Roma, 18 dic. (Adnkronos Salute) – L’Emilia Romagna ha finalmente deciso la pubblicazione delle zone carenti di medici di famiglia e il ripristino del corretto numero ottimale dei professionisti rispetto alla popolazione assistita, come previsto dalle sentenze del Tar e del Consiglio di Stato. Lo ricorda Nicola Preiti, coordinatore nazionale Fp Cgil medici – Medicina generale, che sottolinea come siano “ormai numerose e coerenti le sentenze e le ordinanze che vietano alle regioni di modificare il numero ottimale dei medici di famiglia, fissato dalla Convenzione nazionale in un medico ogni 1.000 cittadini. Stesso parere peraltro è stato ripetutamente e autorevolmente espresso dall’Antitrust”, dice il sindacalista in una nota in cui chiede a tutte le Regioni ‘fuori norma’ di ripristinare il numero ottimale dell’assistenza primaria. Secondo Preiti, “la riduzione del numero di medici di famiglia, determinato dal peggioramento del rapporto ottimale, non solo chiude l’accesso a una generazione di medici ma, è ormai acclarato, peggiora l’assistenza ai cittadini e incrementa i costi della sanità”. Per il sindacalista si tratta di “una risposta corporativa di chi non è sicuro della propria qualità. Ed è antitetica all’esigenza di ristrutturazione e potenziamento delle cure primarie”. La Fp Cgil Medici “che ha promosso questi ricorsi in molte Regioni italiane e sempre con esito positivo, si attende intanto la completa pubblicazione, senza sotterfugi, delle zone carenti in Emilia Romagna. E chiede alle altre regioni (Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto) che hanno fatto la stessa sciagurata scelta di ripristinare anch’esse immediatamente il numero ottimale e pubblicare tutte le relative zone carenti. Ciò nel rispetto dei medici, dei cittadini e della legge”
Nel corso dell’ultimo incontro, le scriventi OO.SS. hanno espresso forte perplessità circa l’avanzamento dei lavori sull’integrativo.
Infatti, i cambiamenti che si stanno verificando dal punto di vista normativo potrebbero rappresentare uno stravolgimento delle funzioni; inoltre la mancanza di informazioni sui contenuti del futuro DPR, che contemplerà il modello organizzativo del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, potrebbe rendere necessario un allargamento del tavolo contrattuale con l’ex Ministero della salute e costringerci quindi a rivisitare parte dell’impianto inerente l’ordinamento professionale.
Ad esempio l’area della vigilanza, che è il settore più strategico e di maggiore rilevanza sociale della nostra amministrazione, potrebbe vedere mutate le proprie funzioni.
In tal senso, le scriventi OO.SS. hanno stigmatizzato la nota indirizzata ai Dirigenti territoriali – a firma del Direttore Generale per l’Attività Ispettiva – che rende immediatamente operativa la “Direttiva Sacconi”, vanificando illegittimamente le attuali disposizioni legislative, in barba al principio della “gerarchia delle fonti” in base al quale una direttiva non può modificare o abrogare leggi vigenti.
Sulla sollecitazione da noi posta, il Direttore Generale delle Risorse Umane ha sostenuto la legittimità del principio da noi invocato affermando che, in effetti, la direttiva tende a tracciare esclusivamente le linee politiche dell’Amministrazione che vanno poi tradotte in provvedimenti amministrativi dalla Dirigenza ministeriale.
Come dire……..
….”Ercole reagì e tagliò tutte le teste dell’Idra; scoprì con orrore che dal mozzicone di ogni testa tagliata ne spuntavano istantaneamente altre due”
Nonostante la gravità dell’attuale scenario, emersa anche dall’incontro con il Segretario Generale a seguito dell’assemblea nazionale del 10 ottobre, queste OO.SS. intendono continuare ad essere costruttivamente presenti al tavolo sull’integrativo, per realizzare un contratto che realmente risponda alle aspettative dei lavoratori e all’esigenza dei cittadini di fruire di un servizio qualificato.
FP–CGIL FP–CISL UIL–PA
Giuseppe Palumbo Antonella La Rosa Palmina D’Onofrio
Roma, 16 ottobre 2008
La conferenza ministeriale del ”Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo” che si è tenuta a Marsiglia il 3 e 4 novembre sotto la Presidenza dei ministri francese ed egiziano degli Affari esteri, Bernard Kouchner e Ahmed Aboul Gheit, è giunta, alla fine, ad un accordo globale che concretizza l’idea di un partenariato rafforzato per il Mediterraneo, espressa a Parigi il 13 luglio dal vertice dei capi di Stato e di Governo.
