Al Ministero della Giustizia

Sig Sottosegretario con delega al Personale
On.le VittorioFerraresi

Sig. Direttore Generale del Personale
Dr. AlessandroLeopizzi

Oggetto: rilievi UCB su validità accordi sottoscritti senza RSU formalmente costituita.

Gentile Direttore, Sig. Sottosegretario,

Continuano a pervenire alla scrivente O.S. segnalazioni di rigetti da parte dell’UCB di accordi di contrattazione decentrata locale sottoscritti in Uffici in cui la RSU è decaduta o non si è proceduto alla sua costituzione per mancanza di quorum o mancanza di candidati.

La motivazione di tale rigetto si riferisce esplicitamente ad una interpretazione degli Accordi quadro proveniente direttamente dalla sua Direzione e che si basa su un parere ARAN, rintracciabile al seguente link:https://www.aranagenzia.it/orientamenti-applicativi/contratti-quadro/relazioni-sindacali/rsu/6806-rapp-sind-repertori-ooss-sottoscrizione-dei-contratti/10323-cqrs130.html.Un parere del tutto discutibile, basato su una unica motivazione, ovvero la mancata costituzione o decadenza della RSU per responsabilità delle OO.SS. rappresentative, che non hanno proceduto nei tempi previsti alla nuova indizione delle procedure per la costituzione dell’organismo di rappresentanza unitaria.

Noi non riteniamo questa una interpretazione condivisibile e non può essere certo motivo di negazione del diritto primario alla contrattazione di quote di salario accessorio maturate dai lavoratori nell’ambito dei criteri adottati dalla contrattazione integrativa nazionale.

Con tale determinazione si nega ai lavoratori interessati un diritto fondamentale stabilito dalla legge (senza scomodare i principi costituzionali è sufficiente il richiamo alle loro norme applicative, l’art. 15 della legge 300/1970 e il D. Lgs 165/01, in particolare l’art. 45, comma 2, che vieta comportamenti discriminatori in materia di trattamento economico), e lo si nega con una motivazione per la quale è del tutto evidente l’estraneità dei lavoratori colpiti da questa misura.

L’altro aspetto che intendiamo richiamare è quello relativo alle responsabilità delle OO.SS. circa la mancata indizione delle elezioni della RSU nei tempi previsti. Perché certo non intendiamo sfuggire a questa valutazione ma semplicemente ci chiediamo se la stessa può essere motivo di invalidazione di accordi sottoscritti da soggetti legittimati dalle stesse norme e Accordi Quadro alla contrattazione come le OO.SS. territoriali rappresentative e sottoscrittrici del CCNL. La stessa ARAN in un altro parere, riportato a questo link:https://www.aranagenzia.it/orientamenti-applicativi/contratti-quadro/relazioni-sindacali/rsu/6829-rapp-sind-repertori-ooss-regole-di-funzionamento/10295-cqrs97.html,specifica che nelle more della costituzione della nuova RSU le relazioni sindacali sono mantenute con le OO.SS. Territoriali e con i componenti della RSU decaduta. Resta da stabilire se la tassatività dei 50 giorni previsti per tali procedure sia un elemento da ritenere ostativo al prosieguo della contrattazione integrativa in caso di un suo superamento. Non possiamo che rilevare che a tal proposito nulla prevede l’attuale normazione e disciplina contrattuale applicativa e certamente non prevede il blocco della contrattazione integrativa, garantendo la

co-titolarità alle OO.SS. Territoriali. L’ulteriore considerazione che aggiungiamo è la paradossale conseguenza dei rilievi sugli accordi sottoscritti, che evidentemente non possono essere sanati dalla successiva costituzione della RSU, in quanto gli stessi sono riferiti ad un periodo durante il quale la medesima RSU non esercitava la sua potestà rappresentativa.

Come può notare si tratta di un argomento molto delicato e non può essere certo valutato sulla scorta di un semplice parere ARAN, ma sulla base di una visione generale ed integrata del complesso di norme che regolano il nostro sistema di relazioni sindacali, tenendo bene a mente la richiamata incomprimibilità del diritto fondamentale alla retribuzione dei lavoratori.

