Mercoledì 21 giugno 2006 con l’ordinanza 245/2006 la Corte Costituzionale ha respinto la richiesta avanzata dall’Emilia Romagna di sospendere alcuni articoli del Decreto Legislativo n°152.
La Consulta non ha ritenuto esistente, negli articoli in discussione, il rischio di irreparabile pregiudizio all’interesse pubblico nell’ordinamento giuridico del Paese e dei diritti dei cittadini e, conseguentemente, non ha valutato necessario un atto impugnativo del Testo Unico.
Nel dispositivo dell’ordinanza dichiara non luogo a procedere sull’istanza di sospensione poiché il ricorso presentato è sostanzialmente assertivo rispetto la sussistenza dei relativi proposti e omette argomenti in grado di indurre la sospensione.
Per maggiore informazione, gli articoli sottoposti al giudizio di sospensione erano dieci e, nello specifico, quelli riguardanti la parte quarta (gestione dei rifiuti) sono il 181/ 183 (accordi di programma per il recupero), il 186 (terre e rocce da scavo), 189 (catasto dei rifiuti) e il 214 (ammissioni procedure semplificate).
Fortunatamente non si conclude così l’iter di verifica costituzionale, infatti, il giudizio più difficile e complesso a cui verrà sottoposto D.Lgs. n° 152 è rinviato alla decisione della Consulta, sull’istanza presentata da 11 regioni, e riguardante fondamentalmente la struttura centrale del Testo unico: quella delle competenze amministrative.
Il giudizio della Consulta non arriverà prima dell’autunno.
Nel frattempo la “politica” sta facendo il suo corso e, nell’incontro tra CGIL CISL e UIL con il Ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio, si segna evidentemente il recupero del metodo sul percorso partecipativo e democratico utile alla riscrittura della legislazione.
Sul codice Ambientale le Confederazioni hanno richiesto una moratoria affinché si possano realizzare tutte le modifiche necessarie, per la sua parte il Ministro ha proposto l’avvio immediato di tre tavoli di lavoro e confronto congiunto tra cui quello relativo al Testo Ambientale.
Sulla richiesta di sospensione del Decreto, il Ministro si è impegnato a rappresentarla nelle prossime riunioni del Governo. Nelle prossime ore sarà chiaro con quale strumento politico/legislativo si arriverà a questa ipotesi.
Evidentemente l’attenzione è massima e, l’occasione del prossimo Coordinamento Nazionale di Sirolo, sarà utile per valuta re gli attesi atti del Governo in tema ambientale e, conseguentemente, strutturare l’azione politico-sindacale utile a modificare profondamente il Testo Unico Ambientale.
Roma 23 giugno 2006
p. la Segreteria naz.le FP CGIL F. Peroni
p. il Coord. Naz. I.A. M.Tamburini/M. Cenciotti
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C.G.I.L. C.I.S.L. U.I.L. Oggetto: nota su incontro di CGIL–CISL–UIL e Ministro dell’Ambiente
A seguito della nostra richiesta il 15 giugno u.s. si è tenuto il primo incontro delle Confederazioni con il Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio, On. Alfonso Pecoraio Scanio.
Nell’incontro le Confederazioni hanno illustrato i contenuti del promemoria allegato, con particolare riferimento all’esigenza di costruire un sistema di relazioni tale da consentire al mondo del lavoro ed alle organizzazioni sindacali, di svolgere un ruolo strategico nella determinazioni delle politiche per lo sviluppo sostenibile.
Dall’incontro è emersa il riconoscimento da parte del Ministro del contributo importante che il mondo del lavoro ed il sindacato può dare alla qualificazione delle politiche di sviluppo del Paese e la totale disponibilità a trovare le forme più opportune per dare concretezza alla richiesta delle Confederazioni.
Al riguardo si è deciso di verificare con il responsabile della segreteria tecnica del Ministro (Fabrizio Fabbri) l’impianto di un possibile protocollo di relazioni.
Relativamente alle priorità indicate nel promemoria si è deciso inoltre che le Confederazioni partecipino attivamente ai gruppi di lavoro promossi dal Ministro.
Considerata l’urgenza, le priorità individuate sono:
– la revisione del Decreto Legislativo 152/06 attuativo della Delega ambientale (coordinato da Sauro Turroni). Al riguardo costituisce particolare importanza per il lavoro da fare il pronunciamento della Corte Costituzionale del 21 del c.m.;
– la definizione del piano di assegnazione delle quote di emissione (coordinato da Fabrizio Fabbri), ponendo particolare attenzioni all’impatto sui settori produttivi più esposti.
In seguito vi terremo aggiornati degli sviluppi del confronto.
Roma, 20 giugno 2006
p. la CGIL Paola Agnello Modica
p. la CISL Renzo Bellini
p. la UIL Guglielo Loy
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Comunicato Stampa: 1° incontro dei Segretari Confederali Agnello Modica ,Bellini e Loy con il Ministro Pecoraio Scanio.
