Emergenza terremoto – Assenze personale C. Ministeri

 

 
Roma 20 aprile 2009

Al Capo del DAP
Pres. F. Ionta

Al Vice Capo del DAP
Dr. E. di Somma

Al Direttore Generale
del Personale e della Formazione
Dr. M. De Pascalis

e, per conoscenza

All’Ufficio per le Relazioni Sindacali
D.ssa P. Conte

Egr. Presidente,
a seguito del drammatico evento sismico che ha interessato lo scorso 6 aprile la regione Abruzzo, in particolare la città dell’Aquila e provincia, nell’apprezzare la tempestività con la quale codesta Amministrazione ha intrapreso le necessarie ed urgenti iniziative volte a fronteggiare l’emergenza e il disagio che l’evento ha determinato ai lavoratori penitenziari della Regione, questa O.S. intende segnalare un particolare, a nostro parere, di non poco conto che abbiamo colto nel contenuto della nota informativa n.0131719 della Direzione dell’organizzazione e delle relazioni e che i lavoratori penitenziari della regione ci hanno segnalato.
Si tratta nello specifico delle assenze dal servizio che per ovvi e giustificati motivi il personale in servizio presso le sedi penitenziarie dell’Aquila, ivi residente o alloggiato provvisoriamente, a causa del sisma, in varie zone della regione sono costretti ad effettuare in attesa che si riattivi la normale vita familiare e lavorativa.
Nella nota di cui sopra per venire incontro ai dipendenti si fa riferimento all’utilizzo del “congedo straordinario”, istituto contrattuale previsto per il personale della polizia penitenziaria ma non previsto dalla norma contrattuale del personale afferente al comparto ministeri che, ad oggi, risulta non avere avuto indicazioni precise circa la possibilità di usufruire di una tipologia di congedo (art. 18 del CCNL prevede solo tre giorni per gravi motivi) che non vada ad incidere sulle ferie previste contrattualmente.
La Fp Cgil, pertanto, considerando che l’evento di straordinaria drammaticità ha provato materialmente e psicologicamente molti lavoratori del settore e nel rispetto delle pari opportunità con i colleghi della Polizia Penitenziaria, ritiene urgente e necessario un Suo intervento sulla materia affinché al danno non si aggiunga anche la beffa.
In attesa di riscontro si porgono distinti saluti.

La Coordinatrice Nazionale
Penitenziari – C. Ministeri
Lina Lamonica

 
 

Circolare

 
Assenza per malattia dei dipendenti per effettuazione di visite specialistiche. Accertamenti medico – legali sull’assenza.
 
 

 
 

 
 

Lettera al Sottosegretario di Stato

Roma, 25.05.2010

Al Sottosegretario di Stato
Sen. Giacomo Caliendo

Al Capo del DAP
Pres. Franco Ionta

e, per conoscenza

All’Ufficio per le Relazioni Sindacali DAP

Oggetto: FUA 2009

Dallo scorso dicembre i lavoratori della giustizia, afferenti alle sue componenti dipartimentali (DOG,DAP,DGM, Archivi Notarili), hanno manifestato in numerose occasioni contro l’ipotesi di accordo firmato da codesta Amministrazione con la minoranza delle OO.SS.
L’indifferenza e l’inerzia, a tutt’oggi , dimostrate riguardo la questione mettono a rischio quanto spetta ai lavoratori penitenziari ovvero i soldi FUA 2009.
Pertanto chiediamo che venga immediatamente riaperta la discussione in relazione al succitato fondo.
Recentemente una sentenza del Tribunale di Torino, che condanna l’INPS per comportamento antisindacale, ha confermato quanto da noi più volte asserito durante le trattative nazionali, ovvero che sono validi a tutt’oggi il CCNL e il C.I. vigenti.
Alla luce di ciò ribadiamo la necessità di riaprire immediatamente le trattative per la corresponsione del FUA con i criteri di cui al C.I. del 2000 e del CCNL 2006/2009.
Si resta in attesa di sollecito riscontro.