In ogni caso la proroga dello stato di emergenza non consente di convocare le elezioni della RSU e sanare la mancanza della Rappresentanza dei Lavoratori ai tavoli di contrattazione, così come peraltro chiarito e recepito dal CCNQ del 15 dicembre 2020, a cui si chiede di far riferimento, sottoscritto a livello di comparto, come motivazione per il rinvio della data di elezioni per il rinnovo delle RSU, mantenendo invariate le prerogative della contrattazione decentrata locale anche in assenza delleRSU.

Come ultima considerazione ci richiamiamo al tenore dei rilievi UCB, di cui le alleghiamo una copia e che richiamano esplicitamente alla ottemperanza di disposizioni impartite da codesta Direzione Generale, per rappresentare l’esigenza di una opportuna modifica di tali orientamenti, al fine di consentire ai lavoratori la legittima retribuzione di quote di salario accessorio maturate e di evitare l’attivazione di un contenzioso francamente controproducente per la stessa Amministrazione.

Nel restare in attesa di formale riscontro si porgono distinti saluti.

FP CGIL                      CISL FP                  UIL PA
Russo                              Marra                   Amoroso

Inaccettabile dopo 15 anni associazione non firmi il contratto, intervengano le Regioni

“Oggi i medici delle strutture sanitarie private aderenti Aiop scioperano per protestare contro l’indegno comportamento dei proprietari delle cliniche che, dopo aver fatto profitti per anni con le convenzioni sanitarie pubbliche, si rifiutano senza alcun motivo di sottoscrivere dopo 15 anni un contratto che hanno pure contribuito a costruire”. Lo afferma il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Andrea Filippi.

“Indecente – prosegue – che si crei una disuguaglianza retributiva e contrattuale tra i medici che avranno gli aumenti e verranno finalmente inquadrati nel ruolo di dirigenti, quelli delle strutture di Aris che invece hanno sottoscritto, e i medici di Aiop che hanno solo la sfortuna di avere datori di lavoro che pensano solo ai profitti. Intervengano le Regioni immediatamente sospendendo le convenzioni alle strutture che non valorizzano i professionisti. Ora basta con un sistema che produce profitti sulle spalle dei lavoratori a danno della salute dei cittadini”, conclude Filippi.

Al Capo Dipartimento
Risorse Umane Finanziarie e Strumenteali
Dott.ssa Giovanna Boda
giovanna.boda@istruzione.it

Al Segretario generale
Dott.ssa Maria Letizia Melina
sg.segreteria@miur.it

Al Direttore delle Risorse Umane, Finanziarie e
Strumentali
Dott. Jacopo Greco
dgruf@postacert.istruzione.it

Oggetto: Proroga lavoro agile

Gent.mi,
Ci giungono diverse segnalazioni relative alla intenzione, da parte dei dirigenti degli uffici di
codesti Ministeri, di sospendere il lavoro agile adottato con le modalità emergenziale per il contenimento della diffusione del contagio da COVID 19 e disporre il rientro generalizzato dei lavoratori presso le sedi alla scadenza del 31 gennaio 2021.

A questo proposito si segnala che l’art. 1 comma 4 del D.L. 14 gennaio 2021, dispone che
“dal 16 gennaio 2021 al 5 marzo 2021, sull’intero territorio nazionale…..” restano ferme “le misure
adottate con i provvedimenti di cui all’articolo 2, commi 1 e 2, del decreto-legge n. 19 del 2020”.
Tra le misure adottate dal citato DL 19/2020 si richiama, per quanto in oggetto, la previsione
di cui alla lettera s dell’art.1 “limitazione della presenza fisica dei dipendenti negli uffici delle amministrazioni pubbliche, fatte comunque salve le attività indifferibili e l’erogazione dei servizi essenziali prioritariamente mediante il ricorso a modalità di lavoro agile”.

Inoltre, l’art. 19 del D.l. 31 dicembre 2020, n. 183 (cosiddetto Milleproroghe) dispone che
“I termini previsti dalle disposizioni legislative di cui all’allegato 1” (tra cui l’Articolo 263, comma
1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio
2020, n. 77) “sono prorogati fino alla data di cessazione dello stato di emergenza epidemiologica
da COVID-19 e comunque non oltre il 31 marzo 2021, e le relative disposizioni vengono
attuate nei limiti delle risorse disponibili autorizzate a legislazione vigente”.

Per tutto quanto sopra, e per evitare l’adozione di provvedimenti difformi sul territorio e
potenzialmente rischiosi per la salute dei lavoratori e della cittadinanza, si chiede di voler tempestivamente inviare una nota di chiarimento a tutti gli uffici affinché possano attenersi a
quanto previsto dalla normativa citata.