Si è svolto nella serata di giovedì 15 giugno il primo incontro tra le Segreterie Nazionali di Cgil, Cisl e Uil e il nuovo Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.
I sindacati hanno richiesto al Ministro l’avvio di un confronto serrato sulle diverse questioni ambientali a partire da quelle più critiche e con scadenze ravvicinate quali l’aggiornamento delle quote di CO2 per i circa mille impianti industriali italiani per effetto del Protocollo di Kyoto, di cui Bruxelles chiede la definizione entro il 30 giugno prossimo.
Sul cosiddetto “Codice ambientale”, le organizzazioni sindacali hanno ribadito la stessa richiesta avanzata al precedente Ministro Matteoli e cioè di stabilire urgentemente una moratoria applicativa della nuova legislazione ambientale di almeno sei mesi per realizzare tutte le procedure di adeguamento amministrativi, organizzativi, di formazione del personale che la nuova normativa non prevede mettendo tutte le istituzioni e gli operatori pubblici e privati in una situazioni di totale confusione e incertezza con rilevanti e persino non calcolabili danni anche economici.
Durante questi sei mesi bisognerà recuperare la concertazione delle importanti e imprescindibili istituzioni regionali , provinciali e comunali, confermare le norme capaci di ridurre il contenzioso con Bruxelles e dare più efficienza ed efficacia all’amministrazione delle politiche ambientali, modificare le norme più contraddittorie che favoriscono solo la certezza dei conflitti , definire le modalità di adeguamento e di transizione alla nuova legislazione avendone individuato le procedure e le necessarie gradualità temporali a fronte dei cambiamenti significativi previsti per diverse e importanti materie.
Il Ministro ha accolto le richieste del sindacato dando la disponibilità per l’avvio immediato di tre tavoli di lavoro e confronto congiunto: sul decreto attuativo della legge delega ambientale, sull’aggiornamento delle quote di CO2 del Protocollo di Kyoto e sulla mobilità sostenibile in previsione anche della scadenza ravvicinata della settimana europea di settembre.
Il Ministro ha altresì preso atto della richiesta del sindacato di una sospensiva temporanea del Decreto legislativo sulle nuove disposizioni ambientali emanate dal precedente ministro, impegnandosi a farsene parte attiva nelle prossime decisioni del nuovo governo.
Le segreterie nazionali di CGIL – CISL – UIL
(Paola Agnello Modica – Renzo Bellini – Guglielmo Loy)
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C.G.I.L. C.I.S.L. U.I.L. Promemoria per incontro di CGIL–CISL–UIL con il Ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio. Roma – 15 giugno 2006
Premessa.
Le Confederazioni ritengono che ai fini di dare concretezza alla strategia dello sviluppo sostenibile e non solo, sia necessario realizzare una piena titolarità dei lavoratori, delle loro rappresentanze, delle organizzazioni sindacali ai vari livelli e nelle diverse articolazioni categoriali ad essere riconosciuti quali portatori e titolari di DIRITTI AMBIENTALI, a partire dai posti di lavoro.
A questo fine le Confederazioni considerano necessario e utile stabilire nei rapporti con il Ministro e con il Ministero un sistema di relazioni riferito all’arco temporale dell’intera legislatura.
Obiettivi.
Il lavoratore e il rappresentante dei lavoratori deve conoscere ed esercitare i propri DIRITTI AMBIENTALI nell’espletamento delle sue attività lavorative nel pieno rispetto dell’ambiente, del territorio e della comunità evitando scrupolosamente che il suo lavoro possa contribuire a peggiorarne la qualità.
Considerato che qualsiasi attività lavorativa, industriale in primis, ma anche quella dei servizi di qualsiasi tipo, per l’utilizzo dei materiali, per la movimentazione dei prodotti, per la produzione dei rifiuti, per il consumo idrico ed energetico, per la mobilità del personale occupato dei fornitori e clienti che vi affluiscono, comunque determinano a vario titolo condizioni di impatto ambientale, diventa indispensabile fornire al lavoratore di quegli strumenti giuridici, normativi e/o contrattuali affinché il datore di lavoro per il quale presta la sua attività, comunque, abbia un programma di contenimento e riduzione progressiva dei diversi aspetti di impatto ambientale della sua attività.
Così come sulla salute e sicurezza c’è una legislazione di sostegno per IL DIRITTO ALLA SALUTE ED ALLA SICUREZZA ed è vincolante l’impegno al miglioramento CONTINUO delle condizioni di lavoro, altrettanto per gli IMPATTI AMBIENTALI di qualsiasi attività si deve affermare nel concreto un diritto di tutela e di un programma annuale di miglioramento della gestione ambientale sia in riferimento al sito specifico e sia in rapporto al contesto territoriale.
Tale DIRITTO trova evidentemente il suo risvolto nel DOVERE del datore di lavoro di rendere operativo un programma di miglioramento ambientale CONTINUO degli impatti ambientali diretti e indiretti della sua attività, di qualsiasi tipo esso sia a cominciare da quelli più rilevanti.
