Pubblichiamo la nota del Coordinatore provinciale, in cui invita l’Amministrazione a dare risposte alle lavoratrici e ai lavoratori.
Lo avevamo annunciato, il personale merita rispetto a qualsiasi livello, avevamo chiesto un incontro finalizzato a trovare soluzioni.
Per questo riteniamo:
inaccettabile per la Fp Cgil VVF che il personale dopo anni di onorato servizio sia obbligato a prende la valigia per un passaggio di qualifica;
inaccettabile per la Fp Cgil VVF che si continui a bandire i concorsi per i passaggi di qualifica senza tenere conto delle reali carenze nei Comandi provinciali e i posti messi a disposizione per la scelta delle sedi siano arbitrariamente decisi dall’amministrazione senza una adeguata informazione e il giusto coinvolgimento delle organizzazioni sindacali;
inaccettabile per la Fp Cgil VVF che l’amministrazione abbia presentato alle organizzazioni sindacali i decreti attuativi proprio a partire da quelli riguardanti il personale dirigente, individuando i nuovi posti da dirigente superiore e primo dirigente, in controtendenza rispetto al modello di riordino presentato in passato, per poi emanare la circolare di mobilità;
inaccettabile per la Fp Cgil VVF che ci siano taluni professanti, non contenti di quanto avvenuto sino ad oggi, che perseverino nell’idea che norme di legge, decreti legislativi e contratto pubblicistico siano la panacea di tutti i problemi; in un regime contrattuale di tipo privatistico l’amministrazione non avrebbe potuto mai imporre le sue regole e il personale avrebbe avuto garantito maggiori diritti e maggiori tutela personali e sindacali;
inaccettabile per la Fp Cgil VVF che l’amministrazione in ambito di emergenza e gestione del soccorso, formazione, organizzazione del lavoro, salute e sicurezza, gestione dei risparmi di gestione e quantificazione dell’elevata professionalità del personale, non abbia ancora dato risposte alle nostre richieste;
inaccettabile per la Fp Cgil VVF sapere che la valorizzazione economica dei Professionisti del Soccorso, i Vigili del Fuoco, passi attraverso la similitudine con altri Corpi dello Stato; il lavoro che facciamo, il rischio che corriamo merita adeguate risorse possibilmente paragonate agli stipendi dei Vigili del Fuoco del Nord Europa;
Siamo convinti che il diritto debba essere garantito a tutto il personale compreso quello dirigente ma le scelte fatte proprio da questi ultimi nei confronti del personale operativo vanno da un’altra parte, tutto questo ci ha obbligati dichiarare lo stato di agitazione.
#UniciNellaTutela
Roma 15 aprile – Era gremita oggi a Roma la sala dell’auditorium di via Rieti, dove si è tenuto l’attivo unitario nazionale della sanità privata, e in molti sono stati costretti a seguire i lavori dai monitor all’esterno. Dodici anni senza un rinnovo contrattuale, un divario salariale – e non solo – che relega i lavoratori del privato a una condizione subalterna e svantaggiata. Il privato è la cenerentola del sistema sanitario, ci hanno raccontato. Ma loro non ci stanno a indossare ancora quei panni e chiedono a gran voce lo stesso trattamento dei colleghi del pubblico: non solo un rinnovo, ma un contratto unico per tutti.
Simone Faini, Firenze
Lavoro al Centro terapeutico europeo (Cte), una struttura per la cura dei disabili. Ho sempre cercato di fare del mio meglio, ho scritto una tesi sul mio posto di lavoro, ho fatto ricerche sull’infermieristica nella disabilità e adesso sto lavorando a un libro su quest’argomento, perché il primo obiettivo è prendermi cura delle persone, che è poi l’obiettivo di tutte le figure professionali che lavorano in un centro di cura.
Nonostante l’impegno continuavo a vedere le persone di cui mi prendo cura stare male. Sono convinto che finché non si cambia lo stato di salute del lavoratore non si può pretendere di curare bene le persone. Per questo ho iniziato il mio percorso come delegato sindacale, un’attività nella quale sto mettendo il cuore. I risultati ci sono, anche se il potere che ha il datore di lavoro, la libertà di plasmare la sua struttura e organizzare le attività, è sempre preponderante e instaura dei meccanismi che sono difficili da cambiare. Il mio lavoro è fare l’intermiere, e vorrei farlo bene: se avessi potuto farlo, adesso non sarei qui. Se sono qui è per rispondere a un’esigenza profonda di cambiare le cose.
