Si terrà mercoledì 18 novembre lo sciopero generale del comparto igiene ambientale, convocato unitariamente da Fp-Cgil, Fit-Cisl, Uil Trasporti e Fiadel, ed illustrato stamane in una conferenza stampa tenutasi alla Sala Convegni dell’Ex Hotel Bologna, in Roma.
I lavoratori e le lavoratrici dell’igiene ambientale pubblica e privata sciopereranno per l’intera giornata contro l’approvazione dell’articolo 15 del Decreto Legislativo 135/2009, il cosiddetto decreto Ronchi, che privatizza i servizi pubblici locali, in questi giorni in discussione alla Camera. Oltre al ciclo dei rifiuti, i settori interessati dalla riforma sono i servizi idrici ed il trasporto gommato pubblico. Le quattro organizzazioni sindacali effettueranno manifestazioni, picchetti, cortei unitari nei maggiori capoluoghi del paese (l’elenco delle iniziative in allegato).
Le quattro sigle sindacali sono concordi nel valutare la ricaduta della riforma. “Una privatizzazione selvaggia, che elimina il controllo pubblico su un settore così determinante per la salute dei cittadini e la tenuta ambientale. Una privatizzazione di cui si gioveranno le organizzazioni criminali, che soprattutto al sud hanno reso questo mercato uno dei loro principali campi d’interesse” secondo Carlo Podda, Segretario Generale dell’Fp-Cgil, anch’egli intervenuto alla conferenza stampa.
La mobilitazione ha ricevuto inoltre la benedizione ed il sostegno dell’Epsu, il sindacato europeo dei servizi pubblici.
Roma, 16 Novembre 2009
Dal 25 gennaio 2011 entrerà in vigore il Codice dell’amministrazione digitale, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lunedì scorso, che estromette il Ministero dell’Economia e le Agenzie Fiscali dal sistema meritocratico previsto dalla cosiddetta “Riforma Brunetta”. Il sistema di premialità voluto dal Ministro della Funzione Pubblica, che in nome della trasparenza nella pubblica amministrazione esclude il 25% dei lavoratori, “fannulloni” per legge a prescindere dal loro rendimento, già adesso non coinvolge i lavoratori della Presidenza del Consiglio dei Ministri e quindi nemmeno quelli del Dipartimento di Palazzo Vidoni, di cui è titolare il Ministro Brunetta. Perché a questo punto non abolirlo per tutti?
A voler essere maliziosi si potrebbe sostenere che questo provvedimento ha un sapore clientelare, visto che non applica una riforma penalizzante per i lavoratori solo in base a logiche di potere. Non si comprende infatti la necessità di esclude dal sistema di valutazione esclusivamente alcuni settori della pubblica amministrazione. La “rivoluzione” di Brunetta si palesa oggi in tutta la sua debolezza. Forse è arrivato il momento di tirare le somme su una riforma sbagliata, dannosa per il lavoro pubblico e inefficace in termini di miglioramento dell’offerta di servizi, di abrogarla e aprire una discussione finalmente seria sull’efficientamento della nostra pubblica amministrazione. In caso contrario i cittadini e i lavoratori potrebbero essere indotti a pensare che l’Italia sarà anche un Paese in cui la legge è uguale per tutti, ma che comunque, drammaticamente, per alcuni è più uguale che per altri.
Roma, 13 Gennaio 2011
Notiamo la difficoltà della Fp-Cisl nel difendere l’accordo firmato stamattina. Comprensibile, specie se per due anni si è difesa una riforma penalizzante per i propri tesserati. Oggi il mio collega Faverin riesce a sostenere persino che questo accordo serve a lasciare in busta paga dai 300 ai 1000 euro. Ci domandiamo per quale ragione vadano difesi salari che, a detta degli amici della Cisl, la riforma Brunetta non ha mai colpito. Misteri degli accordi separati.
Roma, 4 Febbraio 2011
In una nota (*) del portavoce del Ministro della Funzione Pubblica, (emanata per polemizzare con il Prof. Ichino) abbiamo finalmente trovato l’interpretazione autentica dell’accordo separato del 4 febbraio tra il Governo ed alcuni sindacati.
Il portavoce del Ministro è lapidario:
1) i premi differenziati ai dipendenti saranno applicati con risorse aggiuntive e la valutazione avrà effetto sulla loro carriera.