La coordinatrice nazionale
Penitenziari – Ministeri
Lina Lamonica

 
 
 

 

Messaggio del Capo Dipartimento del 22 luglio 2010

 

A tutto il personale
 
 

 
 
 

Attività dei centri di servizio sociale

Roma, 29 marzo 2007
 
Al Capo del DAP Pres. E. Ferrara

Attività dei centri di servizio sociale

Egr. Presidente,
per l’intera passata legislatura sulle attività dei centri di servizio sociale, sulla loro “ragione sociale” e dignità istituzionale, si sono scaricate le peggiori attenzioni della politica, almeno di quella che all’epoca aveva responsabilità di governo del Paese.
L’opzione molesta, avvertita sin dall’inizio dagli operatori e da una parte del sindacato, si è manifestata non solo su quel “normale” piano di destrutturazione dei servizi pubblici che ha caratterizzato l’intera azione di Governo del Centro Destra, ma anche sul terreno della trasformazione della mission, in una prospettiva di riduzione delle caratteristiche di aiuto sociale che sempre aveva permeato e qualificato le attività di questo delicatissimo settore della Giustizia.
La manifestazione più evidente di questa opzione riduttiva è stata la scelta del legislatore di trasformare la denominazione dei centri di servizio sociale in Uffici di Esecuzione penale Esterna; inascoltati abbiamo denunciato i rischi che quella scelta, venduta come una semplice ridenominazione, prefigurava.
Quella non era semplice questione nominalistica, ma un vero e proprio spartiacque fra ciò che era stata fino ad allora una attività istituzionale caratterizzata, pur con i suoi evidenti limiti, da una forte predisposizione “sociale” e quel che ancora oggi, purtroppo, non è dato sapere.
Per troppo tempo abbiamo rivendicato, per nome e per conto dei tanti lavoratori del settore che rappresentiamo, un punto di approfondimento con l’Amministrazione Penitenziaria proprio per riflettere su quale mission, su quali adeguati modelli organizzativi, su quali caratteristiche dovesse avere questo settore, così come trasformato dalla legge di riforma cd. “Meduri”, e abbiamo sperato che il verificarsi di una radicale alternativa di Governo del Paese e, ci permetta, anche dell’Amministrazione penitenziaria provocasse, per via naturale, anche un ripensamento di quelle modalità attraverso le quali, in fasi istituzionali così cruciali, si determinano posizioni e si assumono scelte.
Anche a Lei abbiamo rivolto la richiesta, ripetutamente inevasa dal suo predecessore Tinebra, di favorire una grande operazione di confronto e condivisione con gli stessi operatori penitenziari, sulle prospettive e gli obiettivi di fondo che la Meduri imponeva si ricercassero.
Abbiamo sollecitato l’Amministrazione penitenziaria a coinvolgere, al di fuori dei formalismi, le rappresentanze sindacali dei lavoratori del settore in tutte quelle attività che l’articolo 3 della predetta legge imponeva, non ultima, quella della predisposizione di un regolamento di organizzazione dei nuovi Uffici di Esecuzione Penale Esterna.
A queste sollecitazioni non abbiamo ancora ricevuto risposte, nemmeno nei termini di generica informazione sullo stato dell’arte dei lavori.
All’insostenibile incertezza che pervade l’intero settore, dagli assistenti sociali impegnati nelle attività front-line ai dirigenti responsabili, però, si aggiunge oggi anche quella che scaturisce da ulteriori attività di elaborazione interne all’Amministrazione che, al mandato definito dalla legge Meduri, ne affianca altri, assolutamente sconosciuti sia nelle forme giuridiche che negli obiettivi politici.
Ci riferiamo a quelle che nella discussione di tutti i giorni, in maniera riduttiva e semplicistica, si manifesta nella disgraziata contrapposizione Polizia Penitenziaria/Assistenti Sociali con eccessi, su entrambe i fronti, dai risvolti assolutamente pericolosi.
Le abbiamo ripetutamente declinato ed in più occasioni uno dei principali obiettivi della nostra azione sindacale conseguente alla sciagurata esperienza Castelli/Tinebra: quella di una ricomposizione delle professionalità penitenziarie quale presupposto ineludibile per un necessario cambio di passo culturale dell’intero sistema penitenziario.

