Campania: Comunicato stampa legge sul turismo

 Comunicato stampa di Antonio Santomassimo Segretario Regionale e Antonio Crispi Segretario Generale Fp Cgil Campania

 

Apprendiamo dai giornali che il Consiglio Regionale della Campania ha approvato una legge sul turismo senza nessun confronto preventivo con il Sindacato sulle ricadute della cancellazione degli Enti provinciali per il turismo e le Aziende autonome di cura e soggiorno a favore di un’unica Agenzia regionale.
 
Infatti, così come è consuetudine da parte della Giunta Regionale della Campania non viene data informazione né previsti confronti con il Sindacato su modifiche strutturali dei servizi per il turismo  e della organizzazione del lavoro conseguente che inevitabilmente genera ricadute sui lavoratori dipendenti degli ETP e APT.
 
Nella impossibilità di ragionare su un testo ufficiale della legge appena approvata,  veniamo a conoscenza che  entro 180 giorni dalla approvazione del progetto di legge, che sopprime enti e aziende,  il personale dovrebbe essere trasferito alla Regione ma continuerà a prestare servizio presso le attuali sedi fino alla conclusione della fase di start up della legge. 
 
Siamo stanchi di questa metodo autoritario ed arbitrario con il quale la Giunta Caldoro e l’assessore Sommese mettono in atto sistematicamente iniziative di modifica e cambiamento dei servizi regionali senza alcun rispetto del ruolo e della funzione delle rappresentanze dei lavoratori interessati a garantite questi servizi.
 
Basta con gli accentramenti di funzioni finalizzati a fare cassa in danno dei servizi da garantire ai cittadini ed al sistema delle imprese e che tagliano fuori i territori ( province e comuni)  di questa regione dal contribuire ad un equilibrato sviluppo del turismo.
 
Questa legge tanto attesa ha una sola certezza non farà decollare il turismo in Campania e siamo preoccupati che potrebbe penalizzare i lavoratori e le loro professionalità.
 
Rivendichiamo a tutte le forze politiche del Consiglio Regionale e, per l’ennesima volta, alla stessa Giunta Regionale di cambiare questo metodo di governo e convocare un tavolo di confronto con il Sindacato sulla nuova organizzazione dei servizi per il turismo che possa garantire la valorizzazione dei dipendenti che hanno assicurato nei territori le funzioni degli Ept e Apt contribuendo a sostenere lo sviluppo regionale. 
 
Napoli, 31 luglio 2014


 

 

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Comunicato
 

 Tavolo tecnico attività ispettiva
 

In data 31 luglio  2014 è proseguito il tavolo tecnico sulle problematiche del personale ispettivo, alla presenza del Segretario Generale Dott. Pennesi e del Direttore Generale Dott.ssa Ferrari, e si è discusso dell’ultimo documento trasmesso dall’Amministrazione nella serata di ieri, che alleghiamo.
 
FP CGIL, CISL FP e UIL PA hanno illustrato al tavolo le proposte e le integrazioni contenute nel documento che è stato inviato all’Amministrazione (che alleghiamo), sottolineando quale presupposto imprescindibile per la determinazione di una nuova strutturazione dell’orario di lavoro la quantificazione certa delle risorse disponibili da impiegare, per giungere successivamente in sede di confronto ad un accordo quadro che definisca standard e caratteristiche generali, rimandando alla contrattazione territoriale la programmazione unitamente alle modalità applicative in base alle specificità degli uffici. 
 
Nel rimarcare i punti caratterizzanti la proposta unitaria (diversa articolazione dell’orario, diversa distribuzione degli incentivi, inserimento delle indennità festive, limiti individuali, conferma del buono pasto…) si è entrati nel merito  di importanti tematiche quali formazione, indennità per l’utilizzo del mezzo proprio, incremento del rimborso chilometrico, assicurazione a carico dell’Amministrazione al fine di utilizzare pienamente le risorse disponibili. 
 
Si è affrontata la problematica inerente il “Trattamento di trasferta  – Anticipo spese di trasferta” , così come richiesto da queste Organizzazioni Sindacali, e abbiamo ribadito che il dettato contrattuale è chiaro: “Il dipendente inviato in trasferta ai sensi del presente articolo ha diritto ad una anticipazione non inferiore al 75% del trattamento complessivo presumibilmente spettante per la trasferta“.
 
Inoltre, abbiamo sollecitato per l’ennesima volta l’Amministrazione ad attivarsi per far stipulare convenzioni a livello territoriale, là dove non sono già vigenti, per la libera circolazione sui mezzi pubblici locali, parcheggio gratuito, libero transito in ZTL durante lo svolgimento dell’attività di vigilanza. L’Amministrazione si è impegnata a scrivere al più presto una nota sia a tutti gli uffici territoriali e sia alle associazioni di rappresentanza delle autonomie locali.
 
