31.01.2012 – Varese – Nota del Coordinamento Provinciale al Comandante sul rilascio delle patenti terrestri.
“L’incontro informale era stato promosso come un vertice sulla crescita e l’occupazione. Ma alla fine non è stato così. Si è annunciata la nuova disciplina di bilancio ed una debole ed inconsistente dichiarazione su crescita e lavoro, senza nessun impegno sostanziale. Solo parole vuote che sembrano condurre verso una strada senza uscita. Un nuovo Trattato che sembra scritto per rassicurare il cancelliere Merkel e i suoi amici ma non i milioni di poveri, precari e poveri lavoratori europei che si attendevano una qualche risposta dalle istituzioni europee. – ha dichiarato la segretaria generale della CES Bernadette Ségol – ecco perchè ci opponiamo ad esso. L’austerità uccide la crescita e l’occupazione. Noi abbiamo bisogno di un social compact che ridia fiducia ai lavoratori ed ai cittadini europei.”
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E’ stato raggiunto, a tarda notte, l’accordo del Consiglio europeo al vertice informale dedicato principalmente al rilancio dell’economia europea. Due i temi, un programma per la crescita e una nuova disciplina di bilancio (il cosidetto fiscal compact). Su carta l’operazione è abbastanza riuscita. Il pacchetto fiscale però dovrà essere misurato alla prova dei fatti, e, in particolare, delle ratifiche nazionali.
Il nuovo Trattato intergovernativo non ha ricevuto l’unanimità. Lo hanno approvato 25 Paesi dell’Unione su 27. La Gran Bretagna, come previsto, non ha firmato l’intesa; ma neppure la Repubblica Ceca. A Praga sono alla guida personalità euroscettiche, non solo il presidente Václav Klaus, ma anche il primo ministro Petr Necas.
Molti dubbi arrivano dalle ratifiche nazionali. Dall’Irlanda, un recente sondaggio ha rivelato che due terzi degli interpellati vogliono che venga indetto un referendum. Solo una piccola maggioranza di irlandesi è pronta oggi ad approvare il nuovo Trattato. L’accordo intergovernativo entrerà in vigore non appena dodici Paesi lo avranno ratificato.
Il timore è di assistere alla nascita di una Europa a più velocità, tanto più che la Repubblica Ceca non ha un’opzione opt-out dalla moneta unica (a differenza della Gran Bretagna).
Con il patto sul fiscal compact, i 25 Paesi aderenti sposano come “regola d’oro” il pareggio di bilancio, accettano di inserire l’obbligo dell’equilibrio dei conti nelle Costituzioni nazionali o in leggi equivalenti e si impegnano a fare scattare sanzioni semi-automatiche in caso di violazione. I paesi che hanno un debito superiore al tetto fissato da Maastricht del 60% sul Pil si sono impegnano inoltre ad un piano di rientro pari ad 1/20 l’anno, tenendo però conto – come voleva dall’Italia – dei fattori attenuanti già previsti dal six-pack, il pacchetto di disposizioni sulla nuova governance economica.
I leader riuniti hanno poi dato il via libera alla creazione del fondo salva-stati permanente Esm, che da luglio prenderà il posto di quello provvisorio Esfm, rinviando però al vertice del primo di marzo la decisione sulle risorse (500 miliardi, come vorrebbe la Germania, o almeno 750 come chiedono altri paesi, Italia inclusa, la Commissione e il Fmi).
Sul fronte economico, i 27 si sono trovati d’accordo su un piano che deve per quanto possibile compensare gli sforzi di risanamento dei conti pubblici in molti Paesi, garantendo la «coesione sociale». Si dice
Nelle conclusioni del vertice, il primo a livello di capi di Stato e di Governo del 2012, segnato tra le altre cose dalle drammatiche difficoltà della Grecia in grave crisi debitoria, si sottolinea che misure per ridurre il costo del lavoro non salariale «possono avere un forte impatto sulla domanda di manodopera concernente lavoratori poco qualificati e giovani». Nuovi sforzi bisogna fare nell’apprendistato e nella formazione.
Fondi europei verranno dirottati proprio per raggiungere più rapidamente questi obiettivi. Per tentare di risolvere gli squilibri del mercato del lavoro in Europa – segnato per esempio da carenze di figure professionali in alcuni Paesi, compensate da un eccesso in altri Stati membri – il consiglio europeo promette «la realizzazione di progressi nell’acquisizione e la salvaguardia dei a pensione complementare dei lavoratori migranti».
