Dopo l’intervento odierno il Dap tenta di porre rimedio ed invia personale al Villaggio di Is Arenas. Fp CGIL sempre dalla parte delle Lavoratrici e dei Lavoratori.

In relazione alla nota sindacale del 4 luglio u.s., sullo stato di degrado del villaggio “Luigi Daga” presente nel territorio della Casa di Reclusione di Is Arenas, su cui provengono svariate lamentele da parte dei villeggianti al rientro dal periodo di vacanza – nota indirizzata, tra l’altro, all’Ente di Assistenza ma, ancora oggi non riscontrata, probabilmente non comprendendo, le doglianze degli ospiti del villaggio.
Ribadendole che, i villeggianti hanno corrisposto una quota per il periodo di vacanza per sé e per i propri familiari ed in alcuni casi ospiti (pagando regolarmente la quota associativa mensile), si trovano e si sono trovati in una realtà ricreativa carente di molti servizi, anche basilari, che dovrebbero essere assicurati per il benessere di adulti e minori, in piena stagione estiva, tenuto conto anche della posizione estremamente periferica della struttura, assolutamente lontana da centri abitati.
Con la nota del 4 luglio 2022, probabilmente, non si è riusciti a far comprendere la gravità della questione e la reale responsabilità di chi ha omesso e sta tutt’oggi omettendo, di intervenire sulla questione, probabilmente con la speranza che, finito il periodo estivo tutti dimentichino la fallimentare gestione dell’estate 2022.
Entrando nel merito di chi doveva/dovrebbe intervenire, nella ricerca dei possibili responsabili della situazione di degrado, la responsabilità deve essere imputata inevitabilmente a chi quel villaggio lo gestisce direttamente, ossia all’Ente di Assistenza per l’Amministrazione Penitenziaria, di cui la S.V. è il Presidente, attraverso la sua organizzazione di riferimento.

Dopo aver chiarito che, la nota in cui si attribuisce la trascuratezza nella gestione – la mancata o insufficiente “realizzazione di tutte le manutenzioni giornaliere necessarie e di quelle strutturali a lungo termine”, con conseguenti carenze sotto il profilo della sicurezza – ad ipotetiche scelte organizzative non sono a carico della Direzione carceraria ospitante il villaggio, né tantomeno possono essere attribuite al “Dirigente di polizia penitenziaria di Is Arenas”.

È del tutto evidente che il Villaggio estivo, essendo una struttura dell’EAP, dipende in tutto e per tutto dall’Ente, che lo gestisce nell’ambito della sua gestione autonoma, anche e soprattutto amministrativo-contabile.
Pertanto, vogliamo proporLe possibili soluzioni migliorative, nella gestione del villaggio dell’Ente di Assistenza – trattandosi di Ente pubblico autonomo, si dovrebbero, forse, destinare risorse di vario tipo (in termini di risorse finanziarie, mezzi e uomini) in base alle proprie esclusive valutazioni sullo stato della struttura, certamente nata in un periodo storico datato e mai veramente ammodernata.
Ulteriori valutazioni sugli interventi da approntare e sulle risorse da destinare che l’Ente potrebbe tranquillamente fare lungo tutto il periodo dell’anno, considerato che la competente articolazione del Dipartimento (Direzione Generale del Personale e delle Risorse) vi destina appositamente un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria, sottraendolo da un’altra sede lavorativa, per ben 12 mesi all’anno.
Inoltre e più in generale, bisognerebbe capire che l’organizzazione di un struttura per il benessere del personale dell’Amministrazione penitenziaria – al villaggio estivo di Is Arenas dove arrivano dipendenti da tutte le parti d’Italia – produce risultati efficienti e funzionali, se, a quella struttura, si destina la giusta attenzione da parte di chi la annovera tra le sue offerte ricreative, proponendo altresì che, nella prossima stagione sia bandito apposito interpello nazionale per l’invio di personale durante tutto il periodo estivo che garantisca il ripristino di tutte le inefficienze fino ad oggi segnalate, basti pensare al: “limitatissimo orario di apertura del bar/spaccio” che si ripercuoterebbe non solo sui villeggianti, è evidente infatti che non vi è alcun altro punto di ristoro ( esercizi commerciali, bar, chioschi ecc…) nelle vicinanze del villaggio, con difficoltà quindi anche di approvvigionamento di una bottiglia d’acqua – ma anche sulle casse dell’Ente, e non dipende dalla Direzione o dal Comando di polizia penitenziaria di Is Arenas.
Per quanto sopra esposto, non possiamo esimerci dal chiederle:
“come mai l’Ente A.P., non ha assunto sinora alcun dipendente stagionale a rinforzo del gestore dello spaccio in modo da garantire l’accesso allo spaccio per un più ampio orario della giornata ed ovviamente fino alla sera, nonché le domeniche o giornate festive, e come mai, ancora, l’Ente non ha neppure mai installato qualche distributore automatico di bevande e/o di altri generi di pronto consumo, almeno garantendo una possibilità minima di approvvigionamento?”.
Vede Presidente, si potrebbero fare ulteriori osservazioni (le condizioni della spiaggia ecc..) ma quello che importa per la scrivente O.S. è evidenziare le legittime lamentele ed insoddisfazioni del personale dell’Amministrazione, veicolandole nel giusto modo.