Le Confederazioni ritengono che questi DIRITTI E DOVERI debbano essere articolati , supportati e strutturati con una serie di misure legislative in parte dirette e in parte indirette di sostegno alla contrattazione diretta tra le parti sociali.
Alcuni riferimenti sono stati tracciati dalla contrattazione sindacale nel contratto dei lavoratori delle raffinerie e dei lavoratori della chimica.
Nello specifico la figura già prevista per legge, di derivazione europea, del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, legge 626 del ’94, è diventato RLSA dove la A sta per Ambiente, con la definizione di un monte ore di formazione specifica e la definizione di agibilità sindacali per attività riferite al rapporto con le istituzioni esterne all’attività lavorativa. Si è di fatto ricomposto un diritto di cittadinanza dei lavoratori alla tutela ambientale riferita al proprio territorio e alla propria comunità anche in un’attività di forte criticità ambientale , quale una raffineria o un impianto chimico .
Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e l’ambiente partecipa all’attività lavorativa non solo tutelando la sua salute in quanto lavoratore durante l’orario di lavoro , ma è garantito anche nell’esercitare i suoi diritti di salvaguardia della sua cittadinanza di appartenente al territorio e alla comunità locale chiedendo e garantendosi l’impegno del datore di lavoro al miglioramento continuo degli impatti ambientali diretti e indiretti sul territorio.
L’esercizio di questi diritti di cittadinanza ambientale sono molto evidenti a partire dalle aziende e attività riferite alla Seveso II , alle aziende interessate dalle procedure di IPPC/Autorizzazione ambientale integrata, alle aziende e ai territori interessati dai siti inquinati, alle attività avviate ai programmi di certificazione ambientale Emas ed Iso, agli impianti soggetti alla riduzione delle emissioni di CO2 e a tutte le attività riferite ai rifiuti , alla raccolta differenziata dei rifiuti, alla gestione delle risorse idriche , alla sicurezza del territorio dai rischi del dissesto idrogeologico.
Lo sviluppo di questi nuovi soggetti titolari di diritti di tutela ambientale nello svolgimento delle attività lavorative è il compimento di una strategia di valorizzazione dei grandi soggetti sociali di rappresentanza delle forze economiche e sociali della società italiana, a partire dalle grandi organizzazioni sindacali confederali dei sindacati e dei lavoratori italiani.
Le Confederazioni ritengono inoltre che non sia più rinviabile l’introduzione nel nostro sistema di tutele un meccanismo specifico, una sorta di “cassa integrazione verde” che consenta di tutelare il reddito dei lavoratori nei casi in cui le azienda entrino in crisi per cause ambientali.
Le proposte che precedono sono volte a colmare una lacuna presente nella legislazione e amministrazione ambientale italiana che, purtroppo, poche volte pone attenzione agli interessi ed agli impatti sociali derivanti sul lavoro e sull’occupazione.
Con le proposte sindacali si vuole affermare e conseguentemente realizzare una legislazione, una gestione amministrativa che tranne specifiche e molto particolari eccezioni, ad esempio alcune aspetti delle questioni riferite alla salvaguardia delle biodiversità, evidenzi sistematicamente gli aspetti sociali ed economici connessi alle materie di natura ambientali.
Queste questioni non sono riconducibili esclusivamente alle materie dello sviluppo sostenibile. Lo sviluppo sostenibile senz’altro rappresenta il grande albero le cui radici sono intrinsecamente connesse negli aspetti ambientali, economici e sociali e quindi dove prioritario diventa l’evidenziazione del ruolo delle organizzazioni sindacali e delle sue rappresentanze. Ma anche altre questioni anche apparentemente più tecniche comportano l’attenzione sui possibili risvolti sociali ed economici.
Un sistema di relazioni organizzato, strutturato e continuo tra il Ministro e le parti economiche e sociali.
Si possono individuare e realizzare diverse modalità e strumenti.
Siamo di fatto all’inizio di questi tentativi.
Abbiamo cominciato con un Protocollo di Relazioni con il Ministro Ronchi.
Abbiamo sperimentato un sistema più definito con il ministro Matteoli.
Se ne possono definire altri. Rimaniamo comunque interessati ad un sistema che impegni direttamente le parti sociali ed economiche, in modo che le questioni ambientali si possano inserire sempre più nella quotidianità delle relazioni sindacali e anzi siano un fattore di innovazione e miglioramento delle stesse relazioni tra le parti economiche e sociali per gli elementi di innovazione e cambiamenti di cui le tematiche ambientali sono portatrici.
In questo caso l’esperienza del Cespa deve essere corretta e modificata con un riequilibrio della gestione in termini paritaria tra i tre soggetti , ministrero e parti sociali.
Tale parità di gestione può essere realizzata in diverse maniere , ma bisogna decisamente superare una gestione eccessivamente segnata dagli interessi del Ministro.
Il Cespa deve inoltre superare una forma di chiusura al suo interno e prevedere sia momenti di raccordo con altri livelli istituzionali, in particolare le regioni, sia con altri soggetti organizzati della società civile con particolare riferimento alle associazioni ambientaliste.
Altre priorità strategiche :
1. un esame particolare deve essere rivolto all’assetto della macchina gestionale delle politiche ambientali sia nelle strutture ministeriali sia nel sistema delle Agenzie , nazionale e regionali, tenendo conto anche di quell’insieme di enti e istituti che in forma diretta ed indiretta hanno competenza in materia ambientale;
2. una ricognizione e una ricerca particolare deve essere rivolta alla necessità di assicurare efficacia di spesa e recupero e disponibilità di risorse e di strumenti nuovi ed efficaci alle politiche ambientali;
3. una verifica attenta al fine della loro rimozione di quell’insieme di elementi frizionali nei rapporti interistituzionali, verticali ed orizzontali, che sono spesso causa di ritardo o di conflitto nella realizzazione dei programmi di investimento.
4. la promozione di un programma formativo pluriennale su ambiente e sicurezza rivolto ai lavoratori nei luoghi di lavoro.
Priorità contingenti e immediate :
1. disinnescare immediatamente gli aspetti più deleteri del decreto legislativo applicativo della legge delega ambientale ( in particolare la difesa del suolo e le bonifiche) e modificare le parti che sono contraddittorie in una strategia di composizione dei diversi aspetti ed interessi delle questioni ambientali;
2. avviare un confronto immediato sui contenuti ambientali del prossimo DPEF;
3. avviare un tavolo immediato di discussione sullo stato dell’arte nell’applicazione del Protocollo di Kyoto in previsione della scadenza di fine giugno.
(In particolare è necessaria una verifica urgente sul comportamento Enel relativo al trasferimento su bollette grandi utenti dei costi di penale CO2 e sul comportamento Cementieri del trasferimento sui salari lavoratori e su riduzione occupazione costi di emissioni di CO2)
4. valutare la creazione di gruppi di lavoro specifici anche in riferimento ad altre scadenze ravvicinate come ad esempio ” La settimana della mobilità sostenibile” in programma per il 22 settembre prossimo.
Sede, 16/05/07
SICUREZZA POSTA ELETTRONICA
Dopo gli innumerevoli messaggi di poste.it, la cui falsità è emersa anche sui giornali e tv, questa mattina molti di noi hanno ricevuto sulla casella fantomatici messaggi della polizia di stato.
Riteniamo a questo punto indispensabile che l’amministrazione, attraverso l’Area competente, presenti formale denuncia alle attività competenti, a tutela dei singoli dipendenti.
In questo modo, tra l’altro si eviterà che i dipendenti coinvolti si attivino singolarmente con le autorità competenti.
Restiamo in attesa di un cortese urgente riscontro.
Marina Sanità
RSU CGIL ICE
Si pubblica il testo dell’articolo del quotidiano La Stampa, oggi in Primo Piano a pag. 4, che riprende le posizioni della FPCGIL Medici.
Il sindacato
“Il medico è un lavoro usurante”
Il lavoro dei medici rientra nelle possibili tipologie di lavoro usurante previste dal disegno di legge sul Welfare approvato dal Consiglio dei Ministri. A sostenerlo è il segretario nazionale FP CGIL Medici, Massimo Cozza. Nell’ambito dei lavori usuranti, rileva Cozza, il provvedimento ” prevede anche i lavoratori dipendenti notturni, così come definiti dal Dlgs n.66/2003, cioè qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro”. Il beneficio, quindi, consisterebbe in una riduzione di 3 anni del requisito anagrafico minimo per andare in pensione, fermo restando il requisito minimo di anzianità contributiva di 35 anni ed una età non inferiore a 57 anni.
Ministero Sviluppo Economico
ex Ministero Commercio Internazionale
Roma, 21 agosto 2008
Al Direttore Generale D.G. Affari Generali e Risorse Umane
Dr Tullio Di Pietro
Direttore Divisione II D.G. Affari Generali e Risorse Umane
Dr.ssa Lucia Proietti
E, p.c.:
A tutto il Personale
FP CGIL prende atto che la DG AGRU, lungi dal risolvere le gravi problematiche tuttora in sospeso in questa sede (FUA 2008, situazioni pregresse orario di lavoro, personale ex Gabinetto costretto in condizione di “fannullone” dal 1/8/2008 in quanto indifferenziatamente assegnato ad una Direzione Generale e non ad un Ufficio!!) continua ad esercitarsi nell’emanazione di disposizioni che rischiano di confondere le poche regole chiare che ancora sussistono nella regolamentazione del rapporto di lavoro.
In particolare, con riferimento alla disposizione in oggetto, la citata direttiva n. 8 del 6/12/2007 del Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella PA prevede la possibilità di attivare una linea telefonica/fax dedicata esclusivamente a ricevere le comunicazioni “relative ad eventuali allontanamenti dal domicilio, da parte dei dipendenti assenti per ragioni di salute”. La direttiva non interviene pertanto sulle modalità di comunicazione di inizio malattia, disciplinate dall’art. 8 del CCNL 94/97 e successive integrazioni, che recita: “L’assenza per malattia deve essere comunicata all’Ufficio di appartenenza tempestivamente e comunque all’inizio dell’orario di lavoro del giorno in cui si verifica, anche nel caso di eventuale prosecuzione dell’assenza, salvo comprovato impedimento”. “Dettaglio”, quest’ultimo, che curiosamente non si riscontra nel virgolettato della disposizione in oggetto che richiama l’art. 8.
Nella speranza che finanche l’agitarsi di questo Governo sia finalizzato a rendere più efficiente e produttiva l’azione della PA, e non a complicare irragionevolmente l’esistenza quotidiana dei lavoratori, con l’affastellarsi di disposizioni che qualche maldicente potrebbe leggere come frutto di un comportamento vessatorio e corale rispetto alla campagna indifferenziata contro il pubblico impiego lanciata dal Governo, FP CGIL invita l’Amministrazione ad indicare l’Ufficio di riferimento della nuova linea telefonica/fax, e a specificare che la comunicazione a tale linea va effettuata soltanto in caso di eventuali allontanamenti dal domicilio, mentre rimane invariato l’obbligo di comunicazione di inizio malattia all’ufficio di appartenenza.
Con l’occasione, FP CGIL invita nuovamente l’Amministrazione ad un confronto urgente su tutte le problematiche in sospeso.
FP CGIL
Monica Bellisario
Ex MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
ULTIME NOTIZIE
FUA 2008
Nell’incontro di ieri, 12 gennaio, l’Amministrazione ci ha comunicato che l’UCB ha nuovamente bloccato l’accordo sul FUA (questa volta la prima parte del 2008).
La motivazione è ormai sempre la stessa: prendere dal Fondo i soldi utilizzati per la corresponsione degli arretrati ai vincitori dei ricorsi per la retrodatazione al 2001 delle decorrenze degli inquadramenti a seguito della riqualificazione.
Abbiamo sollecitato l’Amministrazione a rispondere al rilievo confermando l’accordo, anche perché c’è ancora da contrattare per il 2008 una somma di circa 5 milioni di euro che copre ampiamente l’entità della somma necessaria per un’eventuale restituzione.
Sull’argomento abbiamo chiesto un nuovo incontro al vice Capo di Gabinetto, che già in varie occasioni è sembrato condividere le nostre osservazioni in merito, per sollecitare un intervento.
CONTRATTO INTEGRATIVO DI MINISTERO
Continuano le riunioni del tavolo tecnico per la definizione dei nuovi profili professionali.
Nel prossimo incontro chiederemo anche di accelerare la sottoscrizione dell’intesa presentata in bozza con CISL e UIL nel mese di dicembre 2008 che riguarda:
* le procedure di mobilità verticale all’interno delle aree e dall’ex area A all’ex aerea B, così come previste dal CCNL (per il passaggio di area con l’invio della dovuta richiesta di autorizzazione alla Funzione Pubblica);
* la predisposizione delle graduatorie nazionali per profilo degli idonei della precedente riqualificazione, previste dal vigente Contratto Integrativo di Ministero, per la copertura dei posti rimasti vacanti a seguito di pensionamenti, laddove sono esaurite le graduatorie regionali.
Ricordiamo che, oltre a verificare le risorse economiche certe e ricorrenti disponibili sul Fondo e il numero di personale presente nelle singole fasce economiche, è necessario definire l’accordo sui nuovi profili professionali, così come previsto dal CCNL, prima di individuare il numero dei posti da destinare ai passaggi e le fasce economiche interessate.
Come FP CGIL, confermiamo la richiesta, già fatta all’Amministrazione, che le nuove procedure vadano predisposte prioritariamente per coloro che non hanno partecipato alla precedente riqualificazione.
REGOLAMENTO DI ORGANIZZAZIONE
Il nuovo DPR è alla Corte dei Conti per l’ultimo controllo dovuto, prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Nei prossimi giorni dovremmo avere la versione definitiva del provvedimento, approvato dal Consiglio dei Ministri.
Andrà verificato il nuovo assetto organizzativo, soprattutto quello degli uffici scolastici provinciali, anche alla luce del ridimensionamento degli uffici periferici pubblici previsto della legge 133/2008, e bisognerà prepararsi ai tavoli di confronto con l’Amministrazione in fase di predisposizione dei Decreti Ministeriali di organizzazione degli uffici.
CORSO CONCORSO
Nell’incontro del 12 u.s. l’Amministrazione ci ha confermato che non ci sono le condizioni per far ripetere i test effettuati in dicembre.
