Documento conclusivo Direttivo nazionale FPCGIL 14 febbraio 2011

Il Direttivo nazionale FPCGIL, riunitosi a Roma il 14 febbraio 2011, assume la relazione, il dibattito e le conclusioni della Segretaria Generale Rossana Dettori.

Il Paese vive un momento difficile, segnato da un’azione di Governo tesa a smantellare i diritti del lavoro, attraverso il Collegato Lavoro e lo Statuto dei Lavori, con un’agenda governativa incurante dell’enorme numero di posti di lavoro persi in questi ultimi anni; azione che sostiene da un lato i disastri consumati da Tremonti e Brunetta sul lavoro pubblico e che dall’altro rafforza il disconoscimento del Contratto nazionale di Lavoro operato dalla Fiat; azione che vuole ridisegnare negativamente la società, il servizio pubblico, il welfare e la Carta Costituzionale; azione che punta allo scontro istituzionale con la Magistratura, a fini personali, e che introduce dunque elementi eversivi per la nostra democrazia, già fortemente minata.

L’accordo separato, firmato con il Governo da Cisl e Uil il giorno 4 febbraio u.s., rappresenta un ulteriore attacco al lavoro pubblico e al sistema dei diritti del lavoro, diritti tutelati a tutt’oggi dalla contrattazione.

Il decreto Tremonti 133/08 prima, la legge 150/09 poi, l’accordo separato sul modello contrattuale dell’aprile 2009 ancora hanno costituito il percorso obbligato che ha condotto, per via pattizia, a un ruolo residuale dell’azione collettiva. E’ questo uno dei punti di profonda differenza strategica con Cisl e Uil, sindacati ormai orientati a un modello di tutela individuale alternativo alla rappresentanza collettiva.

Di fronte alle sentenze dei giudici e all’azione sindacale della FPCGIL, di contrasto all’applicazione della riforma Brunetta, l’accordo ha invece fornito una stampella al Governo per tentare l’applicazione immediata e completa della legge.

La finzione di un modello partecipativo viene scambiata con la rinuncia al rinnovo dei contratti nazionali e non solo.

Le modalità del confronto e il richiamo ai precedenti accordi separati costituiscono l’esplicita volontà di dividere lucidamente e in modo irreparabile il fronte sindacale da parte del Governo. Governo che prosegue testardamente e lucidamente nel suo disegno di emarginare la CGIL, mentre Cisl e Uil tentano di accreditarsi come unici interlocutori, cercando di soccorrere un Esecutivo in evidente difficoltà e saltando a piè pari il consenso dei lavoratori, sottraendosi per quanto possibile alle elezioni delle RSU dei lavoratori pubblici.

Elezioni che, anche il recente parere del Consiglio di Stato ritiene non siano strettamente vincolate alla definizione dei nuovi comparti di contrattazione, poiché verrebbe negata ai lavoratori, con il prolungamento della trattativa, la possibilità di eleggere i propri rappresentanti.

Cisl e Uil, inoltre, si assumono la responsabilità di interrompere un percorso unitario che stava producendo un documento comune per rilanciare l’iniziativa sindacale a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici.

Si continua ad essere indifferenti di fronte alla drammaticità in cui versano i lavoratori precari, sia giovani che non, negando il diritto a un lavoro stabile e negando il problema sempre più preoccupante della funzionalità dei servizi, quanto della qualità degli stessi.

Un attacco che coinvolge in maniera – se possibile – ancor più estrema i lavoratori dei nostri settori privati, per i quali permangono le condizioni di dumping contrattuale, il blocco dei contratti già scaduti e gli effetti più generali della crisi.

Per questo e per molti altri motivi la FPCGIL ritiene fondamentale riprendere le iniziative di mobilitazione, che l’hanno vista già protagonista in questi ultimi anni.

Mobilitazione che vuole rimettere ancora una volta al centro dell’attenzione l’importanza del lavoro pubblico per il nostro Paese, le condizioni miserrime alle quali sono costretti gli operatori, tra tagli lineari alle spese e agli organici, blocco dei contratti, blocco del turn-over, penalizzazioni stabilite per norma, nessuna valorizzazione delle professionalità.

E’ fondamentale intensificare la presenza nei posti di lavoro, dando vita ad una specifica e capillare campagna di assemblee, per sensibilizzare ulteriormente tutti i lavoratori di tutti i nostri comparti, nonché occupare spazi anche in altri luoghi per sollecitare l’attenzione dei cittadini alla nostra causa e dare grande visibilità a tutte le iniziative, anche mediante comunicati stampa e volantinaggi su posti di lavoro di altri settori produttivi.