I ministri degli Affari esteri dei paesi membri del processo, il cui nome diventa “Unione per il Mediterraneo”, hanno adottato una dichiarazione sulla governance, i progetti e il dialogo politico regionale.
La conferenza stava per naufragare. Gli israeliani avevano messo un veto all’ingresso a pieno titolo della Lega Araba nell’istituzione in formazione, mentre i paesi arabi volevano che la Lega araba non fosse confinata ad un ruolo di semplice osservatore.
Poi l’accordo è stato raggiunto: gli israeliani hanno accettato che la Lega araba entrasse a pieno titolo ottenendo un posto nel segretariato dove siederanno, per tre anni, assieme al rappresentante palestinese.
La sede del segretariato sarà a Barcellona, nell’antico Palazzo Reale. La presidenza per due anni sarà franco-egiziana. Il segretario generale sarà della sponda sud e lavorerà, per il prossimo triennio a partire dal 2009, assieme ai rappresentanti di Italia, Grecia, Malta, Israele ed Autorità palestinese.
E’ stato presentato inoltre il programma di lavoro dell’Unione per il Mediterraneo per il 2009. Le riunioni che avranno luogo l’anno prossimo permetteranno di dare vita a progetti concreti a carattere regionale nei sei settori individuati durante il vertice di Parigi e sui quali i ministri hanno fatto il punto.
A livello politico, è stato adottato un documento. I ministri hanno confermato la propria volontà che l’Unione per il Mediterraneo contribuisca alla pace, alla stabilità e allo sviluppo della regione. Hanno sottolineato l’importanza dell’iniziativa araba di pace e ricordato il loro appoggio al processo di Annapolis nonché al dialogo indiretto tra Israele e la Siria. Hanno infine mostrato il proprio apprezzamento per la creazione di relazioni diplomatiche tra Siria e Libano.
Da notare che in parallelo, e in seguito a questa riunione, si sono tenuti a Marsiglia gli “Stati generali culturali mediterranei”, forum di scambio e di dialogo con i principali attori coinvolti nell’azione culturale euromediterranea.
Testi per ora disponibili solo in inglese e francese al sito:
http://www.consilium.europa.eu/cms3_applications/Applications/newsRoom/related.asp?BID=75&GRP=14210&LANG=1&cmsId=339
Il Vertice ha visto la nascita dell’Unione per il Mediterraneo (UPM). Un progetto che mira, sul modello dell’Unione Europea, a creare una comunità economica tra i paesi del bacino del Mediterraneo. 43 i capi di Stato e di Governo che hanno partecipato all’incontro. Il Summit per il Mediterraneo del 13 luglio 2008 ha avuto due principali aspetti: quello politico-istituzionale e quello economico.
L’Unione per il Mediterraneo vede la presenza dei 27 Paesi membri dell’Ue e di Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Croazia, Egitto, , Giordania, Israele, Libia (osservatore), Libano, Marocco, Mauritania, Principato di Monaco, Montenegro, Siria, Tunisia, Turchia, Autorità palestinese. Ed inoltre le Nazioni Unite, l’Assemblea parlamentare euro-mediterraea (APEM), il Consiglio di cooperazione degli stati arabi del golfo, La Lega degli stati arabi,l’Unione Africana, l’Unione del Maghreb arabo ,l’Organizzazione della Conferenza islamica, la Banca africana di sviluppo, la Bei, la BM, l’Alleanza delle civilizzazioni, la Fondazione euro-mediterranea Anna Lindh per il dialogo delle culture. FYROM (ex repubblica iugoslava di Macedonia), già candidata formale all’UE e aderente alla carta del processo di Barcellona, potrebbe accedervi successivamente.
Sul piano geografico e strategico, l’Unione per il Mediterraneo assicura una copertura più vasta ai confini Sud e Sud-Est dell’Unione. Oltre ai 27 paesi dell’UE, alla Turchia e ad Israele, ai paesi del Maghreb e del Mashrek, tutti già membri del processo di Barcellona, l’Unione per il Mediterraneo accoglie altri nuovi aderenti: il principato di Monaco, la Mauritania (in precedenza solo osservatrice nel processo di Barcellona) e soprattutto i Paesi mediterranei dei Balcani (la Croazia, la Bosnia Erzegovina, il Montenegro, l’Albania).