2) Monitorare e analizzare i risultati della performance non significa che i sindacati parteciperanno alla valutazione, perché la valutazione è affidata per legge ai dirigenti delle singole amministrazioni.
3) Bisogna accettare l’idea che le Organizzazioni sindacali (tranne la CGIL, ovvio) condividono la riforma Brunetta.
Questi sono dunque i risultati raggiunti e magnificati dai firmatari dell’accordo. Abbiamo proprio ragione noi : quell’intesa è un ulteriore passo verso la cancellazione della contrattazione, ed abbiamo fatto il nostro mestiere non firmandola.
Roma, 11 febbraio 2011
Pubblichiamo i testi di due interviste a Carlo Podda, Segretario generale della Funzione Pubblica Cgil, pubblicate sui quotidiani Liberazione e Il Manifesto di oggi, 30 maggio 2007 e rilasciate in occasione dell’accordo con il governo per il contratto degli statali.
Gli intollerabili ritardi con i quali si concludono i rinnovi contrattuali sono a parere del Ministro del Tesoro una sorta di vantaggio di cui godono i pubblici dipendenti.
I lavoratori e le lavoratrici, che vedono di giorno in giorno diminuire il loro potere d’acquisto eroso dall’inflazione, sono di un opinione totalmente diversa.
Prendiamo però queste dichiarazioni come un impegno da parte del Ministro Padoa Schioppa a rinnovare i contratti, per il biennio 2008-2009, in tempi brevissimi e quindi a prevedere gli stanziamenti necessari nella finanziaria in via di elaborazione.
Per quanto invece riguarda la solita litania sul fatto che le retribuzioni dei lavoratori pubblici sarebbero cresciute molto più di quelle dei privati o ben al di sopra dell’inflazione, ribadiamo che non sono comparabili le mele con le pere e che se si vogliono fare dei ragionamenti e dei conti credibili, il metro di paragone non può essere quello di mettere sullo stesso piano categorie con prevalenza di addetti nei settori operai e categorie – come quelle pubbliche – in cui la gran parte degli addetti sono impiegati, quadri, professionisti, dirigenti e personale non contrattualizzato (ad es. i magistrati).
Siamo alle solite: alle soglie della preparazione della legge di bilancio si mette in campo una campagna allarmistica sui costi del lavoro pubblico.
Non se ne può più!
Sarebbe invece molto utile agire per dare concretezza a quanto scritto nel Memorandum sul Lavoro Pubblico passando così dalla propaganda che distorce la realtà, alla realtà vera.
Roma, 6 settembre 2007
Il Presidente di Confindustria afferma che se si azzerassero le assenze diverse dalle ferie nella Pubblica Amministrazione si risparmierebbe quasi un punto di PIL.
Informiamo il Dott. Montezemolo del fatto che a tutti i dipendenti pubblici si applicano le regole ed i diritti che valgono per tutto il mondo del lavoro e che, per esempio, anche le donne che lavorano nella Pubblica Amministrazione usufruiscono di una legge dello Stato che tutela la maternità.
Inoltre è bene sapere che nel computo delle assenze sono compresi i riposi compensativi delle lavoratrici e dei lavoratori che effettuano turni notturni e festivi (tutte assenze che nella tabella che alleghiamo – fonte dei dati la ragioneria generale dello Stato – sono comprese nelle colonne malattie e permessi).
Siamo sempre disponibili ad un confronto sulle problematiche dell’assenteismo nei settori del lavoro pubblico, ma al tempo stesso chiediamo al Presidente di Confindustria: quanto vale in termini di PIL la scarsa produttività, le inefficienze, il bassissimo tasso di investimenti sull’innovazione e la ricerca delle aziende, e magari anche i prepensionamenti di cui hanno usufruito, non più tardi di un anno fa, alcune imprese?
Roma, 4 dicembre 2007
Pubblichiamo il testo dell’intervista rilasciata da Carlo Podda, Segretario generale Fp Cgil, al quotidiano Il Riformista in merito alle dichiarazioni del Ministro Brunetta.