Le assemblee devono consentirci di discutere con i lavoratori anche delle proposte in materia di Democrazia e Rappresentanza elaborate dalla CGIL, delle proposte che la FPCGIL ha avanzato in materia di nuovi modelli contrattuali , nonché dell’accordo separato del 4 febbraio, prevedendo su quest’ultimo anche OdG di condanna da sottoporre al voto e una raccolta di firma a sostegno del contratto nazionale e contro gli accordo separati.

La fase delle assemblee dovrà concludersi con attivi regionali dei quadri e delegati, congiunti con la FLC-CGIL, da tenersi entro metà marzo. Questi attivi dovranno, altresì, caratterizzarsi per la partecipazione attiva della CGIL e delle altre Categorie, poiché le ragioni della nostra mobilitazione sono le ragioni di tutta l’Organizzazione.

Il lavoro pubblico è il carattere identitario di un Paese e bisogna che tutti combattano per mantenerne la dignità, così come pretenderne fortemente il suo rilancio. La Funzione Pubblica CGIL farà la sua parte come ha sempre fatto nel passato, in prima linea nel respingere l’attacco ai diritti del lavoro e ai diritti di cittadinanza, tra loro inscindibili. Oggi, però, deve essere ancora più chiaro che colpire il lavoro pubblico, e con esso la FPCGIL e la sua azione sindacale, vuol dire minare la democrazia, quella vera, quella reale, quella che assicura diritti uguali per tutti, lavoratori e cittadini.

La FPCGIL conferma il proprio impegno nel percorso di mobilitazione della CGIL attraverso le marce per il lavoro, a sostegno della proposta sugli ammortizzatori sociali, della proposta su rappresentanza e democrazia e di quelle a favore dei giovani. La FPCGIL decide di proclamare lo sciopero generale delle lavoratrici e dei lavoratori dei comparti pubblici, da estendere anche ai settori privati della categoria, per il giorno 25 marzo p.v. E ritiene necessario che le lotte si unifichino a livello confederale.

Il Comitato Direttivo dà mandato alla Segreteria Nazionale di individuare il livello territoriale delle manifestazioni collegate allo sciopero, così come dà mandato di chiedere alla CGIL l’indizione delle elezioni per il rinnovo delle RSU dei lavoratori pubblici.

______________________________________________________________________
 
Allegato

ORDINE DEL GIORNO

Il CD Nazionale FP CGIL giudica con soddisfazione la decisione della Corte Costituzionale di dichiarare ammissibili i 2 referendum relativi all’abrogazione dell’art. 23 bis del decreto Ronchi e della remunerazione del capitale nel servizio idrico.

Essi aprono oggettivamente la strada per la ripubblicizzazione del servizio idrico e per contrastare la privatizzazione forzata di altri servizi pubblici fondamentali, come quello dell’igiene ambientale, a rischio di destrutturazione del ciclo integrato e di progressiva deregolamentazione del settore.

La FP CGIL, dopo aver dato il proprio contributo alla raccolta del 1.400.000 firme che hanno sostenuto la richiesta dell’indizione dei referendum, si ritrova compiutamente nell’obiettivo di questi 2 referendum e lavorerà perché i sì si affermino nella scadenza referendaria, impegnando a tal fine le proprie strutture, quadri e militanti. Condivide altresì le proposte avanzate dal “Comitato referendario 2 sì per l’acqua bene comune” di una moratoria dei processi di privatizzazione almeno fino alla celebrazione dei referendum e il suo accorpamento con le prossime scadenze elettorali amministrative.

La FP CGIL giudica negativamente il progetto del governo di reintrodurre nel nostro Paese la produzione di energia nucleare, mentre ritiene fondamentale procedere lungo la strada del risparmio energetico e dell’utilizzo delle fonti rinnovabili. In questo senso, sostiene anche il sì al referendum abrogativo per impedire il ricorso all’energia nucleare.

Infine, il CD Nazionale FP CGIL intende rafforzare il proprio impegno per sottrarre l’insieme dei beni comuni alle logiche del mercato, a partire dall’acqua, contribuendo con i propri quadri e militanti alla piena riuscita della manifestazione nazionale del 26 marzo per la ripubblicizzazione del servizio idrico, per fermare il nucleare e per la difesa dei beni comuni, di cui si fa promotrice assieme ad un vasto cartello di forze sociali, culturali e associative.