Egregio Presidente
continuare ad espungere la possibilità di aprire un confronto istituzionale e sindacale su questi temi vitali per le caratteristiche di una istituzione che aspira ad essere democratica e moderna è uno degli errori più grandi nel quale lei stesso potrebbe incorrere.
E’ per questo che la invitiamo a favorire questo cambiamento almeno nel modo con il quale l’amministrazione caratterizza la sua predisposizione all’ascolto ed al confronto.
Si faccia promotore di un incontro franco e leale nel quale liberamente poter affrontare quest’importante discussione; continuare a mantenere soffocato questo bisogno di relazione e confronto non solo disorienta ulteriormente i lavoratori penitenziari, non offrendo loro i necessari segnali di discontinuità, ma fa rischiare all’amministrazione che Lei rappresenta interventi non compresi, non condivisi e sui quali complicatissima sarà la possibilità di elaborazione anche in chiave operativa.
In attesa, quindi, di un cortese urgente e a questo punto anche formale riscontro le porgiamo distinti saluti.

p. la Fp Cgil Nazionale
Fabrizio Rossetti

Documento di sintesi

Roma, 6 marzo 2007

Documento di sintesi dell’assemblea nazionale dei direttori di istituto penitenziario,di Opg,di Cssa – Roma -27/02/2007 – ore 9.30 – 

In allegato il documento di sintesi della discussione avvenuta nell’attivo nazionale dei dirigenti penitenziari svoltosi a Roma il 27 Febbraio ultimo scorso.
Un attivo partecipato che ha provato ad affrontare i temi che caratterizzano la vertenza “dirigenza penitenziaria”.
Ora, così come emerge dal documento , l’impegno che si chiede alla Fp Cgil è quello di proseguire nella costruzione di un percorso che sempre più agevoli e strutturi modalità di partecipazione della dirigenza penitenziaria alle scelte che dovremo assumere nella prossima stagione, declinando come prossimi obiettivi quello di una funzionale ed intelligente riorganizzazione dell’amministrazione penitenziaria e della costruzione del 1° contratto collettivo nazionale di lavoro che provi a recuperare terreno sul tema dei diritti e della democrazia.
Riconvocheremo l’attivo nazionale dei dirigenti penitenziari, come del resto quelli relativi agli altri comparti di contrattazione del personale penitenziario, non appena il tema della riorganizzazione sarà ufficialmente accessibile alle relazioni sindacali.
Nel frattempo assumeremo tutte le più idonee iniziative a sostegno di un’urgente apertura delle trattative per il contratto di lavoro, iniziative delle quali, ovviamente, vi terremo informati. 

p. la Fp Cgil Nazionale
Fabrizio Rossetti

_________________________________________
IL DOCUMENTO DI SINTESI:

Sintesi dell’attivo del 27.2.2007

La proposta di riorganizzazione dell’Amministrazione penitenziaria licenziata, anche se in via ufficiosa ma comunque con ampia diffusione, dalla Direzione generale del Personale, è stata alla base di una vivace discussione dell’ Attivo nazionale dei dirigenti penitenziari della Cgil f.p. del 27 febbraio 2007.

I punti salienti della discussione possono così riassumersi:

1) Disponibilità per un percorso riformatore dell’A.P., che cominci con una diversa distribuzione territoriale della sua classe dirigente. La consistente disponibilità numerica di tali funzionari induce quindi ad una individuazione dei posti di funzione in maniera articolata, considerando anche l’opportunità di più dirigenti in una stessa unità organica, in ragione della sua complessità.

A tal proposito si sottolineano però due spunti critici:

– Non risulta adeguatamente incisiva, nel determinare la ‘complessità’ della struttura e quindi la sua collocazione in uno dei 4 livelli previsti, la problematicità socio-territoriale del bacino di utenza, sia che si tratti di Istituto che di Uepe. In altre parole una unità organica collocata in territori ad alta densità di criminalità organizzata con relativa perniciosità sub-culturale ( si pensi alla Calabria p.es.) presenta obiettive difficoltà ulteriori, anche per quanto concerne i richiamati progetti trattamentali e di sicurezza. In tali casi infatti, il dato primario, ancor più di quello relativo al numero di utenti o al flusso finanziario, dovrebbe essere considerata la collocazione, per così dire, geo-criminale.

