La chiamano manovrina!

         

CGIL/FP Ministero Ambiente
CISL/FPI Ministero Ambiente
UIL/PA Ministero Ambiente

 

Il Consiglio dei Ministri di ieri ha dato il via libera alla manovrina : vendita di immobili pubblici e taglio delle spese.

La chiamano manovrina sperando che il diminutivo serva a nascondere alle lavoratrici e ai lavoratori di questo Paese la reale portata delle misure contenute nel nuovo provvedimento.

Ancora una volta sono previsti tagli ai ministeri, la sforbiciata nelle previsioni vale 550 milioni.

E ancora una volta, le lavoratrici e i lavoratori del Ministero dell’Ambiente, hanno la sensazione che la spending review sia uno strumento che colpisce sempre in una sola direzione.

Non ci spieghiamo altrimenti la scelta del Ministro che da un lato vota in Consiglio dei Ministri misure volte al contenimento delle spese della Pubblica Amministrazione e dall’altro invia alle Organizzazioni Sindacali una Bozza di riorganizzazione del Ministero, per la quale , tra l’altro, era stato assicurato un percorso di partecipazione alle nuove scelte organizzative che è rimasto nelle intenzioni, che prevede l’istituzione di una nuova Direzione Generale dalle competenze raccogliticce e fumose e che invece viene descritta come “uno degli elementi strategici e caratterizzanti il progetto di riorganizzazione“.

Ancora una volta ci chiediamo quale è la scelta di prospettiva e di crescita di questo Ministero se invece di utilizzare al meglio le risorse già esistenti , con una efficace azione di articolazione delle competenze, si opera per creare nuove strutture che rendono ancora più evidente l’inutilità dell’azione di coordinamento posta alla base della precedente scelta organizzativa.

Ci preoccupa molto rilevare che di fronte ad un organico falcidiato da continui tagli la risposta sia ancora una volta la creazione di una struttura verticistica che avrà gambe fragilissime se affida il proprio funzionamento ancora una volta a Sogesid, ente in house.

Naturalmente saremo puntuali nelle osservazioni alla nuova riorganizzazione perché continuiamo a credere che “sentite le organizzazioni sindacali” non sia solo una clausola di stile ma una scelta reale di coinvolgimento e partecipazione alle scelte che ricadono sulle spalle dei lavoratori.

 

Roma, 10 ottobre 2013


 

 
 

Lettera ai Ministri Bray e Carrozza su situazione Biblioteca Universitaria di Pisa

   
Roma, 10 ottobre 2013  
 

Al MIBAC
Sig. Ministro
On.le Massimo Bray

E, p.c.:
Al Ministro per la Pubblica Istruzione
On.le Maria Luisa Carrozza
 

   

Oggetto:  Situazione Biblioteca Universitaria di Pisa.
 