Si coglie l’occasione per cordiali saluti.

Roma, 27 gennaio 2021

FP CGIL Nazionale                                             CISL FP Nazionale
Esecutivo Nazionale Funzioni Centrali
Anna Andreoli                                                          Michele Cavo

Noi vogliamo rinnovare il contratto ai lavoratori della PCM. Altri no.

Ancora una volta gli unici responsabili del mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di
Lavoro per i dipendenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a 12 anni ormai dall’ultimo
CCNL, non trovano di meglio che “spostare” l’attenzione su altro.

Strumentalmente hanno riferito dell’incontro avuto ieri all’Aran per la stipula dell’accordo quadro di
definizione dei comparti di contrattazione, accordo propedeutico all’avvio delle trattative per i rinnovi
contrattuali 2019-2021. Dimenticando di dire ai lavoratori PCM che per loro ancora non si è potuto
rinnovare il CCNL 2016-2018. A causa della indisponibilità di Snaprecom, Sipre e Ugl, dopo
quindici mesi di trattative, e sfruttando il fatto che FP CGIL, CISL FP, UIL PA, FLP e USB, disponibili
alla sottoscrizione, che pure rappresentano più del 50 per cento, non raggiungono il 51 per cento
imposto dalla legge.

Di questo dovrebbero dar conto alle lavoratrici e ai lavoratori, invece di parlare sempre d’altro,
come hanno fatto anche nelle trattative.
Quanto alla riunione in Aran chiariamo che all’ordine del giorno c’è solo la richiesta, contenuta
nell’atto di indirizzo, di valutare una modifica di composizione delle aree della dirigenza, perché il
numero dei comparti è fissato dalla legge e la legge dice 4.

In più, fermo restando che il ccnl Presidenza del consiglio fu una scelta compiuta e voluta da CGIL
CISL e Uil, la nostra posizione è sempre stata chiara: bisogna superare la legge e restituire titolarità
alla contrattazione di definire gli assetti contrattuali.

Per il resto abbiamo ribadito all’Aran che, per avviare le trattative per i rinnovi 2019-2021 non basta
fare un nuovo accordo quadro sulla composizione dei comparti ma servono le risorse per incrementare
le retribuzioni ulteriormente, per fare un nuovo sistema di classificazione e per aumentare
gli organici. Risorse che il governo nell’ultima legge di bilancio non ha aggiunto come invece CGIL,
CISL e UIL (non altri) hanno chiesto anche con lo sciopero del 9 dicembre scorso.

Ma questa è un’altra storia che, purtroppo, non riguarderà i lavoratori della PCM a cui è ancora impedito
di vedere aumentate le loro retribuzioni per il 2016-2018, come invece è avvenuto per gli altri
lavoratori dei comparti pubblici. E questa volta la responsabilità, purtroppo, è di tre organizzazioni
di rappresentanza dei lavoratori con nomi e cognomi.

Riflettano sulle proprie responsabilità e rinsaviscano invece di parlar d’altro.

Il Segretario nazionale
Florindo Oliverio

Pubblichiamo lo stato di agitazione unitario delle Organizzazioni Sindacali Regionali Fp Cgil VVF, Fns Cisl e Uil Pa VVF in merito alle disattenzioni e mancanze delle corrette relazioni sindacali del Direttore  Regionale