FP CGIL – Santa Maria Capua Vetere – La Polizia Penitenziaria ha perso la sua identità. Manna: “ Dopo le scuse di Draghi e Cartabia alla popolazione detenuta, nessuno ha pensato di investire in sicurezza! Mancano circa 100 poliziotti sospesi e il Carcere in mano ai detenuti”
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Santa Maria C.V., 31 luglio 2022 – la FP CGIL Campana lancia l’allarme sull’ingestibilita del penitenziario Sammaritano.

A parlare è Orlando Scocca   Coordinatore FP CGIL Regione Campania Polizia Penitenziaria che esprime forte perplessità sull’attuale reggenza, una Direzione poco equilibrata che tende all’eccessivo a minare la sicurezza dell’Istituto e del personale di Polizia Penitenziaria, un crollo della percezione di legalità contrastato solo dal lavoro del Dirigente agg. di Polizia Penitenziaria dott. Giramma che, con autorevolezza giornalmente riesce a mantenere ordine e sicurezza.

– continua Carmela Ciamillo Coordinatrice Funzioni Centrali di Caserta FP CGIL – Non possiamo dimenticare gli errori/orrori di circa un anno fa, ma la Polizia Penitenziaria è un’istituzione sana e rappresenta lo Stato italiano nei penitenziari italiani. Serve necessariamente chiarire le regole di ingaggio e far diventare la struttura di Santa Maria C.V. un carcere di vetro dove l’opinione pubblica possa comprendere realmente cosa succede in carcere.

– aggiunge Mirko Manna  FP CGIL Nazionale – Santa Maria Capua Vetere è un brutto capitolo della per il sistema detentivo italiano, ma fatti commessi da i singoli non possono minare la professionalità di molti, Il Corpo di Polizia Penitenziaria ( prima agenti di custodia) si occupa di sicurezza da  205 anni e la professionalità degli appartenenti al Corpo non può e non deve essere messa in discussione. Santa Maria, come Noto, Firenze, San Gimignano e Torino dovevano diventare i fiori all’occhiello dell’Amministrazione Penitenziaria, invece, abbiamo assistito ai soli provvedimenti tampone che non hanno portato a nulla, la caduta del Governo è anche il frutto di scelte sbagliate che hanno portato lo stesso sistema penitenziario alla disfatta.

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FP CGIL – Roma – Dopo le violenze subite dalla Polizia Penitenziaria al carcere di Noto – Lo Stato e la Ministra Cartabia hanno perso il controllo del sistema penitenziario – Manna: “ La vigilanza aperta/dinamica è servita solo per ridurre i danni della sentenza Torreggiani ma non aiuta al reinserimento del Reo e mette a rischio la vita delle donne e uomini della Polizia Penitenziaria”
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Roma, 31 luglio 2022 – la FP CGIL chiede un confronto alla Ministra Cartabia per rivedere i circuiti detentivi.

A parlare è Mirko Manna  FP CGIL Nazionale per la Polizia Penitenziaria che esprime forte perplessità sull’attuale sistema detentivo, celle aperte per tutti è stato un fallimento, oggi in carcere si commettono reati che vanno dalla violenza carnale, spaccio, furti al tentato omicidio ed ha pagare è sempre la Polizia Penitenziaria.