Sig. Ministro, 

sono sempre più pressanti le voci in questi giorni che danno per imminente la formalizzazione di un percorso che dovrebbe comportare il trasferimento della gestione della Biblioteca Universitaria di Pisa dal MIBACT all’Ateneo di Pisa. Voci che hanno prodotto vivo allarme tra gli studiosi e tra i lavoratori. Sappiamo che l’Associazione degli Amici della B.U.P. le hanno inviato in questi giorni una segnalazione preoccupata alla quale lei ha dato sollecito riscontro, in particolare impegnandosi a sentire tutte le voci prima di assumere una decisione.
Con questa nostra noi vogliamo associarci alle giustificate preoccupazioni espresse dall’Associazione dichiarando la nostra ferma contrarietà ad ogni ipotesi di trasferimento della titolarità gestionale della Biblioteca Universitaria. Questa posizione, vogliamo chiarire, non è dovuta a rigurgiti di tipo corporativo, ma semplicemente è ispirata ad alcune valutazioni relative alla gestione da parte della medesima Università della delicata fase che ha visto, a seguito degli eventi sismici del maggio 2012, la chiusura della sede della Biblioteca perché dichiarata inagibile ed il tentativo, mai nascosto, di sfrattare la medesima Biblioteca dalla sua sede naturale. In questa fase abbiamo assistito, con un certo sconcerto, a numerosi tentativi di smembramento del prestigioso patrimonio posseduto dalla Biblioteca ed ancora oggi, a distanza di un anno e mezzo dalla dichiarazione di inagibilità del Palazzo La Sapienza non abbiamo contezza sull’esito delle perizie predisposte e finalizzate alla valutazione circa la possibilità di permanenza della Biblioteca nella sua sede naturale. Pertanto appare del tutto singolare che oggi il Rettore ne richieda il trasferimento della gestione ed esprimiamo tutte le nostre più forti preoccupazioni circa il destino del patrimonio conservato e per la condizione dei lavoratori coinvolti in questa kafkiana vicenda ed ancora impossibilitati a svolgere al meglio il servizio ai cittadini.
Infine vogliamo ricordare l’esempio, purtroppo non felice, relativo al trasferimento all’Ateneo di Bologna della Biblioteca Universitaria bolognese. Ancora oggi, a distanza di ben 13 anni anni dalla stipula della Convenzione in applicazione dell’art.151 del D.Lgs. 112/98,  non sono stati realizzate le previsioni contenute nella medesima Convenzione relative al regolamento di organizzazione della Biblioteca, alle modalità di trasferimento del personale, e addirittura si è negato alla medesima Biblioteca il previsto riconoscimento dell’autonomia più elevata consentita dall’ordinamento universitario tramite una nuova regolamentazione interna all’Ateneo che di fatto sopprime la Biblioteca stessa. In questo periodo abbiamo assistito peraltro ad una costante diminuzione della qualità del servizio che ha portato ad una  progressiva compressione dei livelli di fruizione da parte dei cittadini.
Pertanto noi riteniamo che sarebbe del tutto esiziale, in queste condizioni, procedere a trasferimenti gestionali le cui fasi realizzative appaiono lunghe e complesse, e pensiamo invece che l’obiettivo prioritario è quello di recuperare la piena  funzionalità della Biblioteca, in modo coerente alle dichiarazioni ufficiali che il MIBACT ha sempre espresso su questa vicenda, ovvero con la finalità del ritorno della BUP alla sua sede naturale.
 
Cordialmente
 

Segreteria FP CGIL Naz.le         
Salvatore Chiaramonte                                                           
 
Segreteria FP CGIL Pisa                                                                                                                                                         
Miro Berretta    
                                                                                                  


 

Decreti legislativi attuativi legge delega 244/2012

 
Decreti legislativi attuativi – revisione dello strumento militare cosi come presentati alle commissioni difesa senato e camera.
 
Come preannunciato nei comunicati degli incontri politici con il ministro e sottosegretario, chiederemo audizione ai presidenti delle commissioni parlamentari cosi come gia’ effettuato con la legge delega.


 
 

Dotazioni organiche del CNVVF: ecco i numeri…

07.10.2013 – Dotazioni organiche: ecco i numeri…

 

 

Dotazioni organiche: l'Amministrazione non rispetta l'accordo 2008 – la discussione si blocca sugli Ispettori Antincendi.

09.10.2013VVF – Dotazioni organiche: l’Amministrazione non rispetta l’accordo 2008 – la discussione si blocca sugli Ispettori Antincendi.

 

 

Deleghe e revoche sindacali Comparto Sicurezza.

DPR 164/2002, DPR 170/2007, DPR 51/2009 – Deleghe e revoche sindacali Comparto sicurezza Personale appartenente al Corpo P.P. – anno 2013.

Calendario definitivo e sintesi della pianificazione didattica del corso di formazione per allievi Vice Ispettori del Corpo di polizia penitenziaria.

Art. 10 comma 9 A.N.Q. del 24.3.2004 – Prospetti straordinario personale P.P. – Protezione dei dati personali.