Dott. Renato Romano
Direttore Generale degli Archivi Notarili

e per conoscenza

On. Vittorio Ferraresi
Sottosegretario alla Giustizia

Dott. Raffaele Piccirillo
Capo di Gabinetto

Oggetto: Piano Organizzativo Lavoro Agile degli Archivi Notarili – osservazioni

La bozza di POLA trasmessa per le osservazioni alle Organizzazioni Sindacali, nel primo paragrafo, opera l’analisi del contesto interno in una prospettiva evolutiva ed afferma che per gli Archivi Notarili – amministrazione con ordinamento e gestione finanziaria separati, articolata in 1 Ufficio Centrale, 5 ispettorati circoscrizionali, 91 archivi distrettuali e 13 archivi sussidiari per lo svolgimento di importanti specifiche attività, in aggiunta a quelle amministrative e contabili ordinarie, ossia attività archivistiche, di controllo sulla funzione notarile, di certificazione, di ricevimento di atti pubblici, di riscossione delle tasse di competenza, di vigilanza sugli archivi notarili mandamentali – “l’attuale dotazione organica [18 dirigenti e 502 unità di personale delle aree], così come rideterminata con il regolamento di riorganizzazione del Ministero della Giustizia adottato con DPCM 84/2015 risulta del tutto inadeguata per poter assicurare i rilevanti compiti istituzionali e i servizi all’utenza che alla stessa fanno carico”. Il documento poi aggiunge: “la prospettata esigenza di una modifica normativa atta a riequilibrare il sistema con un aumento di 30 unità in area terza e 90 unità in area seconda ha avuto la piena condivisione del Ministro della Giustizia, anche se non è ancora approdata all’auspicato intervento normativo”.
Il documento evidenzia la situazione dell’organico ma tace su due punti fondamentali: le cause del sottodimensionamento ossia i tagli all’organico imposti dalle leggi, in particolare dalla cd Spending Review, che solo in questo settore della Giustizia, nell’assoluta noncuranza dei ministri di turno, hanno avuto una applicazione integrale ossia senza alcuna deroga e la
circostanza che non solo l’UCAN ma tutti ossia lavoratori, RSU ed organizzazioni sindacali hanno chiesto l’ampliamento degli organici e che tutte le istanze sono naufragate nella totale indifferenza dei ministri di turno. Non sorprende poi che, in tale contesto, la Legge di Bilancio 2021 abbia previsto per tutte le amministrazioni della Giustizia ad eccezione degli Archivi Notarili il rifinanziamento del Fondo Risorse Decentrate (già Fondo Unico di Amministrazione) che si traduce in un aumento del salario accessorio dei lavoratori ed in ulteriori progressioni economiche ed abbia previsto sì un incremento dell’organico ma per la sola amministrazione penitenziaria (100 unità di area terza).
Se l’organico è sottodimensionale rispetto alle reali esigenze dell’amministrazione, ancor più grave è la carenza di personale. Il documento sull’argomento fornisce dati prospettici precisi quanto allarmanti: su un organico complessivo di 520 unità, “meno 132 unità nel 2021, meno 145 unità nel 2022 e meno 163 unità nel 2023”. I lavoratori ben conoscono questa situazione perché da tempo sono chiamati a tappare i buchi negli uffici attraverso gli istituti della reggenza e dell’applicazione che ormai non costituiscono più eccezioni per ovviare ad emergenze bensì sono divenuti nel tempo strumenti ordinari per assicurare lo svolgimento dell’attività degli uffici. Tali istituti sovente vengono disposti dalla Amministrazione anche contro la volontà dei dipendenti e senza alcun significativo incentivo economico e giuridico.
Proprio perché la situazione è oggettivamente grave sorprendono i numeri delle assunzioni programmate nel biennio 2021/2022, a fronte della proiezione delle scoperture, indicati nella bozza di POLA: per l’anno 2021 con una scopertura di 132 unità solo 24 assunzioni complessive (2 dirigenti, 12 assistenti amministrativi e 10 conservatori); per l’anno 2022 con una scopertura di 148 unità solo 45 assunzioni complessive (8 funzionari contabili, 2 funzionari informatici, 6 assistenti informatici, 3 conservatori, 20 assistenti amministrativi, 6 ausiliari). Pur consapevoli dei limiti imposti alle assunzioni dalla legislazione vigente, non si può certo negare che le assunzioni programmate, anche nella ipotesi in cui dovessero effettivamente realizzarsi, sono del tutto inadeguate a colmare i vuoti ed a consentire all’amministrazione, già in gravissima sofferenza, di recuperare efficienza.