Roma, 29 ottobre 2008
E’ possibile scaricare di seguito il testo dell’intervista rilasciata da Carlo Podda, Segretario generale Fp Cgil, a Enrico Marro, giornalista del Corriere della Sera, e pubblicata nell’edizione odierna del quotidiano.
Roma, 19 dicembre 2009
Ieri, 15 gennaio 2009, si è svolta, presso la sede della Cgil nazionale in Corso d’Italia a Roma, la riunione del Comitato Direttivo della Fp Cgil.
E’ stato presentato un ordine del giorno, che pubblichiamo di seguito, sulla grave situazione nella striscia di Gaza.
Roma, 16 gennaio 2009
Comitato Direttivo della Funzione Pubblica CGIL 15 /1/2009
Ordine del Giorno
Fermare la guerra a Gaza. Costruire la pace in Medio Oriente
La comunità internazionale agisca subito per un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza e l’attuazione della risoluzione 1860 approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Siamo indignati per la violenza che da giorni semina distruzione e morte nella Striscia di Gaza. C’è una sproporzione inaccettabile tra il lancio dei razzi di Hamas sul territorio di Israele – che condanniamo – e la risposta militare del governo israeliano che è la causa di centinaia di vittime, in maggioranza civili, tra cui moltissimi bambini; una violenza che non ha risparmiato neppure obiettivi civili, personale e strutture delle Nazioni Unite.
Il diritto alla difesa del suo territorio non può esentare Israele dal pieno rispetto del diritto internazionale, di quello internazionale umanitario e dei diritti umani, come sanzionato dalla Risoluzione del 12 gennaio 2009 del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, ivi compreso il diritto ad una oggettiva informazione sul campo da parte della stampa internazionale.
Allo stesso tempo il ripristino della pace deve contemplare l’arresto del lancio di razzi sul territorio israeliano da parte di Hamas e la disponibilità di quest’ultimo a riprendere il dialogo inter-palestinese e ad impegnarsi responsabilmente nei negoziati di pace.
L’aggravarsi quotidiano delle perdite umane e l’emergenza umanitaria rendono indispensabile “un cessate-il-fuoco immediato e senza condizioni”, come recita la dichiarazione dell’Unione Europea del 30 dicembre 2008.
E’ urgente un cessate-il-fuoco che contempli il completo ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza e dai nuovi territori occupati negli ultimi giorni, l’apertura di tutti i valichi di frontiera per consentire, senza alcuna limitazione, l’ingresso di personale e materiale per gli aiuti umanitari, la fornitura di acqua, cibo, medicinali, carburanti di cui la popolazione civile di Gaza e completamente sprovvista.
E’ responsabilità della comunità internazionale, in primo luogo, garantire la tregua rendendo da subito operativa una forza multinazionale, comprendente anche i Paesi Arabi musulmani, con funzioni di peace-keeping lungo tutto il confine della Striscia di Gaza, così come sostenere ogni sforzo per la riapertura di negoziati che, coinvolgendo tutti i protagonisti del conflitto e gli attori nell’area medio orientale, possa condurre ad accordi per una pace duratura che assicurino al popolo Palestinese il diritto ad un proprio Stato e a quello Israeliano il diritto alla sicurezza sul proprio territorio.
L’Unione Europea che, oltre ad essere il maggior donatore di aiuti al popolo palestinese, ha anche aperto la prospettiva comunitaria allo Stato di Israele deve assumersi la responsabilità politica di un fattivo protagonismo nella crisi attuale, ripristinando la missione EUBAM sul confine di Rafah, pretendendo da Israele il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, moltiplicando gli sforzi per favorire un negoziato che traguardi la stabilità politica in Medio Oriente.
Non possiamo che deplorare il comportamento del governo italiano che è stato, fino ad ora, tanto inattivo sul piano della diplomazia quanto schierato e di parte nel giudizio sulla natura del conflitto in atto. Un comportamento che cancella la credibilità acquisita dall’Italia con la missione di pace nella crisi del 2006 in Libano e nuoce ulteriormente all’immagine del nostro Paese, alla sua affidabilità con tutti gli interlocutori internazionali.
In quanto organizzazione sindacale sentiamo l’obbligo di operare perché i valori della solidarietà, alla base dei nostri principi costitutivi, trovino realizzazione in un più stretto e concreto rapporto con i sindacati dei servizi pubblici palestinesi e, in raccordo con la CGIL e PSI, per favorire e sostenere la possibilità di dialogo tra i sindacati palestinesi e israeliani.
