, ha individuato negli immigrati il nemico da perseguire, offendere, violare, respingere.
L’Unione Europea non può essere concepita come un mosaico di confini nazionali: i paesi mediterranei costituiscono la frontiera meridionale dell’Unione europea e svolgono, per conto della stessa, attività nell’ambito dei processi migratori per favorire accoglienza e integrazione. Si tratta di attività importanti che comprendono tutti i settori pubblici: dalla sanità alle amministrazioni centrali e locali, al soccorso marittimo, educazione, sicurezza e servizi sociali, passando per le pratiche relative ai richiedenti asilo ed ai servizi sociali territoriali che favoriscono l’integrazione.
È Fondamentale comprendere che le lavoratrici ed i lavoratori che operano nei processi migratori sono lavoratrici e lavoratori europei, non di una singola nazionalità. Il loro compito fondamentale, transnazionale, è quello di lavorare per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti per conto di tutta l’Europa.
Sino ad oggi il loro isolamento nazionale, la mancanza di adeguate risorse e investimenti e la necessità di lavorare sempre sull’emergenza, hanno creato condizioni di lavoro stressanti e gravi difficoltà. Ciò non sempre permette che il lavoro svolto sia adeguato alla domanda.
Anzi, il tema chiave della carenza delle risorse, in tutta Europa, dovuto all’approccio sbagliato alla crisi economica, in particolare nei servizi pubblici che si occupano dell’accoglienza, cura e integrazione dei nuovi arrivati, nonché l’assenza di una politica comune europea, viene negato per squallide ragioni politiche ed elettorali.
Per costruire una Europa solidale che possa accogliere e gestire la migrazione in maniera qualitativamente adeguata, creando un sistema strutturato e costante, unico per tutta l’Unione, è necessario sviluppare standard comuni e strumenti che permettano a tutti i lavoratori pubblici dell’Unione, indipendentemente dalla loro nazionalità, di lavorare nella stesse condizioni. In particolare bisogna procedere cambiando prima di tutto la legislazione che con le regole di Dublino ha caricato in maniera sproporzionata i paesi della frontiera sud.
Siamo d’accordo con Epsu quando richiede un sistema di ricollocazione su scala europea basato su criteri sociali ed economici dei paesi ospitanti nonché sulle preferenze linguistiche e i ricongiungimenti familiari dei migranti.
Occorre inoltre mettere al centro del dibattito politico l’importanza del ruolo svolto dalle istituzioni pubbliche, a livello nazionale e locale, le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori che accolgono i migranti e la ricerca di soluzioni che permettano un autentico sistema di integrazione, basato sulla Carta europea dei diritti fondamentali, i diritti dei rifugiati internazionali e dei lavoratori migranti (es. Convenzioni delle Nazioni Unite, come la Convenzione sui Rifugiati del 1951 e le Convenzioni sui diritti umani fondamentali delle nazione Unite, compresa quella sui lavoratori migranti nonché le Convenzioni OIL), così come sulle costituzioni nazionali.
Vanno stanziate dall’Unione risorse adeguate che aumentino il bilancio relativo ai temi migratori e che da una parte tengano conto delle dignità e dei diritti delle persone migranti e dall’altra investano e valorizzino il lavoro di chi si occupa dei migranti, indipendentemente dalla gestione (cooperative, Ong, amministrazione pubblica), sviluppando un ruolo fondamentale di integrazione e difesa dei valori democratici della Unione Europea.
Inoltre i servizi di sicurezza pubblica dei vari stati che lavorano alle frontiere hanno anche l’obbligo di garantire la salute e in questo difficile ambiente di lavoro. In tal senso rispondere alle esigenze dei membri delle forze di sicurezza deve essere una priorità; pertanto è importante fornire risorse tecniche e umane sufficienti, una formazione qualificata, adeguati al lavoro svolto dalle donne e gli uomini che operano in questo settore; è indubbio che se il personale di polizia e le altre forze di sicurezza non operano in sicurezza difficilmente possono garantirla a terzi.