Per concretizzare quanto definito in sede tecnica, si è proposto di aggiornare il tavolo per discutere su una nuova bozza di documento, che presenterà l’Amministrazione anche alla luce delle proposte avanzate unitariamente. 
 
Restiamo in attesa di verificare quali saranno le risposte concrete per i lavoratori.
 
A margine dell’incontro il Segretario Generale ha informato le OO.SS. che il DPCM di riorganizzazione verrà presumibilmente pubblicato in Gazzetta intorno al 25 agosto p.v., che quindi entrerà in vigore dopo 15 giorni la pubblicazione. 
 
Infine, considerando le aumentate richieste di cassa integrazione e la dilatazione dei tempi di istruttoria verrà disposto un interpello per porre in distacco presso la Direzione Generale delle Politiche Attive per personale di III Area con comprovata e certificata esperienza su tematiche relative alla cassa integrazione. 
 
Vi terremo informati degli sviluppi.
Roma, 1 agosto  2014
 
 

            FP CGIL                          CISL FP                     UIL PA
Salvatore Chiaramonte        Paolo Bonomo             Sandro Colombi
                                                                                                                                 

 
 
 

Pompei: da Cgil mai scioperi irresponsabili, Franceschini utilizzi il metodo "Colosseo". Le regole ci sono, per garantire servizi servono buone relazioni sindacali

 
Comunicato stampa Fp-Cgil Nazionale

 
Roma, 24 giugno 2014
 
“Al Ministro Franceschini, che ieri paventava la modifica della legge 146 sullo sciopero nei servizi pubblici, rispondiamo che le regole ci sono già e che nel settore archeologico-museale il problema è evidentemente un altro. Mancano personale e risorse, e nessuna legge sugli scioperi modificherà questa pesante carenza. Non sarà estendendo le limitazioni che renderemo il settore efficiente. Di questo passo potremmo definire qualunque servizio come “essenziale” e di fatto portare il diritto di sciopero all’estinzione. Al Ministro Dario Franceschini vorremmo ricordare che, quando la politica crea le condizioni, la Cgil e il sindacato in generale riescono a garantire i servizi anche con sacrificio da parte dei lavoratori. Il caso dell’apertura del Colosseo in occasione della “Notte dei musei” dovrebbe avergli insegnato che sono le buone relazioni sindacali a produrre risultati”. Così Rossana Dettori, Segretaria Generale dell’Fp-Cgil Nazionale, interviene in merito alle dichiarazione del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini.

“La nostra organizzazione non ha mai utilizzato certi metodi e punta sempre a non punire i cittadini per ottenere risultati sindacali. Il Ministro Franceschini lo sa. Come sa che il Ministero che guida è stato privato dei mezzi necessari per portare avanti la propria missione. Se, come siamo certi, il suo obbiettivo è il rilancio del Paese attraverso la valorizzazione del nostro patrimonio e, va da sé, del personale che lo gestisce, sappia il Ministro che in noi troverà sempre un alleato. Ma perché questo avvenga – conclude Dettori – bisogna smetterla di ricercare i titoli sui quotidiani, magari ammiccando a una certa vulgata antisindacale, e rimboccarsi le maniche. Tutti assieme”.
 

Giustizia, Cgil Cisl Uil al ministro Orlando: "Le buone intenzioni non bastano, aprire subito confronto. La riforma si fa con i lavoratori"

 
Comunicato Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Pa

 
Roma, 1° luglio 2014

Una convocazione urgente per aprire il confronto sulla riforma della Giustizia. E’ quanto chiedono le federazioni di categoria di Cgil Cisl e Uil, all’indomani dell’approvazione in consiglio dei ministri delle linee guida di riforma, al ministro Andrea Orlando che, al di là degli annunci, in questi mesi non ha dato risposta alle sollecitazioni e alle proposte di sindacati e lavoratori.

“Apprezziamo che durante la presentazione delle linee guida il ministro abbia garantito che al personale amministrativo verrà riconosciuta la professionalità acquisita attraverso un percorso di riqualificazione. Ma non basta. Per una vera riforma serve un confronto vero, non buone intenzioni. Non è con la semplificazione estrema e con i sondaggi che si può ridisegnare il nostro sistema giustizia. A Orlando chiediamo un confronto immediato sulle nostre proposte per la modernizzazione degli uffici giudiziari, la digitalizzazione delle pratiche, la velocizzazione dei processi e la valorizzazione del personale”, rimarcano Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa.