Si potrebbe pensare che su conclusioni di questo tipo l’accordo sarebbe stato generale. Invece no: il Governo svedese, rappresentato dal primo ministro Fredrik Reinfeldt, ha annunciato di non poter firmare l’intesa «per motivi parlamentari». L’Esecutivo di Reinfeldt è di minoranza. Come nel caso ceco, anche la scelta svedese ha contribuito ieri sera a mostrare al mondo un’Unione forse meno unita delle speranze.
Si pubblica l’editoriale odierno “NOI & VOI” di Guglielmo Pepe “Farmaci, se ai medici piace griffato” con la posizione della FPCGIL Medici sulla prima pagina di La Repubblica Salute.
31.01.2012 – In allegato la nota informativa e le graduatorie aggiornate a dicembre 2011 relative alla mobilità del personale SATI (SDACC, CA e SDTI).
31.01.2012 – In allegato la nota dell’Amministrazione per il rinvio dell’incontro del 31 gennaio 2012.
Al Ministro dell’Interno
Dott.ssa Annamaria CANCELLIERI
E p.c.: Al Sottosegretario di Stato all’Interno
Dott. Giovanni FERRARA
All’Ufficio Garanzie e Diritti Sindacali
Dott. Giuseppe CERRONE
Oggetto: Morti 58 Vigili del Fuoco causa amianto: assenza di un’adeguata tutela previdenziale.
Gentilissima Ministro Cancellieri,
la scrivente O.S. Le ha già rappresentato più volte, in pochi mesi, la necessità di affrontare urgentemente, dal punto di vista previdenziale, le tematiche legate all’atipicità di una categoria di lavoratrici e lavoratori esposti quotidianamente al rischio e al disagio durante l’espletamento del proprio servizio.
I Vigili del Fuoco si distinguono per la professionalità e per l’umanità con la quale svolgono un mestiere che li sottopone a condizioni di profonda tensione psico-fisica dovuta all’incidenza di fattori esterni, siano essi di carattere ambientale, che legati alla particolarità degli scenari che si presentano.
Sempre più preoccupanti ed allarmanti sono i dati ufficialmente forniti su infortuni e decessi, che testimoniano la gravità di talune patologie che gli operatori del soccorso si trascinano oltre il conseguimento del trattamento pensionistico.
A tale proposito, nei giorni scorsi, nel Terzo Rapporto del Registro Nazionale mesoteliomi, tra le categorie che sono state o sono ancora a rischio amianto, sono stati inclusi anche i Vigili del Fuoco.
Secondo il parere del Renam, 58 pompieri sono deceduti per mesotelioma pleurico o peritoneale, provocati dall’inalazione dell’amianto nel corso delle operazioni di spegnimento degli incendi che hanno interessato strutture coibentate con sostanze tossiche.
Tutto ciò nonostante, la questione previdenziale che riguarda i Vigili del Fuoco è tuttora aperta.
Per queste ragioni, riteniamo ormai improcrastinabile l’apertura di un doveroso confronto in merito allo sviluppo di un sistema previdenziale che, al fine del diritto all’acquisizione del requisito pensionistico, tenga conto dell’usura psico-fisica dei lavoratori VVF per la riduzione del monte dei periodi contributivi, con condizioni di maggior favore rispetto anche all’età anagrafica.
In attesa di urgente quanto cortese riscontro, l’occasione è gradita per porgere i più Cordiali Saluti.
SEGRETARIO NAZIONALE FP CGIL
Adriano SGR0′ |
FP CGIL VVF NAZIONALE
Mario MOZZETTA |
RISCHIO AMIANTO NEI VIGILI DEL FUOCO:
I DATI RENAM.
E’ notizia di questi ultimi giorni l’inclusione dei Vigili del Fuoco nelle categorie che sono state, o sono ancora, a rischio amianto.
58 pompieri sono deceduti per mesotelioma pleurico o peritoneale, provocati dall’inalazione dell’amianto a causa delle operazioni di spegnimento degli incendi che hanno interessato strutture coibentate con l’asbesto.
Un avvelenamento “fulmineo” e devastante per i Vigili del Fuoco, poiché l’inalazione di amianto sarebbe avvenuta in maniera concentrata durante le operazioni di estinzione delle fiamme che hanno liberato la sostanza tossica.