A nostro avviso stabilire il controllo dei flussi migratori e riavviare l’immigrazione regolare può garantire sicurezza e legalità nonché limitare l’immigrazione irregolare le cui conseguenze sono spesso condizioni di illegalità diffusa e sfruttamento del lavoro dei migranti.
La creazione di canali umanitari inoltre, per tutti coloro che fuggono da guerre e condizioni inumane (conflitti, povertà, persecuzione, cambiamenti climatici) può evitare la terribile escalation di morti in mare che negli ultimi mesi ha subito un inconcepibile aumento come denunciato recentemente dall’UNHCR.
Come affermato nell’incontro di Melilla del 13 e 14 giugno: “E’ alla base dei valori dell’Unione assicurare il salvataggio di vite e la tutela dei diritti di asilo e questo deve essere un elemento centrale delle politiche di accoglienza“.
Come sindacati dei lavoratori pubblici riteniamo perciò che per costruire e supportare queste istanze sia necessario, creare una rete europea delle lavoratrici e dei lavoratori per l’accoglienza, e per questo chiediamo alla nostra federazione europea, EPSU, di sostenere questa richiesta in modo da mettere in connessione tutte le lavoratrici ed i lavoratori d’Europa che operano nei processi migratori per favorire una accoglienza dignitosa ed un approccio alla migrazione basato sui diritti umani. Invitiamo gli altri sindacati affiliati all’EPSU che rappresentano queste lavoratrici e lavoratori ad unirsi alla rete e a costruire una voce potente che rappresenti i nostri interessi nei confronti dell’Unione Europea e delle sue Istituzioni (Parlamento, Consiglio e Commissione).
Tramite questa virtuosa connessione sarà possibile, partendo da quanto avvenuto negli incontri di Melilla e di Palermo, scambiare esperienze comuni importanti che possano avviare una interlocuzione in ambito europeo con le Istituzioni.
L’obiettivo è arrivare a stabilire legislativamente almeno adeguati standard sociali minimi europei tramite il dialogo sociale europeo, crossettoriale portando l’Unione europea a valorizzare il lavoro pubblico per l’accoglienza e a superare le difficoltà delle lavoratrici e dei lavoratori.
La rete europea dei lavoratori e delle lavoratrici per l’accoglienza può essere inoltre uno strumento che rafforza il ruolo del sindacato a livello internazionale nelle politiche dei servizi pubblici per la migrazione, ruolo riconosciuto nel promuovere l’accesso dei migranti ai servizi di base, come da impegno preso nel ‘United Nations global compact on migration’, approvato lo scorso luglio, come evidenziato da PSI, la nostra federazione globale internazionale.
Il lavoro della rete dovrà anche cercare di influenzare le prossime elezioni europee del maggio 2019, chiedendo alle forze politiche progressiste, di presentare nella loro agenda politica, il tema di una gestione umana e di qualità dei servizi, anche come straordinario antidoto al riemergere del fascismo, del razzismo e della xenofobia.
Sappiamo bene che c’è in Europa una situazione generale di crisi e di ingiustizia sociale, di mancato soddisfacimento dei diritti, non da ultimo in ambito lavorativo, e c’è chi usa e strumentalizza le paure e le incertezze di categorie sociali sempre più ampie accentuando pericolose divisioni tra lavoratori e cittadini.
Sappiamo che l’Unione Europea è basata su valori solidi per cui è necessario mobilitare i cittadini e le migliori forze della cultura e della militanza.
Sappiamo bene dove questa strada può portare e non possiamo restare a guardare. Tutte e tutti dobbiamo affermare con forza: no al razzismo e alla xenofobia, sì alla sicurezza per i cittadini, sì ad una accoglienza di qualità attraverso i servizi pubblici e il lavoro pubblico.