– La disponibilità numerica dei funzionari-dirigenti consente la assegnazione di almeno una di tali unità anche in Istituti di piccole dimensioni ( quelli del 4° livello). La creazione dei centri unici direzionali con l’accorpamento di più istituti creerebbe una serie di difficoltà di cui non si intravvede il motivo. Altra cosa sarebbe invece affidare al dirigente del piccolo istituto un incarico aggiuntivo sia presso il Prap territoriale, sia presso un simile istituto viciniore, mantenendo funzioni dirigenziali in due distinte direzioni e al contempo la titolarità dell’istituto (4° livello), ognuno dei due, però, autonoma ( come sede di contrattazione, centro di imputazione contabile, etc).

2) A proposito della distribuzione degli incarichi presso i Prap, e quindi conseguentemente presso il Dap, anche se di quest’ultimo capitolo non v’è traccia di una disamina analitica, ma solo numeri totali, tranne che per la D.G. del Personale, il dato fondamentale che è emerso dalla discussione è quello di una tendenza al superamento degli steccati fra le carriere dirigenziali. La complicazione dovuta alla esistenza di una classe dirigente che nasce in maniera frastagliata ( ante-meduri, post-meduri, contrattualizzati ex d.to leg,vo 146/2000, senza arrivare ancora ai prossimi dirigenti della Polizia Penitenziaria) può essere ridotta attraverso una politica di sana contaminazione. Si ritiene insomma che i posti di funzione previsti, dal livello immediatamente successivo a quello territoriale degli istituti, uepe e opg, possano essere attribuiti a prescindere dal ruolo ( se di istituto, di uepe, di opg, di area contabile o di area pedagogica) ma in ragione dei curricula e delle preferenze ed attitudini del singolo professionista. Insomma la distinzione dei ruoli dirigenziali, affermata con notevole miopia dal d.to legs.vo 63/2006, ma certamente non indicata dalla stessa legge 154/2005 ( meduri) che invece faceva esplicito riferimento al principio del massimo accorpamento, viene considerata del tutto antistorica rispetto anche a modelli operativi già in essere, ad esempio, presso le Prefetture.

3) In questo contesto riteniamo necessario ribadire l’urgenza di definire nel più breve tempo possibile la piattaforma contrattuale di riferimento per la dirigenza nel Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Nel momento in cui si vanno a definire gli status giuridici delle figure dirigenziali e si vanno ad individuare i posti di funzione, poter contare sulle certezze del contratto significa avviarsi verso un terreno di chiarezza di diritti e doveri nei fatti compromessi da incerti riferimenti contrattuali distanti dalla specificità penitenziaria.

4) Dalla discussione è emersa quindi la tendenza a superare la dicotomia fra esecuzione penale intramuraria ed esecuzione penale esterna, in vista dell’affermazione di un’idea unitaria di esecuzione penale che indirizzi però il carcere ad una funzione sempre più secondaria, rispetto alle pene ed alle misure che possono essere attuate, e anche sperimentate, sul territorio. Insomma il luogo privilegiato dell’esecuzione penale deve essere individuato con sempre maggiore convinzione in un ambito extra-carcerario, facendo in modo quindi che le istanze di controllo trovino attuazione in misura prevalente rispetto a quelle di afflizione e segregazione.

In tale prospettiva va anche approfondita la necessità di un mantenimento di una specifica area penale esterna presso i Prap, ma, come al momento appare inevitabile, nel caso di sua conferma non è condivisibile la giustapposizione presso cinque Prap del corrispondente ufficio provveditoriale con quello territoriale (uepe) con una evidente situazione configgente fra le funzioni di coordinamento controllo e vigilanza con quelle di esecuzione attiva.

4) Sui dati numerici e sulle aliquote, la discussione ha sofferto del limite di non essere in possesso di dati certi. La riduzione del 10 % degli Uffici di prima fascia e del 5 % di quelli di seconda fascia in applicazione del ben noto comma 404 della legge finanziaria e la accreditata possibilità di sterilizzazione ( parziale, totale ?) di tale riduzione non ha aiutato la chiarezza di questo punto della discussione. Contiamo di avere dati certi e più convincenti in occasione della formalizzazione della proposta e conseguente invito al confronto con le OO.SS., ma certamente non siamo favorevoli a riduzioni di quelle aliquote la cui consistenza risulta già ridotta rispetto ai carichi di lavoro, come nel caso degli Uepe, sopratutto non siamo favorevole a riduzioni che vanno a penalizzare la periferia, quella periferia che nell’introduzione al documento si vuole di contro valorizzare con un reale decentramento.