“Serve un piano di assunzioni di giovani, quello che manca nella riforma della Pubblica amministrazione, per far fronte alle gravissime carenze di organico. Così come servono nuove funzioni e responsabilità per il personale, in modo da snellire l’amministrazione della giustizia. E non va dimenticata la difficile situazione dei lavoratori cassintegrati e in mobilità che da 4 anni svolgono il tirocinio negli uffici giudiziari e che possono essere determinanti per lo smaltimento dell’arretrato civile. Punti sui quali siamo pronti a dare il nostro contributo se – concludono i sindacati – dal Governo avremo la disponibilità al confronto che è mancato in occasione della pasticciata riforma della geografia giudiziaria”.

Presentata oggi la proposta unitaria di riforma delle AA.LL. – 5 proposte concrete per il rilancio delle comunità locali

“Lo scopo di questo documento è indicare un percorso vero di riforma delle amministrazioni territoriali e di riorganizzazione degli enti, che sia parte integrante di una sfida più ampia: ricostruire il raccordo tra modello amministrativo e tessuto produttivo, per restituire legittimità e prospettiva al lavoro pubblico come “produttore di valore” e alla P.A. come volano di crescita per cittadini, famiglie e imprese.

Proponiamo 5 azioni concrete, con l’intento di lanciare una sfida al Governo nazionale e a quelli locali: attivare subito la partecipazione dei lavoratori attraverso il confronto sulle funzioni da trasferire, sui nuovi assetti amministrativi e sugli strumenti contrattuali. Per affrontare e superare i limiti, le incoerenze e le rigidità dell’attuale modello di governance degli enti locali con una vera innovazione organizzativa, e costruire una rete di welfare capace di rispondere alle emergenze sociali, favorire la coesione e la crescita delle comunità, sostenere e valorizzare le potenzialità produttive dei territori”
 
Roma, 23 giugno 2014
 

 

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IL DPCM RINVIATO: QUALI MODIFICHE?
 

    

Roma, 1 agosto 2013
 
  

Contrariamente a quanto annunciato da qualche giornale ieri il Consiglio dei Ministri non ha discusso la proposta di DPCM di riorganizzazione del Ministro Franceschini. Questo presuppone un rinvio della partita ed in qualche modo conferma le voci sui media che parlavano di uno stop alla riforma per un “approfondimento” su alcuni temi di particolare rilevanza, temi sui quali si moltiplicano le prese di posizione in difesa di un sistema efficiente di tutela del nostro patrimonio culturale.
Abbiamo già espresso, anche unitariamente, un articolato giudizio sulla riforma ed in particolare non ci convince questa idea di separazione artificiale tra i cicli di tutela e quelli di valorizzazione. Ci auguriamo che questa pausa serva invece a riflettere attentamente su scelte organizzative che possono produrre effetti deleteri su cicli produttivi già allo stremo per i noti problemi di carenze strutturali. Dal nostro punto di vista l’impianto proposto è suscettibile di molti cambiamenti e noi al riguardo, se ci sarà tempo e modo, avanzeremo alcune proposte, in relazione alla riorganizzazione dell’apparato periferico, che sommariamente indichiamo di seguito e sulle quali apriremo una discussione approfondita con i nostri interlocutori, ricomprendendo tra gli stessi anche il mondo politico-intellettuale che si sta muovendo con appelli e petizioni di denuncia:
–   Segretariati Regionali: noi restiamo convinti che sia utile il mantenimento di un punto regionale di coordinamento, indirizzo e controllo. In particolare ci convince la rimodulazione dei compiti del Segretariato Generale e non comprendiamo per quale motivo tale modello non si sia replicato a livello regionale. Ovvero sottrazione di compiti di gestione diretta, in primis l’identificazione di una unica stazione appaltante sul territorio, articolazione di competenze di coordinamento sulle politiche dei servizi sul territorio, con riferimento alle materie concorrenti con le Regioni, attribuzione di compiti ispettivi e di controllo sulla capacità e qualità della spesa, in stretta connessione con il Segretariato Generale;
–   Poli Museali Regionali: L’istituzione dei Poli regionali Museali rischia semplicemente di appesantire e complicare pesantemente i passaggi burocratici creando una sovrastruttura organizzativa inutile e ridondante rispetto all’organizzazione attuale (ad esempio ci domandiamo che senso hanno i Poli Museali territoriali in questo schema). Anche in questo caso non si comprende il perché questa funzione di coordinamento delle politiche di valorizzazione sul territorio non sia stata ricompresa all’interno dei Segretariati Regionali, anche prevedendo una specifica strutturazione organizzativa. E, in riferimento ad alcune dichiarazioni del Ministro Franceschini circa l’opportunità che questa separazione tra tutela e valorizzazione dà in termini di superamento di contrapposizioni meramente ideologiche, ci permettiamo di sottolineare che la scelta dei Poli Museali Regionali va esattamente nel senso di una scelta di contrapposizione ideologica;
–   Autonomie: secondo noi andrebbe in primis verificata la funzionalità dell’attuale sistema delle autonomie, assolutamente mortificato da un modello organizzativo zoppo e di nessuna utilità ai fini di una reale autodeterminazione organizzativa. Per quello che riguarda l’istituzione dei musei autonomi, noi riteniamo assolutamente più semplice prevedere per alcuni di questi la funzione dirigenziale incardinata nell’assetto della Soprintendenza di cui sinora hanno fatto parte. Ci riferiamo ad esempio al Museo Nazionale Romano, che potrebbe rimanere benissimo una articolazione dirigenziale della SBAAR, attribuendo al dirigente del Museo competenze specifiche in tema di politiche di valorizzazione. Invece può essere positiva la scelta organizzativa fatta in altri siti, ad esempio Caserta, ma in questi casi la previsione dell’autonomia deve essere accompagnata da progetti riorganizzativi specifici che ne consentano la fattibilità concreta (come peraltro sembra avvenire per Caserta con la previsione della riorganizzazione logistica del complesso della Reggia);
–  Soprintendenze: noi pensiamo si debba rivedere la scelta strategica di accorpamento tra le artistico-storiche e le architettoniche sulla base di un principio funzionale,  ovvero legando la scelta organizzativa di accorpare o meno alle specificità del territorio su cui incidono, ove esistenti, le Soprintendenze divise. Riteniamo altresì che tutte le dirigenze periferiche debbano diventare centri di costo. Questo perché è del tutto fuori schema, dal punto di vista della responsabilità dirigenziale, questa sottrazione di poteri in materia di spesa. Ed anche perché, attribuendo al Segretariato Regionale compiti specifici di controllo sulla spesa, si ripristinerebbe il sano principio della differenza di ruolo tra chi fa gestione e chi fa controllo e si determinerebbero criteri congrui di valutazione dell’operato dirigenziale. Per quanto riguarda i processi di revisione delle determinazioni dirigenziali sui procedimenti di tutela noi condividiamo le forti preoccupazioni degli addetti ai lavori circa gli effetti di sterilizzazione che tale procedura può produrre su funzioni delicatissime. Questo in riferimento agli intrecci di interessi, spesso poco chiari, che vogliono determinare un depotenziamento delle attività di tutela, in particolare nel settore dei vincoli e della tutela del paesaggio. Noi pensiamo invece che andrebbero sburocratizzate le procedure, dando certezza ai tempi di risposta ai cittadini ed agli enti pubblici interessati. E che questo riguarda piuttosto una revisione organizzativa tramite un progetto di semplificazione normativa e di implementazione di risorse tecnologiche e umane, non certo un progetto di mero ed interessato contrasto del presunto strapotere dei Soprintendenti;
–   Archivi e Biblioteche: in questo caso siamo all’anno zero o sottozero. Questi settori hanno bisogno di piani di riorganizzazione urgente  sia per quel che riguarda i cicli di ricerca e di tutela che per la rimodulazione dell’offerte dei servizi ai cittadini. Dalla riforma proviene invece un forte ridimensionamento che addirittura elimina di fatto, insieme all’ICAR, anche le Soprintendenze Archivistiche e che riduce al lumicino le dirigenze previste per le Biblioteche. Si accentuano così i fattori di declino di servizi essenziali, già destrutturati da carenze logistiche, di risorse umane, dai tagli ai processi di implementazione tecnologica come ad esempio la digitalizzazione e la creazione di banche dati uniformi ed accessibili. Quindi andrebbe avviato un confronto specifico su veri e propri piani di riorganizzazione.
–     Legge delega sulla riforma PA: agli addetti ai lavori che stanno producendo discussioni ed appelli appassionati consigliamo di verificare i principi di riordino generali dell’apparato periferico statale contenuti nella legge delega appena presentata dal Governo, ovvero una visione uniforme con un modello quasi esclusivamente tarato su base regionale tramite la confluenza di tutti gli uffici territoriali statali negli UTS diretti dal Prefetto. Questo per una corretta valutazione dei rischi provenienti da un modello che nulla ha a che vedere  con la distribuzione territoriale che caratterizza il MIBACT e che produrrebbe sfracelli ancora peggiori del peggio che si immagina. Quindi va attivato uno sforzo serio di modifica dell’attuale progetto di riforma che sia in grado di confrontarsi efficacemente con scelte che avrebbero effetti esiziali sulle nostre organizzazioni;