La Dichiarazione congiunta firmata dai rappresentanti dei 43 paesi ha ufficialmente lanciato il “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo” e ne ha definite finalità e struttura istituzionale, sebbene l’accordo sull’implementazione di quest’ultima sia stato in parte rinviato alla conferenza dei ministri euro-mediterranei degli esteri prevista per il prossimo 3-4 novembre.
Il processo di nascita della UpM è stato lungo e tortuoso. L’UpM approvata a Parigi è ben diversa dalla proposta originaria di Sarkozy. Quella proposta riguardava solamente il Mediterraneo. Essa intendeva lanciare un’iniziativa diversa dal Partenariato euro-Mediterraneo (Pem) e dal processo di Barcellona, lasciandoli entrambi al loro destino, un destino ritenuto fallimentare e inconcludente. Ma ciò ha suscitato nell’Unione europea preoccupazioni circa la coesione comunitaria e indotto la Germania a promuovere l’inglobamento dell’iniziativa francese nel processo di Barcellona. Ciò è di fatto avvenuto sotto l’insegna di una sorta di endiadi – “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo” – che include vecchie e nuove componenti del processo in un progetto dal sapore un po’ gattopardesco il cui profilo concreto è difficile predire.
Così, Sarkozy ha sacrificato la sua idea di Mediterraneo alla coesione europea, ma l’Unione europea ha ingoiato un progetto di rinnovamento della sua politica mediterranea eterogeneo nei suoi fini all’acquis del Partenariato euro-Mediterraneo, per mediocre che sia. La fusione dei due filoni risulta, con ogni evidenza, faticosa e non è escluso che la cicatrice non cesserà di vedersi.
La principale innovazione rispetto al Partenariato euro-mediterraneo è la struttura istituzionale, fondata su una Co-presidenza e un Segretariato congiunto, che vogliono sottolineare la co-ownership dei partner mediterranei ma evidenziano anche un certo ridimensionamento del ruolo della Commissione europea a vantaggio di un’enfasi maggiore sul principio intergovernativo (viene anche istituito un Comitato congiunto permanente, una sorta di Coreper per l’UpM).
Mutamento inevitabile nel momento in cui si passa da una politica dell’Unione europea per il Mediterraneo ad una Unione per il Mediterraneo composta da stati sovrani, del Nord come del Sud.
Mentre le vecchie strutture continueranno ad occuparsi delle materie che sono sempre state di competenza del Partenariato, le nuove strutture, in particolare il segretariato congiunto, si occuperanno del lancio e dell’esecuzione di alcuni grandi progetti trasversali e regionali, nel campo dell’ambiente, dell’energia, dei trasporti e dell’addestramento, etc. La Dichiarazione di Parigi contiene in annesso una lista, che si suppone indicativa, di tali progetti. L’esecuzione di questi grandi progetti trasversali di carattere economico, sociale e infrastrutturale è quello che caratterizzava la proposta originaria di Sarkozy e costituisce parte del valore aggiunto dell’UpM.
Sarà il Segretariato congiunto – di cui a novembre si deciderà la sede (sono in lizza Barcellona, Malta, Marsiglia, Rabat e Tunisi), da cui dipenderà la nazionalità del direttore (del Nord se la sede sarà a Sud e viceversa) – a gestire il principale strumento economico dell’UpM, ossia le sei iniziative descritte nell’Annesso della Dichiarazione. Alle quattro (ambiente, trasporti, energia solare, protezione civile) già individuate nella Comunicazione della Commissione europea dello scorso 20 maggio sono dunque state aggiunte l’istruzione superiore e lo sviluppo imprenditoriale.
In questo senso, appare innanzitutto rilevante l’estendersi della dimensione governativa a scapito di quella comunitaria. La Commissione che era il segretariato del processo di Barcellona, resta ora segretariato del processo pregresso, mentre delle nuove attività – i grandi progetti comuni – si occuperà il segretario congiunto dell’UpM. Inoltre, l’intero processo, sarà ora orchestrato dal Comitato congiunto permanente. La rinazionalizzazione dell’Ue trova nell’UpM e nella riforma del processo di Barcellona un’ulteriore espressione.
In secondo luogo, anche se la Dichiarazione di Parigi ne parla, rifacendosi all’acquis del processo di Barcellona, le ambizioni europee di riforma nei paesi del sud Mediterraneo – in parallelo alle riforme dell’allargamento – sono naufragate e con esse anche le ambizioni di promuovere i diritti umani. Il passaggio dalle riforme alla stabilità è una tendenza che si è sempre più affermata a partire dall’11 settembre. L’UpM è parte di questa tendenza: in essa di riforme non si parla affatto e neppure di diritti dell’uomo.