Maria Rosaria Viglione, Roma
Sono responsabile aziendale di Villa Tiberia Hospital, faccio parte del direttivo regionale della Cgil di Roma e Lazio. La sanità privata è considerata la cenerentola del sistema sanitario, ma noi lavoratori non ci sentiamo affatto così, perché quello che forniamo è un servizio di assistenza di alto livello. Nella sanità privata ci troviamo a lavorare di più, perché abbiamo un responsabile diretto, non dobbiamo rendere conto soltanto al caposala o al primario di un reparto, ma anche al datore di lavoro: noi dobbiamo rendere, produrre, a volte anche a discapito del paziente, perché come noi siamo considerati numeri, capita che siano considerati numeri anche loro.
Non possiamo dire di no ai doppi turni, non possiamo dire di no a una notte in più, altrimenti rischiamo di trovarci fuori al primo problema che si presenta in azienda o di non vederci riconosciuto, per rappresaglia, il diritto di andare in ferie. Ma la grande ingiustizia che subiamo è non vedere adeguati i nostri stipendi a quelli del pubblico. C’è un grande divario economico: 12 anni senza rinnovo contrattuale significa penalizzare gravemente i diritti dei lavoratori.
Lavoratori che seguono costantemente corsi di aggiornamento per dare sempre un’assistenza di qualità, in linea con le nuove tecnologie disponibili. Ci siamo seduti al tavolo contrattuale diverse volte con le rappresentanze di categoria: ogni volta la controparte ha lasciato il tavolo quando la questione economica, la dignità e il rispetto dei lavoratori venivano tirati in ballo. Siamo pronti allo sciopero generale, anche se questo comporterà disagio per i pazienti: ci dispiace, ci scusiamo in anticipo, ma questa volta non ci fermeremo.
Marco Orsini, Roma
Sono un infermiere dell’Ospedale Cristo Re. Sono anni e anni che il nostro contratto è scaduto: è fermo a 12 anni fa per la maggior parte delle strutture, addirittura a 17 per il nostro ospedale. Quello che bisogna aver chiaro è che noi, operatori della sanità privata, facciamo lo stesso lavoro degli operatori della sanità pubblica. Eroghiamo lo stesso tipo di servizio, ma abbiamo dei salari che sono fermi da 17 anni. Per le famiglie di questi lavoratori diventa difficile andare a fare la spesa al supermercato, mettere benzina nell’auto, e soprattutto, mettere in condizione i propri figli di avere un futuro.
Poniamo le basi per avere un contratto unico nella sanità, per evitare che ci siano operatori di serie A e di serie B: la sanità è una, anche il contratto deve essere lo stesso per tutti. C’è anche un problema numerico: sono circa 29 mila gli addetti in meno all’interno della sanità privata. Ma anche se siamo in pochi, facciamo il doppio per evitare che i pazienti ne possano risentire. Spero davvero che non solo il sindacato, ma i datori di lavoro, la Regione, il governo, possano lavorare tutti insieme, dopo tanti anni, al cambiamento necessario nella sanità privata.
Nadia Lazzaroni, Brescia
Lavoro presso la Casa di cura Poliambulanza, una delle tante strutture private del nostro territorio. In Lombardia è stata fatta una politica molto spinta verso la sanità privata: più del 50 per cento delle prestazioni di pronto soccorso a Brescia sono svolte dalle case di cura private. Noi lavoratori offriamo un servizio di eccellenza, ci formiamo a spese nostre nella maggior parte dei casi, perché non abbiamo le Ecm pagate come nel pubblico, e abbiamo degli svantaggi economici legati al contratto.
Lavoro nella sanità privata dal 1992 e ho visto due rinnovi contrattuali, l’ultimo 12 anni fa. Abbiamo uno stipendio che si abbassa invece di alzarsi. Un infermiere al suo ingresso in una clinica privata guadagna 1.350 euro al mese: io sono un’infermiera con 31 anni di servizio e guadagno 1.520 euro al mese. Questo è il mio stipendio.