Contributi previdenziali a carico del dipendente.

Versamento dei contributi previdenziali a carico del dipendente e dell’Amministrazione sulle somme erogate al personale a titolo di indennità di missione e/o compensi accessori.

FP CGIL NEWS del 9 ottobre 2013.

Cassazione: annullato provvedimento del magistrato di sorveglianza di novara. non sottovalutare libertà di culto dei detenuti in carcere.

Annullato il provvedimento emesso dal magistrato di sorveglianza di Novara che aveva risposto con una semplice procedura informale al reclamo di un detenuto sottoposto al regime di 41 bis, il quale lamentava «lesione di diritti».
La libertà di culto religioso è uno dei diritti garantiti dalla Costituzione: per questo, a un detenuto che protesta per il mancato accesso in carcere di un maestro buddista zen e la mancata previsione di vitto vegetariano, lo Stato deve rispondere in maniera adeguata, valutando le sue istanze come «denuncia di violazione di un diritto». Lo sottolinea la prima sezione penale della Cassazione, annullando senza rinvio, con la trasmissione degli atti a un altro giudice di sorveglianza, il provvedimento emesso dal magistrato di sorveglianza di Novara che aveva risposto con una semplice procedura informale al reclamo di un detenuto sottoposto al regime di 41 bis, il quale lamentava «lesione di diritti».
Il magistrato di sorveglianza, si legge in una sentenza della Suprema Corte depositata oggi, «ha chiaramente ritenuto di escludere, sia pure implicitamente, che i comportamenti denunciati si configurassero come una lesione di diritti costituzionalmente garantiti del detenuto». Secondo la Cassazione, però, quella del magistrato di sorveglianza non è una «valida risposta»: il detenuto, ricordano i giudici di piazza Cavour, «individuava determinati comportamenti dell’Amministrazione penitenziaria come una violazione al proprio diritto di libertà di culto religioso rispetto al quale la dieta vegetariana deve ritenersi un corollario di pratica rituale», mentre il magistrato di sorveglianza si era «limitato a comunicare al ricorrente, all’esito di procedura informale, una relazione dell’amministrazione penitenziaria in merito alla non inclusione di maestri buddisti Zen nel novero dei ministri di culto abilitati all’ingresso nelle strutture penitenziarie ed un provvedimento in materia di vitto assunto su reclamo di altro detenuto». Il magistrato di sorveglianza, dunque, dovrà riesaminare le istanze del detenuto, approfondendo nei dettagli le tematiche sollevate da esso, per chiarire se si sia di fronte o meno a una lesione dei diritti.
Fonte: lastampa.it

CARCERE TOLMEZZO: AUMENTO DELLE NOTIZIE DI REATO IN CARCERE.

“C’è un sensibile aumento delle notizie di reato, considerando quelle provenienti anche dall’ex circondario del Tribunale di Tolmezzo”. Il Procuratore capo Antonio Biancardi fa un bilancio a un mese dall’accorpamento della Procura carnica. “Ci sono più denunce di fatti accaduti nel carcere di massima sicurezza. Non di gravità particolare ma sono in numero più elevato rispetto a quelle del carcere di Udine”. “Serve una depenalizzazione seria di reati, previsti ancora da regi decreti”. Fonte: Ansa
rinvio della pena per sovraffollamento carceri: decisione della consulta su ricorso magistratura di sorveglianza .