“Una gestione della vicenda Ama da parte della Giunta comunale che sta conducendo l’azienda in uno stato di crisi irreversibile, scaricando le inefficienze sulle lavoratrici e sui lavoratori, vittime innocenti soggette alla rabbia dei cittadini romani. E che, soprattutto, rischia di rappresentare un preoccupante precedente a livello nazionale per diverse amministrazioni che decidono in modo miope di non investire sul settore, inseguendo meramente la logica dell’abbattimento dei costi”. È quanto si legge in una nota della Funzione Pubblica Cgil Nazionale.
Per queste ragioni, prosegue, “domani (venerdì 28 settembre) la segreteria nazionale della Fp Cgil sarà a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori che parteciperanno all’assemblea cittadina pubblica che si terrà a Roma in Piazza Santi Apostoli dalle 10.30 alle 13. Il ritardo nell’approvazione del bilancio, la mancanza di una progettazione che guardi al futuro dell’azienda e il bisogno di un servizio all’altezza delle aspettative dei cittadini, la totale assenza di un piano industriale che miri alla chiusura del ciclo dei rifiuti e che consenta di essere autonoma nella gestione, sono le ragioni che da tempo sosteniamo e che ribadiremo domani in occasione della manifestazione. Lo faremo per i cittadini di Roma ma lo faremo anche e soprattutto per le lavoratrici e i lavoratori di Ama, la più grande società d’Italia del settore, che, come accaduto pochi giorni fa, sono vittime delle inefficienze e nei confronti dei quali va la nostra piena e totale solidarietà. Non è più tempo di promesse. È ora di garantire un futuro all’azienda e porre le basi perché Ama sia una efficace realtà industriale“, conclude la Fp Cgil.
Risorse, contratto e assunzioni, sono tre le richieste che arrivano dai medici della dirigenza sanitaria, che hanno proclamato oggi lo stato di agitazione. “Per garantire l’indennita’ di esclusivita’ servono 60 milioni di euro, mentre per garantire il rinnovo del contratto dei medici, fermo dal 2010, serve la certezza di quei 500 milioni di euro, che erano gia’ stati previsti e inseriti nella Finanziaria dello scorso anno”per i rinnovi contrattuali. A spiegarlo, come riporta l’agenzia Ansa, è il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Andrea Filippi, a margine della conferenza stampa di annuncio dello stato di agitazione della categoria.
Ad oggi, scrive ancora l’Ansa riportando le dichiarazioni di Filippi, “non ci sono risorse per garantire un aumento del 3,48% dello stipendio dei medici dirigenti, come per tutti gli altri dipendenti pubblici”. Per questo motivo era stato proclamato uno sciopero alcuni mesi fa, poi revocato. “Nel frattempo – prosegue Filippi – abbiamo portato avanti responsabilmente un tavolo tecnico con l’Aran, avendo la convinzione che si sarebbero trovate anche per noi risorse per garantire il 3,48% ma ad oggi non ci sono. Le regioni dichiarano di non averle accantonate”.
Le regioni, prosegue, creano “un conflitto tra utenza e chi deve garantire il servizio all’utenza: se ci danno soldi a noi non possono garantire i Lea. È una politica scandalosa”. La questione, sottolinea, “è prettamente politica, dobbiamo capire le reali intenzioni di questo Governo: vuole cambiare il passo di una situazione diventata drammatica. Negli ultimi anni si è procedute con mance elettorali. Riuscirà a invertire la rotta e investire sui servizi, sul welfare e sul personale del servizio sanitario nazionale?”.
Mobilitazione Generale dei lavoratori del MIBAC
“Sicurezza dei lavoratori, dei cittadini e del patrimonio”
Cari colleghi,
in segno di protesta per la gestione della sicurezza sul lavoro negli Uffici del Ministero e in segno di
solidarietà per i due lavoratori morti tragicamente sul lavoro presso l’Archivio di Stato di Arezzo il
giorno 20 settembre 2018, abbiamo indetto per il giorno 3 ottobre 2018 una Mobilitazione
Generale dei lavoratori del MIBAC – “Sicurezza dei lavoratori, dei cittadini e del patrimonio”
da realizzarsi attraverso assemblee in contemporanea sul territorio nazionale in tutti gli Istituti del
Ministero, dalle ore 12.00 alle ore 14.00.