Ancor più sorprendente è la soluzione prospettata dall’amministrazione per ovviare alla carenza di personale ed al sottodimensionamento dell’organico. La stessa, infatti, invece di ricercare rimedi, anche legislativi, per reperire risorse umane propone la riduzione delle strutture operanti sul territorio (“l’endemica carenza di risorse umane, destinata ad aggravarsi nel medio-lungo periodo, impone, in primo luogo, la riduzione delle strutture operanti sul territorio attraverso una contrazione del numero degli Archivi notarili distrettuali, allo studio dell’amministrazione, e la pressoché totale soppressione degli Archivi notarili distrettuali che degraderebbero a semplici strutture di deposito di atti gestite dagli Archivi di riferimento”). In sostanza dalla bozza di documento si evince che la struttura organizzativa, anche territoriale, dell’amministrazione non è più funzionale alle esigenze da soddisfare secondo il principio di buona amministrazione ma è chiamata a modellarsi passivamente sul numero dei lavoratori disponibili a prescindere, quindi, da una valutazione, qualitativa e quantitativa, dei servizi da assicurare ope legis all’utenza ossia ai cittadini. Tale modo di argomentare trova totalmente dissenzienti CGIL CISL e UIL. Ed invero per il sindacato confederale il sottodimensionamento dell’organico e la carenza di personale, destinata ad aggravarsi nel medio-lungo periodo, impongono non la contrazione degli Archivi (chiusura e/o loro trasformazione in strutture di deposito) ma L’AMPLIAMENTO DELL’ORGANICO, NUOVE ASSUNZIONI MEDIANTE CONCORSI PUBBLICI E LA COMPLETA
DIGITALIZZAZIONE DEI SERVIZI. Con riferimento proprio a tale ultimo aspetto la elaborazione del Piano Organizzativo del Lavoro Agile costituisce l’occasione per spingere sull’acceleratore della piena automazione degli uffici che è indispensabile per trasformare gli Archivi Notarili in una amministrazione moderna, interconnessa con le altre pubbliche amministrazioni e con i cittadini, a partire dalle figure libero professionali che si avvalgono dei servizi erogati dagli Archivi, al fine di slegare il più possibile lo svolgimento del lavoro dalla presenza fisica in ufficio e limitare al massimo, attraverso il ricorso al co-working, gli spostamenti sul territorio dei lavoratori chiamati, attraverso gli istituti della reggenza e della applicazione, a tamponare i vuoti di organico che diventano sempre più ampi. In tale ottica, utilizzando le cospicue risorse dell’amministrazione, per CGIL CISL e UIL occorre investire in software e hardware per ridurre al massimo le attività che devono essere svolte in presenza. L’elenco di tali ultime attività, contenuto nel paragrafo due della bozza (“modalità attuative del lavoro agile”), sorprendentemente non reca l’indicazione dell’attività ispettiva la quale, come è noto, ratione materiae deve essere espletata necessariamente on site. Tale elenco, inoltre, è estremamente generico e contiene la indicazione di attività che, in breve tempo mediante opportuni interventi, potrebbero essere svolte da remoto come l’attività di protocollo, la gestione degli appuntamenti, la gestione del centralino e la quasi totalità delle attività contabili.
Come già indicato per sommi capi nella bozza di POLA, l’amministrazione degli Archivi Notarili gode di autonomia finanziaria in quanto ha un bilancio autonomo con entrate proprie, senza alcun contributo da parte dello Stato. Grazie alle cospicue entrate, che derivano dalla riscossione di tasse, dei diritti corrisposti dall’utenza, dall’aggio sulla riscossione dei contributi che gli Archivi operano per conto della Cassa e del Consiglio nazionale del notariato, dalle sanzioni disciplinari pecuniarie applicate ai notai, la predetta amministrazione presenta quindi avanzi di gestione che dovrebbero essere impiegati, secondo espressa previsione normativa, per soddisfare le esigenze dell’Amministrazione stessa. Nonostante ciò gli Archivi Notarili da anni vivono ai margini della Giustizia, nella più assoluta noncuranza da parte dei vertici politici del Ministero. Questa grave indifferenza è inaccettabile per CGIL CISL e UIL. Le stesse per tale motivo chiedono l’apertura di un confronto sul futuro degli Archivi Notarili anche alle autorità che leggono per conoscenza.

