13.11.2015 – Basilicata – Potenza – Dichiarazione unitaria dello stato di agitazione.
13.11.2015 – Napoli – Dichiarazione unitaria dello stato di agitazione.
Il 27 ottobre scorso ha avuto luogo la XXXVI Riunione del Gruppo e del Collegio Mediterraneo EPSU-PSI presso la Rappresentanza della Commissione Europea a Madrid.
La giornata si è articolata in due parti:
Nella prima parte c’è stato il saluto di Ignacio Fernandez Toxo e Candido Mendez, rispettivamente segretari generali di CCOO e UGT, quindi l’introduzione di Jan Willem Goudriaan, Segretario generale EPSU, che ha elencato le priorità per l’attività di EPSU nei prossimi mesi, tra le quali: la lotta contro austerità, un maggior coinvolgimento nelle politiche di governance economica, diritto all’acqua pubblica. ecc.
A seguire gli interventi di tutti gli altri sindacati europei. Per la FP CGIL è intervenuta la segretaria generale Rossana Dettori che ha parlato della situazione italiana, dell’attacco ai diritti che ormai non conosce più frontiere, del problema dei rifugiati e dei migranti e delle iniziativa europea dei paesi del mediterraneo.
Quindi sono intervenuti Francisco Braz STAL, Javier Jimenez FSC-CCOO, Antonio Cabrera Sanità FSS-CCOO, Julio Lacuerda FSP-UGT, Jose Abrao SINTAP, Francoise Geng Sanità CGT, Nick Crook UNISON, Glafkos Hadjpetrou PASYDY, Motti Geller UCAPSE-HISTRADUT, Karin Brunzel ST, Vanias Pantelis ADEDY, Ricardo Freitas SINTAP, Yves Letourneaux CFDT Interco, Enzo Bernardo FP CGIL.
Nel pomeriggio la riunione del Collegio Mediterraneo si è aperta con un intervento di David Boys, Vice Segretario generale di PSI.
Alla presidenza si sono alternati rappresentanti dei sindacati spagnoli ospitanti: FSC CCOO, FP UGT, Sanità CCOO tra i quali Fatima Aguado e Carmen Bravo di CCOO e Jesus Gallego di UGT.
Dal dibattito sono emerse alcune proposte:
– Lavorare per una mobilitazione generale dei lavoratori nella pubblica amministrazione, tra i temi possibili la difesa del diritto di sciopero in Europa, con l scopo di arrivare ad una settimana di azione europea, non escluso lo sciopero
– Necessità di rivedere il regolamento di funzionamento del gruppo del Mediterraneo, per cercare di dare un contributo più puntuale e propositivo al lavoro europeo ed internazionale, lavorando per obiettivi comuni e le tante cose che ci uniscono
– Proposta dei colleghi greci di Adedy di creare un sito web dove pubblicare tutte le iniziative di lotta che si tengono nei vari paesi, informazioni che possono essere utili anche per ispirarsi a diversi tipi di protesta e/o per unirsi a quelle proteste.
– Approfondimento sul tema di cosa è un servizio pubblico
– Report al termine di ogni riunione e/o una dichiarazione congiunta per avere chiara la posizione assunta dal gruppo.
– Tema migranti, rifugiati e xenofobia: si propone la condanna pubblica di quei paesi che rifiutano l’accoglienza.
– Dibattito sulla necessità di avere un gruppo di coordinamento più ampio che comprenda almeno un rappresentante per paese, privilegiando la forma del coordinamento condiviso.
Si è inoltre presentato e approvato un nuovo logo (qui sopra)
La XXXVII riunione del Gruppo e Collegio Mediterraneo si terrà nel 2016 in Italia
Roma, 11 novembre 2015
Jan Willem Goudriaan, Segretario generale EPSU
platea
Javier Jimenez , Segretario generale FSC CCOO
Julio Lacuerda, Segretario generale FP UGT
A sinistra Antonio Cabrera, Segretario generale Sanità CCOO
Rossana Dettori, Segretaria generale FP CGIL
09.10.2015 – Schema di regolamento ex art. 3, comma 2, del DLgs 81/2008, in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro in determinate articolazioni centrali e periferiche del Ministero dell’Interno.
Ieri
sera è stata approvata dalla Camera la proposta di legge numero 1138 di
iniziativa popolare avente per oggetto “Misure per favorire l’emersione alla
legalità e la tutela dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla
criminalità organizzata”
Il
testo di entrata recepiva la proposta, non appena avremo il testo
approvato alla Camera sarà nostra cura pubblicarlo sul sito.
Non possiamo ignorare che per la prima volta nella storia della Repubblica una Legge di Iniziativa Popolare raggiunge questo punto di discussione. Ieri la Camera ha dato il via libera alla riforma del Codice Antimafia che ridisegna le misure di prevenzione e le regole sulle confische di beni. In 30 articoli il testo di riforma ridisegna tutta la complessa materia.
Il
lavoro portato avanti con determinazione dalla CGIL insieme alle Categorie ha
certamente contribuito al conseguimento dello scopo. Non è ancora finita, noi
saremo presenti come abbiamo fatto in questi anni con convinzione e arriveremo
fino al traguardo finale.
E’ importante sottolineare come con la nostra azione, le nostre proposte e nostre iniziative, siamo riusciti a entrare in un processo dal quale siamo stati tenuti fuori per lungo tempo. I temi trattati sono nostri e abbiamo con decisione rioccupato il nostro spazio.Nonostante attacchi politici e di forze sociali presenti nel Paese, a partire dalla Confindustria, che hanno tentato di snaturare i contenuti della L. 1138, con anche il tentativo di impedire che questa proposta diventasse il testo base per la discussione parlamentare, i punti cardine della nostra proposta hanno resistito. E stanno per diventare Legge dello Stato.
01 SPAGNA: CONGELATI I SALARI PUBBLICI PER IL 2012
Il governo di centro destra di Mariano Rajoi, ha deciso di congelare i salari pubblici in Spagna per il 2012. I dipendenti pubblici vengono dal taglio del 5% deciso nel 2010 e da un altro congelamento dei salari nel 2011. I sindacati FSP UGT e FSC CCOO stimano in una perdita complessiva del 13% per le lavoratrici ed i lavoratori pubblici spagnoli negli ultimi tre anni. Previsto inoltre il blocco delle assunzioni (salvo per le forze di sicurezza e per i dipendenti dell’agenzia delle entrate).
Anche in Romania deciso il congelamento dei salari per il 2012.
02 GERMANIA: SCIOPERO NEL SETTORE DEI SERVIZI SOCIALI AD AMBURGO
Con il voto favorevole del 98% il sindacato dei servizi pubblici Ver.di ha proclamato lo sciopero nella compagnia Pflegen & Wohnen di Amburgo, specializzata nella assistenza agli anziani. Lo sciopero di tutti i dipendenti fa seguito a 5 scioperi cosidetti “di avvertimento”. I dipendenti della società non sono più coperti da un contratto collettivo dal 3° giugno 2011 e non ricevono un incremento salariale dal 2009.
03 GERMANIA: SI PARTE CON IL RINNOVO DEI CONTRATTI NEGLI ENTI LOCALI
Il 1 marzo 2012 partono in Germania le trattative per i dipendenti degli enti locali (esclusi i Lander), delle municipalizzate e del governo federale. Il 9 febbraio sarà varata la piattaforma per le richieste salariali. Uno degli obiettivi di questa tornata è di recuperare il gap salariale con le aziende di pubblica utilità private, che hanno visto un incremento salariale di almeno il 3%.
Intanto il governo regionale della Renania Settentrionale-Vestfalia, il land più popolato dei sedici stati federati della Germania (quasi 18 milioni di abitanti, con capitale Düsseldorf), guidato dalla governatrice della SPD Hannelore Kraft ha approvato nuove regole per gli appalti che impongono, tra l’altro, il salario minimo orario di 8.62 euro e il rispetto dei contratti nazionali.
04 DANIMARCA: RIDOTTI AUMENTI SALARIALI PER DIPENDENTI STATALI
I dipendenti statali danesi hanno visto aumentare il loro salario dell’1,3% in aprile invece che dell’1,7% come previsto dall’accordo negoziato. Questo perché esiste un meccanismo automatico che allinea gli aumenti salariali pubblici con quelli del settore privato.
Comunicato stampa Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa
Ministeri, al via assemblee contro il taglio alla produttività
Cgil Cisl Uil: “Senza contratto e senza risorse, inaccettabile. Mobilitazione in tutte le amministrazioni fino alla restituzione del Fua”
Roma, 5 novembre 2015
Una mobilitazione di tutti i lavoratori dei
ministeri, amministrazione per amministrazione, per costringere il
Governo a restituire le risorse della produttività sottratte dalla legge
di assestamento di bilancio. Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa scendono sul piede
di guerra e lanciano oggi al Ministero delle politiche agricole e
forestali e all’Avvocatura dello Stato le prime assemblee in programma.
Un percorso che riguarderà tutte le amministrazioni ministeriali,
accompagnato da iniziative e presidi a fine turno, e che culminerà il 28
novembre nella manifestazione nazionale che vedrà in piazza i
lavoratori di tutti i settori dei servizi pubblici per chiedere un
rinnovo di contratto dignitoso.
“Il Governo con il disegno di legge di stabilità 2016 rende
definitivo lo scippo ai danni dei lavoratori ministeriali compiuto con
la legge di assestamento di bilancio 2015 che ha cancellato le risorse
destinate per contratto all’incremento della produttività e al
miglioramento dei servizi. Non solo dunque si nega un giusto rinnovo di
contratto atteso da 6 anni, ma addirittura si taglia il salario ai
dipendenti dei ministeri” attaccano le tre categorie. “E’ inaccettabile
che si sottraggano ai salari in godimento le risorse che servono per
retribuire le turnazioni, la reperibilità, le indennità ed altri
strumenti che garantiscono le aperture straordinarie e il funzionamento
degli uffici pubblici. Con il ddl stabilità 2016 si produce un danno
economico strutturale ai lavoratori dei ministeri pari nel complesso a
circa 80 milioni”.
“Per questo e per un vero rinnovo del contratto siamo pronti a una
grande mobilitazione. A partire dalle assemblee di oggi e da quelle in
programma nei prossimi giorni: domani al Ministero dell’Ambiente, al
Ministero della Salute, al MISE e al MIT; il 9 novembre ai Ministeri
del Lavoro e degli Esteri, l’11 novembre alla Difesa e al MIUR; il 12
novembre al MEF e al MIBACT; il 13 novembre ai Ministeri della
Giustizia (comprese Amministrazione Penitenziaria e Giustizia Minorile) e
all’Interno. Chiediamo al Governo il ripristino immediato, pieno e
totale delle risorse destinate alla produttività. Non ci fermeremo fin
tanto che i lavoratori non avranno indietro i loro soldi e un rinnovo di
contratto vero che garantisca sostegno ai salari e innovazione nei
servizi”.
Si è svolto a Bruxelles il 3-4 novembre 2015 la 51ma riunione del Comitato Esecutivo della Federazione Sindacale Europea dei Servizi Pubblici (EPSU).
La riunione si è aperta con un minuto di silenzio a ricordo dei 95 morti del massacro di Ankara del 10 ottobre 2015, dove molti sindacalisti di KESK e DISK hanno perso la vita
Durante l’esecutivo, ad un anno dalle rivelazioni del cosiddetto LuxLeaks si è svolta una iniziativa a difesa di chi, giornalisti e personale delle agenzie di rating, aveva pubblicato le informazioni sulle pratiche fiscali del Lussemburgo, per cui molti giganti aziendali avevano goduto di regimi fiscali agevolati facendo perdere, mediante l’esercizio di una massiccia elusione fiscale, miliardi di entrate tributarie ai governi nazionali dei singoli paesi in cui le multinazionali prevalentemente operavano. I circa 80 giornalisti del International Consortium of Investigative Journalists e Antoine Deltour. la principale fonte di informazioni, sono ancora a tutt’oggi sotto incriminazione del Lussemburgo.
E’ intervenuto anche il nuovo segretario generale della CES Luca Visentini (eletto all’ultimo Congresso della CES) che ha sottolineato come ci sia bisogno di una politica economica alternativa, di più investimenti pubblici che aumentino la domanda interna nell’Unione Europea, di un aumento salariale accompagnato ad un rafforzamento della contrattazione collettiva; di un rafforzamento dei diritti sociali e sindacali come prerequisito; Visentini ha sottolineato il bisogno di difendere il diritto di sciopero, sotto attacco in tutta Europa.
Il Comitato Esecutivo dell’EPSU dedicherà una parte della riunione di Aprile 2016 al tema della difesa del diritto di sciopero nei servizi pubblici, come aveva richiesto la riunione di Madrid del Gruppo Mediterraneo.
E’ intervenuta anche l’europarlamentare irlandese Lynn Boylan, relatrice alla Commissione ambiente della relazione sulla ICE “Water2Right”. Il Parlamento Europeo aveva approvato la Risoluzione sul seguito all’iniziativa dei cittadini europei “L’acqua è un diritto” (2015/0294) lo scorso 8 settembre.
Il Comitato
Esecutivo ha discusso:
– I preparativi per
il prossimo Congresso di PSI (31 ottobre-3 novembre 2017) e le priorità come il commercio, le
politiche fiscali, la migrazione ed i diritti sindacali.
– Organizzazione
e reclutamento. Aumentare il numero degli iscritti ai sindacati
ed aumentare la presenza sindacale nei luoghi di lavoro. L’EPSU coordinerà un progetto mirato per i lavoratori dei servizi sociali e
sanitari in Europa centrale e orientale.
– L’Unione
economica eurasiatica, è un’unione tra Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan Russia e Armenia. L’EPSU continuerà a monitorare gli sviluppi e
il loro impatto sui lavoratori nei paesi interessati.
– Il Comitato
Esecutivo è stato informato a) sui recenti negoziati con i datori
di lavoro europei nelle amministrazioni nazionali ed ha approvato
il progetto di accordo sull’informazione e la consultazione;
b) per gli enti locali sull’impatto della digitalizzazione sui
lavoratori dei servizi pubblici; c) per la sanità sulla mobilità
trasnsfrontaliera dei pazienti e di come la
Commissione abusi di questo questo per creare un mercato nella
sanità; e d) sui preparativi per il vertice di Parigi sul
cambiamento climatico, dove
sarà PSI a
coordinare i
sindacati dei
servizi pubblici.
– Altri
aggiornamenti sono stati dati sul lavoro di EPSU sugli
accordi commerciali; sul ruolo EPSU nel passato Congresso CES e
il suo follow-up; sulla contrattazione collettiva. Il Comitato
Esecutivo EPSU ha espresso il suo sostegno per lo sciopero
generale dei lavoratori greci il 12 novembre; la situazione dei
rifugiati, le posizioni di EPSU e PSI e le istituzioni europee. I
componenti dell’Esecutivo sono stati informati sulle proposte della
Commissione europea per una maggiore integrazione economica e
monetaria che includono i consigli di competitività nazionale. EPSU cercherà contributi sul Analisi annuale della crescita.
– Sul tema dei rifugiati è stato deciso di usare la data della Giornata Internazionale del Migrante del 18 dicembre per attirare ulteriore attenzione, in particolare al tema del personale adibito all’accoglienza e alla cura dei migranti.
– I sindacati svedesi hanno presentato la proposta del loro governo di tagliare drasticamente i fondi per lo sviluppo e la cooperazione per finanziare l’accoglienza ai migranti. Si tratta di una decisione che, se applicata, ridurrebbe drasticamente gli aiuti che oggi il governo e il sindacato svedese portano nei paesi che hanno bisogni.
– Il bilancio per il
2016 è stato approvato.
– Sono stati
accettati come nuovi affiliati Il sindacato dell’energia greco (GENOP /DEH-KHE), il
sindacato dei servizi delle pubbliche utilità del Kirghizistan (IPUBWU) e la
Prison Officers Association (POA) per il Regno Unito.
– E’ stato presentato il nuovo logo dell’EPSU.
Il prossimo Comitato Esecutivo si terrà a Bruxelles il 19 e 20 aprile 2016.
(11 novembre 2015)
Immigrazione un impegno unitario dei sindacati europei
per un cambio delle politiche, dai respingimenti all’accoglienza
Le proposte della Fp Cgil
Il drammatico esodo di migliaia di persone in fuga da guerre e fame, non è il frutto di circostanze eccezionali o di cause improvvise e imprevedibili. Il persistere di grandi differenze economiche e sociali tra Paesi ricchi e Paesi poveri, la sempre più grande sperequazione nell’accesso a fonti di energia e all’acqua, il tutto associato all’intensificarsi di conflitti in sempre più vaste aree del Nord e centro Africa e del Medio Oriente hanno accentuato il carattere “strutturale” dei fenomeni migratori verso l’Europa, fenomeni che nessuna barriera e nessunachiusura delle frontiere sarà in grado di contrastare. Non si può più – quindi – considerare e affrontare il tema dell’immigrazione come questione emergenziale, è necessario costruire una politica europea dell’asilo e dell’accoglienza che dovrà dispiegarsi e produrre scelte conseguenti per i prossimi anni, forse per i prossimi decenni; ma soprattutto occorre che le istituzioni sovranazionali e i governi riconoscano che il permanere di squilibri economici tra condizioni di povertà esistenti in diverse zone del mondo e i cosiddetti Paesi ricchista rendendo duratura la ricerca di nuove e, per quanto possibile, migliori condizioni di vita da parte di una umanità disperata.
Si sta affermando in Europa un concetto, un modo di pensare che suddivide gli immigrati in migranti economici e profughi come se ci fosse una graduatoria della sofferenza, come se l’una condizione non fosse figlia dell’altra, come se le guerre, anche quelle etniche e religiose, non fossero determinate da cause economiche o come se queste non sussisterebbero una volta terminato un conflitto.
Tutte le Organizzazioni Sindacali associate nella EPSU e nella CES debbono misurarsi unitariamente, senza esclusioni né riserve, con questa mistificante rappresentazione del fenomeno e, senza ripetere le attuali gravi divisioni politiche fra i Paesi europei (vedi Ungheria, Germania, Gran Bretagna, Austria, Paesi scandinavi, ecc.) dovranno essere in grado di costruire una piattaforma condivisa che definisca il profilo dei servizi per l’immigrazione e l’accoglienza. Alle altre OO.SS. Europee, a tutte le Organizzazioni sindacali vorremmo, a questofine proporre il lancio di una Carta Europea dei Servizi per l’immigrazione e l’accoglienza che preveda, accanto alla riaffermazione di valori democratici e di civiltà, “costitutivi” dell’Unione Europea, l’indicazione di una serie di standard minimi di qualità dei servizi in grado sia di garantire il diritto d’asilo, sia di accogliere, supportare e integrare gli immigrati “economici”. Collegati a questi standard andranno definiti i contorni di un lavoro di qualità, pubblico e privato, e le condizioni organizzative e materiali dei servizi, che ciascun Paese europeo, chetutti i Paesi europei, dovranno garantire.
Occorre da subito dare risposte politiche, culturali e organizzative:-in primo luogo assumendo iniziative forti nei confronti delle istituzioni e dei governi europei per avviare la costruzione di corridoi umanitari che pongano fine alla tratta degli essere umani e consentano una migrazione in sicurezza;-poi, riconsiderando i diversi trattati in materia di immigrazione e giungendo alla definizione di procedure che configurino la possibilità di un permesso di asilo europeo che consenta la libera circolazione all’interno dell’area Schengen. Accanto alle iniziative politiche va riorganizzato il sistema dei servizi modificando l’approccio che fino ad oggi ha caratterizzato le scelte dei diversi governi europei, compreso il nostro. Bisogna passare da un’idea fallimentare di contenimento del fenomeno come azione di contrasto all’emergenza che ha prodotto l’aberrante condizione dei mega centri di accoglienza inumani, dei tempi di attesa lunghissimi, dei respingimenti manu militari e dei rimpatri a un concetto di accoglienza diffusa sul territorio e favorita da progetti di inserimento sociale diretti a modificare culturalmente, anche attraverso la contrattazione sociale e territoriale, l’accoglienza nei territori da parte dei cittadini, avviando processi di integrazione, a partire dal sistema scolastico.
Come FP CGIL abbiamo un doppio ruolo in questo quadro: In quanto cittadini democratici, riteniamo vitale la rappresentanza di diverse istanze sociali, etniche e culturali e, quindi, riteniamo necessario che le politiche in tema di immigrazione siano quanto più inclusive. Siamo impegnati nel contrastare le tensioni diffuse nei territori e alimentate da un “sentimento” di chiusura verso l’altro su cui le destre fanno affidamento e che rischia di minare alle fondamenta la democrazia e la convivenza civile nel nostro Paese e in Europa. La nostra idea di Europa è quella che, in contrasto alle iniziative di chiusura e repressione assunte da alcuni governi (come quello ungherese e danese), si è espressa in un grande movimento spontaneo di solidarietà da parte dei cittadini che hanno reagito all’intransigenza dei propri governi sollecitando il superamento delle politiche restrittive.
– Siamo interessati da questo fenomeno anche come donne e uomini impegnati nei servizi investiti dal fenomeno migratorio, dall’accoglienza, alla concessione dello status di rifugiato, al rilascio dei permessi di soggiorno. Riteniamo che per dare risposte di civiltà sia necessario che l’accoglienza e la gestione delle richieste di asilo abbiano un attenzione specifica da parte del governo e vengano rafforzati i servizi all’immigrazione in modo da riconsegnare valore umano alle tante persone che chiedono solo di vivere una vita degna. Poiché conosciamo, come rappresentanti di questi lavoratori pubblici e privati, la realtà del fenomeno, ci permettiamo come Organizzazione sindacale di fare proposte concrete per rendere più efficace ed efficiente tutto il sistema dei servizi all’immigrazione. Rileviamo come il problema più drammatico al momento sia l’accoglienza e la gestione dei richiedenti asilo. I cittadini immigrati sono ospitati in strutture di emergenza come i Centri di Accoglienza Straordinaria o nei Centri di Accoglienza Richiedenti Asilo, in condizioni igieniche e organizzative inaccettabili, oltre i limiti della capienza, gestiti da organismi sui quali, di certo, occorre fare una più attenta azione di controllo, ad iniziare dagli affidamenti di appalti, resi inefficaci dal costante ricorso a gare al massimo ribasso che, accompagnati al mancato rispetto dei contratti di lavoro degli operatori, stanno determinando il rapido e progressivo degrado dei servizi resi. Inoltre le gare di appalto vengono gestite nei territori dalle Prefetture con procedure di urgenza che non sempre riescono a garantire impermeabilità all’infiltrazione di fenomeni di criminalità organizzata e corruzione; cambiare passo e rafforzare i sistemi di controllo, quindi, per garantire dignità agli ospiti e per impedire le speculazioni del malaffare.
Il Ministero dell’interno, competente in materia di immigrazione, si è attrezzato, per affrontare la questione dei richiedenti asilo, con l’istituzione di Commissioni territoriali e sezioni di queste nei territori ma il risultato non è stato sufficiente nonostante l’impegno dei lavoratori. L’alto numero di richiedenti, le dotazioni organiche delle Commissioni non definite e comunque insufficienti, determinano tempi di attesa lunghissimi e, conseguentemente, costi elevati per la gestione dei centri di accoglienza. Nell’immediato vanno definite procedure rapidissime per la concessione del diritto di asilo, e qualora – identificati con certezza i richiedenti – le amministrazioni responsabili tardino nell’emissione dell’atto, anche ricorrendo ad una sorta di “silenzio-assenso” e al commissariamento ad acta con procedura d’urgenza. Sosteniamo questa richiesta consapevoli che sul territorio i servizi dispongano già adesso di personale in grado di rispondere con tempestività ed efficacia, a condizione che vi sia una assunzione di responsabilità e di conseguente impegno di amministratori e dirigenti a procedere – “qui e subito” al superamento di “pigrizie” burocratiche e comportamenti insipienti. Va ridefinito l’intero sistema immigrazione impiegando risorse in iniziative di più ampio respiro che investano ogni segmento della questione dagli ingressi alle politiche abitative, dall’istruzione alla salute con la costruzione di una politica dell’integrazione che elimini le tensioni sociali.