Sarà un momento di riflessione in memoria dei colleghi, ma anche un momento di “protesta” e di
richiesta all’Amministrazione affinché si affronti in modo strutturale ed organico il problema della
prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro: serve un piano imponente di messa in sicurezza
del patrimonio, dei lavoratori e dei cittadini.
L’indizione delle assemblee avverrà in ogni singolo Istituto a cura delle strutture territoriali e/o dalle
RSU, nei tempi e nei modi previsti dagli accordi quadro.
In occasione della mobilitazione sarà proposta una raccolta di solidarietà con la possibilità per
ciascuno di devolvere un contributo a favore delle famiglie dei colleghi deceduti nel tragico
incidente di Arezzo, con le modalità che saranno comunicate nei prossimi giorni.
Ogni assemblea sarà l’occasione per lavoratori, RSU, RLS, e OO. SS. per evidenziare le
problematiche relative alla sicurezza di ogni luogo di lavoro, da trasmettere alle rispettive
Amministrazioni con un apposito documento.
Auspichiamo una partecipazione attiva e consapevole.
FP CGIL CISL FP UIL PA
C. Meloni G. Nolè – V. Di Stefano F. Trastulli
Pubblichiamo la circolare relativa al protocollo d’intesa siglato il 24 luglio u.s. tra Amministrazione e OO.SS. A seguito della suddetta circolare invitiamo, ad attivarsi in tempi stretti in sede locale, nel richiedere il relativo confronto sui criteri e le modalità di distribuzione
delle risorse assegnate dall’Istat alle singole Prefetture.
Adelaide Benvenuto
Fp Cgil Nazionale Ministero Interno
Vivono condizioni di lavoro difficili, tra spinta precarietà, elevata età media, fenomeni di burn-out e scarsa organizzazione. Sono vittime di uno stigma sociale anti immigrati che ne complica le prestazioni e sono inseriti in un sistema di servizi che fatica a fare rete, schiacciato dalla perdurante logica dell’emergenza. Questo in estrema sintesi il quadro delle condizioni di lavoro, nonché dei bisogni, di chi è impegnato nel sistema dei servizi pubblici per l’immigrazione. A tracciare un resoconto è una ricerca condotta dalla Funzione Pubblica Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio, dal titolo ‘La condizione delle lavoratrici e dei lavoratori dei servizi pubblici per l’immigrazione’. Un lavoro promosso dalla categoria dei servizi pubblici della Cgil in occasione dell’iniziativa ‘UeCare – L’Europa Solidale’.
Un appuntamento, quest’ultimo, che ha come obiettivo la costruzione di una rete europea dei lavoratori dei servizi ai migranti. Per questa ragione la Fp Cgil ha prodotto una video inchiesta e promosso una ricerca per ricostruire un aspetto poco noto: le condizioni di lavoro di chi opera nei servizi per l’immigrazione, coinvolgendo circa 40 operatrici e operatori. Nello specifico dagli operatori di front-office agli educatori e mediatori culturali delle cooperative sociali, dagli impiegati amministrativi ai medici e ai responsabili/coordinatori dei servizi, che attraversano i comparti delle Funzioni centrali dello Stato, degli Enti Locali, della Sanità pubblica e privata e del vasto mondo socio assistenziale e delle cooperative.