Dal mese di luglio c’è stata un’escalation di violenza ai danni delle donne e uomini che servono lo Stato all’interno dei Penitenziari Italiani, la certezza che sarà un’estate molto calda è chiara ed evidente, dopo la caduta del Governo temiamo fortemente per incolumità di lavoratrici e lavoratori del Corpo – continua Manna.

Spiace che la Ministra Cartabia non abbia mai focalizzato il reale problema in cui versa l’attuale sistema penitenziario, frutto di scelte scellerate ( Tagli della legge Madia e revisione piante Organiche del 2017 D.M. Orlando) – Le carenze organiche non si sostituiscono dando più libertà a chi delinque, ma si doveva investire in tecnologia con telecamere e droni di sorveglianza – aggiunge Mirko Manna – Chiederemo al prossimo  Governo di innovare tutti i penitenziari con video sorveglianza e automazione, la Polizia Penitenziaria deve assumere il ruolo a cui è demandata, ovvero, la sicurezza! Deve uscire dai reparti detentivi dove, c’è necessità di tutte quelle figure trattamentali che servono al recupero detenuti, basta a sovraccarichi di lavoro, demansionamenti e sovramansionamenti. Uno stipendi un lavoro , non come oggi che con uno stipendio si chiede alla Polizia Penitenziaria di fare anche da psicologo, educatore, assistente sociale e medico –
Servono assunzioni straordinarie per colmare le varie carenze organiche di tutti le figure professionali che lavorano all’interno degli istituti penitenziari.
Conclude Manna –  a settembre siamo pronti a scendere in piazza per rivendicare assunzioni e rispetto per la salute delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria.

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La nostra famiglia

Dopo la iniziale pubblicazione del dispositivo del 13 maggio in cui alla lavoratrice iscritta Fp Cgil il giudice riconosceva il diritto al giusto CCNL, ossia quello della “Sanità Privata”, riconquistato dopo 14 anni di lotte e che la Associazione “la Nostra Famiglia” aveva disapplicato unilateralmente per l’applicazione di un un CCNL non sottoscritto da Fp Cgil, con orario maggiore e salario inferiore, sono state rese note anche le motivazioni addotte dal giudice.

Esprimiamo una grande soddisfazione perché nella sentenza pubblicata si ribadiscono alcuni fondamentali principi richiamando la granitica giurisprudenza che acclara in maniera ancor più limpida “l’infondatezza della pretesa datoriale di applicare il CCNL CDR, anziché il CCNL Sanità privata”; ad essere censurato è l’operato dell’azienda ed è confermato che il contratto applicabile ai Cdr che alla sottoscrizione della preintesa e prima della stipula dei CCNL separati Aris-Aiop, rimane quello della sanità privata e lo è a maggior ragione per gli iscritti alla Cgil che gli altri contratti non li aveva sottoscritti. Il Giudice analizzando il caso del singolo lavoratore effettua una valutazione giuridica completa della scelta unilaterale aziendale di cui sancisce chiaramente la illegittimità.

Aggiunge il giudice, e questo ci da ancora più forza in questa battaglia, che il recesso da un contratto è facoltà esclusiva in capo alle organizzazioni sindacali stipulanti i contratti e che il datore di lavoro non può agire unilateralmente, e nel caso della sentenza in favore della lavoratrice iscritta alla FP CGIL il Ccnl espressamente richiamato all’atto della stipula del contratto di lavoro era quello della sanità privata e per tali ragioni ne vale l’ultrattività. Il Giudice precisa chiaramente come l’azienda ha come unica possibilità (ciò che del resto ha fatto concretamente) quella di disapplicare il CCNL e non quella di recedere dal contratto collettivo, contrariamente a quanto sino ad oggi sostenuto dal datore di lavoro.

La coerenza e la lotta pagano, ai nostri iscritti siamo riusciti a garantire il Diritto al giusto CCNL, questo ci rafforza nella vertenza nazionale per contrastare il dumping in questo settore.

Come se non bastasse nella motivazione della sentenza si legge: “il contratto collettivo di diritto comune ha efficacia vincolante limitatamente agli iscritti alle organizzazioni sindacali stipulanti e a coloro che abbiano espressamente o implicitamente aderito al contratto stesso, sicché la prossimità dell’attività esercitata dall’imprenditore non è elemento vincolante per determinare l’applicabilità di questo o quel CCNL che si voglia scegliere per disciplinare il rapporto di lavoro.”  C’è spazio quindi per una politica di riduzione del numero dei CCNL e di limitare l’unilateralità nella disdetta dei contratti da parte dei datori di lavoro che guardano al risparmio del costo del lavoro e non alla valorizzazione professionale dei dipendenti.