Roma, 14 febbraio 2011

 
 

Sottoscrizione patto sul lavoro pubblico SSN ed EE.LL

Rilevazioni sul precariato al Dipartimento della Funzione Pubblica. – Nota CGIL di Michele Gentile su rilevazione del precariato nelle Pubbliche Amministrazioni

In allegato i risultati delle prime rilevazioni sul precariato giunte al Dipartimento della Funzione Pubblica in questi ultimi giorni .

Al riguardo, se non è stato già fatto, le strutture sindacali interessate, e la RSU, dovranno verificare l’esattezza dei dati, in particolare se sono stati considerati anche i precari non dipendenti in maniera diretta delle amministrazioni in cui sono impegnati, per assicurare il corretto svolgimento delle attività istituzionali.

Non è un dato da poco considerare o no questi lavoratori; il mancato computo potrebbe significare la cancellazione di migliaia di persone dalla rilevazione.

Per questa ragione sarà necessario in questi giorni produrre un grande sforzo affinché nei posti di lavoro il censimento del precariato avvenga nella massima trasparenza e chiarezza e con la partecipazione del sindacato.

Dipartimento Welfare-Mercato del Lavoro –  Gian Guido Santucci 

 

 

Licenziati 66 precari dalla Provincia di Pescara, Ecco a cosa serve il rigore della manovra finanziaria – Comunicato stampa di Fabrizio Fratini, Segretario Nazionale Fp-Cgil e Carmine Ranieri, Segretario Generale Fp-Cgil Abruzzo

Alla Provincia di Pescara sono stati licenziati 66 precari, di cui gran parte dei Centri per l’impiego, per costituire una società di gestione in-house con la scusa che in questo modo sarà possibile assumere gli addetti senza la spada di Damocle del patto di stabilità e delle regole restrittive sulle assunzioni che, secondo le interpretazioni di parte pubblica, impedirebbero ogni possibilità di stabilizzazione.

Nulla di più falso, visto che le regole sull’assunzione dei precari non sono state abolite dalla legge 122/2010 e che la Provincia ha le disponibilità economiche per sostenere il costo delle immissioni in ruolo, utilizzando le risorse che intende mettere a disposizione della società di gestione per consentirne l’avvio.

Ci domandiamo perché disperdere un patrimonio di conoscenze e professionalità collaudato in anni ed anni di lavoro, senza alcuna certezza di riassunzione, soprattutto in un momento di crisi sociale ed economica come quella che sta attraversando il Paese, nel quale il ruolo del servizio pubblico, soprattutto dei Centri per l’Impiego, dovrebbe essere rafforzato e messo in sinergia con altre istituzioni, per consentire il miglior governo delle problematiche sociali ed occupazionali del territorio, invece di decretarne la fine senza un progetto ed una prospettiva credibili.

Di fronte a questo atto, che non è altro che l’ennesima manifestazione della volontà di piegare la Pubblica Amministrazione a logiche ed esigenze che non hanno nulla a che fare con quelle dei cittadini, la Fp-Cgil ribadisce il suo impegno a contrastare con tutti i mezzi a disposizione questi episodi, ovunque si manifestino, ed a impedire che ai lavoratori che hanno maturato tutti i diritti ed i requisiti per la stabilizzazione possa essere negata la prospettiva di un futuro dignitoso con un semplice tratto di penna come nel caso della Provincia di Pescara.

Roma, 21 settembre 2010

Chiarimenti sui rinnovi contrattuali (domande e risposte)

A cura del Dipartimento sindacale nazionale FPCGIL

Dopo gli accordi del 29 maggio con il Governo sui rinnovi contrattuali del Pubblico Impiego continuano a pervenirci richieste di chiarimenti.

Dalle domande rivolteci da lavoratrici e lavoratori è evidente che da parte delle organizzazioni sindacali non firmatarie degli accordi vi sia un’opera di disinformazione e di strumentalizzazione contro le Confederazioni tese a sminuire, oltremodo, la valenza dei termini economici concordati con il Governo.

Riportiamo alcuni dei quesiti propostici provando quindi a rimettere ordine e chiarezza nelle informazioni.

D. Perché non si sono rinnovati i CCNL alla loro scadenza del 31/12/2005?
R.
Ricordiamo che gli stanziamenti messi a disposizione nella legge finanziaria per il 2006 dal Governo Berlusconi e relativi al biennio economico 2006/2007 erano pari ad un incremento medio mensile di 12,00 euro.

L’esiguità di tali importi, come è comprensibile, non poteva dar luogo a nessun negoziato.
L’unico negoziato possibile è stato con il Governo Prodi con il quale, prima facendo modificare gli stanziamenti da destinare ai rinnovi contrattuali, con la legge finanziaria per il 2007 e poi con gli accordi del 5/6 aprile e del 29 maggio, abbiamo portato il valore dei 12,00 euro del Governo Berlusconi ai 101,00 euro attuali.