Poiché la prova, come abbiamo detto più volte, è viziata da un errore di stampa nelle schede destinate alle risposte e dalla presenza di domande non attinenti con i due moduli di formazione effettuati, abbiamo, a questo punto, chiesto, insieme a CISL e UIL, l’ammissione alla seconda fase del corso di tutti i partecipanti.
Tale soluzione, senza compromettere la selettività del concorso, non creerebbe aggravi di costo, considerato che non sono molti i candidati da ammettere in più alla seconda fase (in alcune regioni il numero dei posti disponibili è già maggiore dei partecipanti!).
Si evirerebbe, inoltre, un ulteriore rinvio della procedura per tutti (la prova scritta è unica e si svolgerà a Roma solo al termine di tutte le fasi regionali di formazione), rispettando i tempi previsti dall’accordo per la conclusione del corso concorso (9 mesi a decorrere dalla scadenza dei termini per la presentazione delle domande di partecipazione).
Inoltre, la presenza di schede con errori di stampa corretti a mano, rende impossibile l’utilizzo generalizzato del lettore ottico e questo contrasta con il principio di trasparenza alla base dell’accordo sottoscritto.
L’Amministrazione farà una ulteriore verifica con la Commissione e si è comunque impegnata a farci conoscere quanto prima la decisione che saranno prese in merito.
Roma, 13 gennaio 2009
FP CGIL ex MPI
A. Boccuni
Finanziaria 2006
Art.1
300. Al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all’articolo 37, al comma 1, primo periodo, le parole: «di formazione-lavoro» sono sostituite dalle seguenti: «di formazione specialistica»;
b) all’articolo 39:
1) il comma 2 è abrogato;
2) il comma 3 è sostituito dal seguente:
«3. Il trattamento economico è costituito da una parte fissa, uguale per tutte le specializzazioni e per tutta la durata del corso, e da una parte variabile, ed è determinato annualmente con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute e con il Ministro dell’economia e delle finanze, avuto riguardo preferibilmente al percorso formativo degli ultimi tre anni. In fase di prima applicazione, per gli anni accademici 2006-2007 e 2007-2008, la parte variabile non potrà eccedere il 15 per cento di quella fissa»;
3) dopo il comma 4 è aggiunto il seguente:
«4-bis. Alla ripartizione ed assegnazione a favore delle università delle risorse previste per il finanziamento della formazione dei medici specialisti per l’anno accademico di riferimento si provvede con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute e con il Ministro dell’economia e delle finanze»;
c) all’articolo 41, il comma 2 è sostituito dal seguente:
«2. A decorrere dall’anno accademico 2006-2007, ai contratti di formazione specialistica si applicano le disposizioni di cui all’articolo 2, comma 26, primo periodo, della legge 8 agosto 1995,
n. 335, nonchè le disposizioni di cui all’articolo 45 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326»;
d) all’articolo 46, il comma 1 è sostituito dal seguente:
«1. Agli oneri recati dal titolo VI del presente decreto legislativo si provvede nei limiti delle risorse previste dall’articolo 6, comma 2, della legge 29 dicembre 1990, n. 428, e dall’articolo 1 del decreto-legge 2 aprile 2001, n. 90, convertito dalla legge 8 maggio 2001, n. 188, destinate al finanziamento della formazione dei medici specialisti, incrementate di 70 milioni di euro per l’anno 2006 e di 300 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2007»;
e) all’articolo 46, il comma 2 è sostituito dal seguente:
«2. Le disposizioni di cui agli articoli da 37 a 42 si applicano a decorrere dall’anno accademico 2006-2007. I decreti di cui all’articolo 39, commi 3 e 4-bis, sono adottati nel rispetto del limite di spesa di cui al comma 1. Fino all’anno accademico 2005- 2006 si applicano le disposizioni di cui al decreto legislativo 8 agosto 1991, n. 257».
(1) 26. A decorrere dal 1 gennaio 1996, sono tenuti all’iscrizione presso una apposita Gestione separata, presso l’INPS, e finalizzata all’estensione dell’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidita’, la vecchiaia ed i superstiti, i soggetti che
esercitano per professione abituale, ancorche’ non esclusiva, attivita’ di lavoro autonomo, di cui al comma 1 dell’articolo 49 del
testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni ed integrazioni, nonche’ i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, di cui al comma 2, lettera a), dell’articolo 49 del medesimo testo unico e gli incaricati alla vendita a domicilio di cui all’articolo 36 della legge 11 giugno 1971, n. 426. Sono esclusi dall’obbligo i soggetti assegnatari di borse di studio, limitatamente alla relativa attivita’.
Quanti Tribunali si dovranno ancora pronunciare prima che le Regioni realizzino che gli accordi regionali non possono modificare né il massimale né l’ottimale nella medicina generale?