I lavoratori e le lavoratrici coinvolti appartengono ai circa 65 mila operatori impegnati nel segmento di soccorso, accoglienza e integrazione (che non comprende il contributo delle forze dell’ordine) e che la Fp Cgil ha cercato di analizzare dando loro voce. Dalla loro diretta testimonianza emerge come, spiega la ricerca, “l’Italia sia ormai stabilmente un Paese di migrazioni ma che non ha mai abbandonato la logica dell’emergenza”. Non sembra, infatti, “che il sistema dei servizi per l’immigrazione si sia adattato a questo scenario inedito per rispondere ai nuovi bisogni dell’integrazione, ad esempio rafforzando sia i servizi di accoglienza (per la quota di nuovi ingressi di persone richiedenti o beneficiarie di protezione internazionale) sia rispetto all’inclusione sociale e all’integrazione della componente di immigrati legalmente residenti da tempo, i quali per gran parte risultano ‘lungo soggiornanti’ se non in procinto di ottenere la cittadinanza italiana”.
Il sistema italiano dei servizi per l’immigrazione, si rileva nel report Fp Cgil e Fdv, “è il risultato di una incessante opera di collage e stratificazione di interventi, anche eterogenei tra di loro. Il mancato superamento della logica dell’emergenza ha reso particolarmente fragile la ricerca di una connessione coerente tra i vari livelli di intervento, a scapito dell’efficienza complessiva del sistema, nonché dei diritti di lavoratori e dei destinatari dei servizi”. Nella testimonianza dei lavoratori intervistati fuoriescono dei nodi critici: “quelli del lavoro di rete e del coordinamento tra i vari attori del sistema; le inefficienze funzionali e le storture di tipo amministrativo, che si sommano al disegno disorganico del sistema dei servizi”. Così come escono fuori “le contraddizioni e le ambivalenze più generali dell’opzione italiana ai servizi pubblici, tra dequalificazione del lavoro ed esternalizzazioni non sempre virtuose e governate, insieme alle perduranti differenze tra le aree territoriali del Paese”.
Nelle parole dei lavoratori emerge con chiarezza un lavoro che non fa rete. Nella ricerca si sottolinea “uno scarso coordinamento e una fragile integrazione tra gli attori del sistema, sia sul piano esplicito (con presenza o meno di coordinamenti formali tra i responsabili dei servizi, presenza di protocolli e procedure condivise, etc.) sia su quello di fatto”. Le attività di accoglienza e integrazione si occupano di persone spesso provate da viaggi drammatici e in fuga da esperienze di violazione dei diritti umani. In un contesto di criticità e lacune dei servizi per l’immigrazione, gli utenti rischiano di vedere vanificati gli sforzi degli operatori a causa di un sistema che può produrre una spirale di esclusione opposta ai suoi obiettivi espliciti (marginalità, disagio sociale, irregolarità, e di conseguenza “paura” e rancore nella popolazione).
Ma il cuore della ricerca è scandagliare le condizioni di lavoro, i bisogni e le rivendicazioni. Diversi gli elementi emersi, tra questi gli scarsi investimenti in formazione insieme a un elevato rischio di burn-out, nonché di sicurezza nel rapporto con gli utenti. La presenza di falle nella tutela contrattuale, specie per i lavoratori della cooperazione sociale. Allo stesso tempo una sostanziale differenza tra il mondo pubblico, con una elevata età media, e un mondo privato, giovane, sovraqualificato e soggetto a una precarietà spinta. Infine complicazioni nella gestione degli appalti con casi di scarsa legalità e, per ultimo, eccessive rigidità nell’organizzazione del lavoro, nella mobilità e nella valorizzazione professionale.
A seguire la video inchiesta, in basso il link al testo integrale della ricerca
La situazione di contesto descritta dai lavoratori intervistati determina bisogni e rivendicazioni. A partire dal tema della formazione dove si evidenziano, spiegano i lavoratori, “canali assai diversi per l’accesso a quest’ultima, scarsa titolarità individuale del diritto alla formazione continua, aggiornamento on the job prevalentemente autorganizzato e non riconosciuto, differenze di accesso tra figure professionali che pure operano negli stessi servizi, mancanza di formazione congiunta anche per allineare il processo amministrativo e le relazioni tra i diversi attori”.