D. Cosa vuol dire “101,00 euro medi mensili calcolati sulla categoria dei Ministeri”?
R.
Ogni comparto del settore pubblico (Ministeri, Agenzie fiscali, Enti pubblici non economici, Sanità, Regioni e Autonomie locali, Scuola, Università e Ricerca, ecc…) ha una sua dinamica retributiva dalla quale, anche in relazione al numero degli addetti, si rileva una retribuzione media che diviene il riferimento per calcolare gli incrementi economici.

Ebbene i 101,00 euro previsti per il Comparto Ministeri dovranno essere riproporzionati in ogni Comparto pubblico sulla base delle retribuzioni medie in essi rilevate.

D. Quali saranno le decorrenze economiche e quanto si percepirà?
R.
Sarà il negoziato all’ARan a stabilire le decorrenze che terrà conto della logica degli stanziamenti di bilancio per il 2006 ed il 2007 e ciò fermo restando l’accordo del 29 maggio che fissa, a regime, il 1° febbraio 2007 come mese per il diritto ai 101,00 euro.
Per il 2006 siamo in presenza delle risorse stanziate dal Governo Berlusconi e per il 2007 dalle risorse stanziate dal Governo Prodi.
Ricordando che i 101,00 euro valgono per il Comparto Ministeri e volendo riproporzionare gli stessi sulla base degli stanziamenti nelle finanziarie per il 2006 ed il 2007 e dell’accordo del 29 maggio ci saranno degli incrementi per l’anno 2006 e per l’anno 2007.
Gli accordi prevedono che il differenziale fra i 101,00 euro con decorrenza febbraio 2007 e quanto già stanziato nella legge finanziaria per l’anno 2007 sarà corrisposto in termini di arretrati con il mese di gennaio 2008 e dallo stesso mese avranno regolarità di corresponsione i 101,00 euro.

D. Perché si parla di indennità di vacanza contrattuale sia per il 2006 che per il 2007?
R.
Il concetto di “indennità di vacanza contrattuale” ha origine nell’accordo sul costo del lavoro del luglio 1993.
Quell’accordo prevedeva che in assenza di rinnovo contrattuale doveva essere corrisposta a partire dal quarto mese dopo la scadenza del contratto una quota pari al 30% del tasso di inflazione programmata, percentuale che passa al 50% al trascorrere dei sei mesi dalla scadenza del Contratto.
Questo sistema, di fatto, non è mai stato attivato nel “pubblico” poiché sarebbero serviti accordi specifici.
E’ stato riproposto dal Governo Berlusconi che, non volendo rinnovare i contratti del pubblico impiego, si è arrogato il potere di interpretare l’accordo del luglio ’93 e di stanziare cifre risibili che, fra l’altro, non rispettano lo spirito e la tecnica dell’accordo citato.
In termini sostanziali e concettuali, viste le premesse, è sostanzialmente improprio parlare di “indennità di vacanza contrattuale” e in ogni caso bisognerà tener conto delle tecniche di contabilità pubblica dove gli stanziamenti sono in ragione di spesa annua.

D. Una volta firmati i Contratti si percepiranno gli arretrati?
R.
Si percepiranno per intero gli arretrati per gli importi e con le decorrenze che saranno indicate nel contratto e fra queste è inequivocabilmente già indicata dall’accordo del 29 maggio quella del 1 febbraio 2007 per gli incrementi a regime di 101,00 euro medi mensili.
Quindi ci saranno:
– gli arretrati per il 2006 (pochi, per responsabilità del Governo Berlusconi);
– gli arretrati per il 2007, per le somme già stanziate, in relazione ai mesi trascorsi fino alla data di sottoscrizione del CCNL;
– gli arretrati nel mese di gennaio 2008 per i mesi 2007 a partire da febbraio 2007 che saranno dati dal differenziale fra quanto già stanziato per il 2007 ed i 101,00 euro.