La FP CGIL VVF già nel corso dell’anno 2005 ha avviato, in collaborazione con l’INCA CGIL, una vertenza generalizzata contro l’INAIL per tentare di ottenere il beneficio sul trattamento pensionistico per i lavoratori esposti all’amianto.
Al riguardo, per ciò che concerne la normativa vigente, rammentiamo che l’articolo 47 della legge 326/03 ha esteso i benefici sul trattamento pensionistico per i lavoratori esposti all’amianto, anche non iscritti all’INAIL, modificando l’art. 13 della legge 257 del 1992 che, pur riconoscendo tali diritti, escludeva i Vigili del Fuoco in quanto non tutelati dal sistema assicurativo dell’Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro.
Successivamente con circolare dell’11 gennaio 2004 N. 90, l’INAIL stessa ha indicato i Vigili del Fuoco tra le categorie di lavoratori alle quali poteva essere esteso il beneficio in discussione che, in particolare, determinava un vantaggio economico sul calcolo della pensione, ovvero la maggiorazione dell’1,25% per l’intera vita lavorativa con un periodo minimo di 10 anni di esposizione, ma non poteva comportare un aumento contributivo ai fini del collocamento a riposo.
Tale normativa, inoltre, ha stabilito dei parametri elevatissimi di esposizione, ovvero 100 fibre/litro, ogni giornata di 8 ore, per cui rischiavano di essere esclusi anche quei lavoratori che avevano lavorato in modo continuativo ed a diretto contatto dell’amianto.
Per quanto riguarda il Corpo Nazionale, hanno avuto la possibilità di richiedere l’applicazione della normativa i Vigili Permanenti, i Capi Squadra, i Capi Reparto e i Funzionari Tecnici che alla data del 2 ottobre 2003 avevano compiuto dieci anni di servizio.
Oltre tali difficoltà, un ulteriore ostacolo ha riguardato la possibilità di ottenere la certificazione richiesta per la dimostrazione di tale esposizione, a causa dell’indisponibilità di molti dirigenti a compilare i modelli elaborati.
Nonostante il persistere di una serie di impedimenti che non rendevano semplice la soluzione di tale vicenda, l’INCA nazionale ha inoltrato tutte le richieste di coloro che hanno voluto avvalersi del patrocinio legale della stessa.
Dunque, in questi giorni, per tutte le lavoratrici ed i lavoratori che hanno presentato entro giugno 2005 la domanda di certificato dell’esposizione all’amianto, utile ai fini del riconoscimento dei benefici previdenziali previsti dal Decreto interministeriale del 27 ottobre 2004 (G.U. n. 295 del 17 dicembre 2004), L’INCA CGIL mette a disposizione le proprie strutture per rivedere i livelli dell’esposizione alla luce dei nuovi dati presentati nel Terzo Rapporto Renam (Registro nazionale mesoteliomi), come segnalato nella newsletter che pubblichiamo, di seguito, in allegato.
Per quanto concerne, altresì, l’esposizione all’amianto conclamata da malattia, la CGIL offre, a tutti i lavoratori che hanno contratto tali patologie, la consulenza medico legale nelle situazioni in cui occorre promuovere un contenzioso amministrativo e/o giudiziario nei confronti degli Istituti previdenziali, della Pubblica Amministrazione e del Servizio sanitario nazionale.
Qualsiasi informazione può essere richiesta alle strutture territoriali dell’INCA CGIL e/o ai coordinatori regionali e provinciali FP CGIL VVF.
Mario Mozzetta
30.01.2012 – In allegato la nota del Coordinamento regionale Puglia al presidente della Regione sul trasporto pubblico.
Roma, 30 gennaio 2012
Al Sottosegretario di Stato alla Difesa
Prof. Gianluigi Magri
Oggetto: sistema valutazione personale civile.
Signor Sottosegretario,
la scrivente O.S. è costretta a far seguito alla nota inviataLe in data 18.1.2012 relativamente all’applicazione del sistema di valutazione nei confronti del personale civile del Ministero della Difesa.
Ribadiamo e sottoponiamo alla sua attenzione il crescente malcontento per ripercussioni che l’applicazione della Direttiva emanata in data 23.12.2010 dall’O.I.V. sta provocando presso gli Enti della Difesa.
Avevamo già espresso al precedente governo, la nostra avversione ad una valutazione riguardo al personale da noi rappresentato che dovrebbe essere svolta da personale non sottoposto a sua volta a valutazione.
