Giustizia: Fp Cgil, bene Commissione europea su proroga contratti Ufficio Processo
“Decisione europea è primo passo. Ora investire su percorso di stabilizzazione per tutti i funzionari in legge di bilancio”
Roma, 25 nov – “Ieri la Commissione Europea ha deciso di approvare la richiesta di proroga dei contratti a tempo determinato dei Funzionari Addetti all’Ufficio per il Processo fino al prossimo 30 giugno 2026. É una prima notizia importante, che premia il lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori fin qui impegnati nei palazzi della giustizia italiani per lo smaltimento degli arretrati e la realizzazione dell’UPP”. Lo scrive in una nota Florindo Oliverio, segretario nazionale Fp Cgil (funzioni centrali).
“Del resto – ha osservato – non si dubita che l’Europa spinga sull’Ufficio per il processo considerandolo decisivo per ammodernare, e mettere al passo con i più importanti paesi dell’Unione, la giustizia del nostro Paese. Ora attendiamo il provvedimento legislativo che il nostro governo dovrà adottare per tradurre in azione concreta la decisione della Commissione Europea”.
“Per questo”, ha ricordato Oliverio, “un mese fa abbiamo chiesto pubblicamente al viceministro della Giustizia di inserire un emendamento già nella legge di bilancio per prorogare i contratti in scadenza a settembre 2024 per tutta la durata dei progetti PNRR e rideterminare il numero dei posti da mettere a concorso con il secondo bando già previsto per coprire le vacanze conseguenti alle rinunce che in questo anno e mezzo si sono registrate”.
Per Oliverio, però, “la proroga non è il traguardo della mobilitazione nostra e dei funzionari UPP. Abbiamo anche chiesto che nella stessa legge di bilancio possa già definirsi il percorso di stabilizzazione per tutti i funzionari, così come sta già accadendo in questi giorni per effetto della norma, introdotta dalla legge di bilancio approvata lo scorso dicembre per il 2023, che prevede la trasformazione dei rapporti di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato per i funzionari che hanno lavorato ai progetti PNRR per almeno quindici mesi”.
“Sarebbe incomprensibile, infatti, che questa possibilità, che già sta interessando funzionari di altri ministeri, sia impedita in un ministero dove più alto è il bisogno di innovazione e maggiormente si sono abbattuti i tagli di organico degli ultimi anni. Infine – ha concluso – chiediamo ai vertici del ministero della Giustizia di muovere spediti verso l’innovazione e l’ammodernamento organizzativo e tecnologico attraverso l’applicazione del contratto collettivo e la definizione delle nuove famiglie professionali per tutto il personale”.
Pubblichiamo la nota unitaria delle Strutture Territoriali Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Uil PA VVF riguardo la richiesta di applicazione dell’ art. 14 del D.P.R. 121 del 2022
“In Italia muore una donna ogni 3 giorni. Siamo già a 106 vittime dall’inizio dell’anno.
La radice della nostra società è patriarcale.
Anche nel mondo del lavoro c’è un problema di sopraffazione e di subordinazione. Nel conflitto gerarchico vi è spesso una forza agìta dai vertici maschili nei confronti delle donne che ricoprono posizioni subordinate. C’è, inoltre, una pesante discriminazione sulle pensioni, sui salari, sulla scelta del ricorso al part-time. Attraverso la nostra piattaforma di genere proviamo ad evidenziare che nella contrattazione devono essere inserite le politiche di genere, rispettando e valorizzando le differenze. Per anni abbiamo proposto politiche di parità. Oggi parliamo di politiche che affrontano la differenza.
Più complesso è affrontare il problema delle molestie e delle violenze. Non è un problema normativo, abbiamo molte leggi. È un problema culturale. Da un lato il patriarcato, dall’altro la cultura imprenditoriale e politica, che dominano il nostro Paese, stanno costruendo una società in cui c’è una tolleranza eccessiva delle molestie.