Come Funzione pubblica Cgil vorremmo che fosse siglato un contratto di filiera e che tutte le persone che lavorano nella sanità venissero pagate allo stesso modo, perché i soldi che vengono dati ai nostri datori di lavoro sono soldi pubblici, sono soldi nostri, e non è giusto permettere a cliniche e ospedali privati di guadagnare sulla pelle dei lavoratori. Teniamo conto che in questi 20 anni abbiamo collaborato a far diventare queste strutture da accessorie al servizio sanitario nazionale a sostitutive: nel 1992 la mia clinica contava 150 dipendenti e adesso ne conta 1.800, aveva 50 posti letto e adesso ne ha 280. Abbiamo sale operatorie, neurochirurgia, pronto soccorso: forniamo l’eccellenza, ma noi lavoratori non abbiamo nulla.
Claudio Luciani, Brescia
Lavoro alla Casa di cura Poliambulanza da 21 anni e sono Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Oltre al grande smacco di lavorare da 12 anni senza un rinnovo contrattuale, sono costretto a vedere sempre la struttura ai minimi di organico, nei reparti e nei servizi. Anche se la nostra azienda ha fornito ai lavoratori i dispositivi di protezione e di sicurezza personale necessari, di fatto non abbiamo sempre la possibilità di utilizzarli: per riuscire a svolgere il lavoro quotidiano, ai minimi di organico e nel rispetto dei tempi stabiliti, siamo spesso costretti a non utilizzare la strumentazione di sicurezza predisposta.
L’azienda risparmia su tutto, sul numero di lavoratori necessari a svolgere il servizio e sui tempi per compierlo. Si fa bella nel dire che ha messo a disposizione tutto quello che serve, ma non dà l’opportunità di usarlo. Oltre a essere sottopagati lavoriamo anche in un regime di sicurezza limitato, perché non stanno investendo nel numero dei dipendenti quello che stanno investendo nell’azienda.
“I dipendenti civili della Difesa continuano a trascinarsi diverse problematiche tra cui organico, contratto, salario accessorio e molto altro. È il momento di fare il punto insieme alle lavoratrici e i lavoratori coinvolti”. Queste le ragioni al centro dell’attivo nazionale dei dipendenti civili della difesa, domani a Roma, presso il Centro Convegni Carte Geografiche in via Napoli 36 a partire dalle ore 10, organizzato da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa e Confsal Unsa.
“Tra le prime cose il miglioramento delle condizioni economiche del personale civile dipendente – spiegano i sindacati -, cui è riservato un trattamento economico inferiore a quello attribuito dalle altre amministrazioni pubbliche ai colleghi di pari ruolo e qualifica, e alla componente militare che opera negli stessi ambienti ed uffici con compiti amministrativi. Ma anche un piano straordinario di assunzioni, di almeno 5mila unità, per far fronte all’alto numero di pensionamenti previsto nei prossimi tre anni, anche per effetto di Quota 100. La definizione della parte normativa del contratto integrativo e molto altro su cui c’è da lavorare”.
“Il confronto con il ministro Trenta ha denotato una disponibilità e apertura che apprezziamo – sottolineano i sindacati -, ma abbiamo bisogno di accelerare i tempi di risoluzione dei problemi del settore con risultati concreti e tangibili. Molto è stato sicuramente fatto in quest’ultimo periodo, a partire dal rinnovo del contratto nazionale 2016-2018, ma molta altra strada c’è ancora da fare per attenuare le criticità del sistema e salvaguardare un settore strategico per la tenuta della democrazia e la difesa del Paese”. Conclude la Funzione Pubblica Cgil: “Per fare questo, partendo dall’incontro già convocato dal Ministro per il prossimo 18 Aprile, servirà tradurre presto in azioni concrete gli impegni assunti nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori. Ci rivolgeremo a loro anche per avviare una mobilitazione nel caso in cui alla disponibilità manifestata non seguissero i fatti“.