Sul tema salute, sicurezza e legalità si sottolinea il rischio di burn-out (trasversalmente: dalle professioni sociali a quelle amministrative), ma anche sicurezza nel rapporto con gli utenti. Inoltre, la percezione dei servizi e del suo ‘sistema’ da parte dei lavoratori si concentra fondamentalmente intorno a rappresentazioni di provvisorietà e incertezza (finanziamento, normativa, continuità del lavoro, etc.). Ciò si ritrova soprattutto rispetto al tema della legalità, in una cornice di discorso pubblico dettato dalla contingenza politica e da rappresentazioni distorsive (es. il ‘business della solidarietà’). I lavoratori, si legge nella ricerca, “spesso ‘respirano’ lo stigma sociale rivolto a coloro che sono impegnati sul tema dell’immigrazione. Vengono segnalate, ovviamente, le responsabilità del discorso pubblico e politico ma i lavoratori si concentrano anche sul ruolo che la struttura burocratica agisce nel dividere i lavoratori gli uni dagli altri”.
Quanto al tema della tutela contrattuale, la ricerca osserva come i lavoratori facciano riferimento a quella diretta, prevista dai contratti, e quella che si concretizza in vertenze soprattutto sulla mancata erogazione del salario delle lavoratrici e dei lavoratori della cooperazione sociale. I bandi (SPRAR e non solo) mancano ancora di una definizione precisa sul piano dei requisiti contrattuali e alle qualifiche degli operatori. Si segnalano, inoltre, “appalti al ribasso, cooperative e soggetti gestori disinvolti nella gestione economica e amministrativa, vertenze sindacali e lesione dei diritti dei lavoratori in diverse aree del Paese, ma soprattutto nelle regioni del Meridione”. Tutto ciò specialmente nei servizi maggiormente segnati da una logica emergenziale o securitaria (Cie, CAS).
Molti lavoratori risultano in (o provengono da) una condizione di precarietà occupazionale (Prefetture, cooperazione sociale) che peraltro si accentua in assenza di strutture stabili e riconosciute (es. servizi di emergenza per gli sbarchi e rapporto con il SSN). Naturalmente, si legge ancora, “la diffusione di contratti di lavoro temporanei (tempi determinati, collaborazioni, somministrazione) è anche diffusa nella cooperazione sociale. Ciò pare legarsi sia a strategie aziendali sia alla natura e alla durata di convenzioni e appalti con la pubblica amministrazione. Specie nel campo dell’accoglienza dei migranti questa risulta suscettibile di considerevoli variazioni in base ai flussi, ma anche a causa di una programmazione di breve periodo e alla scarsa lungimiranza dei soggetti committenti”.
Sulla questione legalità e appalti, “il tema resta cruciale nonostante la diffusione di protocolli promossi da sindacato ed Enti locali per procedure trasparenti e valorizzazione del lavoro nella prestazione di opere, beni e servizi rivolti alla PA (specie in settori ad alta partecipazione occupazionale di migranti)”. Diversi gli episodi di assistenza del sindacato per vertenze dei lavoratori della cooperazione sociale, in caso di crisi finanziaria delle cooperative o lesione di diritti contrattuali, e nei confronti degli Enti pubblici per questioni relative alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro.
Infine, sul tema organizzazione del lavoro, mobilità e valorizzazione professionale, i lavoratori lamentano “uno scarso allineamento degli orari tra i vari servizi e incerta adattabilità degli orari ai bisogni degli utenti (specie dei servizi comunali e statali), mentre la massima flessibilità è ordinaria nel lavoro della cooperazione sociale, pur in assenza (in genere) di meccanismi contrattualizzati di flessibilità positiva (banca ore, recuperi, permessi e congedi aggiuntivi)”. In Questure e Prefetture si registra una maggiore rigidità dell’orario di lavoro, salvo picchi di attività. Si segnala la necessità di aggiornamento della strumentazione e dei sistemi informativi e omogeneità delle banche dati. Scarsa valorizzazione delle competenze nel settore pubblico, polifunzionalità non certificata e a volte sostitutiva. Il personale della cooperazione è coinvolto in una dimensione ambivalente: tra percorsi di crescita sul tema immigrazione e assegnazione improvvisata specie tra le qualifiche più basse (es. dal lavoro di assistenza ad anziani e non autosufficienti ai centri di accoglienza per migranti).