Domani ci saranno tantissime manifestazioni. Per affermare un principio: c’è una generazione che ha scelto di fare rumore, di rompere il silenzio. Non siamo più disponibili a subire soprusi, violenze, molestie.
La sindacalizzazione è una delle risposte, perché è un’azione di emancipazione, perché non tutte conoscono i propri diritti.
Come lavoratori pubblici abbiamo una funzione sociale importante: il sostegno psicologico, l’educazione e l’istruzione, la prevenzione, l’assistenza. Noi ci sentiamo investiti di una responsabilità: che i servizi pubblici rispondano a questi bisogni.
Ma non basta intervenire nei servizi pubblici. Abbiamo bisogno di cambiare il rapporto tra uomo e donna nella società.
Pubblichiamo la nota di convocazione del Dipartimento per trattare due argomenti: pronta disponibilità e RLS
Con grande soddisfazione abbiamo potuto constatare che dopo le innumerevoli richieste avanzate da parte della scrivente Organizzazione sindacale nazionale FPCGIL del MUR, l’Amministrazione ha finalmente pubblicato il Decreto con il quale si dispone la stabilizzazione di 16 unità di personale attualmente in servizio presso la Direzione Generale dell’Unità di Missione per l’attuazione degli interventi del PNRR MUR, in possesso dei requisiti previsti, tra i quali, in particolare, aver maturato 15 mesi di servizio al MUR.
Confidiamo che l’amministrazione si attivi – quanto prima – anche per la definizione delle altre questioni che risultano ancora “appese” a causa dell’uscita dal dicastero del Direttore generale pro tempore e che abbiamo sollecitato nella riunione dello scorso 6 novembre 2023 e che qui riassumiamo brevemente: la definizione dei criteri propedeutici all’emanazione del bando per le progressioni verticali; l’erogazione delle somme a valere sul FRD 2021 entro il corrente anno, la sottoscrizione dell’Ipotesi di Contratto a valere sul FRD 2022; l’apertura del tavolo per la definizione delle procedure relative alle progressioni economiche a valere sul FRD 2023.
Roberta Sorace
Coordinatrice nazionale FPCGIL MUR
Ad oggi sono trascorsi 25 giorni dallo sciopero del personale dell’Ispettorato e 31 giorni dall’ultimo incontro con il vertice politico del Ministero e il vertice dell’INL.
L’iter del DL 145/23 -il famoso decreto nel quale avrebbe dovuto essere inserito l’emendamento sul riconoscimento degli arretrati della perequazione -sta andando avanti.
Da indiscrezioni abbiamo saputo che l’emendamento del Governo che il vertice politico aveva promesso per iniziare a risolvere almeno una delle questioni, quella degli arretrati, non c’è.
Qualcuno ritiene necessario informare i rappresentanti dei lavoratori o sono tutti spariti? Tutti struzzi con la testa sotto la sabbia?
Eppure, tutti i Prefetti d’Italia già dal 29 ottobre sapevano che “il sig. Ministro ha fornito ampie rassicurazioni in merito all’impegno del Governo alla soluzione del problema degli arretrati della perequazione“.
A questo punto, valuteremo di fare una nota di rettifica a tutte le Prefetture per dire che dal 29 ottobre le ampie rassicurazioni si sono perse chissà dove. Suggeriamo di provare a cercare in qualche cassetto o corridoio del MEF.
Alle lavoratrici e ai lavoratori ribadiamo la necessità di proseguire con la mobilitazione in tutte le sue forme, soprattutto considerando che –proprio per effetto della protesta in atto –l’INL non sta raggiungendo gli obiettivi.
Coordinatore nazionale FP CGIL – INL
Matteo Ariano
Pubblichiamo la nota del Dipartimento in merito le indicazioni sul trattamento di trasferta e riconoscimento buoni pasto. Applicazione dell’art 14 del D.P.R. 17 giugno 2022, n. 121
Pubblichiamo la nota della fp Cgil VVF riguardo la richiesta di chiarimenti per la scadenza dei termini del doppio brevetto specialità nautiche
Si è svolto, tra martedì e mercoledì, il confronto tra Organizzazioni sindacali e Amministrazione in relazione al nuovo sistema di misurazione e valutazione delle performance. Il progetto, anticipato da un’informativa trasmessa lo scorso 17 novembre, è stato illustrato alle rappresentanze nei suoi elementi innovativi.