Scontare la pena solo se il carcere non è sovraffollato. Sarà questa la conseguenza se domani la Consulta accoglierà favorevolmente il ricorso dei Magistrati di Sorveglianza per aggiungere il sovraffollamento tra le cause per sospendere la pena.
Approda alla Corte costituzionale una delle questioni più spinose, il sovraffollamento delle carceri, per la quale l’Italia è già sorvegliata speciale in Europa, dopo la sentenza Torreggiani che ha imposto al nostro Paese di adottare rimedi concreti entro un anno.
In camera di consiglio la Consulta dovrà pronunciarsi sulla legittimità dell’articolo 147 del codice penale, laddove non prevede, tra le ragioni che consentono di differire l’esecuzione di una condanna in carcere, le condizioni disumane di detenzione, cioè il fatto che la pena debba essere scontata in penitenziari che scoppiano e che non garantiscono al singolo detenuto nemmeno quei tre metri quadrati a testa indicati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. A sollevare la questione i tribunali di sorveglianza di Venezia e Milano, che hanno chiesto alla Consulta una sentenza additiva: cioè di aggiungere il sovraffollamento carcerario tra le cause che permettono di far slittare l’esecuzione della pena.
E se dai giudici costituzionali arrivasse un sì, si tratterebbe di una pronuncia storica, che permetterebbe a tutti i tribunali di sorveglianza di rimediare concretamente ai tanti casi in cui la detenzione, a causa del sovrappopolazione carceraria, si concretizzi in un trattamento disumano e degradante. Sono stati i giudici di Venezia a porre per primi il problema: a loro si era rivolto un detenuto del carcere di Padova, ristretto in una cella dove il suo spazio vitale era inferiore ai tre metri quadrati; con la richiesta esplicita di differire l’esecuzione della pena, visto che in queste condizioni era contraria al senso di umanità e al principio di rieducazione, oltre che lesiva della sua stessa dignità.
Analoga l’istanza presentata ai magistrati di Milano da un detenuto del carcere di Monza, che aveva equiparato a tortura le modalità di detenzione subite: in tre erano ristretti in una cella talmente piccola da non poter scendere dal letto contemporaneamente; e avevano un bagno senza porta, privo anche di acqua calda. Istanze ritenute meritevoli dai giudici che però si sono ritrovati con le mani legate. Attualmente l’articolo 147 del codice penale consente di spostare l’esecuzione della pena solo in casi specifici: gravidanza, puerperio, Aids conclamata o altra malattia particolarmente grave. Di qui la decisione di investire la Consulta.
Fonte: Ansa

La ‘Ndrangheta alla sbarra Chiesti quattro secoli di carcere.