In questo senso riteniamo utile che:
· sia affermato il carattere pubblico dei soggetti e delle istituzioni che debbono intervenire nella definizione dei servizi e nelle decisioni strategiche che riguardano sia i servizi che le politiche per i migranti e i richiedenti asilo. Tale identità è garanzia di equità e legalità e, in moltissimi casi, di efficaciadelle azioni;
· i C.A.R.A. vengano dismessi per costruire piccoli centri di accoglienza diffusi sul territorio per il primo intervento. Non abbiamo bisogno di grandi complessi come quello di Mineo destinati a diventare, per le cattive volontà della politica e per l’intervento anche di interessi malavitosi, veri e propri campi di concentramento. Dovranno realizzarsi centri di piccola dimensione e diffusi sul territorio nazionale, centri “aperti” e trasparenti, in cui informazione e operatori sociali e culturali siano ammessi a verificarne qualità, dignità e appropriatezza; · i bandi di gara per gli appalti escludano il massimo ribasso e contengano la clausola sociale di salvaguardia dei posti di lavoro e, nei cambi di appalto, prevedano esplicitamente il mantenimento del CCNL e la continuità nella regolamentazione del rapporto di lavoro in essere;
· si confermi e rilanci il ruolo della Croce Rossa Italiana, così come definito dalla normativa vigente e si promuova la progettazione e il lavoro della cooperazione e del privato sociale, nonché del vero volontariato, per garantire i necessari livelli di assistenza;
· si proceda al rafforzamento degli uffici degli UTG-Prefetture dedicati al controllo e verifica delle procedure di appalto dei servizi di gestione dei centri di accoglienza;
· si definiscano delle piante organiche delle commissioni territoriali per la protezione internazionale;
· ripartano le procedure di stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato impiegati presso gli sportelli unici per l’immigrazione;
· si apra immediatamente un tavolo paritetico per l’elaborazione di un piano straordinario di assunzioni finalizzato al completamento delle dotazioni organiche degli uffici interessati al fenomeno immigrazione;
· si ridefiniscano le competenze e le responsabilità delle diverse Amministrazioni interessate dal fenomeno immigrazione, individuando le specifiche funzioni e promuovendo forma di coordinamento effettivo;
· si rilancino politiche per le abitazioni, per l’istruzione e per la salute che si pongano anche l’obbiettivo dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti.
· si produca innovazione anche nella formazione e utilizzo di specifiche capacità professionali e la previsione di nuovi “lavori” integrati nei servizi che debbono gestire anche diritti e trattare bisogni dei migranti; pensiamo ad esempio all’attivazione, diffusa in tutti i servizi di prossimità – a partire da quelli sanitari e dell’istruzione – dei mediatori culturali.
· si apra alla contrattazione territoriale e sociale per definire e concertare i contenuti e l’agenda degli interventi, in tutti i territori interessati, da parte delle Amministrazioni (centrali e territoriali).
· si producano scelte concrete, passando per la concertazione di misure precise e la sigla di specifici protocolli territoriali con le rappresentanze sindacali confederali e delle categorie interessate (a partire da Pubblico Impiego e Agricoli/Alimentaristi) per rendere effettivo l’impegno alla lotta al caporalato che, proprio sullo sfruttamento dei migranti, fonda in molte zone del Paese la propria ignobile attività. Ribadiamo su questo punto la centralità dei servizi pubblici per l’impiego e il collocamento, unici soggetti che garantiscano al tempo efficacia e legalità. Facciamo richiamo in questo senso al manifesto congiunto FP-FLAI “Sgombriamo il campo”.
Anche per queste considerazioni non possono essere accettabili politiche come quelle che si traducono nella cosiddetta “riforma” Madia e nel decreto di riorganizzazione del Ministero dell’Interno. Invece di realizzare reti diffuse nei territori e integrate di servizi a disposizione del welfare e dell’accoglienza, si prosegue (e in modo schizofrenico) a politiche di taglio e di ritirata dello Stato; politiche che lasciano cittadini e territori più soli e più poveri. Per questa via si alimentano, invece che combattere, fenomeni di arretramento culturale e di recrudescenza di xenofobia e razzismo. Il governo nazionale e le Amministrazioni territoriali abbiano il coraggio di affrontare con scelte e investimenti importanti quello che, ripetiamo, non può più essere considerato uno stato di emergenza bensì una condizione “normale” e strutturale per il nostro Paese e per tutta Europa.
Ancora più forti sono quindi le ragioni del nostro contrasto a tali politiche e più urgente la necessità di costruire una posizione e una mobilitazione diffusa del sindacato e delle rappresentanze delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e privati nel nostro Paese e in Europa.
Il modello può essere quello dell’iniziativa “a piedi scalzi”, di grande seguito perché di valore politico e ideale alto. E’ il momento per tutti i sindacati di porsi alla testa di questi movimenti in tutto il Continente, anche del Nord e all’Est dell’Europa, dove sono più forti le tensioni e i rischi di un grave arretramento politico e di spinte razziste e fasciste, dimenticando la drammatica lezione che la storia del Novecento ci ha purtroppo consegnato.
La Segreteria della Funzione Pubblica CGIL