L’Amministrazione, presentando il suo modello, ha illustrato la finalità di fondo: riuscire a rappresentare all’esterno il valore pubblico che INPS produce. Ventuno milioni di pezzi di omogeneizzato per i cittadini non hanno un significato d’impatto, sono numeri che generano confusione. Il fine, dunque, è tradurre in valori apprezzabili l’azione di tutto l’Istituto. Da qui la volontà di presentare non un indice, ma un sistema di valore pubblico, anche in coerenza con l’Agenda 2030 del Paese.
Come FP CGIL abbiamo sospeso per adesso il nostro giudizio. Il sistema proposto, infatti, presenta molti aspetti innovativi e alcune criticità che abbiamo segnalato, nella speranza che il confronto sia davvero foriero di interventi migliorativi, anche in relazione al passato recente e alle critiche che ponemmo l’anno scorso sull’ancoraggio della valutazione all’indice di giacenza.
Elementi positivi
Sicuramente tarare il sistema di valore pubblico sui benefici portati alla collettività rende l’intero impianto di monitoraggio della produzione meno autoreferenziale e rappresenta un’innovazione cui guardiamo favorevolmente.
Anche l’idea di parametrare l’attività automatizzata rappresenta, in questo quadro, un valore aggiunto: i processi di digitalizzazione sono frutto di uno sforzo realizzato dall’Istituto che ha una ricaduta sui servizi erogati all’utente finale. La loro mancata valorizzazione rappresentava un’anomalia cui era giusto porre finalmente rimedio.
Infine la decisione di rimettere la valutazione in materia di sussidiarietà alla Direzione generale, con l’obiettivo di garantire omogeneità di servizio agli utenti a prescindere dalla zona geografica nella quale si collocano, è un altro elemento che dà coerenza all’impianto.
Elementi critici
Registriamo, tuttavia, alcune difficoltà, su cui abbiamo esortato l’Amministrazione a fornire chiarimenti/intervenire. In particolare:
In merito alla revisione del sistema di clusterizzazione, abbiamo fatto presente la necessità di avviare una “operazione trasparenza”, ossia di specificare in maniera chiara gli elementi alla base della classificazione delle sedi. Se per le “dimensioni della struttura” e per i “volumi della domanda di servizio” l’interpretazione è intuitiva, lo stesso non possiamo dire per gli “elementi territoriali caratterizzanti”, le “peculiarità del territorio” (non sono la stessa cosa?) e il “benessere sociale”. Questi tre concetti devono essere spiegati perché, poi, l’appartenenza a un cluster ha delle ricadute evidenti per le Direzioni territoriali.
Con riferimento al cruscotto qualità e impatto va attuata un’analoga operazione chiarificatrice in merito all’introduzione dell’indice sintetico di valore pubblico nei parametri monitorati. Di quali elementi consta? Quanto incide?
Veniamo così all’incentivo ordinario: il pensionamento del parametro 124 non rende chiaro come verrà calcolato il nuovo indice di produttività obiettivo, che sarà diverso da regione a regione. Si fa riferimento ai prodotti STAR, quelli che avranno un impatto sull’utente esterno, ma non ci vengono indicati quali saranno. È chiaro che l’introduzione di elementi di manutenzione che consentano l’adozione di correttivi in corso d’opera è auspicabile, ma non vorremmo avere obiettivi che variano (troppo, magari creativamente) nel tempo.