Inoltre, nel rimarcare la contrarietà della CGIL alla Riforma Brunetta, non si può fare a meno di sottolineare che, nell’attuale momento economico politico, appare almeno incongruo aver destinato ingenti risorse all’organismo di cui sopra che avrebbe dovuto dotare l’Amministrazione degli strumenti di valutazione di cui alla legge 150 e affidarsi invece ad una valutazione “artigianale” come quella proposta.
D’altra parte lo stesso Ministro ha dichiarato nel recente incontro con le OO.SS. Nazionali, di voler procedere ad una Riforma della Difesa in un’ottica di risparmio della spesa pubblica ridimensionando strutture e personale.
In attesa del già richiesto incontro, si sollecita la Signoria Vostra ad emanare urgenti direttive tese a sospendere temporaneamente qualsiasi valutazione del personale civile.
Distinti saluti
FPCGIL DIFESA
Noemi Manca
Roma, 30 gennaio 2012
Alla c. a del Signor Ministro
Corrado Passera
Al vice Ministro
Dr. Michele Ciaccia
Al Capo di Gabinetto
Pres. Mario Torsello
SEDE
OGGETTO: Richiesta di incontro.
Facendo seguito all’incontro del 18 u.s, tra il Sig. Ministro e le OO.SS,. nel quale sono state brevemente esposte alcune criticità dell’Amministrazione, abbiamo apprezzato molto lo spirito collaborativo con le parti sociali con cui l’Autorità politica intende condurre la gestione delle specifiche problematiche illustrate.
Siamo consapevoli del contesto politico-economico in cui versa l’Italia e delle necessarie politiche di contenimento della spesa pubblica, ribadiamo tuttavia l’importanza di rivalutare e garantire sempre di più le funzioni di vigilanza e controllo (sia nei settori dei trasporto sia nei cantieri) espletate dal nostro Ministero che riconosce la sicurezza come bene sociale economicamente non valutabile, né trattabile.
Con lo stesso spirito emerso dal confronto con le SS.VV., vorremmo instaurare un rapporto di fattiva collaborazione chiedendo l’apertura di una fase di confronto sulle seguenti tematiche:
Riduzione Spese di funzionamento
Come previsto dalle vigenti normative entro il mese di marzo 2012 si dovrà procedere ad un taglio del 10% delle dotazioni organiche, sia per il personale contrattualizzato che per il personale dirigenziale.
Tale rivisitazione delle piante organiche comporterà una nuova organizzazione del lavoro tale da garantire comunque l’espletamento delle attività istituzionali e la gestione degli eventuali esuberi.
Chiediamo di essere coinvolti nelle scelte di riorganizzative che andranno ad influire direttamente sulla vita lavorativa dei dipendenti, che devono diventare strumento di innovazione e non elementi da aggredire in quanto costi.
La riduzione delle spese di funzionamento ci auspichiamo non avvenga con la precedente logica dei tagli lineari ma dedichi molta attenzione alla presenza, all’interno della struttura ministeriale, di “nicchie di potere” che presentano alti costi di funzionamento a fronte delle competenze assegnate (es. Struttura tecnica di Missione).
Necessario è il passaggio ad una puntuale verifica delle consulenze esterne, rendendo trasparente l’elenco dei contratti in atto, e la loro rimodulazione con conseguente internalizzazione delle competenze scelta determinante per la credibilità della parte politica.
Riteniamo rispettoso per la dignità di tutti i lavoratori che anche il costo della struttura di Gabinetto venga rivisto coerentemente con gli indirizzi di politica economica in atto.
Formazione
Come evidenziato nell’incontro con le S.V. il ruolo e l’importanza del nostro dicastero si misura nella capacità di far fronte allo svolgimento dei compiti di Vigilanza e Controllo espletati tramite i numerosissimi uffici periferici del Ministero.
Il personale ivi impiegato, che ha una alta professionalità spesso aggiornata con il solo impegno personale, a seguito dei tagli di bilancio si viene a trovare nell’impossibilita di adeguare le proprie conoscenze tecniche alle frequenti rimodulazioni normative.
La formazione rappresenta la condizione necessaria a garantire all’utenza un servizio altamente professionale, e diviene strumento per allargare il perimetro dell’azione pubblica in settori in cui la presenza del privato comporterebbe minori tutele collettive, speculazione ed impoverimento dei diritti sociali.