L’associazione la Nostra Famiglia viene condannata a corrispondere alla lavoratrice le differenze retributive, e il ripristino dell’applicazione del CCNL sanità privata. 

L’associazione dovrebbe riflettere e tornare sui suoi passi, ridare dignità alle lavoratrici e i lavoratori dell’associazione applicandogli il CCNL sanità privata. Noi non ci fermeremo, abbiamo raccolto oltre 400 adesioni al contenzioso, la dignità del lavoro è più forte del profitto.

Prosegue la trattativa per il rinnovo del contratto delle Funzioni Locali, ieri nuovo confronto in Aran.
Prossimi appuntamenti il 2 e 3 agosto, leggi il resoconto nel nostro comunicato.

Si è svolta nella giornata di ieri (martedì 26 luglio) la riunione per tentare di chiudere il CCNL 2019-2021 per i lavoratori dell’edilizia residenziale pubblica le cui aziende o società aderiscono a Federcasa.
La parte datoriale si è impegnata a riconvocare il tavolo la prima settimana di settembre per tentare di chiudere la trattativa non assicurando alcuna certezza rispetto all’accordo del 16 giugno.
Le OO.SS. visto il perdurare della situazione e la violazione del principio delle buona fede in capo ai negoziati svolti, si sono riservate nei prossimi giorni di valutare tutte le iniziative del caso non escludendo in caso d’inerzia anche forme di mobilitazione.

Leggi il resoconto del confronto nel nostro comunicato.

Al centro della mobilitazione contrasto a processo di privatizzazione, più risorse e assunzioni

Grande presidio oggi delle lavoratrici e dei lavoratori civili del Ministero della Difesa, ottenuto un incontro col capo di gabinetto, e i suoi collaboratori, del dicastero guidato da Lorenzo Guerini sui temi al centro della mobilitazione. “Esprimiamo un giudizio interlocutorio rispetto al confronto che abbiamo avuto oggi coi vertici del Ministero, nella consapevolezza che la fase politica che stiamo attraversando impedisce l’assunzione di impegni istituzionali”, affermano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa al termine della riunione in via XX settembre.

Rimangono attuali tutte le nostre rivendicazioni, che sono alla base di una mobilitazione che prosegue, e che poniamo anche al centro dell’attenzione politica: “No alla privatizzazione selvaggia del Ministero con aumento dei costi per la collettività – elencano i sindacati -; no a concorsi fantasma o di facciata per poche unità; no alle lentezze di un sistema che tende a conservare privilegi per i militari e a discriminare la componente civile in tutti gli ambiti, compresa la protezione sociale”. Su questi punti la mobilitazione andrà avanti nei prossimi mesi, fanno sapere Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, “perché con l’impegno sindacale, il sostengo delle lavoratrici e dei lavoratori, e il confronto coi vertici del Ministero della Difesa i risultati, come dimostrano quelli recentemente ottenuti, sono raggiungibili e tangibili per i dipendenti del dicastero”.

Tra le rivendicazioni di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa per il Ministero della Difesa, che consegnano alle forze politiche già a partire dalla prossima legge di bilancio: “Un piano straordinario di assunzioni di almeno 9.000 unità, per le quali sono già disponibili risorse e norme. Trasparenza sugli organici e nelle relazioni sindacali, ostaggio di poteri che appartengono ad un passato anacronistico. La riassegnazione dei 21 milioni di euro da destinare non ad una indennità, ma al Fondo Risorse Decentrate, per garantire le attività di supporto allo strumento militare, da individuare subito nel decreto Aiuti Bis in discussione in Parlamento. L’applicazione immediata degli istituti del nuovo contratto delle Funzioni Centrali, a partire dal Regolamento del Lavoro Agile, pronto da mesi ma perduto tra i meandri di articolazioni dell’A.D. che ne ritardano colpevolmente la pubblicazione. Dignità e chiarezza per i lavoratori dell’Agenzia Industria Difesa”, concludono.

 

Servono assunzioni e investimenti, Amministrazione impassibile a richieste lavoratori

Stato di agitazione nazionale dei Vigili del Fuoco proclamato da Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf. In una lettera inviata alla ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e ai vertici del Dipartimento, i rappresentanti nazionali delle tre sigle sindacali, Mauro Giulianella (Fp Cgil Vvf), Massimo Vespia (Fns Cisl) e Franco Giancarlo (Confsal Vvf), scrivono: “Abbiamo più volte manifestato l’esigenza, oramai improcrastinabile, di ottenere stanziamenti specifici indirizzati ad incrementare gli organici del Corpo, in atavica carenza sia nel settore operativo, sia in quello del Ruolo Tecnico Professionale”.

Ma, osservano ancora i tra dirigenti sindacali, “alle promesse non sono seguiti i fatti. L’assenza di due direttori centrali, quello delle risorse umane e dell’amministrazione generale, oltre all’ormai prossima uscita per collocamento a riposo del direttore della difesa civile, rappresentano una condizione senza precedenti. Il personale, anche in questi giorni di grandi emergenze, con grande sacrificio e senso di responsabilità è costretto a sopperire alle carenze, facendo ricorso a estenuanti turni aggiuntivi mettendo a rischio la propria incolumità con l’unico scopo di garantire la tutela e la salvaguardia dei cittadini contribuenti”. Per Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf serve un piano triennale di assunzioni che colmi il vuoto esistente tra la dotazione organica teorica (39.500 unità) e quella reale (35.000 unità): “Servono quindi 4.500 unità per lavorare nell’ordinarietà e comunque in emergenza: ecco perché auspichiamo in un potenziamento che possa contare almeno 40.000 unità operative e 5.000 unità del ruolo Tecnico Professionale”.

Al centro dello stato di agitazione del corpo dei Vigili del Fuoco inoltre, tra gli altri, temi legati alle relazioni sindacali, all’organizzazione del lavoro, al tema della formazione, così come quelli relativi ai dispositivi di protezione individuale e alle questioni legate alla salute e alla sicurezza. Fp Cgil Vvf, Fns Cisl e Confsal Vvf, scrivono a Lamorgese, “hanno sempre dimostrato grande partecipazione e disponibilità per risolvere i problemi che il personale vive sulla propria pelle, con difficoltà e scoramento, ma rispetto a ciò è seguita l’impassibilità dell’Amministrazione sulle richieste dei lavoratori”. Per queste ragioni i sindacati di categoria dichiarano lo stato di agitazione nazionale dei Vigili del Fuoco.

Contro processo di privatizzazione, per risorse e assunzioni. Appuntamento in via XX settembre 8 ore 9.30.

Mobilitazione del Personale Civile della Difesa, mercoledì 27 luglio presidio promosso da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa a Roma al Ministero della Difesa in via XX settembre 8 dalle ore 9.30 alle ore 12. I sindacati denunciano: “Stabilimenti abbandonati, officine e uffici vuoti confermano che il progetto di esternalizzare le attività affidate al personale civile, iniziato nel 2012, si sta rapidamente realizzando”. Per queste ragioni il presidio nazionale di mercoledì, per dire: “No alla privatizzazione selvaggia del Ministero con aumento dei costi per la collettività; no a concorsi fantasma o di facciata per poche unità; no alle lentezze di un sistema che tende a conservare privilegi per i militari e a discriminare la componente civile in tutti gli ambiti, compresa la protezione sociale”.

Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa rivendicano: “Un piano straordinario di assunzioni di almeno 9.000 unità, per le quali sono già disponibili risorse e norme. Trasparenza sugli organici e nelle relazioni sindacali, ostaggio di poteri che appartengono ad un passato anacronistico. La restituzione dei 21 milioni di euro da destinare non ad una indennità, ma al Fondo Risorse Decentrate, per garantire le attività di supporto allo strumento militare. L’applicazione immediata degli istituti del nuovo contratto delle Funzioni Centrali, a partire dal Regolamento del Lavoro Agile, pronto da mesi ma perduto tra i meandri di articolazioni dell’A.D. che ne ritardano colpevolmente la pubblicazione. Dignità e chiarezza per i lavoratori dell’Agenzia Industria Difesa”.

Concorso a n. 583 posti (n. 515 uomini; n. 68 donne) per l’accesso alla qualifica di vice sovrintendente del Corpo di Polizia Penitenziaria, ai sensi dell’art.44, comma 8, lett. a-bis) n. 2, del decreto legislativo 29 maggio 2017 , n.95 indetto con P.D.G. 17 giugno 2021. Pubblicazione graduatorie definitive.