Sempre in riferimento all’incentivo ordinario segnaliamo due anomalie: la prima concerne la soglia di scostamento tollerata, che a nostro avviso deve rimanere identica a quella attuale. Analogamente evidenziamo come sussista un cono d’ombra nel range di risultato tra 100 e 101: la Direzione territoriale che dovesse raggiungere quota 100,7 a quale parametro di liquidazione avrebbe diritto? 100 o 110?
Un ultimo appunto, infine, sulla sussidiarietà: affinché si possa ottenere il supporto di un’altra sede, vengono declinate alcune condizioni, tra esse c’è un generico riferimento all’obiettivo assegnato dell’indice di deflusso. Anche qui serve maggior chiarezza.
Per quanto riguarda professionisti e medici abbiamo ricordato la peculiarità delle attività demandate a tutte le famiglie professionali presenti in Istituto. Peculiarità che hanno fatto sì che già negli anni scorsi la stessa Amministrazione abbia ritenuto inapplicabile ai professionisti il parametro 124, per approdare ad un sistema di valutazione per progetti che, tuttavia, non ha impedito il fiorire di risultati di performance negativi sul territorio, nonostante l’eccezionale sforzo profuso in condizione di cronica insufficienza di organico. Abbiamo pertanto ribadito la necessità di impiantare, all’interno del nuovo sistema di valutazione, dei sottosistemi con regole proprie, che tengano conto delle specificità dei diversi prodotti delle attività professionali. Ed abbiamo altresì richiesto che i lavori dell’Amministrazione al riguardo siano accompagnati dal lavoro di appositi tavoli tecnici sindacali che aiutino l’Amministrazione a individuare criteri, metodologie e parametri idonei a rilevare l’effettiva produttività di tali figure professionali, così come ad individuare le situazioni di maggiore e particolare sofferenza lavorativa. L’Amministrazione ha riferito che l’orizzonte temporale di questa azione sarà tutto il 2024 e ha assicurato, al contempo, di voler svolgere tale attività attraverso il più ampio e costante confronto.
Infine, abbiamo annotato un’anomalia. Posto quanto abbiamo già detto sulla valutazione individuale del personale, chi crede in un sistema di valutazione deve codificare un modello anche per i Dirigenti. L’adozione non solo di un sistema verticale, top/down, ma anche di un sistema dal basso verso l’alto, bottom/up, è necessaria e rappresenta uno dei suggerimenti contenuti nelle Linee Guida 2019 del Dipartimento della Funzione Pubblica.
Coordinatore nazionale FP CGIL INPS
Giuseppe Lombardo
“Ma lui mostro non è, perché un mostro è l’eccezione della società, mostro è quello che esce dai canoni normali, ma lui è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro”.
“Lui” è Filippo Turetta, e queste sono le parole di Elena, sorella di Giulia Cecchettin, che tutti abbiamo ascoltato e dalle quali siamo stati tutti colpiti. Colpiti in modo diverso: chi ne ha tratto spunto per una riflessione e chi ne è stato colpito come da uno schiaffo al quale rispondere con la violenza degli insulti.
In questi giorni si è parlato tanto di femminicidi e di patriarcato, ognuno ha potuto farsi una propria opinione. La violenza dei numeri (I dati del Viminale, relativamente al periodo 1° gennaio – 12 novembre 2023 riportano che sono 102 le donne uccise, di cui 82 in ambito familiare/affettivo; di queste, 53 hanno trovato la morte per mano del partner/ex) impone di fermarsi e di interrogarsi.
C’è un filo rosso sangue che lega la violenza contro le donne da parte degli uomini e tanti “piccoli”, ma gravi atteggiamenti dei quali spesso non ci si rende nemmeno conto, tanto è pervasiva la cultura patriarcale. Viviamo in una società che è tutta declinata al maschile, a partire dal linguaggio, e sappiamo quanto il linguaggio costruisca i mondi che abitiamo definendone le prospettive. Pensiamo a quanto è prepotente una cultura che trasforma in maschile un intero gruppo femminile se dentro esiste anche un solo elemento maschile. Cento bambine e un bambino diventa un gruppo di bambini.