–   Infine ribadiamo: un processo occupazionale straordinario che programmi correttamente il turn over nei prossimi anni, che riconosca i veri fabbisogni professionali, che elimini il vincolo dei 40 anni dalla possibilità di assunzione, sia pure a tempo determinato, dei professionisti della cultura, che riconosca le aspettative di miglioramento professionale dei dipendenti interni e reniternalizzi attività e lavoratori adesso in capo alla società dei servizi, il cui costo del lavoro  è assolutamente sproporzionato rispetto a quello prodotto dall’occupazione nei ruoli del ministero.
Ci permettiamo di sottoporre queste brevi riflessioni propositive ad una riflessione più generale  sui processi di riforma del Ministero e su questa base, che ricomprende una visione unitaria con CISL e UIL del processo, chiederemo di riaprire il confronto con la controparte politica. Avvisando che noi non siamo certo disponibili ad assistere inermi alla destrutturazione dei processi di tutela del nostro patrimonio e che su questo tema fondamentale avvieremo la nostra campagna autunnale che sarà tarata sulle scelta concrete che il Governo farà. 
 
FP CGIL MIBAC
Claudio Meloni

 
 
 

 

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Comunicato unitario relativo al decreto di riordino del ministero
 
 
 
 

 

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ORDINI DEL GIORNO, INTERROGAZIONI E NOTIZIE VARIE
 

    

Roma, 1 agosto 2013
 
 

Nell’ambito della discussione parlamentare sul D.L. 83, adesso convertito in legge, abbiamo assistito ad alcune iniziative di modifica del contratto integrativo, in particolare nella semplificazione dei passaggi orizzontali relativi ad una problematica datata, sollevata da lavoratori ex ATM, che ritengono che il loro inquadramento naturale dovesse essere nel profilo di assistente tecnico e non nel profilo ove poi sono confluiti, quello di assistente alla vigilanza. Al di là della valutazione e dell’opinione che noi possiamo avere sulla specifica questione ci pare del tutto singolare che i politici possano pensare di bypassare con una norma di legge una norma del contratto integrativo che si limita a disciplinare, secondo la normativa generale di riferimento, i passaggi orizzontali. A maggior ragione quando questa iniziativa viene rivendicata da politici come il senatore Marcucci, presidente della Commissione Cultura del Senato ed ex sottosegretario, o addirittura come l’ex Ministro Bray che sulla questione ha presentato una interrogazione parlamentare. Anche perché hanno avuto modo, tempo e potere per proporre una modifica all’inquadramento professionale di questi lavoratori. Questo, a nostro avviso, la dice lunga sull’attuale incapacità del Parlamento di rappresentare in modo efficace le istanze sociali: abbiamo già verificato nel caso delle retribuzioni al personale vincitore di passaggi di area e in relazione alla vicenda del personale idoneo agli stessi passaggi, dove effettivamente serviva una modifica normativa, quanto in realtà sia difficile, per non dire, pressochè impossibile, ottenere delle modifiche su provvedimenti del Governo emanati con decreto legge. In questo caso si tratta di una questione controversa ma che ha determinato una scelta, peraltro condivisa da tutti i soggetti sindacali, di definire un percorso professionale. Pensare che possa intervenire una modifica per via normativa ad un semplice atto di regolamentazione di un rapporto di lavoro è un intento del tutto illusorio che poi viene trattato e recepito in modo del tutto superficiale e acritico dai politici di turno. Ma senza risultati significativi: un emendamento, una interrogazione parlamentare e adesso anche un ordine del giorno non si negano a nessuno, ma non producono alcun risultato concreto, oltre ad evidenziare una certa costante irresponsabilità dei nostri politici. Bray e Marcucci dovrebbero sapere che la scelta che richiedono produrrebbe come effetto immediato la sottrazione di centinaia di lavoratori dai cicli di vigilanza e che di conseguenza, in assenza di qualunque prospettiva occupazionale, ci troveremmo di fronte ad effetti di profonda destrutturazione di quel servizio. Inoltre ci permettiamo di sottolineare che la questione dei passaggi orizzontali è una questione generale e non specifica e riguarda altre centinaia di lavoratori in attesa da anni di vedersi riconosciute le mansioni alla quali sono ormai adibiti e che ogni soluzione non può che essere inquadrata in un contesto negoziale e non certo normativo, anche perché non ci pare che anche questo Governo e questo Parlamento stiano esattamente valutando soluzioni positive per i lavoratori pubblici, a partire dal rinnovo dei CCNL.
Riteniamo invece assai significativo lo svolgimento di un contenzioso che riguarda una rivendicazione da parte degli Assistenti alla Vigilanza di avere la possibilità del pieno utilizzo delle competenze previste dal  profilo professionale. Tutti contenziosi che si stanno concludendo con esito positivo per i lavoratori, in particolare ci riferiamo ad una recente sentenza della Corte di Appello di Firenze che ci pare assolutamente corretta dal punto di vista dell’interpretazione dei contenuti professionali. In sostanza il giudice riconosce al lavoratore il diritto ad essere impiegato in tutte le competenze previste dal profilo e condannato il datore di lavoro al risarcimento in quanto utilizza questi lavoratori solo nelle funzioni di vigilanza e lo discrimina rispetto alle funzioni complementari previste dal profilo. Noi riteniamo incredibile che a fronte dell’esito di queste sentenze, che poi comportano oneri significativi a carico dello Stato, alcuni Soprintendenti, ad esempio al Polo Museale di Firenze, continuino tranquillamente a fare orecchie da mercante, tanto mica pagano loro e comunque questo non sembra intaccare la loro magnifica valutazione di dirigenti eccellenti.
 