D. Perché i 101,00 euro mensili non decorrono dal 1 gennaio 2007?
R. E’ corretto informare che nonostante l’accordo del 5/6 aprile successivamente il Ministro dell’economia ha sostanzialmente rinnegato quell’accordo sostenendo che l’interpretazione prevedeva che gli incrementi contrattuali a regime sarebbero dovuti decorrere dal 1/1/2008.
Lo stesso Ministro, a dispetto quindi di quanto sottoscritto, nel corso della trattativa che si è conclusa con l’accordo del 29 maggio ha anche voluto rimarcare una sua posizione che rischiava di compromettere la possibilità di pervenire all’accordo e solo il senso di responsabilità delle organizzazioni confederali e l’impegno del Presidente del Consiglio hanno consentito di trovare un compromesso utile a chiudere politicamente la vertenza.
L’esclusione dei 101,00 euro per il mese di gennaio 2007 l’abbiamo subito per il mercanteggiare del Ministro dell’economia e delle finanze.

D. Quale sarà la durata del CCNL?
R.
La trattativa avviata all’Aran prefigura un rinnovo contrattuale quadriennale, 2006/2009, per la parte normativa e biennale, 2006/2007, per la parte economica.

D. Perché si dice che dal 2008 i prossimi contratti saranno triennali?
R.
E’ ormai noto a tutti che una delle condizioni poste dal Governo per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego era quella di modificare il modello contrattuale ed in particolare la sua durata.
Di più, in alcuni era presente l’idea di far slittare al 31/12/2008 la attuale decorrenza 1/1/2006 – 31/12/2007.
In ogni caso è previsto che sarà avviata una fase di trattativa che dovrà concludersi entro il 31/12/2007 con un accordo per avviare in via sperimentale un contratto triennale per gli anni 2008/2010.
Per inciso la trasformazione dall’attuale modello ad un modello triennale necessita di una modifica normativa del d.lvo 165/2001.
È ovvio che se non ci sarà accordo il modello continuerà a rimanere quello che conosciamo e cioè quadriennale per il normativo e biennale per l’economico.

D. Quali, sinteticamente, a parere della FP Cgil sono le condizioni principali per avviare il negoziato sulla modifica del modello contrattuale?
R.
Una delle condizioni basilari è quella di rinnovare i contratti già scaduti: condizione che è già presente nell’accordo del 29 maggio.
Sarà quanto mai sintomatico verificare se nel prossimo documento di programmazione economica del Governo saranno indicate le risorse utili da stanziare nella successiva legge finanziaria per gli anni 2008-2009 e 2010 che, secondo nostre proiezioni, non possono essere inferiori a 9,5 miliardi come impegno finanziario per il settore pubblico.
Sarà necessario individuare forme di garanzia, così come è stato preannunciato nel corso del confronto con il Governo, come ad esempio indicare, in particolare, un termine temporale annuale per la verifica ed il recupero dello scostamento fra tasso di inflazione programmata ed inflazione reale.

D. Ci sono organizzazioni sindacali che non hanno firmato l’accordo del 29 maggio, ma che avevano firmato l’accordo del 5/6 aprile: quali motivazioni li hanno portati a tali scelte?
R.
Per correttezza più che a noi questa è una domanda da rivolgere a loro, noi abbiamo firmato l’accordo del 5/6 aprile e quello del 29 maggio perché quest’ultimo ha migliorato il primo con ulteriori stanziamenti e chiarito definitivamente che l’incremento medio mensile sarà di 101,00 euro con decorrenza febbraio 2007 pur con la caduta del mese di gennaio dello stesso anno.

D. E’ vero che in questo contratto prenderemo meno soldi che nel precedente biennio economico?
R.
In termini di valore mensile a regime l’accordo politico con il Governo e la preintesa all’ARan prevedono 101,00 euro, mentre nel precedente contratto per il biennio 2004/2005 l’accordo all’Aran per i Ministeri ha comportato aumenti medi di 100,00 euro che hanno comunque visto tre scaglionamenti 1/1/2004; 1/2/2005 e 31/12/2005.
E’ certo quindi che la trattativa all’Aran parte dai 101,00 euro e nel corso della stessa verificheremo, in relazione alle unità di personale destinatarie del contratto così come previsto dall’accordo del 29 maggio, le reali risorse economiche complessive sulle quali contare.
E’ indubbio che se si parla di ammontare annuo considerando ogni anno a se stante, per quanto riguarda il 2006, sempre grazie al Governo Berlusconi, ci saranno valori e importi inferiori a quanto statisticamente avvenuto negli anni passati quando in linea di massima la ripartizione degli incrementi nel primo anno di vigenza contrattuale del biennio economico avveniva con importi pari a circa il 35% dell’incremento a regime.
È altrettanto indubbio che il totale degli incrementi, pari a 101,00 dal mese di febbraio, previsti per il 2007 non comporteranno alcuna perdita in termini di valore annuo.