Sistema di valutazione
In questi giorni l’Amministrazione sta procedendo all’attuazione del decreto di valutazione n.274/5.1/OIV, manuale peraltro mai condiviso da questa O.S.
Riteniamo chiarire che la nostra organizzazione sindacale non è pregiudizialmente contraria all’adozione di un sistema di valutazione ma che sia un sistema condiviso a partire dall’organizzazione del lavoro e veda quali attori tutte le parti, compreso i lavoratori, soggetti attivi del procedimento e non mero oggetto di misurazione. L’attuale sistema di valutazione presenta macroscopici elementi di criticità derivanti in parte dal d.l.vo 150 del marzo 2009, con particolare riferimento all’art. 19 (fasce di merito predeterminate) nel momento in cui introduce “per legge” la presenza di un numero minimo di dipendenti da collocare nella fascia di merito bassa, svincolando il giudizio in parola, dall’organizzazione del lavoro presente all’interno delle singole unità organizzative.
Tale vizio inficia sostanzialmente la costruzione del decreto ministeriale che inoltre presenta diversi elementi discutibili.
La prevista e necessaria condivisione degli obiettivi 2011 con il personale, entro il mese di ottobre dell’anno precedente a quello di riferimento, ha trovato applicazione disomogenea nell’intero territorio nazionale.
Sono molte le sedi di lavoro nelle quale le riunioni di condivisione, come imposte dal manuale operativo, non sono proprio avvenute.
Per il personale civile presso le Capitanerie di Porto gli obiettivi 2011 (anche 2012) non sono stati definiti dal valutatore (individuato con decreto direttoriale 1/2011) d’intesa con i valutati, come previsto dal manuale operativo.
Al valutatore, dirigente di II fascia impiegato presso la sede centrale, che non è stato parte attiva nella 1° fase di definizione degli obiettivi (definiti dal Comando Generale delle Capitanerie di Porto), non è corretto né responsabile chiedere il giudizio sul grado di raggiungimento degli obiettivi ora che si è giunti alla fase conclusiva del procedimento.
Nel caso in parola il valutatore, a sua volta, è valutato su obiettivi altri e diversi, contrariamente a quanti previsto dallo stesso manuale operativo.
Valutatori presenti presso la sede centrale di Roma e valutati distribuiti presso tutte le sedi periferiche del territorio nazionale!!
Notevoli perplessità presenta la costruzione del coefficiente di presenza, “pietra angolare” del nostro sistema di valutazione, esso penalizza i dipendenti che effettuano talune modalità di part-time (essenzialmente donne che sopperiscono all’assenza dello stato sociale) ed i dipendenti che hanno usufruito del diritto di sciopero “costituzionalmente garantito” (già sanzionato economicamente).
La relazione presenza-produttività è tutta da dimostrare!
La difficoltà di valutazione si presenta anche in quegli uffici periferici che da anni sono senza dirigente e si coordinano a distanza con il superiore gerarchico che mantiene l’incarico ad interim e non assicura la continuità lavorativa necessaria ai fini di una corretta valutazione della struttura periferica.
Per brevità non si evidenziano altre difficoltà inerenti sia il mancato funzionamento del SIGEST, un applicativo che dovrebbe fornire i dati necessari al raggiungimento degli obiettivi, sia la intempestiva diffusione delle circolari relative all’interpretazione dei giorni utili a definire il coefficiente di presenza che arrivano con notevole ritardo, quando in alcuni uffici si è già proceduto alla notifica del provvedimento di valutazione.
Progressioni economiche del personale
Il personale ex III livello svolge ormai da anni mansioni qualificate e superiori all’Area alla quale appartiene, consentendo l’espletamento dei compiti istituzionali dell’Amministrazione soprattutto in relazione alle richieste dell’utenza.
Riconoscere loro la possibilità di riqualificarsi, con il passaggio all’Area superiore, non implica oneri aggiuntivi a carico del bilancio del Ministero andando riconoscere l’importanza del lavoro svolto.
Il percorso, iniziato ormai diversi anni fa, è opportuno concluderlo con un accordo condiviso che interessi tutto il personale evitando il ricorso all’Autorità giudiziaria che comporta oneri gravosi sia per l’Amministrazione che per i dipendenti.
Si evidenzia, inoltre, che con nota 18 gennaio l’Amministrazione comunicava che a breve avrebbe provveduto a pubblicare le graduatorie di detto personale: siamo ancora in attesa.