Nel complesso, la nuova politica euro-mediterranea si presenta con un maggiore potenziale politico (che frutterà però solo se l’Ue sarà capace di fare più politica), e con una struttura a due velocità (un vecchio apparato condotto essenzialmente dalla Commissione e un nuovo apparato con organi politici e tecnici congiunti che dovrebbe fornire la maggiore dinamica che serve a far avanzare la cooperazione euro-mediterranea).
Dichiarazione conclusiva.
Il vertice si è comunque concluso con l’approvazione di una Dichiarazione in cui si sono delineati tratti essenziali del nuovo progetto, da rendere pienamente operativo entro fine anno.
I partner, da eguali, si impegnano a costruire “un futuro di pace, democrazia, prosperità e intesa sul piano umano, sociale e culturale”. Per raggiungere questi obiettivo continueranno “con rinnovato dinamismo” a cercare la pace e la collaborazione, esamineranno i problemi comuni e trasformeranno queste buone intenzioni nelle azioni di un “rinnovato partnenariato per il progresso”.
Piuttosto che inseguire grandi obiettivi politici, l’Unione lancerà progetti regionali più modesti in sei settori: l’inquinamento del Mediterraneo; le autostrade e le nuove rotte marittime; il coordinamento della protezione civile; lo sfruttamento dell’energia solare; l’istruzione e la ricerca per aiutare le piccole e medie imprese. I finanziamenti verranno dal bilancio dell’Ue e dei Paesi partecipanti, dal settore privato e da istituzioni e partner internazionali.
Per tutti i Paesi che aderisco all’Unione, una immigrazione legale e gestita in modo ordinato e’ nell’interesse comune. E così la lotta contro l’immigrazione clandestina e la promozione del legame tra migrazione e sviluppo. Per questo serve un “approccio globale, equilibrato e intergrato”.
I leader si incanteranno ogni due anni per redigere una dichiarazione politica e una lista di progetti regionali concreti sulla base di un programma di lavoro biennale. I ministri degli Esteri si incontreranno ogni anno per valutare progressi fatti, preparare i summit e approvare i progetti. I summit avranno presidenza congiunta (Ue a rotazione semestrale e altri Paesi su base biennale), mentre a un segretariato spetterà seguire e promuovere i progetti e la ricerca di partner internazionali. La composizione, le dimensioni e la sede saranno decisi in occasione della riunione dei ministri degli Esteri a novembre.
Dettagli
Per quanto riguarda l’ambiente, la Dichiarazione menziona il programma di disinquinamento del Mediterraneo “Horizon 2020” che venne lanciato nel 2005 ma la cui attuazione si è avviata soltanto nel 2007 con una ricognizione sui progetti prioritari. Quest’anno una survey finanziata dalla Bei ha identificato 44 progetti “bancabili” per un costo stimato in 2,1 miliardi €; la maggioranza (57%) sono progetti per la gestione delle acque reflue, seguiti da rifiuti solidi urbani (18%), emissioni industriali (14%) e altro (11%); il numero maggiore di progetti è localizzato in Israele e Tunisia, seguiti da Siria, Egitto, Giordania e Marocco.
Per le infrastrutture di trasporto la Dichiarazione evidenzia le autostrade del mare, e le relative connessioni terrestri, le autostrade costiere (richiamando, senza nominarlo esplicitamente, il progetto di autostrada del Maghreb) e la ferrovia trans-maghrebina. In questo contesto viene menzionata anche la cooperazione nella sicurezza marittima, particolarmente rilevante tenuto conto della dimensione dei traffici (transitano per il Mediterraneo il 40% delle merci trasportate via nave e il 30% del traffico petrolifero mondiale). La documentazione non ufficiale distribuita durante il Vertice ipotizza la creazione di un fondo alimentato da un
nuovo tributo da imporre al naviglio transitante per Gibilterra, il Bosforo e Suez. Ad esempio, 1 € per tonnellata di merci trasportate attraverso Suez enererebbe un contributo di 1 milione € al giorno, un contributo che la documentazione del Vertice definisce “painless” per i trasportatori ma che, come era facile immaginare, ha già suscitato forti critiche.