Quanto alla valorizzazione professionale, i lavoratori sottolineano “scarsa rilevanza di percorsi ascendenti dei lavoratori, specie per gli addetti degli sportelli e degli uffici rivolti ai cittadini. Limitata (e comunque inferiore alle potenzialità) acquisizione di competenze anche negli Enti centrali e nei Ministeri che pure sono promotori di progetti di integrazione e movimentano risorse consistenti di fonte europea (Fondo sociale europeo, Pon e Por tematici, progetti Fami) a causa dell’utilizzo di risorse specialistiche di altri enti/agenzie pubbliche e anche da parte di società di consulenza private”. Nel complesso, specialmente nei comparti pubblici si lamenta una scarsa, o assente, mobilità professionale, anche a fronte dell’acquisizione di titoli di istruzione specialistica o formativi sul tema immigrazione.
Resoconto incontro Ministero Della Salute/OO.SS. Della Dirigenza Medica e Sanitaria
Oggi 26/09/2018, le OO.SS delle Dirigenza Medica e Sanitaria hanno incontrato il ministro Grillo
presso il Ministero della Salute per sollecitare soluzioni per il Rinnovo del CCNL 2016/2018.
Abbiamo esposto i punti nodali che al momento sono di ostacolo alla ripresa della contrattazione:
– certezza delle risorse per un rinnovo parametrato al 3,48% come per tutti gli altri comparti del
pubblico impiego, con decorrenza contrattuale dal gennaio 2018
– inclusione dell’indennità di esclusività nella massa salariale
– sblocco del tetto del salario accessorio e superamento dei commi 1 e 2 dell’art 23 della legge
75/2017, anche per consentire un recupero adeguato della Retribuzione individuale di anzianità
(RIA)
Come Fp Cgil abbiamo rimarcato la necessità di un aumento del FSN in coerenza con una politica
economica che dovrebbe segnare il passo con un cambio di rotta che torni ad investire sui servizi
e sui lavoratori pubblici, tema fondamentale per avere la certezza di quel miliardo necessario a
finanziare il nostro contratto e per un piano assunzionale straordinario, priorità per noi
assolutamente irrevocabile per superare il depauperamento del SSN. Abbiamo sottolineato la
necessità di partire dalla certezza di avere un aumento contrattuale del 3,48% dal gennaio 2018
per favorire la ripresa della contrattazione politica.
Il Ministro Grillo ci ha garantito pieno appoggio sul primo dei 3 punti esposti come base di partenza
per riaprire la contrattazione politica, in tal senso si è impegnata a coordinarsi con il Ministero della
Funzione Pubblica per intercedere presso il Ministero di Economia e Finanza per inserire la
certezza delle risorse necessarie nella Legge Finanziaria.
Sul punto 2 si è riservata di discuterne con i tecnici per aprire un confronto di ampio respiro con
Governo e Regioni.
Sul punto 3 ha condiviso la necessità di proseguire il confronto avviato dai sindacati confederali
con il Ministro Buongiorno che ha portato, con il decreto concretezza, ad un parziale sblocco del
tetto almeno per riconoscere un aumento dei fondi per il salario accessorio del personale
stabilizzato.
Credo si tratti di un buon risultato avendo ricevuto certezza di un impegno fattivo per sbloccare le
risorse necessarie al rinnovo contrattuale come per gli altri comparti.
Si tratta naturalmente solo di un primo risultato nel percorso che dobbiamo fare in questo autunno
difficile, ad iniziare dalla conferenza stampa indetta da tutte le OO.SS. per domani ore 12 a Roma
e che proseguirà con gli incontro con Ministero della Funzione Pubblica e con il MEF.
Andrea Filippi
Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN