Si pubblica l’articolo odierno di La Repubblica sulla protesta nazionale unitaria dei medici, con l’intervista al segretario nazionale della FPCGIL Medici Massimo Cozza.
Il ministro della Salute ha presentato al Parlamento la “Relazione sullo stato di attuazione dell’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria” che fotografa, Regione per Regione, lo stato di applicazione delle nuove norme stabilite dalla legge 2007.
Per leggere una nota riassuntiva e scaricare i testi vai su:
Risposta alle OO.SS. sulla preventiva informazione dei posti di funzione dei dirigenti del personale civile
Alle strutture Regionali e Territoriali FP CGIL
Ai lavoratori e agli iscritti CGIL del Ministero
del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali
Oggetto: Convocazione Assemblea Nazionale della FP CGIL per il Ministero del Lavoro e della Solidarietà Sociale per il 16 dicembre 2008
Care compagne e cari compagni,
è convocata l’Assemblea Nazionale della FP CGIL Ministero lavoro e Solidarietà Sociale per il giorno 16 dicembre 2008 alle ore 10, presso la sede di Funzione Pubblica C.G.I.L, via L. Serra, 31 (sala Lama – piano terra), con il seguente o.d.g.:
* CCNL
* CCNI di Ministero
* Problematiche attività ispettiva
Data l’importanza dei temi in discussione, invitiamo tutte/i a fare il possibile per garantire la presenza. In particolare, preghiamo le strutture territoriali di assicurare il massimo supporto possibile per permettere la partecipazione alle/ai delegate/i.
All’Assemblea Nazionale parteciperanno il Segretario Nazionale della FP CGIL Alfredo Garzi, responsabile delle Funzioni Centrali, e il compagno Vincenzo Di Biasi della FP CGIL nazionale, responsabile del settore.
Il Coordinatore nazionale FP CGIL
Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Giuseppe Palumbo
Roma, 2 dicembre 2008
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
Oggi abbiamo avviato la vertenza salute “Fermiamoli, stanno distruggendo la sanità pubblica italiana”, insieme alle maggiori organizzazioni sindacali della dirigenza del Ssn, che si articolerà nel 2010 in una giornata di mobilitazione nazionale il 19 gennaio, due manifestazioni interregionali a Napoli il 4 febbraio e a Milano il 16 febbraio, ed una manifestazione nazionale a Roma il 9 marzo. E se non ci saranno risposte abbiamo già in cantiere lo sciopero nazionale per la prima decade di marzo.
Il nostro è un grido di allarme, per difendere e migliorare la sanità pubblica, contro chi la vuole impoverire e distruggere, e per dare voce al profondo disagio di chi opera nel servizio pubblico. Vogliamo fermare il tarlo della cattiva politica che rischia di corrodere il servizio sanitario nazionale a partire dal suo sottofinanziamento, nonostante la boccata d’ossigeno, ottenuta grazie al ragionevole Patto per salute.
Si tagliano poi circa 10.000 posti letto ospedalieri (da 3,8 per mille abitanti a 3,3 ) entro il 2011, ma senza prevedere un potenziamento dei servizi territoriali, e comunque la contemporanea programmata diminuzione del personale porterà ad un razionamento e non una razionalizzazione delle prestazioni. A questo va aggiunto il blocco automatico del turn over del personale per le Regioni che risultano in squilibrio economico. Una scelta ragionieristica irresponsabile che colpisce in primo luogo i precari, che saranno penalizzati anche dall’imminente ed iniquo pensionamento a 70 anni.
Eppure, a fronte di questa politica di tagli, come recentemente rivelato dall’ultimo studio dell’Ocse, la sanità italiana costa meno della maggior parte dei paesi industrializzati. Anche il trend è più virtuoso. Negli ultimi dieci anni 1997-2007 la spesa pro capite nei Paesi Ocse è cresciuta del 4,1% l’anno, in Italia del 2,4%.
Ma il libro verde del Ministro Sacconi lancia allarmi sulla spesa pubblica italiana che sarebbe incontrollata, e propone il pilastro privato, una politica delle opportunità (per chi può) invece del diritto alla salute per tutti. Allora oggi noi chiediamo più risorse per la sanità pubblica, di non tagliare ma di spendere meglio. La cattiva politica è, infine, anche quella della controriforma Brunetta che si intromette sempre più nella gestione della sanità e lascia tutto il potere alle direzioni politico – amministrative che decideranno valutazioni, carriere, retribuzioni, premi al singolo e non all’equipè, e punizioni disciplinari non impugnabili sino al licenziamento, trasformando gli ospedali in caserme e svuotando la contrattazione. Così non funziona, noi invece continuiamo a batterci per una sanità pubblica di qualità, unico vero baluardo per la tutela universale della salute.
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CCNI: UNO STRANO SILENZIO
E’ strano che a distanza di più di un mese la CISL FP e la UIL PA non hanno fatto sapere nulla sui motivi per i quali hanno firmato con l’amministrazione l’ultimo accordo del 17 dicembre 2009 – fa parte integrante del nuovo CCNI – che definisce i criteri del sistema delle progressioni economiche (vedi files allegati).
E’ appena il caso di ricordare che la FP CGIL non ha firmato questo accordo ed è invece utile riportare di seguito i criteri e le motivazioni di dissenso:
o il punteggio derivante dal sistema di valutazione è uno dei 4 fattori che entra a far parte, a pari merito con gli altri 3 (esperienza professionale, titoli di studio, formazione) dei criteri per le progressioni;
o in area I e II sono troppo pesanti i punteggi attribuiti a titoli di studio superiori al diploma di scuola secondaria di I e II grado;
o una parte dei lavoratori inquadrati nelle fasce provenienti dalle posizioni apicali A1S e B3S, avrà un punteggio di appartenenza alla fascia inferiore rispetto a quello degli altri solo perché approdato in tempi successivi a causa della esiguità delle risorse economiche disponibili all’epoca;
o in area III fra i titoli di studio non è contemplato il diploma di scuola media superiore: i lavoratori appartenenti ai profili riqualificati e nelle fasce F1 e F3 (che hanno il medesimo punteggio di esperienza professionale) saranno scavalcati da qualsiasi laurea penalizzando proprio l’esperienza professionale; per esempio: gli addetti alla vigilanza diplomati e che hanno effettivamente svolto l’attività saranno superati dai laureati anche senza esperienza;
o non è stato in alcun modo definito il contingente per singoli profili professionali del numero di unità che effettivamente usufruiranno di una progressione.
Infine, le risorse economiche permetteranno la progressione solo al 28% del personale.
E’ strano (ma mica tanto….), dopo tanta fretta di chiudere un pessimo CCNI che dà anche sulle progressioni economiche una risposta insufficiente e nello stesso tempo devastante e che mette a disposizione dell’Amministrazione “un’arma impropria” (scaricando tra l’altro la responsabilità sui “capi team”) come il sistema di valutazione, dover assistere a questo silenzio.
Questo silenzio lo rompiamo noi per ribadire che la FP CGIL NON ha sottoscritto il nuovo C.C.N.I. perché in questo contratto integrativo, per esempio, non ci sono:
* Passaggi d’area=0
* L’accordo per la copertura assicurativa per la responsabilità civile
* Il nuovo accordo sull’orario di lavoro
* Il nuovo accordo per la mobilità
Ed inoltre evidenziamo un altro “strano silenzio”, questa volta tutto dell’Amministrazione, che ad oggi nulla ha fatto sapere sul nuovo assetto organizzativo degli uffici centrali e territoriali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Infine, poiché la FP CGIL è convinta che il C.C.N.I sia uno degli strumenti per dare delle risposte concrete ai lavoratori ed è per questo che faremo le assemblee in ogni posto di lavoro e invitiamo le altre Organizzazioni Sindacali a indire insieme un Referendum.
Nel caso in cui i lavoratori stessi “valideranno” (cioè se la maggioranza dei lavoratori del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali dirà SI’ a questo Contratto Integrativo di Ministero) questa O.S. si impegna a sottoscriverlo; nel caso contrario (cioè nel caso in cui la maggioranza si esprima con un NO) le OO.SS. sottoscrittrici del nuovo C.C.N.I. si impegnino a rispettare la volontà dei lavoratori ritirando la firma dal nuovo Contratto Integrativo.
Su questo punto attendiamo, ancora, una risposta seria.
Roma, 29 gennaio 2010
Il Coordinatore nazionale FP CGIL
Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Giuseppe Palumbo
Anche i medici domani aderiscono allo sciopero generale nazionale della CGIL per l’intero turno di lavoro, insieme a tutti gli operatori della sanità. Potranno saltare le attività programmate – come gli interventi, le visite e gli esami diagnostici – negli ospedali e nei presidi territoriali della Asl, ma saranno garantite le urgenze.
I medici della FP CGIL domani scenderanno in piazza nelle manifestazioni territoriali insieme a tutti gli altri lavoratori pubblici e privati a difesa della sanità pubblica contro una manovra iniqua e sbagliata.
“La nostra protesta” ha dichiarato Massimo Cozza, segretario nazionale FPCGIL Medici ” continuerà anche insieme agli altri sindacati medici con il blocco degli straordinari dal 1 luglio e con lo sciopero nazionale unitario del 19 luglio.”
” Oggi intanto, insieme agli sindacati della dirigenza del Ssn, incontreremo le Regioni a Roma presso la Regione Veneto alle 13.30” ha concluso Cozza ” e mi auguro che si possano condividere percorsi comuni a difesa dell’occupazione, dei servizi e del lavoro dei medici pubblici.”
Dichiarazione di Massimo Cozza, segretario nazionale FP CGIL Medici
Un plauso alla Ministra della Salute Livia Turco che ha replicato alla Fnomceo, la Federazione degli ordini dei medici, che per il futuro prevede una presenza ‘esagerata’ di donne tra i camici bianchi.
La vita lavorativa del medico ospedaliero e territoriale penalizza oggi le donne, con ricadute negative sulla promozione professionale, sulla formazione, e sulle stesse condizioni di lavoro.
Su 10 dirigenti medici 3 sono donne, ma su 10 primari solo 1 è donna.
Questi dati evidenziano come nella dirigenza medica della sanità pubblica, permangano ostacoli al raggiungimento delle pari opportunità tra uomini e donne.
Si tratta allora, anche in relazione all’art. 57 del d.lgs. n. 165 del 2001 ed alle modalità contenute nel d.lgs. dell’11 aprile 2006 n. 198 (Codice delle pari opportunità tra uomo e donna), di prevedere la predisposizione di piani di azioni positive, tendenti ad assicurare la rimozione degli ostacoli che impediscono di fatto, la piena realizzazione di pari opportunità tra donne ed uomini nell’ambito del lavoro della dirigenza medica e veterinaria.
In tale contesto la FPCGIL Medici chiede con il prossimo contratto l’istituzione in ogni Regione dei Comitati per le pari opportunità per le aree dirigenziali medica e veterinaria.
(da Doctornews del 13 marzo 2008) Lavori in corso, nella maggioranza delle Regioni italiane, per garantire l’esercizio della libera professione intramoenia dei medici nelle strutture pubbliche, con piani ad hoc, tariffe sotto controllo e spazi adeguati. Ferme, invece, Sicilia e Calabria, che non hanno inviato alcuna comunicazione in materia e non hanno nemmeno richiesto i fondi disponibili, ancora inutilizzati. E’ il quadro dell’Osservatorio nazionale per la libera professione intramuraria, illustrato da Aldo Ancona, direttore dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Assr), durante il convegno organizzato al Senato per la presentazione dei volumi che raccolgono i risultati dell’indagine conoscitiva sull’intramoenia, condotta lo scorso anno dalla Commissione Sanità di Palazzo Madama. Come previsto dalla legge approvata il 2 agosto 2007, che concede 18 mesi per mettersi in regola sulla libera professione intramuraria, dunque fino al 31 gennaio 2009, la relazione trimestrale sull’attuazione del provvedimento è stata inviata al ministero della Salute da 18 Regioni: in pratica quasi tutte tranne Calabria, Lazio e Sicilia. E’ stato utilizzato il 69 per cento dei fondi per l’adeguamento edilizio. In particolare, Trento, Veneto, Toscana e Basilicata hanno usato il 100 per cento dei finanziamenti, percentuali superiori al 90 per cento si registrano in Umbria, Emilia Romagna e Lazio. Seguono le altre regioni, con “le grosse eccezioni di Sicilia e Calabria – afferma Ancona – che non hanno chiesto i fondi e non fanno sapere nulla. Sappiamo le condizioni in cui versa la Calabria – riflette – forse per ora l’intramoenia è l’ultimo dei suoi problemi”. Tant’è. Nella maggioranza delle Regioni, la Asl, tutte o in parte, hanno presentato i piani per l’esercizio della libera professione intramoenia in spazi pubblici. Mancano all’appello Abruzzo, Molise e Sardegna, mentre nessuna comunicazione è arrivata da Lazio, Calabria e Sicilia. Dodici Regioni hanno avviato azioni in accordo con i sindacati della dirigenza medica: Liguria, Marche, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Trento, Campania, Friuli, Lazio e Molise. “I ritardi e le difficoltà che hanno ostacolato il passaggio dell’attività libero professionale dei medici nelle strutture pubbliche, o comunque in spazi controllati dal pubblico – spiega Ancona – si stanno superando. Le norme previste dalla legge non sono attuate ancora in modo omogeneo in tutt’Italia, perché i livelli di partenza erano diversi nelle varie Regioni, ma senz’altro si sono messe in moto anche le realtà fanalino di coda”. I dati illustrati ieri sono i primi risultati del monitoraggio svolto dall’Osservatorio nazionale, previsto dalla legge dell’agosto 2007 per verificarne l’attuazione in ciascuna regione e che ha cominciato i lavori a febbraio di quest’anno. “Come emerso anche dall’indagine conoscitiva – sottolinea Ignazio Marino, presidente della Commissione Sanità del Senato – bisogna garantire che il ricorso alle prestazioni intramoenia sia determinato dalla libera scelta dei cittadini e non dalle carenze organizzative dell’attività istituzionali, assicurando il rispetto dei tempi medi d’attesa per le prestazioni fissati dalle Asl, in particolare per le urgenze differibili”.
Intramoenia, aumentano i ricavi. +63% dal 2001
La libera professione intramoenia dei medici ‘fattura’ di più. I ricavi per le prestazioni sanitarie in intramoenia sono aumentati del 63,9 per cento, passando da 700.277 euro del 2001 a 1.147.043 del 2006. Le entrate superano le spese: i costi per le prestazioni in intramoenia hanno raggiunto 990.605 euro nel 2006. Il saldo è positivo, pari al 13,64 per cento. Questi i dati dell’Osservatorio nazionale sulla libera professione intramuraria, illustrati ieri da Aldo Ancona, direttore dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Assr), durante il convegno al Senato per la presentazione dei volumi sull’indagine conoscitiva sull’intramoenia, condotta lo scorso anno dalla Commissione Sanità di Palazzo Madama. La spesa pro-capite per i cittadini si attesta a 19,69 euro, con differenze notevoli fra le regioni. Modesti i ricoveri effettuati in regime di libera professione intramoenia: nel 2004 contavano solo per lo 0,37 per cento (51.794) del totale, comunque in aumento del 38 per cento rispetto al 2001.
Di seguito si pubblicano i dati di sintesi dell’intramoenia, a cura della ASSR.
Si pubblica il primo bollettino informativo sullo stato del rinnovo della convenzione alla Sisac per il quadriennio normativo 2006-2009 e per il biennio economico 2006-2007.
Si pubblica il testo della ipotesi di contratto firmata l’1 agosto 2008 all’Aran – ma non dalla FPCGIL Medici e dall’Aaroi – con il frontespizio con le firme, e la dichiarazione a verbale della FPCGIL Medici. Si pubblica altresì la tabella con gli aumenti e gli arretrati.
Oggi è stato ripreso dal TG 3 nazionale delle ore 19 l’allarme lanciato anche dalla FPCGIL Medici sulle paure che stanno portando in diversi ospedali ad un minor accesso degli immigrati, in conseguenza dell’effetto annuncio della norma che eliminerà il divieto di segnalazione dei clandestini da parte dei sanitari. Sono stati intervistati il segretario provinciale della FPCGIL Medici di Bari, Mauro Mazzarella ed il segretario nazionale Massimo Cozza.
La FPCGIL Medici Lombardia ha oggi diramato un comunicato nel quale si denuncia l’inciviltà della norma, ripreso dalle agenzie.
Adesso chiediamo alla Camera di non approvare una norma inutile per la sicurezza e dannosa per la salute di tutti i cittadini. Prevalga il buon senso e non l’ideologia.