 

Mercato del Lavoro – Volantino contro il blocco delle stabilizzazioni

In allegato un volantino predisposto dal Dipartimento Welfare-MdL contro il blocco delle stabilizzazioni ipotizzato dal Governo con il DL 112.

Mercato del Lavoro – Ultime su precariato e lavoro pubblico

 
Con l’approvazione della Legge 15/2009 , ex legge delega 847-b, il Governo si appresta ad adottare una serie di provvedimenti i cui contenuti adombrano la precisa volontà di tornare ad un lontano passato, quando i CCNL nazionali e di secondo livello nonché i rapporti di lavoro, erano regolati dalla legge, per ridurre gli spazi della contrattazione e dell’intervento sindacale nonché il sistema di tutele e diritti frutto delle lotte e delle conquiste dei lavoratori.

In particolare, le deleghe contenute nel provvedimento, da attuarsi entro il prossimo mese di dicembre, riguarderanno:

– la modifica della disciplina della contrattazione collettiva nel settore pubblico;
– una nuova disciplina del sistema di valutazione delle strutture e dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche;
– L’emanazione di uno o più D.Lgs. per introdurre nell’organizzazione delle pubbliche amministrazioni strumenti di valorizzazione del merito e metodi di incentivazione della produttività e della qualità della prestazione lavorativa;
– Modifiche alla disciplina della dirigenza pubblica;
– Una nuova disciplina delle sanzioni disciplinari e della responsabilità dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche.
 
Il Governo, come abbiamo già detto in un ns precedente comunicato di commento al DL 847-B, potrà adottare entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore dei D.lgs. di cui sopra eventuali disposizioni integrative e correttive.
 
Così facendo la politica, intesa nel senso più deteriore, intende assumere il pieno controllo dell’intervento pubblico e dei dipendenti, rendendo altresì inefficace l’azione di controllo della Corte dei Conti, determinando in questo modo il presupposto di un distacco della Pubblica Amministrazione dall’interesse collettivo dei cittadini.

Fortunatamente una parte del disegno controriformatore del Governo è ancora fermo al Senato per l’esame del relativo provvedimento. Parliamo dell’Atto Senato 1167 che è stato oggetto di valutazione da parte della Commissione Giustizia e che presto sarà sottoposto al parere congiunto delle Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro.

Come è noto questo disegno di legge interviene non solo sul precariato ma anche per ridefinire il regime delle assunzioni e delle controversie di lavoro; agisce sui lavori usuranti, sugli ammortizzatori sociali, su congedi-aspettative-permessi e, più in generale, sul lavoro pubblico.

Un documento complesso che quasi certamente, una volta approvato dal Senato, dovrà tornare alla Camera per la definitiva approvazione.

Ciò significa che, probabilmente, il termine ultimo del 30 giugno contenuto nell’art. 7 slitterà di qualche mese; se questa è la previsione dell’andamento dei lavori avremo a disposizione un ulteriore lasso di tempo per stabilizzare i precari.

In ogni caso, nell’interesse di questi lavoratori, raccomandiamo ai compagni ed alle compagne delle strutture in indirizzo di chiudere i processi di stabilizzazione ancora in corso nel più breve tempo possibile al fine di evitare gli effetti di possibili interventi legislativi da parte del Governo a stralcio dell’Atto Senato in questione.

Per quanto riguarda il precariato pubblico, la rilevazione promossa dal Ministro Brunetta sulla consistenza di questo fenomeno si è rivelata del tutto fallimentare. Su oltre 10.000 amministrazioni invitate a partecipare hanno risposto soltanto in 3.892, per lo più piccoli comuni sotto ai 5000 abitanti.

Il dato ottenuto è parziale e riguarda solo una piccola parte della massa dei lavoratori impegnati nella Pubblica Amministrazione; è quindi inattendibile nel caso che lo si voglia utilizzare per effettuare una proiezione sull’intera platea delle amministrazioni interessate.

Inoltre, nel controllare le schede dei report inviati dai singoli enti, in più di una occasione si potuto riscontrare come i dati sul personale precario fossero inesatti ed imprecisi, sia rispetto al numero reale dei precari, in particolare dei co.co.co, sia alla dimensione di coloro che hanno già raggiunto i requisiti di legge per la stabilizzazione.

Sempre secondo il ministro l’entità del precariato individuata sarebbe ben contenuta all’interno del limite fisiologico di una presenza intorno al 2% degli organici, salvo delle eccezioni che vedono una consistenza assai vicina al 5% della dotazione organica.