Per tale ragione, unitamente ad altre strutture della CGIL e con il tramite di Progetto Sviluppo, promuoveremo un progetto di aiuto in ambito sanitario nella Striscia di Gaza e moltiplicheremo le nostre iniziative di dialogo con i sindacati della regione medio orientale.
Per dare voce alla richiesta di pace partecipiamo alla manifestazione promossa dalla Tavola per la Pace ad Assisi per sabato 17 gennaio 2009.
Approvato all’unanimità
Il 26 Gennaio alle ore 12:00, nella sala Simon Weil, presso la sede nazionale della Cgil, Corso d’Italia, 25, si terrà la conferenza stampa congiunta di Fp-Cgil e Fiom-Cgil. In questa occasione verrà presentato lo sciopero di 8 ore del 13 febbraio 2009, con manifestazione nazionale a Roma, in Piazza San Giovanni.
L’iniziativa promossa dalle due categorie si inserisce nella piattaforma della Cgil, e nella più vasta mobilitazione che la confederazione lancerà in tutti i territori e luoghi di lavoro da qui alla grande manifestazione di aprile.
Contro le politiche del Governo Berlusconi e della Confindustria che non affrontano la crisi facendola pagare alle lavoratrici ed ai lavoratori, per l’unità tra lavoratori pubblici e privati; per una maggiore democrazia sui luoghi di lavoro; contro gli accordi separati.
Roma, 22 gennaio 2009
Comunicato Stampa di Carlo Podda Segretario Generale FP CGIL Nazionale
Il Ministro Brunetta, che nella veste di professore spesso consiglia ai suoi interlocutori di approfondire e studiare i temi su cui sono chiamati a discutere, questa volta non ha studiato bene.
Dei 6 miliardi dei quali il Ministro ha parlato nella conferenza stampa di oggi, solo 3 sono quelli effettivamente stanziati per il rinnovo dei contratti pubblici. Gli altri 3 miliardi sono in realtà la previsione di indebitamento del sistema pubblico per il rinnovo dei contratti, il cui stanziamento è però a carico del sistema degli enti locali e delle regioni (infatti le risorse relative al personale dipendente di questi enti è iscritto nei bilanci di loro pertinenza).
Gli enti locali, come si sa, non sono in condizione di avere queste risorse, tant’è che hanno ufficialmente chiesto al Ministero dell’Economia di poter sottrarre dal computo per il patto di stabilità interno le maggiori spese per il personale. Il Governo ha finora opposto un diniego, ed è proprio per questo motivo che il Comitato di Settore non ha potuto nemmeno chiedere all’Aran di aprire le trattative.
Per ciò che riguarda i dipendenti del sistema sanitario, la direttiva è stata inviata all’Aran, che per quanto ne sappiamo avvierà al più presto il tavolo delle trattative.
Non sappiamo come le istituzioni vorranno rispondere alla generosa offerta di collaborazione del Ministro, ma, per quel che ci riguarda, confessiamo di ritenerci già sufficientemente appagati dal contributo che ha voluto dare per i contratti di statali, agenzie fiscali ed enti parastatali. In questi casi, per poter garantire un aumento irrisorio, un’indennità di vacanza contrattuale pari alla metà di quella che aveva annunciato per mesi, senza riuscire peraltro a mettere in campo misure realmente innovative su produttività ed efficienza, ha provocato una gravissima e del tutto inedita rottura dell’unità sindacale, ed una grave violazione dell’unica legge sulla rappresentanza che vige in questo paese, sul cui merito si esprimerà il giudice nei prossimi giorni, e la cui responsabilità, ci teniamo a ribadirlo, non è certo dei sindacati che hanno sottoscritto quell’accordo, ma di Governo e Aran.
Per tutti questi motivi ci auguriamo che il Ministro Brunetta si tenga ben lontano dai tavoli per il rinnovo contrattuale di enti locali e sanità e che, se proprio deve far qualcosa, sostenga dentro il suo Governo la richiesta degli enti locali, senza la quale nemmeno l’anticipo del 90% di cui para, potrebbe aver corso.
Roma, 3 Febbraio 2009