Problematica UEPE di Milano

Roma, 22 febbraio 2007
 
Al Direttore Generale del Personale e della Formazione Dr. M. De Pascalis
Al Capo del DAP Pres. E. Ferrara
Al Vice Capo del DAP Dr. E. di Somma
Al Vice Capo del DAP Dr. D’Alterio
Alla Direzione Generale dell’Esecuzione Penale Esterna Cons. R. Turrini Vita
All’Ufficio per le Relazioni Sindacali Dssa P. Conte
Alla Segreteria Regionale e Comprensoriale Fp Cgil – Milano
Ai Delegati ed Eletti RSU nell’ UEPE di Milano

Problematica UEPE di Milano

La Fp Cgil intende manifestare forte indignazione per l’atteggiamento di incomprensibile indifferenza manifestata dall’Amministrazione riguardo una problematica che nel corso dello scorso anno è stata più volte rappresentata, a livello centrale e territoriale, denunciandone la gravità e chiedendone, senza esito, una urgente soluzione.
Ci riferiamo alla gravosa situazione in cui versa l’UEPE di Milano, una situazione assolutamente pregna di criticità operative, organizzative e professionali che i lavoratori da tempo denunciano e da altrettanto vivono con silente dignità e senso di grande responsabilità; una situazione che sta assumendo connotazioni particolarmente drammatiche riconducibile ad una modalità organizzativa e gestionale da parte della Direzione non certo ortodossa che si evidenzia e si esplica quotidianamente nei processi di comunicazione inficiati da evidenti “difficoltà ” nel dialogo con il personale provato professionalmente e psicologicamente da comportamenti “vessatori”, nonché nelle palesi violazioni alle normali regole che disciplinano il rapporto di lavoro e le dovute relazioni sindacali.
Risultano, infatti, costanti gli interventi della Direzione che disattendono le norme contrattuali e violano i diritti acquisiti mortificando la dignità professionale e personale dei lavoratori che denunciano, pertanto, la situazione come non più sostenibile. A sostegno di quanto rappresentato si evidenziano gli ultimi interventi, in ordine cronologico, intrapresi dalla FpCgil territoriale, note del 24 gennaio e del 15 febbraio 2007 indirizzate anche ai vertici del DAP, che costituiscono con i precedenti un ampio dossier sulla questione.
La FpCgil conferma il sostegno ai lavoratori dell’UEPE in questione e rinnova l’urgenza di un intervento dell’Amministrazione Centrale ribadendo che la problematica divenga oggetto di discussione e di vertenza al tavolo centrale. Si comunica, altresì, che all’ulteriore protrarsi di mancata attenzione alla problematica evidenziata saranno intraprese tutte quelle iniziative politiche e sindacali atte a tutelare e a sostenere i lavoratori e i loro diritti.
Si resta in attesa di sollecito riscontro e si porgono distinti saluti.

Il Coordinatore Nazionale Fp Cgil
Settore penitenziario C. Ministeri

Lina Lamonica

Percorsi di riqualificazione:una questione da risolvere

 

 
Prot.n. CM 340/07
Roma 12 ottobre 2007
 
Al Capo del Dipartimento A.P.
Pres. Ettore Ferrara
R O M A

Ai Vice Capo del Dipartimento
Dr. Emilio di Somma
Dr.Armando D’Alterio
R O M A

Al Direttore Generale del Personale
Dr.Massimo De Pascalis
R O M A

All’Uffico per le Relazioni Sindacali
Dssa Pierina Conte
R O M A

Ai Delegati ed eletti nelle RSU FpCgil nei posti di lavoro

Oggetto: Percorsi di riqualificazione:una questione da risolvere.