Per quanto riguarda le energie rinnovabili, la Dichiarazione incarica il Segretariato congiunto di esaminare la fattibilità di un Piano solare mediterraneo. Il progetto, sostenuto in particolare dalla Germania, prevede la creazione – utilizzando tecnologia europea – in diversi paesi mediterranei di impianti per la generazione di elettricità fondati sull’energia solare. Per rendere sostenibile il progetto, e coinvolgere investitori privati, si prevede l’esportazione verso l’Europa di parte dell’energia così prodotta: sono già stati ipotizzati diversi progetti assai avveniristici di interconnessione elettrica euro-mediterranea per lo scambio di energia prodotta con fonti rinnovabili.
Tra i nuovi progetti vi è anche l’Agenzia per lo sviluppo delle piccole e medie imprese e del microcredito nei paesi mediterranei, una proposta italo-spagnola che ha già raccolto il consenso di diversi stati del Sud (Algeria, Egitto, Marocco e Tunisia sono entrati nel gruppo di lavoro) e del Nord. Dato che diversi stati
membri della UE hanno espresso il timore che l’uso del termine Agenzia facesse pensare ad un futuro finanziamento comunitario, la Dichiarazione del Vertice definisce il progetto “Iniziativa per lo sviluppo imprenditoriale nel Mediterraneo” e sottolinea che i contributi dei governi avverranno su base volontaria.
L’Iniziativa potrebbe utilizzare un’ampia gamma di strumenti: dall’assistenza tecnica e consulenza ai crediti diretti e indiretti tramite il sistema finanziario locale, all’offerta di schemi di garanzia e a finanziamenti con capitale di rischio. L’Iniziativa dovrà combinare la partecipazione dei governi donatori, sia europei sia
mediterranei, di organismi multilaterali e di soggetti privati. Particolarmente significativo – anche per non dare vita ad un organismo pletorico – sarà l’utilizzo dell’expertise delle istituzioni multilaterali già operanti nell’area: Banca mondiale, Banca africana di sviluppo, Banca europea per gli investimenti (attraverso il Femip) e la Bers che ha già una lunga esperienza nei paesi balcanici coinvolti nell’UpM e che potrebbe ampliare il suo raggio d’azione ai paesi mediterranei.
Altre aree tematiche vengono menzionate nella Dichiarazione (una enfasi speciale è data alla gestione delle risorse idriche e alla sicurezza alimentare), ma sarà il prossimo Vertice del 2010 sotto presidenza spagnola a selezionare gli eventuali nuovi progetti; nel frattempo il focus è limitato alle sei iniziative sopra descritte.
Tutti i progetti sono a geometria variabile, gestiti dai soli paesi interessati a prendervi parte. Per tutti i progetti rimane dunque aperta la questione finanziaria: il loro buon esito dipenderà dalla capacità di promuovere e combinare finanziamenti di diversa provenienza visto che non sono previsti nuovi finanziamenti comunitari specificamente destinati al “Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo”.
Si tratterà di predisporre per ogni progetto (in genere attraverso una Conferenza di lancio) un mix di risorse finanziarie: dagli aiuti bilaterali ai crediti delle banche di sviluppo internazionali e regionali, al contributo dei fondi sovrani dei paesi del Golfo (l’emiro del Qatar ha partecipato al Vertice di Parigi in quanto presidente di turno del Consiglio di cooperazione del Golfo), ai fondi comunitari (se i progetti saranno eleggibili ai programmi già decisi da Bruxelles) e agli investimenti privati. E’ la scommessa da cui dipende il futuro dell’UpM, una scommessa che potrebbe essere vinta tenuto conto del consistente afflusso di risorse finanziarie nell’area mediterranea registrato negli ultimi anni grazie alle buone performance economiche e alla crescente attrattività dei paesi mediterranei.
MEF – Dopo il taglio del salario
accessorio ora i tagli agli ORGANICI
(Ulteriori circa 6 milioni di euro -pari a circa 12 miliardi di lire- da un progetto del Fondo Sociale Europeo -FSE- come verranno utilizzati? Solo per la formazione a “cascata” per l’attività di vigilanza?)
Il 19 maggio u.s. si è conclusa la trattativa sul “Piano di formazione 2009” e ancora una volta la FP CGIL è stata costretta a non firmare.
Oltre alle molte osservazioni che questa O.S. ha sollevato, c’è un punto fondamentale, sul quale non è stato possibile transigere.
Lo stanziamento di bilancio sul capitolo della formazione, ammonta a soli € 470.000,00 circa , si può comprendere pertanto, il motivo della formazione a cascata al fine di poter dare a tutti i lavoratori un minimo di aggiornamento professionale.