È una prepotenza che tende allo stupro.
Non a caso, la prima donna nominata a guidare il Governo ci tiene a farsi chiamare “il Presidente del Consiglio”, perché quello è un ruolo “da uomini” che si può ricoprire soltanto se si pensa e si agisce da ‘maschi’. Infatti, non si è ancora visto un solo provvedimento del Governo che segni un reale cambio di rotta nei rapporti tra uomini e donne e nella cultura della prevaricazione (basti pensare ai provvedimenti sulle pensioni che hanno danneggiato principalmente le donne o i tagli ai centri antiviolenza, i massicci finanziamenti per le armi e la guerra). Del resto, è la politica del “celodurismo”, a cui il maggior partner di Governo si ispira.
La violenta cultura maschile attraversa in modo sistemico la vita delle donne e può assumere tanti diversi connotati: molestie sul posto di lavoro, violenza psicologica, discriminazione economica, sino all’epilogo più tragico del femminicidio. Siamo stati tutti testimoni almeno di battute sessiste tese a sminuire le donne: luoghi comuni sull’umore delle donne “condizionato dagli ormoni”; se una donna fa carriera è inevitabile fare riferimento alla sua “disponibilità sessuale”, e, al contrario, se una donna è “arrabbiata” lo è perché non ha un uomo che la completi, perché fa poco sesso, perché non ha figli e quindi è “incompiuta”, in un lungo rosario che relega la donna al solo ruolo di parte riproduttrice o sessuale.
È la cultura degli uomini che va cambiata, e non basterà un’ora di lezione nelle scuole o soltanto inasprire le pene. Servono investimenti sulla formazione per promuovere la cultura del rispetto e il valore delle differenze, ovunque: nelle scuole e nei luoghi di lavoro, nelle piazze e nei teatri, nelle serie televisive e nei film; è prioritario cancellare quelle forme di precarietà proprie del mondo del lavoro femminile (i part time involontari e i divari retributivi) per migliorare la qualità e la quantità dell’occupazione delle donne, per renderle libere di scegliere. È fondamentale finanziare adeguatamente e incrementare i centri antiviolenza; occorre la formazione dei magistrati e delle forze di polizia per evitare la violenza secondaria.
Occorre rovesciare il paradigma che porta a credere che tutto si risolva con la violenza e la legge del più forte.
Oggi come oggi, viviamo in un mondo dove è stato cancellato dal vocabolario della politica tutto ciò che fa riferimento alla condivisione e al senso di comunità per esasperare il concetto di privatizzazione (dalla scuola alla sanità, dai beni primari come l’acqua alla casa). A livello internazionale è stato sdoganato il concetto di guerra (addirittura di guerra atomica) fino al punto che oggi non si pronunciano nemmeno più parole come “negoziato” “pace” “disarmo”.
In questo clima, le donne diventano non più solo “oggetti” ma beni di consumo su cui esercitare il possesso.
Si dirà: “ma è sempre successo!”. È vero, ma è tempo di finirla. È tempo di dire basta alla violenza, a partire da subito e dai gesti quotidiani. E sono principalmente gli uomini che devono cambiare, iniziare a guardare alle donne come persone e non come prede da catturare o sottomettere.
Per questo, per combattere la cultura dello stupro e della violenza, invitiamo le donne e gli uomini a partecipare insieme alla Cgil alle tante manifestazioni organizzate in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, a partire da quella che si terrà sabato 25 novembre a Roma al Circo Massimo, come in tutte le altre piazze d’Italia.
IL COORDINAMENTO NAZIONALE FP CGIL ENAC
Pubblichiamo la Circolare della Direzione Centrale per le Risorse Umane riguardo la mobilità del ruolo Vigile del Fuoco non della specialità
Pubblichiamo la nota di chiarimenti in merito le modifiche ed integrazione all’organizzazione riguardo il servizio antincendio aeroportuale ai sensi del Reg. (UE) n.139/2014 e n.1139/2018.