• un urgente piano straordinario di assunzioni, in grado di far fronte all’alto numero di pensionamenti previsto per i prossimi tre anni anche per effetto della cosiddetta “quota 100” che rende indispensabile il reclutamento di almeno 5000 unità di personale tecnico e amministrativo
• l’interruzione della progressiva riduzione delle tabelle organiche sino all’anno 2024
• la riapertura delle ex Scuole Operai
• l’adeguamento del trattamento economico del personale civile della difesa
• lo sblocco delle progressioni tra le aree funzionali
• la definizione del CCNI parte normativa
• la ricollocazione, su base volontaria, degli ex militari transitati nei ruoli civili anche verso altre pubbliche amministrazioni, in particolare coloro che a causa delle patologie hanno bisogno di avvicinarsi ai propri luoghi di residenza
• la soluzione delle problematiche relative alla busta paga
• l’urgente nomina del nuovo Direttore della direzione generale del personale
• il superamento dell’affidamento degli Organismi di Protezione Sociale ai privati
• la tempestiva risoluzione della questione benefici lavori insalubri e polverifici
Report del compagno Fabrizio Spinetti che ha rappresentato la FPCGIL al 5th European Migration Forum organizzato dalla Commissione Europea. Al seguente link, inoltre, potete trovare altre informazioni sull’evento:https://www.eesc.europa.eu/en/agenda/our-events/events/european-migration-forum-5th-meeting.
“Niente rinnovo contrattuale per gli operatori di Polizia: solo 6 euro lordi a testa come automatismo. Le promesse non mantenute dal governo del cambia-niente, domani (mercoledì 17 aprile) in piazza in tutto il paese, con presidi davanti alle Prefetture”. A promuovere la mobilitazione sono Cgil, Silp Cgil e Fp Cgil, aggiungendo che: “Il contratto di lavoro, per quel che attiene la parte economica, è scaduto da ormai 4 mesi. La coda contrattuale e la parte normativa relative al vecchio accordo non interessano evidentemente al governo che, ancora, non ci convoca”.
Per queste ragioni il sindacato promuove per domani questa giornata di mobilitazione, con appuntamento davanti alle prefetture in tutti i territori, come a Roma dove il presidio è convocato per le ore 10.30 nei pressi di piazza Venezia (Via Quattro Novembre 119/A) davanti alla Prefettura. Cgil, Silp e Fp denunciano “l’inerzia e il paradosso inaccettabili che mortificano le lavoratrici e i lavoratori della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria i quali ad aprile dovranno accontentarsi degli spiccioli relativi alla vacanza contrattuale. Per questo abbiamo deciso di avviare un percorso di mobilitazione presso tutti gli uffici della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria per sensibilizzare, oltre alla categoria, l’intera società civile”.
“Non ci stiamo – concludono Cgil, Silp Cgil e Fp Cgil – ad essere prigionieri di un uso propagandistico della sicurezza per fini elettorali. Il lavoro prezioso che viene svolto quotidianamente a tutela dei cittadini e delle istituzioni merita di essere valorizzato nelle condizioni di vita, di lavoro e nel riconoscimento economico. Solo il rinnovo del contratto può restituire agli operatori di Polizia piena dignità”. Appuntamento quindi domani 17 aprile davanti alle tutte Prefetture.
Pubblichiamo la risposta di Andrea Filippi all’onorevole Massimo Enrico Baroni.
Gentile on.le Baroni,
Accomunarmi ad uno scandalo giudiziario in corso e su cui non so nulla e non sapevo nulla, e soprattutto non c’entro nulla, ha un chiaro carattere intimidatorio tipico di chi non ha argomenti seri è veri da proporre. Ma dimenticavo “caro” Onorevole, tutti Voi avete l’immunità parlamentare che vi tenete ben stretta e che vi consente impunemente di infangare persone come me che oltre a svolgere con sacrificio il lavoro per il servizio sanitario, tentano faticosamente e senza immunità di tutelare il lavoro dei professionisti. Un po’ più di rispetto verso i lavoratori non le farebbe male.
Non posso nasconderle lo sconcerto che ho provato nel leggere un post che dimostra tutta la sua confusione in tema di rinnovo contrattuale della categoria che rappresento.