Al contrario, c’è qualcosa che per questa O.S. è di difficile comprensione. Infatti questo Ministero ha già avuto l’esperienza del “Progetto Pico”, finanziato con circa 6.700.000,00 di euro (circa 13 miliardi di vecchie lire) per il personale ispettivo il cui risultato è stato alquanto insoddisfacente: attrezzature per gli ispettori neo assunti (DPI) e formazione a cascata.
Per i prossimi 3 anni c’è un altro progetto finanziato dal FSE per circa 6.000.000,00 di euro (circa 12 miliardi di vecchie lire). Questa O.S. crede che con queste enormi risorse si possa fare di più e di meglio che la formazione a cascata.
Per cominciare, quindi, vorremmo capire con chiarezza come sono state e come verranno utilizzate queste somme. Perché se è vero che per utilizzare i Fondi Europei bisogna avere, per la gestione del progetto stesso, un soggetto terzo (vedi Italia Lavoro) ci piacerebbe sapere la quantificazione per ogni voce del progetto.
In ogni caso la FP CGIL ha fatto una proposta articolata in due punti fondamentali, un vero corso di formazione frontale in aula per tutti gli ispettori e l’utilizzo di una parte dei 6.000.000,00 per la loro copertura assicurativa.
A queste proposte l’Amministrazione non è andata oltre ad un laconico non è possibile e pertanto questa O.S. non sa se l’Amministrazione non ha potuto e/o saputo e/o voluto dare altre risposte, ma è sicuro che senza maggiore trasparenza su questo “piccolo particolare” ( 6.000.000,00 di euro) non è stato possibile firmare.
Roma, 28 maggio 2009
Il Coordinatore nazionale FP CGIL
Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Giuseppe Palumbo
Lettera unitaria al Capo del Personale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
COORDINAMENTI REGIONALI MARCHE
AGLI ORGANI DI STAMPA
QUOTIDIANI DELLE MARCHE
AL DIRETTORE GENERALE
AGENZIA ENTRATE
AL DIRETTORE REGIONALE
AGENZIA ENTRATE
Oggetto: stato degli immobili della Agenzia delle Entrate delle Marche.
Le scriventi OO.SS. non avendo ricevuto risposte convincenti in merito all’oggetto da parte della Agenzia delle Entrate delle Marche, nonostante la richiesta formulata in data 28 luglio u.s. Ore 18,54, nella riunione sindacale svoltasi il 6 agosto u.s., ben oltre le 48 ore prescritte dal CCNL, senza la dovuta presenza del Direttore Regionale.
Considerato che tale atteggiamento sta mortificando la dignità del personale,
ritengono opportuno evidenziare alla opinione pubblica, attraverso gli organi di stampa, lo stato di degrado e abbandono in cui versano gli Uffici della Agenzia delle Entrate, portando come esempio la sede della neonata Direzione Provinciale di Macerata.
Ci sono ben otto interventi necessari da effettuare,contenuti ed elencati nel documento di valutazione dei rischi, a tutt’oggi non completati o non effettuati.
L’attuale edificio è incapace di contenere l’organico di personale previsto dalla riforma della Agenzia delle Entrate adottato dal Direttore della Agenzia dott. A. Befera (131 persone).
Non è mai esistita una via di fuga attraverso scale antincendio.
Esistono comunicazioni tra Direzione Provinciale e Direzione Regionale nell’anno in corso sullo stato di degrado e inadeguatezza del palazzo di via Roma a Macerata con le seguenti date : 3 marzo, 23 marzo, 25 marzo, 30 marzo, 31 marzo, 8 aprile, 12 aprile, 11 giugno, 14 giugno, 1 luglio, 5 luglio, 6 luglio, 7 luglio, senza che nulla cambiasse, anzi peggiorando se possibile le condizioni di lavoro, e di fruizione dei servizi resi al pubblico, nonostante consistenti spese di manutenzione.
Per ogni ulteriore chiarimento, approfondimento ed illustrazione degli annosi documenti in nostro possesso (otto anni), sin dalla nascita dell’Ufficio Locale della Agenzia delle Entrate di Macerata, oggi riformato dal Dott. A. Befera in Direzione Provinciale della Agenzia delle Entrate di Macerata, invitiamo gli organi di stampa destinatari della presente, che chiediamo di pubblicare, ad organizzare con Noi una conferenza stampa.
ANCONA, 7/8/2010
ART. 7 L. 362/99: CI RISIAMO
Un’altra “consistente regalia”
A distanza di un anno arriva un’altra “consistente regalia” per i “fortunati” del Gabinetto del Ministro.
