Roma, 16 aprile 2009
Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
Senatore Altero Matteoli
Al Presidente dell’ANCI
Dott. Leonardo Domenici
Al Presidente Federcasa
Dott. Luciano Cecchi
Il recente incontro tra il Presidente dell’ANCI, Leonardo Domenici, e i 109 sindaci dei Comuni della provincia de L’Aquila, ha delineato il percorso per la ricostruzione dei comuni terremotati. La necessità di ripartire subito,non può essere inquinata da interessi speculativi ed affaristici, per questo condividiamo la scelta operata dall’ANCI di mettere a disposizione fin dalle azioni preliminari alla ricostruzione le innumerevoli professionalità che fanno capo ai Comuni di tutta Italia. In questo senso sin da subito si è espressa la FP CGIl nei numerosi luoghi di incontro e di consultazione.
L’obbiettivo dichiarato dell’incontro è quello di fornire assistenza tecnico-legale a tutti i Comuni colpiti dal sisma. La disponibilità dei Lavoratori pubblici si è subito manifestata generosa, con interventi concreti di solidarietà e con la diretta partecipazione nei luoghi del disastro. Oggi più che mai è forte il desiderio dei lavoratori degli EE.LL. di assicurare alle popolazioni abruzzesi una presenza anche professionale e tecnica. In questa direzione va vista l’adesione per la composizione delle prime 40 squadre di tecnici verificatori comunali, provenienti da tutta Italia, che si occuperanno tra l’altro di valutare le stime dei danni e la stabilità degli edifici. Altre disponibilità di tecnici ci risultano, siamo in grado di quantificarne almeno nel numero di oltre 400.
Ora più che mai in quelle zone cosi duramente colpite va assicurata la presenza dello stato e della pubblica amministrazione, per evitare che l’immane tragedia della popolazione abruzzese si trasformi in una miniera senza fondo per la speculazione e paradiso del profitto. In questi giorni saranno distribuite dagli uffici tecnici comunali di tutti i capoluoghi d’Abruzzo centinaia di schede di rilevazione dei danni patiti dalle case e aziende per migliaia di ispezioni.
Progettisti, geometri, ingegneri e architetti più o meno organizzati, stanno per invadere l’Abruzzo per acquisire la gestione di quelle schede, poiché chi avrà in mano quel foglio avrà la certezza di avere incarichi remunerati benissimo e alimentati da un sistema incredibile di opportunità. Questa delicata fase va coordinata e governata da un autorità pubblica, perché attraverso uno strumento come questo, apparentemente innocuo, può partire la speculazione e l’invasione del cemento.
A questo proposito la FP CGIL nell’opera di sostegno da subito avviata alle popolazioni colpite, promuoverà ulteriori iniziative tese a valorizzare il lavoro pubblico anche in questo particolare contesto, coinvolgendo altri comparti della pubblica amministrazione.
A tal proposito, la FP CGIL ritiene prioritario ed urgente,per le competenze storiche consolidate nel campo dell’edilizia abitativa pubblica, il coinvolgimento delle Aziende e ed Enti che fanno riferimento a Federcasa.
Federcasa, ente di diritto pubblico, con le professionalità e i mezzi di cui dispone, può partecipare da protagonista alla definizione dei programmi e degli obiettivi per il recupero e la ricostruzione del tessuto abitativo sia pubblico che privato, mirando a favorire la qualità dell’abitare e della vita sociale delle popolazioni colpite.
Distinti saluti
P. Il Comparto AA.LL. P. La Segreteria Nazionale Fp Cgil
Mauro Ponziani Antonio Crispi
Nella tarda mattinata di oggi è stato siglato all’Aran il Contratto dei Segretari Comunali e Provinciali.
Di seguito è possibile scaricare il testo del CCNL.
Roma, 15 gennaio 2008
Veniamo informati di deliranti volantini, pare ispirati da un sindacato del quale si erano perse le tracce, che ci accusano di aver voluto la stabilizzazione degli interinali a danno degli A1 in servizio nel ministero.
Premesso che il sindacato ha senso se è SOLIDALE con tutti i lavoratori, compresi i cosiddetti interinali la cui condizione di sfruttamento è stata in questi anni sotto gli occhi di tutti, e andava comunque risolta, chiediamo alle persone serie e responsabili di andare a rileggere il testo del protocollo firmato con l’Amministrazione il 16 marzo scorso, dove – insieme alla stabilizzazione degli interinali – è previsto ANCHE un concorso riservato a B1 per 200 posti, un concorso esterno per altri 200 B1, ulteriori posti in area C per le riqualificazioni (di tutti, come sapete sono a scalare) e 4 milioni in più sul FUA. Come vedete ce n’è per tutti, e – se non c’era lo sportello immigrazione – non c’erano né gli interinali, né il resto … nemmeno lo straordinario che tanti A1, come tutti gli altri, hanno avuto grazie all’immigrazione. E state sicuri che il sindacato – NOI – porterà a casa anche questo. (17 settembre 2007)
Tutti gli esperti di sondaggi dicono che uno dei problemi del Governo è determinato dall’eccesso di esternazioni: siamo d’accordo!
Se il Ministro della Funzione Pubblica, invece di continuare ad illustrare il suo piano di riduzione del personale, che, peraltro, risulta essere ogni giorno un po’ diverso da quello del giorno prima e quindi bisognoso di precisazioni, dedicasse il suo tempo ad una seria trattativa con le Organizzazioni Sindacali per attuare il Memorandum sul lavoro pubblico, otterrebbe sicuramente dei risultati migliori.
Se il Ministro della Funzione Pubblica, invece di parlare di generici tagli al personale, si occupasse di trovare insieme al Ministro dell’Economia le risorse per rinnovare i contratti in scadenza, otterrebbe sicuramente dei risultati migliori.
Se il Ministro Nicolais invece sceglie di continuare così, l’unico risultato che otterrà sarà quello di aprire un conflitto con il mondo del lavoro pubblico.
Roma, 18 settembre 2007
Il 4 dicembre scorso, sentimmo l’esigenza di intervenire in merito ad un fenomeno in quel momento limitatamente diffuso, in particolare nei comuni, e cioè l’erogazione dell’inflazione programmata prevista dall’art. 33 della L.185/08.
L’emanazione da parte della Ragioneria Generale dello Stato delle tabelle contenenti gli importi per gli enti non statali di tale inflazione programmata, ha prodotto l’effetto secondo il quale si sono sentiti tutti liberi di fare ciò che si vuole: consulenti, formatori e quant’altri si aggirano intorno al sistema delle autonomie locali con il chiaro intento di fare affari, hanno inviato le su menzionate tabelle agli uffici del personale con la implicita indicazione di pagare.
Per un momento però vogliamo lasciare da parte i “brunettiani” più di Brunetta, quello che ci interessa sono le seguenti considerazioni:
– Questa operazione ha l’obiettivo di mettere in difficoltà noi, la CGIL tutta, facendoci apparire come coloro i quali non vogliono dare i soldi alle lavoratrici ed ai lavoratori (130 € medi lordi per un anno di arretrati);
– Con questa operazione si tenta di porre un ricatto verso la nostra organizzazione e cioè se non firmate il contratto, qualunque esso sia, la colpa è vostra e quello sarà l’adeguamento contrattuale.
– Le amministrazioni di centro sinistra hanno, evidentemente, assunto il punto di vista del governo e del ministro Brunetta, sia sul merito dell’erogazione, sia sul metodo, cioè non si curano neanche di convocare il sindacato ne tanto meno lo scrupolo che, essendo un istituto nazionale, dovrebbe vedere una forma di confronto tra OO.SS. e l’ARAN;
Per le su esposte considerazioni chiediamo:
– alle amministrazioni governate dal centro sinistra di impegnarsi affinché le lavoratrici ed i lavoratori del comparto non abbiano la mancia di fine anno ma un contratto vero che tuteli le retribuzioni e valorizzi il lavoro e le professionalità.
– Alle compagne ed ai compagni delle RSU e dei Comitati degli Iscritti di impegnarsi per far capire che non abbiamo bisogno di mance (peraltro inserite negli stipendi di dicembre subiranno un ulteriore tassazione per effetto della tredicesima e conseguente aliquota), ma di un contratto vero all’interno del quale respingere la teoria del fannullonismo.
Per la dignità nostra e del nostro lavoro, per continuare il nostro percorso di mobilitazione facciamo in modo di raggiungere il massimo consenso e la partecipazione allo sciopero generale del 12 dicembre.
p. la segreteria
A. Crispi
Dichiarazione del Ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero che risponde ai lavoratori dell’Aci in merito al disegno di legge sul Pubblico registro automobilistico.
Dichiarazione del Ministro Ferrero: “Intervenendo nella trasmissione Ballarò sul Pubblico Registro Automobilistico non ho fatto altro che riportare quanto deciso nel Consiglio dei Ministri del 25 gennaio. La materia non è evidentemente di mia competenza, deve essere però altrettanto chiaro come la mia prima preoccupazione riguardi il futuro dei lavoratori, di questo come di ogni altro settore. Ritengo perciò che le sollecitazioni che mi sono state mosse, in quanto rappresentante del Governo, dalle rappresentanze sindacali di quei lavoratori chiedano ascolto e attenzione da parte del Governo stesso”.
Ufficio Stampa Ministero della Solidarietà sociale
Roma, 15 febbraio 2007
A Penny Clarke A Lia Tiberini
“Draft joint statement on the Green Paper on Labour Law”
La proposta di dichiarazione congiunta CEMR-EP/EPSU rappresenta, nel suo complesso, un punto di vista equilibrato sui temi sollevati dal Libro Verde della Commissione Europea ed esprime una posizione avanzata riguardo al ruolo propulsivo che il dialogo sociale e la contrattazione collettiva possono svolgere per favorire una positiva evoluzione della legislazione del lavoro, in connessione con le differenti situazioni economiche e sociali delle comunità nazionali e locali.
OSSERVAZIONI
1. La FP CGIL considera utile dare una risposta alla filosofia che ispira il Libro Verde
chiaramente espressa al 3° comma del punto 2.a., che recita:
“Clausole e condizioni di lavoro eccessivamente protettive possono scoraggiare i datori di lavoro dall’assumere durante i periodi di ripresa economica. Modelli alternativi di rapporti contrattuali possono rafforzare la capacità delle imprese a sviluppare le creatività del loro personale e nel suo insieme a sviluppare i vantaggi concorrenziali.
Tale concetto, ampiamente sviluppato al punto 3, con un enfasi eccessiva sulla utilità dei rapporti di lavoro atipici, contrasta con uno dei cardini dell’Agenda di Lisbona che, con l’obiettivo di sviluppare “più e migliori lavori”, indica anche il rapporto di lavoro a tempo indeterminato come quello da preferire per il rilancio dell’occupazione di qualità nell’Unione Europea. Al contrario, il lavoro atipico, oltre all’insicurezza che causa al lavoratore, nei servizi pubblici, in molti casi, costituisce un elemento di dequalificazione del servizio.
Per questa ragione, suggeriamo che, al punto 15 della dichiarazione congiunta, possa essere specificato che formazione dei lavoratori, accrescimento delle competenze, adattabilità organizzativa sono fattori che qualificano i servizi pubblici e rappresentano un investimento che deve produrre benefici stabili nel tempo, anche attraverso la stabilità del rapporto di lavoro.
Il punto 4 del Libro verde, accentuando l’esigenza di una “protezione leggera dell’occupazione”, indica la necessità di normative che agevolino la facoltà di licenziamento per i datori di lavoro.
Anche questo aspetto, aldilà di ogni altra considerazione, pare in contrasto con l’interesse condiviso di mettere a frutto le competenze acquisite dai lavoratori per migliorare l’efficienza dei servizi.
Inoltre una eccessiva flessibilità in uscita dal mercato del lavoro risulterebbe in contrasto con l’impegno anch’esso condiviso dalle parti sociali europee, di adottare intese volte a trattenere i lavoratori più anziani nell’impiego pubblico.
p. la Segreteria Fp Cgil Nazionale
Antonio Crispi e Rosa Pavanelli
La 1^ Conferenza Nazionale della Funzione Pubblica CGIL – La Casa come diritto, che si è svolta a Roma il 26 Febbraio ha recepito la richiesta da più parti avanzata circa la necessità di istituire un “tavolo di confronto” per la individuazione dei livelli essenziali per l’edilizia pubblica residenziale, e la definizione di un piano di edilizia pubblica.
Come evidenziato dai molteplici interventi nel nostro paese la questione casa risponde ad una vera e propria emergenza. Questa situazione se non adeguatamente governata può assumere contorni imprevedibili. La risposta a questa emergenza non può essere fumosa e tattica, come sembra essere quella proveniente dalle fila del Governo.
Infatti, il Presidente Berlusconi nel declinare le linee di un ipotetico “piano casa” ha suscitato un forte effetto mediatico e generalizzato nel paese l’idea di un possibile condono preventivo per piccoli e grandi abusi.
Con precisione non si sa bene cosa sia questo, già famoso, piano. Esso sembra formato sostanzialmente da due elementi: semplificazione e deroghe per aumento di cubatura.
Non c’è nessuno che si oppone alla semplificazione delle procedure, ma a condizioni che sotto questa veste non si contrabbandino altri meccanismi. La proposta, per quanto se ne sa, intenderebbe sostituire la “licenza edilizia”, rilasciata dal comune, con il “parere di conformità” da parte di un tecnico che con una perizia giurata dichiara la conformità dell’edificazione alle norme vigenti e al piano regolatore può permettere l’immediato inizio dei lavori. Se ne può discutere sotto condizioni.
La parte consistente del piano del Governo è tuttavia quella dell’aumento delle cubature del costruito: aumento del 20%, 30% e 35%, secondo una diversa casistica, per edifici residenziali e commerciali anche in deroga ai piani vigenti. Questa dovrebbe essere la norma che “mette il turbo” nel settore edilizio a costo zero.
Sarebbe utile altresì, e l’ipotetico piano sembra del tutto carente di un adeguato piano finanziario per la costruzione di case di edilizia pubblica ed economica per una gran mole di domanda assolutamente non compatibile con gli attuali prezzi di mercato (anche degli affitti).
In conclusione la prima Conferenza ha tra l’altro hanno recepito la richiesta avanzata dall’Anci, da SUNIA e SICET, per una proposta di modifica della Legge 431 che disciplina il mercato privato delle locazioni, fissando un tetto massimo di affitto a fronte di benefici fiscali”. Dalla Conferenza Nazionale è emerso chiaro e forte l’intento di voler contribuire con le forze parlamentari disponibili ad apportare concrete line di modifica al piano casa in discussione, al fine di dare risposta alla grave emergenza abitativa, inserendo nel piano il valore sociale e pubblico della casa.
La FP CGIL e le Organizzazioni e le Istituzioni presenti alla prima Conferenza hanno respinto con forza l’ipotesi interpretativa che si evince dal piano casa, circa il cambiamento ordinamentale in corso orientato ad una ristrutturazione del comparto e dell’intervento pubblico verso schemi e stili di welfare abitativo organici ad un modello di ” Stato sociale minimo.
Si denuncia il tentativo di riposizionare le politiche pubbliche per la casa sul comparto del Social housing, abbandonando del tutto l’intervento diretto sovvenzionato e puntando a realizzare, con regimi di project financing e di partenariato pubblico privato offerte abitative la cui connotazione sociale risiede solamente nel fatto di proporre una purchessia edilizia residenziale sottomercato.
Per la CGIL è pregiudiziale l’impegno dello Stato , che deve garantire adeguati investimenti, finalizzati non solo alla costruzione di nuove abitazioni ma anche e soprattutto , alla manutenzione straordinaria per l’edilizia residenziale pubblica, insieme ad azioni di recupero di immobili pubblici e di riqualificazione dei quartieri periferici.
Per tutte le sopraesposte considerazioni e proposte si rende urgente l’apertura di un tavolo di confronto, compatibile con la tempistica dei lavori parlamentari per la definitiva approvazione del piano casa.
Roma 17 Marzo 2009
UN MOMENTO DI RIFLESSIONE
Lo sciopero generale del Pubblico Impiego di venerdì scorso, indetto dalla FPCGIL, ha posto al centro del dibattito politico-sindacale la questione del lavoro pubblico e della dignità professionale del personale che quotidianamente opera per garantire i diritti di cittadinanza nel nostro Paese.
I motivi che da tempo ci vedono impegnati in una continua mobilitazione sono ben noti: partono dai tagli previsti dalla legge 133/2008 e la decurtazione in caso di assenza per malattia, proseguono con la mancata stabilizzazione del personale della Pubblica Amministrazione, continuano con l’insufficiente stanziamento delle risorse economiche per il rinnovo dei contratti e da ultimo, ma non per ordine di importanza, la controriforma Brunetta che certamente non valorizza il nostro lavoro e riporta i servizi pubblici sotto la gestione diretta della politica.
Così la filosofia contenuta nel decreto legislativo 150/2009 produce effetti perversi su tutto ciò che riguarda non solo l’organizzazione del lavoro, ma il ruolo, le funzioni, la vita stessa dei lavoratori pubblici senza minimamente incidere, secondo noi, sui reali problemi di efficienza e funzionamento della Pubblica Amministrazione.
Tale controriforma, perché solo così è possibile chiamarla, ha reintrodotto meccanismi vetusti riportando indietro l’orologio di qualche decennio, con l’aggravante di non contribuire al miglioramento della qualità della “macchina pubblica”, dando origine ad un clima “avvelenato” all’interno delle strutture; clima purtroppo che si accompagna puntualmente ad una campagna denigratoria generalizzata verso tutti i dipendenti pubblici.
Ciò finirà per determinare uno schema sostanzialmente autoritario nel quale la Dirigenza tutta sarà presto chiamata ad assumere un chiaro atteggiamento da “sceriffo”, peraltro sotto costante tutela, piuttosto che un ruolo di effettivo carattere manageriale.
E’ in questo clima che purtroppo anche all’interno del nostro Ente alcune iniziative vengono assunte, lette ed interpretate non sempre con la dovuta serenità, ovvio il riferimento alla recente lettera dell’Amministrazione relativa all’osservanza dell’orario di lavoro ed ai sistemi di controllo.
In proposito crediamo che nessuno possa mettere in discussione sia il rispetto dell’orario di lavoro che il compito di controllo attribuito alla dirigenza e siamo anche convinti che l’intento della nota fosse più di carattere “preventivo” piuttosto che “repressivo”; ciò non toglie che l’impatto sia stato alquanto destabilizzante.
Forse sarebbe stato più condivisibile un approccio meno formale soprattutto per affermare il ruolo non secondario della dirigenza centrale e periferica e così sgombrare il campo da ogni lettura “omissiva” e “colpevolista” di tutto il personale, che nella generalizzazione suona certamente lesiva della dignità dei lavoratori e dell’immagine stessa dell’Istituto.
Avremmo preferito fosse lasciata una maggiore autonomia alla Dirigenza, nell’ambito di un sostanziale rispetto delle indicazioni “suggerite” dalla nota in questione, sia per quanto attiene le modalità organizzative del controllo, tenuto conto anche delle realtà organizzative di ogni struttura, sia per alcuni adempimenti procedurali, che, se esasperati, corrono il rischio di introdurre, specialmente nelle sedi territoriali, una farraginosa e ripetitiva attività di mero carattere burocratico.
Siamo per investire sul senso di responsabilità del personale e della dirigenza, ed in questo senso auspichiamo una comune riflessione, unita alla ripresa del confronto sulla riforma dell’Ente e, in particolare, sul “Piano Industriale” che dovrebbe proiettare la questione della tutela e della sicurezza sul lavoro al centro del “progetto” a salvaguardia delle dignità del mondo del lavoro, privato e pubblico.
Per questo non comprendiamo interventi normativi la cui unica ratio sembra essere quella di un dirigismo senza chiara direzione di marcia, se non quella di una robusta reintroduzione di un sostanziale autoritarismo e persino occhiuto formalismo. In questo senso leggiamo il maldestro tentativo di cancellare la contrattazione di secondo livello, anche attraverso la sostanziale riduzione delle risorse che dovrebbero essere destinate ad accompagnare i processi di riforma e di miglioramento dei servizi.
Ad oggi gli stanziamenti previsti e quindi i soli esigibili per il rinnovo del Contratto di lavoro coprono appena la rata della indennità di vacanza contrattuale, siamo alle solite comiche: il Governo promette ed i soliti coriferi spendono le promesse come moneta contante. Poniamo una domanda: cosa rende le attuali promesse diverse da quelle che le hanno precedute e che non hanno visto la restituzione dei tagli al salario accessorio per il 2009?
A meno che qualcuno voglia sostenere che le promesse equivalgono a salario realmente percepito, qui ed ora, nelle buste paga dei lavoratori privati e pubblici.
Questo si, sembrerebbe ai lavoratori dell’INAIL un film dell’orrore, accompagnandosi in ciò la tragedia alla farsa.
Roma, 17 dicembre 2009
IL COORDINATORE NAZIONALE
FP CGIL INAIL
Roberto Morelli
Delegate/i ed elette/i RSU FP CGIL
E’ imminente l’arrivo presso tutte le sedi della comunicazione dell’Avvocatura Generale sull’accordo inerente l’utilizzo del residuo FUA 2006, che tutte le OO.SS. tranne la scrivente hanno sottoscritto con l’Amministrazione il 25/10 u.s.
E’ inutile tornare sulle ragioni della nostra scelta, perché ormai sono arcinote a tutti. Riteniamo però opportuno indicarvi quello che secondo noi sarebbe il percorso più logico e coerente da seguire nelle singole sedi dai rappresentati locali della nostra O.S., a fronte della convocazione da parte degli avvocati distrettuali per la contrattazione dell’utilizzo delle quote FUA di competenza.
Anzitutto, è opportuno che a tali riunioni partecipi un rappresentante della segreteria territoriale FP–CGIL; ciò per sottolineare ed evidenziare con il massimo dell’incisività alla parte pubblica (l’avvocato distrettuale) che quell’accordo del 25/10/06 ha di fatto privato del potere contrattuale le OO.SS. territoriali, la RSU e – per la parte pubblica – lo stesso avvocato distrettuale; tale potere contrattuale e l’autonomia che lo caratterizza discendono direttamente dal CCNL 1998/2001 (art. 4 e art. 8) e sono puntualmente ribaditi dal CCNIL 10/10/2000 e dallo stesso accordo del 25/10/2006.
Partendo da tale inconfutabile e palese delegittimazione, il nostro obbiettivo dev’essere quello di riaffermare quell’autonomia decisionale che è propria del livello territoriale, cercando di coinvolgere al massimo le varie componenti della RSU, le OO.SS. provinciali e – se possibile – la stessa parte pubblica, facendo leva sulla considerazione che i soggetti del singolo posto di lavoro, OO.SS. e Avvocato distrettuale, sono quelli che meglio conoscono peculiarità ed esigenze del proprio ufficio e perciò sono stati indicati dai vari contratti di lavoro come gli unici legittimi titolari della contrattazione integrativa locale.
Se tale posizione raggiunge un consenso maggioritario fra le parti, si potrà legittimamente discostarsi da quanto deciso a Roma con l’accordo del 25/10, e decidere di utilizzare in modo diverso i fondi attribuiti alla propria sede, con l’unico vincolo – ovviamente – di non spendere una cifra maggiore di quella destinata.
Se poi non riusciste in alcun modo ad ottenere quanto sopra, è ovvio che la nostra O.S. non potrà, a livello locale, discostarsi dalla linea attuata a livello centrale, e quindi non dovremo firmare alcun accordo di sede che recepisca quello del 25/10; anzi: in quella ipotesi, dovremo invitare tutti i colleghi a presentare domanda di partecipazione ai progetti che venissero decisi (che comunque dovranno essere puntualmente individuati), e dire chiaramente che non esiste alcun obbligo di presenza pomeridiana per lo svolgimento degli stessi.
Insomma: occorre contrastare, ognuno nella propria sede, in base alla rappresentatività locale e al consenso che su questo tema si riuscirà a raggiungere, gli effetti di un accordo assurdo e inattuabile, anche per evitare che vada a costituire un pericoloso precedente, legittimando il tavolo nazionale a decidere su questioni riservate ad altri; oggi è successo col FUA, domani potrebbe essere l’orario di lavoro, e via dicendo.
Contiamo dunque sulla vostra forte e convinta partecipazione a questa battaglia, anche con iniziative ulteriori che riteniate utili e opportune; è in gioco l’interesse di tutti, oltre che – ancora una volta – il rispetto delle regole.
Roma, 21 febbraio 2007
LA DELEGAZIONE TRATTANTE NAZIONALE FP CGIL
AVVOCATURA DELLO STATO