Il D.L. 83 approvato definitivamente ha avuto alcune modifiche in sede di conversione. Restando al nostro ambito riteniamo positiva la riduzione a tre anni del vincolo di permanenza nella prima sede di assegnazione e la sterilizzazione degli effetti derivanti dal soprannumero in prima area, che adesso sarà sicuramente recuperato con i soli pensionamenti. Anche la norma sui tempi determinati ha subito modifiche importanti e la sua scrittura appare più corretta dal punto di vista della individuazione delle modalità di accesso a questi rapporti di lavoro, ma riteniamo che su questa norma pesi come un macigno la limitazione a 40 anni come età massima per l’accesso. Una limitazione che peraltro noi riteniamo illegittima proprio in riferimento al divieto di individuare limiti di età nelle procedure concorsuali pubbliche ed alla palese ingiustizia che ne deriverà in termini di espulsione da questo mercato del lavoro di tanti professionisti che da anni lavorano con contratti flessibili e spesso paghe da fame per il MIBACT. Per questo vi alleghiamo un link dove troverete un appello per la sua modifica, lanciato dal Coordinamento dei precari del settore, che vi invitiamo a sottoscrivere. Il link è: https://www.change.org/it/petizioni/ministro-dario-franceschini-modificare-il-dl-83-2014-approvato-il-28-luglio-2014-dal-senato-eliminando-il-limite-dei-40-anni-previsto-all-art-8-per-contratti-di-lavoro-a-tempo-determinato
Inoltre vi comunichiamo che in data odierna è stata emanata la Circolare relativa al piano di riparto delle somme FUA utilizzate per i progetti locali 2013. Il decreto di riparto è al visto dell’UCB, successivamente saranno disponibili le somme ai fini dell’accreditamento sul cedolino unico.
Infine abbiamo sottoscritto nella riunione di mercoledì la verifica dell’apertura straordinaria del primo maggio e della notte dei musei 2014. Una volta registrata la verifica anche questi progetti potranno essere posti in pagamento.
Cogliamo l’occasione per augurarvi buone vacanze, la nostra attività riprenderà dopo la pausa feriale, salvo sorprese.
 

FP CGIL MIBACT
Claudio Meloni
 

 

 
 
 

 

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COMUNICATO FPCGIL CISLFP UILPA
 

  Riforma Mibact, Cgil Cisl Uil: “ Serve una riorganizzazione partecipata”
 