Condannati anche i vertici della “locale” di Livorno Ferraris
Due durissimi colpi alla ‘ndrangheta dislocata in Piemonte sono stati inflitti ieri mattina nelle aule del tribunale di Torino nell’ambito dei procedimenti Minotauro e Colpo di Coda.
La maxi inchiesta dei carabinieri e della Dda, culminata nella notte dell’8 giugno 2011 con 153 arresti, è arrivata all’appello con rito abbreviato e le richieste di condanna ricalcano le sentenze di primo grado. L’operazione invece che ha interessato i «locali» di Chivasso e Livorno Ferraris è giunta alle prime, pesantissime, condanne coi riti cosiddetti speciali.
Minotauro copia incolla
Quattrocento anni di carcere. Li ha chiesti ieri il pg Elena Daloiso nel processo di appello Minotauro che vede sul banco degli imputati 62 persone, quasi tutte accusate di 416 bis. È la conferma dell’impostazione dei pm (Sparagna, Abbatecola, Arnaldi di Balme, Tibone, Castellani e Malagnino) che misero in piedi il grattacielo di contestazioni agli affiliati dei locali di ‘ndrangheta, e delle condanne di primo grado.
Nelle maglie di questa porzione di processo è finita soprattutto la struttura denominata «Crimine», organismo deputato alle azioni violente (estorsioni, omicidi, bombe) della mala calabrese che annovera tra i suoi ranghi personaggi di indubbio spessore malavitoso: dai fratelli Adolfo e Cosimo Crea (rispettivamente 12 e 2 mesi e 10 anni e 10 mesi) e ai loro sodali più stretti.
Ci sono anche però personaggi di elevata caratura criminale come Giuseppe Fazari, Antonio Agresta, Bruno Iaria (13 anni e sei mesi) e Giovanni Iaria (deceduto in carcere a febbraio 2013) e numerosi capi di locali distaccati in provincia. Solo per alcuni di loro – tre su un totale di 62 imputati – il pg ha chiesto una lieve riduzione di pena.
La coda del Minotauro
L’impianto accusatorio ha retto bene anche nell’abbreviato di Colpo di Coda, appendice dell’operazione Minotauro che ha scoperchiato affari e strutture dei due locali di Chivasso e Livorno Ferraris. Le manette erano scattate esattamente un anno fa (22 ottobre 2012). In carcere erano finite 19 persone. Ieri le prime maxi condanne: Salvatore Cavallaro 10 anni e otto mesi, Antonino Fotia 6 anni, Beniamino Gallone 7 anni e 4 mesi, Gaetano Lo Monaco 5 anni, Mario Tonino Maiolo 6 anni e 8 mesi, Pasquale Maiolo 10 anni e 8 mesi. Due imputati hanno patteggiato, gli undici rimanenti sono stati rinviati a giudizio e si preparano ad affrontare il processo con rito ordinario.
Ottimismo in Procura
È chiaro che, alla luce, di queste ultime novità processuali ci sia grande soddisfazione in Procura. E – allo stesso tempo – cresca l’ottimismo per l’appello del procedimento Alba Chiara, incentrato sulla presenza della ‘ndrangheta nel Basso Piemonte, che si è chiuso mesi fa con un coro di assoluzioni. La Procura vuole riaprire la partita. E già la Corte d’Appello, in un ricorso contro alcuni sequestri di beni di imputati in quel procedimento, ha ritenuto che fossero validi e ci fossero tutti gli estremi dell’associazione mafiosa.

Benevento – Arrestato l’esponente degli scissionisti Vincenzo Pagano

Nel pomeriggio odierno, personale della Squadra Mobile della Questura di Benevento, diretto dal Vice Questore Aggiunto Giovanna Salerno, ha tratto in arresto, su ordine di esecuzione per la carcerazione , emesso dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Napoli, PAGANO Vincenzo, nato a Casavatore (NA) il 14.03.1964., il quale dovrà scontare 5 anni e nove mesi per Associazione a delinquere di Stampo mafioso , 416 bis, dedita alla produzione , al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente. Il Pagano Vincenzo è esponente di spicco dei cosiddetti scissionisti, ” Clan Amato- Pagano” di Secondigliano (detti anche spagnoli a causa della fuga in Spagna di uno dei futuri capi del cartello durante i mesi che precedettero la faida di Scampia). Il predetto cartello camorristico è legato al territorio napoletano capeggiato da Raffaele Amato e che, separatisi nel 2004 dal clan Di Lauro (da qui il nome “scissionisti”), hanno iniziato un’attività camorristica parallela nell’ambito della criminalità organizzata. Gli scissionisti di Secondigliano si contendono il controllo del territorio che comprende Secondigliano e Scampia ed il connesso smercio di sostanze stupefacenti. Il Pagano Vincenzo viveva unitamente alla propria convivente, ormai, da circa due anni nella città di Benevento, ove scontava gli arresti domiciliari, in forza di un provvedimento del Gip di Napoli, in un parco con villette nella immediata periferia della zona bassa della città.La Squadra Mobile aveva predisposto idonee misure di controllo e di verifica nei confronti di Pagano Vincenzo, per evitare che lo stesso si rendesse irreperibile, già dalle prime luci del 3 ottobre scorso, data nella quale dinanzi alla 6^ Sezione della Corte di Cassazione a Roma, veniva discusso il ricorso per i noti fatti legati alle vicende degli scissionisti di Scampia. Il Pagano Vincenzo, da vero “capo”, ha aperto subito la porta dell’abitazione alla Polizia, cui non ha opposto alcuna forma di resistenza. Dopo un saluto alla convivente , l’uomo si è subito lasciato condurre in Questura e poi alla Locale Casa Circondariale.