Particolare attenzione merita anche la gestione delle procedure di progressione economica per il personale di Area II e III all’interno delle rispettive aree.
Il bando di concorso è stato pubblicato il 3 dicembre 2010, e per la definizione puntuale degli incarichi ivi previsti si era concordato con le OO.SS. l’istituzione di tavolo tecnico.
Tale previsione è stata ampiamente disattesa e l’Amministrazione ha avocato a sé la gestione e la valutazione degli incarichi.
La procedura è stata resa ancora maggiormente laboriosa a seguito dell’emanazione di una circolare interpretativa ed additiva del bando in quanto prevedeva la produzione (durante il periodo estivo) a carico dei dipendenti di tutti i documenti comprovanti quanto dichiarato nella domanda originaria .
Dopo aver ricevuto l’intera documentazione cartacea, la D.G. del Personale ha ammesso l’impossibilità di poter verificare in modo puntuale quanto precedentemente richiesto, pertanto ha deciso unilateralmente di procedere ad una verifica a campione sugli attestati relativi agli incarichi.
Responsabilmente la nostra O.S. ha firmato l’accordo per le progressioni economiche al fine di garantire a tutti i dipendenti il diritto alla carriera, chiediamo con forza che tale diritto non sia leso da un comportamento superficiale dell’Amministrazione.
I lavoratori hanno diritto a procedimenti trasparenti.
Ad oggi, decorso un anno, i dipendenti non hanno più notizie ufficiali dello stato della procedura!
La pubblica Amministrazione può fare grandi cose, Sig. Ministro iniziamo a rendere certo il diritto, trasparenti i procedimenti ed a riconoscere i dipendenti come valore e non come costi da contenere e ridurre.
Siamo consapevoli che gli argomenti proposti non siano di facile ed univoca soluzione, tuttavia costituiscono lo spazio sul quale si misura il ruolo e le capacita organizzative dell’Amministrazione.
La parte pubblica non può abbandonare le proprie prerogative per mancanza di risorse economiche che, pur presenti all’interno del Ministero, si perdono in rivoli tesi ad alimentare “rendite di posizione”.
FP CGIL
La Coordinatrice Nazionale
Alessandra Allegrucci
Il cosiddetto Decreto “Salva Italia” (DL 201/2011) di sicuro non salva le Province che, con l’art. 23, di fatto vengono cancellate, o meglio svuotate.
Il DL prevede di mantenere soltanto un Consiglio Provinciale e un Presidente, eletti non più dai cittadini ma dagli organi elettivi dei Comuni ricadenti nel territorio della Provincia interessata, con funzioni di indirizzo politico e di coordinamento (materie e limiti saranno stabiliti da legge statale o regionale) di questi stessi Comuni. L’esatto contrario dell’autonomia. E con sentore di conflitto d’interessi: il controllato controlla il controllore…
Le Province attualmente svolgono funzioni di primaria importanza: dalla manutenzione delle strade alla formazione professionale, dal collocamento al lavoro agli interventi per l’edilizia scolastica, dall’agricoltura ai controlli ambientali (aria e rifiuti), per nominarne alcune. Gli attuali dipendenti, con le risorse finanziarie e strumentali seguirebbero, secondo il decreto, le funzioni trasferite a Regioni e Comuni; mentre presso i Consigli rimarrebbe personale strettamente di supporto.
“Si può demandare di colpo ai singoli comuni funzioni di questo tipo? – commenta Mavì Gardella, Segretaria FP CGIL Lombardia Responsabile del Comparto Autonomie Locali – Quegli stessi comuni su cui di continuo si fanno ricadere nuovi servizi, quegli stessi comuni ingessati in un Patto di stabilità che sempre più è freno per lo sviluppo e la corretta gestione del territorio? E le Regioni come affronteranno il tema delle nuove funzioni a loro demandate? Occorre invece prima riprendere il concetto di ‘funzione pubblica’ – prosegue la sindacalista -, intesa come quei compiti che per la loro rilevanza devono essere necessariamente svolti dalla Pubblica Amministrazione, e poi si deve stabilire quali siano le funzioni da far svolgere a ciascun livello di governo. Deve essere ripreso e discusso il ‘Codice delle Autonomie’. Un’operazione complessa a cui devono partecipare anche le parti sociali, perché le conseguenze delle scelte operate ricadranno sulla collettività. Altrimenti l’unico risultato sarà l’esternalizzazione di funzioni, la diminuzione dei controlli sul territorio, la riduzione delle tutele (con aumento del disagio) dei cittadini. Apprezziamo in tal senso l’iniziativa dell’UPI di aprire i Consigli Provinciali il 31 gennaio”.