Dichiarazione stampa di Nicola Preiti, coordinatore nazionale Fp Cgil Medici – medicina generale, Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici
L’ultima arrivata è la sentenza 4421/2007 del TAR Campania, Sezione V. E si aggiunge alla sentenza del TAR del FVG n. 50/07, alla sentenza del Consiglio di Stato n. 1603/06, alle numerose segnalazioni dell’Antitrust. Quante sentenze sono necessarie per stabilire uno stato di diritto?
Questa sentenza ribadisce che il quadro normativo di riferimento è sempre costituito dall’Art. 48 della legge 23 dicembre 1978 n. 833 e dall’Art.8 del d.lgl. 30 dicembre 1992 n. 502. E’ riservata alla contrattazione nazionale la determinazione del massimale e dell’ottimale delle scelte consentite per i medici di famiglia. Una diversa determinazione “è indisponibile per gli accordi regionali”. La mancata pubblicazione di zone carenti di assistenza primaria sulla base di altre regole stabilite in accordi regionali è pertanto illegittima.
Le scelte eseguite da molte Regioni in difformità dalle norme e della ormai consolidata ed univoca giurisprudenza, non trovano giustificazione economica, non si risparmia nulla, e non trovano motivazioni assistenziali positive: riducendo i medici si peggiora l’assistenza ai cittadini.
La FP CGIL Medici invita quindi le Regioni ad un atto di responsabilità: modificare immediatamente tutti gli atti, relativi alla questione, contrari alle norme e ripristinare così il rispetto dei diritti di tutti.
Per migliorare la qualità della medicina del territorio non bisogna evidentemente ridurre illegittimamente i medici convenzionati, ma il massimale di assistiti per medico di famiglia, e valorizzare tutte le figure professionali del settore. Ma questo è tema del prossimo rinnovo dell’ACN non delle singole Regioni.
Roma, 10/05/2007
Roma, 27 febbraio 2008
Ai delegati ed eletti RSU Fp Cgil
MINISTERO DELLA DIFESA
Come preannunciato, in data 27 febbraio, abbiamo avuto l’incontro in Agenzia Industria Difesa avente all’ordine del giorno i seguenti punti:
* Riqualificazione 2007
* Fua 2008
* Addetti ai polverifici.
Dopo aver discusso sui temi in argomento, è stato siglato un ipotesi di accordo che prevede per le riqualificazioni interne alle aree anno 2007, l’impegno da parte dell’Agenzia a procedere in tempi brevi all’emanazione di bandi per concludere la fase di riqualificazione prevista dall’accordo siglato in data 19 giugno 2007.
E’ stata sollecitata la Direzione dell’Agenzia affinché durante la procedura di riqualificazione, si adotti una uniformità di comportamento da parte dei Direttori degli Stabilimenti, garantendo al contempo la dovuta trasparenza della citata procedura.
Per il FUA 2008, l’Agenzia si è impegnata a recepire l’accordo che verrà sottoscritto tra le OO.SS. e l’Amministrazione Difesa.
Relativamente al terzo punto all’ordine del giorno – maggiorazione di servizio svolta dal personale presso i polverifici e i depositi – l’ipotesi di accordo prevede l’applicazione della circolare 17521 del 3.3.2006 di Persociv, previa informazione alla RSU e OO.SS. territoriali.
Fp Cgil Difesa
Noemi Manca
Di seguito anche l’ipotesi di accordo siglata
Prossime convocazioni – Gabinetto del Ministro e AID
Domani al Consiglio dei Ministri saranno approvati alcuni provvedimenti che faranno discutere e cambieranno, in negativo, la faccia del nostro Paese: dai provvedimenti sulla limitazione di internet alla regolamentazione del diritto di manifestare e di dissentire.
Sempre domani al CdM dovrebbe ritornare, per essere approvato, il Decreto Legge che privatizza la Protezione Civile trasformandola in Spa come più volte denunciato dalla CGIL a da altre organizzazioni sindacali.
Crea vivo allarme la determinazione da parte del Governo di procedere all’approvazione di questo DL che da una parte ha, effettivamente, dei contenuti rispondenti ai requisiti di necessità e di urgenza come , per esempio, le questioni che riguardano l’Abruzzo e la Campania che ne giustificano l’emanazione.
Ma, nel contempo, ne contiene degli altri che niente hanno a che fare con nessuno dei requisiti di indifferibilità tipici di una decretazione d’urgenza: la riorganizzazione del dipartimento della Protezione Civile contenuta nel decreto in parola ne è un fulgido esempio.
Riorganizzazione del DPC che fionda i lavoratori del settore in una condizione di incertezza professionale e di stabilità lavorativa. I quali si vedranno oggetto di una non meglio utilizzazione da parte della PCM che, in assenza del diritto d’opzione e in ossequio al persistente ruolo speciale di Protezione Civile, ne disporrà in merito in tutto e per tutto, in barba al Ministro Brunetta e alla sua fantasmatica riforma della P.A. che si dimostra, ancora una volta uno spot, per favorirne appunto la sua totale privatizzazione.