Apprendiamo, da agenzie di stampa, che la attesa riorganizzazione del MIBACT è stata bloccata dalla Presidenza del Consiglio.  Siamo seriamente preoccupati che non si riesca a cogliere questa esigenza di cambiamento come una opportunità di svolta nella organizzazione, che tanta gestazione ha avuto in tantissimi mesi di analisi e studi  fatti e si possa immaginare di perseguire finalità di ridimensionamento dei pubblici poteri connessi alla tutela  beni architettonici e paesaggistici
Esprimiamo tuttavia le nostre considerazioni in merito al testo dell’articolato presentato dal ministro Dario Franceschini  che colpisce immediatamente l’attenzione per un duplice aspetto.
Il primo è una riflessione, il secondo presenta una possibile contraddizione:
La riflessione è che tutta la amministrazione  centrale e periferica subisce cambiamenti strutturali e funzionali i cui effetti meritano una attenzione, più ponderata, proprio per il contesto attuale che non  può consentire di fare salti nel vuoto. Quanto accennato serve per esprimere capacità di innovazione partecipata, anche alla luce del recente protocollo sulle relazioni sindacali.  Insomma siamo anche noi propensi al rinnovamento e al cambiamento organizzativo. I cambiamenti sono di due tipi, strutturali e funzionali:
–   I primi agiscono sul numero e sulle competenze delle DG e degli organi periferici modificandone la natura;
–   I secondi modificano l’impostazione delle attribuzioni connesse alle funzioni istituzionali (c.d. riparto di competenze) mai disgiunte sinora della tutela, conservazione e valorizzazione agendo anche sull’amministrazione periferica.
La contraddizione, che andrebbe fugata, è dettata dalla circostanza che mentre si cerca di ottemperare ai tagli imposti dalla spending review (riduzione dirigenti come da D.L. 90/2012) e snellire l’apparato amministrativo, dall’altro lato rileviamo la attivazione di altre strutture che sono 3 direzioni generali, 17 poli museali regionali e 17 musei autonomi.  Il ridimensionamento riguarda le posizioni dirigenziali, le Soprintendenze storico-artistiche, che verrebbero soppresse, e i settori  degli Archivi e Biblioteche.
Il principio che si introduce in questo disegno di riorganizzazione è la separazione delle politiche di tutela e quelle di valorizzazione.  Cade il principio dell’unicità della visione dei beni culturali e delle politiche di intervento come modalità integrata ed è scelta di indirizzo destinata a mutare lo scenario . Noi rileviamo che  l’approccio tecnico-scientifico  tutela/valorizzazione (c.d. principio vasi comunicanti) meriti di esser salvaguardato e qui veniamo al punto cruciale che riguarda le SOPRINTENDENZE di cui si dirà appresso.
E’ indubbio che si assiste ad uno “spacchettamento” dei poli museali e si conferisce autonomia gestionale a 17 musei. La creazione di 17 “poli museali regionali” (di fatto altre Direzioni regionali dedicate ai soli musei che risponderebbero a una distinta Direzione generale) è inoltre a nostro avviso non condivisibile, in quanto costituisce una duplicazione di strutture e catene di comando creata a spese degli organi di tutela. 
E’ una scelta politica anch’essa di rilevante impatto. Ci sono effetti che vanno tarati sulle risorse umane ( aspetti anche gestionali) che sono attualmente ridotte allo stremo in tante realtà. L’ipotesi di loro redistribuzione in tutte queste strutture ha un evidente impatto organizzativo sulla gestione molto problematica e almeno nella fase iniziale si possono determinare lacune sull’andamento delle attività. Tale preoccupazione scaturisce dalla considerazione che una siffatta “rivoluzione” del sistema museale statale suggerirebbe almeno  la introduzione di un percorso sperimentale, con differenti  fasi attuative al fine di poter effettuare correttivi e intervenire su criticità.
Si istituiscono le Soprintendenze miste “BELLE ARTI E PAESAGGIO” che costituiscono l’articolazione periferica – ossatura fondamentale dell’ordinamento statale -, osiamo dire di diretta attuazione dell’art. 9 della Costituzione. E’ una decisione molto grave, quella di accorpare tutte le Soprintendenze architettoniche e quelle storico-artistiche. E’ noto che tali strutture hanno costituito e costituiscono un serbatoio qualificato perché il criterio della competenza tecnico-scientifica, che trova la sua massima espressione nell’esercizio della tutela,  consente di non abbassare la guardia e non indebolire l’efficienza della salvaguardia dell’ingente patrimonio culturale del nostro Paese.  Vale la pena su questo punto soffermarsi perché occorre chiarezza fugando ogni perplessità.
A parte le considerazioni sopra riportate, punto delicatissimo e tassello fondamentale per la tenuta del sistema di tutela è un altro. Vale a dire non solo il mero mantenimento delle potestà in capo a strutture pubbliche capaci di intervenire con competenza ed efficacia nell’equilibrio dei poteri centrali e delle autonome locali, ma anche quello del rafforzamento dei presidi sul territorio.
 In tali strutture, non va dimenticato, sono impiegate professionalità diverse (architetti, archeologi restauratori, ingegneri, storici dell’arte…) in prima linea per la tutela del paesaggio e del patrimonio culturale ragion per cui si deve cogliere l’ opportunità e l’urgenza proprio attraverso l’idea di riforma e di riorganizzazione, di colmare quel deficit di risorse umane e strumentali che una semplice ricognizione farebbe emergere in tutta la sua drammaticità.
Non siamo concordi con quanti ritengono di ridimensionare le potestà di questi organi e riteniamo indispensabile invece un rilancio e una valorizzazione per imprimere una svolta proprio nella relazione tormentata tra potestà amministrative territoriali e controllo di legalità sul territorio e perché no, anche di qualità allorquando si parla di nuove pubbliche amministrazioni.