In commissione affari sociali chiedemmo il vostro aiuto per risolvere il problema delle risorse necessarie a dare beneficio ai medici e dirigenti sanitari afflitti dal disagio e dal sovraccarico lavorativo determinato da anni di tagli al fondo sanitario nazionale, potrà comprendere il mio sconcerto difronte al suo attacco rivolto a chi sta cercando di risolvere i problemi dei medici del SSN.
Mai abbiamo rivolto accuse al Governo ne al Ministro della Salute sulla questione delle decorrenza contrattuale che sappiamo essere una criticità riconducibile alle responsabilità delle regioni e con le quali stiamo conducendo una faticosissima trattativa dopo un anno di scioperi, responsabilmente da noi sospesi dopo un incontro con il Ministro Grillo. Casomai abbiamo ricevuto ingiustificati attacchi da parte del Ministro al quale, come in questo caso, abbiamo prontamente risposto a tutela dei lavoratori. Lei dimentica che gli attacchi ai sindacati sono rivolti anche ai lavoratori nella misura in cui minano i processi di partecipazione democratica.
La sua confusione assume poi connotazioni preoccupati quando mi attribuisce un’inesistente affiliazione con il partito democratico al quale non sono mai stato iscritto, le critiche che rivolgo come rappresentante sindacale ai governi regionali e nazionali, le ho sempre manifestate a prescindere dal colore politico dei governanti in carica. Ho aspramente criticato il governo Berlusconi così come quello Renzi/ Gentiloni nel progressivo e inarrestabile definanziamento del servizio sanitario nazionale che questo governo sta perpetrando anche attraverso il blocco delle assunzioni e l’inadeguato finanziamento dei contratto di specializzazione. Continuerei nelle precisazioni, ma la sua ultima affermazione è di una tale gravità che ritengo necessario risponderle per vie legali.
Cordiali saluti
Andrea Filippi
Segretario Nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN
Pubblichiamo le precisazioni inviate dal Capo del Corpo relative alla procedura concorsuale per CS decorrenza 2018
Pubblichiamo la nota unitaria delle OO.SS. territoriali, dove si chiede al Direttore della DCF ragguagli sul corso in oggetto a tutela della salute e sicurezza del personale della struttura SFO
Una grande iniziativa questa mattina (15 aprile) a Roma, all’Auditorium di Via Rieti, partecipata e sentita dalle lavoratrici e dai lavoratori della sanità privata. Un passaggio importante di una mobilitazione che continua con ancora più forza. Sono, infatti, 300 mila tra infermieri, radiologi, operatori socio-sanitari, fisioterapisti e tutti i professionisti della salute che da oltre 12 anni si vedono negato il rinnovo del loro contratto di lavoro. Un contratto che garantirebbe più salario ma anche più diritti, fermi, invece, al 2006. Alla presenza dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, e dei segretari delle categorie coinvolte, Serena Sorrentino, Maurizio Petriccioli e Michelangelo Librandi, i dipendenti della sanità privata hanno fatto sentire la propria voce e fatto valere le proprie idee con grande fervore da parte di tutti.
Un contratto, quello della Sanità Privata, che fa capo ad Aris (Associazione Religiosa Istituti Socio-Sanitari) e Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata), con cui i sindacati, dopo oltre un anno, hanno interrotto le trattative a causa della completa indisponibilità delle associazioni datoriali di investire risorse sul nuovo contratto, perché ‘di competenza del pubblico, in quanto si fornisce un servizio pubblico’. “Continuare a non rinnovare un contratto scaduto da oltre 12 anni equivale a cancellare l’idea stessa del contratto. Anche perché le lavoratrici e i lavoratori invece sono 12 anni che lavorano e fanno funzionare le cose. Stiamo parlando di persone che si prendono cura, che fanno un lavoro importante il cui scopo è tutelare la salute di tutti noi – commenta Maurizio Landini, durante l’attivo -. Continuare a non rinnovare questo contratto vuol dire favorire uno sfruttamento del lavoro molto pesante, vuol dire favorire la precarietà. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a un unico contratto di tutti i lavoratori della sanità, pubblici e privati”. Dello stesso avviso Barbara Francavilla, segretaria nazionale della Fp Cgil. “ Da oggi definiremo insieme ai lavoratori quali saranno le nostre azioni da qui in avanti. Non ci fermeremo, perché questo contratto è un diritto, un’azione di civiltà che deve essere fatta”.