Florindo Oliverio, Segretario Generale FP CGIL Lombardia, dichiara: “Ancora una volta ci troviamo di fronte all’inadeguatezza di provvedimenti che mostrano mancanza di visione. Con la cancellazione delle Province e una riduzione dei costi della politica tutta da verificare aumenteranno i costi sociali a carico degli utenti dei servizi. Da tempo chiediamo al governo di aprire un confronto vero sulla riorganizzazione utile delle Amministrazioni pubbliche. A partire dalle conoscenze e dall’esperienza concreta di chi fino a oggi ha fatto funzionare i servizi è possibile passare dalla politica del fare senza progetto a quella del fare per rafforzare e aumentare la civiltà del paese. Per questo le lavoratrici e i lavoratori pubblici, a partire da quelli delle Province, possono diventare i protagonisti di una nuova stagione di rilancio dei servizi pubblici. Il progetto per il quale siamo impegnati in queste settimane chiedendo il voto ai nostri candidati nel rinnovo delle RSU“.
Milano, 27 gennaio 2012
ANAAO ASSOMED – CIMO-ASMD – AAROI-EMAC – FP CGIL MEDICI – FVM – FASSID – CISL MEDICI – FESMED – ANPO-ASCOTI-FIALS MEDICI – UIL FPL FEDERAZIONE MEDICI – SDS SNABI – AUPI – FP CGIL SPTA – SINAFO – FEDIR SANITA’ – SIDIRSS – FIMMG – SUMAI – SNAMI – INTESA SINDACALE – SMI – FIMP – CIMOP – UGL MEDICI – FEDERSPECIALIZZANDI
30 gennaio 2012
Le organizzazioni sindacali, preoccupate per la fase recessiva del Paese e della Sanità, oggetto di un definanziamento che ne mina la sostenibilità in tutte le Regioni, dando voce alla insoddisfazione e malessere di medici, veterinari, dirigenti sanitari, tecnici, professionali ed amministrativi dipendenti e convenzionati con il Servizio Sanitario nazionale e della ospedalità privata, DENUNCIANO il peggioramento delle condizioni di lavoro, sempre più gravose e rischiose, la ricorrente invadenza legislativa che rischia di limitare la autonomia professionale, l’attacco alle casse previdenziali, l’assenza di volontà di separare politica e carriere professionali. Le Organizzazioni sindacali chiedono provvedimenti che:
– migliorino le condizioni di lavoro, intervenendo sul blocco del turnover, sul rispetto dell’orario di lavoro e dei periodi di riposo, sull’obbligo di sostituzione delle assenze per gravidanza;
– impediscano il continuo ricorso ai contratti atipici, stabilizzando gli attuali precari;
– recuperino le prerogative contrattuali a livello aziendale;
– garantiscano il diritto alla libera professione, con le modalità di cui all’Accordo Stato-Regioni del 2010;
– restituiscano certezza al sistema di valutazione professionale, destabilizzato dalle manovre economiche.
E’ urgente anche un atto legislativo che, a partire dalla definizione dell’atto medico, intervenga in tema di responsabilità professionale di fronte al crescere del contenzioso, alimentato da comportamenti opportunistici, da carenze organizzative e strutturali, da incaute norme legislative.
Le manovre economiche 2010-2011 hanno fatto cassa con le buste paga dei soliti noti ed il decreto salva-Italia ha elevato di sei anni l’asticella dell’età di quiescenza senza tenere conto delle caratteristiche del lavoro sanitario, in alcuni settori particolarmente usurante. Penalizzazioni non previste nei confronti del lavoro privato.
La crisi del sistema sanitario rende non più rinviabile un nuovo Patto sociale con i professionisti senza il quale anche il nuovo patto per la Salute finirà con il tradursi in un puro “regolamento di conti”, costringendo il sistema a rincorrere le varie manovre economiche con grave danno per i cittadini e senza speranza di continuare a garantire equità e universalismo.
Le organizzazioni sindacali di categoria tornano a chiedere ascolto a Governo e Regioni pronte a dichiarare lo stato di agitazione per avere risposte a legittime e reiterate richieste e continuare ad assicurare ai cittadini la qualità dei servizi sanitari.