In questo modo il Governo intende eludere il problema ignorando la presenza in servizio di migliaia di persone impegnate a garantire la presenza e la continuità del servizio pubblico, soprattutto per quanto riguarda le attività sociali e le prestazioni alla persona; così facendo il Ministro Brunetta rende invisibili questi lavoratori e una volta cessato il rapporto di lavoro non resterà più nulla, nemmeno un parziale sostegno al reddito pur più volte promesso.

L’occasione data dalla conversione in legge del DL 5 del 2009 , nella parte riguardante gli ammortizzatori sociali ( CIG, CIGS, cassa integrazione in deroga) non è stata colta; pertanto ai lavoratori oggi impegnati nelle pubbliche amministrazioni con contratti di co.co.co e tempo determinato non resta che l’ unica prospettiva, soprattutto per coloro che non hanno il requisito dei tre anni, di proseguire il rapporto di lavoro più a lungo possibile in attesa di un mutamento in positivo dell’attuale situazione.

Per i co.co.co, in particolare, questa ennesima beffa prosegue il danno che si è perpetrato nei loro confronti da parte di un Governo che si ostina a non riconoscere l’importanza di un lavoro estremamente precario, senza tutele e diritti, spesso svolto in condizioni difficili con grande spirito di sacrifico e senso dello stato per garantire comunque e sempre servizi fondamentali ai cittadini.

L’attuale Ministro della Funzione Pubblica non avendo il coraggio di affermare la sua contrarietà alla stabilizzazione di questi lavoratori, si è giustificato attribuendo con molta fantasia al precedente Governo la colpa di non aver fatto alcuna previsione al riguardo, dimenticando che invece le leggi finanziarie del 2007 e del 2008, tutt’ora vigenti, avevano minuziosamente descritte regole e modalità per procedere in tal senso.

Eppure basterebbe poco per restituire la speranza di una prospettiva lavorativa a questi lavoratori, senza demagogia e pressappochismo, affrontando la questione in modo serio e rigoroso, così come previsto dalla legge 244/2007, partendo dalla definizione dei fabbisogni funzionali delle amministrazioni per individuare la platea del personale da stabilizzare, ivi compresi i co.co.co e gli interinali, e le relative modalità per completare successivamente il piano di assunzioni a tempo indeterminato.

Nel frattempo, visto l’atteggiamento di chiusura ed inerzia del Governo l’opzione principale da perseguire è oggi quella del mantenimento in servizio dei precari in attesa che maturino le condizioni per poterli stabilizzare utilizzando le vie contrattuali oppure l’intervento legislativo
Per il resto, non essendo ancora stato approvato l’Atto Senato 1167, soprattutto per Enti Locali e Sanità è ancora possibile agire secondo le regole del 296/06 e del 244/07 nei limiti economici previsti dal patto di stabilità ( legge 133/08 ) e del vincolo sulle spese del personale cui all’art 76, comma 7 della medesima legge 133.

In conclusione la partita del precariato non è ancora chiusa, sono tutt’ora possibili interventi che potrebbero consentire sia le stabilizzazioni che il prolungamento dei contratti in essere.

Da ultimo, informiamo le strutture in indirizzo che, a seguito della mancata estensione degli ammortizzatori sociali ai co.co.co., alcune regioni stanno mettendo in campo, per proprio conto, provvedimenti di sostegno al reddito che includono anche questi lavoratori; è poco, ma in ogni caso queste iniziative rappresentano un indirizzo che dobbiamo sostenere, appoggiare ed estendere perché rappresentano un segnale forte di non abbandono al proprio destino di migliaia di persone che, altrimenti, non avendo alcuna copertura sociale ed economica da parte dello Stato rischierebbero di essere condannati inesorabilmente ad una inaccettabile prospettiva di esclusione dal mondo del lavoro.

p.Segreteria Nazionale FP CGIL Mauro Beschi p. Dipartimento Welfare – MdL Gian Guido Santucci

Roma 24 aprile 2009

Sul precariato nella Pubblica Amministrazione il Governo torna indietro – primo successo della lotta dei lavoratori – Comunicato Stampa di Carlo Podda Segretario Generale FP CGIL Nazionale

 
La seduta odierna del Consiglio dei Ministri ha approvato alcune norme riguardanti il precariato nella pubblica amministrazione, contenute all’interno dei provvedimenti anticrisi.

Due successi per i lavoratori e le organizzazioni sindacali risultano evidenti dal testo del decreto:

– la ghigliottina del 30 giugno (data contenuta nell’atto senato 1167, provvedimento mai approvato, come termine per le stabilizzazioni) viene cancellata

– per la prima volta non si parla del 31 Dicembre 2009 come termine ultimo per le stabilizzazioni, ma del triennio 2010-2012

Entrambi questi punti, come i correttivi apportati alle norme riguardanti le assenze per malattia, ci lasciano sperare che il Ministro Brunetta abbia iniziato a ravvedersi. Per noi riformisti, meglio tardi che mai.