Distinti saluti
Roma, 25 gennaio 2021

FP CGIL               CISL FP                   UIL PA
Antonacci              Marra                    Amoroso

GESTIONE UNITARIA DELLE PRESTAZIONI CREDITIZIE E SOCIALI :
IL CONSIGLIO DI STATO ESPRIME PARERE FAVOREVOLE

Dopo la “bollinatura” della Ragioneria Generale dello Stato, con un parere (vedi allegato al presente comunicato) espresso lo scorso 1° dicembre 2020 ed ufficializzato ieri 25 gennaio 2021 con il numero 00091/2021, il Consiglio di Stato – Sezione Consultiva per gli Atti Normativi – si è pronunciato in termini favorevoli rispetto allo schema di regolamento recante “Adesione alla gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali – Articolo 1, commi 483 – 484, legge 27 dicembre 2019, n.160” che riapre la possibilità di adesione alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (così detto Fondo dello 0,35%) non solo per i dipendenti di pubbliche amministrazioni iscritti ai fini pensionistici presso Enti o Gestioni previdenziali differenti dalle Gestioni ex-Inpdap, ma anche per i pensionati ex dipendenti pubblici iscritti e non iscritti alla Gestione speciale di previdenza dei dipendenti dell’amministrazione pubblica.

Giunge in questo modo “all’ultimo miglio” il percorso applicativo, durato più di un anno, della norma introdotta con la Legge di Bilancio 2020 che necessitava, da espressa previsione legislativa, di un decreto, adottato di concerto dal Ministero del Lavoro con il Ministro dell’economia e finanze, dalla cui entrata in vigore decorreranno, per i potenziali iscritti, i sei mesi per esprimere l’adesione irrevocabile al Fondo dello 0,35% con una comunicazione scritta indirizzata all’INPS secondo le forme e le modalità sancite nello stesso provvedimento ministeriale.

Al di là di alcuni rilievi che il Consiglio di Stato formula nella parte finale del parere sulla stesura definitiva del decreto ministeriale, rilievi che attengono sia alla tecnica normativa utilizzata sia ai possibili contenuti rimessi comunque ad una valutazione di opportunità del Ministero, auspichiamo una celere definizione dell’atto da parte del Ministero del Lavoro in modo da offrire ai lavoratori pubblici ed ai pensionati non iscritti una seconda opportunità dopo quella offerta, e non appieno valorizzata, nel lontano 2007 con il DM n.45 del 7 marzo 2007.

Roma, 26 gennaio 2021

FP CGIL
Matteo Ariano Antonella Trevisani

CISL FP
Paolo Scilinguo

UIL PA
Sergio Cervo

CONFSAL/UNSA
Francesco Viola

Pubblichiamo la nota che ribadisce la necessità di un incontro per il settore SMZT così come già richiesto e mai avuto risposta 

Necessario avviare attività di prevenzione e formazione

“Uno stillicidio senza fine, quello dei suicidi registrati tra le fila della Polizia Penitenziaria. Un altro caso, accaduto stanotte a Roma, dove un agente 48enne, in servizio presso il carcere di Rebibbia, si è tolto la vita”. Lo afferma la Fp Cgil Nazionale nell’esprimere solidarietà e vicinanza ai cari e ai colleghi.

“Ancora una volta torniamo a evidenziare la necessità di avviare delle capillari attività preventive e formative, in sedi locali, atte a fronteggiare situazioni stressogene e individuare eventuali disagi correlati a diversi ed oggettivi fattori. Il carcere è un’istituzione totale, per le sue vulnerabili e articolare peculiarità, e pertanto resta un ambiente difficile che merita continue e scrupolose attenzioni. Pertanto non bisogna mai abbassare la ‘guardia’ rispetto alla complessità di questioni delicati che afferiscono tutta la collettività penitenziaria”, conclude la Fp Cgil.

Pubblichiamo la nota della Direzione Centrale per la Formazione, in merito al rinvio del tavolo tecnico per la Formazione del 27 gennaio al 28 gennaio 2021

NOTIZIA FLASH:LA FUNZIONE PUBBLICA VALIDA IL PIANO TRIENNALE
DEI FABBISOGNI DI PERSONALE 2020/2022

Abbiamo appreso in queste ore che il Ministero della Funzione Pubblica ha dato il via libera al Piano Triennale dei Fabbisogni di Personale INPS per il periodo 2020/2022 che contempla non solo le assunzioni dall’esterno per lo stesso arco temporale di riferimento, ma anche i numeri relativi alle progressioni verticali realizzate attraverso il meccanismo delle selezioni interne.
A questo punto sollecitiamo i Vertici dell’Istituto affinché si arrivi in tempi brevi all’adozione della delibera del Consiglio di Amministrazione che dovrà approvare le graduatorie definitive delle progressioni verticali.