Un decreto legge che, nonostante l’opposizione del Tesoro che nel corso di queste settimane ne ha impedito l’approvazione per ben sette volte, perché non chiare le fonti di finanziamento della SPA, se passerà rappresenterà un vulnus democratico, istituzionale e di dubbia costituzionalità fin dalla sua emanazione che, nei fatti, eluderà parti consistenti della legge fondamentale della Protezione Civile, quali la 225/92, svuotando di contenuti il dipartimento, trasformato nella migliore delle ipotesi – se sopravvivrà – in un altro centro di pronto intervento derogando dai suoi compiti fondanti ispirati, invece, al coordinamento secondo il principio di sussidiarietà e non certo di sostituzione come è stato fatto in Abruzzo e come, molto probabilmente, si verificherà con la SPA.
Un decreto legge che riorganizza la testa della Protezione Civile italiana approvato senza ascoltare la volontà delle Regioni, dell’Anci, dei lavoratori e di alcuni sindacati e, senza aver consultato pezzi importanti del sistema di protezione civile quali le strutture operative, la Conferenza del Volontariato di P.C.. Siamo di fronte ad un vero e proprio colpo di mano.
Tutto ciò ha ricadute sia sul modello di Protezione Civile fin ora sperimentato e che fino a ieri il Governo decantava quale migliore al mondo, sia sulla privata e pubblica incolumità laddove si intende trasformare, in un business, la calamità che sarà così piegata alla logica dell’interesse e dell’affare.
Abbiamo già un esempio in letteratura: l’Abruzzo e i cittadini abruzzesi inconsapevoli attori di questo “nuovo” che avanza.
In ultimo, stante la gravità della situazione in un settore così nevralgico per il Paese, stordisce l’assordante silenzio di alcuni partiti della sinistra e dell’opposizione.
Roma, 16 dicembre 2009
Il caos rifiuti a Messina rischia di fare due prime vittime: i cittadini e il servizio pubblico. È evidente l’intento di impoverire Messinambiente, la società pubblica che si occupa del servizio di igiene ambientale nella città dello stretto, per renderla inefficiente al punto da legittimare la privatizzazione. Quali sane aziende private troveranno il coraggio di investire in una società che è arrivata al collasso a causa dei mancati versamenti della sua Ato (Ambito Territoriale Ottimale) di riferimento, l’Ato3, debitrice per 30 milioni di euro nei confronti di Messinambiente, è un mistero che solo il Sindaco Buzzanca può svelarci.
Inoltre, a sollevare più di un sospetto, c’è il fatto che si persegua la strada della privatizzazione nonostante la disponibilità dell’Assessorato Regionale all’energia e ai servizi pubblici, formalizzata con una circolare, a coprire gli ammanchi delle Ato attraverso un mutuo 15ennale contratto dai Comuni.
A Messina si iniziano a comprendere le ragioni di tanta apprensione nei confronti del referendum del 12 e 13 giugno contro la privatizzazione
dei servizi pubblici locali. Il cosiddetto decreto Ronchi infatti, obbligando le amministrazioni a privatizzare le società che gestiscono i servizi pubblici locali, non farebbe altro che mettere a sistema esperienze come quella messinese che, francamente, vorremmo relegare a brutte vicende legate a potentati locali, ma che soprattutto vorremmo risolvere per tutelare la qualità dei servizi pubblici, del lavoro di chi li fornisce e, va da sé, per difendere i cittadini e loro salute.
Roma, 10 Maggio 2011
L’Ice non ha bisogno di proposte estemporanee. Mentre l’istituto viene lentamente strangolato dal Governo, che toglie le risorse per il funzionamento operativo e la promozione delle imprese, la Confindustria chiede la privatizzazione, ma non si capisce su quali basi o con quali prospettive.
Un classico: prima si impedisce alla struttura pubblica di funzionare e poi salta fuori, quasi naturalmente, la proposta disinteressata di privatizzazione. Se la Presidente di Confindustria si mostra favorevole alla privatizzazione e alla gestione dell’istituto per il commercio con l’estero, vuol dire che questo tanto bistrattato Ice non è un carrozzone da buttare via, uno dei cosiddetti enti inutili.
Per uscire da sterili polemiche, bisognerebbe discutere seriamente del sostegno alle nostre imprese e degli strumenti che l’apparato pubblico può offrire, sopratutto a quelle piccole e medie, in tema di competitività sui mercati esteri.
Da anni manca una visione strategica e tutto si riduce a tagli ragionieristici che per un certo periodo hanno fatto temere anche per gli stipendi dei lavoratori. Ora si naviga a vista e ci si esercita nel giochino delle sedi che andrebbero chiuse, tanto all’estero quanto in Italia.
Mentre la crisi sfianca il nostro sistema produttivo, ci sarebbe bisogno di una strategia, e questa strategia non può prescindere dall’internazionalizzazione, e quindi dall’Ice, uno strumento pubblico con tradizione, esperienza e capacità professionali universalmente riconosciute.
Roma, 11 Maggio 2011