Il circuito della media sicurezza rappresenta il circuito penitenziario di maggiore rilevanza dal punto di vista del numero dei detenuti che vi sono inseriti; ed è quello maggiormente interessato dagli interventi che, sul piano organizzativo, si sono succeduti nel corso degli ultimi anni.

Le molteplici indicazioni che questo Dipartimento ha, nel tempo, impartito e le diverse modalità con le cui esse sono state interpretate sul territorio, ci consegnano, oggi, un sistema penitenziario caratterizzato da prassi eterogenee, non sempre congrue rispetto al quadro normativo nazionale e internazionale, specie in relazione alle modifiche all’ordinamento penitenziario dell’ottobre 2018 e alla recente adozione della Raccomandazione 1/7/2020 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che ha aggiornato le Regole Europee del 2006.

Negli ultimi due anni, l’emergenza sanitaria ha “congelato”, in ragione delle limitazioni imposte, il processo di riorganizzazione necessario per dare uniformità all’esecuzione della pena detentiva. Il suo progressivo superamento offre, oggi, l’opportunità di procedere a una nuova organizzazione del circuito

della media sicurezza, attraverso la quale, grazie anche al contributo fomito dalle Organizzazioni sindacali e dalle Autorità di garanzia, è finalmente Fx)ssibile affrontare le esigenze che, quotidianamente, si riscontrano nella presa in carico delle persone ristrette, al fine di garantire un’esecuzione della pena che sia costituzionalmente orientata e che, sul piano operativo, presenti caratteri omogenei in tutto il territorio nazionale.

Nell’attuale fase costituisce circostanza favorevole l’importante incremento di risorse – di personale e materiali – che si profila nel breve futuro, stante lo svolgimento di numerosi concorsi per molti ruoli dell’ Amministrazione, cui si affiancano sia l’introduzione di nuovi capitoli di bilancio per l’incremento di professionisti esperti ex art. 80 Ord. pen., sia gli ingenti stanziamenti per 1a riqualificazione degli spazi trattamentali e per il miglioramento delle condizioni detentive. Tutti processi, questi, che possono aiutare a ricorúigurare positivamente la fisionomia della detenzione e che dovranno giungere a compimento in un breve arco di tempo. Nella stessa direzione, va ricordata la recente previsione di un incremento della pianta organica del Diparfimento della Giustizia minorile e di Comunità, in particolare per quanto concerne le risorse degli Uffici di esecuzione penale esterna. Come evidenziato dalla circolare interdipartimentale del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della Giustizia minorile e di Comunità in data 29/9/2016, il servizio sociale è chiamato ad assicurare un ruolo operativo all’interno degli Istituti penitenziari, non solo nella predisposizione dei programmi di trattamento, ma anche nella vita quotidiana del carcere, considerata la fondamentale funzione di raccordo con l’esterno e, in particolare, con la famiglia della persona detenuta. E ciò in particolare nei confronti delle persone che sono al termine dell’esecuzione penale intramuraria (cd. dimittendi) e che, insieme ai cosiddetti “giovani adulti” e alle persone detenute alla loro prima esperienza penitenziaria, necessitano di osservazione e cura particolari, al fine di favorire la prevenzione della recidiva, come ricordato dalla recente circolare della Direzione generale dei detenuti e del trattamento n. 0109195 del 18/3/2022.

Le direttive che, in questa sede, si indirizzano alle SS.LL., la cui concreta attuazione dovrà avvenire con la fattiva collaborazione dei Signori Direttori e di tutto il Personale dipendente, intendono privilegiare un approccio concreto, giuridicamente fondato e strutturato in un percorso organizzativo che, se per un verso, non può esaurirsi con la presente lettera circolare, per altro verso richiede l’attivazione di un processo di cambiamento non più procrastinabile.

Con il presente intervento, si intende, tra l’altro, superare il dualismo tra custodia aperta e custodia chiusa che, del resto, non trova alcuna formalizzazione nell’ordinamento penitenziario. Si preferisce, invece, impostare le direttive in ragione delle previsioni, queste si aventi fondamento ordinamentale, che regolano il trattamento individualizzato previsto dall’art. 13 Ord. pen. e, come si vedrà, procedere con la regolamentazione della ordinaria gestione, pur con le differenze dettate dalle specifiche esigenze trattamentali.

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