Infatti il 31 agosto u.s. al Ministero della Salute è stato firmato da tutti i sindacati ad eccezione della FP CGIL l’accordo sull’art.7 L 362/99 che in contrasto con le norme e col buon senso attribuisce una quota di quelle risorse al personale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che era in servizio presso gli uffici di gabinetto nel 2009.
Tale accordo produce un duplice effetto: nei confronti dei lavoratori e le lavoratrici del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali perché produce una grave discriminazione con l’attribuzione di somme consistenti a soggetti che non hanno, dal nostro punto di vista, titolarità per riceverle e un danno per il personale del Ministero della Salute perché si vedono ridotta la quota loro spettante. In virtù della manovra del governo tale accordo determina, anche per il futuro, una situazione per noi non accettabile. La nostra amministrazione dovrebbe fare un passo formale per evitare che si consolidi una tale ingiustizia, in primo luogo, il Capo di Gabinetto dovrebbe autorevolmente e a tutela di tutti,in totale trasparenza, dire una parola chiara su chi saranno e perché lo saranno i beneficiari di queste somme in mancanza di tale comportamento tutto apparirà come in effetti è una “consistente regalia”.
Roma, 1 settembre 2010
Il Coordinatore nazionale FP CGIL
Ministero del lavoro e delle politiche sociali
Giuseppe Palumbo
Si pubblica l’articolo “Conto alla rovescia per i tagli alla sanità” uscito oggi sul Fatto Quotidiano che riporta anche la posizione della CGIL.
Di seguito il comunicato unitario in merito all’incontro avvenuto il 29 Settembre 2010 con l’amministrazione del Mef.
In allegato troverete inoltre la tabella fornitaci dall’amministrazione di comparazione stipendiale con i Monopoli di Stato
FPCGIL CISLFP UILPA
DTEF UNA STORIA INFINITA
Si è oggi pervenuti finalmente al primo incontro tecnico con all’ordine del giorno il tema della chiusura delle DTEF.
L’Amministrazione ha confermato a nome dei Monopoli, oggi assenti, la disponibilità ad aprire propri uffici in tutte le province, sul territorio nazionale.
Sono state oggi sollecitate richieste e chiarimenti cui l’Amministrazione si propone di dare a breve risposte, al fine di chiudere quella che possiamo definire la “fase consultiva”, tra ottobre e novembre.
E’ stato ipotizzato che la fase operativa, per quanto riguarda il trasferimento verso i Monopoli, potrebbe essere attuata nel primo semestre del 2011, utilizzando, ai fini logistici, gli ex locali delle DTEF.
Monopoli di Stato
Abbiamo sollecitato la stesura di un protocollo d’intesa che, redatto prima della presentazione definitiva e formale delle singole domande di trasferimento, fornisca preventivamente alcuni chiarimenti indispensabili, a partire dal fronte retributivo. L’Amministrazione ha oggi fornito un quadro sintetico relativo alla parte retributiva fissa (in allegato), che consideriamo una prima base di raffronto cui deve seguire un secondo prospetto che riassuma le informazioni sul fronte del salario accessorio, comprensivo del FUA e del comma 165 (cartolarizzazione), in uso ai Monopoli. Abbiamo poi sollecitato informazioni su questioni specifiche quali assegni ad personam e sull’eventuale trasferimento di fondi accessori (parte fissa e/o variabile?) dal Mef verso i Monopoli, tenuto conto comunque che la legge 122 prevede l’invarianza dei fondi nel prossimo triennio. Infine abbiamo precisato come, per le nostre sigle, sia necessario che gli eventuali inquadramenti conseguenti alle progressioni economiche, previste dall’accordo del 28 luglio 2010 (ancora in iter di approvazione), avvengano prima della mobilità collegata all’attuazione dell’art. 2 del DL 40/2010.
La mancata stesura del protocollo di cui sopra è per noi pregiudiziale alla presentazione definitiva delle domande di mobilità verso i Monopoli.
L’Amministrazione ci ha infine informato che la norma attuativa della collegata riorganizzazione dei nostri uffici è ancora in fase di studio e costruzione e che pertanto le bozze di cui talvolta si vocifera sono veline destituite di qualsiasi formalità.
Contestualmente la Ragioneria si è resa disponibile ad acquisire tutte le competenze delle DTEF, fermo restando la necessità di avere localmente le indispensabili risorse umane per poterle espletare.