Adesso ci aspettiamo che si proceda presto alla consultazione delle organizzazioni sindacali per delineare una strategia condivisa per la definitiva soluzione del problema.
 
Alla luce di questi provvedimenti, possiamo ritenere scongiurato il rischio che migliaia di dipendenti pubblici perdano il loro posto di lavoro, auspicando che si apra una nuova fase che porti alla ridefinizione di regole certe che garantiscano i diritti dei lavoratori pubblici.

Roma, 26 Giugno 2009

Finanziamento comunità montane ai sensi c. 187 legge 191/2009: richiesta incontro dei Segretari Generali FP CGIL CISL FPS UIL FPL con Ministro Fitto Presidente Conferenza Unificata Stato-Regioni

Onorevole ministro,

A seguito dell’ultima legge finanziaria sono venuti a cessare i finanziamenti dello Stato alle comunità montane previsti dall’articolo 34 del dlgs 504/97, se non in misura temporanea e per un importo pari al 30% delle risorse precedentemente assegnate, da ripartire tra i comuni montani il cui territorio sia almeno per il 75% al di sopra dei 600 metri di altezza.

Questa decisione del legislatore a cui non fanno seguito le opportune indicazioni che avrebbero dovuto accompagnare il provvedimento riguardo il futuro del personale dipendente nonché delle stesse comunità montane in termini di attribuzioni e competenze, sta creando profondi disagi in molte regioni, soprattutto in Campania ed in Calabria, dove il blocco dei trasferimenti da parte dello Stato rischia di provocare entro la fine di questo mese non solo il blocco del pagamento di tutti gli stipendi ma anche l’immediata cessazione di ogni attività.

Rispetto alla situazione descritta è evidente che debba ritenersi insufficiente la disposizione contenuta nella norma che trasferisce temporaneamente ai comuni montani il 30% delle risorse precedentemente erogate perché non garantisce la totale copertura delle necessità indicate né tanto meno che detti importi, una volta trasferiti ai comuni, siano poi girati alle comunità montane per fare fronte ai loro fabbisogni.

E’ pertanto evidente l’urgenza di trovare al più presto una soluzione al riguardo anche perché entro il prossimo trenta giugno scadranno i termini concessi alle comunità montane per la redazione del bilancio preventivo; bilancio che, in assenza di decisioni che facciano chiarezza sul tema delle risorse richiamate dall’art. 34 del dlgs 504/97, non potrà essere approvato.

Le conseguenze di tale situazione saranno devastanti a causa della mancanza di copertura che si determinerà per tutte le voci di spesa.

In ragione di ciò si richiede un incontro urgente al fine di esaminare e discutere le possibili soluzioni necessarie a risolvere questo importante e delicato problema.

Fp Cgil R. Dettori  Cisl Fps G. Faverin Uil Fpl G. Torluccio

Roma, 27 maggio 2010
 

"Decreto legge 78/2010 coordinato con la legge di conversione 122/2010".

 
Pubblichiamo di seguito il DECRETO LEGGE 31 maggio 2010, n. 78 Pubblicato nella Gazz. Uff. 31 maggio 2010, n. 125, S.O. Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica. (Integrato con le modifiche apportate in sede di conversione L. 30 luglio 2010, n. 122) Legge 30 luglio 2010, n. 122 Pubblicata nella Gazz. Uff. 30 luglio 2010, n. 176, S.O. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
 

Welfare-MdL Nota sul collegato lavoro – in discussione al Parlamento

15.10.2010 – Scheda  illustrativa, e testo, del collegato lavoro in discussione alla Camera dei Deputati (AC 1441-quater-F)
 

Lettera del Segretario generale Rossana Dettori alla Commissione Lavoro di Camera e Senato, a sostegno degli emendamenti presentati dalla FP CGIL volti a consentire la proroga e la stabilizzazione dei precari della Pubblica Amministrazione, in occasione dell'avvio della discussione in Parlamento del "mille proroghe".

 
 
« Pagina precedentePagina successiva »
X
Questo sito usa i cookie per offrirti la migliore esperienza possibile. Procedendo con la navigazione sul sito o scrollando la pagina, accetti implicitamente l'utilizzo dei cookie sul tuo dispositivo. Informativa sull'utilizzo dei cookie Accetto