Roma, 25 gennaio 2021

FP CGIL
Matteo Ariano Antonella Trevisani

CISL FP
Paolo Scilinguo

UIL PA
Sergio Cervo

CONFSAL/UNSA
Francesco Viola

Nuovi organici, fabbisogni, piano assunzioni: l’isola che non c’è

Non è passato certo inosservato l’accorato appello che i funzionari hanno rivolto al Ministro Franceschini per denunciare l’ormai insostenibile situazione degli organici di riferimento. Un appello che ricalca in sostanza le preoccupazioni che da tempo stiamo denunciando tutti, ma che riflette una condizione concreta di lavoro di estrema difficoltà, per la quale ancora non si vedono concrete risposte se non le misure tappabuchi che D.L. Agosto prima e Stabilità dopo hanno previsto per il Ministero. Misure che accentuano e istituzionalizzano la marginalizzazione del personale interno tramite un utilizzo ormai pervasivo delle esternalizzazioni, che in questo caso si presentano nella forma dei 1000 collaboratori professionali in sostituzione dei funzionari tecnici o nell’estensione delle possibilità di reclutamento da parte di Ales a tutte le professionalità previste nei ruoli interni. Un appello civile e appropriato, una richiesta di un piano straordinario, che non possiamo che condividere, che riconosca gli apporti professionali di tantissime collaborazioni esterne e combatta il precariato, non lo riproduca in nuove e sempre più invadenti sembianze.

La combinazione dei due fattori, piano dei fabbisogni ad oggi approvato e nuovo DM sugli organici, non ha prodotto novità significative. Gli organici si sono limitati a qualche aggiustamento e alla costruzione degli organici degli Istituti di nuova costituzione, operando in gran parte dei casi una suddivisione meramente numerica del preesistente. Il piano dei fabbisogni 2019/21 non ha fatto altro che confermare il numero delle assunzioni programmate entro il 2021, la cui insufficienza è evidente ma che riflette una forte difficoltà di programmazione di processi assunzionali la cui centralizzazione in Funzione Pubblica è fonte di ritardi che si assommano a quelli derivanti dal fattore incidentale dato dalla pandemia e dal lockdown. E i ritardi che accompagnano processi già autorizzati ed alcuni avviati ne sono il segnale più evidente. Per tale motivo abbiamo più volte ribadito all’amministrazione che nuovo piano dei fabbisogni e revisione e incremento, ordinario e straordinario, del piano assunzioni sono fattori i cui contenuti e tempistica di attuazione saranno determinanti per un cambio di passo che oggi più che mai appare necessario e che chiama in causa precise responsabilità politiche. Per quanto riguarda i processi in atto siamo stati informati che sono ripresi i contatti con Formez per la definizione di criteri e tempistiche per l’effettuazione delle prove scritte del concorso AFAV e che è stata costituita la Commissione esaminatrice che dovrà procedere alla selezione degli operatori sulla base delle graduatorie licenziate dai Centri per l’Impiego. Il resto è attualmente fermo, in attesa dei dispositivi attuativi che deve produrre Funzione Pubblica.

In tale contesto si calano le stesse prospettive del personale interno, per quel che riguarda i temi che abbiamo posto nell’incontro inaugurale del tavolo tecnico: passaggi orizzontali, passaggi tra le aree e revisione dei profili professionali. Un confronto tecnico che è propedeutico alla nuova ridefinizione degli organici prevista per giugno di quest’anno ed i cui esiti dovranno accompagnare gli sviluppi del piano occupazionale sia per quel che riguarda i percorsi interni di carriera che ai fini di una più corretta ridefinizione dei fabbisogni professionali. La tempistica di avvio del confronto è prevista subito dopo la definizione dei capitoli che riguardano mobilità volontaria e distaccati, il cui confronto specifico in sede tecnica si avvierà a partire dalla prossima settimana, con la finalità di giungere ad un accordo che regoli questa materia sulla scorta delle esperienze precedenti.

Infine la questione della contrattazione economica sul Fondo 2021 e le rilevanti economie maturate nel periodo di lockdown, l’accordo stralcio sulle tariffe delle turnazioni, i progetti nazionali, sono i temi che ci terranno impegnati in questi primi mesi dell’anno e non saranno temi di poco conto, considerato il periodo ancora duro da affrontare prima dell’auspicato ritorno alla normalità e la necessità di adeguare le risposte della contrattazione integrativa alle condizioni dettate dalla pandemia e, in prospettiva, dall’irruzione programmata del lavoro agile ordinario e non più emergenziale. Senza dimenticare gli obiettivi da definire per l’anno, in particolare l’avvio di una nuova fase di progressioni economiche, che per quanto ci riguarda rimane un obiettivo da perseguire.

Su tutto quanto sopra sarete tempestivamente informati.

FP CGIL Nazionale Mibact
Claudio Meloni

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