Il 2 aprile c.a., è stata avviata l’assunzione parziale dei lavoratori vincitori dei corsi-concorsi relativi ai percorsi di riqualificazione riguardanti i passaggi di area, dall’area B all’area C posizione economica C1, determinando ad oggi una grave discriminante per i restanti lavoratori che ad oltre un anno dal termine del percorso non sono ancora stati assunti nella nuova posizione economica e nello stesso o diverso ruolo professionale.
Tale scelta non trovò la condivisione di questa O.S. che avrebbe auspicato una forte assunzione di responsabilità da parte dell’amministrazione nel reperire le risorse economiche necessarie per l’assunzione contestuale di tutto il personale interessato.
Ad oggi, nonostante l’impegno assunto di definire a breve la problematica, risultano esclusi dalla prima tranche di assunzione circa 200 unità di lavoratori, la situazione resta in uno stato di impasse alquanto imbarazzante generando tra il personale forti e giustificati malumori ma anche e soprattutto una grande sfiducia nei confronti dell’istituzione.
Stiamo parlando di lavoratori che da anni svolgono servizio presso codesta amministrazione e che da anni attendono una progressione di carriera, lavoratori che con sacrifici personali, familiari e lavorativi hanno vissuto questa opportunità con entusiasmo e, con coraggio, hanno messo in gioco anche il loro vissuto professionale per contribuire all’efficienza dell’amministrazione che d’altro canto, giova ricordarlo, ha anche investito risorse economiche nella formazione prevista dai percorsi in questione.
La Fp Cgil ritiene assolutamente necessario che codesta amministrazione rappresenti ai lavoratori con chiarezza e trasparenza lo stato dell’arte riguardo la problematica evidenziata e comunichi i tempi entro cui la stessa potrà essere risolta.

Protrarre ulteriormente la questione risulta davvero offensivo per i lavoratori e lesivo dei loro diritti soggettivi a tutela dei quali questa O.S. ricorrerà ad ogni forma di protesta sindacale.
Si resta in attesa di urgente riscontro e si porgono distinti saluti

Il Coordinatore Nazionale
Penitenziari – C.Ministeri

Lina Lamonica

Decreto ministeriale relativa alle dimissioni volontarie

Si trasmette la ministeriale GDAP-0142744-2008 del 23.4.08 relativa alle dimissioni volontarie

 
 

Comunicato stampa Fp Cgil sulle Carceri

Comunicato stampa di Fabrizio Rossetti
Responsabile Nazionale Fp Cgil Dirigenza penitenziaria

Carceri: dai direttori forte preoccupazione per le scelte del Governo.
Le carceri italiane non reggeranno.
Misure extracarcerarie, investimenti nelle attività risocializzanti e rispetto dei diritti, anche del lavoro.

 
I dirigenti penitenziari esprimono forte preoccupazione per le scelte che il Governo sta assumendo sul tema della sicurezza e dell’immigrazione clandestina.
I direttori degli istituti penitenziari, degli Uffici di esecuzione penale esterna, degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, riunitisi a Roma in una assemblea nazionale organizzata dalla Fp Cgil, hanno denunciato la grave situazione di sovraffollamento che già si riscontra in alcune fra le più significative realtà penitenziarie del Paese.
L’inarrestabile trend di nuovi ingressi nel sistema carcerario (circa mille unità al mese) , l’ampliamento del ricorso alla pena detentiva che l’Esecutivo ha deciso nei suoi primi atti di governo, i devastanti effetti che il DDL sull’immigrazione clandestina avrà sul sistema penitenziario prefigurano un percorso molto pericoloso per la tenuta dell’intero sistema carcerario e per il Paese stesso.
Fra qualche mese le carceri scoppieranno letteralmente e sarà impossibile governarle nel rispetto delle finalità che la Costituzione affida alla pena; a nulla serviranno allora le ripetute dichiarazioni di esponenti del Governo che offrono come soluzione a questo scenario ormai scontato la costruzione di nuove carceri (tutte ancora da finanziarie, da progettare)
Il Governo, quindi, rifletta attentamente sugli effetti che avranno le scelte che si stanno assumendo e provi a orientare diversamente la propria azione, a cominciare dalla riforma del codice penale ormai non più rinviabile: ricorso al carcere solo per i reati più gravi e di maggior allarme sociale, investimenti per le attività di recupero e di reinserimento quali veri e propri fattori di produzione di sicurezza, e ricorso a misure penali diverse dal carcere; sono queste le soluzioni che necessiterebbero.
V’è infine una grande questione che riguarda già ora l’esigibilità dei diritti del lavoro di chi opera nelle carceri con responsabilità di governo.
Circa 500 dirigenti penitenziari operano da tre anni senza contratto di lavoro, senza un sistema di diritti e di tutele professionali, senza il riconoscimento dei livelli di responsabilità che quotidianamente vengono esercitati.
I Ministri Alfano e Brunetta devono aprire al più presto un confronto con le rappresentanze della dirigenza affinché innanzitutto venga garantita la piena titolarità nell’esercizio delle funzioni ad ogni singolo dirigente (vi sono ancora molti istituti penitenziari privi di direttore titolare e, al contrario, realtà amministrative più che adeguatamente provviste di unità dirigenziali) e per giungere al più presto alla sottoscrizione di un accordo contrattuale che riconosca finalmente il valore e la delicatezza delle funzioni esercitate dal direttore di un carcere o di un ufficio di esecuzione penale esterna.
Roma, 30 Maggio 2008