Conclude il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: “Non abbiamo la bacchetta magica, ma oggi siamo qui tutti insieme a dire che bisogna avere il coraggio di osare e di fare tutto quello che fino ad oggi non abbiamo fatto, ma farlo insieme e non fermarci davanti a nulla”.
© Simona Caleo/Cgil
Dott. Pietro Buffa
Direttore Generale del personale e delle risorse
Le scriventi Organizzazioni Sindacali hanno ricevuto dall’ufficio relazioni sindacali D.A.P. la ministeriale n.116743U del 09/04/2019 di codesta Direzione Generale indirizzata alle articolazioni centrali e periferiche dell’amministrazione avente ad oggetto “implementazione risorse umane appartenenti all’area terza profilo di funzionario dell’organizzazione e delle relazioni presso il dipartimento”. Con tale nota nel comunicare la necessità di coprire la vacanza di tre posti di F.O.R. presso la sede dipartimentale si invitano i funzionari dell’organizzazione e delle relazioni, in servizio presso le sedi dell’amministrazione, in possesso di determinati requisiti (laurea in giurisprudenza, esperienza professionale cc.) ed interessati a lavorare presso gli uffici dell’amministrazione centrale, ad inoltrare istanza e curriculum vitae. La procedura selettiva prevede inoltre un eventuale colloquio “preliminare e conoscitivo” dei candidati da parte dell’amministrazione.
CGIL CISL e UIL rappresentano forte disappunto in merito al contenuto della ministeriale in quanto la stessa, in tema di mobilità, evidenzia procedura e criteri non rispondenti ai principi generali contenuti nel vigente accordo sulla mobilità del personale delle Funzioni centrali dell’amministrazione penitenziaria.
L’atto in questione testimonia ancora una volta il pessimo stato delle relazioni sindacali presso l’amministrazione penitenziaria i cui vertici operano senza il previo confronto con le organizzazioni sindacali anche su materie riservate alla disciplina contrattuale.
Pertanto, CGIL CISL e UIL chiedono il ritiro della nota sopra indicata e, sulla questione rappresentata, l’apertura del confronto.
Le stesse si riservano l’adozione di ulteriori iniziative in caso di negativo riscontro.
Distinti saluti
FP CGIL CISL FPUIL PA
Lamonica Marra Amoroso
“Il rinnovo dei contratti e nuove assunzioni, altro che impronte digitali. Questo chiedono i circa tre milioni di dipendenti pubblici. Se il ministro Bongiorno si sente tanto sicuro accetti la sfida di un referendum tra le lavoratrici e i lavoratori per chiedere quali priorità da affrontare: contratti e assunzioni o impronte digitali?”. A lanciare la sfida alla titolare del dicastero della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, è la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino.
Il riferimento è alle parole del Ministro Bongiorno che ieri, nel replicare alle critiche ricevute all’introduzione dei controlli biometrici ai dirigenti scolastici, ha ribadito che ‘i controlli biometrici non sono una misura punitiva; sono stati gli stessi dipendenti pubblici, quelli che svolgono il proprio lavoro con scrupolo e attenzione, a chiedermene l’introduzione’. La segretaria generale della Funzione Pubblica Cgil replica così: “Se il Ministro sostiene siano gli stessi dipendenti pubblici a chiederle i controlli biometrci, perché non accetta questa sfida: un referendum tra i dipendenti pubblici?”.
“Noi siamo convinti – prosegue – che siano altre le priorità, ovvero il rinnovo dei contratti pubblici e nuove assunzioni, la sola via per garantire e migliorare l’offerta dei servizi ai cittadini. Su questi due punti, quando il Ministro ci darà risposte? Bongiorno sembra essere così in difficoltà da giustificare l’ennesimo inutile, punitivo e demagogico provvedimento, col presunto sostegno dei lavoratori. Noi sappiamo che le cose stanno in maniera diversa: contratti, assunzioni e risorse sono le vere priorità della Pa. Le stesse che sosterremo l’8 giugno in piazza a Roma nella manifestazione nazionale unitaria: #PubblicoèFuturo”, conclude Sorrentino.