Progressioni, Fua 2009 e comma 165
L’accordo attuativo delle progressioni economiche è ancora al vaglio degli organi di controllo. L’Amministrazione ci ha informato che, presumibilmente entro questa settimana, l’accordo dovrebbe essere licenziato.
Per quanto riguarda il pagamento del Fua 2009 (la quota dell’80% per la produttività) l’Amministrazione si è detta dubbiosa circa la data presunta di pagamento, assicurando comunque il pagamento stesso, al massimo, entro i primi di dicembre 2010.
Abbiamo sollecitato il rispetto degli impegni sia pure informali precedentemente presi. E’ per noi necessario quindi che il pagamento dell’accessorio avvenga entro il 2010, ritenendo comunque “doveroso” il pagamento stesso, nel più breve tempo possibile, poiché i nostri colleghi stanno vedendo le loro retribuzioni sempre più ferme.
Per quanto riguarda il comma 165 l’Amministrazione non è stata in grado di fornire alcuna informazione, ad eccezione del fatto che, attualmente, il relativo DM è ancora alla firma del Ministro.
Fondo di previdenza
Abbiamo sollecitato al termine dell’incontro l’apertura di un confronto sul Fondo di previdenza e sulla Cassa sovvenzioni, preso atto che il Fondo stesso è oggi, con decorrenza gennaio 2010, esteso a tutto il personale del MEF. E’ comunque in corso di preparazione, sul sito del Dipartimento, uno specifico spazio che consenta una lettura più dettagliata del tema in questione.
Varie
Abbiamo infine sollecitato l’Amministrazione a rivolgere una maggiore attenzione agli uffici periferici dove talvolta, ci sembra, vengono travalicati i limiti di un corretto rapporto tra Dirigenza e Personale, in qualsiasi Dipartimento si guardi, su istituti contrattualmente consolidati, quali le ferie, o più semplicemente un corretto rapporto inerente la comunicazione. Verificheremo che l’attenzione sollecitata abbia positivi risvolti.
Roma, 29 settembre 2010
FPCGIL–MEF CISLFP- MEF UILPA-MEF
D. NOLA A. BALDI A. G. BORDINI
DIRIGENZA: RETRIBUZIONE DI POSIZIONE
Ieri, 18 novembre, siamo stati consultati dall’Amministrazione, in merito alla bozza di D.M. finalizzato a fissare il valore economico graduale da conferire alle retribuzioni di posizione variabile corrispondenti alle tre fasce in cui collocare i dirigenti non generali.
L’Amministrazione ha precisato che il documento in questione, come altri, è stato costruito non solo alla luce delle norme e dei dispositivi contrattuali, ma anche tenendo conto e facendo sintesi di tutte le osservazioni e considerazioni elaborate nel tempo.
Il confronto in merito alle strutture territoriali e alla loro graduazione è stata rinviato successivamente a quanto si determinerà a seguito della chiusura delle DTEF e della riallocazione di funzioni e personale nelle delle Ragionerie provinciali.
Per quanto ci riguarda, abbiamo chiesto di conoscere i criteri guida che avevano determinato la pesatura degli Uffici centrali. Abbiamo inoltre sottolineato il permanere dello squilibrio al Dipartimento delle Finanze, pur se determinato dalla attuale normativa, tra la numerosità della dirigenza centrale e quella periferica, addensata in 19 posizioni regionali, senza tener conto delle sedi metropolitane, con svariate decine di addetti e affidate alla gestione e capacità, notevolissime, di funzionari apicali.
L’Amministrazione ha risposto di aver tentato di evitare, rispetto alla dirigenza i danni economici che potevano derivare dai tagli agli organici, e di aver utilizzato, quali criteri di riferimento, quelli previsti dai CCNL. In particolare di aver considerato, nelle pesature delle strutture dirigenziali, la loro stessa ampiezza, l’eventuale complessità e numerosità dell’utenza di riferimento, oltre che il richiesto livello di impegno professionale. Infine è entrata nella valutazione anche la pesatura dell’attività, in relazione al maggiore o minore addensamento normativo in carico all’ufficio.
Nel caso delle osservazioni relative al Dipartimento delle Finanze, pur tenendo conto delle pastoie normative, abbiamo avuto l’impressione di una insufficiente attenzione riguardo alle problematiche suesposte.
Come previsto nello stesso D.M. ci rivedremo con l’Amministrazione in prossimità della riallocazione di funzioni, attività e personale collegata all’applicazione del decreto 40/10.
Roma, 19 novembre 2010
FP CGIL MEF
Daniele Nola