 
 

Richiesta di incontro – Educatori C1 di cui al PDG 20 maggio 2008 – Regione Piemonte

 
Roma, 2 ottobre 2008

Al Direttore Generale
Direzione Generale del Personale
e della Formazione
Dr. M. De Pascalis
e, p.c
Al Capo del DAP
Pres. F. Ionta

Al Vice Capo del DAP
Dr. E. di Somma

All’Ufficio per le Relazioni Sindacali
Dssa P. Conte

Alle Segreterie Regionale e Territoriali FP Cgil
PIEMONTE

Prot.n.241/2008

Oggetto: Educatori C1 di cui al PDG 20 maggio 2008 – richiesta di incontro.

Con l’immissione in servizio a tempo indeterminato, alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria e con un rapporto di lavoro a tempo parziale nella misura del 61%, si è concluso il 21 luglio 2008 il difficile percorso di stabilizzazione degli educatori professionali che, a partire dal dicembre 2003, hanno operato negli Istituti Piemontesi a seguito di assunzione di enti gestori socio-assistenziali finanziati dalla Regione Piemonte.
La loro presenza si è rivelata determinante per sopperire alla drammatica carenza di organico che notoriamente affligge le aree educative, soprattutto negli Istituti del Nord.
In più, nel corso degli anni, essi hanno maturato competenze e capacità specifiche riguardo a un mondo penitenziario che, per la sua delicatezza e complessità, ha richiesto impegnativi e prudenti tempi di inserimento.
Pertanto se l’inquadramento in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato rappresenta un’importante e positiva svolta per la loro vita personale e professionale, e insieme una indispensabile garanzia di stabilità per le aree trattamentali interessate, appare evidente che la tipologia di un contratto di lavoro a tempo parziale risulta del tutto inadeguata per rispondere ai reali fabbisogni degli istituti. In più, non fa che perpetuare lo stato di disagio di lavoratori che per quasi cinque anni hanno condiviso fatiche e responsabilità con gli altri colleghi ministeriali, in condizioni contrattuali enormemente più sfavorevoli.
Appare pertanto necessario che l’Amministrazione compia un concreto sforzo per proseguire nel percorso che ha già intrapreso con apprezzabile senso di responsabilità.
Dal suo canto, questa Organizzazione Sindacale continuerà a dare, rispetto a tale vicenda, il proprio contributo attento e propositivo; in quest’ottica ritiene necessario avanzare la richiesta di un urgente incontro per affrontare sia la questione della trasformazione del contratto di lavoro a tempo pieno, sia quella relativa alla valorizzazione e al riconoscimento del sapere e dell’esperienza maturati dagli educatori negli anni precedenti alla stabilizzazione.
Restiamo in attesa di sollecito riscontro e porgiamo distinti saluti.

Il Coordinatore Nazionale
Penitenziari – Ministeri
Lina Lamonica

 
 

 

Mobilità interna del personale del Comparto Ministeri – Interpello Nazionale anno 2009

 

 
Nota del Direttore Generale del Personale e della Formazione relativa all’interpello nazionale 2009 per i profili professionali di Educatore e di Contabile.

 
 

 
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