Roma, 30 luglio 2014
 

 
 
 

 

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Dai territori
 

     
Lettere della FP CGIL Firenze ai vertici dello Stato Maggiore dell’Esercito su precisazione lettera SME del 15.7 – diritto di assemblea e segnalazione mancato rispetto procedure disciplinari e prerogative sindacali

 
 
 

 

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INCONTRO STATO MAGGIORE ESERCITO 30 luglio 2014
 

  COMUNICATO UNITARIO
 

  Oggi si è tenuto il programmato incontro con lo Stato Maggiore Esercito nel corso del quale ci è stata fornita informazione in merito ad alcuni provvedimenti attuativi della legge delega di revisione dello strumento militare ed alcuni  studi su riorganizzazioni.
Le diverse aree interessate dai provvedimenti così come da scheda allegata, sono: area operativa -area della formazione – area logistica.
In merito a quanto illustrato nel corso della riunione CGIL CISL UIL hanno fatto presente che nell’ambito di quelle che sono ipotesi di studio, al fine di rendere efficace e costruttivo il confronto, si rende necessario avere l’informativa su quelli che saranno gli eventuali organigrammi futuri, ciò per attuare quanto previsto dai decreti legislativi attuativi, la valorizzazione delle funzioni del personale civile e le relative attribuzioni di incarichi in attuazione di quanto previsto per la ripartizione di funzioni tra personale militare e civile.
    CGIL CISL UIL hanno chiesto di porre particolare attenzione al MACRA, che diverrà secondo quanto indicato da SME, l’unico polo nazionale rifornimenti motorizzazione, genio, artiglieria e NBC.
    Inoltre vista la particolarità del territorio grossetano per le riorganizzazioni in atto, così come fatto presente allo SMA nel corso della recente riunione informativa, anche oggi è stato chiesto  operare in sinergia con le altre FF.AA. per le eventuali problematiche relative a procedure di reimpiego di personale.
    Per i centri Documentali escludendo il CME Emilia Romagna, ancora in fase di studio, ci sono state comunicate le date di attuazione dei provvedimenti come da scheda allegata.
Sempre nel corso della riunione ci sono state comunicate le date di attuazione dei provvedimenti di riorganizzazione, previsti per l’anno 2014 ed oggetto di precedenti sessioni informative, dei Comandi Militari Esercito e dei Centri documentali (in allegato la scheda informativa inviata da Stato Maggiore Esercito).
 Sarà nostra cura tenervi informati degli ulteriori sviluppi e delle schede informative relative agli organigrammi degli Enti
  

            FP CGIL                 CISL FP                   UIL PA
        Noemi Manca         Paolo Bonomo        Sandro Colombi
 

 
 
 

 

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Nota unitaria ai vertici DAP sul sistema di valutazione del personale per l'anno 2014
 

  Roma, 31 luglio 2014
 

Al Vice Capo Dap Vicario
Dott. L Pagano
 
Al Direttore Generale
del Personale e della Formazione
Dott. R. Turrini
 
e, per conoscenza
 
All’Ufficio per le Relazioni Sindacali DAP
Dssa P. Conte
 

 Oggetto: Scheda di valutazione del personale penitenziario C. Ministeri anno 2014
 

 Siamo a conoscenza che codesta direzione generale ha inoltrato , come avvenuto per l’anno 2013,  ai responsabili degli uffici delle strutture periferiche e degli uffici centrali la richiesta a compilare le schede predisposte dall’OIV riguardanti il sistema di valutazione del personale del comparto ministeri per l’anno 2014.
Codesta direzione generale pur stigmatizzando e reiterando il carattere sperimentale del sistema di valutazione, ha comunque invitato ad inoltrare le schede compilate entro il 31 luglio p.v..
Le scriventi OO.SS.  ribadiscono, sulla questione, le loro contrarietà già rappresentate   nelle note del 27 febbraio e 24 marzo 2014 ancora in attesa di riscontro e, considerando che il sistema di valutazione in esame, previsto dalla normativa vigente, non è stato oggetto di informativa alle OO.SS. né tantomeno ancora attuato negli altri dipartimenti del Ministero, rinnovano la richiesta di un incontro che risulta oggi più che mai necessario quanto opportuno per la delicatezza dell’argomento.
 Si porgono distinti saluti.
 
 

Fp Cgil D.A.P.          Cisl fp Giustizia        Uilpa Giustizia
( Lamonica )            (Marra )                      ( Amoroso)  

 
 
 
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