Carceri, Napolitano chiede amnistia, indulto. Insorgono grillini

ROMA – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano oggi ha invitato il Parlamento a valutare senza pregiudizi il ricorso all’amnistia e all’indulto per ridurre il sovraffollamento carcerario, che è costato all’Italia una condanna della Corte europea per i diritti dell’uomo.
“Sottopongo all’attenzione del Parlamento l’inderogabile necessità di porre fine senza indugio a questo stato di cose che ci rende tutti corresponsabili delle violazioni contestate all’Italia dalla Corte di Strasburgo” nel gennaio scorso, ha detto Napolitano in un messaggio letto nelle rispettive aule dai presidenti di Senato e Camera.
Sul messaggio è subito scoppiata la polemica innescata soprattutto dai grillini che hanno accusato il provvedimento di voler risolvere per via legislativa i problemi giudiziari di Silvio Berlusconi.
“Ci sono persone che fanno pensare a una sola cosa, hanno un pensiero fisso e se ne fregano dei problemi della gente e del Paese. E non sanno quale tragedia sia quelle carceri. Non ho altro da aggiungere”, ha risposto Napolitano – come conferma il portavoce del Quirinale – alla domanda su come commentasse le polemiche, come quelle sollevate dai grillini, al suo messaggio.
In ambienti del Quirinale si fa notare che nel testo del messaggio si fa esplicito riferimento ad escludere che eventuali provvedimenti non contemplino reati come quelli di violenza sulle donne (nel processo Ruby Berlusconi è stato condannato in primo grado per concussione per costrizione e prostituzione minorile).
Napolitano ha sottolineato che, combinando i provvedimenti di amnistia (l’ultima risale al 1990) e indulto che estinguono rispettivamente pena e reato, si avrebbe “l’immediato effetto di ridurre considerevolmente la popolazione carceraria”.
Enrico Letta, che ha controfirmato il testo come la Costituzione richiede, in una nota definisce “ineccepibile” il messaggio aggiungendo che il governo farà il possibile per recepirlo.

Redazione CGIL Polizia Penitenziaria

News dal territorio.

FP CGIL Sicilia: richiesta di convocazione al Prap per revisione della dotazione organica.

Risoluzione su vincoli di bilancio per gli enti locali con riferimento alla spesa dei Fondi strutturali

Risoluzione approvata dal Parlamento europeo l’8 ottobre 2013

“Consideriamo un fatto di grande rilevanza politica il voto con cui oggi il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione volta ad escludere dai vincoli del Patto di stabilità le somme impiegate dagli Stati membri e dalle loro amministrazioni periferiche per cofinanziare i progetti realizzati grazie all’utilizzo dei fondi strutturali europei – ha dichiarato Fausto Durante, responsabile del Segretariato Europa della CGIL  – “Per quanto il voto non sia purtroppo vincolante – elemento, questo, che dovrebbe spingere ad una riflessione sui poteri del Parlamento europeo e sulla necessità di un loro rafforzamento rispetto al prevalere della Commissione e del Consiglio – esso rappresenta una ulteriore presa d’atto del fallimento delle politiche di austerità e di cieco rigore contabile, che stanno allontanando la ripresa e continuano a provocare il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro in Europa.”
“La richiesta di allentamento dei vincoli del Patto di stabilità – ha concluso Fausto Durante – per quanto concerne gli investimenti produttivi e le spese per la ricerca, l’innovazione tecnologica, lo sviluppo sostenibile, la difesa e il rilancio dei posti di lavoro a rischio, è da tempo sostenuta dalla Cgil e dall’insieme del movimento sindacale italiano ed europeo. Il voto di oggi conferma la necessità di percorrere questa strada, cambiando definitivamente segno alle politiche economiche e sociali prevalenti in Europa. “

 
 

 
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